Aprile 2010 - il bollettino salesiano - Don Bosco nel Mondo
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la maggioranza” sfruttati o emarginati<br />
e contesti di povertà drammatica<br />
<strong>nel</strong>la città del Terzo <strong>Mondo</strong>.<br />
“Anzi, per i poveri, alla mancanza<br />
di beni materiali si è aggiunta quella<br />
del sapere e della conoscenza,<br />
che impedisce loro di uscire dallo<br />
stato di um<strong>il</strong>iante subordinazione”.<br />
Il Terzo <strong>Mondo</strong> soffre di miseria e<br />
chiede di ottenere “un equo accesso”<br />
al mercato internazionale.<br />
L’enciclica ricorda pure che aspetti<br />
tipici del Terzo <strong>Mondo</strong> si ritrovano<br />
anche <strong>nel</strong>le povertà dei paesi industrializzati,<br />
al cosiddetto Quarto<br />
<strong>Mondo</strong>.<br />
IL MERCATO E<br />
I SUOI PROBLEMI<br />
Segue un riconoscimento della<br />
liceità del libero mercato. “Sembra<br />
che, tanto a livello delle singole<br />
nazioni quanto a quello dei rapporti<br />
internazionali, <strong>il</strong> libero mercato sia<br />
lo strumento più efficace per collocare<br />
le risorse e lo strumento più<br />
efficace per rispondere efficacemente<br />
ai bisogni”. L’enciclica però<br />
non si nasconde problemi gravissimi<br />
del mercato come i tentativi di<br />
privatizzare l’acqua, blocchi per <strong>il</strong><br />
costo delle medicine, campagne<br />
pubblicitarie per ingannare o indurre<br />
a bisogni presentati come indispensab<strong>il</strong>i.<br />
L’enciclica non nasconde<br />
i problemi di oggi,<br />
come i tentativi di<br />
privatizzare l’acqua e<br />
le campagne pubblicitarie<br />
per indurre bisogni<br />
nei consumatori.<br />
La Centesimus annus passa quindi<br />
a una riflessione sul profitto.<br />
“La Chiesa – sostiene – riconosce<br />
la giusta funzione del profitto come<br />
indicatore del buon andamento<br />
dell’azienda… Tuttavia <strong>il</strong> profitto<br />
non è l’unico indice delle condizioni<br />
dell’azienda. È possib<strong>il</strong>e che<br />
i conti economici siano in ordine e<br />
insieme che gli uomini, che costituiscono<br />
<strong>il</strong> patrimonio più prezioso<br />
dell’azienda, siano um<strong>il</strong>iati e offesi<br />
<strong>nel</strong>la loro dignità… Scopo dell’impresa,<br />
infatti, non è semplicemente<br />
la produzione del profitto, bensì<br />
l’esistenza stessa dell’impresa come<br />
comunità di uomini che, in diverso<br />
modo, perseguono <strong>il</strong> soddisfacimento<br />
dei loro fondamentali<br />
bisogni e costituiscono un particolare<br />
gruppo al servizio dell’intera<br />
società. Occorre rompere le barriere<br />
e i monopoli che lasciano tanti<br />
popoli ai margini dello sv<strong>il</strong>uppo”.<br />
Accanto bisogna mettere in conto<br />
<strong>il</strong> problema, irrisolto, del debito<br />
estero dei paesi più poveri”.<br />
L’URGENZA EDUCATIVA<br />
Giovanni Paolo II attira l’attenzione<br />
sui problemi specifici e sulle minacce<br />
delle “economie più avanzate”,<br />
puntando <strong>il</strong> dito sul diffondersi<br />
del “fenomeno del consumismo”. Se<br />
non si fa riferimento “all’immagine<br />
integrale dell’uomo” e ci si rivolge<br />
“direttamente ai suoi istinti”, “si<br />
possono creare abitudini di consumo<br />
e st<strong>il</strong>i di vita oggettivamente <strong>il</strong>leciti<br />
e spesso dannosi per la sua salute fisica<br />
e spirituale. Il sistema economico<br />
non possiede al suo interno criteri<br />
che consentono di distinguere correttamente…<br />
È, perciò, necessaria e<br />
urgente una grande opera educativa<br />
e culturale”. Se si vuole un segnale<br />
traumatizzante di eccesso di consumismo,<br />
“un esempio vistoso di consumo<br />
superficiale è quello della droga”.<br />
Nel ricordare poi la necessità di<br />
una sana concezione etica della vita<br />
e del lavoro, <strong>il</strong> pontefice precisa che<br />
“non è male desiderare di vivere<br />
meglio, ma è sbagliato lo st<strong>il</strong>e di vita…<br />
quando è orientato all’avere e<br />
non all’essere e vuole avere di più<br />
non per essere di più, ma per consumare<br />
l’esistenza in un godimento fine<br />
a se stesso”.<br />
La Centesimus non trascura<br />
<strong>il</strong> problema ecologico,<br />
che sta diventando<br />
sempre più un tema presente<br />
<strong>nel</strong>la riflessione della Chiesa.<br />
IL PROBLEMA<br />
ECOLOGICO<br />
La Centesimus non trascura <strong>il</strong> problema<br />
ecologico, che sta diventando<br />
sempre più un tema presente <strong>nel</strong>la<br />
riflessione della Chiesa. Il tema riporta<br />
alla vocazione dell’uomo <strong>nel</strong><br />
mondo, che è quella di “originaria<br />
donazione delle cose da parte di<br />
Dio”. Se lo dimentica, “egli pensa di<br />
poter disporre arbitrariamente della<br />
terra, assoggettandola senza riserve<br />
alla sua volontà… Si sostituisce a<br />
Dio e così finisce con <strong>il</strong> provocare la<br />
ribellione della natura”. Esiste anche<br />
“un’ecologia umana” che va salvaguardata,<br />
la cui prima e fondamentale<br />
struttura è “la famiglia, santuario<br />
della vita”. Di qui i richiami pontifici<br />
per la difesa della vita contro<br />
l’aborto e le “campagne sistematiche<br />
contro la natalità”. È compito<br />
dello Stato “provvedere alla difesa e<br />
alla tutela di quei beni collettivi, come<br />
l’ambiente naturale e l’ambiente<br />
umano, la cui salvaguardia non può<br />
essere assicurata dai semplici meccanismi<br />
di mercato”. Un ostacolo<br />
alla crescita dei propri bisogni e del<br />
loro soddisfacimento “secondo una<br />
giusta gerarchia”, “può venire dalla<br />
manipolazione operata da quei mezzi<br />
di comunicazione di massa che<br />
impongono, con la forza di una ben<br />
orchestrata insistenza, mode e movimenti<br />
di opinioni senza che sia<br />
possib<strong>il</strong>e sottoporli a una disamina<br />
critica”. <br />
BS APRILE <strong>2010</strong><br />
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