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Aprile 2010 - il bollettino salesiano - Don Bosco nel Mondo

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14<br />

ATTUALITÀ<br />

SOGNI INFRANTI…<br />

IMMIGRAZIONE<br />

NON SOLO ECONOMIA<br />

Partono semidisperati<br />

o disperati del tutto.<br />

Partono sognando…<br />

e <strong>il</strong> sogno si sgrana<br />

lungo la strada prima<br />

di arrivare e poco dopo<br />

arrivati. Troppo spesso<br />

l’immigrazione<br />

è considerata come un<br />

fenomeno economico,<br />

legato alla domanda<br />

di lavoro. C’è dell’altro.<br />

APRILE <strong>2010</strong> BS<br />

La copertina del volume «Sogni<br />

di Sabbia storie di migranti»,<br />

Edizioni Infinito, con un testo<br />

di Gad Lerner e fotografie di Kays<br />

Dj<strong>il</strong>ali. Le foto che <strong>il</strong>lustrano<br />

l’articolo sono prese dal libro.<br />

Aoccuparsi del delicatissimo<br />

settore dell’immigrazione è<br />

<strong>il</strong> Ministero per <strong>il</strong> Lavoro e<br />

lo Stato Sociale, che oggi lo<br />

stranierismo imperante <strong>nel</strong>la lingua<br />

di Dante e Manzoni chiama welfare.<br />

Un approccio del genere presuppone<br />

le caratteristiche proprie dell’economia:<br />

un’eccessiva attenzione<br />

sulla “domanda” di immigrazione<br />

piuttosto che sull’“offerta”, una forte<br />

propensione ad analizzare <strong>il</strong> “bisogno”<br />

di manodopera a scapito dei<br />

fattori e delle motivazioni che spingono<br />

le persone a lasciare i Paesi di<br />

origine, una fondamentale avversione<br />

all’immigrato, visto come un<br />

possib<strong>il</strong>e usurpatore del lavoro spettante<br />

a chi è del posto. Questa interpretazione<br />

può lasciare spazio a politiche<br />

palesemente inadeguate.<br />

di Giorgia Frisina<br />

“FORZA LAVORO”?<br />

Se si considera l’immigrazione semplicemente<br />

e semplicisticamente una<br />

“forza lavoro” da accogliere e sfruttare<br />

a seconda delle necessità della nazione,<br />

non c’è dubbio che si tenderà<br />

a determinare <strong>il</strong> numero degli immigrati<br />

sulla base delle esigenze (che è<br />

come dire per tappare i buchi), invece<br />

che in funzione del diritto all’immigrazione.<br />

Tale approccio ha già<br />

prodotto molte variab<strong>il</strong>i con relative<br />

proposte come scegliere gli immigrati<br />

sulla base della provenienza e della<br />

professionalità, oppure la nascita di<br />

leggi e norme ad hoc per frenare i flussi<br />

indiscriminati di disperati che credono<br />

in un eldorado che non c’è. Infatti,<br />

non si può certo pensare di fare<br />

una selezione secondo le esigenze di<br />

lavoro: i maschi per le fabbriche, le<br />

donne per i lavori domestici e/o per<br />

fare assistenza agli anziani, le famose<br />

badanti che a volte, ahimè, diventano<br />

amanti… È un percorso pericoloso<br />

non tanto e non solo perché non<br />

dettato da carità cristiana, ma perché<br />

socialmente discriminante. Il migrante/immigrato<br />

è prima di tutto una<br />

persona, non un meccanismo a servizio<br />

del denaro, schiavo di un ciclo economico<br />

tendenzialmente in grado di<br />

produrre segregazione e precarietà<br />

nei rapporti sociali e lavorativi. “Volevo<br />

emigrare in Europa per stare meglio…<br />

Vedi la gente partire e, dopo un<br />

anno o due, sembra esserci riuscita<br />

(...). Conosco dei marocchini che<br />

sono morti. È l’angoscia che li ha uccisi.<br />

E la tortura”. Sono le parole di<br />

Mehdi, marocchino imprigionato in<br />

Libia <strong>nel</strong> tentativo di raggiungere<br />

l’Italia (Sogni di sabbia, pag. 71).

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