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Dopo di lei, altre donne sono entrate<br />
in questa storia che viene da<br />
lontano e alla base della quale ci<br />
sono vari elementi.<br />
Incominciamo con la passione per la<br />
montagna, che significa anche ardimento,<br />
lotta contro le avversità della natura,<br />
confronto con se stessi: realismo, quindi,<br />
nel misurare le proprie conoscenze,<br />
le proprie risorse, le possibilità che possono<br />
indurre ad affrontare certe difficoltà,<br />
tenendo sempre ben presenti la<br />
variabilità del tempo e le difficoltà oggettive<br />
che una ascensione, una scalata<br />
comportano.<br />
Sono finiti, certo, i tempi dei pochi solitari<br />
scalatori, in accanito confronto<br />
con la montagna.<br />
Oggi viviamo un’epoca nella quale<br />
chiunque pensa di poter andare in montagna,<br />
appunto, di poter affrontare certe<br />
difficoltà facilmente, fidando magari<br />
nelle attrezzature che grazie alla tecnica<br />
35<br />
60 ANNI DI STORIA<br />
DEL CORPO NAZIONALE<br />
DI SOCCORSO ALPINO<br />
E SPELEOLOGICO<br />
è stato possibile realizzare; ma l’incidente,<br />
per esperti e non, è sempre in agguato.<br />
Le imprudenze si pagano a caro prezzo;<br />
l’avversità improvvisa del tempo può<br />
colpire anche i più esperti scalatori, e allora<br />
sono guai, a volte seri, a volte drammatici.<br />
Si leggono, soprattutto durante l’estate,<br />
notizie di sciagure in montagna, con feriti,<br />
gente costretta a trascorrere ore e<br />
ore immobile in parete, e a volte vittime.<br />
Ma accanto a chi va in montagna per<br />
passione, scalando ardimentoso le alte<br />
vette, oggi, come ieri accanto al viandante<br />
che saliva ai valichi alpini, ci sono<br />
altri uomini pronti a portare aiuto,<br />
soccorso, con altruismo, con generosità,<br />
e certo con grande conoscenza dei luoghi<br />
e competenza tecnica.<br />
Per cui la storia del “soccorso alpino”<br />
possiamo dire risalga all’antichità, quando<br />
singoli o gruppi di persone transita-<br />
C’è anche lei,<br />
una donna<br />
valtellinese,<br />
“la prima donna” nella storia<br />
del soccorso alpino:<br />
Vera Cenini,<br />
“l’angelo della Valmasino”.<br />
di Giovanni Lugaresi<br />
vano sui valichi innevati e venivano investiti<br />
magari da una valanga, o costretti<br />
a fermarsi per l’imperversare di una<br />
bufera.<br />
In quelle circostanze erano animati dalla<br />
speranza di essere tratti in salvo da<br />
qualcuno esperto della montagna, conoscitore<br />
dei luoghi.<br />
Del resto, in quelle alte quote, furono<br />
realizzati già in tempi lontani, servizi<br />
vari di accoglienza, ospizi, ricoveri, e<br />
fra i volontari generosi che portavano<br />
soccorso, ecco in prima fila i monaci, i<br />
cui conventi erano anche rifugi per coloro<br />
che si smarrivano o venivano colpiti<br />
dalle bufere lungo gli impervi cammini.<br />
Esistono cronache che fanno risalire al<br />
1130 l’opera dei volontari e dei monaci<br />
che si diedero da fare in Valle d’Aosta<br />
per portare in salvo una carovana<br />
di pellegrini diretti a Roma, travolti da<br />
una valanga.<br />
Monaci, supportati da montanari locali ▼