Con le nostre radici verso il futuro - Associazione Giuliani nel Mondo
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66<br />
ricomiNciare<br />
LA vErtIGINE<br />
DELLE GrANDI<br />
pIANUrE<br />
“In mezzo a quel campo<br />
c’erano solo cielo e terra, si<strong>le</strong>nzio<br />
e solitudine.<br />
Io credo che questa è stata per noi<br />
un’amara esperienza.”<br />
Testimonianza di Antonio Lorenzut,<br />
emigrato da Ronchi in Argentina negli Anni Venti.<br />
1<br />
“G<br />
randi estensioni di campo vergine aspettavano la mano dell’uomo disposto a strappare<br />
dal<strong>le</strong> loro viscere <strong>il</strong> frutto della natura rigogliosa”. Così Antonio Lorenzut,<br />
figura carismatica della comunità bisiaca di La Plata, esprime quello che fu per molti emigranti <strong>il</strong><br />
richiamo del<strong>le</strong> sterminate pianure dell’America Latina: <strong>nel</strong> Paraná, <strong>nel</strong> Mato Grosso in Brasi<strong>le</strong>;<br />
<strong>nel</strong> Chaco, <strong>nel</strong>l’Entre Ríos, ne La Pampa in Argentina.<br />
È soprattutto in questa terra che sono diretti i primi flussi migratori dal<strong>le</strong> zone rurali del Goriziano<br />
e dell’Istria. Adattarsi non è faci<strong>le</strong>: all’inizio si vive in misere capanne. Mancano <strong>il</strong> cemento,<br />
la calce, la sabbia. Manca la materia prima per costruire una casa di mattoni.<br />
Le estati sono torride, gli inverni molto freddi, la cosecha (raccolta) compromessa dal<strong>le</strong> gelate.<br />
Il si<strong>le</strong>nzio del<strong>le</strong> vertiginose pianure fa erompere la nostalgia del<strong>le</strong> messe cantade, del<strong>le</strong> osterie,<br />
dei tavolazi del<strong>le</strong> sagre.<br />
Qualcuno pensa e dice: “Fioi, no stè mai ‘ndar indove che no podè tornar più indrio.”<br />
Eppure, si va avanti.