impresa - Confcommercio
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<strong>impresa</strong><br />
informa<br />
dere un cliente per una promessa non<br />
mantenuta e allo stesso modo si può rischiare<br />
di perdere la fiducia dei propri dipendenti<br />
attuali e potenziali, deludendo<br />
le aspettative di un’efficiente attività di<br />
employer branding.<br />
L’employer branding si colloca quindi come<br />
funzione strategica nell’area delle risorse<br />
umane ma è al tempo stesso direttamente<br />
legata al marketing e alla comunicazione<br />
poiché utilizza strumenti e metodologie,<br />
media e new media, proprie di<br />
queste funzioni.<br />
Fare employer branding oggi significa<br />
pianificare e realizzare delle attività di<br />
marketing legate ai processi human resources<br />
finalizzate ad attrarre nuove e brillanti<br />
risorse e a trattenere il personale di<br />
talento inserito in azienda.<br />
Le aziende affrontano oggi le strategie di<br />
employer branding in modo più sistematico<br />
e proattivo rispetto al passato, con<br />
una visione a lungo termine. Si parte quasi<br />
sempre da una serie di analisi dettagliate<br />
sia interne sia esterne per capire com’è<br />
percepita l’immagine aziendale sul mercato<br />
del lavoro e conoscere il suo posizionamento.<br />
La parte creativa del processo,<br />
che ne rappresenta un po’ il cuore, è<br />
quella successiva in cui si definisce l’employer<br />
brand promise o employer value<br />
proposistion (Evp), l’essenza di ciò che l’azienda<br />
può offrire al suo target di riferimento.<br />
In questa fase l’azienda costruisce<br />
la propria immagine differenziando la<br />
propria offerta da quella degli altri concorrenti<br />
e comunicando in modo “appealing”<br />
cultura, valori e opportunità che più<br />
la distinguono in quel momento. Una volta<br />
creato il piano di comunicazione, si attivano<br />
gli strumenti e, infine, si misurano<br />
i risultati per valutare l’efficacia delle azioni<br />
approntate. Per quanto riguarda le modalità<br />
di comunicazione e gli strumenti<br />
maggiormente utilizzati, quanto più si va<br />
a precisare il target che si vuole colpire,<br />
“<br />
Realizzare attività<br />
di marketing<br />
finalizzate ad attrarre<br />
nuove e brillanti risorse<br />
serve anche a trattenere<br />
il personale più preparato<br />
tanto più diventa essenziale centrare gli<br />
strumenti: e allora, ben vengano la carta<br />
stampata e le riviste patinate se il target è<br />
di nicchia, ma largo spazio ai canali non<br />
convenzionali (Youtube, blog, forum, intranet,<br />
recruiting site) accanto a quelli<br />
tradizionali (università, stampa) quando<br />
vogliamo avere un impatto forte a livello<br />
di emozioni. Senza dimenticare poi che i<br />
potenti mezzi messi a disposizione dalla<br />
tecnologia consentono di abbattere notevolmente<br />
i costi della comunicazione tradizionale,<br />
con un vantaggio non indifferente<br />
quando il budget è ristretto.<br />
Tra gli strumenti di supporto a disposizione<br />
dell’azienda per lo svolgimento di<br />
attività di recruiting citiamo le giornate di<br />
incontro con i neolaureati, le pagine di<br />
presentazione sui career book, i programmi<br />
integrati di inserzioni sui giornali<br />
nazionali, il sito internet dell’azienda, in<br />
particolare la sezione risorse umane. Per<br />
quanto riguarda il retaining, le attività<br />
sono concentrate sulla soddisfazione relativa<br />
all’ambiente lavorativo, sulle politiche<br />
retributive, sulle possibilità di crescita<br />
messe a disposizione attraverso corsi<br />
formativi e sull’insieme dei programmi di<br />
benefit offerti ai propri dipendenti.<br />
È evidente l’importanza dell’interazione<br />
tra le diverse funzioni aziendali, in special<br />
modo human resources, formazione,<br />
SETTEMBRE 2010<br />
IT, marketing e comunicazione, nello sviluppo<br />
delle politiche di attraction e retention.<br />
Non solo per meglio sfruttare le<br />
sinergie e le competenze interne di marketing,<br />
ma anche per evitare qualsiasi soluzione<br />
di discontinuità tra i messaggi trasmessi<br />
all’esterno e la comunicazione interna.<br />
Verità e coerenza, infatti, devono<br />
sempre essere costanti da rispettare perché<br />
l’employer branding abbia successo.<br />
L’importanza che ha acquisito l’employer<br />
branding all’interno delle aziende è testimoniata,<br />
inoltre, da realtà come il Crf Institute,<br />
un’azienda indipendente che grazie<br />
all’uso di standard internazionali,<br />
identifica i top performer nella gestione<br />
human resource. Condotto annualmente<br />
da Crf Italia, il progetto “Top Employers”<br />
presenta un’immagine vivida e incisiva<br />
dell’ambiente lavorativo offerto dalle<br />
aziende più innovative e interessanti del<br />
Paese. I risultati del progetto, basati sui<br />
profili aziendali completi e indipendenti<br />
redatti da giornalisti di grande fama e sulle<br />
ricerche approfondite condotte dal Crf,<br />
mettono in evidenza quello che fa di<br />
un’azienda un top employer. Lo scopo dei<br />
progetti top employer è evidenziare le migliori<br />
pratiche nel settore delle risorse<br />
umane. I partecipanti sono stati giudicati<br />
sulla base dei punteggi ottenuti su diverse<br />
tematiche: condizioni di lavoro; remunerazione<br />
e benefit; formazione e sviluppo;<br />
opportunità di carriera; cultura aziendale.<br />
Nell’attuale panorama economico, il capitale<br />
umano acquisisce importanza fondamentale<br />
e le aziende se vogliono mantenere<br />
il vantaggio competitivo sul mercato<br />
globale, devono saper attrarre le migliori<br />
risorse disponibili sul mercato, formarle e<br />
trattenerle in azienda. I talenti sono i soli<br />
in grado di garantire quel vantaggio che<br />
le aziende devono mantenere per vincere<br />
le sfide competitive globali.<br />
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