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ANTONIA D’ANIELLO<br />

Direttrice del Laboratorio di Restauro della Soprintendenza di Pisa,<br />

Livorno, Lucca e Massa Carrara<br />

TUTELA DEI BENI MOBILI ARTISTICI<br />

Mentre riordinavo un po’ di materiali da mostrarvi stasera, ho preso il vocabolario ed<br />

ho letto la parola “tutela-tutelare”: esercitare una funzione protettiva e difensiva, per lo più a<br />

scopo precauzionale, riguardo ad eventuali danni. Questo è esattamente quello che avrete intuito<br />

e capito, anche da quello che vi è stato detto finora. Se applichiamo la definizione al patrimonio<br />

culturale, è chiaro che questo significa impegnarsi tutti, chiaramente a livelli diversi perché<br />

un funzionario di Soprintendenza ha i suoi compiti, il restauratore altri, ma tutti i cittadini<br />

hanno comunque dei precisi compiti, proprio per prevenire quelli che possono essere i danni<br />

degli oggetti.<br />

A questo punto introduco il discorso degli organi, gli organi che vediamo nelle nostre<br />

chiese. Penso che non esista chiesa in Italia che non possegga un organo, a volte anche due,<br />

anche di straordinario interesse, perché la scuola organaria italiana, con tutte le sue ramificazioni<br />

regionali, è veramente una delle scuole più interessanti nella panoramica europea. Gli<br />

organi però sono stati a lungo ignorati totalmente. Anche per poca sensibilità anche da parte<br />

delle Soprintendenze, essi sono sfuggiti a lungo alla tutela. Gli organi sono degli oggetti molto<br />

complessi, innanzitutto per la loro “polimatericità”, infatti sono costituiti da tantissimi materiali.<br />

Avete visto dei dipinti su tela, avete sentito come il fatto di avere dei tessuti con degli strati<br />

di preparazione a gesso, di colore, con telai di legno, creano dei problemi. Immaginate un oggetto<br />

come un organo, dove c’è legno, metallo in varie sfumature di leghe o meno, c’è l’osso, c’è<br />

il cuoio spesso, a volte addirittura il cartone, ci sono una serie di materiali come la pergamena,<br />

la pelle, che rendono molto complessa un’operazione di manutenzione e chiaramente anche di<br />

restauro. Ma sappiamo tutti che le opere d’arte, al di là della loro aurea, hanno comunque una<br />

matericità, quindi sono destinate comunque a deteriorarsi nel tempo. Però io sono sempre più<br />

convinta che , soprattutto per gli organi, ci sono dei livelli di responsabilità da parte dell’uomo<br />

enormi. Purtroppo in Italia, e dico “purtroppo” anche se magari questa cosa può essere contestata,<br />

la nascita dei Ceciliani, che era una corrente, e lo è tuttora, ha inteso la valorizzazione<br />

degli organi come modernizzazione: cioè, man mano che la liturgia mutava alcuni aspetti, si<br />

riteneva che anche l’organo dovesse subire delle trasformazioni. È come se noi prendessimo un<br />

dipinto del Raffaello e, poiché la moda non è più quella della veste di un tempo, gli mettessimo<br />

un modello all’ultima moda di Armani. Non può assolutamente essere una cosa condivisibile.<br />

L’organo è uno straordinario oggetto che vede impegnati artigiani che hanno avuto delle competenze<br />

veramente straordinarie, che vanno da quelle siderurgiche a quelle ingegneristiche, perché<br />

gli organi hanno - al di là di questo aspetto che noi vediamo con una bella fronte di canne<br />

lucide e messe in una maniera geometricamente ed esteticamente molto bella - nel loro interno<br />

una quantità di canne incredibile, di tutte le dimensioni e di vari materiali. Ci troviamo molto<br />

spesso, purtroppo capita fin troppo spesso, di trovare abbandonati nelle sagrestie, nelle chiese,<br />

in ambiti più nascosti, materiale che, a prima vista, non capiamo nemmeno di cosa si tratti.<br />

Le canne dell’organo sono dei perfetti sistemi ingegneristici. Possiamo avere canne di<br />

legno. Si hanno dei registri che possono essere anche quelli del contrabbasso, della tuba, quindi<br />

con dei suoni molto gravi, e possono raggiungere anche l’altezza di due metri e mezzo, per<br />

esempio, con un volume corrispondente. Queste canne di legno, che molto spesso troviamo<br />

dipinte di una colorazione rossiccia, il minio, che serviva all’organo ed al costruttore anche a<br />

dare protezione alla canna, hanno alla bocca una fessura e poggiano poi su dei piedi, che sono<br />

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