11.06.2013 Views

Il ARC HITET TURA - Il Giornale dell'Architettura

Il ARC HITET TURA - Il Giornale dell'Architettura

Il ARC HITET TURA - Il Giornale dell'Architettura

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

EVENTI COLLATERALI E NON<br />

I GIORNALI DEL GIORNO DOPO<br />

Financial Ti m e s<br />

Venice Architecture Biennale<br />

Da anni ormai la Biennale di Venezia […] è appesantita da un<br />

senso di colpa: la sensazione che ci sia qualcosa di mostruoso nel<br />

mettere in mostra grattacieli sempre più ambiziosi, ville lussuose,<br />

sfarzosi teatri lirici e città visionarie […]. Anche quest’anno il titolo<br />

sembra rivolgersi a qualcosa che va al di là dell’edificio, a<br />

un’umanità soggiacente. […]. La mostra rappresenta un passaggio<br />

interessante poiché Sejima ha riportato alla Biennale l’architettura,<br />

l’oggetto. Tuttavia, diversamente dalle edizioni precedenti che<br />

mostravano ammassi decadenti di proposte sempre più stravaganti,<br />

questa edizione cerca di costruire e creare veri spazi da vivere<br />

piuttosto che semplicemente rappresentarli […].<br />

Negli ultimi anni la sequenza delle sale è stata una processione scoraggiante.<br />

[…]. Quest’anno mi ci sono voluti solo 10 minuti per<br />

attraversarle tutte e alla fine mi sono ritrovato con la sensazione di<br />

essere stato solleticato da esperienze sensoriali memorabili. C’è una<br />

scala, creata da Transsolar e Tetsuo Kondo, che sale curvando dolcemente<br />

verso una nuvola di vapore; c’è un’installazione magica<br />

firmata da Olafur Eliasson, in cui getti d’acqua emanati da tubi che<br />

girano vorticosamente sono illuminati da luci stroboscopiche che<br />

li rendono simili a scintille luminose come diamanti; c’è una gigantesca<br />

struttura reticolare in acciaio di Christian Kerez; c’è una<br />

poesia realizzata con lampade al neon di Cerith Wyn Evans; c’è un<br />

bizzarro simulacro di una casa ordinaria firmato da Caruso St John<br />

e Thomas Demand; c’è un’affascinante installazione di Tony Frett<br />

o n e Mark Pimlott che si soffermano sull’esperienza del trovarsi in<br />

uno spazio pubblico, e c’è una collezione di forme quasi dimenticate<br />

che creano una serie di atmosfere urbane in uno sfondo domestico.<br />

Le collaborazioni con gli artisti hanno portato a un approccio<br />

all’installazione più sofisticato dove il materiale viene privilegiato<br />

al simulacro, il reale al virtuale.<br />

I padiglioni nazionali quest’anno non hanno riservato molte gioie.<br />

È indicativo di un malessere generale il fatto che il padiglione<br />

b e l g a, con la sua esposizione scarna ma impeccabilmente allestita<br />

di oggetti quotidiani e superfici ordinarie, rappresenti l’esposizione<br />

più elegante e interessante. Utilizzando ogni tipo di oggetto, da<br />

una foto ingrandita di un rivestimento per sedili in polivinile a parti<br />

rimosse di edifici, gli architetti belgi trasmettono un senso di consumo<br />

e di perdita che è veramente poetico […]. Come spesso accade,<br />

i padiglioni dei paesi dell’Europa centrale e dell’Est con la loro<br />

arguzia offrono un piacere immediato. Gli architetti u n g h e r e s i<br />

dedicano una poesia al disegno architettonico (di cui ci sono pochi<br />

esempi quest’anno) invadendo lo spazio della sala con centinaia<br />

di matite appese che formano un affascinante labirinto di pendenti<br />

che ondeggiano dolcemente. Gli architetti s e r b i p r e s e n t a n o<br />

deliziose piante da vaso portatili ispirate a una poesia di Vasko Popa;<br />

i p o l a c c h i mostrano un’inquietante torre per il suicidio e i r u ss<br />

i una visione bucolica sottilmente ironica (almeno credo) di un<br />

panorama postindustriale cosparso da rovine dell’industria sovietica<br />

che figurano come pittoresche stravaganze architettoniche.<br />

<strong>Il</strong> padiglione b r i t a n n i c o è molto diverso dagli altri e sfugge all’immediatezza<br />

di molti padiglioni. È basato sulle virtù dell’osservazione<br />

in contrapposizione all’intervento […]. Una volta capito il messaggio<br />

(è però necessario leggere il catalogo), diventa uno dei pochi<br />

realmente profondi e interessanti poiché rivela davvero qualcosa<br />

sulla natura dell’osservazione ossessiva. Nel padiglione principale<br />

della Biennale si trovano sparse alcune meraviglie. <strong>Il</strong> mirabile<br />

progetto di Florian Beigel per l’area paludosa del Saemangeum<br />

(Corea del Sud) riflette la delicatezza acquea di Venezia, mentre<br />

la sala, estremamente gradita, dedicata a Lina Bo Bardi ci ricorda<br />

che Zaha Hadid non è affatto la prima donna modernista radicale.<br />

Infine, collocata in un contesto perfetto, c’è la mostra tipicamente<br />

provocatoria di O m a sulla conservazione. L’assunto è che una<br />

quantità crescente di superficie terrestre è protetta (un’area pari agli<br />

Stati Uniti) mentre l’età di ciò che viene conservato sta progressivamente<br />

diminuendo, una combinazione di tendenze tale per cui<br />

alla fine si arriverà a tutelare ciò che ancora dovrà essere costruito -<br />

una nozione che si rifà a Calvino che ben si confà a questa città raffinatamente<br />

imbalsamata.<br />

Questa è una Biennale particolare: bella a vedersi ma, quel che è<br />

preoccupante, povera di idee. La politica è stata eliminata, l’esperienza<br />

è stata preferita all’intelletto. Può essere forse un sollievo per<br />

gli architetti e i visitatori ma al tempo stesso lascia trasparire una<br />

certa riluttanza ad affrontare un futuro incerto. Come spettacolo<br />

dove gli architetti parlano agli architetti è notevole, ma dal punto<br />

di vista della comunicazione al mondo esterno è deludente. La gente<br />

potrà anche incontrarsi nell’architettura, ma che cosa capita una<br />

volta che l’incontro è avvenuto? Rimangono solo i ricordi e le fugaci<br />

impressioni di bellezza e di struttura?<br />

Edwin Heathcote, 31 Agosto 2010<br />

14 | IL MAGAZINE DELL’<strong>ARC</strong><strong>HITET</strong><strong>TURA</strong><br />

Audi Urban Future Award. Le installazioni di Jurgen Mayer H. (vincitore) e Alison Brooks Architects (partecipante),<br />

Scuola Grande della Misericordia<br />

Pier Luigi Nervi. Architettura come sfida, Palazzo Giustinian Lolin<br />

Mapping Contemporary Venice. From the City of Today to the Venice of the Future, Venice International University,<br />

Isola di San Servolo<br />

Sismycity. L’Aquila 2010,<br />

Loggia Foscara di Palazzo Ducale<br />

<strong>Il</strong> primo degli incontri del progetto Provincia<br />

italiana, Palazzo Bonaguro, Bassano del Grappa<br />

Vittorio Gregotti al primo<br />

dei Sabati dell’Architettura<br />

La mostra In/Arch, Artiglierie Arsenale<br />

Paris La Défense Seine Arche.<br />

Alex MacLean Given a Free Hand, Ca’ Asi<br />

La nuova sede della Biblioteca della Biennale -<br />

Asac, Palazzo delle Esposizioni<br />

Culture_Nature. Green Ethics - Habitat - Environment, Spazio Thetis,<br />

Arsenale Novissimo<br />

Festa per Faram e Miodino<br />

in occasione della presentazione<br />

del libro «Architecture matière»,<br />

Palazzo Grassi<br />

<strong>Il</strong> Centro Sociale Morion ha ospitato<br />

lo European Forum for Architectural<br />

Policies e il concorso Gau:di<br />

Parc des Ateliers Luma a Arles di Frank O. Gehry,<br />

Sala delle Colonne, Ca’ Giustinian<br />

Quotidian Architectures - Hong Kong<br />

in Venice, Campo della Tana

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!