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Il ARC HITET TURA - Il Giornale dell'Architettura

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PADIGLIONI NAZIONALI<br />

I GIORNALI DEL GIORNO DOPO<br />

dei lavori sul campo di Andrés Jaque o lo scultoreo uditorio che indaga<br />

l’essenza della Valle del Jerte di Cristina Díaz Aranda e E f r é n<br />

García Grinda (Amid Cero 9) si distribuiscono nel Palazzo delle Esposizioni,<br />

in cui si danno appuntamento due delle migliori mostre di<br />

questa edizione. La più architettonica arriva dalla mano del portoghese<br />

Aires Mateus, che ritaglia paesaggi per sollevare nuove ombre.<br />

La più irriverente la lancia Rem Koolhaas che ci ricorda che il concetto<br />

di preservare, come la modernità, è un’invenzione dell’Occidente<br />

e conclude domandando se la Cina debba salvare Venezia.<br />

Tra i padiglioni nazionali, i n o r d i c i parlano di «luoghi comuni» […].<br />

Gli i n g l e s i sono ritornati a Ruskin per costruire la loro ironica Villa<br />

Frankenstein e discutere dei legami tra progresso e vita domestica. I<br />

cileni hanno mostrato come riprendersi dal terremoto con i fatti, ma<br />

anche con le fotografie dell’architetto Mathias Klotz, capaci di restituire<br />

la bellezza di un sisma […]. Questa è una Biennale propositiva,<br />

che si conclude con un’idea tanto vaga quanto reale: non esiste<br />

un’unica soluzione […].<br />

Anatxu Zabalbeascoa, 27 agosto 2010<br />

The Guardian<br />

Venice Architecture Biennale: castles in the air<br />

Ho avuto l’impressione che molti architetti da ogni parte del mondo<br />

stiano cercando di ritornare alle origini. Non per ricondurci a una<br />

qualche epoca austera, ma per aiutarci a riflettere su come si possa davvero<br />

fare di più con meno […]. La Biennale vuole stimolare la nascita<br />

di nuove idee architettoniche in un’epoca di ristrettezze economiche,<br />

paure ambientali e, nonostante questo, opportunità smisurate<br />

[…]. A conferma di questo, mentre entravo nelle gigantesche Corderie,<br />

un gruppo di architetti giapponesi era alle prese con la costruzione<br />

di una casa quasi inesistente […]. L’abitazione che Junya Ishig<br />

a m i e i suoi colleghi stavano edificando è fatta di ciò che sembrerebbero<br />

essere fili finissimi di acciaio. Era come se quei diligenti architetti<br />

stessero innalzando una delle città invisibili di Italo Clavino, dando<br />

forma a una struttura che potrebbe essere tanto reale quanto immaginaria<br />

[…]. A fianco si trovava un’installazione intitolata «Cloudscapes»<br />

dove i visitatori salivano lungo fragilissime rampe di acciaio<br />

addentrandosi in una nuvola creata artificialmente. La nuvola non è<br />

una novità - fu già presentata dallo studio newyorkese Diller + Scofidio<br />

sulle sponde del lago Neuchâtel in occasione dell’Esposizione<br />

Nazionale Svizzera del 2002 - eppure qui, camminando con la testa<br />

tra le nuvole nel chiuso di un edificio, l’atmosfera si fa meravigliosamente<br />

sognante […]. Oppure si può semplicemente guardare come<br />

intontiti la scintillante bellezza stroboscopica di «Your Split Second<br />

House» dell’artista danese Olafur Eliasson che ha creato uno spazio<br />

cavernoso e buio dove schiocchi di frusta e spirali d’acqua si presentano<br />

davanti al visitatore avvolgendolo e suggerendo strutture elettrizzanti<br />

che non potranno mai esistere davvero e che scompaiono prima<br />

ancora che gli occhi abbiano registrato le loro forme incerte. Queste<br />

installazioni […] sono, a parer mio, estremamente efficaci […] sono<br />

esempi di bellezza, un modo per farci aprire gli occhi e capire quale<br />

potenziale potrebbero avere l’architettura e gli spazi da essa creati se<br />

solo potessimo pensarli liberamente.<br />

Un team di architetti, ingegneri e musicisti spagnoli guidati da A ntón<br />

García-Abril e dall’Ensamble Studio ci suggeriscono che è solo una<br />

questione di equilibrio. La loro installazione è costituita da due enormi<br />

travi di cemento che occupano l’intero spazio della sala delle Corderie.<br />

Queste sembrano tenute ferme da una roccia e da una molla che<br />

ci ricordano che siamo drammaticamente in bilico su una labile linea<br />

di confine tra un futuro positivo e l’autodistruzione.<br />

[…] Quest’anno, l’idea di lanciare temi e messaggi forti ma al tempo<br />

stesso semplici ha caratterizzato l’intera mostra […]. <strong>Il</strong> Leone<br />

d’Oro per il miglior padiglione nazionale è stato assegnato al R e g n o<br />

del Bahrain […]. La toccante esposizione di questo paese mette in<br />

scena una cultura locale fatta di capanne elementari ma belle, cultura<br />

che sta velocemente scomparendo in un angolo di mondo dominato<br />

dall’ampollosità architettonica. In un’atmosfera di austerità, il<br />

padiglione belga invece mostra frammenti di tessuto presi da uffici<br />

usurati, con l’intento di sottolineare la nozione di durevolezza e gli effetti<br />

del consumo e del decadimento […]. L’olandese presenta modelli<br />

di edifici vuoti per rappresentare la folle mostruosità dello spreco<br />

edilizio […]. L’ungherese si presenta come un labirinto di matite<br />

colorate di un giallo brillante che pendono dal soffitto appese a fili<br />

di cotone […]. <strong>Il</strong> messaggio è che, per quanto innegabilmente ingegnoso,<br />

il design assistito dal calcolatore non è riuscito a renderci più<br />

felici né più umani. La forza ispiratrice degli edifici che più ci colpiscono<br />

rimane ancora il progetto fatto a mano. «Che cosa rende una<br />

città vivibile?», si chiedono invece i d a n e s i. Dietro uno striscione giallo<br />

su cui compare questa domanda perenne si trova un distributore<br />

automatico di birra Carlsberg che, immagino, offra la risposta, specialmente<br />

in un’estate veneziana calda e appiccicosa quanto colla liquida<br />

[…]. Se i f i n l a n d e s i ci chiedono di «stare con gli elementi» e<br />

«vicini alla natura», gli a u s t r i a c i vorrebbero che conservassimo qualcosa<br />

dell’innocenza della fanciullezza proponendo diversi modelli per<br />

10 | IL MAGAZINE DELL’<strong>ARC</strong><strong>HITET</strong><strong>TURA</strong><br />

Albania. Beyond Color<br />

Belgio. Usus/Usures<br />

Buona l’idea sui materiali consumati, ma l’allestimento è estetizzante<br />

Cina Cipro. Encounters: A Walking Movie<br />

Estonia. 100 Maja / Houses<br />

<strong>Il</strong> territorio della dispersione immobiliare<br />

Gran Bretagna. Villa Frankestein<br />

Criptico omaggio a Venezia<br />

(e a John Ruskin)<br />

Italia. Ailati. Riflessi dal futuro<br />

Grecia. The Ark. Old seeds<br />

for New Culture<br />

Poco di più oltre alle deliziose fragranze<br />

Argentina. Meeting places<br />

Pochi mezzi, messaggio chiaro<br />

Brasile. 50 years after Brasilia<br />

Omaggio a Niemeyer insieme a grandi progetti pubblici<br />

Finlandia. Schools<br />

Bei progetti: children «meet in Architecture»<br />

Grecia Iran. Persian Garden<br />

Italia. Laboratorio Italia<br />

Ecumenismo per progetti quasi tutti déjà vu

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