Terremoto Terremoto Articolo 1 Speleologia Articolo 1 Speleologia
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Sommario<br />
Storie di montagna<br />
di Roberto<br />
Mantovani<br />
Tradizioni<br />
Cari Socie a cari Soci,<br />
alcune vostre segnalazioni, che si<br />
sono fatte via via più fitte negli ultimi<br />
tempi, ci hanno spinto ad una riflessione<br />
sull’opportunità di continuare a<br />
chiamare "Sotto la lente" una rubrica<br />
che in realtà ospita i racconti, gli<br />
aneddoti e i pensieri in cui Roberto<br />
Mantovani parla di come la montagna<br />
abbia attraversato la sua vita, gli abbia<br />
riempito le giornate, lo abbia costretto<br />
a riflettere.<br />
In effetti, "Sotto la lente" – avete<br />
giustamente osservato – fa più<br />
pensare ad uno spazio di approfondimento<br />
o di inchiesta giornalistica, ed<br />
è meno collegabile ad una rubrica in<br />
cui vengono ospitate delle "semplici<br />
storie di montagna", pur straordinarie<br />
nella loro semplicità. Ed è proprio con<br />
il titolo di "Storie di montagna" che ci<br />
sembra più sensato chiamare queste<br />
pagine, da questo numero de "La<br />
RIvista" in poi.<br />
La Redazione<br />
«Alla mattina presto eravamo<br />
già sul sentiero. Dopo<br />
un’ora abbiamo fatto colazione<br />
alle malghe e c’era profumo<br />
di stalla. Era bello, ma<br />
mi sembrava strano perché<br />
gli altri giorni, quando devo<br />
andare a scuola, non mi piace<br />
svegliarmi presto. Più in alto<br />
si sentiva il profumo dell’erba<br />
e dei fiori. A un cero punto<br />
papà mi ha fatto vedere l’impronta<br />
che un camoscio ha<br />
lasciato nel fango. Si vedeva<br />
bene, era come se l’animale<br />
Va sentiero<br />
Storia<br />
fosse appena scappato. Sono<br />
rimasto molto stupito».<br />
è lo stralcio del tema di un<br />
ragazzino, figlio di conoscenti,<br />
che mi è capitato per<br />
caso tra le mani. Lì per lì, alla<br />
prima lettura, l’ho trovato<br />
ingenuo e mi ha strappato un<br />
sorriso. Eppure da bambino<br />
scrivevo anch’io cose del<br />
genere. Quelle che, in fondo,<br />
ti colpiscono di più e s’imprimono<br />
nella memoria.<br />
Rimurginandoci sopra, mi<br />
sono reso conto che immancabilmente,<br />
quando la frequentazione<br />
della montagna<br />
diventa meno occasionale,<br />
o anche semplicemente col<br />
sopraggiungere della maggiore<br />
età dei protagonisti, i<br />
registri della comunicazione<br />
cambiano, subiscono una<br />
metamorfosi. Basta sfogliare<br />
la pubblicistica di settore,<br />
per rendersene conto. E se è<br />
difficile trovare un ventenne<br />
che abbia il coraggio di soffermarsi<br />
sugli aspetti meno<br />
muscolari di una scalata,<br />
figurarsi gli altri. Per scoprire<br />
qualcosa di diverso bisogna<br />
frugare nella scrittura di chi,<br />
nel mondo della verticale, ha<br />
già iniziato la fase discendente,<br />
o di autori che manifestino<br />
una vera vena narrativa.<br />
Una sera, in un incontro<br />
tra alpinisti, mi è capitato<br />
di tirare fuori l’argomento.<br />
Pensavo che tutto si risolvesse<br />
con un paio di battute,<br />
e invece ho sollevato un<br />
vespaio di polemiche.<br />
«Da ragazzino, la notte prima<br />
Il tema<br />
Documenti<br />
Antiquariato librario<br />
La montagna<br />
come bambini<br />
di una gita in montagna, faticavo<br />
a prendere sonno. La<br />
mattina ero il primo a calzare<br />
gli scarponi e a caricarmi lo<br />
zaino sulla schiena. Scalpitavo.<br />
I miei genitori erano<br />
mattinieri, si partiva sempre<br />
di buonora, con l’aria frizzante<br />
e i prati inzuppati di<br />
rugiada. Ricordo il profumo<br />
della terra umida e dell’erba,<br />
gli odori della mulattiera<br />
(lungo la quale, allora, passavano<br />
appunto anche i muli)<br />
e del bosco… Non credo di<br />
essere stato il solo a vivere<br />
momenti del genere: possibile<br />
che sensazioni come quelle<br />
debbano essere relegate<br />
nell’archivio privato della<br />
memoria?».<br />
Paolo, di solito il più veloce<br />
nel rilancio di ogni discussione,<br />
sgrana gli occhi. «Mi<br />
sa che hai ragione. Può darsi<br />
Scienza e montagna<br />
Costume<br />
che ci stiamo davvero perdendo<br />
per strada dei pezzi<br />
importanti di vita e di storia».<br />
Voce di fondo: «Eh, va<br />
bene, ma non è che quelli di<br />
Roberto siano ricordi esclusivi:<br />
è tutta roba che sta nel<br />
nostro immaginario. A pensarci<br />
a volte viene la nostalgia<br />
pure a me».<br />
«Se è per questo è vero»<br />
chiosa Walter. «Ma vi ricordate<br />
le notti nel sacco a<br />
pelo, sotto la tenda, durante<br />
un acquazzone? E i giochi<br />
nell’acqua del torrente, con<br />
i calzoni arrotolati fin sopra<br />
il ginocchio? E vi siete mai<br />
sdraiati, nei pascoli, quando<br />
l’erba sprigiona tutti gli aromi<br />
dell’estate?».<br />
«Appunto. Io parlavo di un<br />
patrimonio di sensazioni<br />
che appartiene a tutti. La<br />
domanda era: perché non se<br />
9<br />
Retrospettiva/dossier