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Terremoto Terremoto Articolo 1 Speleologia Articolo 1 Speleologia

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CoRno PiCCoLo -<br />

AnTECiMA noRD (2585 m)<br />

Spigolo a destra della crepa (11L. 2/3<br />

R2. VI+) prima salita L. Mario, E. Caruso<br />

– 1961<br />

Il versante orientale del Corno Piccolo<br />

ha caratteristiche profondamente<br />

diverse rispetto a quello settentrionale<br />

e occidentale; là una serie di placche a<br />

balze, qui una lunga parete frastagliata,<br />

verticale, formata da più pilastri<br />

che ricorda in piccolo la Sud della<br />

Marmolada o la Presolana. Tutti gli<br />

itinerari sono atletici e con caratteristiche<br />

prettamente alpinistiche. Questa<br />

via è opera di due personaggi rinomati<br />

e molto attivi nel gruppo, in particolare<br />

la guida alpina Gigi Mario (divenuto<br />

monaco zen). Itinerario impegnativo e<br />

abbastanza complesso, mediamente<br />

poco chiodato (qualche sosta è da<br />

attrezzare e i tiri sono sempre da<br />

integrare). La linea non sempre è<br />

evidente, soprattutto nella parte bassa<br />

e al suo termine, visto l’andamento<br />

abbastanza zigzagante. Si alternano<br />

tratti di roccia perfetta ad altri che<br />

richiedono attenzione. Vanno trascurate<br />

le deviazioni sulle vie adiacenti, che<br />

comunque non sono molto evidenti.<br />

Arrampicata prevalentemente per<br />

diedri, canali e fessure, con qualche<br />

delicato tratto di raccordo in placca,<br />

esposto. Molto bella la zona centrale, in<br />

particolare entusiasmante il diedro del<br />

sesto tiro e la successiva placca, che<br />

precede una breve calata.<br />

Da Prati di Tivo si può salire in<br />

seggiovia alla Madonnina (2015 m).<br />

Diversamente la si raggiunge partendo<br />

dal Balcone 1650 m (denominato anche<br />

Laghetti o La Croce), lungo il sentiero<br />

dell’Arapietra, in circa 50’. Si prosegue<br />

in direzione del Rifugio Franchetti per<br />

altri 50’ e, raggiunta circa la quota<br />

d’attacco, si abbandona il sentiero<br />

quando mancano 10’ al Rifugio,<br />

traversando a destra per ghiaioni e<br />

pietraie in direzione della base del<br />

pilastro (dove può essere presente una<br />

chiazza di neve). Quattro-cinque ore<br />

per la via.<br />

Esposizione e materiale necessario<br />

Est. Due corde da 50–60 metri, una<br />

serie completa di dadi e friends,<br />

qualche cordino in kevlar per le<br />

clessidre.<br />

Discesa<br />

Proseguire fino alla sommità<br />

dell’antecima N e scendere all’intaglio<br />

sottostante con una doppia da 30m.<br />

Proseguire verso la cima del Corno<br />

Piccolo, cercando i punti di minor<br />

debolezza, sempre sul lato nord-ovest<br />

(passi di I e II grado). Dalla croce di<br />

vetta seguire la ferrata Danesi fino al<br />

suo termine, risalire alla Sella dei Due<br />

Corni e raggiungere il Rifugio Franchetti<br />

in poco più di un’ora.<br />

CoRno PiCCoLo -<br />

MonoLiTo (2655 m)<br />

Via Di Federico-De Luca (6L. 2/3. R3.<br />

VI+) prima salita G.Di Federico, E. De<br />

Luca – 1980<br />

Giampiero Di Federico è stato tra gli<br />

anni ’70 e ’80 uno dei protagonisti della<br />

nuova fase esplorativa del Gran Sasso.<br />

Se la sua via al Monolito, la splendida<br />

pala che costituisce la sommità<br />

del Corno Piccolo, non è una delle<br />

realizzazioni più difficili, è sicuramente<br />

una tra le più estetiche. Motivo per cui<br />

continua ad essere ripetuta, tra stupore<br />

e ammirazione.<br />

Sul suo libro autobiografico “Racconti di<br />

A sinistra: Tracciato dello<br />

“spigolo a destra della crepa”<br />

all’antecima Ovest del<br />

Corno Piccolo.<br />

Qui accantod dall’alto:<br />

Primo tiro dello “spigolo<br />

a destra della crepa”.<br />

Verso il pendolo dello<br />

“spigolo a destra della crepa”.<br />

A destra dall’alto:<br />

Il fotogenico traverso<br />

della Di Federico.<br />

Il passaggio chiave<br />

della Di Federico.<br />

Uscita dal traverso<br />

della Di Federico.<br />

Qui sotto: Tracciato della<br />

via Di Federico al Monolito.<br />

pietra e di ghiaccio” un intero capitolo<br />

è dedicato al ricordo della prima salita.<br />

è una splendida via, cui manca solo<br />

la lunghezza, su incredibili placche e<br />

fessure, in mezzo a una parete che da<br />

lontano sembrerebbe inavvicinabile.<br />

L’aver scovato un passaggio logico e<br />

non estremo, senza far ricorso a mezzi<br />

artificiali, è un grande merito, oltre che<br />

una fortuna. Ma si, sa, la fortuna arride<br />

ai migliori. La linea è rimasta intatta,<br />

a parte le soste attrezzate a fix, senza<br />

essere addomesticata: il che significa<br />

molti passaggi lontani dall’ultima<br />

protezione, spesso in traverso (cosa<br />

che non facilita nemmeno i secondi).<br />

In particolare l’uscita dal tetto del terzo<br />

tiro è molto delicata: fuori dal muro si<br />

naviga in mezzo a un mare di placche<br />

per molti metri.<br />

Da Prati di Tivo si può salire in<br />

seggiovia alla Madonnina (2015 m).<br />

Diversamente la si raggiunge partendo<br />

dal Balcone 1650 m (denominato anche<br />

Laghetti o La Croce), lungo il sentiero<br />

dell’Arapietra, in circa 50’. Si prosegue<br />

in direzione del Rifugio Franchetti per<br />

altri 50’ e, raggiunta la quota d’attacco,<br />

si abbandona il sentiero (appena sotto<br />

il Rifugio) e si traversa a destra per<br />

ghiaioni e pietraie in direzione della<br />

base del Monolito (sovente è presente<br />

una chiazza di neve). Risalire l’evidente<br />

canale fino a un diedro strapiombante<br />

(chiodo alla base e sosta in uscita) che<br />

si supera sulla destra (III-). Proseguire<br />

per rampe erbose, piegare a sinistra<br />

e poi di nuovo a destra, fin sotto il<br />

monolito. Tre-quattro ore per la via.<br />

Esposizione e materiale necessario<br />

Est. Due corde da 50 metri, una serie<br />

completa di dadi e friends, qualche<br />

cordino in kevlar per le numerose<br />

clessidre<br />

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