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Beata Camilla Battista da Varano - Sorelle Povere di Santa Chiara

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scorcio del ruolo fon<strong>da</strong>mentale della povertà nella sua relazione con<br />

Cristo e nella sua vita <strong>di</strong> cristiana e <strong>di</strong> consacrata. Attraverso le parole<br />

sconcertanti <strong>di</strong> <strong>Camilla</strong> <strong>Battista</strong> possiamo contemplare la povertà che<br />

ha scelto e vissuto.<br />

<strong>Camilla</strong> <strong>Battista</strong> ci racconta <strong>di</strong> voler scegliere la vita religiosa anche<br />

a rischio <strong>di</strong> <strong>da</strong>nnarsi. Consacrarsi <strong>di</strong>venta per lei non una forma <strong>di</strong><br />

vita tra le tante, ma la “sua” vita: l’unica maniera, per lei, <strong>di</strong> amare<br />

Colui che ha <strong>da</strong>to tutto se stesso per noi. La via <strong>di</strong> questo amore totale<br />

consiste per <strong>Camilla</strong> <strong>Battista</strong> nella scelta della povertà: nel <strong>di</strong>staccarsi<br />

<strong>da</strong>lle glorie, <strong>da</strong>lle ambizioni, <strong>da</strong>lla ricchezza che aveva costituito la<br />

sua prima giovinezza, nello spogliarsi <strong>di</strong> tutto per entrare in una vita<br />

<strong>di</strong> povertà, <strong>di</strong> contemplazione, <strong>di</strong> preghiera e <strong>di</strong> silenzio. Questa via<br />

<strong>di</strong> povertà <strong>di</strong>venta per lei la cosa più importante e l’unica maniera <strong>di</strong><br />

seguire Gesù povero.<br />

Immersa nella logica <strong>di</strong> corte, fatta <strong>di</strong> arrivismo, <strong>di</strong> competizione e<br />

<strong>di</strong> apparenza, sceglie per sé un’altra logica completamente opposta,<br />

quella del Vangelo, del gratuito dono <strong>di</strong> sé, dell’essere e del “rimanere”<br />

in Cristo, senza bisogno <strong>di</strong> altro, nella certezza che Lui provvederà<br />

a tutto. Consapevole, per esperienza personale, che la logica della<br />

ricchezza non mantiene la sua promessa <strong>di</strong> felicità decide con forza<br />

<strong>di</strong> recarsi a un’altra fonte per <strong>di</strong>ssetare la sete <strong>di</strong> amore che il Signore<br />

aveva posto nel suo cuore. È questo il senso dell’o<strong>di</strong>o per il mondo<br />

<strong>di</strong> cui parla: è la conversione ra<strong>di</strong>cale, il passaggio <strong>da</strong>lla mentalità e<br />

<strong>da</strong>lla ricerca del potere che caratterizza la logica mon<strong>da</strong>na alla logica<br />

evangelica, incarnata <strong>da</strong>i poveri, <strong>da</strong> coloro che non hanno nulla e<br />

tutto sperano e attendono <strong>da</strong> Dio.<br />

Canone o canto<br />

“Il secondo giglio fu l’umiltà del cuore”: la povertà interiore.<br />

Emerge, qui, con chiarezza che <strong>Camilla</strong> <strong>Battista</strong> è una donna ra<strong>di</strong>cale,<br />

figlia del suo tempo fatto <strong>di</strong> lotte e <strong>di</strong> guerre, <strong>di</strong> drammi e <strong>di</strong> passioni,<br />

una donna tutta d’un pezzo che non si accontenta delle mezze verità<br />

e non sopporta le ipocrisie. Con il suo scrivere vibrante e schietto ci<br />

parla <strong>di</strong> un altro aspetto della povertà: la povertà del cuore, fatta <strong>di</strong><br />

umiltà e <strong>di</strong> minorità, quella povertà <strong>di</strong> spirito a cui il vangelo invita ogni<br />

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