camminare insieme - Diocesi Altamura - Gravina - Acquaviva delle ...

Sapete tutti come legava tutte le date importanti della vita sua e delle
Diocesi alle feste mariane; è superfluo ricordare tutti i segni della sua
devozione filiale, dall’Ave Maria ogni ora, alle giaculatorie, al Rosario,
alle mortificazioni del sabato.
Sono storia, le grandiose celebrazioni per gli anniversari dei prodigi
della Madonna dei Setti Veli e della Madonna Addolorata, per l’Anno
Mariano e per le consacrazioni delle Diocesi di Troia e di Foggia a Maria.
Richiamo solo due testimonianze, una di Mons. Raffaele Castielli,
l’altra della signorina Assunta Giancaspero, e un ricordo personale.
Mons. Castielli: “A noi giovani sacerdoti diceva: «Mettete la Madonna
in mezzo alle vostre attività apostoliche: Essa vi aiuterà e sarà
garantita la buona riuscita di quanto farete»” (R. Castielli, Il fascino
della santità, 1999, p. 20).
Assunta Giancaspero: “Parlava della Madonna proprio come un figlio
amoroso parla della mamma sua e ripeteva: Andate a Lei in tutte le
circostanze spirituali e temporali e troverete ristoro: fatene la prova”.
Il ricordo personale: “Ero adolescente quando incontravo Mons. Farina.
L’ascoltavo con attenzione quando parlava. Non c’era colloquio o
omelia in cui, senza forzature, in modo naturale, non entrasse il pensiero
o il riferimento a Maria. Nel seminario di Troia la Madonna era una
presenza viva; la consacrazione a Lei era il punto di arrivo dei cinque
anni di formazione; la devozione a Lei, fonte di tanto fervore e di molte
iniziative. Tutto questo era frutto della formazione che Mons. Farina
dava ad educatori e seminaristi”.
Preghiera e ascolto
In una omelia di Origene si legge: “Sono queste le due attività del
Pontefice: o imparare da Dio, leggendo le Scritture divine e meditandole
più volte, o ammaestrare il popolo. Però insegni le cose che Egli
stesso ha imparato da Dio” (Omelie sul Lev., 6).
Sant’Ignazio d’Antiochia diceva si sé: “Mi affido al Vangelo come
alla carne di Cristo” (Ai Filadelfesi, 5).
E Giovanni Paolo II conclude: (il Vescovo) “deve essere come «dentro»
la parola, per lasciarsene custodire e nutrire come da un grembo
materno” (PG n. 15). “Il Vescovo potrà portare tra i suoi fratelli i segni
del suo essere padre, fratello e amico soltanto se sarà entrato nella nube
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