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Gli Scultori Valentino e Panciera Besarel - DEMO - - Provincia di ...

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1927 e nel 1928, nel venticinquesimo della morte dello scultore (1902),<br />

con la collocazione sulla facciata del municipio <strong>di</strong> Forno <strong>di</strong> Zoldo <strong>di</strong> un<br />

busto dell’artista, modellato dall’ultima figlia.<br />

Giuseppe Biasuz si era adoperato, nel 1926-1928, a raccogliere notizie<br />

e fotografie dell’opera <strong>di</strong> <strong>Valentino</strong> <strong>Besarel</strong>. Erano allora viventi le<br />

tre figlie dello scultore: Elisabetta (Bettina) <strong>Besarel</strong> Casal a Venezia,<br />

Giovanna <strong>Besarel</strong> Favretti a Padova, Caterina (Ninetta) <strong>Besarel</strong> Angelini<br />

a U<strong>di</strong>ne. Quin<strong>di</strong> il Biasuz potè ricavare informazioni anche dalla viva<br />

voce delle tre figlie, certamente dalle ultime due.<br />

La figlia più giovane Caterina si era de<strong>di</strong>cata anche all’arte e aveva<br />

maggiormente collaborato col padre negli ultimi tre lustri della sua<br />

vita; era anche quella che, sposandosi a U<strong>di</strong>ne nel 1901, aveva portato<br />

in quella città una moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> ricor<strong>di</strong> (fotografie, lettere e scritti <strong>di</strong><br />

ogni genere, residui dell’archivio famigliare e della bottega d’arte), oltre<br />

che modelli, mobili e opere d’arte dalla casa paterna a Venezia. Le<br />

carte, gli scritti, le cose minute riempirono un artistico cassone, al quale<br />

nessuno aveva accesso.<br />

La casa <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne, durante la prima grande guerra, fu abbandonata<br />

con la invasione <strong>di</strong> Caporetto, per oltre un anno e mezzo, in parte occupata<br />

da estranei. Le vicende della vita infierirono sulle famiglie delle<br />

tre figlie <strong>di</strong> <strong>Valentino</strong> <strong>Besarel</strong>.<br />

Il Biasuz, che prima aveva comunicato per via epistolare, nella primavera<br />

1928 visitò a Padova la casa <strong>di</strong> Giovanna <strong>Besarel</strong> vedova Favretti<br />

e poi a U<strong>di</strong>ne la casa <strong>di</strong> Caterina <strong>Besarel</strong> vedova Angelini. Ivi potè attingere<br />

le notizie più sicure e più estese sull’operosità <strong>di</strong> <strong>Valentino</strong> <strong>Besarel</strong>; potè<br />

consultare anche il manoscritto <strong>di</strong> memorie, che lo scultore aveva dettato<br />

nel 1885, dopo l’infortunio alla mano destra: il manoscritto, che nel<br />

libro attuale verrà riprodotto integralmente, è una sorta <strong>di</strong> autobiografia<br />

che si estende fin verso i trentadue anni; ha molta importanza per i<br />

riferimenti agli ascendenti e per l’esor<strong>di</strong>o dell’attività artistica personale.<br />

Inoltre il Biasuz ottenne il prestito del materiale illustrativo usato<br />

nella monografia (e in un paio <strong>di</strong> note in perio<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> quel tempo).<br />

È certo che lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Giuseppe Biasuz ebbe l’impronta della serietà<br />

e capacità dell’autore e risultò da una sufficiente documentazione;<br />

la compilazione avvenne in un tempo relativamente breve, per varie esigenze<br />

della pubblicazione. Lo stu<strong>di</strong>o rimane ancor oggi isolato su questo<br />

tema.<br />

Abbiamo ripreso in esame quanto è stato possibile adunare (ed è<br />

molto) del vecchio archivio <strong>Besarel</strong> – malgrado gli abbandoni <strong>di</strong> due gran<strong>di</strong><br />

guerre, e le inevitabili <strong>di</strong>spersioni – e abbiamo ricercato le voci della<br />

stampa del passato, sebbene modeste e in prevalenza giornalistiche.<br />

Abbiamo visitato un gran numero <strong>di</strong> opere, per lo più <strong>di</strong> statuaria<br />

religiosa, nel Veneto e molto le abbiamo fatte fotografare: sono le opere<br />

pre<strong>di</strong>lette <strong>di</strong> <strong>Valentino</strong> <strong>Besarel</strong>. Alcune opere sono in luoghi pubblici,<br />

altre o i modelli <strong>di</strong> creta e <strong>di</strong> legno sono in abitazioni private.<br />

Di alcune opere abbiamo avuto soltanto qualche notizia; <strong>di</strong> molte,<br />

specialmente <strong>di</strong> quelle <strong>di</strong> bottega, dei mobili più o meno scolpiti e ornati,<br />

delle opere all’estero, non sappiamo quasi nulla: l’attività <strong>di</strong> <strong>Valentino</strong><br />

<strong>Besarel</strong>, in alcune parti coa<strong>di</strong>uvato dal fratello Francesco e da un certo<br />

numero <strong>di</strong> collaboratori e allievi, fu negli ultimi decenni e, nonostante<br />

l’infortunio della mano destra nel 1885, intensissima.<br />

Il nostro lavoro è stato lungo e modesto: <strong>di</strong> ricerca, <strong>di</strong> raccolta, <strong>di</strong><br />

registrazione; rimane ovviamente incompleto.<br />

Sebbene, per certi aspetti, ere<strong>di</strong>tarietà documentaria, conoscenza<br />

e de<strong>di</strong>zione profonda alla Val <strong>di</strong> Zoldo, nessun altro avrebbe potuto trovarsi<br />

in con<strong>di</strong>zioni migliori delle nostre per un lavoro, noi non apparteniamo<br />

al campo dello stu<strong>di</strong>o dell’arte e non ne abbiamo il linguaggio.<br />

Non possiamo svolgere nessun tema comparativo, elogiativo o encomiastico.<br />

Possiamo, ancora una volta, stupirci che in una valle montana isolata<br />

e in con<strong>di</strong>zioni ambientali povere e <strong>di</strong>fficili, si sia accesa la face dell’arte.<br />

Giovanni Angelini<br />

ottobre 1989<br />

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