Gli Scultori Valentino e Panciera Besarel - DEMO - - Provincia di ...

Foto 98 – Tabernacolo di S. Rocco. Uno dei
putti laterali che trattengono il cortinaggio,
opera probabile di Francesco Besarel (foto
M. Brogiolo, Brescia).
Foto 99 – V. Besarel iun. Crocifisso per l’amico
Sebastiano Barozzi, che con lui condivise
gli ideali risorgimentali e le fatiche della
carriera artistica. Riporta incisa la scritta “Al
distintissimo don Sebastiano Barozzi/nostro
affezionatissimo amico/Valentino Besarel
scolpì, 1862 (Museo Civico di Belluno,
foto De Santi).
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Foto 100 – V. Besarel iun. Busto in marmo
del pittore Giovanni de Min, Municipio
di Belluno (prima del 1861).
sto Redentore. 63 Il crocifisso della portella, seppure di minori dimensioni,
richiama nello stile, quello scolpito per Sebastiano Barozzi nel 1862 64 (foto
99).
Nell’elenco di Francesco Coraulo 65 , oltre a “Cornici con tavolo fogliami
e putti a Venezia comis[sionata]”, viene citata “una cornice intitolata
La fratellanza italiana venduta al Govern.[atore]”, con l’aggiunta seguente,
su foglietto staccato di carta azzurrina:
“Giornale la Chiacchiera, Firenze 22 Aprile:
Catalogo delle cose più notevoli esposte nelle sale della Società promotrice
(Espos.[izione] della primavera): Brevissimi cenni – N. 16 Besarel
Valentino e Francesco Veneti – una graziosissima cornice in legno”.
È la cornice che fu ammirata alla prima Esposizione Nazionale Italiana,
quella di Firenze, del 1861, alla quale Valentino ebbe l’ardimento
di partecipare con un’opera così descritta dall’artista Ignazio Cantù:
“È una cornice ovale in legno, ad uso di cornice da quadri o da specchio,
la quale nel concetto degli artisti rappresenta la Fratellanza Italiana simboleggiata
in quindici puttini, i quali vagamente disposti ed in atteggiamenti
diversi s’intrecciano e paiono librarsi e poggiare fra mezzo a delicati
fogliami. Gli artefici di questo elegante e laborioso intaglio sono esuli
veneti, Valentino e Francesco Besareli” 66 .
Sappiamo dalle Memorie che Francesco ventunenne era soggetto alla
coscrizione obbligatoria sotto l’Austria, ma Valentino lo aiutò, col sostegno
di vari amici, a oltrepassare il confine a Rovigo (dove sarà ospitato
dalla famiglia zoldana dei Zammatteo), per raggiungere Milano. Valentino
stesso oltrepassa il confine a Pontelagoscuro, il 19 ottobre 1860,
e vedendo la bandiera italiana si commuove, quindi attraversa l’Appennino
a piedi, per ragioni di sicurezza, dato che le carrozze venivano assalite
dai briganti, e si porta a Firenze, dove trova stanza all’“arco di S. Pietro,
vicino alla cupola del Brunelleschi”. L’indomani, al Caffè Michelangelo,
ritrovo degli artisti, incontra il pittore Loth Bruna di Feltre (1817-1867),
tramite il quale si ricongiunge con altri amici bellunesi e con Favento e
fa conoscenza con Ulisse De Matteis. Rimane abbagliato dalle bellezze
di Firenze: al mattino presto, prima di colazione, si aggira nei dintorni
per contemplare le porte del Ghiberti e il campanile, quindi dedica alcune
ore al lavoro per poi frequentare, nello spazio centrale della giornata,
l’Accademia delle Belle Arti; indi, la sera, riprende il lavoro. Incontra
63 Vedi più precisamente R. Bernini in De Grassi M. (a cura di) Valentino
Panciera Besarel 1829-1902 in stampa.
64 Presso il Museo Civico di Belluno, alto 117 cm, presenta l’iscrizione “al
distintissimo don Sebastiano Barozzi/nostro affezionatissimo amico/Valentino
Besarel scolpì, 1862”.
65 L’elenco contiene un riferimento anche al busto del pittore De Min
(“Demin – sopra il naturale 74 cmt”): visibile nell’atrio al primo piano del municipio
di Belluno, in marmo, misura effettivamente 74 cm e porta incise sul
lato le lettere iniziali V.B.S.(sculpsit) (foto 100).
66 Lo scritto è all’interno di una nota sulla situazione delle Belle Arti di Firenze
del 1861(archivio V. Besarel).
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