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LETTERA A KONICHI-BO - Verobuddismo.ru

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Scritti di Nichiren Daishonin<br />

volume 6<br />

<strong>LETTERA</strong> A <strong>KONICHI</strong>-<strong>BO</strong><br />

Nel settembre dell'ottavo anno di Bun'ei (1271), quando Giove si trovava nel<br />

settore col segno kanoto-hitsuji, avendo attirato su di me l'ira del governo, fui esiliato<br />

nell'isola di Sado, nel mare del nord.<br />

Quando vivevo a Kamakura nella provincia di Sagami, provavo una certa<br />

nostalgia per la provincia di Awa, il mio luogo di nascita. Ma benché fosse il mio paese,<br />

poiché i sentimenti della gente nei miei confronti non erano amichevoli, l'ho visitato<br />

raramente. In seguito incorsi nello sfavore delle autorità e avrei dovuto essere<br />

giustiziato, poi invece venni allontanato dal paese. Perciò non avevo la più vaga<br />

speranza di tornare a Kamakura e, se non potevo tornare, non avrei potuto visitare la<br />

tomba dei miei genitori. Pensando a ciò mi rammaricavo pieno di rimpianto: perché<br />

prima di trovarmi in una simile situazione non avevo attraversato il mare e scalato le<br />

montagne ogni giorno, o almeno una volta al mese, per visitare la tomba dei miei<br />

genitori e per chiedere notizie del mio maestro? 1<br />

= = =<br />

1. Mio maestro: Dozen-bo, il rettore del tempio Seicho-ji, presso il villaggio Tojo nella provincia di<br />

Awa, dove Nichiren Daishonin studiò e prese i voti.<br />

59<br />

Su Wu 2 restò prigioniero nella terra dei barbari del nord per diciannove anni e<br />

invidiava le oche selvatiche che migravano verso sud. Nakamaro 3 fu inviato in Cina<br />

dall'imperatore giapponese e gli anni passarono senza che gli fosse permesso di<br />

tornare in patria. Ogni volta che vedeva la luna sorgere a est si consolava pensando<br />

che era la stessa luna che stava sorgendo sul monte Mikasa nella sua provincia e che in<br />

quello stesso momento anche gli abitanti del suo paese natale la stavano<br />

contemplando.<br />

Proprio mentre ero sopraffatto dalla nostalgia, ho ricevuto dal mio paese natale<br />

l'abito da te inviato per mezzo di una persona che veniva a Sado. Per Su Wu si trattò<br />

della zampa di un'oca, per me concretamente di un abito! La mia gioia non può essere<br />

nemmeno lontanamente paragonata alla sua.<br />

Gli abitanti di questo paese, ingannati dai preti Nembutsu e dalle sette Zen, Ritsu e<br />

Shingon, esteriormente si comportano come se riverissero il Sutra del Loto, ma in cuor<br />

loro non<br />

= = =


2. Su Wu (140-60 a.C.): un ministro dell'imperatore Wu della dinastia Han anteriore. Nell'anno<br />

100 a.C. Su Wu fu inviato nella terra dei barbari del Nord (tribù nomadi Hsiung-nu) per chiedere che<br />

giurassero fedeltà all'imperatore della Cina. Lo Shan-yu, il loro capo, rifiutò e lo fece imprigionare. Su Wu<br />

fu rinchiuso in una grotta, costretto per un periodo a sopravvivere cibandosi di neve, e sopportò molte<br />

avversità prima che i suoi carcerieri gli consentissero di tornare in patria diciannove anni più tardi. Il<br />

successore di Wu, l'imperatore Chao, chiese il suo rilascio ma i suoi carcerieri gli mandarono a dire,<br />

mentendo, che Su Wu era morto. Allora uno dei servitori di Su Wu suggerì all'inviato dell'imperatore di<br />

riferire ai barbari che l'imperatore stesso aveva abbattuto nei pressi della capitale un'oca selvatica che<br />

aveva legata alla zampa una lettera che provava che Su Wu era sempre vivo, e così il capo dei barbari del<br />

nord fu costretto a liberare Su Wu.<br />

3. Nakamaro (698-770): Abe no Nakamaro, che nel 717 fu inviato come studioso nella Cina T'ang e<br />

in seguito servì l'imperatore Hsuan-tsung come funzionario del governo cinese. Quando nel 733 volle<br />

tornare in Giappone, le autorità non lo permisero. Più tardi ottenne il permesso di partire, ma la sua nave<br />

naufragò costringendolo a fare ritorno in Cina, dove morì.<br />

60<br />

ci credono. Io, Nichiren, non credo di aver fatto nulla di male quando ho sostenuto la<br />

supremazia del Sutra del Loto, tuttavia tutti mi odiano, proprio come nell'Ultimo<br />

giorno della Legge del Budda Ionno 4 detestavano il Bodhisattva Fukyo. Dal reggente<br />

alla gente comune, nessuno vuole nemmeno sentire pronunciare il mio nome, e ancor<br />

meno incontrarmi di persona. Di conseguenza, anche se sono innocente da ogni colpa,<br />

non ho alcuna possibilità di essere perdonato dall'esilio. Per di più, io ho detto che il<br />

Nembutsu, che il popolo del Giappone rispetta più dei propri genitori e onora più del<br />

sole e della luna, è la causa che conduce all'inferno di incessante sofferenza, che la<br />

setta Zen è opera dei diavoli, che la setta Shingon è un'eresia che manderà in rovina la<br />

nazione, e ho insistito che i templi dei seguaci del Nembutsu, della setta Zen e dei<br />

preti Ritsu fossero b<strong>ru</strong>ciati e i preti Nembutsu decapitati 5 . Mi sono spinto tanto in là<br />

da affermare che i due preti laici defunti 6 dei templi Saimyo-ji e Gokuraku-ji erano<br />

caduti<br />

= = =<br />

4. Budda Ionno: un Budda menzionato nel capitolo Fukyo (ventesimo) del Sutra del Loto. Fukyo<br />

riveriva tutte le persone che incontrava per la loro innata natura di Budda, ma fu deriso e attaccato con<br />

bastoni e pietre. Mentre nel sutra si afferma che ciò accadde durante il Medio giorno della Legge del Budda<br />

Ionno, sia qui che in altri scritti Nichiren Daishonin dice che fu nell'Ultimo giorno della Legge del Budda<br />

Ionno, probabilmente per sottolineare che il declino del Buddismo e le persecuzioni subite dal devoto della<br />

vera Legge, descritti all'epoca di Fukyo. erano eguali a quello che stava succedendo nella sua epoca.<br />

5. Affermazioni simili si trovano nel Sutra del Nirvana, in cui si afferma che i nemici della Legge<br />

dovrebbero essere messi a morte. Tali affermazioni sono riprese nel Rissho ankoku ron, dove però il<br />

Daishonin chiarisce che non vanno prese alla lettera. Ciò che bisogna abolire è l'offesa, non la persona che<br />

la commette.<br />

6. Due preti laici defunti: Hojo Tokiyori (1227-1263), quinto reggente dello shogunato di<br />

Kamakura, che prese i voti come prete laico nel tempio Saimyo-ji, e Hojo Shigetoki (1198-1261), terzo figlio<br />

del secondo reggente Yoshitoki e consigliere del reggente Tokiyori, che cost<strong>ru</strong>ì il<br />

Gokuraku-ji. Per prete laico (nyudo) si intende chi riceve la tonsura come un prete ma continua una vita<br />

da laico.<br />

61


nell'inferno Avichi. Dopo aver pronunciato accuse così gravi contro tutti, umili e<br />

potenti, anche se avessi parlato per sbaglio, non avrei mai più potuto salvarmi. E, cosa<br />

ancora peggiore, ho ripetuto questi ammonimenti mattina e sera, li ho discussi giorno<br />

e notte e ho anche avvisato Hei no Saemon e diverse centinaia di altri funzionari che<br />

non avrei mai smesso di ripeterli, qualunque fosse la punizione nella quale potessi<br />

incorrere. Quindi, anche se una roccia in fondo al mare, che può essere spostata solo<br />

da mille uomini, potesse affiorare da sola alla superficie, o se la pioggia che cade dal<br />

cielo non raggiungesse il suolo, io, Nichiren, non avrei potuto assolutamente tornare a<br />

Kamakura.<br />

Tuttavia mi ha dato coraggio pensare che se l'insegnamento del Sutra del Loto è<br />

vero e se gli dèi del sole e della luna non mi abbandonano, potrei avere ancora la<br />

possibilità di tornare a Kamakura e anche di visitare la tomba dei miei genitori. Dalla<br />

cima di un'alta montagna gridai forte: «Cosa è successo a Bonten e a Taishaku, agli dèi<br />

del sole e della luna, ai quattro Re Celesti? Forse Tensho Daijin e Hachiman hanno<br />

lasciato questo paese? Intendete violare il giuramento fatto in presenza del Budda e<br />

abbandonare il devoto del Sutra del Loto? Se non tenete fede al giuramento,<br />

qualunque cosa possa accadere a Nichiren, non ha importanza. Ma ognuno di voi<br />

pronunciò un solenne giuramento in presenza del Signore Shakyamuni, del Budda<br />

Taho e di tutti i Budda delle dieci direzioni: se adesso, invece di proteggere Nichiren,<br />

lo abbandonate, non farete delle parole del Sutra del Loto «scartando onestamente gli<br />

insegnamenti provvisori» 7 una grossa menzogna? La colpa di tradire tutti i Budda delle<br />

dieci direzioni e delle tre esistenze, è più grave delle atroci menzogne di Devadatta e<br />

più biasimevole degli inganni di Kokalika 8 . Potete<br />

= = =<br />

7. Sutra del Loto, cap. 2.<br />

8. Kokalika: un membro della tribù Shakya che cadde sotto l'influenza di Devadatta e calunniò<br />

Shariputra e Maudgalyayana. Si dice che sia caduto vivo nell'inferno.<br />

62<br />

essere rispettati come il Gran Dio Bonten che vive in cima al mondo della forma 9 , o<br />

come il Dio dai Mille Occhi 10 che vive sulla cima del monte Sume<strong>ru</strong>, ma se<br />

abbandonate me, Nichiren, diventerete legna da ardere per alimentare le fiamme<br />

dell'inferno Avichi e sarete per sempre confinati nella grande cittadella della<br />

sofferenza incessante. Se avete paura di questa punizione, manifestate al più presto<br />

qualche segno al paese [dimostrando la correttezza dei miei insegnamenti],<br />

permettendomi così di tornare a casa».<br />

Io fui arrestato il 12 settembre, a novembre scoppiò una ribellione 11 e l’11<br />

febbraio dell'anno successivo alcuni generali che dovevano proteggere il Giappone,<br />

furono giustiziati senza alcuna ragione apparente. Era un chiaro segno della punizione<br />

del cielo. Forse scosse da questo episodio, le autorità rilasciarono i miei discepoli<br />

imprigionati.<br />

= = =


9. Mondo della forma: la seconda divisione del triplice mondo, i cui abitanti sono soggetti a certe<br />

restrizioni materiali ma sono liberi dai desideri e si nutrono di luce. Il Gran Dio Bonten (Mahabrahman)<br />

che regna sul mondo di saha, risiedeva nel primo Cielo di meditazione, nel mondo della forma sopra il<br />

monte Sume<strong>ru</strong>. Nel Buddismo viene considerato uno dei due più importanti dèi tutelari, insieme a<br />

Taishaku (Indra).<br />

10. Dio dai Mille Occhi: altro nome di Taishaku. Si riteneva che risiedesse in un palazzo chiamato<br />

"Visioni corrette" nel cielo Trayastrimsha in cima al monte Sume<strong>ru</strong>, servito dai quattro Re Celesti, e che<br />

governasse gli altri trentadue dèi di quel cielo. Veniva chiamato il Dio dai Mille Occhi perché, secondo il<br />

Sutra Zo-agon, in una vita precedente come essere umano, grazie alla sua grande saggezza aveva<br />

percepito mille significati in un singolo istante.<br />

11. A quale avvenimento si faccia riferimento non è certo. "L'11 febbraio dell'anno successivo" si<br />

riferisce a un complotto per impadronirsi del potere, ordito da Hojo Tokisuke, fratellastro più anziano del<br />

reggente Hojo Tokimune. Il complotto fu sventato e due dei cospiratori, Nagoe Tokiaki e Nagoe Noritoki,<br />

furono messi a morte l’11 febbraio. Tokisuke fu decapitato il 15 febbraio e cinque generali furono decapitati<br />

per aver giustiziato come cospiratori degli innocenti. Questa lotta all'interno del clan reggente confermò<br />

la profezia del Daishonin sulle "lotte intestine".<br />

63<br />

Comunque io non ero ancora stato perdonato e continuai a rimproverare gli dèi<br />

celesti con veemenza ancora maggiore. Poi un giorno vidi volare un corvo dalla testa<br />

bianca e ricordai la storia del cavallo e del corvo del principe Tan di Yen 12 e la poesia<br />

del prete Nichizo 13 : «Perfino la testa del corvo di montagna è diventata bianca. Il<br />

momento del mio ritorno a casa è finalmente arrivato». Mi convinsi che sarei stato<br />

rilasciato e, infatti, la lettera di perdono spedita il 14 febbraio dell'undicesimo anno di<br />

Bun'ei [1274], arrivò nella provincia di Sado l'8 marzo.<br />

Lasciai [la mia residenza a] Sado il 13 di quel mese e giunsi al porto di Maura<br />

dove passai la notte del 14. Sarei dovuto arrivare al porto di Teradomari nella provincia<br />

di Echigo il 15, ma una tempesta impedì alla nave di attraccare. Fortunatamente, dopo<br />

essere rimasti al largo per due giorni, sbarcai a Kashiwazaki, il giorno seguente giunsi a<br />

Kou e finalmente il 26 marzo entrai in Kamakura dopo un viaggio di dodici giorni. L'8<br />

aprile ho avuto un incontro con Hei no Saemon ma, come mi aspettavo, i miei<br />

ammonimenti rimasero inascoltati. Avevo protestato tre volte 14 al solo scopo di salvare<br />

il Giappone<br />

= = =<br />

12. Questa storia si trova nello Shih chi (Cronache storiche), nel volume 86 e nei relativi<br />

commentari. Quando il principe Tan fu catturato e tenuto prigioniero, egli implorò il re di Ch'in di<br />

rilasciarlo. Ma questi gli disse: «Ti permetterò di tornare a casa quando la testa del corvo diventerà bianca<br />

e le corna spunteranno sulla fronte di un cavallo». Quando Tan guardò in cielo rammaricandosi della sua<br />

sfortuna, apparve un corvo dalla testa bianca, e quando si gettò a terra piangendo spuntarono le corna a<br />

un cavallo. Di conseguenza il re fu costretto a liberarlo come promesso.<br />

13. Nichizo: prete della setta Hosso che viveva nel tempio Ryumon-ji nella provincia di Yamato.<br />

Questa poesia non è di Nichizo, ma appare nella quarta antologia imperiale Go Shui Shu del prete Zoki. È<br />

possibile che il Daishonin abbia scritto nel manoscritto originale la forma abbreviata "prete Zo" e che un<br />

discepolo copiando il Gosho abbia trascritto "prete Nichizo"<br />

14. La prima volta fu quando il Daishonin presentò il Rissho ankoku ron a Hojo Tokiyori nel 1260.<br />

La seconda quando ammonì Hei no Sa mon poco prima della persecuzione di Tatsunokuchi nel 1271 e la<br />

terza nell'incontro sopra menzionato.<br />

64


dalla rovina, ma sapendo che, se i miei ammonimenti fossero stati ignorati, avrei<br />

dovuto ritirarmi in una foresta sulle montagne, il 12 maggio lasciai Kamakura.<br />

Pensai di tornare al mio paese natale per recarmi ancora una volta in visita alla<br />

tomba dei miei genitori. Ma la tradizione, sia nel Buddismo che nel mondo secolare,<br />

vuole che si ritorni a casa carichi di onori. Se fossi tornato senza un qualsiasi onore<br />

degno di nota, non mi sarei dimostrato un figlio poco devoto? Tuttavia, visto che ero<br />

riuscito a ritornare a Kamakura superando prove durissime, pensai che forse avrei<br />

avuto anche la possibilità di tornare a casa trionfalmente e che allora avrei visitato la<br />

tomba dei miei genitori. Con questa profonda convinzione, non sono ancora tornato<br />

nel mio paese natale. Tuttavia la nostalgia di casa è così forte che quando qualcuno<br />

dice che il vento soffia da est corro fuori a sentirlo, e se mi dicono che le nuvole si<br />

stanno raccogliendo in cielo a oriente vado in giardino a osservarle. Per questo accolgo<br />

con gioia anche una persona per la quale non provo amicizia se dice che viene dal mio<br />

paese. Immagina quindi come è stata grande la mia gioia nel ricevere la tua lettera.<br />

L'ho aperta e letta in gran fretta, solo per scoprire che avevi perso tuo figlio Yashiro l'8<br />

giugno di due anni fa. Ero stato cosi felice prima di aprire la tua lettera, ma dopo aver<br />

letto la triste notizia mi è dispiaciuto di averla aperta così in fretta. Ho provato un<br />

dispiacere paragonabile a quello di Urashima no Ko quando aprì il suo scrigno 15 .<br />

= = =<br />

15. Urashima no Ko: un personaggio leggendario giapponese, chiamato anche Urashima Taro.<br />

Dopo aver trascorso tre anni fra i piaceri nel palazzo del Dio del mare sul fondo degli abissi, Urashima<br />

ritornò a casa e scoprì che non riconosceva più nessuno degli abitanti del suo villaggio. In preda allo<br />

smarrimento e all'angoscia, aprì lo scrigno che il Dio del mare gli aveva dato con la raccomandazione di<br />

non aprirlo mai. Dallo scrigno scaturì una nube di fumo bianco che gli incanutì i capelli. In un solo istante<br />

si trasformò in un vecchio decrepito, dato che a sua insaputa erano trascorsi secoli durante la sua<br />

assenza.<br />

65<br />

Mi sta molto a cuore la gente della mia provincia natale, anche chi mi ha fatto<br />

soffrire. Tuo figlio mi era rimasto impresso in maniera particolare per il suo<br />

bell'aspetto che lo faceva spiccare fra gli altri e la sua aria risoluta ma senza alcuna<br />

traccia di testardaggine. [Lo vidi] durante una lezione sul Sutra del Loto, ma non gli<br />

rivolsi la parola dato che erano presenti molti sconosciuti. Quando la lezione finì,<br />

anche lui se ne andò insieme a tutti gli altri ascoltatori, ma mandò un messaggero per<br />

comunicarmi quanto segue: «Vengo da un posto chiamato Amatsu nella provincia di<br />

Awa. Fin dall' infanzia io ho ammirato il vostro sincero impegno, così come mia<br />

madre. Forse penserete che stia parlando con eccessiva familiarità, ma c'è una<br />

questione sulla quale vorrei chiedervi consiglio in privato. So che per parlarvi dovrei<br />

aspettare fino a quando ci saremo conosciuti meglio, ma prestando servizio presso un<br />

guerriero dispongo di poco tempo e inoltre la faccenda è piuttosto urgente. Quindi, vi<br />

prego di perdonare la mia scortesia e di concedermi un incontro». Questo è il modo<br />

cortese con il quale mi chiese di consigliarlo. Inoltre, poiché proveniva dalla mia<br />

provincia natale, gli dissi di non fare cerimonie e lo invitai a casa mia. Dopo avermi<br />

dato notizie dettagliate del passato e del futuro, disse: «In questo mondo niente è


permanente. Nessuno sa quando morirà. Inoltre, essendo al servizio di un guerriero, io<br />

non posso sottrarmi alla sfida a un prossimo combattimento. Temo ciò che mi attende<br />

nell'altra vita. Vi prego di aiutarmi». Lo ist<strong>ru</strong>ii in merito citando dei brani del sutra.<br />

Egli si lamentò dicendo: «Non posso fare niente per mio padre, che è morto. Ma mia<br />

madre è vedova e, se morissi prima di lei, non potrei assolvere ai miei doveri filiali. Se<br />

dovesse accadermi qualcosa, per favore, chiedete ai vostri discepoli di prendersi cura<br />

di lei».<br />

Mi fece questa richiesta in maniera rispettosa. Ho ragione nel supporre che<br />

niente di male accadde in quell'occasione e che morì per un incidente accaduto<br />

successivamente?<br />

66<br />

Chiunque nasca come essere umano, umile o potente, non è libero dalla sofferenza e<br />

dalle disgrazie. Le difficoltà variano con i tempi e differiscono a seconda delle persone.<br />

La sofferenza è come la malattia: qualunque sia la malattia di cui si soffre, quando si<br />

aggrava si pensa che nessuna malattia può essere peggiore della nostra. C'è la<br />

sofferenza di dividersi dal proprio signore, di separarsi dai propri genitori, dal proprio<br />

sposo, e nessuna è trascurabile. Si può comunque trovare un altro signore da servire o<br />

trovare conforto risposandosi, ma la sofferenza di perdere un genitore o un figlio non<br />

fa che approfondirsi sempre più con il passare dei giorni e dei mesi. Tuttavia, anche<br />

nel caso della separazione dai genitori o dai figli, che i genitori muoiano mentre i figli<br />

continuano a vivere fa parte del naturale ordine delle cose. Ma che una madre anziana<br />

sia preceduta nella tomba dal figlio è una cosa troppo penosa, tanto che si può nutrire<br />

risentimento verso gli dèi celesti e il Budda. Perché non hanno preso te per prima<br />

invece di tuo figlio? È c<strong>ru</strong>dele averti inflitto questo gran dolore lasciandoti<br />

sopravvivere!<br />

Anche gli animali, che non sono dotati di intelligenza, non possono sopportare<br />

di separarsi dai loro piccoli. Il fagiano dorato al Monastero del boschetto di bambù si<br />

gettò nelle fiamme e morì nel tentativo di salvare le sue uova 16 . Il cervo maschio al<br />

Parco delle gazzelle offrì se stesso al re per salvare il piccolo ancora nell'utero di una<br />

femmina 17 . Quanto più<br />

= = =<br />

16. Fonte sconosciuta. Una storia simile appare nel Daichido ron, vol 16. In questa storia si narra<br />

che durante un incendio scoppiato nelle vicinanze di Kushinagara in India, un fagiano immerse le ali e le<br />

piume in un fiume e si gettò nelle fiamme per spegnerle, sacrificando la vita per salvare la sua famiglia. Il<br />

Monastero del Boschetto di bambù, cost<strong>ru</strong>ito da Kalandaka come offerta al Budda Shakyamuni, si trova a<br />

Rajagriha in India.<br />

17. Questa storia appare nel Daito saiiki ki e in altre fonti. Il signore di Varanasi cacciò e uccise<br />

numerosi cervi in una certa località. Il re dei cervi lo implorò di cessare l'inutile massacro e promise che gli<br />

avrebbe fornito ogni giorno il numero di cervi desiderato. Un giorno che aveva a disposizione solo una<br />

cerva gravida, preferì consegnare se stesso al signore. Questi rimase così impressionato dalla sua<br />

compassione che gli concesse quella terra, che divenne quindi il Parco dei cervi.<br />

67


grande, quindi, deve essere l'amore degli esseri umani verso i propri figli! La madre di<br />

Wang Ling 18 si spaccò la testa [morendo per impedire al figlio di divenire un traditore]<br />

e la consorte dell'imperatore Shen Yao 19 si aprì l'addome per amore del principe non<br />

ancora nato. Considerando questi esempi, sono certo che tu stessa non esiteresti a<br />

gettarti nelle fiamme o a spaccarti la testa se questo ti permettesse di rivedere ancora<br />

tuo figlio. Immaginando la tua sofferenza, le mie lacrime non cessano di scorrere.<br />

Dici nella tua lettera: «Siccome mio figlio ha ucciso altri uomini, vorrei che mi<br />

dicessi in quale posto potrà rinascere». Un ago affonda nell'acqua e la pioggia non<br />

rimane in cielo. Coloro che uccidono anche solo una formica sono destinati all'inferno<br />

e coloro che fanno a pezzi i cadaveri non possono sfuggire ai cattivi sentieri. Più di<br />

tutti soffrirà chi uccide un essere umano. Comunque, anche una grande roccia può<br />

galleggiare sul mare se viene trasportata da una barca. E l'acqua non può forse<br />

spegnere anche un grande fuoco? Anche una piccola colpa può condurci sui sentieri<br />

del male se non ce ne pentiamo, ma anche una grave colpa può essere cancellata se ce<br />

ne pentiamo.<br />

Citerò alcuni esempi. Il monaco che <strong>ru</strong>bò il miglio rinacque<br />

= = =<br />

18. Wang Ling (?-177 a.C.): un alto funzionario della dinastia Han anteriore. Quando Hsiang Yu di<br />

Ch'u combatté contro Liu Pang di Han per il possesso della città, catturò la madre di Wang Ling per<br />

costringerlo ad allearsi con lui. Ma la madre mandò in segreto un messaggio al figlio esortandolo a<br />

rimanere fedele a Liu Pang e subito dopo si suicidò.<br />

19. Consorte dell'imperatore Shen Yao. Una delle mogli di Li Yuan (565-635), il fondatore della<br />

dinastia T'ang, che fu in seguito chiamato Shen Yao. Si dice che fosse bella e intelligente, versata nella<br />

calligrafia e nella pittura.<br />

68<br />

per cinquecento vite come un bue 20 . Colui che <strong>ru</strong>bò l'avena cadde nei tre cattivi<br />

sentieri 21 . Più di ottantamila sovrani, fra i quali Rama, Batsudai, Bi<strong>ru</strong>shin, Nagosa,<br />

Katei, Bishakya, Gakko, Komyo, Nikko, Ai e Jitanin, uccisero il proprio padre per salire<br />

al trono 22 e, poiché non incontrarono un buon maestro, la loro colpa non potè essere<br />

cancellata e caddero nell'inferno Avichi.<br />

A Varanasi c'era un uomo malvagio chiamato Ajita 23 . Essendosi innamorato di<br />

sua madre, uccise il padre e la prese in moglie. Quando l’arhat che era stato il maestro<br />

del padre lo ammonì, egli uccise anche lui e, quando la madre sposò un altro uomo,<br />

uccise anche la madre. Così facendo commise tre dei cinque peccati cardinali. Tenuto<br />

a distanza dai vicini, non gli rimaneva alcun posto in cui rifugiarsi. Si recò allora al<br />

monastero di Jetavana 24 e chiese di essere ammesso nell'ordine, ma quando i monaci<br />

rifiutarono, la malvagità si scatenò nel suo cuore e appiccò il fuoco a molti alloggi dei<br />

monaci. Infine<br />

= = =<br />

20. Questa storia appare nello Hokke mongu ki, vol. 2. Gavampati, uno dei discepoli di<br />

Shakyamuni, per aver <strong>ru</strong>bato del miglio in una passata esistenza, rinacque come bue per 500 vite<br />

successive. Pare che anche dopo essere diventato un discepolo del Budda si comportasse come un bue.<br />

21. Fonte sconosciuta.


22. Quando Ajatashat<strong>ru</strong> si ricoprì di piaghe fetide e si pentì di avere ucciso suo padre, uno dei sei<br />

ministri non buddisti cercò di consolarlo elencando gli ottantamila re che nell'antica India avevano ucciso<br />

i loro padri per usurpare il trono. Le parole del ministro si trovano nel Sutra del Nirvana, vol. 19.<br />

23. Ajita: un seguace di Shakyamuni, la cui storia è menzionata dal grande medico Jivaka nel<br />

Sutra del Nirvana, vol. 19. Jivaka riuscì a persuadere Ajatashat<strong>ru</strong> a riflettere sulla sua passata condotta e<br />

ad accettare gli insegnamenti del Budda. Benché Ajita sia anche un appellativo del Bodisattva Miroku, qui<br />

si riferisce a un'altra persona.<br />

24. Monastero di Jetavana: monastero situato a Shravasti dove Shakyamuni visse e insegnò<br />

durante la stagione delle piogge negli ultimi venticinque anni della sua vita. Fu cost<strong>ru</strong>ito dal laico Sudatta<br />

sul terreno offerto del principe Jetri.<br />

69<br />

incontrò il Budda Shakyamuni che gli permise di prendere i voti.<br />

Nell'India settentrionale c'era un regno chiamato Saiseki, governato dal re<br />

Ryuin. Questi uccise suo padre, ma in seguito, inorridito per la propria azione,<br />

abbandonò il paese e si presentò pentito al Budda che lo perdonò 25 .<br />

Il re Ajatashat<strong>ru</strong> era per natura posseduto dai tre veleni e commetteva<br />

abitualmente le dieci azioni malvagie 26 . Per di più uccise suo padre, tentò di uccidere<br />

sua madre, prese Devadatta come maestro e massacrò moltissimi discepoli del Budda.<br />

A causa di questi misfatti il 15 febbraio, proprio il giorno in cui il Budda stava per<br />

morire, comparvero sulle sette aree del corpo del re delle piaghe vi<strong>ru</strong>lente, segno<br />

premonitore che egli sarebbe caduto nell'inferno di sofferenza incessante. Il re si<br />

contorceva nell'agonia, sentendosi come divorato da un gran fuoco o immerso<br />

nell'acqua bollente. I suoi sei ministri si presentarono al re e convocarono i sei maestri<br />

non buddisti 27 , chiedendo loro di guarirlo da quelle ripugnanti piaghe. Ciò è<br />

paragonabile a quanto accade oggi alla gente del Giappone, che si affida ai maestri Zen<br />

e Ritsu e ai preti Nembutsu e Shingon, considerandoli buoni maestri, perché<br />

scongiurino il pericolo dei Mongoli e l'aiutino nella prossima vita. Per di più<br />

Devadatta, il primo maestro di Ajatashat<strong>ru</strong>,<br />

= = =<br />

25. Questa storia appare nel Sutra del Nirvana, vol. 19. Si conosce poco di Saiseki (Piccole Pietre) o<br />

Ryuin.<br />

26. Dieci azioni malvagie: enumerate nel Kusha ron, sono le tre azioni fisiche di uccidere, <strong>ru</strong>bare e<br />

avere rapporti sessuali illeciti, le quattro azioni verbali di mentire, adulare (o di parlare in modo<br />

irresponsabile), diffamare e parlare con doppiezza, e delle tre azioni mentali di avidità, collera e stupidità<br />

(o avere opinioni scorrette)<br />

27. Sei maestri non buddisti: influenti filosofi indiani contemporanei di Shakyamuni, che <strong>ru</strong>ppero<br />

con l'antica tradizione vedica sfidando l'autorità brahmana. Erano Purana Kassapa, Makkhali Gosala,<br />

Sanjaya Belatthiputta, Ajita Kesakambala, Pakhuda Kacchayana e Nigantha Nataputta.<br />

70<br />

conosceva a memoria i sessantamila insegnamenti non buddisti e gli ottantamila<br />

insegnamenti buddisti; la sua comprensione delle discipline secolari e religiose era<br />

chiara come il sole e la luna, come uno specchio levigato. Era paragonabile ai dotti<br />

preti della setta Tendai di oggi, che sono esperti sia negli insegnamenti esoterici che in<br />

quelli essoterici e conoscono tutti i sutra buddisti. Dato che Ajatashat<strong>ru</strong> era consigliato


da maestri e ministri di tal fatta, aveva rifiutato di divenire seguace del Budda e per<br />

questa ragione il suo paese, Magadha, era stato ripetutamente testimone di strani<br />

fenomeni in cielo e in terra ed era stato colpito frequentemente da tifoni, siccità,<br />

carestie e pestilenze. Inoltre la nazione era stata attaccata da un paese confinante. Ora,<br />

in aggiunta a tutto questo, egli stava soffrendo a causa di piaghe fetide. Quando il suo<br />

regno si trovava ormai sull'orlo della rovina, si presentò al Budda pentito e le sue colpe<br />

vennero cancellate.<br />

In qualsiasi circostanza, anche se i genitori sono dei malfattori, se il figlio è<br />

virtuoso, le colpe dei genitori saranno perdonate così come, se il figlio è malvagio<br />

mentre i genitori sono virtuosi, le colpe del figlio saranno perdonate. Anche se il<br />

defunto Yashiro ha commesso del male, se tu, la madre che lo ha messo al mondo, ti<br />

rattristi per lui e preghi notte e giorno alla presenza del Budda Shakyamuni, come può<br />

non salvarsi? Anzi, essendo un credente del Sutra del Loto, lui guiderà i suoi genitori<br />

alla Buddità.<br />

Coloro che credono nel Sutra del Loto devono stare sempre in guardia dai<br />

nemici del sutra. Devono sapere che i preti Nembutsu, coloro che seguono i precetti e i<br />

maestri Shingon, insomma tutti coloro che rifiutano di recitare<br />

Nam-myoho-renge-kyo, anche se leggono il Sutra del Loto, sono nemici del Sutra del<br />

Loto. Se non riconosci i tuoi nemici verrai ingannato da essi.<br />

Come vorrei vederti di persona e parlarti di questi argomenti più esaurientemente!<br />

Ogni volta che vedrai Sammi-bo o<br />

71<br />

Sado-ko 28 quando vengono dalle tue parti, fatti leggere questa mia lettera. Falla<br />

custodire da Myoe-bo 29 . Chi manca di saggezza senza dubbio mi deriderà, o criticherà<br />

questa lettera affermando che sono solo abili parole, o mi confronterà con altri,<br />

dicendo: «Questo prete non potrà mai essere paragonato al Gran Maestro Kobo o<br />

superare il Gran Maestro Jikaku!». Sappi che costoro sono degli ignoranti.<br />

Nichiren<br />

Scritta nel marzo del secondo anno di Kenji (1276), segno ciclico Hinoe-ne, dalle<br />

montagne del villaggio Hakiri nell'area meridionale della provincia di Kai.<br />

= = =<br />

28. Sammi-bo e Sado-ko (1253-1314): preti discepoli di Nichiren Daishonin. Sammi-bo eccelleva nei dibattiti<br />

ed era molto stimato dai seguaci del Daishonin per la sua ist<strong>ru</strong>zione. Comunque tendeva a essere<br />

arrogante proprio per le sue conoscenze e abbandonò la fede durante la persecuzione di Atsuhara. Sado-ko<br />

era un altro nome di Niko, uno dei sei preti anziani. Dopo la morte del Daishonin si allontanò<br />

dall'ortodossia dei suoi insegnamenti.<br />

29. Myoe-bo: uno dei discepoli del Daishonin, che aveva rapporti con il tempio Seicho-ji. Si sa poco di lui.<br />

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Konichi-bo Gosho<br />

Gosho Zenshu, pag. 926<br />

Scritto nel 1276 a 55 anni, da Minobu<br />

Destinato a Konichi-bo<br />

CENNI STORICI - Questa lettera è stata inviata dal monte Minobu nel marzo del 1276<br />

a Konichi-bo, una vedova che viveva ad Amatsu, nella provincia di Awa. Suo figlio<br />

Yashiro si era convertito agli insegnamenti del Daishonin e aveva a sua volta<br />

convertito la madre. Mentre il Daishonin era in esilio nell'isola di Sado, ella gli fornì<br />

vesti e altro e continuò a fargli offerte anche dopo il suo ritiro sul monte Minobu.<br />

Godette della fiducia del Daishonin e ricevette diversi Gosho, fra i quali Il<br />

comportamento del Budda. Qualche tempo dopo la sua conversione Yashiro morì e<br />

questa è la risposta del Daishonin a una lettera nella quale Konichi-bo esprimeva la<br />

sua ansia riguardo al destino del figlio che, essendo stato un samurai, aveva ucciso<br />

altre persone.<br />

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