Periodico fondato nel 1992 N. 82 <strong>Ott</strong>obre, Novembre, Dicembre <strong>2008</strong> Spedizione in abbonamento postale 50% periodico bimestrale SOMMARIO 1 ISSN 1128-3599 Dato alle stampe il 5 novembre <strong>2008</strong>
Ma nel cuore nessuna croce manca. È il mio cuore il Paese più straziato. (Giuseppe Ungaretti). Sull’immane macello che unì l’Italia. La prima Guerra Mondiale fu per l’Italia anche la quarta guerra d’Indipendenza, quella che riportò Trento e Trieste dentro i confini italiani. La <strong>Grande</strong> Guerra fu il compimento dell’ideale di fratellanza nazionale, sotto il simbolo del Tricolore, che ebbe suo culmine nella presa di Roma da parte dei bersaglieri del generale Cadorna 48 anni prima, il 20 settembre 1870. <strong>Il</strong> 10 dicembre di quest’anno ricorrono i 90 anni della battaglia del Piave. Fu uno dei più elevati momenti di eroismo per il sacrificio di migliaia di uomini che seppero tenere le posizioni ed impedire agli austro-ungarici di sfondare e penetrare nella pianura padana. Strategie, rifornimenti, tattica, numero di uomini catapultati in prima linea non avrebbero potuto nulla se non fosse intervenuta la vera ragione che determinò il successo sul Piave: il senso del dovere. Decine di migliaia di soldati, provenienti da ogni angolo, paese, frazione d’Italia, rimasero al proprio posto, affondarono sacrifici immani. Uomini che spesso non si capivano, tanto erano diversi i dialetti parlavano, che spesso non comprendevano il perché di quella guerra decisa da altri a tavolino, riuscirono nell’impresa. Più che il Tricolore, a cementare le masse dei fantaccini, male armati e peggio equipaggiati, furono la fame, il freddo, i pidocchi, le malattie, gli interminabili bombardamenti, i cecchini, la Editoriale Stefano Bisi, Presidente del Collegio Circoscrizionale dei MMVV della Toscana 2 caducità della vita in trincea e la consapevolezza che da quell’inferno in qualche modo si sarebbe usciti: o vivi o morti. Si fa l’Italia o si muore. Ed ecco i valori dell’eroismo, quello dei D’Annunzio, dei Cesare Battisti e di tanti altri, nomi noti o illustri sconosciuti, che rimasero al proprio posto, consapevoli dei rischi spesso mortali. <strong>Il</strong> senso del dovere, proprio delle masse e dei grandi uomini. <strong>Il</strong> senso del dovere, che è caratteristica principale di ogni uomo libero e di buoni costumi, nonché carattere distintivo dell’uomo rispetto alle bestie, poiché rappresenta la scelta ragionata di compiere una determinata azione. L’etica subordinata all’ideale. Concetti elevati e profondi, quasi retorici, che però non devono portarci sulla strada dell’autocelebrazione di stampo nazionalistico; infatti, il senso patriottico e nazionalista che pervase l’Italia di fine <strong>Ott</strong>ocento e dei primi lustri del secolo scorso non deve essere visto in un’esclusiva ottica celebrativa, La <strong>Grande</strong> Guerra fu infatti uno dei maggiori massacri della storia del mondo occidentale, un immane macello al quale, purtroppo, avrebbe fatto eco, di lì a poco, la Seconda Guerra mondiale. Due catastrofi generate dai nazionalismi esasperati e dalle grandi ideologie dittatoriali (fascismo, nazismo, comunismo). Per questo occorre non dimenticare, e riflettere sulle soluzioni estreme che spesso gli uomini trovano per risolvere i problemi. E seguire la strada dell’amore, del dialogo e della fratellanza tra i popoli come antidoto alla barbarie e all’oblio delle menti che non evitarono tanto lutto nel perseguimento dell’ideale di Patria e di Unità nazionale. <strong>Il</strong> Bollettino della Vittoria del 4 novembre 1918. <strong>Il</strong> testo è fuso nel bronzo delle artiglierie catturate al nemico