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Numero Giugno 2007 del 01.06.2007 - Provincia di San Michele ...

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Suor CHIARA ANGELICA<br />

sorella povera <strong>di</strong> Mola <strong>di</strong> Bari<br />

«Ve<strong>di</strong> che Cristo per te si è fatto oggetto<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>sprezzo, e segui il suo esempio rendendoti,<br />

per amor suo, spregevole in questo<br />

mondo. Mira, o nobilissima regina,<br />

lo Sposo tuo, il più bello tra i figli degli<br />

uomini, <strong>di</strong>venuto per la tua salvezza il<br />

più vile degli uomini, <strong>di</strong>sprezzato, percosso<br />

e in tutto il corpo ripetutamente flagellato,<br />

e morente perfino tra i più struggenti<br />

dolori sulla croce. Me<strong>di</strong>ta e<br />

contempla e brama <strong>di</strong> imitarlo.<br />

Se con Lui soffrirai, con Lui regnerai; se<br />

con Lui piangerai, con Lui godrai; se in<br />

compagnia <strong>di</strong> Lui morirai sulla croce<br />

<strong>del</strong>la tribolazione, possederai con Lui le<br />

celesti <strong>di</strong>more nello splendore dei santi,<br />

e il tuo nome sarà scritto nel Libro <strong>del</strong>la<br />

vita e <strong>di</strong>verrà famoso tra gli uomini.<br />

Perciò possederai per tutta l'eternità e<br />

per tutti secoli la gloria <strong>del</strong> regno celeste,<br />

in luogo degli onori terreni così caduchi;<br />

parteciperai dei beni eterni, invece che<br />

dei beni perituri e vivrai per tutti i secoli».<br />

(2LAg FF2879-2880)<br />

Cristo Gesù ci ha annunciato in <strong>di</strong>versi<br />

mo<strong>di</strong> l'amore <strong>di</strong> Dio per noi, ma è sulla<br />

croce che ce lo ha rivelato nella maniera<br />

più piena e totale. Lì abbiamo visto l'amore<br />

portato fino alle sue ultime conseguenze,<br />

l'amore che non teme <strong>di</strong> soffrire per<br />

l'amato (ciascuno <strong>di</strong> noi) e <strong>di</strong> dare la propria<br />

vita perché noi potessimo avere la<br />

vita in abbondanza.<br />

Sulla croce, “il più bello tra i figli degli<br />

uomini” è <strong>di</strong>ventato il più vile e <strong>di</strong>sprezzato,<br />

morendo non solo al modo <strong>di</strong> un<br />

malfattore, ma ritenuto tale. S. Chiara,<br />

nella sua II Lettera ad Agnese, ci <strong>di</strong>ce:<br />

guardalo, fermati a me<strong>di</strong>tare, contemplalo<br />

e desidera <strong>di</strong> imitarlo.<br />

Sembra da folli voler imitare l'umiliazione,<br />

la sofferenza, l'abbassamento che Cristo<br />

ha sperimentato nella sua vita, ma è la<br />

follia <strong>del</strong>l'amore. E questo non solo perché<br />

l'amore donatoci gratuitamente da Dio è<br />

così forte e travolgente da richiedere la<br />

nostra risposta, ma perché, se percorriamo<br />

la sua stessa strada, siamo sicuri <strong>di</strong> giun-<br />

gere alla sua stessa meta. E' lì che lo<br />

sguardo <strong>di</strong> Chiara era sempre rivolto perché,<br />

come <strong>di</strong>ce S. Paolo, la nostra patria<br />

è nei cieli, e là Chiara ha desiderato entrare<br />

con tutta se stessa.<br />

Lei ha “partecipato alle sofferenze <strong>di</strong><br />

Cristo”, nella malattia che l'ha preparata<br />

a incontrare lo Sposo. Ci narra la sua<br />

biografia: «Mentre l'austera penitenza<br />

aveva fiaccato il suo corpo nel primo<br />

periodo <strong>del</strong>la sua vita religiosa, gli anni<br />

seguenti furono contrassegnati da una<br />

grave infermità, quasi che, come da sana<br />

si era arricchita con i meriti <strong>del</strong>le opere,<br />

si dovesse arricchire, da inferma, con i<br />

meriti <strong>del</strong>le sofferenze. La virtù, infatti,<br />

si fa perfetta nella malattia» (FF 3235).<br />

La sofferenza è sempre un mistero nella<br />

vita <strong>del</strong>l'uomo; ribellarsi ad essa non serve,<br />

perché ce la fa <strong>di</strong>ventare solo più pesante<br />

e insopportabile.<br />

Il S. Padre Benedetto XVI ci ricorda:<br />

“Certo, la sofferenza ripugna all'animo<br />

umano; rimane però sempre vero che,<br />

quando viene accolta con amore ed è<br />

illuminata dalla fede, <strong>di</strong>viene un'occasione<br />

preziosa che unisce in maniera misteriosa<br />

al Cristo Redentore, l'Uomo dei dolori,<br />

che sulla Croce ha assunto su <strong>di</strong> sé il<br />

dolore e la morte <strong>del</strong>l'uomo. Con il sacrificio<br />

<strong>del</strong>la sua vita Egli ha redento la<br />

sofferenza umana e ne ha fatto il mezzo<br />

fondamentale <strong>del</strong>la salvezza” (Visita al<br />

Policlinico S. Matteo <strong>di</strong> Pavia, 22 aprile<br />

<strong>2007</strong>).<br />

E' proprio vero che quando la notte <strong>del</strong><br />

dolore e <strong>del</strong>la sofferenza si apre alla luce<br />

<strong>del</strong>la fede, alla luce <strong>di</strong> Cristo appassionato,<br />

morto e risorto, qualcosa cambia e la compassione,<br />

l'unirsi alle sofferenze <strong>di</strong> Cristo<br />

ci solleva dal peso <strong>del</strong>l'incomprensione e<br />

ci dona la grazia e la forza per andare<br />

avanti con speranza.<br />

Cristo non ci toglie la sofferenza. Lui<br />

stesso, dopo una lunga lotta (agonia) nel<br />

Getsemani, l'ha accolta: «Abbà, Padre!<br />

Approfon<strong>di</strong>menti<br />

Tutto è possibile a te, allontana da me<br />

questo calice! Però non ciò che io voglio,<br />

ma ciò che vuoi tu» (Mc 14,36). E<br />

l'evangelista Luca ci <strong>di</strong>ce che «Gli apparve<br />

allora un angelo dal cielo a confortarlo»<br />

(Lc 22,43).<br />

Nella sofferenza il Signore non ci lascia<br />

soli e manda anche a noi angeli a confortarci;<br />

e sono persone, eventi, segni <strong>di</strong><br />

grazia che ci aiutano a percorrere questo<br />

stretto sentiero che ci conduce alla conformazione<br />

a Cristo.<br />

Come Lui, Chiara non ha ricusato la sofferenza,<br />

ma l'ha accolta come dono prezioso<br />

da offrire a Dio per i fratelli e le<br />

sorelle: «in ventotto anni <strong>di</strong> continua<br />

sfinitezza, non si ode una mormorazione,<br />

non un lamento, ma sempre dalla sua<br />

bocca proviene un santo conversare, sempre<br />

il ringraziamento» (FF 3236). Infatti,<br />

alla fine <strong>del</strong>la sua vita, mentre un frate la<br />

esortava «alla pazienza nel lungo martirio<br />

<strong>di</strong> così gravi infermità, con voce perfettamente<br />

libera da forzature gli rispose: “Da<br />

quando ho conosciuto la grazia <strong>del</strong> Signore<br />

mio Gesù Cristo per mezzo <strong>di</strong> quel suo<br />

servo Francesco, nessuna pena mi è stata<br />

molesta, nessuna penitenza gravosa, nessuna<br />

infermità mi è stata dura, fratello<br />

carissimo!”» (FF 3247).<br />

Quello <strong>del</strong>la sofferenza e <strong>del</strong>la malattia è<br />

un ministero vero e proprio, poiché ci<br />

permette <strong>di</strong> unirci all'offerta che Cristo<br />

fa <strong>di</strong> se stesso al Padre per la salvezza <strong>del</strong><br />

mondo. Lui ci doni <strong>di</strong> comprendere questo<br />

mistero e <strong>di</strong> accoglierlo quando si presenta<br />

nella nostra vita, perché, come <strong>di</strong>ce il<br />

Papa: «Il mondo viene salvato dal Crocifisso<br />

e non dai crocifissori».<br />

E ci doni pure <strong>di</strong> bene<strong>di</strong>re, lodare, ringraziare<br />

Dio per il dono <strong>del</strong>la vita anche nella<br />

sofferenza, come Chiara ha fatto: «Tu,<br />

Signore,sii benedetto, che mi hai creata!».<br />

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