Figli maestri - La Repubblica
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44 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 28 OTTOBRE 2007<br />
SPETTACOLI<br />
Dal 1991 a oggi il festival di Cannes ha chiesto ogni anno a un grande<br />
regista di tenere una lectio magistralis sulla sua arte,<br />
i suoi trucchi, i suoi metodi. Da Rosi a Pollack ,<br />
da Wenders a Moretti, questi <strong>maestri</strong> hanno preso la parola davanti<br />
a un pubblico affascinato e selezionato. Ora quei seminari vengono<br />
raccolti in un volume. Ne anticipiamo alcuni brani<br />
U na<br />
Il soggetto<br />
WIM WENDERS<br />
In un film, che classicamente si divide<br />
in tre tappe, scrittura, riprese, montaggio,<br />
preferisco quello che c’è prima<br />
della scrittura, quello stato in cui si cerca<br />
l’inizio di un film, in cui si viaggia per trovare<br />
un paesaggio nel quale si sa che si potrà<br />
fare il film... Ancora non c’è niente, ci sono<br />
solo elementi frammentari, piccole storie<br />
che si sono viste, o un paesaggio di cui ci<br />
si ricorda, o un attore con il quale si ha voglia<br />
di lavorare. E poi tutto il resto, quello che viene<br />
dopo, soprattutto la scrittura, mi fa veramente<br />
paura e non mi piace affatto. Non mi<br />
piacciono neanche le riprese, sono troppo angoscianti.<br />
Al contrario, il montaggio è magnifico.<br />
Ma fra il montaggio finale e questa libertà<br />
del punto di partenza in cui ancora non c’è<br />
niente, io non sono a mio agio.<br />
<strong>La</strong> scrittura<br />
MILOS FORMAN<br />
buona sceneggiatura si scrive a più mani.<br />
Ho lavorato con Jean-Claude Carrière, Buck<br />
Henry o, in Cecoslovacchia, con Ivan Passer.<br />
Mi piace questo ambiente di collaborazione, questa<br />
emulazione delle idee. In base alla mia esperienza,<br />
una buona e felice collaborazione su una sceneggiatura<br />
val bene la metà della messa in scena. Si recita<br />
tutto il film in anticipo, prima delle riprese. Mi piace<br />
moltissimo lavorare con sceneggiatori capaci di recitare<br />
tutte le scene mentre scrivono, di dire tutti i dialoghi.<br />
Recitiamo fra di noi, e il mio orecchio può giudicare<br />
se suona vero o falso. Una riga di dialogo può<br />
sembrarvi assolutamente vera sulla carta, ma quando<br />
l’ascoltate suona falsa. È vero anche il contrario:<br />
talvolta, ciò che è scritto sembra falso, ma il parlato lo<br />
rivela come vero. Il passaggio all’orale è la prima verità<br />
di un film. <strong>La</strong> sola sceneggiatura che sia stata interamente<br />
scritta per me, addirittura prima che me<br />
ne interessassi, in cui non ho dovuto toccare neanche<br />
una riga, è <strong>La</strong>rry Flint — Oltre lo scandalo, nel 1996.<br />
Era la prima volta che mi succedeva: un vero e proprio<br />
lavoro su commissione, scritto da Scott Alexander e<br />
<strong>La</strong>rry Karaszewski. Ma non fu sgradevole, perché ho<br />
subito adorato quella sceneggiatura, un’ottima sceneggiatura.<br />
Dalla prima all’ultima pagina, ho esaminato<br />
ogni riga, ogni scena, ogni parola per rendermi<br />
conto se ero in grado di portarla sullo schermo oppure<br />
no. Riesco molto facilmente a visualizzare tutte le<br />
sequenze, tutti i tipi di scena. È così che mi rendo conto<br />
molto presto se corrisponde al mio senso della<br />
realtà. Preferisco sempre adattare una sceneggiatura<br />
alla mia realtà personale.<br />
<strong>Repubblica</strong> Nazionale