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Figli maestri - La Repubblica

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34 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 28 OTTOBRE 2007<br />

il fatto<br />

Genocidi<br />

FEDERICO RAMPINI<br />

PHNOM PENH<br />

Èuna galleria di fotoritratti unica al mondo. Uno alla<br />

volta, migliaia di volti allineati scrutano l’obiettivo,<br />

impauriti, angosciati, o soltanto attoniti e disorientati.<br />

Tra loro ci sono anche ragazzi e bambine.<br />

Pochi istanti dopo quello scatto sarebbero finiti nelle camere<br />

di tortura per confessare crimini mai commessi. Poi li aspettava<br />

una morte certa: per i supplizi, o la fame, o le malattie. Sono<br />

le istantanee dei prigionieri di Tuol Sleng, il gulag cambogiano<br />

dove i khmer rossi dal 1975 al 1979 sterminarono diciassettemila<br />

prigionieri. Il genocidio fu progettato dal leader dei khmer<br />

rossi, Saloth Sar detto Pol Pot o anche Grande Zio o Primo Fratello,<br />

grazie alla protezione attiva del regime comunista cinese<br />

e alla cinica indifferenza degli americani. Sotto gli ordini di Pol<br />

Pot lavorò un piccolo esercito di aguzzini e carnefici, militanti<br />

fanatici oppure a loro volta disciplinati dal terrore. Uno di loro,<br />

Nhem En, è la persona che guardano tutti quei volti immortalati<br />

in bianco e nero. Per regolamento del carcere nessuno doveva<br />

sfuggire al suo apparecchio fotografico. Altre dittature responsabili<br />

di genocidi hanno tentato di cancellare le prove dell’orrore.<br />

I khmer rossi no. Nella maniacale meticolosità con cui<br />

venivano raccolti e catalogati quei ritratti dei condannati si indovina<br />

una cupa e indomabile certezza, l’orgoglio di una strage<br />

perpetrata in nome di un ideale, per costruire la società perfetta.<br />

Ci furono guardiani dei lager nazisti appassionati cultori di<br />

Mozart e Beethoven, altri che amavano teneramente gli animali.<br />

Il giovanissimo Nhem En aveva il culto della fotografia. Il<br />

mestiere lo apprese nella Cina di Mao dove i khmer rossi lo avevano<br />

mandato a studiare a sedici anni. L’apprendistato rivelò<br />

una vocazione. Il talento c’era: malgrado i mezzi tecnici rudimentali<br />

quei ritratti sono professionali, accurati, gelidamente<br />

oggettivi. <strong>La</strong> mano dell’artista s’indovina dietro lo stile omogeneo,<br />

la luce è sempre perfetta. I visi obbediscono a una fissità<br />

rituale, quasi che la posa venisse accettata come parte di una<br />

cerimonia. Solo gli occhi tradiscono lo smarrimento di quell’attimo:<br />

a Tuol Sleng si entrava ignorando il perché. Il genocidio<br />

di Pol Pot era stato programmato in tempi così rapidi che<br />

molti non ebbero sentore della fine che li aspettava.<br />

Il cambogiano Nhem En aveva poco più di sedici anni quando,<br />

un trentennio fa, il capo del gulag dei khmer rossi di Tuol Sleng<br />

gli ordinò di scattare ritratti di tutti i prigionieri appena arrestati<br />

Migliaia di innocenti che subito dopo sarebbero stati torturati<br />

Immagini che oggi servono come capo d’accusa contro<br />

gli aguzzini nel processo internazionale che si sta preparando<br />

Fototessere dell’orrore<br />

L’unico a sapere, in quel momento di attesa prima dell’orrore,<br />

era Nhem En. Il fotografo-ragazzino era al corrente di tutto.<br />

Di notte sentiva le urla strazianti dei torturati. Era certo che nessuno<br />

dei suoi ospiti sarebbe uscito vivo da quel carcere. Non<br />

disse mai nulla per non guastare la qualità dell’immagine. I volti<br />

non dovevano essere sfigurati da pianti o urli. Lo ha raccontato<br />

lui stesso. A quarantasette anni Nhem Em è uno dei testimoni<br />

che sfilano per le udienze preliminari davanti al tribunale<br />

internazionale che dovrà (forse) giudicare i pochi leader superstiti<br />

dei khmer rossi per i crimini contro l’umanità com-<br />

GENGIS KHAN<br />

E IL TESORO DEI MONGOLI<br />

20 Ottobre 2007 | 4 Maggio 2008<br />

Main Sponsor<br />

Chinese Academy of International Culture<br />

Comune di Treviso - Fondazione Italia Cina<br />

Touring Club Italiano<br />

Organizzazione: Sigillum<br />

Info Tel. 0422 513150 - 0422 513185 - www.laviadellaseta.info<br />

Prenotazioni turistiche Tel. +39 0422 422891 - www.marcatreviso.it<br />

messi trent’anni fa. «Me li consegnavano con gli occhi ancora<br />

bendati — ha detto Nhem Em ai giudici — ed ero io a scoprirgli<br />

il viso. Non c’erano altri nella stanza, vedevano solo me. Molti<br />

mi assalivano con le domande: cosa ho fatto di male? perché<br />

sono qui? di cosa sono accusato? Io ignoravo le domande.<br />

Guarda dritto di fronte a te, dicevo. Non inclinare la faccia. Dovevo<br />

dargli tutte le istruzioni perché la foto riuscisse bene. Subito<br />

dopo sarebbero passati nella camera degli interrogatori. Il<br />

mio dovere di fotografo era riuscire a scattare alla perfezione<br />

quelle foto».<br />

Il suo capo era esigente: Kaing Geuk Eav, detto “Duch”, dirigeva<br />

il centro di tortura di Tuol Sleng con un’efficienza implacabile.<br />

«Se avessi perso una sola di quelle foto — ricorda Nhem<br />

En — sarei stato ucciso». L’ottantenne Duch è agli arresti in attesa<br />

del processo, che dovrebbe iniziare nel 2008, e la testimonianza<br />

di Nhem En è entrata nell’istruttoria. Il tribunale internazionale,<br />

che ancora dovrà superare molti ostacoli e boicottaggi<br />

occulti, è l’ultima chance per rendere alla Cambogia almeno<br />

la giustizia della memoria. Questo popolo martoriato<br />

continua a vedersi negata anche la verità storica. Alcuni dei<br />

suoi persecutori sono morti dopo una vecchiaia serena; altri<br />

sono vivi, potenti e rispettati. Grandi atrocità e piccole vigliaccherie<br />

sono rimaste sepolte finora sotto una coltre di omertà,<br />

con il beneplacito delle superpotenze cinese e americana.<br />

Né Phnom Penh, né Pechino, né Washington hanno veramente<br />

voglia di riaprire una pagina del passato così ripugnante.<br />

È il 17 aprile 1975, mentre in Cina si consumano gli ultimi<br />

bagliori della Rivoluzione culturale, quando le milizie dei khmer<br />

rossi dopo anni di guerriglia espugnano Phnom Penh e<br />

prendono il potere in Cambogia. Hanno l’appoggio decisivo di<br />

Mao Zedong. A raccogliere consensi tra la popolazione li ha<br />

aiutati la decisione degli Stati Uniti di estendere il conflitto del<br />

Vietnam bombardando a tappeto anche la Cambogia: 540mila<br />

tonnellate di esplosivi, un’offensiva illegale, una guerra mai<br />

dichiarata, voluta dall’allora segretario di Stato Henry Kissinger<br />

e avallata dal presidente Richard Nixon.<br />

Il leader dei khmer rossi Pol Pot è stato educato in una scuola<br />

di missionari francesi, poi ha studiato a Parigi: là lo hanno reclutato<br />

e indottrinato i comunisti francesi. È di intelligenza mediocre<br />

e ha scarsa preparazione culturale, due qualità “preziose”<br />

in una fase in cui il Pcf diffida degli intellettuali. Rientrato in<br />

Cambogia Pol Pot scopiazza slogan e fobìe della Rivoluzione<br />

culturale cinese, ripetendone le gesta in una versione perfino<br />

<strong>Repubblica</strong> Nazionale<br />

FOTO REA CONTRASTO

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