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la strategia mafiosa - Misteri d'Italia

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Poi aggiunge:<br />

“No, no. Non mi ha par<strong>la</strong>to mai, questo Cannel<strong>la</strong>, con me, non ha mai par<strong>la</strong>to.<br />

se lui mi ha visto, o mi ha visto da qualche altra parte, questo non lo so. Ma con me, di questi fatti, non ha<br />

par<strong>la</strong>to.<br />

I fatti sono questi che gli sto dicendo io, questo mi passa per le mani. A me è passato questo per le mani.” 82<br />

Di questa iniziativa par<strong>la</strong>rono un paio di volte nel 1993, in un arco di tempo di circa due mesi, tra settembre ed ottobre<br />

del 1993.<br />

Del nuovo movimento politico gli par<strong>la</strong>rono sia Bagarel<strong>la</strong> che Messina Denaro Matteo. Quest’ultimo si doveva<br />

interessare per Castelvetrano e “per gli altri paesi nostri”.<br />

Nuova richiesta di “appoggio” nel mese di maggio del 1994. Ha aggiunto che, verso il mese di maggio del 1994,<br />

Bagarel<strong>la</strong> gli chiese nuovamente un “appoggio”, a Firenze e/o Bologna. Egli capì che si trattava di compiere un’altra<br />

azione “ec<strong>la</strong>tante” in queste città.<br />

Prese lo spunto, allora, per dire a Bagarel<strong>la</strong> che altre azioni di questo tipo avrebbero attirato gli odi del<strong>la</strong> gente su “cosa<br />

nostra”, contrariamente a quanto avviene allorché vengono uccisi magistrati, carabinieri o poliziotti (“finché noi<br />

uccidiamo gli sbirri, i carabinieri, i magistrati, è un discorso tra noi e loro. Ma quando muoiono persone innocenti <strong>la</strong><br />

gente non ci può vedere più a nessuno. Ci odia”).<br />

Aggiunse, quindi, che, secondo il suo parere, avrebbero dovuto “limitarsi” a dare soldi ai politici e a fare in modo che i<br />

politici portassero soldi in Sicilia, attraverso le opere pubbliche.<br />

L’esecuzione di queste opere avrebbe arricchito <strong>la</strong> mafia attraverso gli appalti, in quanto “tutte le imprese” erano nelle<br />

loro mani.<br />

Inoltre, avrebbero, dovuto mandare i figli a scuo<strong>la</strong>, in modo da farli diventare magistrati.<br />

Infine, avrebbero dovuto astenersi dall’uccidere persone, salvo far scomparire qualcuno “con <strong>la</strong> corda”, in modo da<br />

“tirare” i Carabinieri dal<strong>la</strong> loro parte e tornare ad essere i dispensatori di giustizia (“<strong>la</strong> giustizia siamo noi”).<br />

Bagarel<strong>la</strong> rispose: “Vogliono fatto rumore”.<br />

Circa il motivo che era al<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> richiesta di Bagarel<strong>la</strong> ha precisato, in sede di controesame:<br />

“Ma io ho capito, avvocato, si poteva trattar sempre dello stesso discorso delle bombe, di nuovo, o qualche altra cosa.<br />

Poteva essere anche qualche altra cosa illecita. Non <strong>la</strong> so io, però non siamo entrati nel merito del discorso.<br />

Secondo me, <strong>la</strong> cosa che io sentivo nel mio animo, qual è in questo tipo di discorso? Di questo fatto delle<br />

bombe? Mi potevo pure sbagliare, stiamo attenti...”<br />

Quest’incontro avvenne a Partinico, nel<strong>la</strong> proprietà di Giovanni Bonomo, in un magazzino adibito all’imbottigliamento<br />

del vino. Erano loro due soli.<br />

Altre notizie re<strong>la</strong>tive agli attentati del 1993-94. Il Ferro ha concluso dicendo che, dopo l’attentato a Costanzo (non<br />

specifica quanto tempo dopo), incontrò Matteo Messina Denaro e gli chiese notizie sull’attentato (“Matteo, ma come è<br />

andata a finire co stu Costanzo”).<br />

Messina Denaro gli rispose che Costanzo era stato fortunato (“Fu fottunato”).<br />

Il significato di queste parole, ha aggiunto, rimase dubbio anche per lui.<br />

Quanto ai motivi dell’attentato a Costanzo, ha dichiarato:<br />

“Pecché 'sto Costanzo battia sempre contro noi altri, fa tanti discorsi, facìa, ma ma<strong>la</strong>mente. Perché anche quando<br />

carcerarono u' Riina, u' Costanzo, che io tanno ero carcerato a Messina, e disse una battuta al<strong>la</strong> televisione. E nun è<br />

che fece una cosa bel<strong>la</strong>, dice: 'Ora mi vado a bere una bottiglia di sciampagna'. Anzi, disse: 'Mi vado a ubriacare..., u'<br />

Costanzo'.<br />

E andava sempre contro noi altri, contro; diceva parole, addirittura diceva che n'avia abbenere l'AIDS, ai<br />

mafiosi, i tumori. Cose... Secondo me, se l'è attirata lui, questa cosa; nell'ambito, come io parlo, di Cosa Nostra”.<br />

82 Fasc. n. 275, pag. 87.

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