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la strategia mafiosa - Misteri d'Italia

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“Bagarel<strong>la</strong> cercava in tutti i modi, forse ancora cerca in tutti i modi di abolire il 41-bis.<br />

Questo era un chiodo che lui cercava in tutti i modi di fare togliere ai detenuti.<br />

Aveva paura, una paura tremenda di questo fenomeno col<strong>la</strong>boratori, e quindi cercava di mettersi a patto con<br />

lo Stato per farlo regredire proprio nei confronti, sui confronti dei col<strong>la</strong>boratori.<br />

Ma <strong>la</strong> cosa più che gli martel<strong>la</strong>va era il 41-bis.<br />

PUBBLICO MINISTERO: Quindi, per quanto è a suo ricordo, diciamo erano queste le motivazioni.<br />

EX 210 Calvaruso: Sì, lui voleva questo, voleva il fatto dei pentiti e il fatto del 41-bis che giustamente lui diceva<br />

che per adesso i carcerati soffrivano per questo 41, e che quindi dovevamo fare in tutti i modi per poterlo levare”<br />

In genere questi discorsi (sui pentiti e sul 41/bis) il Bagarel<strong>la</strong> li faceva con Brusca Giovanni (Quando c'era <strong>la</strong> pausa tè<br />

e del cornetto, si par<strong>la</strong>va di questo fatto: il 41, di questi pentiti...<br />

Quindi questi erano discorsi che venivano fatti anche assieme a Giovanni Brusca).<br />

Questi discorsi furono fatti anche in sua presenza.<br />

In istruttoria aveva anche detto che, a dire di Bagarel<strong>la</strong>, uno degli scopi degli attentati ai monumenti era quello di<br />

confondere le idee allo Stato, dando <strong>la</strong> sensazione di un ritorno del terrorismo politico; cosa che avrebbe comportato,<br />

secondo lui, un alleggerimento del<strong>la</strong> pressione sul<strong>la</strong> mafia. Tanto gli fu detto dallo stesso Bagarel<strong>la</strong>, nel corso di alcuni<br />

tragitti fatti insieme in automobile.<br />

Disse in partico<strong>la</strong>re il Calvaruso l’8-2-96:<br />

“…quindi lui mi disse che aveva fatto questo specificamente intanto per alleggerire <strong>la</strong> pressione dello Stato nei mafiosi,<br />

visto che c’erano state le stragi di Falcone e Borsellino e lo Stato praticamente aveva dichiarato guerra al<strong>la</strong> mafia; lui<br />

adottò diciamo questa <strong>strategia</strong> di bombe fatte nei monumenti, per cercare, secondo lui, di riuscire ad al<strong>la</strong>ggerire <strong>la</strong><br />

pressione dello Stato nei riguardi sia del<strong>la</strong> ricerca dei <strong>la</strong>titanti e sia sul regime carcerario duro, 41 bis. Quindi lui<br />

cercò di depistare lo Stato mettendolo su una pista terroristica e quindi alleggerendo le oppressioni sul<strong>la</strong> mafia. E<br />

allora per fare questo lui non poteva, diciamo, uccidere un altro giudice, perché non avrebbe fatto altro che continuare<br />

a farsi distruggere dallo Stato”. 85<br />

- Altre cose specifiche sulle stragi non seppe più dal Bagarel<strong>la</strong>, salvo ascoltare alcuni commenti in occasione del fallito<br />

attentato a Contorno. Infatti, una volta, mentre viaggiavano in macchina, Bagarel<strong>la</strong> fece questo discorso:<br />

“Lui ogni tanto, ripeto, nei vari viaggi, nei vari accompagnamenti si <strong>la</strong>sciava qualche, non confessione, magari era<br />

nervoso per i fatti suoi e mi par<strong>la</strong>va o magari pensava a voce alta, mi confidava qualche cosa.<br />

Ad esempio, nel '94 quando ci fu il fallito attentato a Totuccio Contorno, lui praticamente mi parlò di queste<br />

stragi però al<strong>la</strong>cciandosi a questo fatto del fallito attentato a Contorno. Perché dava <strong>la</strong> colpa, un po' di colpa <strong>la</strong> dava a<br />

Nino Mangano, perché lui diceva che più volte lui aveva detto a Nino Mangano: 'fammi presenziare a me<br />

personalmente all'uccisione di Contorno'. E Nino Mangano lo tranquillizzava dicendo che: 'signor Franco, lei lo sa che<br />

i ragazzi, il <strong>la</strong>voro che hanno fatto a Firenze, a Roma e a Mi<strong>la</strong>no, quindi già le cose le sanno fare, stia tranquillo, non<br />

c'è bisogno che presenzia pure lei'.<br />

E quindi il Mangano più volte riuscì a convincere il Bagarel<strong>la</strong> a non andare a Roma a presenziare per<br />

l'attentato di Contorno”.<br />

E ancora:<br />

“Sì, dico, per questo discorso Bagarel<strong>la</strong> mi diceva che il Mangano era sicuro dei ragazzi, perché già avevano fatto i<br />

<strong>la</strong>vori a Roma, Firenze e Mi<strong>la</strong>no, ed erano riusciti bene.<br />

Quindi, per quel discorso, si collegava alle stragi di Roma, Firenze e Mi<strong>la</strong>no”<br />

Sempre sullo stesso argomento aveva detto al PM, l’8-2-96:<br />

“…praticamente lui diceva che i ragazzi che avevano fatto l’attentato a Contorno, il Mangano gli aveva assicurato che<br />

non avrebbero sbagliato, e lui mi disse, dice: “Questo perché non c’ero io”, dice: Perché se c’ero io il Contorno questa<br />

volta non se <strong>la</strong> scampava; anche se i ragazzi sono stati bravi a fare gli attentati, però con Contorno è un’altra cosa,<br />

perché quello c’ha sette vite come i gatti”.<br />

Quindi si prese questo discorso delle bombe di Firenze, Roma e Mi<strong>la</strong>no, in merito al discorso di Contorno”. 86<br />

85 Interrogatorio dell’8-2-96, pag. 43 e seg.<br />

86 Interrogatorio dell’8-2-96, pag. 3, prodotto dal Pm, dietro contestazioni, all’udienza dell’11-7-97<br />

(vedi faldone n. 28 delle prod. dib).

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