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Guida alle fonti per la storia del brigantaggio postunitario conservate ...

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xx Brigantaggio meridionale <strong>postunitario</strong><br />

Lo Stato unitario, da parte sua, fu costretto a seguire l'avversario e a<br />

fronteggiarlo sia nel<strong>la</strong> poco incisiva offensiva diplomatica, sia nel più<br />

insidioso appello all'opinione pubblica, non potendo sottrarsi al giudizio<br />

<strong>del</strong>l'Europa.<br />

Fu Ricasoli, presidente <strong>del</strong> Consiglio e ministro degli Esteri, a fissare<br />

nell'agosto 1861 il pensiero <strong>del</strong> governo italiano sul <strong>brigantaggio</strong> in un<br />

artico<strong>la</strong>to documento10. Egli cominciava col ricordare <strong>la</strong> resistenza dei<br />

vandeani, dei seguaci degli Stuart, dei partigiani di don Carlos <strong>per</strong> costatare<br />

che mai era stato messo in dubbio il diritto dei governi di reprimere<br />

con <strong>la</strong> forza <strong>la</strong> ribellione: né potevano essere paragonati a combattenti i<br />

briganti <strong>del</strong> Mezzogiorno, volgari assassini, spinti unicamente dal desiderio<br />

di saccheggio e di rapina. Ricasoli in partico<strong>la</strong>re negava che il <strong>brigantaggio</strong><br />

avesse "l'importanza e l'estensione" che gli si attribuivano;<br />

sosteneva che le bande infestavano solo le quattro province <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

Campania e il Molise, ed anche qui non occupavano città né borgate,<br />

vivevano sulle montagne, e di là scendevano <strong>per</strong> rubare, saccheggiare e<br />

rinselvarsi di nuovo. Il <strong>brigantaggio</strong> nel Napoletano non era, quindi, una<br />

reazione politica, né era una cosa nuova. Ricasoli ricordava il <strong>brigantaggio</strong><br />

<strong>del</strong> viceregno spagnolo ed austriaco, <strong>del</strong><strong>la</strong> dominazione borbonica<br />

nel Settecento, <strong>del</strong> Decennio, <strong>del</strong><strong>la</strong> Restaurazione, fino a Giosafatte<br />

Ta<strong>la</strong>rico, al quale nel '45 Ferdinando II aveva concesso <strong>la</strong> grazia e una<br />

pensione. Il <strong>brigantaggio</strong>, quindi, traeva <strong>la</strong> sua ragion d'essere "dai precedenti<br />

storici e d<strong>alle</strong> abitudini <strong>del</strong> paese", senza contare il fomite dei<br />

rivolgimenti politici, ai quali si aggiungevano in quel momento partico<strong>la</strong>ri<br />

cagioni.<br />

In primo luogo si poneva il malgoverno dei Borboni, che aveva<br />

infiacchito e corrotto le popo<strong>la</strong>zioni e aveva reso l'esercito strumento di<br />

oppressione feroce e indisciplinato. Dopo <strong>la</strong> disfatta, i soldati sbandati<br />

erano stati il nucleo <strong>del</strong> <strong>brigantaggio</strong>; ad essi si erano uniti i facinorosi,<br />

gli evasi d<strong>alle</strong> carceri di tutto il mondo, "gli apostoli e i soldati <strong>del</strong><strong>la</strong> reazione<br />

europea", i quali sentivano che ora si combatteva "l'ultima loro<br />

battaglia". Ricasoli denunziava l'azione che faceva pubblicamente da<br />

Roma il re spodestato <strong>per</strong> sobil<strong>la</strong>re i briganti, e accusava il clero e il<br />

governo pontificio di connivenza e complicità. Se, viceversa, nel<br />

Mezzogiorno ci fosse stata vera opposizione politica, questa avrebbe<br />

potuto manifestarsi avvalendosi <strong>del</strong>le franchigie costituzionali. In conclusione<br />

a Ricasoli appariva chiaro il concetto "che il <strong>brigantaggio</strong> napoletano<br />

non ha indole politica; che <strong>la</strong> reazione europea annidata e favori-<br />

1° Circo<strong>la</strong>re agli agenti diplomatici all'estero, Torino 24 agosto 1861 ' in Documenti diplomatici<br />

italiani, parte I, vol. I, Roma 1952.<br />

Introduzione<br />

ta in Roma lo fomenta e lo nutre in nome degli interessi dinastici <strong>del</strong><br />

Diritto Divino, in nome <strong>del</strong> potere temporale <strong>del</strong> papa, abusando <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

presenza e <strong>del</strong><strong>la</strong> tute<strong>la</strong> <strong>del</strong>le armi francesi colà poste a guarentigia di<br />

interessi più alti e più spirituali; che le popo<strong>la</strong>zioni napoletane non<br />

sono avverse all'unità nazionale, né indegne <strong>del</strong><strong>la</strong> libertà, come si vor-<br />

rebbero far credere". _<br />

_<br />

XXI<br />

La tesi <strong>del</strong><strong>la</strong> causa "esterna" <strong>del</strong> <strong>brigantaggio</strong> fu sostenuta a lungo<br />

dal governo italiano e d<strong>alle</strong> forze che desideravano <strong>la</strong> immediata liberazione<br />

di Roma. Anche nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione presentata da Massari al<strong>la</strong> Camera<br />

dei deputati il 3 maggio 1863 a conclusione dei <strong>la</strong>vori <strong>del</strong><strong>la</strong> commissio­<br />

ne par<strong>la</strong>mentare d'inchiesta si attribuì al<strong>la</strong> dimora di Francesco II a<br />

Roma, al<strong>la</strong> connivenza e al<strong>la</strong> complicità <strong>del</strong> governo pontificio una <strong>del</strong>le<br />

maggiori cause "<strong>del</strong><strong>la</strong> durata e <strong>del</strong><strong>la</strong> tenacità <strong>del</strong> <strong>brigantaggio</strong> nelle pro­<br />

vince napoletane". Di conseguenza l'Italia fece pressioni su Napoleone<br />

III <strong>per</strong>ché ritirasse le truppe rimaste a Roma a difendere il Papa dopo <strong>la</strong><br />

caduta <strong>del</strong><strong>la</strong> repubblica nel 1849 e cercò di ottenere <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione<br />

dei francesi nel<strong>la</strong> lotta <strong>alle</strong> bande che si formavano presso il confine<br />

pontificio. Di queste implicazioni di politica estera, e <strong>del</strong> contrasto con<br />

<strong>la</strong> Chiesa, e <strong>del</strong><strong>la</strong> gravità <strong>del</strong><strong>la</strong> situazione nel Mezzogiorno, e degli<br />

eccessi <strong>del</strong><strong>la</strong> repressione, e dei rapporti tra autorità militari e civili, e <strong>del</strong><br />

coinvolgimento <strong>del</strong><strong>la</strong> borghesia locale, si discusse più volte nel<br />

Par<strong>la</strong>mento italiano, tra sdegnate proteste dei rappresentanti <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

Sinistra, non solo meridionale, e imbarazzate difese e spiegazioni dei<br />

ministri, spesso con denunzia dì episodi precisi, con esibizione di docu­<br />

menti attestanti gli arbitrii commessi, con richiami a diritti vio<strong>la</strong>ti: dibattiti<br />

a cui attinse <strong>la</strong> pubblicistica borbonica <strong>per</strong> confortare le proprie affermazioni11.<br />

I fatti <strong>del</strong> <strong>brigantaggio</strong>, poi, d<strong>alle</strong> grandi scorrerie <strong>alle</strong> aggressioni<br />

iso<strong>la</strong>te, furono ampiamente illustrati dal<strong>la</strong> stampa italiana di tutte le<br />

coloriture, nel<strong>la</strong> libertà garentita dal regime costituzionale, e i principali<br />

organi di informazione tentarono analisi di ampio respiro e azzardarono<br />

consigli <strong>per</strong> una pronta soluzione <strong>del</strong> problema. A questo fiume di<br />

informazioni e di giudizi (ingrossato da resoconti e articoli dei giornali<br />

filo-italiani transalpini) si devono aggiungere gli opuscoli, generalmente<br />

espressione <strong>del</strong> punto di vista <strong>del</strong><strong>la</strong> borghesia terriera danneggiata dal<strong>la</strong><br />

insicurezza <strong>del</strong>le campagne, e soprattutto i libri. Molti testimoni e prota­<br />

gonisti <strong>del</strong> grande rivolgimento italiano si interrogarono sulle ragioni<br />

11 Cfr. A. DE BRIMONT, Ce qu'il y a sous !es masques à Turn, Bruxees 1864, tessuto. c?l1<br />

discorsi e documenti di liberali italiani e <strong>del</strong> governo di Tonno <strong>per</strong> dimostrare <strong>la</strong> vahd1ta<br />

<strong>del</strong>le posizioni <strong>del</strong> legittìmismo.

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