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Guida alle fonti per la storia del brigantaggio postunitario conservate ...

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4<br />

Archivio di Stato di Napoli<br />

polizia. Un'altra componente, in questo primo esplodere <strong>del</strong> fenomeno,<br />

è legata al territorio: <strong>per</strong> il momento sembra infatti che le bande si aggirino<br />

di preferenza in zone montuose e interne, senza arrischiarsi nelle<br />

vicinanze dei grandi centri abitati, come faranno con grande impudenza<br />

qualche anno più tardi. L'enorme numero di segna<strong>la</strong>zioni che si rinvengono<br />

nei documenti spinge a ritenere che in questo <strong>per</strong>iodo gran parte<br />

<strong>del</strong>le terre irpine e abbruzzesi, lucane e ca<strong>la</strong>bresi fosse ormai sfuggita<br />

ad ogni controllo da parte degli organi centrali.<br />

Nel fondo Alta Polizia si trovano documenti molto simili a quelli <strong>del</strong><br />

Ministero, e più o meno risalenti allo stesso <strong>per</strong>iodo; in più vi si trovano<br />

in gran numero le richieste di sussidio da parte di <strong>per</strong>sone danneggiate<br />

da azioni brigantesche. Fu proprio sull'onda <strong>del</strong>le continue domande<br />

d'aiuto che venne decisa <strong>la</strong> sottoscrizione nazionale e fu creata <strong>la</strong><br />

Commissione <strong>per</strong> <strong>la</strong> distribuzione dei sussidi.<br />

Le carte di Questura, più tardi affrontano ormai il problema in tutta<br />

<strong>la</strong> sua complessività, e con le sue innumerevoli sfaccettature.<br />

Innanzitutto l'arco cronologico dei documenti rinvenuti si allunga anche<br />

oltre il decennio. 1861-1871. Poi in questa fonte prevalgono atti <strong>del</strong><br />

<strong>per</strong>iodo 1862-63 - al<strong>la</strong><br />

vigilia <strong>del</strong><strong>la</strong> legge Piea - dai quali emerge una<br />

consapevolezza <strong>del</strong> fenomeno molto maggiore rispetto a soli due anni<br />

prima. ormai sembra divenuta prassi normale <strong>la</strong> redazione di statistiche<br />

sul <strong>brigantaggio</strong> e <strong>per</strong>fino il confronto tra i dati forniti dal<strong>la</strong> Questura e<br />

quelli in possesso dei Carabinieri. Se nelle carte <strong>del</strong><strong>la</strong> Luogotenenza<br />

prevalgono le segna<strong>la</strong>zioni di comitive armate, in quelle <strong>del</strong><strong>la</strong> Questura<br />

più numerosi sono gli attestati di arresto di briganti (o presunti tali),<br />

almeno a partire dal 1862: segno evidente di una reazione più energica<br />

da parte <strong>del</strong>lo Stato. Accanto agli arresti, le fuci<strong>la</strong>zioni, soprattutto dal<br />

1863. Ma il fenomeno si è ormai al<strong>la</strong>rgato a macchia d'olio, coinvolgendo<br />

i territori costieri, e non è più limitato - come qualche anno prima -<br />

<strong>alle</strong> montagne <strong>del</strong>l'entroterra. Dopo <strong>la</strong> fatidica data <strong>del</strong> '63, intorno ai<br />

briganti si fa terra bruciata. E, se già da tempo nel<strong>la</strong> repressione vengono<br />

impiegati dei «repatti speciali, come i bersaglieri, dal 1866 protagonista<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> lotta al <strong>brigantaggio</strong> diviene un provvedimento ben preciso: il<br />

domicilio coatto.<br />

Un gran numero di documenti re<strong>la</strong>tivi al nostro tema è presente nel<br />

fondo Prefettura e nelle annesse Sottoprefetture. A differenza <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

Polizia prima, <strong>del</strong><strong>la</strong> Questura poi, che avevano compiti sostanzialmente<br />

repressivi, <strong>la</strong> Prefettura doveva occuparsi <strong>del</strong><strong>la</strong> tute<strong>la</strong> dei cittadini, ma<br />

anche di diffondere informazioni e di un cetto coordinamento sul territorio.<br />

Ma non basta. Con l'ampliarsi <strong>del</strong> fenomeno, <strong>la</strong> stampa si fece via<br />

Premessa 5<br />

via più insistente intorno al <strong>brigantaggio</strong> nel Mezzogiorno, e tra i doveri<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> Prefettura vi fu pure quello di tenere a bada i giornali, grazie ad<br />

una censura che non disdegnava i seguestri come misura preventiva.<br />

Tra i compiti a carattere amministrativo vi fu anche <strong>la</strong> raccolta <strong>del</strong>le sottoscrizioni<br />

<strong>per</strong> i danneggiati dal <strong>brigantaggio</strong> e il coordinamento dei<br />

<strong>la</strong>vori <strong>del</strong>le Commissioni appositamente formate.<br />

Nel 1863 fu <strong>la</strong> Prefettura l'organo deputato a garantire <strong>la</strong> conoscenza<br />

e <strong>la</strong> diffusione de Piea, e ad emanare le re<strong>la</strong>tive circo<strong>la</strong>ri. Contemporaneamente<br />

forniva a tutti gl'interessati prospetti e questionari, raccogliendo<br />

in posta un gran numero di dati statistici. Ed era tempo. Proprio<br />

in quel <strong>per</strong>iodo le Sottoprefetture segna<strong>la</strong>vano una netta recrudescenza<br />

<strong>del</strong> fenomeno <strong>per</strong> esempio lungo <strong>la</strong> costiera sorrentina, con danni che<br />

già si riflettevano sul "turismo" incipiente e sull'ormai inveterata moda<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> "villeggiatura". Senza contare che non mancavano le testimonianze<br />

di nuovi <strong>per</strong>icolosi legami fra banditi da strada e <strong>la</strong> camorra locale.<br />

Lo stato d'assedio proc<strong>la</strong>mato senza risparmio in molte zone interessate<br />

dal <strong>brigantaggio</strong> non poteva non creare malcontenti e disagi: anche<br />

in questi casi spettò al prefetto <strong>la</strong> redazione dei rapporti sullo "spirito<br />

pubblico", in conseguenza <strong>del</strong>le restrizioni introdotte. Con altrettanta<br />

cura, nel frattempo, il Prefetto sorvegliava anche le "mene borboniche",<br />

il malcontento politico, i più o meno ve<strong>la</strong>ti tentativi insurrezionali ...<br />

Com'è evidente, diviene assai difficile in questi casi separare il <strong>brigantaggio</strong><br />

politico da quello comune. Effetti analoghi doveva produrre i<br />

ripetuti assalti <strong>alle</strong> carceri, le evasioni favorite d<strong>alle</strong> bande e chiaramente<br />

rivolte a procurarsi nuovi affiliati: erano detenuti politici o comuni<br />

quelli che fuggivano <strong>per</strong> unirsi <strong>alle</strong> comitive armate? Il confine era spesso<br />

così <strong>la</strong>bile da imbarazzare <strong>la</strong> stessa Prefettura.<br />

Sul versante opposto, medaglie, gratificazioni, premi, compensi servivano<br />

a remunerare coloro che in qualunque modo avessero contribuito<br />

al<strong>la</strong> repressione.<br />

Al di là <strong>del</strong>l'attività di controllo e contenimento, si apriva <strong>la</strong> grande<br />

arca <strong>del</strong>l'azione penale contro gli accusati di <strong>brigantaggio</strong>. Da sempre<br />

nel<strong>la</strong> giurisprudenza meridionale il reato associativo connesso al furto e<br />

al<strong>la</strong> rapina su strada veniva ritenuto partico<strong>la</strong>rmente efferato e godeva<br />

di un trattamento speciale, sottoposto com'era al<strong>la</strong> procedura ad<br />

modum belli.<br />

In realtà i processi <strong>per</strong> <strong>brigantaggio</strong> ritrovati nell'Archivio di Stato di<br />

Napoli sono emersi - stranamente - dal fondo dei cosiddetti "Processi<br />

politici", anche se di politico essi hanno ben poco. La raccolta si compone<br />

infatti di circa 600 fascicoli processuali compresi fra il 1828 e il

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