estratto da: LO STIVALE DI BARABBA L'Italia presa a calci dai rifiuti ...
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Gruppo Editoriale Macro<br />
<strong>estratto</strong> <strong>da</strong>:<br />
<strong>LO</strong> <strong>STIVALE</strong> <strong>DI</strong> <strong>BARABBA</strong><br />
<strong>L'Italia</strong> <strong>presa</strong> a <strong>calci</strong> <strong>da</strong>i <strong>rifiuti</strong><br />
a cura di Stefano Montanari<br />
Arianna editrice<br />
Presentazione dell'opera<br />
Rifiuti abbandonati sul lungomare, auto costrette a slalom tra buste piene di scarti<br />
di ogni genere, passaggi pedonali ostruiti. Metri e metri di immondizia accatastata<br />
lungo i muri sono mense succulente per cani e topi. Odori nauseabondi tolgono il<br />
respiro. L’insofferenza è alle stelle tra la gente, la rabbia anche. Napoli è in<br />
ginocchio. Un uomo cammina tra le strade della città, tiene per mano la sua<br />
bambina: naso e bocca protetti <strong>da</strong> una mascherina. Le esalazioni dei sacchi<br />
coprono anche l’aroma del caffè. C’è chi vende il pane a pochi passi <strong>da</strong> cumuli di<br />
<strong>rifiuti</strong>. L’odore del mare sembra un lontano ricordo, costretto a soccombere ai gas<br />
della decomposizione. Dalle finestre delle case, il panorama di sempre, fatto di<br />
sole, mare, colori, lascia il posto all’inferno dei <strong>rifiuti</strong>. Così Napoli e la Campania<br />
hanno cambiato volto, agli occhi del mondo intero, nei giorni difficili di<br />
un’emergenza infinita. Quattordici anni, oltre due miliardi di euro sperperati, nove<br />
commissari tra cui cinque prefetti, il capo della protezione civile e tre governatori.<br />
L’emergenza <strong>rifiuti</strong> in Campania nasce ufficialmente nel 1994, quando il Governo<br />
centrale affi<strong>da</strong> al Prefetto di Napoli, Guido Improta, poteri straordinari per<br />
fronteggiare la gestione dei <strong>rifiuti</strong> che per decenni aveva visto fiorire gli interessi<br />
delle ecomafie ed una scellerata e criminale gestione delle discariche, diventate<br />
<strong>estratto</strong> omaggio
Gruppo Editoriale Macro<br />
bassa la raccolta differenziata) e due inceneritori per bruciare circa 1,1 milioni di<br />
tonnellate di CDR (circa il 40% del rifiuto prodotto) trasformato in “ecoballe”.<br />
Sarebbero dovute essere balle di <strong>rifiuti</strong> trattati in maniera eco-compatibile, in<br />
realtà sono polpettoni di immondizia indifferenziata,impacchettati ed<br />
incellophanati in sette impianti di CDR realizzati a Caivano, Giugliano, Tufino,<br />
Santa Maria Capua Vetere, Casalduni, Battipaglia e Piano<strong>da</strong>rdine. Sette impianti<br />
che periodicamente si intasano perché non riescono più a contenere l’ingente<br />
quantitativo di <strong>rifiuti</strong> che arriva <strong>da</strong> tutta la Campania. E, allo stesso tempo, cresce<br />
il numero di discariche abusive a cielo aperto: ne sono state monitorate centinaia.<br />
Solo intorno a Qualiano (NA), sono stati registrati circa cinquanta siti di scarico.<br />
A volte piccoli, nascosti tra i frutteti, le case in costruzione, i campi <strong>da</strong> tennis mai<br />
finiti, o nelle campagne dove ancora si ostinano ad allevare bufale. Nelle strade<br />
di campagna, lungo sentieri senza nome, fiancheggiati <strong>da</strong> canneti rinsecchiti<br />
<strong>da</strong>lla diossina, è facile trovare tubi catodici, divani, aspirapolveri, volumi sparsi di<br />
enciclopedie, bottiglie, parafanghi e altri residui di smaltimento di auto, in gran<br />
parte derivati del petrolio. Ma la piaga più dolorosa è il traffico sull’asse nord-sud,<br />
di <strong>rifiuti</strong> tossici. Che partono soprattutto <strong>da</strong>l Veneto ma non solo. La zona più<br />
colpita <strong>da</strong>l cancro del traffico di veleni si trova tra i comuni di Grazzanise,<br />
Cancello Arnone, Santa Maria La Fossa, Castelvolturno, Casal di Principe –<br />
quasi trecento chilometri quadrati di estensione – e nel perimetro napoletano di<br />
Giugliano, Qualiano, Villaricca, Nola, Acerra e Mariglia-no. Roberto Saviano,<br />
coraggioso scrittore campano, nel libro “Gomorra” ha denunciato un sistema<br />
malato fatto di intrighi, malavita e potere. Il suo lavoro gli è costato la scorta e<br />
una vita che non sarà mai più la stessa. Scrive Saviano: «Ci sono anche i toner<br />
delle stampanti ad ammorbare la terra, come scoperto <strong>da</strong>ll'operazione del 2006<br />
"Madre Terra" coordinata <strong>da</strong>lla Procura di Santa Maria Capua Vetere. Tra Villa<br />
Literno, Castelvolturno e San Tammaro, i toner delle stampanti d'ufficio della<br />
Toscana e della Lombardia venivano sversati di notte <strong>da</strong> camion che<br />
ufficialmente trasportavano compost, un tipo di concime. L'odore era acido e<br />
forte, ed esplodeva ogni volta che pioveva. Le terre erano cariche di cromo<br />
esavalente. Se inalato, si fissa nei globuli rossi e nei capelli e provoca ulcere,<br />
difficoltà respiratorie, problemi renali e cancro ai polmoni».<br />
13<br />
<strong>estratto</strong> omaggio
Gruppo Editoriale Macro<br />
Le inchieste<br />
1 – Le “ecoballe” sono l'inizio della vergognosa storia dei <strong>rifiuti</strong> in Campania. In<br />
campo per aggiudicarsi l'appalto, (L’Unità – 4 gennaio 2008) due catene di<br />
imprese, una gui<strong>da</strong>ta <strong>da</strong>lla Fibe del gruppo Impregilo di Romiti e figli, e l'altra che<br />
vede presenti colossi come l'Ansaldo e l'Enel. Vincono le imprese dei Romiti. Non<br />
hanno le qualità richieste («il progetto presentava lacune imbarazzanti», dichiara<br />
un docente universitario), ma abbassano i prezzi: 83 lire/kg per i <strong>rifiuti</strong> <strong>da</strong><br />
conferire agli impianti CDR contro le 110 lire dei concorrenti. Tra stranezze e<br />
inefficienze varie, un <strong>da</strong>to è certo: il Commissariato per l'emergenza <strong>rifiuti</strong> ha<br />
prodotto solo sprechi e clientele politiche. Lo documenta la Corte dei Conti. Dal<br />
1998 al 2007 si sono alternati ai vertici del commissariato straordinario per<br />
l’emergenza <strong>rifiuti</strong> in Campania, Rastrelli, Losco, Bassolino, Catenacci, Bertolaso,<br />
Pansa e Cimmino. Poi il “supercommissario” Gianni De Gennaro e i suoi 100<br />
giorni per uscire <strong>da</strong>ll’emergenza. A conti fatti, in soli sette anni di<br />
commissariamento, <strong>da</strong>l 1998 al 2004, sono stati spesi 983 milioni di euro, <strong>da</strong>l<br />
2004 al 2007 è in corso la rendicontazione ma <strong>da</strong> stime effettuate si parla<br />
complessivamente di 2 miliardi di euro spesi per l’emergenza <strong>rifiuti</strong> in Campania.<br />
E poi occorre valutare le spese per il commissarimento dell’era De Gennaro.<br />
Diverse le inchieste della magistratura: una delle ultime ha coinvolto 28 in<strong>da</strong>gati e<br />
portato alla richiesta di rinvio a giudizio anche per Antonio Bassolino, presidente<br />
della Regione Campania, per la gestione del ciclo dei <strong>rifiuti</strong>. Reati ipotizzati: truffa<br />
aggravata e continuata ai <strong>da</strong>nni dello Stato, frode in pubbliche forniture, <strong>da</strong>nno<br />
ambientale con la creazione di discariche e milioni di ecoballe. Ammonta a 753<br />
milioni la somma sequestrata a Impregilo. Il nome del governatore Antonio<br />
Bassolino compare in otto capi d’imputazione della richiesta di rinvio a giudizio.<br />
Come ha scritto il gip Saraceno nella sua ordinanza di sequestro ai <strong>da</strong>nni di<br />
Impregilo, Bassolino si è comportato <strong>da</strong> «commissario inerte» di fronte a una<br />
emergenza evidente. In altri casi – sono ancora le conclusioni del gip – Bassolino<br />
avrebbe addirittura esaltato il ciclo <strong>rifiuti</strong> in Campania come modello di sviluppo<br />
tecnologico in sedi istituzionali (come la Commissione ambiente del Senato). Al<br />
governatore della Campania è stata contestata anche la truffa del falso CDR.<br />
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<strong>estratto</strong> omaggio
Gruppo Editoriale Macro<br />
«Bassolino – si legge ancora nell’ordinanza del gip – (in concorso con altri<br />
imputati) ha provocato un <strong>da</strong>nno ambientale con la creazione di discariche<br />
composte <strong>da</strong> balle di rifiuto secco, falsamente qualificato come CDR con<br />
deterioramento di risorse naturali». Le ecoballe avrebbero dovuto avere un<br />
elevato potere calorico per bruciare nei termovalorizzatori che dovevano essere<br />
realizzati nella Regione, mentre la frazione organica stabilizzata si sarebbe<br />
dovuta utilizzare addirittura in piani di recupero ambientale e non certo in<br />
discarica. Ma, stando alle rilevazioni della Procura, la frazione organica «non ha<br />
le caratteristiche per essere definita una frazione organica stabilizzata e<br />
raffinata». D'altra parte, uno degli in<strong>da</strong>gati ha pacificamente ammesso che il<br />
processo di raffinazione e di stabilizzazione veniva saltato <strong>da</strong>lla ditta proprio<br />
«perché la frazione organica non viene impiegata in funzione del recupero<br />
ambientale, ma va in discarica...». E, quindi, ad inquinare. Saltando la fase di<br />
raffinazione, l'Impregilo in pratica tagliava i costi e aumentava i ricavi. Ora, guaio<br />
nel guaio, queste “ecoballe” nessuno le vuole né in Italia né in Europa perché<br />
non sono nemmeno bruciabili.<br />
2 – La crisi dei <strong>rifiuti</strong> in Campania rendeva «stipendi inimmaginabili» a chi<br />
dirigeva il commissariato negli anni passati, e perciò «l’emergenza conveniva».<br />
Lo hanno detto i pm motivando la richiesta di rinvio a giudizio per i 28 imputati<br />
nell’inchiesta Fibe, tra i quali il governatore Bassolino. I pm Noviello e Sirleo<br />
hanno citato Raffaele Vanoli (oltre un milione di euro), i subcommissari Giulio<br />
Facchi (838mila euro) e Paolucci (518mila euro). La stessa situazione si sarebbe<br />
verificata anche quando commissario era il prefetto Corrado Catenacci, che in<br />
una intercettazione telefonica allegata agli atti del procedimento e citata <strong>da</strong>i pm,<br />
si lamentava con l'interlocutore perché il suo stipendio era di cinquemila euro<br />
mensili, mentre due tecnici della struttura commissariale intascavano cifre pari a<br />
un miliardo di lire all'anno. Con compensi così alti, sostiene la Procura, è chiaro<br />
che «più durava l'emergenza più si gua<strong>da</strong>gnava», e quindi la gestione<br />
commissariale non avrebbe avuto affatto interesse a superare la crisi. Di qui le<br />
molte inadempienze che oggi sono contestate agli imputati – soprattutto non aver<br />
messo a norma gli impianti CDR che producono un materiale inutilizzabile come<br />
combustibile – e di cui, secondo i pm, Bassolino era a conoscenza perché il suo<br />
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<strong>estratto</strong> omaggio
Gruppo Editoriale Macro<br />
ruolo di commissario era un ruolo «amministrativo e non politico» e aveva quindi<br />
«giuridicamente l'obbligo di controllare». L'emergenza che oggi affligge la<br />
Campania nasce, secondo la Procura, anche <strong>da</strong> quella cattiva gestione<br />
commissariale che consentì all'Impregilo di far finire in discarica non il 14 per<br />
cento dei <strong>rifiuti</strong> prodotti, così come prevedeva il piano, ma il 49 per cento,<br />
intasando gli impianti e creando quella che i pm chiamano «fame di discariche».<br />
Tanti soldi, dunque. Ma alla fine dove finivano i <strong>rifiuti</strong>? Semplicemente, <strong>da</strong><br />
nessuna parte. Non certo smaltiti. O in quegli ammassi indifferenziati chiamati<br />
ecoballe o al massimo infilati in qualche buco <strong>da</strong>l quale il liquame cola nella fal<strong>da</strong>,<br />
avvelenando le coltivazioni, l’acqua, i pascoli, le produzioni di pomodori e<br />
mozzarelle di bufala.<br />
3 – Un fascicolo è stato aperto anche sull’uso, negli anni scorsi, della discarica di<br />
Tre Ponti, a Montesarchio, in provincia di Benevento. Condotta <strong>da</strong>l pm Antonio<br />
Clemente, l’inchiesta , lo scorso 22 gennaio 2008, ha portato all’emissione di<br />
sette avvisi di garanzia: per gli in<strong>da</strong>gati, tra cui Corrado Catenacci, ex<br />
commissario straordinario per l'emergenza <strong>rifiuti</strong>, si ipotizza lo sversamento nella<br />
discarica di Montesarchio di materiali «non conformi a quanto prescritto <strong>da</strong>lla<br />
legge, <strong>da</strong>i regolamenti e ordinanze». Disastro ambientale, inquinamento<br />
atmosferico e del suolo, sversamento reiterato di <strong>rifiuti</strong> pericolosi, sono alcune<br />
delle ipotesi di reato formulate <strong>da</strong>l sostituto procuratore Clemente nei confronti<br />
degli in<strong>da</strong>gati. Sempre secondo la Procura, Corrado Catenacci, commissario<br />
straordinario in Campania <strong>da</strong>l 2004 al 2006, ed altre sei persone, avrebbero<br />
indebitamente omesso «atti del loro ufficio che per ragioni di igiene e sanità<br />
dovevano essere compiuti senza ritardo».<br />
4 – Intanto un nuovo fronte giudiziario si è aperto nei giorni di piena emergenza<br />
<strong>rifiuti</strong>: la Procura della Repubblica di Napoli (Il Mattino – 9 gennaio 2008) ha<br />
avviato un’inchiesta per verificare se gli enti pubblici abbiano adottato tutte le<br />
misure necessarie a scongiurare la diffusione di malattie infettive e parassitarie.<br />
È lunghissimo l’elenco degli uffici interessati <strong>da</strong>lle perquisizioni: gli assessorati<br />
Ambiente e Sanità del Comune di Napoli e della Regione Campania, gli uffici dei<br />
sin<strong>da</strong>ci di 31 centri in provincia; ma anche l’Arpac, la Prefettura di Napoli e lo<br />
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<strong>estratto</strong> omaggio
Gruppo Editoriale Macro<br />
stesso Commissariato di Governo per l’emergenza <strong>rifiuti</strong>. Per la Procura «appare<br />
necessario acquisire al procedimento – che ipotizza il reato di omissione in atti<br />
d’ufficio e il delitto colposo contro la salute pubblica – tutte le eventuali<br />
comunicazioni fatte <strong>da</strong>gli organi accertatori che facciano riferimento al pericolo di<br />
diffusione di malattie infettive e parassitarie». La preoccupazione è per gli effetti<br />
che potrebbero provocare, sull’apparato respiratorio, i cumuli di <strong>rifiuti</strong>, composti in<br />
gran parte, <strong>da</strong> sostanze organiche in decomposizione, molto aggressivi per<br />
l’apparato respiratorio dei bambini, ma anche di adulti affetti <strong>da</strong> bronchite e <strong>da</strong><br />
malattie allergiche respiratorie. Peggio ancora gli incendi dei <strong>rifiuti</strong>: si parla di<br />
diossina, di altre sostanze <strong>da</strong>nnosissime e di rischi oncologici. Tutti motivi che<br />
hanno indotto gli amministratori di alcuni Comuni dell’hinterland partenopeo a<br />
chiudere le scuole nei giorni di piena emergenza. Più di 1500 alunni, tra<br />
elementari e medie, sono rimasti a casa. In alcune città, è stato addirittura<br />
vietato di servire caffè, frutta o dolci all’aperto.<br />
Commissione Europea e procedure di infrazione<br />
La Commissione europea ha aperto una procedura di infrazione contro l'Italia per<br />
l’emergenza <strong>rifiuti</strong> in Campania e in particolare per le discariche abusive sparse<br />
su tutto il territorio. Il 31 dicembre 2007 – ha riferito una portavoce del<br />
commissario UE all'Ambiente Stavros Dimas – l'esecutivo comunitario ha inviato<br />
alle autorita' italiane una "lettera di messa in mora", formalmente il primo atto<br />
della procedura di infrazione. Il "parere motivato" inviato lo scorso 31 gennaio<br />
2008 rappresentava invece la secon<strong>da</strong> tappa della procedura aperta il 27 giugno<br />
2007 per la situazione dei <strong>rifiuti</strong> in Campania. All'Italia è stato concesso un tempo<br />
di due mesi per rispondere alle osservazioni delle Commissione, prima di<br />
ricevere un altro "parere motivato" che prelude al deferimento alla Corte di<br />
Giustizia europea. Questa secon<strong>da</strong> procedura e' stata aperta <strong>da</strong>lla Commissione<br />
europea per il mancato rispetto <strong>da</strong> parte dell'Italia di una sentenza della Corte di<br />
Giustizia europea del 26 aprile 2007. In quell'occasione l'Italia era stata<br />
con<strong>da</strong>nnata al termine di un'altra procedura di infrazione, aperta l'11 luglio del<br />
2003, e partita in seguito a un rapporto del Corpo Forestale dello Stato su 15<br />
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<strong>estratto</strong> omaggio
Gruppo Editoriale Macro<br />
regioni del 22 ottobre del 2002, che aveva rivelato l'esistenza di 4866 discariche<br />
abusive, tra cui 705 contenenti <strong>rifiuti</strong> pericolosi. «L'esistenza di una situazione<br />
simile per un prolungato periodo di tempo comporta necessariamente un<br />
significativo deterioramento dell'ambiente», avevano scritto i giudici di<br />
Lussemburgo nella sentenza, ordinando alle autorità italiane di «chiudere il più<br />
rapi<strong>da</strong>mente possibile i siti che non hanno ricevuto un permesso per continuare<br />
ad operare». Al 31 dicembre del 2007, però, le azioni intraprese <strong>da</strong>l Governo<br />
italiano non sono state ritenute soddisfacenti e la Commissione ha deciso di<br />
inviare la lettera di messa in mora per contestare all'Italia l'inadempienza alla<br />
sentenza.<br />
Cattiva gestione a monte<br />
In quattordici anni, è sempre mancata la volontà di gestire l’intero ciclo dei <strong>rifiuti</strong><br />
secondo regole che vengono, invece, applicate con successo in molte regioni e<br />
persino nella stessa Campania, come accade nei Comuni di San Michele di<br />
Serino, in Irpinia, o Mercato San Severino, nel Salernitano, che hanno raggiunto<br />
una percentuale spinta di raccolta differenziata adottando il sistema porta a porta.<br />
Molti (politici, imprenditori…), negli anni di fuoco dell’emergenza <strong>rifiuti</strong>, si sono<br />
lasciati affascinare <strong>da</strong> soluzioni impiantistiche quali il cosiddetto<br />
“termovalorizzatore”, senza riflettere, magari perché conviene, su cosa si può<br />
fare prima di arrivare ad incenerire i <strong>rifiuti</strong>, riducendo anche la quantità di <strong>rifiuti</strong><br />
stessi <strong>da</strong> smaltire. Ma in Campania la malagestione dei <strong>rifiuti</strong> è un problema<br />
diffuso non solo a Napoli ma anche, ad esempio, in provincia di Benevento. Il<br />
caso delle centrali a biomasse, nei comuni di San Salvatore Telesino e di Reino,<br />
nel Sannio, è di estrema importanza per capire ciò che sta accadendo nella<br />
complicata vicen<strong>da</strong> della gestione dei <strong>rifiuti</strong> in Campania. La Regione, nel corso<br />
degli anni dell’emergenza, si è trasformata in un vero e proprio forziere, il cui<br />
tesoro è rappresentato <strong>da</strong>i milioni di cosiddette ecoballe [CDR] depositate sul<br />
territorio campano, in attesa di essere «valorizzate» e quindi messe a profitto<br />
<strong>da</strong>ll’Impregilo mediante l’incenerimento. Per ogni tonnellata di rifiuto bruciato c’è<br />
stato per anni (e probabilmente ci sarà ancora) un contributo statale [CIP6] che<br />
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<strong>estratto</strong> omaggio
Gruppo Editoriale Macro<br />
va <strong>da</strong>i 25 ai 50 euro che moltiplicati per sette milioni di tonnellate di ecoballe<br />
rappresentano un tesoro a cui nessuno rinuncerebbe. Ma se le ecoballe non<br />
possono essere bruciate, perché non sono a norma e perché i proprietari sono<br />
inquisiti per truffa, bisogna capire in che altro modo questa montagna di <strong>rifiuti</strong><br />
possa trasformarsi in una rendita assicurata per chi la gestisce. È in questo<br />
quadro che si inserisce la vicen<strong>da</strong> della provincia di Benevento. Le centrali a<br />
biomasse finanziate <strong>da</strong>lla Regione Campania con i fondi POR, sono<br />
sovradimensionate rispetto alla capacità di produzione di biomasse della<br />
provincia di Benevento, di Avellino e Salerno. E quindi, sulle “griglie mobili” dei<br />
cosiddetti “termovalorizatori a biomasse”, brucerà di tutto, grazie all’assimilazione<br />
dei derivati <strong>da</strong>l petrolio alle fonti rinnovabili. Il POR (Programma Operativo<br />
Regionale) è il documento di programmazione per l'utilizzo dei Fondi Strutturali<br />
Europei, integrati <strong>da</strong> quelli del Ministero dell'Economia e delle Finanze e <strong>da</strong> quelli<br />
della Regione Campania. In Italia le Regioni titolari di Programmi Operativi<br />
Regionali nelle Regioni classificate "Obiettivo1" sono Basilicata, Calabria,<br />
Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia. L'Autorità di Gestione di ciascun<br />
Programma è la rispettiva amministrazione regionale.<br />
Ecco la storia infinita dei pre<strong>da</strong>tori dei <strong>rifiuti</strong> in Campania. Dal rifiuto alle ecoballe,<br />
<strong>da</strong>lle ecoballe alle biomasse: quest’ultime, come le ecoballe, hanno come valore<br />
aggiunto i contributi statali e i Certificati verdi. In Italia bruciare conviene. E in<br />
Campania tutto ruota intorno al tesoro delle ecoballe custodito <strong>da</strong> uno dei più<br />
potenti comitati d’affari nazionale: Impregilo. Un immenso tesoro che si è<br />
moltiplicato di giorno in giorno perché è stata impedita ostinatamente la raccolta<br />
differenziata, con il risultato che la Campania è diventata la più grande discarica<br />
a cielo aperto d’Europa. Una gigantesca discarica con un carico inquinante<br />
incalcolabile a causa dell’enorme quantità di percolato che in ogni momento<br />
viene rilasciato nelle falde idriche, come è stato attestato <strong>da</strong>lle in<strong>da</strong>gini<br />
epidemiologiche eseguite <strong>da</strong>ll’Organizzazione mondiale della sanità [OMS] e<br />
<strong>da</strong>lla magistratura che ripetutamente ha posto sotto sequestro molte discariche,<br />
come nei casi più noti, quella di Lo Uttaro, in provincia di Caserta, Difesa Grande,<br />
in provincia di Avellino, Tre Ponti, in provincia di Benevento.<br />
19<br />
<strong>estratto</strong> omaggio
Gruppo Editoriale Macro<br />
Non si ferma il traffico dei <strong>rifiuti</strong> tossici<br />
L’emergenza ambientale non ferma le organizzazioni criminali che proprio sullo<br />
smaltimento dei <strong>rifiuti</strong> tossici e speciali lucrano milioni di euro. (Il Mattino, 11<br />
febbraio 2008). Risale al 10 febbraio 2007 l’operazione che ha portato a scoprire<br />
un traffico di <strong>rifiuti</strong> tossici <strong>da</strong>l Veneto. In Irpinia, i carabinieri hanno bloccato un<br />
autocarro pieno di <strong>rifiuti</strong> speciali prodotti nei cantieri locali, poi affi<strong>da</strong>ti a piccole<br />
ditte per lo smaltimento illegale in discariche abusive del Napoletano. L’autocarro<br />
è stato intercettato sulla statale Ofantina-bis nel territorio di Montella. Insieme ai<br />
<strong>rifiuti</strong> tossici sono stati trovati anche materiale ferroso pericoloso, batterie<br />
esauste, laterizi di amianto, pannelli di eternit. I tre operai a bordo<br />
dell’automezzo, originari del Casertano, sono stati denunciati e con loro anche il<br />
titolare dell’ im<strong>presa</strong>, con sede in Benevento. Sullo smaltimento illegale di <strong>rifiuti</strong><br />
tossici va avanti la maxi-inchiesta della procura di Santa Maria Capua Vetere che<br />
ha coinvolto i gestori degli impianti di compostaggio che distribuivano i veleni ai<br />
contadini; i titolari delle società alle quali era affi<strong>da</strong>to lo smaltimento dei quattro<br />
depuratori della Campania; gli autotrasportatori; gli agricoltori che hanno accettato<br />
di smaltire illegalmente i veleni. I reati contestati vanno <strong>da</strong>ll’associazione per<br />
delinquere al traffico illecito di <strong>rifiuti</strong> speciali e pericolosi, <strong>da</strong>l disastro ambientale<br />
alla truffa, alla frode nelle forniture. Sono solo alcuni esempi ma non si contano<br />
gli episodi di smaltimento illegale dei <strong>rifiuti</strong>. Il meccanismo dello smaltimento<br />
illecito parte <strong>da</strong> imprenditori di grosse aziende o anche <strong>da</strong> piccole imprese che<br />
vogliono smaltire a prezzi irrisori le loro scorie, il materiale di risulta <strong>da</strong> cui più<br />
nulla è possibile ricavare se non costi. Seguono i titolari di centri di stoccaggio<br />
che raccolgono i <strong>rifiuti</strong> e in molti casi li miscelano con <strong>rifiuti</strong> ordinari, diluendo la<br />
concentrazione tossica e declassificando, rispetto al CER, il catalogo europeo dei<br />
<strong>rifiuti</strong>, la pericolosità dei <strong>rifiuti</strong> tossici. Ma, per classificare in “innocua immondizia”<br />
un carico di <strong>rifiuti</strong> tossici, è fon<strong>da</strong>mentale l’apporto professional-truffaldino di<br />
chimici compiacenti che scrivono relazioni menzognere sulla natura dei <strong>rifiuti</strong>. Poi<br />
ci sono i trasportatori che percorrono in lungo e in largo il Paese per raggiungere<br />
il sito di smaltimento. E infine ci sono gli smaltitori che possono essere gestori di<br />
discariche autorizzate o di un impianto di compostaggio ma possono anche<br />
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<strong>estratto</strong> omaggio
Gruppo Editoriale Macro<br />
essere proprietari di cave dismesse o di terreni agricoli adibiti a discariche<br />
abusive. «Elementi necessari nel far funzionare l'intero meccanismo – sostiene<br />
lo scrittore Roberto Saviano – sono i funzionari e dipendenti pubblici che non<br />
controllano, né verificano le varie operazioni, o <strong>da</strong>nno in gestione cave e<br />
discariche a persone chiaramente inserite nelle organizzazioni criminali».<br />
Inchieste sui <strong>rifiuti</strong> tossici<br />
Sommando <strong>da</strong>ti e cifre emersi <strong>da</strong>lle inchieste condotte <strong>da</strong>lla Procura di Napoli e<br />
<strong>da</strong>lla Procura di Santa Maria Capua Vetere <strong>da</strong>lla fine degli anni '90 a oggi, è<br />
possibile quantificare un vantaggio economico di circa 500 milioni di euro per le<br />
aziende che si sono rivolte a smaltitori della camorra. Dal libro “Gomorra” di<br />
Saviano apprendiamo che l'operazione "Cassiopea" del 2003 dimostrò che ogni<br />
settimana partivano <strong>da</strong>l nord al sud quaranta Tir ricolmi di <strong>rifiuti</strong> e – secondo la<br />
ricostruzione degli inquirenti – venivano sversati, seppelliti, gettati, interrati<br />
cadmio, zinco, scarto di vernici, fanghi <strong>da</strong> depuratori, plastiche varie, arsenico,<br />
prodotti delle acciaierie, piombo. Ma il territorio del riciclaggio dei <strong>rifiuti</strong> tossici sta<br />
aumentando i suoi perimetri. Altre inchieste hanno rivelato il coinvolgimento di<br />
regioni che sembravano immuni, come l'Umbria e il Molise. Qui, grazie<br />
all'operazione "Mosca", coordinata <strong>da</strong>lla Procura della Repubblica di Larino nel<br />
2004, è emerso lo smaltimento illecito di centoventi tonnellate di <strong>rifiuti</strong> speciali<br />
provenienti <strong>da</strong> industrie metallurgiche e siderurgiche. I clan erano riusciti a<br />
triturare trecentoventi tonnellate di manto stra<strong>da</strong>le dismesso ad altissima densità<br />
catramosa, e avevano individuato un sito di compostaggio disponibile a<br />
mischiarlo a terra, e quindi a occultarlo nelle campagne umbre. Non bastava<br />
nascondere i <strong>rifiuti</strong> tossici, ma si poteva trasformarli in fertilizzanti, ricevendo<br />
quindi <strong>da</strong>naro per vendere i veleni. Quattro ettari di terreno a ridosso del litorale<br />
molisano furono coltivati con concime ricavato <strong>da</strong>i <strong>rifiuti</strong> delle concerie. Vennero<br />
rinvenute nove tonnellate di grano contenenti un'elevatissima concentrazione di<br />
cromo. I trafficanti avevano scelto il litorale molisano – nel tratto <strong>da</strong> Termoli a<br />
Campomarino – per smaltire abusivamente <strong>rifiuti</strong> speciali e pericolosi provenienti<br />
<strong>da</strong> diverse aziende del nord Italia. Ma è il Veneto il vero centro di stoccaggio,<br />
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<strong>estratto</strong> omaggio
Gruppo Editoriale Macro<br />
secondo le in<strong>da</strong>gini coordinate negli ultimi anni <strong>da</strong>lla Procura di Santa Maria<br />
Capua Vetere. Da anni alimenta i traffici illegali sul territorio nazionale. Le<br />
fonderie settentrionali fanno smaltire le scorie senza precauzioni, mescolandole<br />
al compost usato per concimare centinaia di campi agricoli. L'inchiesta "Eldorado"<br />
del 2003 aveva dimostrato che venivano sempre di più utilizzati i minori per queste<br />
operazioni. I camionisti non si fi<strong>da</strong>vano a entrare troppo in contatto con i <strong>rifiuti</strong><br />
tossici. Del resto era stato proprio un camionista a far partire la prima importante<br />
inchiesta sul traffico di <strong>rifiuti</strong> nel 1991. «Mario Tamburrino – scrive Saviano in<br />
“Gomorra” – era an<strong>da</strong>to in ospe<strong>da</strong>le con gli occhi gonfi, le orbite sembravano<br />
tuorli d'uovo che le palpebre non contenevano più. Era completamente accecato,<br />
le mani avevano perso il primo strato di epidermide, gli bruciavano come se gli<br />
avessero incendiato benzina sul palmo. Un fusto tossico gli si era aperto vicino al<br />
viso, e tanto era bastato per accecarlo e quasi bruciarlo vivo. Bruciarlo a secco,<br />
senza fiamme. Dopo quell'episodio i camionisti hanno iniziato e chiedere di<br />
trasportare i fusti nei carichi dell'autotreno, tenendoli a distanza col rimorchio e<br />
non sfiorandoli mai. I più pericolosi erano i camion che trasportavano il compost<br />
adulterato, concime mischiato a veleni. Solo inalarli avrebbe potuto<br />
compromettere per sempre l'apparato respiratorio. L'ultimo passaggio, quando i<br />
Tir dovevano scaricare i fusti nei camioncini che li avrebbero traghettati<br />
direttamente nella fossa della discarica, era il più rischioso. Nessuno voleva<br />
trasportarli. I fusti nei camioncini venivano stipati uno sopra all'altro e spesso si<br />
ammaccavano, facendo venir fuori le esalazioni. Così, appena gli autotreni<br />
giungevano, i camionisti non scendevano neanche. Li lasciavano svuotare. Poi<br />
dei ragazzini avrebbero portato a destinazione il carico di morte. Età: <strong>da</strong>i<br />
quattordici ai sedici anni. Duecentocinquanta euro a viaggio».<br />
L’informazione che non c’è<br />
Complice del sistema malato dell’emergenza infinita è la cattiva informazione, o,<br />
meglio, l’informazione che non c’è. Quasi tutti i media locali della Campania, la<br />
carta stampata, le radio si limitano, seguendo la scia di quelli nazionali, a<br />
riportare tante opinioni e pochissimi fatti. E così succede che i giornalisti che<br />
22<br />
<strong>estratto</strong> omaggio
Gruppo Editoriale Macro<br />
dovrebbero essere i watchdog (i cani <strong>da</strong> guardia ) della democrazia, diventano le<br />
casse di risonanza delle opinioni dei politici e dei potenti di turno. Chi guar<strong>da</strong> i<br />
notiziari in TV o legge i giornali, sempre più spesso è costretto ad assorbire, più o<br />
meno consapevolmente, i pareri altalenanti, incoerenti, di comodo, dei politici di<br />
entrambi gli schieramenti. Senza osare contraddirli, senza permettersi di poter<br />
criticare un virgola di ciò che esce <strong>da</strong>lle loro bocche. Quasi nessun giornalista<br />
campano ha spiegato alla sua gente quali impatti sanitari ed ambientali provoca<br />
l’incenerimento dei <strong>rifiuti</strong>, quasi nessuno ha parlato delle virtuose alternative della<br />
riduzione a monte, della raccolta differenziata spinta, del riutilizzo di alcuni<br />
materiali di scarto e del riciclaggio. E gli scan<strong>da</strong>li, la vergogna delle ecoballe? La<br />
maggior parte ha preferito non interessarsi, non denunciare, lasciar correre,<br />
lasciar parlare politici e imprenditori. Scan<strong>da</strong>lose anche le prese di posizione di<br />
giornalisti di fama nazionale. Bruno Vespa, in una delle puntate di “Porta a Porta”<br />
dedicate all’emergenza <strong>rifiuti</strong>, presenta, in collegamento <strong>da</strong> Granarolo (Bologna),<br />
un «sin<strong>da</strong>co felice» perché sul territorio che amministra è stato costruito un<br />
inceneritore «che produce energia». Ma quel che è più grave è che il giornalista<br />
afferma, con convinzione direttamente proporzionale alla mancanza di riscontri<br />
scientifici, che sul terreno adiacente all’area dell’inceneritore, pascolano pecore e<br />
mucche che, poi, producono ottimo latte. Da Raiuno a Raitre. Fabio Fazio,<br />
durante una puntata di “Che tempo che fa” ospita il dottor Umberto Veronesi e gli<br />
chiede di parlare degli inceneritori e degli eventuali rischi. L’ex ministro della<br />
Sanità parla di “rischio zero” degli inceneritori e Fazio ascolta senza contraddire,<br />
senza porre ulteriori domande per chiarire dubbi, senza chiedere di supportare<br />
le parole con <strong>da</strong>ti certi, rilevati <strong>da</strong> ricerche serie. Per rendersi conto che c'è<br />
qualcosa che non torna nelle affermazioni di Veronesi, basta cliccare sul sito<br />
della Fon<strong>da</strong>zione Veronesi (www.fon<strong>da</strong>zioneveronesi.it) e si scopre che questa è<br />
sostenuta, tra gli altri, anche <strong>da</strong> VEOLIA (che sta partecipando al bando di<br />
assegnazione per la gestione dell’inceneritore di Acerra), ENEL, ENI, ACEA<br />
(multiutility con inceneritori). Quindi l’ex ministro della Sanità ha mille buoni motivi<br />
per parlare di “rischio zero” e zero ricerche serie cui fare riferimento. E Fazio lo<br />
lascia parlare. Ma non solo lui.<br />
È solo uno dei tanti esempi. L’informazione, in Italia, è in ostaggio di un sistema<br />
23<br />
<strong>estratto</strong> omaggio
Gruppo Editoriale Macro<br />
malato. Ecco perché, per una società migliore, è necessaria un’informazione<br />
migliore che cerchi di svincolarsi <strong>da</strong>l supporto dei potenti di turno per cercare il<br />
più possibile l’obiettività dei fatti. Giornali, TV, giornalisti dovrebbero avere come<br />
unico riferimento il lettore e il telespettatore, l’onestà nei confronti di chi legge<br />
giornali o guar<strong>da</strong> la tv e il rispetto della deontologia professionale. E distinguere<br />
le opinioni <strong>da</strong>i fatti che, il più delle volte, sembrano scomparsi. Lo dicevano, lo<br />
facevano e lo raccoman<strong>da</strong>vano i compianti Indro Montanelli e Enzo Biagi,<br />
maestri di questa professione così nobile e così criticabile al tempo stesso. Un<br />
giornalista non dovrebbe mai aver paura di dire la verità perché non si può,<br />
perché c’è qualcuno che non vuole che si sappia. O perché lui stesso non sa<br />
informarsi o non vuole. Naturalmente il ruolo chiave è nella figura degli editori e<br />
dei direttori responsabili affinché garantiscano la libertà di espressione. E<br />
l’auspicio è che ciò acca<strong>da</strong> quanto prima per una nuova stagione<br />
dell’informazione.<br />
Le iniziative dei cittadini<br />
Nei giorni di piena emergenza fioccano iniziative <strong>da</strong> parte dei cittadini. C’è chi si<br />
organizza <strong>da</strong> sé per differenziare gli scarti domestici. I cittadini di Pianura sono<br />
esasperati, non vogliono che si continui a sversare, ancora dopo quarant’anni,<br />
carichi di morte nella loro terra, lì dove malattie e morti aumentano di anno in<br />
anno. Statistiche alla mano, combattono la loro battaglia contro decisioni politiche<br />
tutt’altro che rispettose della salute e dell’ambiente. I cittadini di Acerra<br />
continuano a battersi per evitare la costruzione o l’entrata in funzione<br />
dell’inceneritore. Il popolo della Valle Caudina – terra dei fieri Sanniti che<br />
costrinsero i Romani al giogo delle Forche Caudine – ha presidiato giorno e notte<br />
il sito di Tre Ponti, in provincia di Benevento, per evitare che De Gennaro<br />
riaprisse la discarica. E ce l’hanno fatta perché c’erano motivi validissimi di<br />
inadeguatezza del sito: i tecnici spiegano come soltanto una parte ridotta del sito<br />
potrebbe essere utilizzata, la parte sommitale dell'invaso la cui superficie, <strong>da</strong><br />
valutazioni empiriche, risulta pari a 5mila metri quadrati. Si temono problemi per<br />
la sovrapproduzione di percolato e il pericolo frane. Alla fine la Valle Caudina ce<br />
24<br />
<strong>estratto</strong> omaggio
Gruppo Editoriale Macro<br />
l’ha fatta e De Gennaro non riaprirà Tre Ponti. Protestano anche a Marigliano, ad<br />
Ariano Irpino, a Villaricca, a Savignano Irpino dove una donna, esasperata, si è<br />
<strong>da</strong>ta fuoco <strong>da</strong>vanti a cittadini e Forze dell'Ordine. Poi c’è qualche iniziativa<br />
<strong>da</strong>vvero singolare. A promuoverla il Movimento di Difesa del Cittadino di San<br />
Giorgio a Cremano (NA), nata <strong>da</strong>ll’idea di alcune persone, di chiedere il blocco<br />
della Tarsu, la tassa sui <strong>rifiuti</strong>. Ma, essendo difficile promuovere un’azione di<br />
questo tipo, il Movimento di Difesa del Cittadino, sta invece raccogliendo le<br />
istanze dei cittadini del Napoletano che <strong>da</strong>l 1994 ad oggi subiscono i disagi legati<br />
all’emergenza <strong>rifiuti</strong>. Si procederà per gruppi di trenta ricorsi per elaborare un<br />
“giudizio cumulativo” e la richiesta di indennizzo varierà, caso per caso, a<br />
secon<strong>da</strong> della durata del periodo di residenza nelle zone colpite <strong>da</strong>ll’emergenza.<br />
Il risarcimento del <strong>da</strong>nno sarà richiesto al Comune di competenza, alla Regione<br />
ed al Commissariato per l’Emergenza Rifiuti. I Comuni, a loro volta, potranno<br />
rivalersi su Regione e Commissariato. Non vanno trascurate, poi, le ripercussioni<br />
economiche e turistiche dell’emergenza <strong>rifiuti</strong>. La crisi del turismo ha mobilitato<br />
addirittura le associazioni di categoria, nella Penisola Sorrentina, solo per fare un<br />
esempio. Detassazioni su Tarsu e Irpef, contributi immateriali e di promozione e<br />
assistenza alle piccole e medie imprese con tassi di agevolazioni su mutui e<br />
investimenti già effettuati per il settore: è questo, in sintesi, quanto chiesto<br />
all’Assessore regionale al Turismo, Marco Di Lello, <strong>da</strong>l comparto ricettivo<br />
extralberghiero in Campania rappresentato <strong>da</strong>ll'Abbac. Stanze vuote e nessuna<br />
prenotazione per Pasqua, scoraggiano gli imprenditori che hanno investito e che<br />
non dispongono di riserve economiche per far fronte alla grave crisi. E se c’è chi<br />
chiede risarcimenti, c’è anche chi è disposto perfino a lasciare l'Italia pur di non<br />
convivere con la spazzatura. Rivendicano il diritto alla salute, previsto <strong>da</strong>lla<br />
Costituzione italiana all'articolo 32, i signori Sedia, una coppia di coniugi<br />
napoletani, 34 anni lui e 30 lei, residenti a Cimitile, un Comune a pochi passi <strong>da</strong><br />
Marigliano (NA). Esasperati, sono arrivati a chiedere asilo politico in Svizzera per<br />
fuggire lontano <strong>da</strong>ll'emergenza <strong>rifiuti</strong>. La gente soffre, è esasperata, si dispera,<br />
non sa cosa fare. E quando fa qualcosa, a volte è peggio. Perché chi è stanco di<br />
convivere con montagne di <strong>rifiuti</strong> che rimangono lì per giorni e giorni, costretto a<br />
respirare gli odori nauseabondi della decomposizione, pensa male di <strong>da</strong>r fuoco a<br />
25<br />
<strong>estratto</strong> omaggio
Gruppo Editoriale Macro<br />
quei cumuli. Senza chiedersi a che prezzo per la salute. Così diossina e i fumi<br />
tossici si liberano nell’aria. In Campania, terra dei fuochi, ardono anche<br />
pneumatici ammonticchiati dovunque. Nei paesi dell’hinterland napoletano c’è<br />
l’inferno. E chi passa annusa veleni. Tra le iniziative più rilevanti c’è <strong>da</strong> registrare<br />
“Il giorno del rifiuto” organizzato a Napoli, in piazza Dante, il 23 febbraio 2008.<br />
Scienziati, cittadini, artisti si sono alternati sul palco; tra gli altri, Paul Connet,<br />
Maurizio Pallante e Beppe Grillo. Una giornata all’insegna dell’informazione<br />
sull’emergenza <strong>rifiuti</strong>, per capire che differenziando, riciclando e riutilizzando, la<br />
“munnezza” può diventare ricchezza.<br />
Come uscire <strong>da</strong>ll’emergenza<br />
Il “principio di precauzione” dice che «un rischio non deve essere accettato se<br />
può essere evitato». Incenerire i <strong>rifiuti</strong> è un rischio. Gravissimo. Per l’ambiente e<br />
per la salute. Quindi, “no” agli inceneritori in Campania e al loro carico di veleni e<br />
di morte. L’emergenza potrebbe finire in tempi rapidi solo attraverso una corretta<br />
filiera di riduzione, riciclaggio, recupero, riuso e compostaggio e, per la parte<br />
residua, requisendo e riconvertendo i sette impianti CDR in impianti di vagliatura<br />
e di trattamento meccanico biologico [Tmb] che ossiderebbero i <strong>rifiuti</strong> con un<br />
procedimento naturale, sfruttando batteri e microrganismi e renderebbero inerte<br />
la frazione secca non recuperabile. Quindi, i sette impianti – sequestrati in<br />
passato <strong>da</strong>lla magistratura perché fraudolentemente restituivano, dopo una<br />
semplice tritatura, <strong>rifiuti</strong> «tal quali» – una volta riconvertiti e ria<strong>da</strong>ttati, potrebbero<br />
trattare oltre 1 milione di tonnellate di <strong>rifiuti</strong> l’anno senza causare alcun <strong>da</strong>nno alla<br />
salute e all’ambiente. Hanno solo un “difetto” per i pre<strong>da</strong>tori dei <strong>rifiuti</strong>: sono<br />
economicamente vantaggiosi e non usufruiscono di alcun contributo statale,<br />
come invece avviene per gli inceneritori con i Cip6. Le soluzioni per uscire<br />
<strong>da</strong>ll'emergenza sono attualmente al vaglio del commissario straordinario per<br />
l'emergenza <strong>rifiuti</strong> in Campania, Gianni De Gennaro. Le ultime novità riguar<strong>da</strong>no<br />
l'applicazione della nuova legge regionale in materia di gestione, trasformazione,<br />
riutilizzo dei <strong>rifiuti</strong> e bonifica dei siti inquinati. Si prevede la sottoscrizione di<br />
accordi di programma con i Comuni di Giugliano, Qualiano, Villaricca, Nola,<br />
26<br />
<strong>estratto</strong> omaggio
Gruppo Editoriale Macro<br />
Marigliano, Acerra e con i siti inquinati dell'area domizia per l'immediato avvio<br />
delle bonifiche. La normativa regionale focalizza l'attenzione sull'organizzazione<br />
su base provinciale del ciclo integrato dei <strong>rifiuti</strong>. Ma si sofferma anche sulla<br />
messa in sicurezza, bonifica e ripristino ambientale dei siti inquinati sul territorio<br />
regionale. Le finalità individuate sono:prevenire, governare e ridurre la<br />
produzione dei <strong>rifiuti</strong>; incentivare potenziale e agevolare la raccolta dei <strong>rifiuti</strong> solidi<br />
urbani e speciali; incentivare la riduzione dello smaltimento finale dei <strong>rifiuti</strong>;<br />
contenere e razionalizzare i costi di gestione del ciclo dei <strong>rifiuti</strong>; garantire<br />
l’autosufficienza regionale per lo smaltimento dei <strong>rifiuti</strong> urbani; individuare forme<br />
di cooperazione tra i vari livelli delle autonomie territoriali. La legge sui <strong>rifiuti</strong><br />
arriva sul bollettino ufficiale della Regione (Burc), ma si aspetta di ora in ora<br />
un’ordinanza che permetta di rinviarne l’applicazione fino a novembre. In questo<br />
modo si permetterebbe alle Province di attrezzarsi e di organizzare le gare per le<br />
società miste che dovrebbero gestire la raccolta e lo smaltimento dei <strong>rifiuti</strong><br />
servendosi dei diecimila e passa dipendenti dei consorzi di bacino.<br />
Un’operazione complessa che ha reso necessaria la pubblicazione pressoché<br />
contemporanea della legge e del suo rinvio e ha alimentato numerose polemiche<br />
(Il Mattino, 29 aprile 2008). Il nodo resta: che cosa accadrà quando se ne andrà<br />
De Gennaro? Chi gestirà l’apertura delle nuove discariche necessarie fino<br />
all’avvio del ciclo industriale dei <strong>rifiuti</strong>? Prima della fine del man<strong>da</strong>to De Gennaro<br />
dovrebbe mettere le basi per l’apertura del nuovo sito di Vallata che dovrebbe<br />
poter raccogliere 3 milioni di tonnellate e per la discarica di Chiaiano. Gli uffici del<br />
commissariato sono al lavoro per tentare una prima valutazione del<br />
provvedimento della magistratura che ha sequestrato il depuratore nei pressi di<br />
Eboli dove si sta realizzando un sito di stoccaggio. Si tratterà soprattutto di<br />
verificare se siano stati rispettati i poteri del commissariato che permettono delle<br />
scorciatoie rispetto agli adempimenti ordinari. Anche a Piano<strong>da</strong>rdine dove<br />
vengono stoccate le balle sono arrivati i carabinieri e i tecnici dell’Arpac e dell’Asl<br />
per eseguire rilievi a seguito della denuncia dei sin<strong>da</strong>ci della zona. Intanto De<br />
Gennaro ha stabilito, tra la rabbia di cittadini e associazioni, l'apertura di due<br />
discariche, quella di Sant'Arcangelo Trimonte, in provincia di Benevento e quella<br />
irpina di Savignano, portando a termine la sua mission prevista <strong>da</strong>ll’ordinanza 86<br />
27<br />
<strong>estratto</strong> omaggio
Gruppo Editoriale Macro<br />
del 2007. Come andrà a finire? Da qui dovrebbe partire la scrittura del nuovo<br />
piano dei <strong>rifiuti</strong> in Campania. È un atto dovuto a una popolazione che <strong>da</strong> decenni<br />
subisce la prepotenza delle ecomafie. Una popolazione che è stata vittima di una<br />
truffa colossale e che, dinanzi alle epidemie dilaganti di tumori e di altre gravi<br />
malattie legate all’inquinamento ambientale, reclama giustizia per un futuro meno<br />
penoso che sarà comunque segnato <strong>da</strong> un inesorabile disastro ambientale.<br />
28<br />
<strong>estratto</strong> omaggio
L'autore<br />
Stefano Montanari, laureato in Farmacia e <strong>da</strong> sempre impegnato nel campo della<br />
ricerca medica.<br />
Vive e lavora a Modena, dove <strong>da</strong>l 2004 è Direttore Scientifico del Laboratorio<br />
Nanodiagnostics, il centro che svolge studi e ricerche relative all’inquinamento <strong>da</strong><br />
polveri inorganiche e al quale si rivolgono per consulenze aziende alimentari, enti<br />
pubblici e privati.<br />
Dal 2005 al 2007 Montanari ha partecipato, insieme a Beppe Grillo, al progetto “La<br />
scienza in piazza”.<br />
Tutte le conferenze e gli incontri di cui è protagonista nascono con l’intento di<br />
divulgare i risultati delle scoperte sulle nanopatologie e i pericoli connessi alle<br />
polveri. Montanari si occupa anche dell’importante ricerca sulle malattie cosiddette<br />
<strong>da</strong> uranio impoverito che continuano a colpire i militari impiegati nelle recenti guerre<br />
in Iraq e in ex Jugoslavia.<br />
Gruppo Editoriale Macro<br />
<strong>estratto</strong> omaggio
Gli altri eBook Arianna Editrice<br />
Roberto Bosio<br />
Le Olimpiadi degli Affari.<br />
Pechino 2008 e tutte le altre (brutte) storie<br />
Prezzo: € 3,90<br />
Pagine: 72<br />
Cosa si nasconde dietro alla bandiera <strong>da</strong>i 5 anelli?<br />
Anche le prossime olimpiadi di Pechino non si sottraggono a polemiche e critiche<br />
specifiche, ma che nella sostanza riguar<strong>da</strong>no la manifestazione in sé che ha<br />
definitivamente perso il suo carattere di competizione sportiva per assumere invece<br />
un ruolo preminente nella mercificazione consumista del pianeta.<br />
Come mai una manifestazione che auspica la relazione fra i popoli, il rispetto della<br />
natura e dei diritti della persona ha scelto paesi che violano costantemente tutti questi<br />
principi?<br />
L'autore, dopo accurate in<strong>da</strong>gini, svela i retroscena di quella che, in tutto e per tutto,<br />
si rivela come una vera e propria multinazionale commerciale, che viola<br />
sistematicamente i principi che sbandiera vendendo al meglio il proprio prodotto: le<br />
Olimpiadi.<br />
Attraverso le pagine di questo e-book scoprirete che le Olimpiadi non sono<br />
un'opportunità culturale ed economica per la popolazione che le ospita, ma solo un<br />
enorme affare per multinazionali e i gruppi di potere che la gestiscono.<br />
Gruppo Editoriale Macro<br />
********<br />
Roberto Bosio, Alberto Zoratti<br />
Come Evitare la Trappola Nucleare.<br />
Fermiamo Mr Burns<br />
Prezzo: € 5,90<br />
Pagine: 197<br />
1987: con un referendum abrogativo gli italiani dicono NO al nucleare.<br />
2007: nonostante la decisione del popolo sovrano, questo libro dimostra come a<br />
distanza di vent'anni l'ombra del nucleare sia ancora presente nella vita politica e<br />
sociale del nostro paese.<br />
Mentre in Italia il dibattito sull'energia nucleare torna in prima pagina e mentre si<br />
moltiplicano coloro che guar<strong>da</strong>no con interesse al business dell'atomo, gli Autori<br />
Bosio e Zoratti rimettono sul campo i limiti dell'energia nucleare, la gestione tutta<br />
italiana della rincorsa all'atomo, le alternative reali ad un futuro apparentemente già<br />
scritto.<br />
Attualità e puntualità scientifica, case history – come l'inchiesta sul ruolo di Enel nel<br />
nucleare dei paesi dell'Est – e ricchi approfondimenti, rendono il testo un ottimo<br />
<strong>estratto</strong> omaggio
strumento per avvicinarsi al tema dell'incubo nucleare. Una lettura che non si limita a<br />
rendere pubblica l'antieconomicità dell'energia nucleare o l'incapacità dell'industria di<br />
smaltire eventuali scorie radioattive, ma che traccia il percorso verso un sistema<br />
energetico fon<strong>da</strong>to sul risparmio energetico e sulle energie rinnovabili, anziché su<br />
quelle fossili. L'unica alternativa possibile e realmente percorribile per combattere<br />
l'effetto serra.<br />
********<br />
Carlo Bertani<br />
Il Futuro dei Trasporti.<br />
Come ci muoveremo quando finirà il petrolio?<br />
Prezzo: € 5,90<br />
Pagine: 254<br />
L'inevitabile esaurimento dei combustibili fossili impone una nuova pianificazione<br />
nei trasporti.<br />
Nell'arco di due secoli siamo passati <strong>da</strong>lla vela al sommergibile nucleare, <strong>da</strong>l cavallo<br />
ai bolidi di Formula 1, e tutto ciò è stato possibile grazie al petrolio. Le alternative ai<br />
combustibili fossili già esistono e le grandi compagnie internazionali stanno iniziando<br />
quella che sarà la più grande ristrutturazione della civiltà: il passaggio <strong>da</strong>ll'evo<br />
petrolifero a quello delle energie rinnovabili, un'esigenza non eludibile.<br />
Oggi si propone l'idrogeno come nuovo carburante, ma è un combustibile credibile<br />
nell'attuale rete mondiale dei trasporti? Nell'attesa dei nuovi mezzi che la tecnologia<br />
s'appresta ad immettere sul mercato, cosa dobbiamo fare?<br />
Gruppo Editoriale Macro<br />
********<br />
Guido Dalla Casa<br />
L'Ecologia profon<strong>da</strong>: lineamenti per una nuova visione del mondo<br />
Prezzo: € 5,90<br />
Pagine: 164<br />
Anche se le schematizzazioni sono riduttive, vengono distinti per chiarezza due tipi di<br />
ecologia:<br />
- una "ecologia di superficie" che recepisce le idee correnti in materia, cioè la<br />
necessità di evitare gli inquinamenti e salvare "ad isole" gli ecosistemi e le specie<br />
animali e vegetali, in quanto utili all'uomo;<br />
- una "ecologia profon<strong>da</strong>" che intacca il concetto di progresso e le idee-gui<strong>da</strong> della<br />
civiltà industriale, che hanno portato all'attuale modo di vivere e quindi al dramma<br />
ecologico.<br />
L'Autore sostiene che solo con il passaggio a una filosofia compatibile con il secondo<br />
<strong>estratto</strong> omaggio
tipo di ecologia, spesso presente nelle culture tradizionali, si possono ottenere risultati<br />
a lunga scadenza. Una nota di speranza viene <strong>da</strong> alcune tendenze nascenti in vari rami<br />
della scienza, dove è stato superato il quadro di pensiero cartesiano e meccanicista<br />
che ha portato alla civiltà industriale e quindi alla distruzione della natura. Sempre<br />
nel quadro di pensiero dell'ecologia profon<strong>da</strong>, vengono accennate alcune questioni<br />
filosofiche di fondo, come il libero arbitrio, l'evoluzione, la posizione della nostra<br />
specie in Natura, la fine delle certezze.<br />
Come azioni concrete, oltre all'adesione alle iniziative tipiche dell'ecologia di<br />
superficie, cioè i Parchi naturali e la diminuzione degli inquinamenti, si propone di<br />
diffondere il più possibile le idee dell'ecologia profon<strong>da</strong>, nella speranza che il<br />
mutamento di pensiero sia così rapido <strong>da</strong> evitare a tutto il Pianeta fenomeni ancora<br />
più gravi e traumatici di quelli che sta già vivendo.<br />
Nel testo sono riportati integralmente:<br />
− il "Manifesto per la Terra" di Ted Mosquin e Stan Rowe<br />
- la Piattaforma dell'Ecologia Profon<strong>da</strong>, in otto principi, di Arne Naess e George<br />
Sessions.<br />
********<br />
Mario Spinetti<br />
L'Uomo Naturale.<br />
Sul concetto del valore in sé della natura<br />
Prezzo: € 6,90<br />
Pagine: 377<br />
Gruppo Editoriale Macro<br />
La vasta entità e profondità del problema ambientale coinvolge risvolti culturali,<br />
sociali, economici, di tale portata <strong>da</strong> stimolare un approccio filosofico dell'ecologia.<br />
Aldo Leopold, acuto conservazionista americano, affermava, infatti, che i problemi<br />
ambientali sono fon<strong>da</strong>mentalmente di matrice filosofica nella quale va ricercata la<br />
soluzione di un nuovo rapporto con la natura. Emblematicamente, la speculazione<br />
filosofica occidentale si è drammaticamente impoverita di una riflessione adeguata<br />
sulla natura e l'etica ambientale rappresenta l'occasione per correggere il suo<br />
maggiore errore, il rifiuto del mondo naturale sperimentato concretamente nella vita<br />
reale.<br />
Una nuova etica ambientale non si riconosce con i dogmi e con il riduzionismo<br />
scientifico, ma soprattutto con una maturazione dello spirito, delle sensazioni e quindi<br />
del pensiero. Lo sviluppo della specializzazione scientifica ha portato ad una sorta di<br />
"sordità epistemologica", cioè l'incapacità di percepire i caratteri generali di un<br />
organismo a causa della concentrazione ossessiva dell'attenzione sui particolari.<br />
L'olismo tende invece – in controtendenza - a superare questo unilateralismo<br />
cogliendo nella totalità una somma superiore a quella delle singole parti.<br />
La battaglia per la conservazione della natura è oggi quindi fon<strong>da</strong>mentale e consente<br />
<strong>estratto</strong> omaggio
di porre una doman<strong>da</strong> di significato sul concetto stesso del progresso e della sua<br />
ideologia sviluppista. Le società affluenti e il perseguire ciecamente un più alto<br />
livello di vita materiale vale lo spaventoso costo in tutto ciò che è naturale, libero e<br />
selvaggio?<br />
"C'è solo una speranza di respingere la tirannica ambizione della civiltà di<br />
conquistare ogni luogo della terra. Questa speranza è l'organizzazione delle genti più<br />
sensibili ai valori dello spirito, affinché combattano per la libera continuità della<br />
natura selvaggia" (Robert Marshall)<br />
Gruppo Editoriale Macro<br />
<strong>estratto</strong> omaggio