14.06.2013 Views

estratto da: LO STIVALE DI BARABBA L'Italia presa a calci dai rifiuti ...

estratto da: LO STIVALE DI BARABBA L'Italia presa a calci dai rifiuti ...

estratto da: LO STIVALE DI BARABBA L'Italia presa a calci dai rifiuti ...

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Gruppo Editoriale Macro<br />

<strong>estratto</strong> <strong>da</strong>:<br />

<strong>LO</strong> <strong>STIVALE</strong> <strong>DI</strong> <strong>BARABBA</strong><br />

<strong>L'Italia</strong> <strong>presa</strong> a <strong>calci</strong> <strong>da</strong>i <strong>rifiuti</strong><br />

a cura di Stefano Montanari<br />

Arianna editrice<br />

Presentazione dell'opera<br />

Rifiuti abbandonati sul lungomare, auto costrette a slalom tra buste piene di scarti<br />

di ogni genere, passaggi pedonali ostruiti. Metri e metri di immondizia accatastata<br />

lungo i muri sono mense succulente per cani e topi. Odori nauseabondi tolgono il<br />

respiro. L’insofferenza è alle stelle tra la gente, la rabbia anche. Napoli è in<br />

ginocchio. Un uomo cammina tra le strade della città, tiene per mano la sua<br />

bambina: naso e bocca protetti <strong>da</strong> una mascherina. Le esalazioni dei sacchi<br />

coprono anche l’aroma del caffè. C’è chi vende il pane a pochi passi <strong>da</strong> cumuli di<br />

<strong>rifiuti</strong>. L’odore del mare sembra un lontano ricordo, costretto a soccombere ai gas<br />

della decomposizione. Dalle finestre delle case, il panorama di sempre, fatto di<br />

sole, mare, colori, lascia il posto all’inferno dei <strong>rifiuti</strong>. Così Napoli e la Campania<br />

hanno cambiato volto, agli occhi del mondo intero, nei giorni difficili di<br />

un’emergenza infinita. Quattordici anni, oltre due miliardi di euro sperperati, nove<br />

commissari tra cui cinque prefetti, il capo della protezione civile e tre governatori.<br />

L’emergenza <strong>rifiuti</strong> in Campania nasce ufficialmente nel 1994, quando il Governo<br />

centrale affi<strong>da</strong> al Prefetto di Napoli, Guido Improta, poteri straordinari per<br />

fronteggiare la gestione dei <strong>rifiuti</strong> che per decenni aveva visto fiorire gli interessi<br />

delle ecomafie ed una scellerata e criminale gestione delle discariche, diventate<br />

<strong>estratto</strong> omaggio


Gruppo Editoriale Macro<br />

bassa la raccolta differenziata) e due inceneritori per bruciare circa 1,1 milioni di<br />

tonnellate di CDR (circa il 40% del rifiuto prodotto) trasformato in “ecoballe”.<br />

Sarebbero dovute essere balle di <strong>rifiuti</strong> trattati in maniera eco-compatibile, in<br />

realtà sono polpettoni di immondizia indifferenziata,impacchettati ed<br />

incellophanati in sette impianti di CDR realizzati a Caivano, Giugliano, Tufino,<br />

Santa Maria Capua Vetere, Casalduni, Battipaglia e Piano<strong>da</strong>rdine. Sette impianti<br />

che periodicamente si intasano perché non riescono più a contenere l’ingente<br />

quantitativo di <strong>rifiuti</strong> che arriva <strong>da</strong> tutta la Campania. E, allo stesso tempo, cresce<br />

il numero di discariche abusive a cielo aperto: ne sono state monitorate centinaia.<br />

Solo intorno a Qualiano (NA), sono stati registrati circa cinquanta siti di scarico.<br />

A volte piccoli, nascosti tra i frutteti, le case in costruzione, i campi <strong>da</strong> tennis mai<br />

finiti, o nelle campagne dove ancora si ostinano ad allevare bufale. Nelle strade<br />

di campagna, lungo sentieri senza nome, fiancheggiati <strong>da</strong> canneti rinsecchiti<br />

<strong>da</strong>lla diossina, è facile trovare tubi catodici, divani, aspirapolveri, volumi sparsi di<br />

enciclopedie, bottiglie, parafanghi e altri residui di smaltimento di auto, in gran<br />

parte derivati del petrolio. Ma la piaga più dolorosa è il traffico sull’asse nord-sud,<br />

di <strong>rifiuti</strong> tossici. Che partono soprattutto <strong>da</strong>l Veneto ma non solo. La zona più<br />

colpita <strong>da</strong>l cancro del traffico di veleni si trova tra i comuni di Grazzanise,<br />

Cancello Arnone, Santa Maria La Fossa, Castelvolturno, Casal di Principe –<br />

quasi trecento chilometri quadrati di estensione – e nel perimetro napoletano di<br />

Giugliano, Qualiano, Villaricca, Nola, Acerra e Mariglia-no. Roberto Saviano,<br />

coraggioso scrittore campano, nel libro “Gomorra” ha denunciato un sistema<br />

malato fatto di intrighi, malavita e potere. Il suo lavoro gli è costato la scorta e<br />

una vita che non sarà mai più la stessa. Scrive Saviano: «Ci sono anche i toner<br />

delle stampanti ad ammorbare la terra, come scoperto <strong>da</strong>ll'operazione del 2006<br />

"Madre Terra" coordinata <strong>da</strong>lla Procura di Santa Maria Capua Vetere. Tra Villa<br />

Literno, Castelvolturno e San Tammaro, i toner delle stampanti d'ufficio della<br />

Toscana e della Lombardia venivano sversati di notte <strong>da</strong> camion che<br />

ufficialmente trasportavano compost, un tipo di concime. L'odore era acido e<br />

forte, ed esplodeva ogni volta che pioveva. Le terre erano cariche di cromo<br />

esavalente. Se inalato, si fissa nei globuli rossi e nei capelli e provoca ulcere,<br />

difficoltà respiratorie, problemi renali e cancro ai polmoni».<br />

13<br />

<strong>estratto</strong> omaggio


Gruppo Editoriale Macro<br />

Le inchieste<br />

1 – Le “ecoballe” sono l'inizio della vergognosa storia dei <strong>rifiuti</strong> in Campania. In<br />

campo per aggiudicarsi l'appalto, (L’Unità – 4 gennaio 2008) due catene di<br />

imprese, una gui<strong>da</strong>ta <strong>da</strong>lla Fibe del gruppo Impregilo di Romiti e figli, e l'altra che<br />

vede presenti colossi come l'Ansaldo e l'Enel. Vincono le imprese dei Romiti. Non<br />

hanno le qualità richieste («il progetto presentava lacune imbarazzanti», dichiara<br />

un docente universitario), ma abbassano i prezzi: 83 lire/kg per i <strong>rifiuti</strong> <strong>da</strong><br />

conferire agli impianti CDR contro le 110 lire dei concorrenti. Tra stranezze e<br />

inefficienze varie, un <strong>da</strong>to è certo: il Commissariato per l'emergenza <strong>rifiuti</strong> ha<br />

prodotto solo sprechi e clientele politiche. Lo documenta la Corte dei Conti. Dal<br />

1998 al 2007 si sono alternati ai vertici del commissariato straordinario per<br />

l’emergenza <strong>rifiuti</strong> in Campania, Rastrelli, Losco, Bassolino, Catenacci, Bertolaso,<br />

Pansa e Cimmino. Poi il “supercommissario” Gianni De Gennaro e i suoi 100<br />

giorni per uscire <strong>da</strong>ll’emergenza. A conti fatti, in soli sette anni di<br />

commissariamento, <strong>da</strong>l 1998 al 2004, sono stati spesi 983 milioni di euro, <strong>da</strong>l<br />

2004 al 2007 è in corso la rendicontazione ma <strong>da</strong> stime effettuate si parla<br />

complessivamente di 2 miliardi di euro spesi per l’emergenza <strong>rifiuti</strong> in Campania.<br />

E poi occorre valutare le spese per il commissarimento dell’era De Gennaro.<br />

Diverse le inchieste della magistratura: una delle ultime ha coinvolto 28 in<strong>da</strong>gati e<br />

portato alla richiesta di rinvio a giudizio anche per Antonio Bassolino, presidente<br />

della Regione Campania, per la gestione del ciclo dei <strong>rifiuti</strong>. Reati ipotizzati: truffa<br />

aggravata e continuata ai <strong>da</strong>nni dello Stato, frode in pubbliche forniture, <strong>da</strong>nno<br />

ambientale con la creazione di discariche e milioni di ecoballe. Ammonta a 753<br />

milioni la somma sequestrata a Impregilo. Il nome del governatore Antonio<br />

Bassolino compare in otto capi d’imputazione della richiesta di rinvio a giudizio.<br />

Come ha scritto il gip Saraceno nella sua ordinanza di sequestro ai <strong>da</strong>nni di<br />

Impregilo, Bassolino si è comportato <strong>da</strong> «commissario inerte» di fronte a una<br />

emergenza evidente. In altri casi – sono ancora le conclusioni del gip – Bassolino<br />

avrebbe addirittura esaltato il ciclo <strong>rifiuti</strong> in Campania come modello di sviluppo<br />

tecnologico in sedi istituzionali (come la Commissione ambiente del Senato). Al<br />

governatore della Campania è stata contestata anche la truffa del falso CDR.<br />

14<br />

<strong>estratto</strong> omaggio


Gruppo Editoriale Macro<br />

«Bassolino – si legge ancora nell’ordinanza del gip – (in concorso con altri<br />

imputati) ha provocato un <strong>da</strong>nno ambientale con la creazione di discariche<br />

composte <strong>da</strong> balle di rifiuto secco, falsamente qualificato come CDR con<br />

deterioramento di risorse naturali». Le ecoballe avrebbero dovuto avere un<br />

elevato potere calorico per bruciare nei termovalorizzatori che dovevano essere<br />

realizzati nella Regione, mentre la frazione organica stabilizzata si sarebbe<br />

dovuta utilizzare addirittura in piani di recupero ambientale e non certo in<br />

discarica. Ma, stando alle rilevazioni della Procura, la frazione organica «non ha<br />

le caratteristiche per essere definita una frazione organica stabilizzata e<br />

raffinata». D'altra parte, uno degli in<strong>da</strong>gati ha pacificamente ammesso che il<br />

processo di raffinazione e di stabilizzazione veniva saltato <strong>da</strong>lla ditta proprio<br />

«perché la frazione organica non viene impiegata in funzione del recupero<br />

ambientale, ma va in discarica...». E, quindi, ad inquinare. Saltando la fase di<br />

raffinazione, l'Impregilo in pratica tagliava i costi e aumentava i ricavi. Ora, guaio<br />

nel guaio, queste “ecoballe” nessuno le vuole né in Italia né in Europa perché<br />

non sono nemmeno bruciabili.<br />

2 – La crisi dei <strong>rifiuti</strong> in Campania rendeva «stipendi inimmaginabili» a chi<br />

dirigeva il commissariato negli anni passati, e perciò «l’emergenza conveniva».<br />

Lo hanno detto i pm motivando la richiesta di rinvio a giudizio per i 28 imputati<br />

nell’inchiesta Fibe, tra i quali il governatore Bassolino. I pm Noviello e Sirleo<br />

hanno citato Raffaele Vanoli (oltre un milione di euro), i subcommissari Giulio<br />

Facchi (838mila euro) e Paolucci (518mila euro). La stessa situazione si sarebbe<br />

verificata anche quando commissario era il prefetto Corrado Catenacci, che in<br />

una intercettazione telefonica allegata agli atti del procedimento e citata <strong>da</strong>i pm,<br />

si lamentava con l'interlocutore perché il suo stipendio era di cinquemila euro<br />

mensili, mentre due tecnici della struttura commissariale intascavano cifre pari a<br />

un miliardo di lire all'anno. Con compensi così alti, sostiene la Procura, è chiaro<br />

che «più durava l'emergenza più si gua<strong>da</strong>gnava», e quindi la gestione<br />

commissariale non avrebbe avuto affatto interesse a superare la crisi. Di qui le<br />

molte inadempienze che oggi sono contestate agli imputati – soprattutto non aver<br />

messo a norma gli impianti CDR che producono un materiale inutilizzabile come<br />

combustibile – e di cui, secondo i pm, Bassolino era a conoscenza perché il suo<br />

15<br />

<strong>estratto</strong> omaggio


Gruppo Editoriale Macro<br />

ruolo di commissario era un ruolo «amministrativo e non politico» e aveva quindi<br />

«giuridicamente l'obbligo di controllare». L'emergenza che oggi affligge la<br />

Campania nasce, secondo la Procura, anche <strong>da</strong> quella cattiva gestione<br />

commissariale che consentì all'Impregilo di far finire in discarica non il 14 per<br />

cento dei <strong>rifiuti</strong> prodotti, così come prevedeva il piano, ma il 49 per cento,<br />

intasando gli impianti e creando quella che i pm chiamano «fame di discariche».<br />

Tanti soldi, dunque. Ma alla fine dove finivano i <strong>rifiuti</strong>? Semplicemente, <strong>da</strong><br />

nessuna parte. Non certo smaltiti. O in quegli ammassi indifferenziati chiamati<br />

ecoballe o al massimo infilati in qualche buco <strong>da</strong>l quale il liquame cola nella fal<strong>da</strong>,<br />

avvelenando le coltivazioni, l’acqua, i pascoli, le produzioni di pomodori e<br />

mozzarelle di bufala.<br />

3 – Un fascicolo è stato aperto anche sull’uso, negli anni scorsi, della discarica di<br />

Tre Ponti, a Montesarchio, in provincia di Benevento. Condotta <strong>da</strong>l pm Antonio<br />

Clemente, l’inchiesta , lo scorso 22 gennaio 2008, ha portato all’emissione di<br />

sette avvisi di garanzia: per gli in<strong>da</strong>gati, tra cui Corrado Catenacci, ex<br />

commissario straordinario per l'emergenza <strong>rifiuti</strong>, si ipotizza lo sversamento nella<br />

discarica di Montesarchio di materiali «non conformi a quanto prescritto <strong>da</strong>lla<br />

legge, <strong>da</strong>i regolamenti e ordinanze». Disastro ambientale, inquinamento<br />

atmosferico e del suolo, sversamento reiterato di <strong>rifiuti</strong> pericolosi, sono alcune<br />

delle ipotesi di reato formulate <strong>da</strong>l sostituto procuratore Clemente nei confronti<br />

degli in<strong>da</strong>gati. Sempre secondo la Procura, Corrado Catenacci, commissario<br />

straordinario in Campania <strong>da</strong>l 2004 al 2006, ed altre sei persone, avrebbero<br />

indebitamente omesso «atti del loro ufficio che per ragioni di igiene e sanità<br />

dovevano essere compiuti senza ritardo».<br />

4 – Intanto un nuovo fronte giudiziario si è aperto nei giorni di piena emergenza<br />

<strong>rifiuti</strong>: la Procura della Repubblica di Napoli (Il Mattino – 9 gennaio 2008) ha<br />

avviato un’inchiesta per verificare se gli enti pubblici abbiano adottato tutte le<br />

misure necessarie a scongiurare la diffusione di malattie infettive e parassitarie.<br />

È lunghissimo l’elenco degli uffici interessati <strong>da</strong>lle perquisizioni: gli assessorati<br />

Ambiente e Sanità del Comune di Napoli e della Regione Campania, gli uffici dei<br />

sin<strong>da</strong>ci di 31 centri in provincia; ma anche l’Arpac, la Prefettura di Napoli e lo<br />

16<br />

<strong>estratto</strong> omaggio


Gruppo Editoriale Macro<br />

stesso Commissariato di Governo per l’emergenza <strong>rifiuti</strong>. Per la Procura «appare<br />

necessario acquisire al procedimento – che ipotizza il reato di omissione in atti<br />

d’ufficio e il delitto colposo contro la salute pubblica – tutte le eventuali<br />

comunicazioni fatte <strong>da</strong>gli organi accertatori che facciano riferimento al pericolo di<br />

diffusione di malattie infettive e parassitarie». La preoccupazione è per gli effetti<br />

che potrebbero provocare, sull’apparato respiratorio, i cumuli di <strong>rifiuti</strong>, composti in<br />

gran parte, <strong>da</strong> sostanze organiche in decomposizione, molto aggressivi per<br />

l’apparato respiratorio dei bambini, ma anche di adulti affetti <strong>da</strong> bronchite e <strong>da</strong><br />

malattie allergiche respiratorie. Peggio ancora gli incendi dei <strong>rifiuti</strong>: si parla di<br />

diossina, di altre sostanze <strong>da</strong>nnosissime e di rischi oncologici. Tutti motivi che<br />

hanno indotto gli amministratori di alcuni Comuni dell’hinterland partenopeo a<br />

chiudere le scuole nei giorni di piena emergenza. Più di 1500 alunni, tra<br />

elementari e medie, sono rimasti a casa. In alcune città, è stato addirittura<br />

vietato di servire caffè, frutta o dolci all’aperto.<br />

Commissione Europea e procedure di infrazione<br />

La Commissione europea ha aperto una procedura di infrazione contro l'Italia per<br />

l’emergenza <strong>rifiuti</strong> in Campania e in particolare per le discariche abusive sparse<br />

su tutto il territorio. Il 31 dicembre 2007 – ha riferito una portavoce del<br />

commissario UE all'Ambiente Stavros Dimas – l'esecutivo comunitario ha inviato<br />

alle autorita' italiane una "lettera di messa in mora", formalmente il primo atto<br />

della procedura di infrazione. Il "parere motivato" inviato lo scorso 31 gennaio<br />

2008 rappresentava invece la secon<strong>da</strong> tappa della procedura aperta il 27 giugno<br />

2007 per la situazione dei <strong>rifiuti</strong> in Campania. All'Italia è stato concesso un tempo<br />

di due mesi per rispondere alle osservazioni delle Commissione, prima di<br />

ricevere un altro "parere motivato" che prelude al deferimento alla Corte di<br />

Giustizia europea. Questa secon<strong>da</strong> procedura e' stata aperta <strong>da</strong>lla Commissione<br />

europea per il mancato rispetto <strong>da</strong> parte dell'Italia di una sentenza della Corte di<br />

Giustizia europea del 26 aprile 2007. In quell'occasione l'Italia era stata<br />

con<strong>da</strong>nnata al termine di un'altra procedura di infrazione, aperta l'11 luglio del<br />

2003, e partita in seguito a un rapporto del Corpo Forestale dello Stato su 15<br />

17<br />

<strong>estratto</strong> omaggio


Gruppo Editoriale Macro<br />

regioni del 22 ottobre del 2002, che aveva rivelato l'esistenza di 4866 discariche<br />

abusive, tra cui 705 contenenti <strong>rifiuti</strong> pericolosi. «L'esistenza di una situazione<br />

simile per un prolungato periodo di tempo comporta necessariamente un<br />

significativo deterioramento dell'ambiente», avevano scritto i giudici di<br />

Lussemburgo nella sentenza, ordinando alle autorità italiane di «chiudere il più<br />

rapi<strong>da</strong>mente possibile i siti che non hanno ricevuto un permesso per continuare<br />

ad operare». Al 31 dicembre del 2007, però, le azioni intraprese <strong>da</strong>l Governo<br />

italiano non sono state ritenute soddisfacenti e la Commissione ha deciso di<br />

inviare la lettera di messa in mora per contestare all'Italia l'inadempienza alla<br />

sentenza.<br />

Cattiva gestione a monte<br />

In quattordici anni, è sempre mancata la volontà di gestire l’intero ciclo dei <strong>rifiuti</strong><br />

secondo regole che vengono, invece, applicate con successo in molte regioni e<br />

persino nella stessa Campania, come accade nei Comuni di San Michele di<br />

Serino, in Irpinia, o Mercato San Severino, nel Salernitano, che hanno raggiunto<br />

una percentuale spinta di raccolta differenziata adottando il sistema porta a porta.<br />

Molti (politici, imprenditori…), negli anni di fuoco dell’emergenza <strong>rifiuti</strong>, si sono<br />

lasciati affascinare <strong>da</strong> soluzioni impiantistiche quali il cosiddetto<br />

“termovalorizzatore”, senza riflettere, magari perché conviene, su cosa si può<br />

fare prima di arrivare ad incenerire i <strong>rifiuti</strong>, riducendo anche la quantità di <strong>rifiuti</strong><br />

stessi <strong>da</strong> smaltire. Ma in Campania la malagestione dei <strong>rifiuti</strong> è un problema<br />

diffuso non solo a Napoli ma anche, ad esempio, in provincia di Benevento. Il<br />

caso delle centrali a biomasse, nei comuni di San Salvatore Telesino e di Reino,<br />

nel Sannio, è di estrema importanza per capire ciò che sta accadendo nella<br />

complicata vicen<strong>da</strong> della gestione dei <strong>rifiuti</strong> in Campania. La Regione, nel corso<br />

degli anni dell’emergenza, si è trasformata in un vero e proprio forziere, il cui<br />

tesoro è rappresentato <strong>da</strong>i milioni di cosiddette ecoballe [CDR] depositate sul<br />

territorio campano, in attesa di essere «valorizzate» e quindi messe a profitto<br />

<strong>da</strong>ll’Impregilo mediante l’incenerimento. Per ogni tonnellata di rifiuto bruciato c’è<br />

stato per anni (e probabilmente ci sarà ancora) un contributo statale [CIP6] che<br />

18<br />

<strong>estratto</strong> omaggio


Gruppo Editoriale Macro<br />

va <strong>da</strong>i 25 ai 50 euro che moltiplicati per sette milioni di tonnellate di ecoballe<br />

rappresentano un tesoro a cui nessuno rinuncerebbe. Ma se le ecoballe non<br />

possono essere bruciate, perché non sono a norma e perché i proprietari sono<br />

inquisiti per truffa, bisogna capire in che altro modo questa montagna di <strong>rifiuti</strong><br />

possa trasformarsi in una rendita assicurata per chi la gestisce. È in questo<br />

quadro che si inserisce la vicen<strong>da</strong> della provincia di Benevento. Le centrali a<br />

biomasse finanziate <strong>da</strong>lla Regione Campania con i fondi POR, sono<br />

sovradimensionate rispetto alla capacità di produzione di biomasse della<br />

provincia di Benevento, di Avellino e Salerno. E quindi, sulle “griglie mobili” dei<br />

cosiddetti “termovalorizatori a biomasse”, brucerà di tutto, grazie all’assimilazione<br />

dei derivati <strong>da</strong>l petrolio alle fonti rinnovabili. Il POR (Programma Operativo<br />

Regionale) è il documento di programmazione per l'utilizzo dei Fondi Strutturali<br />

Europei, integrati <strong>da</strong> quelli del Ministero dell'Economia e delle Finanze e <strong>da</strong> quelli<br />

della Regione Campania. In Italia le Regioni titolari di Programmi Operativi<br />

Regionali nelle Regioni classificate "Obiettivo1" sono Basilicata, Calabria,<br />

Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia. L'Autorità di Gestione di ciascun<br />

Programma è la rispettiva amministrazione regionale.<br />

Ecco la storia infinita dei pre<strong>da</strong>tori dei <strong>rifiuti</strong> in Campania. Dal rifiuto alle ecoballe,<br />

<strong>da</strong>lle ecoballe alle biomasse: quest’ultime, come le ecoballe, hanno come valore<br />

aggiunto i contributi statali e i Certificati verdi. In Italia bruciare conviene. E in<br />

Campania tutto ruota intorno al tesoro delle ecoballe custodito <strong>da</strong> uno dei più<br />

potenti comitati d’affari nazionale: Impregilo. Un immenso tesoro che si è<br />

moltiplicato di giorno in giorno perché è stata impedita ostinatamente la raccolta<br />

differenziata, con il risultato che la Campania è diventata la più grande discarica<br />

a cielo aperto d’Europa. Una gigantesca discarica con un carico inquinante<br />

incalcolabile a causa dell’enorme quantità di percolato che in ogni momento<br />

viene rilasciato nelle falde idriche, come è stato attestato <strong>da</strong>lle in<strong>da</strong>gini<br />

epidemiologiche eseguite <strong>da</strong>ll’Organizzazione mondiale della sanità [OMS] e<br />

<strong>da</strong>lla magistratura che ripetutamente ha posto sotto sequestro molte discariche,<br />

come nei casi più noti, quella di Lo Uttaro, in provincia di Caserta, Difesa Grande,<br />

in provincia di Avellino, Tre Ponti, in provincia di Benevento.<br />

19<br />

<strong>estratto</strong> omaggio


Gruppo Editoriale Macro<br />

Non si ferma il traffico dei <strong>rifiuti</strong> tossici<br />

L’emergenza ambientale non ferma le organizzazioni criminali che proprio sullo<br />

smaltimento dei <strong>rifiuti</strong> tossici e speciali lucrano milioni di euro. (Il Mattino, 11<br />

febbraio 2008). Risale al 10 febbraio 2007 l’operazione che ha portato a scoprire<br />

un traffico di <strong>rifiuti</strong> tossici <strong>da</strong>l Veneto. In Irpinia, i carabinieri hanno bloccato un<br />

autocarro pieno di <strong>rifiuti</strong> speciali prodotti nei cantieri locali, poi affi<strong>da</strong>ti a piccole<br />

ditte per lo smaltimento illegale in discariche abusive del Napoletano. L’autocarro<br />

è stato intercettato sulla statale Ofantina-bis nel territorio di Montella. Insieme ai<br />

<strong>rifiuti</strong> tossici sono stati trovati anche materiale ferroso pericoloso, batterie<br />

esauste, laterizi di amianto, pannelli di eternit. I tre operai a bordo<br />

dell’automezzo, originari del Casertano, sono stati denunciati e con loro anche il<br />

titolare dell’ im<strong>presa</strong>, con sede in Benevento. Sullo smaltimento illegale di <strong>rifiuti</strong><br />

tossici va avanti la maxi-inchiesta della procura di Santa Maria Capua Vetere che<br />

ha coinvolto i gestori degli impianti di compostaggio che distribuivano i veleni ai<br />

contadini; i titolari delle società alle quali era affi<strong>da</strong>to lo smaltimento dei quattro<br />

depuratori della Campania; gli autotrasportatori; gli agricoltori che hanno accettato<br />

di smaltire illegalmente i veleni. I reati contestati vanno <strong>da</strong>ll’associazione per<br />

delinquere al traffico illecito di <strong>rifiuti</strong> speciali e pericolosi, <strong>da</strong>l disastro ambientale<br />

alla truffa, alla frode nelle forniture. Sono solo alcuni esempi ma non si contano<br />

gli episodi di smaltimento illegale dei <strong>rifiuti</strong>. Il meccanismo dello smaltimento<br />

illecito parte <strong>da</strong> imprenditori di grosse aziende o anche <strong>da</strong> piccole imprese che<br />

vogliono smaltire a prezzi irrisori le loro scorie, il materiale di risulta <strong>da</strong> cui più<br />

nulla è possibile ricavare se non costi. Seguono i titolari di centri di stoccaggio<br />

che raccolgono i <strong>rifiuti</strong> e in molti casi li miscelano con <strong>rifiuti</strong> ordinari, diluendo la<br />

concentrazione tossica e declassificando, rispetto al CER, il catalogo europeo dei<br />

<strong>rifiuti</strong>, la pericolosità dei <strong>rifiuti</strong> tossici. Ma, per classificare in “innocua immondizia”<br />

un carico di <strong>rifiuti</strong> tossici, è fon<strong>da</strong>mentale l’apporto professional-truffaldino di<br />

chimici compiacenti che scrivono relazioni menzognere sulla natura dei <strong>rifiuti</strong>. Poi<br />

ci sono i trasportatori che percorrono in lungo e in largo il Paese per raggiungere<br />

il sito di smaltimento. E infine ci sono gli smaltitori che possono essere gestori di<br />

discariche autorizzate o di un impianto di compostaggio ma possono anche<br />

20<br />

<strong>estratto</strong> omaggio


Gruppo Editoriale Macro<br />

essere proprietari di cave dismesse o di terreni agricoli adibiti a discariche<br />

abusive. «Elementi necessari nel far funzionare l'intero meccanismo – sostiene<br />

lo scrittore Roberto Saviano – sono i funzionari e dipendenti pubblici che non<br />

controllano, né verificano le varie operazioni, o <strong>da</strong>nno in gestione cave e<br />

discariche a persone chiaramente inserite nelle organizzazioni criminali».<br />

Inchieste sui <strong>rifiuti</strong> tossici<br />

Sommando <strong>da</strong>ti e cifre emersi <strong>da</strong>lle inchieste condotte <strong>da</strong>lla Procura di Napoli e<br />

<strong>da</strong>lla Procura di Santa Maria Capua Vetere <strong>da</strong>lla fine degli anni '90 a oggi, è<br />

possibile quantificare un vantaggio economico di circa 500 milioni di euro per le<br />

aziende che si sono rivolte a smaltitori della camorra. Dal libro “Gomorra” di<br />

Saviano apprendiamo che l'operazione "Cassiopea" del 2003 dimostrò che ogni<br />

settimana partivano <strong>da</strong>l nord al sud quaranta Tir ricolmi di <strong>rifiuti</strong> e – secondo la<br />

ricostruzione degli inquirenti – venivano sversati, seppelliti, gettati, interrati<br />

cadmio, zinco, scarto di vernici, fanghi <strong>da</strong> depuratori, plastiche varie, arsenico,<br />

prodotti delle acciaierie, piombo. Ma il territorio del riciclaggio dei <strong>rifiuti</strong> tossici sta<br />

aumentando i suoi perimetri. Altre inchieste hanno rivelato il coinvolgimento di<br />

regioni che sembravano immuni, come l'Umbria e il Molise. Qui, grazie<br />

all'operazione "Mosca", coordinata <strong>da</strong>lla Procura della Repubblica di Larino nel<br />

2004, è emerso lo smaltimento illecito di centoventi tonnellate di <strong>rifiuti</strong> speciali<br />

provenienti <strong>da</strong> industrie metallurgiche e siderurgiche. I clan erano riusciti a<br />

triturare trecentoventi tonnellate di manto stra<strong>da</strong>le dismesso ad altissima densità<br />

catramosa, e avevano individuato un sito di compostaggio disponibile a<br />

mischiarlo a terra, e quindi a occultarlo nelle campagne umbre. Non bastava<br />

nascondere i <strong>rifiuti</strong> tossici, ma si poteva trasformarli in fertilizzanti, ricevendo<br />

quindi <strong>da</strong>naro per vendere i veleni. Quattro ettari di terreno a ridosso del litorale<br />

molisano furono coltivati con concime ricavato <strong>da</strong>i <strong>rifiuti</strong> delle concerie. Vennero<br />

rinvenute nove tonnellate di grano contenenti un'elevatissima concentrazione di<br />

cromo. I trafficanti avevano scelto il litorale molisano – nel tratto <strong>da</strong> Termoli a<br />

Campomarino – per smaltire abusivamente <strong>rifiuti</strong> speciali e pericolosi provenienti<br />

<strong>da</strong> diverse aziende del nord Italia. Ma è il Veneto il vero centro di stoccaggio,<br />

21<br />

<strong>estratto</strong> omaggio


Gruppo Editoriale Macro<br />

secondo le in<strong>da</strong>gini coordinate negli ultimi anni <strong>da</strong>lla Procura di Santa Maria<br />

Capua Vetere. Da anni alimenta i traffici illegali sul territorio nazionale. Le<br />

fonderie settentrionali fanno smaltire le scorie senza precauzioni, mescolandole<br />

al compost usato per concimare centinaia di campi agricoli. L'inchiesta "Eldorado"<br />

del 2003 aveva dimostrato che venivano sempre di più utilizzati i minori per queste<br />

operazioni. I camionisti non si fi<strong>da</strong>vano a entrare troppo in contatto con i <strong>rifiuti</strong><br />

tossici. Del resto era stato proprio un camionista a far partire la prima importante<br />

inchiesta sul traffico di <strong>rifiuti</strong> nel 1991. «Mario Tamburrino – scrive Saviano in<br />

“Gomorra” – era an<strong>da</strong>to in ospe<strong>da</strong>le con gli occhi gonfi, le orbite sembravano<br />

tuorli d'uovo che le palpebre non contenevano più. Era completamente accecato,<br />

le mani avevano perso il primo strato di epidermide, gli bruciavano come se gli<br />

avessero incendiato benzina sul palmo. Un fusto tossico gli si era aperto vicino al<br />

viso, e tanto era bastato per accecarlo e quasi bruciarlo vivo. Bruciarlo a secco,<br />

senza fiamme. Dopo quell'episodio i camionisti hanno iniziato e chiedere di<br />

trasportare i fusti nei carichi dell'autotreno, tenendoli a distanza col rimorchio e<br />

non sfiorandoli mai. I più pericolosi erano i camion che trasportavano il compost<br />

adulterato, concime mischiato a veleni. Solo inalarli avrebbe potuto<br />

compromettere per sempre l'apparato respiratorio. L'ultimo passaggio, quando i<br />

Tir dovevano scaricare i fusti nei camioncini che li avrebbero traghettati<br />

direttamente nella fossa della discarica, era il più rischioso. Nessuno voleva<br />

trasportarli. I fusti nei camioncini venivano stipati uno sopra all'altro e spesso si<br />

ammaccavano, facendo venir fuori le esalazioni. Così, appena gli autotreni<br />

giungevano, i camionisti non scendevano neanche. Li lasciavano svuotare. Poi<br />

dei ragazzini avrebbero portato a destinazione il carico di morte. Età: <strong>da</strong>i<br />

quattordici ai sedici anni. Duecentocinquanta euro a viaggio».<br />

L’informazione che non c’è<br />

Complice del sistema malato dell’emergenza infinita è la cattiva informazione, o,<br />

meglio, l’informazione che non c’è. Quasi tutti i media locali della Campania, la<br />

carta stampata, le radio si limitano, seguendo la scia di quelli nazionali, a<br />

riportare tante opinioni e pochissimi fatti. E così succede che i giornalisti che<br />

22<br />

<strong>estratto</strong> omaggio


Gruppo Editoriale Macro<br />

dovrebbero essere i watchdog (i cani <strong>da</strong> guardia ) della democrazia, diventano le<br />

casse di risonanza delle opinioni dei politici e dei potenti di turno. Chi guar<strong>da</strong> i<br />

notiziari in TV o legge i giornali, sempre più spesso è costretto ad assorbire, più o<br />

meno consapevolmente, i pareri altalenanti, incoerenti, di comodo, dei politici di<br />

entrambi gli schieramenti. Senza osare contraddirli, senza permettersi di poter<br />

criticare un virgola di ciò che esce <strong>da</strong>lle loro bocche. Quasi nessun giornalista<br />

campano ha spiegato alla sua gente quali impatti sanitari ed ambientali provoca<br />

l’incenerimento dei <strong>rifiuti</strong>, quasi nessuno ha parlato delle virtuose alternative della<br />

riduzione a monte, della raccolta differenziata spinta, del riutilizzo di alcuni<br />

materiali di scarto e del riciclaggio. E gli scan<strong>da</strong>li, la vergogna delle ecoballe? La<br />

maggior parte ha preferito non interessarsi, non denunciare, lasciar correre,<br />

lasciar parlare politici e imprenditori. Scan<strong>da</strong>lose anche le prese di posizione di<br />

giornalisti di fama nazionale. Bruno Vespa, in una delle puntate di “Porta a Porta”<br />

dedicate all’emergenza <strong>rifiuti</strong>, presenta, in collegamento <strong>da</strong> Granarolo (Bologna),<br />

un «sin<strong>da</strong>co felice» perché sul territorio che amministra è stato costruito un<br />

inceneritore «che produce energia». Ma quel che è più grave è che il giornalista<br />

afferma, con convinzione direttamente proporzionale alla mancanza di riscontri<br />

scientifici, che sul terreno adiacente all’area dell’inceneritore, pascolano pecore e<br />

mucche che, poi, producono ottimo latte. Da Raiuno a Raitre. Fabio Fazio,<br />

durante una puntata di “Che tempo che fa” ospita il dottor Umberto Veronesi e gli<br />

chiede di parlare degli inceneritori e degli eventuali rischi. L’ex ministro della<br />

Sanità parla di “rischio zero” degli inceneritori e Fazio ascolta senza contraddire,<br />

senza porre ulteriori domande per chiarire dubbi, senza chiedere di supportare<br />

le parole con <strong>da</strong>ti certi, rilevati <strong>da</strong> ricerche serie. Per rendersi conto che c'è<br />

qualcosa che non torna nelle affermazioni di Veronesi, basta cliccare sul sito<br />

della Fon<strong>da</strong>zione Veronesi (www.fon<strong>da</strong>zioneveronesi.it) e si scopre che questa è<br />

sostenuta, tra gli altri, anche <strong>da</strong> VEOLIA (che sta partecipando al bando di<br />

assegnazione per la gestione dell’inceneritore di Acerra), ENEL, ENI, ACEA<br />

(multiutility con inceneritori). Quindi l’ex ministro della Sanità ha mille buoni motivi<br />

per parlare di “rischio zero” e zero ricerche serie cui fare riferimento. E Fazio lo<br />

lascia parlare. Ma non solo lui.<br />

È solo uno dei tanti esempi. L’informazione, in Italia, è in ostaggio di un sistema<br />

23<br />

<strong>estratto</strong> omaggio


Gruppo Editoriale Macro<br />

malato. Ecco perché, per una società migliore, è necessaria un’informazione<br />

migliore che cerchi di svincolarsi <strong>da</strong>l supporto dei potenti di turno per cercare il<br />

più possibile l’obiettività dei fatti. Giornali, TV, giornalisti dovrebbero avere come<br />

unico riferimento il lettore e il telespettatore, l’onestà nei confronti di chi legge<br />

giornali o guar<strong>da</strong> la tv e il rispetto della deontologia professionale. E distinguere<br />

le opinioni <strong>da</strong>i fatti che, il più delle volte, sembrano scomparsi. Lo dicevano, lo<br />

facevano e lo raccoman<strong>da</strong>vano i compianti Indro Montanelli e Enzo Biagi,<br />

maestri di questa professione così nobile e così criticabile al tempo stesso. Un<br />

giornalista non dovrebbe mai aver paura di dire la verità perché non si può,<br />

perché c’è qualcuno che non vuole che si sappia. O perché lui stesso non sa<br />

informarsi o non vuole. Naturalmente il ruolo chiave è nella figura degli editori e<br />

dei direttori responsabili affinché garantiscano la libertà di espressione. E<br />

l’auspicio è che ciò acca<strong>da</strong> quanto prima per una nuova stagione<br />

dell’informazione.<br />

Le iniziative dei cittadini<br />

Nei giorni di piena emergenza fioccano iniziative <strong>da</strong> parte dei cittadini. C’è chi si<br />

organizza <strong>da</strong> sé per differenziare gli scarti domestici. I cittadini di Pianura sono<br />

esasperati, non vogliono che si continui a sversare, ancora dopo quarant’anni,<br />

carichi di morte nella loro terra, lì dove malattie e morti aumentano di anno in<br />

anno. Statistiche alla mano, combattono la loro battaglia contro decisioni politiche<br />

tutt’altro che rispettose della salute e dell’ambiente. I cittadini di Acerra<br />

continuano a battersi per evitare la costruzione o l’entrata in funzione<br />

dell’inceneritore. Il popolo della Valle Caudina – terra dei fieri Sanniti che<br />

costrinsero i Romani al giogo delle Forche Caudine – ha presidiato giorno e notte<br />

il sito di Tre Ponti, in provincia di Benevento, per evitare che De Gennaro<br />

riaprisse la discarica. E ce l’hanno fatta perché c’erano motivi validissimi di<br />

inadeguatezza del sito: i tecnici spiegano come soltanto una parte ridotta del sito<br />

potrebbe essere utilizzata, la parte sommitale dell'invaso la cui superficie, <strong>da</strong><br />

valutazioni empiriche, risulta pari a 5mila metri quadrati. Si temono problemi per<br />

la sovrapproduzione di percolato e il pericolo frane. Alla fine la Valle Caudina ce<br />

24<br />

<strong>estratto</strong> omaggio


Gruppo Editoriale Macro<br />

l’ha fatta e De Gennaro non riaprirà Tre Ponti. Protestano anche a Marigliano, ad<br />

Ariano Irpino, a Villaricca, a Savignano Irpino dove una donna, esasperata, si è<br />

<strong>da</strong>ta fuoco <strong>da</strong>vanti a cittadini e Forze dell'Ordine. Poi c’è qualche iniziativa<br />

<strong>da</strong>vvero singolare. A promuoverla il Movimento di Difesa del Cittadino di San<br />

Giorgio a Cremano (NA), nata <strong>da</strong>ll’idea di alcune persone, di chiedere il blocco<br />

della Tarsu, la tassa sui <strong>rifiuti</strong>. Ma, essendo difficile promuovere un’azione di<br />

questo tipo, il Movimento di Difesa del Cittadino, sta invece raccogliendo le<br />

istanze dei cittadini del Napoletano che <strong>da</strong>l 1994 ad oggi subiscono i disagi legati<br />

all’emergenza <strong>rifiuti</strong>. Si procederà per gruppi di trenta ricorsi per elaborare un<br />

“giudizio cumulativo” e la richiesta di indennizzo varierà, caso per caso, a<br />

secon<strong>da</strong> della durata del periodo di residenza nelle zone colpite <strong>da</strong>ll’emergenza.<br />

Il risarcimento del <strong>da</strong>nno sarà richiesto al Comune di competenza, alla Regione<br />

ed al Commissariato per l’Emergenza Rifiuti. I Comuni, a loro volta, potranno<br />

rivalersi su Regione e Commissariato. Non vanno trascurate, poi, le ripercussioni<br />

economiche e turistiche dell’emergenza <strong>rifiuti</strong>. La crisi del turismo ha mobilitato<br />

addirittura le associazioni di categoria, nella Penisola Sorrentina, solo per fare un<br />

esempio. Detassazioni su Tarsu e Irpef, contributi immateriali e di promozione e<br />

assistenza alle piccole e medie imprese con tassi di agevolazioni su mutui e<br />

investimenti già effettuati per il settore: è questo, in sintesi, quanto chiesto<br />

all’Assessore regionale al Turismo, Marco Di Lello, <strong>da</strong>l comparto ricettivo<br />

extralberghiero in Campania rappresentato <strong>da</strong>ll'Abbac. Stanze vuote e nessuna<br />

prenotazione per Pasqua, scoraggiano gli imprenditori che hanno investito e che<br />

non dispongono di riserve economiche per far fronte alla grave crisi. E se c’è chi<br />

chiede risarcimenti, c’è anche chi è disposto perfino a lasciare l'Italia pur di non<br />

convivere con la spazzatura. Rivendicano il diritto alla salute, previsto <strong>da</strong>lla<br />

Costituzione italiana all'articolo 32, i signori Sedia, una coppia di coniugi<br />

napoletani, 34 anni lui e 30 lei, residenti a Cimitile, un Comune a pochi passi <strong>da</strong><br />

Marigliano (NA). Esasperati, sono arrivati a chiedere asilo politico in Svizzera per<br />

fuggire lontano <strong>da</strong>ll'emergenza <strong>rifiuti</strong>. La gente soffre, è esasperata, si dispera,<br />

non sa cosa fare. E quando fa qualcosa, a volte è peggio. Perché chi è stanco di<br />

convivere con montagne di <strong>rifiuti</strong> che rimangono lì per giorni e giorni, costretto a<br />

respirare gli odori nauseabondi della decomposizione, pensa male di <strong>da</strong>r fuoco a<br />

25<br />

<strong>estratto</strong> omaggio


Gruppo Editoriale Macro<br />

quei cumuli. Senza chiedersi a che prezzo per la salute. Così diossina e i fumi<br />

tossici si liberano nell’aria. In Campania, terra dei fuochi, ardono anche<br />

pneumatici ammonticchiati dovunque. Nei paesi dell’hinterland napoletano c’è<br />

l’inferno. E chi passa annusa veleni. Tra le iniziative più rilevanti c’è <strong>da</strong> registrare<br />

“Il giorno del rifiuto” organizzato a Napoli, in piazza Dante, il 23 febbraio 2008.<br />

Scienziati, cittadini, artisti si sono alternati sul palco; tra gli altri, Paul Connet,<br />

Maurizio Pallante e Beppe Grillo. Una giornata all’insegna dell’informazione<br />

sull’emergenza <strong>rifiuti</strong>, per capire che differenziando, riciclando e riutilizzando, la<br />

“munnezza” può diventare ricchezza.<br />

Come uscire <strong>da</strong>ll’emergenza<br />

Il “principio di precauzione” dice che «un rischio non deve essere accettato se<br />

può essere evitato». Incenerire i <strong>rifiuti</strong> è un rischio. Gravissimo. Per l’ambiente e<br />

per la salute. Quindi, “no” agli inceneritori in Campania e al loro carico di veleni e<br />

di morte. L’emergenza potrebbe finire in tempi rapidi solo attraverso una corretta<br />

filiera di riduzione, riciclaggio, recupero, riuso e compostaggio e, per la parte<br />

residua, requisendo e riconvertendo i sette impianti CDR in impianti di vagliatura<br />

e di trattamento meccanico biologico [Tmb] che ossiderebbero i <strong>rifiuti</strong> con un<br />

procedimento naturale, sfruttando batteri e microrganismi e renderebbero inerte<br />

la frazione secca non recuperabile. Quindi, i sette impianti – sequestrati in<br />

passato <strong>da</strong>lla magistratura perché fraudolentemente restituivano, dopo una<br />

semplice tritatura, <strong>rifiuti</strong> «tal quali» – una volta riconvertiti e ria<strong>da</strong>ttati, potrebbero<br />

trattare oltre 1 milione di tonnellate di <strong>rifiuti</strong> l’anno senza causare alcun <strong>da</strong>nno alla<br />

salute e all’ambiente. Hanno solo un “difetto” per i pre<strong>da</strong>tori dei <strong>rifiuti</strong>: sono<br />

economicamente vantaggiosi e non usufruiscono di alcun contributo statale,<br />

come invece avviene per gli inceneritori con i Cip6. Le soluzioni per uscire<br />

<strong>da</strong>ll'emergenza sono attualmente al vaglio del commissario straordinario per<br />

l'emergenza <strong>rifiuti</strong> in Campania, Gianni De Gennaro. Le ultime novità riguar<strong>da</strong>no<br />

l'applicazione della nuova legge regionale in materia di gestione, trasformazione,<br />

riutilizzo dei <strong>rifiuti</strong> e bonifica dei siti inquinati. Si prevede la sottoscrizione di<br />

accordi di programma con i Comuni di Giugliano, Qualiano, Villaricca, Nola,<br />

26<br />

<strong>estratto</strong> omaggio


Gruppo Editoriale Macro<br />

Marigliano, Acerra e con i siti inquinati dell'area domizia per l'immediato avvio<br />

delle bonifiche. La normativa regionale focalizza l'attenzione sull'organizzazione<br />

su base provinciale del ciclo integrato dei <strong>rifiuti</strong>. Ma si sofferma anche sulla<br />

messa in sicurezza, bonifica e ripristino ambientale dei siti inquinati sul territorio<br />

regionale. Le finalità individuate sono:prevenire, governare e ridurre la<br />

produzione dei <strong>rifiuti</strong>; incentivare potenziale e agevolare la raccolta dei <strong>rifiuti</strong> solidi<br />

urbani e speciali; incentivare la riduzione dello smaltimento finale dei <strong>rifiuti</strong>;<br />

contenere e razionalizzare i costi di gestione del ciclo dei <strong>rifiuti</strong>; garantire<br />

l’autosufficienza regionale per lo smaltimento dei <strong>rifiuti</strong> urbani; individuare forme<br />

di cooperazione tra i vari livelli delle autonomie territoriali. La legge sui <strong>rifiuti</strong><br />

arriva sul bollettino ufficiale della Regione (Burc), ma si aspetta di ora in ora<br />

un’ordinanza che permetta di rinviarne l’applicazione fino a novembre. In questo<br />

modo si permetterebbe alle Province di attrezzarsi e di organizzare le gare per le<br />

società miste che dovrebbero gestire la raccolta e lo smaltimento dei <strong>rifiuti</strong><br />

servendosi dei diecimila e passa dipendenti dei consorzi di bacino.<br />

Un’operazione complessa che ha reso necessaria la pubblicazione pressoché<br />

contemporanea della legge e del suo rinvio e ha alimentato numerose polemiche<br />

(Il Mattino, 29 aprile 2008). Il nodo resta: che cosa accadrà quando se ne andrà<br />

De Gennaro? Chi gestirà l’apertura delle nuove discariche necessarie fino<br />

all’avvio del ciclo industriale dei <strong>rifiuti</strong>? Prima della fine del man<strong>da</strong>to De Gennaro<br />

dovrebbe mettere le basi per l’apertura del nuovo sito di Vallata che dovrebbe<br />

poter raccogliere 3 milioni di tonnellate e per la discarica di Chiaiano. Gli uffici del<br />

commissariato sono al lavoro per tentare una prima valutazione del<br />

provvedimento della magistratura che ha sequestrato il depuratore nei pressi di<br />

Eboli dove si sta realizzando un sito di stoccaggio. Si tratterà soprattutto di<br />

verificare se siano stati rispettati i poteri del commissariato che permettono delle<br />

scorciatoie rispetto agli adempimenti ordinari. Anche a Piano<strong>da</strong>rdine dove<br />

vengono stoccate le balle sono arrivati i carabinieri e i tecnici dell’Arpac e dell’Asl<br />

per eseguire rilievi a seguito della denuncia dei sin<strong>da</strong>ci della zona. Intanto De<br />

Gennaro ha stabilito, tra la rabbia di cittadini e associazioni, l'apertura di due<br />

discariche, quella di Sant'Arcangelo Trimonte, in provincia di Benevento e quella<br />

irpina di Savignano, portando a termine la sua mission prevista <strong>da</strong>ll’ordinanza 86<br />

27<br />

<strong>estratto</strong> omaggio


Gruppo Editoriale Macro<br />

del 2007. Come andrà a finire? Da qui dovrebbe partire la scrittura del nuovo<br />

piano dei <strong>rifiuti</strong> in Campania. È un atto dovuto a una popolazione che <strong>da</strong> decenni<br />

subisce la prepotenza delle ecomafie. Una popolazione che è stata vittima di una<br />

truffa colossale e che, dinanzi alle epidemie dilaganti di tumori e di altre gravi<br />

malattie legate all’inquinamento ambientale, reclama giustizia per un futuro meno<br />

penoso che sarà comunque segnato <strong>da</strong> un inesorabile disastro ambientale.<br />

28<br />

<strong>estratto</strong> omaggio


L'autore<br />

Stefano Montanari, laureato in Farmacia e <strong>da</strong> sempre impegnato nel campo della<br />

ricerca medica.<br />

Vive e lavora a Modena, dove <strong>da</strong>l 2004 è Direttore Scientifico del Laboratorio<br />

Nanodiagnostics, il centro che svolge studi e ricerche relative all’inquinamento <strong>da</strong><br />

polveri inorganiche e al quale si rivolgono per consulenze aziende alimentari, enti<br />

pubblici e privati.<br />

Dal 2005 al 2007 Montanari ha partecipato, insieme a Beppe Grillo, al progetto “La<br />

scienza in piazza”.<br />

Tutte le conferenze e gli incontri di cui è protagonista nascono con l’intento di<br />

divulgare i risultati delle scoperte sulle nanopatologie e i pericoli connessi alle<br />

polveri. Montanari si occupa anche dell’importante ricerca sulle malattie cosiddette<br />

<strong>da</strong> uranio impoverito che continuano a colpire i militari impiegati nelle recenti guerre<br />

in Iraq e in ex Jugoslavia.<br />

Gruppo Editoriale Macro<br />

<strong>estratto</strong> omaggio


Gli altri eBook Arianna Editrice<br />

Roberto Bosio<br />

Le Olimpiadi degli Affari.<br />

Pechino 2008 e tutte le altre (brutte) storie<br />

Prezzo: € 3,90<br />

Pagine: 72<br />

Cosa si nasconde dietro alla bandiera <strong>da</strong>i 5 anelli?<br />

Anche le prossime olimpiadi di Pechino non si sottraggono a polemiche e critiche<br />

specifiche, ma che nella sostanza riguar<strong>da</strong>no la manifestazione in sé che ha<br />

definitivamente perso il suo carattere di competizione sportiva per assumere invece<br />

un ruolo preminente nella mercificazione consumista del pianeta.<br />

Come mai una manifestazione che auspica la relazione fra i popoli, il rispetto della<br />

natura e dei diritti della persona ha scelto paesi che violano costantemente tutti questi<br />

principi?<br />

L'autore, dopo accurate in<strong>da</strong>gini, svela i retroscena di quella che, in tutto e per tutto,<br />

si rivela come una vera e propria multinazionale commerciale, che viola<br />

sistematicamente i principi che sbandiera vendendo al meglio il proprio prodotto: le<br />

Olimpiadi.<br />

Attraverso le pagine di questo e-book scoprirete che le Olimpiadi non sono<br />

un'opportunità culturale ed economica per la popolazione che le ospita, ma solo un<br />

enorme affare per multinazionali e i gruppi di potere che la gestiscono.<br />

Gruppo Editoriale Macro<br />

********<br />

Roberto Bosio, Alberto Zoratti<br />

Come Evitare la Trappola Nucleare.<br />

Fermiamo Mr Burns<br />

Prezzo: € 5,90<br />

Pagine: 197<br />

1987: con un referendum abrogativo gli italiani dicono NO al nucleare.<br />

2007: nonostante la decisione del popolo sovrano, questo libro dimostra come a<br />

distanza di vent'anni l'ombra del nucleare sia ancora presente nella vita politica e<br />

sociale del nostro paese.<br />

Mentre in Italia il dibattito sull'energia nucleare torna in prima pagina e mentre si<br />

moltiplicano coloro che guar<strong>da</strong>no con interesse al business dell'atomo, gli Autori<br />

Bosio e Zoratti rimettono sul campo i limiti dell'energia nucleare, la gestione tutta<br />

italiana della rincorsa all'atomo, le alternative reali ad un futuro apparentemente già<br />

scritto.<br />

Attualità e puntualità scientifica, case history – come l'inchiesta sul ruolo di Enel nel<br />

nucleare dei paesi dell'Est – e ricchi approfondimenti, rendono il testo un ottimo<br />

<strong>estratto</strong> omaggio


strumento per avvicinarsi al tema dell'incubo nucleare. Una lettura che non si limita a<br />

rendere pubblica l'antieconomicità dell'energia nucleare o l'incapacità dell'industria di<br />

smaltire eventuali scorie radioattive, ma che traccia il percorso verso un sistema<br />

energetico fon<strong>da</strong>to sul risparmio energetico e sulle energie rinnovabili, anziché su<br />

quelle fossili. L'unica alternativa possibile e realmente percorribile per combattere<br />

l'effetto serra.<br />

********<br />

Carlo Bertani<br />

Il Futuro dei Trasporti.<br />

Come ci muoveremo quando finirà il petrolio?<br />

Prezzo: € 5,90<br />

Pagine: 254<br />

L'inevitabile esaurimento dei combustibili fossili impone una nuova pianificazione<br />

nei trasporti.<br />

Nell'arco di due secoli siamo passati <strong>da</strong>lla vela al sommergibile nucleare, <strong>da</strong>l cavallo<br />

ai bolidi di Formula 1, e tutto ciò è stato possibile grazie al petrolio. Le alternative ai<br />

combustibili fossili già esistono e le grandi compagnie internazionali stanno iniziando<br />

quella che sarà la più grande ristrutturazione della civiltà: il passaggio <strong>da</strong>ll'evo<br />

petrolifero a quello delle energie rinnovabili, un'esigenza non eludibile.<br />

Oggi si propone l'idrogeno come nuovo carburante, ma è un combustibile credibile<br />

nell'attuale rete mondiale dei trasporti? Nell'attesa dei nuovi mezzi che la tecnologia<br />

s'appresta ad immettere sul mercato, cosa dobbiamo fare?<br />

Gruppo Editoriale Macro<br />

********<br />

Guido Dalla Casa<br />

L'Ecologia profon<strong>da</strong>: lineamenti per una nuova visione del mondo<br />

Prezzo: € 5,90<br />

Pagine: 164<br />

Anche se le schematizzazioni sono riduttive, vengono distinti per chiarezza due tipi di<br />

ecologia:<br />

- una "ecologia di superficie" che recepisce le idee correnti in materia, cioè la<br />

necessità di evitare gli inquinamenti e salvare "ad isole" gli ecosistemi e le specie<br />

animali e vegetali, in quanto utili all'uomo;<br />

- una "ecologia profon<strong>da</strong>" che intacca il concetto di progresso e le idee-gui<strong>da</strong> della<br />

civiltà industriale, che hanno portato all'attuale modo di vivere e quindi al dramma<br />

ecologico.<br />

L'Autore sostiene che solo con il passaggio a una filosofia compatibile con il secondo<br />

<strong>estratto</strong> omaggio


tipo di ecologia, spesso presente nelle culture tradizionali, si possono ottenere risultati<br />

a lunga scadenza. Una nota di speranza viene <strong>da</strong> alcune tendenze nascenti in vari rami<br />

della scienza, dove è stato superato il quadro di pensiero cartesiano e meccanicista<br />

che ha portato alla civiltà industriale e quindi alla distruzione della natura. Sempre<br />

nel quadro di pensiero dell'ecologia profon<strong>da</strong>, vengono accennate alcune questioni<br />

filosofiche di fondo, come il libero arbitrio, l'evoluzione, la posizione della nostra<br />

specie in Natura, la fine delle certezze.<br />

Come azioni concrete, oltre all'adesione alle iniziative tipiche dell'ecologia di<br />

superficie, cioè i Parchi naturali e la diminuzione degli inquinamenti, si propone di<br />

diffondere il più possibile le idee dell'ecologia profon<strong>da</strong>, nella speranza che il<br />

mutamento di pensiero sia così rapido <strong>da</strong> evitare a tutto il Pianeta fenomeni ancora<br />

più gravi e traumatici di quelli che sta già vivendo.<br />

Nel testo sono riportati integralmente:<br />

− il "Manifesto per la Terra" di Ted Mosquin e Stan Rowe<br />

- la Piattaforma dell'Ecologia Profon<strong>da</strong>, in otto principi, di Arne Naess e George<br />

Sessions.<br />

********<br />

Mario Spinetti<br />

L'Uomo Naturale.<br />

Sul concetto del valore in sé della natura<br />

Prezzo: € 6,90<br />

Pagine: 377<br />

Gruppo Editoriale Macro<br />

La vasta entità e profondità del problema ambientale coinvolge risvolti culturali,<br />

sociali, economici, di tale portata <strong>da</strong> stimolare un approccio filosofico dell'ecologia.<br />

Aldo Leopold, acuto conservazionista americano, affermava, infatti, che i problemi<br />

ambientali sono fon<strong>da</strong>mentalmente di matrice filosofica nella quale va ricercata la<br />

soluzione di un nuovo rapporto con la natura. Emblematicamente, la speculazione<br />

filosofica occidentale si è drammaticamente impoverita di una riflessione adeguata<br />

sulla natura e l'etica ambientale rappresenta l'occasione per correggere il suo<br />

maggiore errore, il rifiuto del mondo naturale sperimentato concretamente nella vita<br />

reale.<br />

Una nuova etica ambientale non si riconosce con i dogmi e con il riduzionismo<br />

scientifico, ma soprattutto con una maturazione dello spirito, delle sensazioni e quindi<br />

del pensiero. Lo sviluppo della specializzazione scientifica ha portato ad una sorta di<br />

"sordità epistemologica", cioè l'incapacità di percepire i caratteri generali di un<br />

organismo a causa della concentrazione ossessiva dell'attenzione sui particolari.<br />

L'olismo tende invece – in controtendenza - a superare questo unilateralismo<br />

cogliendo nella totalità una somma superiore a quella delle singole parti.<br />

La battaglia per la conservazione della natura è oggi quindi fon<strong>da</strong>mentale e consente<br />

<strong>estratto</strong> omaggio


di porre una doman<strong>da</strong> di significato sul concetto stesso del progresso e della sua<br />

ideologia sviluppista. Le società affluenti e il perseguire ciecamente un più alto<br />

livello di vita materiale vale lo spaventoso costo in tutto ciò che è naturale, libero e<br />

selvaggio?<br />

"C'è solo una speranza di respingere la tirannica ambizione della civiltà di<br />

conquistare ogni luogo della terra. Questa speranza è l'organizzazione delle genti più<br />

sensibili ai valori dello spirito, affinché combattano per la libera continuità della<br />

natura selvaggia" (Robert Marshall)<br />

Gruppo Editoriale Macro<br />

<strong>estratto</strong> omaggio

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!