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<strong>Consapevole</strong><br />

gennaio/marzo 2011<br />

Anno VIII– numero 24<br />

Editore<br />

Macro Società Cooperativa<br />

Ideatore<br />

Giorgio Gustavo Rosso<br />

Direttore Responsabile<br />

Marianna Gualazzi<br />

redazione@ilconsapevole.it<br />

Responsabile di redazione<br />

Romina Rossi<br />

info@ilconsapevole.it<br />

Responsabile settore salute<br />

Valerio Pignatta<br />

Altri componenti<br />

della redazione<br />

Angelo Francesco Rosso<br />

f.rosso@ilconsapevole.it<br />

Elena Parmiggiani<br />

elena@ilconsapevole.it<br />

Grafica e Uff. Abbonamenti<br />

Editing snc<br />

Servizi Editoriali - Cesena (FC)<br />

abbonamenti@ilconsapevole.it<br />

Ufficio commerciale<br />

Enrico Fedrigo<br />

commerciale@ilconsapevole.it<br />

Hanno collaborato alla<br />

realizzazione di questo<br />

numero<br />

Sergio Abram<br />

Fabrizia Bigoni<br />

Andrea Bizzocchi<br />

Grazia Cacciola - Erbaviola.com<br />

Barbara Martini<br />

Chiara Meriani<br />

Giuliana Mieli<br />

Martina Turola<br />

Simona Zoffoli<br />

Immagini<br />

http://www.sxc.hu<br />

http://www.shutterstock.com<br />

http://www.dreamstime.com<br />

Stampa<br />

Geca industrie grafiche<br />

www.gecaonline.it<br />

2 <strong>Consapevole</strong><br />

Perché leggere<br />

Vivi <strong>Consapevole</strong>?<br />

Vivi <strong>Consapevole</strong> è una rivista trimestrale illustrata, edita dal Gruppo<br />

Editoriale Macro, casa editrice presente sul mercato dal 1987 e oggi<br />

leader nei settori delle terapie alternative, dell’alimentazione<br />

naturale e nel body mind spirit.<br />

Il <strong>Consapevole</strong> viene pubblicato dal 2004 e porta avanti un progetto<br />

culturale importante.<br />

Autosufficienza, permacultura, decrescita,<br />

cultura della transizione,<br />

abitudine alle “buone pratiche”,<br />

risparmio energetico, riciclaggio dei rifiuti,<br />

bioarchitettura e bioedilizia, terapie naturali,<br />

genitorialità sono i nostri temi, le parole chiave<br />

che ci guidano<br />

nel lavoro quotidiano,<br />

la nostra inesauribile<br />

fonte di energia.<br />

L’approfondimento con cui<br />

trattiamo gli argomenti, la<br />

ricchezza delle informazioni, lo<br />

sguardo rivolto alle novità del<br />

panorama internazionale, il<br />

contatto diretto con i gruppi,<br />

le associazioni, i movimenti<br />

e le persone sono i punti di<br />

forza che ci contraddistinguono<br />

dalle altre riviste<br />

che puoi trovare in edicola<br />

e in abbonamento.<br />

Noi rispettiamo l’ambiente! Usiamo<br />

Carta certificata FSC<br />

e inchiostri vegetali! Diventa<br />

uno di noi...<br />

abbonati!<br />

Vedi pag. 80


«Conservare la biodiversità è<br />

impossibile, finché essa non<br />

sia assunta come la logica<br />

stessa della produzione».<br />

Vandana Shiva in<br />

Monoculture della mente<br />

Londra, anno 2027. La<br />

città è lacerata dalla<br />

guerriglia urbana:<br />

degrado, vandalismo,<br />

tafferugli, atti<br />

terroristici sono all’ordine del<br />

giorno. L’umanità è sconvolta<br />

dalla coscienza dell’imminente<br />

catastrofe. Non si tratta di una<br />

guerra nucleare globale, dello<br />

stravolgimento del clima, di una<br />

nuova glaciazione o dell’innalzamento<br />

del livello del mare,<br />

di una carestia globale o della<br />

mancanza di acqua, né tantomeno<br />

dell’invasione della terra da<br />

parte di forze aliene. L’umanità<br />

è arrivata al capolinea: la specie<br />

umana è stata colpita da un’infertilità<br />

globale e da diciotto<br />

anni sul pianeta non nasce più<br />

un bambino.<br />

The children of men (in italiano I<br />

figli degli uomini) è un film che<br />

mi ha molto colpito: una distopia<br />

che immagina davvero quello<br />

che potrebbe essere il peggiore<br />

dei mondi possibili – un’umanità<br />

non più fertile: come un suolo<br />

sfruttato da anni di monocultura,<br />

una foresta esausta, un fiume<br />

troppo inquinato per ospitare e<br />

generare la vita.<br />

Nel dicembre 2006, l’Assemblea<br />

generale delle Nazioni Unite<br />

ha deciso di proclamare il 2010<br />

Anno internazionale della biodiversità.<br />

E, dato che la scomparsa<br />

I figli degli<br />

uomini<br />

della diversità biologica è stata<br />

identificata come il fattore dal<br />

più devastante impatto sull’esistenza<br />

della specie umana, i paesi<br />

europei si erano impegnati – attraverso<br />

l’iniziativa Countdown<br />

2010 – a fermare questo processo<br />

entro, appunto, il 2010.<br />

L’obiettivo non è stato raggiunto.<br />

Per la persistenza e l’importanza<br />

della questione, abbiamo<br />

deciso di dedicare il primo<br />

numero del 2011 a questo tema:<br />

con la volontà di affermare chiaramente<br />

che ogni anno è l’anno<br />

della biodiversità. Ogni mese,<br />

giorno, ora e minuto sono da<br />

dedicare alla salvaguardia della<br />

diversità biologica, se è vero<br />

che, oggi come oggi, il tasso di<br />

estinzione è fra le 100 e le 1.000<br />

volte superiore al tasso naturale,<br />

ossia a quello senza interferenza<br />

umana: anche su questo delicato<br />

tasto il “fattore uomo” ha<br />

giocato un ruolo decisamente<br />

importante.<br />

La diversità biologica è l’assicurazione<br />

sulla vita della nostra<br />

specie. E se ci dimentichiamo<br />

che il nostro habitat è prima<br />

di tutto quello naturale – non<br />

quello metropolitano – quando<br />

avremo logorato anche le ultime<br />

foreste e prosciugato l’ultimo<br />

fiume, allora forse ci estingueremo<br />

anche noi.<br />

Vicino a dove abito c’è una<br />

Editoriale<br />

stradina di campagna, ai lati ci<br />

sono campi per il pascolo, fossi<br />

con l’ortica, alberi da frutto che<br />

non vengono potati da diversi<br />

anni: sono ricoperti di vischio<br />

o producono frutti piccolissimi<br />

ma molto saporiti.<br />

Ci sono anche dei roveti e qualche<br />

tralcio di uva fragola incustodito.<br />

Quest’anno con mia figlia ho<br />

raccolto l’ortica e insieme abbiamo<br />

fatto la frittata e la pasta.<br />

Abbiamo raccolto le more, che<br />

sono state la nostra merenda<br />

dall’inizio di agosto alla fine di<br />

settembre.<br />

Abbiamo mangiato l’uva guardando<br />

le mucche che pascolavano.<br />

In ottobre abbiamo raccolto<br />

le pere e le mele che cadono a<br />

terra e che nessuno raccoglie e<br />

ci abbiamo fatto delle torte, o le<br />

abbiamo cotte al forno.<br />

Io spero che di queste stradine<br />

ce ne siano tante anche vicino<br />

a dove abitate voi, e che<br />

ci possiate andare spesso. Per<br />

approfittare e godere della ricchezza<br />

dei frutti della terra e per<br />

rubare qualche prezioso seme<br />

da piantare nel vostro giardino<br />

o sul vostro terrazzo: noi stiamo<br />

provando con un melo.<br />

Buona lettura!<br />

Marianna Gualazzi<br />

<strong>Consapevole</strong> 3


Comunità consapevole<br />

50 Celebrare Cerimonie<br />

Creare Comunità<br />

Traduzione di Romina Rossi<br />

Comunità consapevole<br />

54 Abitare Cohousing<br />

Simona Zoffoli, architetto – Clusterize<br />

Rifiuto riuso riciclo<br />

57 Trivelle d’ Italia<br />

Romina Rossi<br />

Curarsi da sé<br />

62 Apiterapia: il veleno che cura<br />

La Redazione<br />

Bambini e genitori<br />

65 Ecologia degli affetti<br />

Marianna Gualazzi<br />

Eco viaggi<br />

70 Fertilità, amore e saggezza in<br />

ecovillaggio<br />

Chiara Meriani<br />

10 L’intervista<br />

Trova il tuo albero e cambia il mondo<br />

intervista a Julia Butterfly Hill<br />

Andrea Bizzocchi<br />

4 <strong>Consapevole</strong>


8 Piantare e raccogliere<br />

9 60 secondi di saper fare<br />

73 Cosa leggere…<br />

76 Botta e risposta<br />

Speciale<br />

Biodiversità<br />

18 Biodiversità: un valore assoluto<br />

Valerio Pignatta<br />

24 C’era una volta un prato<br />

Sergio Abram<br />

28 L’attivismo del pollice verde<br />

Martina Turola<br />

30 La biodiversità di un orto<br />

medioevale<br />

Grazia Cacciola<br />

38 Le confetture di frutti antichi<br />

Fabrizia Bigoni<br />

42 L’agricoltura del non fare<br />

Francesco Rosso<br />

Rubriche<br />

75 Eventi, corsi, formazione<br />

76 Botta e risposta<br />

<strong>Consapevole</strong> 5


Televisione Off<br />

vita on<br />

Aiutarsi e condividere le conoscenze: per vivere con i piedi<br />

per terra e la testa tra le nuvole<br />

Sono le 6,43 di<br />

venerdì 17 dicembre<br />

mentre inizio<br />

questo articolo che<br />

mi suona dentro<br />

magnificamente. Forse chi<br />

legge Vivi <strong>Consapevole</strong> non sa<br />

che venerdì 17 è il mio giorno<br />

fortunato: pochi giorni fa in<br />

aereo ero nella fila 17, spesso<br />

gatti neri mi attraversano la<br />

strada rendendomi felici, e se<br />

poi si rompe qualche specchio<br />

la mia gioia va alle stelle.<br />

Svegliandomi ho subito<br />

capito perché non ero riuscito<br />

a scrivere prima: ieri sera<br />

è tornato dall’Alto Adige<br />

mio figlio Francesco dove<br />

ha partecipato a un tour<br />

organizzato dal TIS Innovation<br />

Park della provincia di Bolzano<br />

sulle energie rinnovabili e il<br />

risparmio energetico. Mi ha<br />

raccontato di case passive che<br />

accendono il riscaldamento 3<br />

ore al mattino e 3 ore alla sera<br />

(con temperatura esterna di 10<br />

gradi sotto lo zero) per avere<br />

una temperatura costante di 21-<br />

22 gradi: i bambini vi abitano<br />

in maglietta e a piedi nudi. Mi<br />

ha parlato di un paese di 3.000<br />

abitanti, Prato allo Stelvio, che<br />

ha vinto il premio come comune<br />

più “rinnovabile” d’Europa:<br />

qui quasi ogni casa e azienda<br />

ha un impianto fotovoltaico sul<br />

6 <strong>Consapevole</strong><br />

tetto. Mi ha detto che a Merano,<br />

nella piazza centrale c’è un<br />

supermercato che vende solo<br />

prodotti dell’Alto Adige, meglio<br />

se biologici. E che tutto questo<br />

è possibile perché il 95% delle<br />

tasse viene speso sul posto. E ha<br />

aggiunto che il Trentino, invece,<br />

è molto più indietro, come pure<br />

la Valle d’Aosta, nonostante<br />

abbiano uguali o maggiori<br />

ricchezze.<br />

Mentre Francesco mi raccontava<br />

tutto questo pensavo che<br />

sappiamo e abbiamo già tutto,<br />

ma siamo incapaci e ignoranti.<br />

Oggi possiamo fare cose<br />

incredibili, capaci di portare<br />

prosperità, benessere, gioia e<br />

felicità a tutti, trasformando al<br />

tempo stesso la vita e il pianeta<br />

nel pieno rispetto della natura,<br />

ma non siamo ancora capaci di<br />

guardare oltre al nostro naso,<br />

fidarci e aiutarci l’un altro.<br />

Francesco mi ha anche parlato<br />

dei seminari di Charlie Fantechi<br />

– un grande esperto di ipnosi.<br />

Fantechi chiama la televisione<br />

la “scatola ipnotica”, e spiega<br />

le diverse fasi o obiettivi con<br />

cui i potenti la utilizzano per<br />

renderci facilmente influenzabili<br />

e “governabili”. Il risultato<br />

è una società composta da<br />

persone totalmente schiave<br />

Giorgio Gustavo Rosso<br />

di un sistema (economico,<br />

politico, sociale) loro imposto<br />

e che, paradossalmente,<br />

hanno l’impressione di essere<br />

liberissime. La televisione non<br />

mi è mai piaciuta, ma queste<br />

affermazioni sono state il<br />

clic decisivo per smettere di<br />

gettarmi sul divano tornando<br />

a casa stanco. Fantechi chiede<br />

ai tassisti di spegnere la radio<br />

per non essere condizionato<br />

e si guarda bene dal leggere<br />

i giornali. Vi potrà sembrare<br />

strano, e forse un po’ blasfemo,<br />

ma la vostra vita ne otterrà<br />

grandi benefici. Sapete perché?<br />

Perché avrete più tempo per<br />

ascoltare voi stessi, chi amate<br />

e chi vive vicino a voi, invece<br />

di essere informati su tutti i<br />

disastri del mondo e le vicende<br />

di Berlusconi, Fini e Bersani o<br />

tanti altri.<br />

Sono sicuro che difficilmente<br />

nella scatola ipnotica parleranno<br />

di un paese di 3.000 abitanti<br />

che autoproduce il doppio<br />

dell’energia di cui ha bisogno, o<br />

di un supermercato a chilometro<br />

zero, o di tasse spese nel<br />

territorio in cui sono raccolte.<br />

Prima di ieri sera era mia<br />

intenzione parlarvi di come<br />

cambia la vita quando si<br />

capisce che aiutandoci l’un


l’altra possiamo moltiplicare<br />

per dieci il risultato finale. La<br />

scatola ipnotica ci isola e ci<br />

rende impotenti; il dialogo<br />

e la comunicazione con chi<br />

abbiamo vicino ci unisce e<br />

ci rende potenti. Parlando tra<br />

noi abbiamo la possibilità di<br />

scoprire cose importanti che<br />

possono cambiare le nostre<br />

vite in un attimo. La mia vita è<br />

la storia dei miei incontri con<br />

persone e libri, conferenze e<br />

ricerche che mi hanno aperto<br />

la mente a possibilità<br />

nuove e straordinarie.<br />

Vi voglio<br />

raccontare una<br />

breve storia,<br />

ma che vi<br />

riguarda<br />

piuttosto<br />

da<br />

vicino.<br />

Immaginate<br />

che ci sia<br />

un gruppo<br />

di persone<br />

che è riuscito ad<br />

accumulare una somma<br />

imponente di conoscenze in<br />

svariati campi. In questo gruppo<br />

c’è chi sa come mantenersi<br />

in salute senza rivolgersi ai<br />

medici; c’è chi sa come essere<br />

equilibrato e felice senza<br />

rivolgersi agli psicologi; c’è<br />

chi sa come avere successo e<br />

prosperità senza essere disonesti,<br />

sottomessi o schiavi del denaro<br />

e del potere; c’è chi sa costruire<br />

case e quartieri dove vivere<br />

in maniera sana e piacevole;<br />

c’è chi sa trasformare terreni<br />

poveri e senza in vita in boschi<br />

e campi lussureggianti e pieni<br />

di vita. In questo gruppo c’è<br />

chi è capace di vivere con gioia<br />

e passione, e aiuta gli altri ad<br />

andare d’accordo tra loro e a<br />

diventare amici, aiutandosi l’un<br />

altro; c’è chi ha approfondito<br />

religioni e filosofie e ne ha<br />

preso il meglio evitando dogmi,<br />

credenze e superstizioni; c’è chi<br />

ha studiato scienze, anatomia,<br />

fisica, biologia, archeologia<br />

e sa come usare il 95% del<br />

Parola all’editore<br />

cervello e del DNA che finora<br />

è rimasto inutilizzato. Insieme<br />

questo gruppo di persone<br />

potrebbe trasformare il mondo<br />

in un paradiso in cui vivere<br />

felicemente e molto a lungo.<br />

Ma il fatto è che sono persone<br />

che sembrano eguali agli<br />

altri, hanno anche loro piccoli<br />

difetti, limiti, spesso sono umili,<br />

parlano in modo incerto, hanno<br />

macchine, case, vestiti, abitudini<br />

comuni: insomma sono poco<br />

credibili rispetto a coloro che<br />

parlano dalle televisioni,<br />

scrivono sui giornali, e<br />

hanno tanti soldi o<br />

tanto potere.<br />

I benefici<br />

che la<br />

nostra vita<br />

personale<br />

e<br />

collettiva<br />

potrebbe<br />

ottenere se<br />

lavorassimo<br />

per aiutarci<br />

l’un l’altro<br />

e per mettere<br />

in comune<br />

le straordinarie<br />

conoscenze e sensibilità<br />

di cui ognuno di noi è<br />

portatore, sarebbero davvero<br />

straordinari. Parlarsi, conoscersi,<br />

ascoltarsi, condividere, mettere<br />

in comune: per favorire la<br />

nascita di un mondo migliore,<br />

mantenendo i piedi per terra e la<br />

testa tra le nuvole.<br />

<strong>Consapevole</strong> 7


Piantare e raccogliere<br />

L’orto d’inverno<br />

dal riposo alla<br />

rinascita<br />

Questi mesi sono<br />

per molti coltivatori<br />

i mesi del<br />

riposo. Si può<br />

fare ben poco<br />

negli orti ricoperti di neve, a<br />

parte aspettare con pazienza<br />

che la Natura lavori per noi.<br />

Un riposo che per i coltivatori<br />

è utile per studiare, aggiornarsi,<br />

GENNAIO<br />

Semina in semenzaio<br />

Verso fine gennaio si mettono in semenzaio<br />

i più resistenti alle gelate: lattughe, bietole,<br />

spinaci, prezzemolo, piselli, fave, zucchine,<br />

basilico, bietole da coste, cavolo cappuccio<br />

primaverile, cipolla, lattuga, porri.<br />

Semina in vaso / piena terra<br />

Ancora non consigliata. In alcune regioni<br />

del sud (dalla Campania in giù) è possibile<br />

mettere all’aperto fave e piselli, per le primizie.<br />

Misticanza in serra.<br />

Trapianti<br />

Cipolline piantate a novembre in semenzaio<br />

(1 fila alla settimana, a scalare, per irrobustire).<br />

Cavoli, verze, cappucci, broccoli preparati<br />

in seminiera nei mesi precedenti.<br />

8 <strong>Consapevole</strong><br />

leggere o anche semplicemente<br />

riposare e valutare quello che<br />

si è fatto, progettare quel che si<br />

farà, riordinare le sementi, stilare<br />

liste di scambi e sistemare<br />

gli attrezzi. Con le prime nuove<br />

semine in attesa ormai della<br />

primavera, tutto sembra riprendere<br />

vigore, ma attenzione a<br />

peccare di troppa fretta: questa<br />

Raccolta<br />

Cavoli verza e cappuccio, broccoli, cavolfiori,<br />

cavolini di Bruxelles, cavoli rossi, cardi.<br />

FEBBRAIO<br />

Semina in semenzaio<br />

Anguria, basilico, catalogna, cavolo cappuccio<br />

estivo, cetriolo, cipolle, indivia, lattuga,<br />

melanzana, peperone, pomodoro, porro,<br />

sedano<br />

Semina in vaso / piena terra<br />

Nei vasi è ora di seminare a scelta: bietola<br />

da coste, carote, cicoria, fave, lattuga da<br />

taglio, piselli, prezzemolo, ravanelli, spinaci,<br />

valeriana. Ovviamente in piccole quantità<br />

così da poterle consumare tutte e così da<br />

evitare enormi danni a tutta la produzione<br />

annuale di una verdura in caso di gelate<br />

A cura di Grazia Cacciola - erbaviola.com<br />

fine inverno si annuncia un po’<br />

monella, ci farà vedere il caldo<br />

per tornare repentinamente a<br />

qualche giorno di gelata. Non<br />

scopriamo quindi le serre prima<br />

del tempo e non facciamoci<br />

ingannare, che i germogli restino<br />

al caldo ancora per un po’,<br />

anche se pare che il caldo sia<br />

finalmente tornato.<br />

improvvise. Coprire con plastica almeno nei<br />

primi 4-5 giorni per permettere una germinazione<br />

adeguata.<br />

Trapianti<br />

Cipolle, aglio e patate precoci.<br />

Raccolta<br />

Cavoli verza e cappuccio, broccoli, cavolfiori,<br />

cavolini di Bruxelles, cavoli rossi, cardi.<br />

MARZO<br />

Semina in semenzaio<br />

Basilico, broccoli, broccoletti, cardi, cavolfiori,<br />

cavoli cappucci, cetrioli, cipolle, lattuga,<br />

melanzana, melone, peperone, pomodoro,<br />

sedano, sedano rapa, zucchine.<br />

Semina in vaso / piena terra<br />

Barbabietola rossa da orto, bietola da coste,<br />

carote, catalogna, cece, cicoria, fave, lattuga<br />

da taglio, lattughino, piselli, prezzemolo, rape,<br />

ravanelli, spinaci, taccole, valeriana, zucca,<br />

zucchina.<br />

Trapianti<br />

Bietole da costa, catalogna, zucchine, zucche.<br />

Raccolta<br />

Si raccolgono ancora carciofi, cavoli cappuccio,<br />

cicoria. Se si è seminato in autunno, cominciano<br />

ad essere disponibili i primi ortaggi: bietola<br />

da coste, indivia, fave, lattughe, piselli, prezzemolo,<br />

ravanelli e spinaci.


60 secondi di saper fare<br />

Piantare alberi, arbusti e<br />

altre essenze grazie alla<br />

MicroAiuola<br />

La MicroAiuola, ovvero<br />

un terrapieno semicircolare<br />

ad U, è un<br />

sistema utile per mettere<br />

a dimora le piante<br />

raccogliendo e trattenendo acqua,<br />

foglie, rametti, pacciamatura,<br />

nutrienti vari, favorendo l’attecchimento<br />

in tempi brevi e con<br />

risultati ottimali degli esemplari<br />

piantumati.<br />

Questo tipo di terrapieno (microaiuola<br />

o micro bacino)<br />

è utilizzabile se il terreno<br />

è in pendenza. Se<br />

invece il terreno è pianeggiante,<br />

basterà utilizzare<br />

al suo posto un<br />

terrapieno circolare (ad<br />

O), seguendo lo stesso<br />

procedimento.<br />

Il terrapieno semicircolare<br />

raccoglie acqua in<br />

un bacino di infiltrazione.<br />

La piantumazione si compone<br />

di una linea di terrapieni in file<br />

sfalsate per diminuire il rischio di<br />

erosione.<br />

Esempio di piantumazione di<br />

piccolo frutteto:<br />

La preparazione di una serie di<br />

MicroAiuole, per la piantumazione<br />

del frutteto in esempio, va<br />

fatta seguendo le curve di livello*,<br />

ovvero le linee isometriche del<br />

terreno. Il terrapieno, raccogliendo<br />

acqua piovana, deve essere<br />

posizionato rispetto agli altri della<br />

stessa riga sullo stesso livello, per<br />

mantenere l’acqua in piano ed<br />

evitare che si presentino fenomeni<br />

di erosione. Le righe di terrapieni<br />

sono sfalsate le une rispetto alle<br />

altre, in modo tale da favorire il<br />

riciclo delle acque di tracimazione<br />

dalle microaiuole più alte a quelle<br />

del livello successivo e così via,<br />

evitando di disperdere l’acqua<br />

piovana raccolta.<br />

* Curve di livello: in topografia,<br />

le curve di livello (o isoipse) sono<br />

linee immaginarie che uniscono<br />

tutti i punti del terreno situati a<br />

quota (o livello, o altitudine) uguale:<br />

risultano dalla intersezione della<br />

superficie del terreno con piani<br />

orizzontali di determinata quota. Si<br />

misurano con strumenti che vanno<br />

dalla livella a piombo (archipendolo),<br />

alla livella laser ecc.<br />

Per costruire la tua microaiuola<br />

segui le istruzioni presenti su<br />

www.ilconsapevole.it<br />

Elena Parmiggiani<br />

PROCEDIMENTO<br />

Ecco i semplici passi per<br />

la preparazione di un terrapieno<br />

singolo è molto<br />

semplice:<br />

scavare una buca ( al massimo<br />

2 cm) che deve contenere<br />

il pane di terra;<br />

scavare una piccola trincea<br />

all’interno del terrapieno;<br />

in caso, mettere il terriccio<br />

fertile da parte e utilizzare<br />

il sottosuolo per costruire il<br />

terrapieno;<br />

costruire il terrapieno in<br />

strati di 10-15 cm, compattare<br />

ogni strato e bagnarlo,<br />

se possibile;<br />

mettere la pianta a dimora<br />

nella buca scavata appositamente<br />

e aggiungere, se<br />

disponibile, del compost (2<br />

manciate), o il terreno fertile<br />

tenuto da parte;<br />

coprire il terrapieno con pacciamatura<br />

(paglia, cippato,<br />

lana, carta di giornale bagnata,<br />

rametti e foglie, oppure seminare<br />

una miscela da sovescio<br />

per coprire il terreno).<br />

<strong>Consapevole</strong> 9


Trova il tuo albero e<br />

cambia il mondo<br />

Salire su un albero per protestare contro il taglio di una sequoia<br />

millenaria non è solo un atto ambientalista, è la prova evidente<br />

che salvando la Natura salviamo noi stessi<br />

«Noi siamo gli antenati del<br />

futuro. Come vuoi che sia la<br />

tua eredità? […] Ognuno di noi<br />

può fare la differenza. Ma non<br />

siamo soli. Siamo parte di una<br />

famiglia globale. E restando<br />

insieme nell’unità, nella solidarietà<br />

e nell’amore possiamo<br />

guarire le ferite della terra e di<br />

ognuno di noi. Possiamo fare<br />

una positiva differenza con le<br />

nostre azioni.»<br />

Julia Hill, tratto da<br />

www.juliabutterfly.com<br />

Nel 1997 Julia<br />

“Butterfly” Hill si<br />

arrampicò su una<br />

sequoia nella foresta<br />

di Headwaters<br />

nel Nord della California e vi<br />

rimase per 738 giorni per protestare<br />

contro la distruzione<br />

della foresta. Tredici anni dopo<br />

Julia ci spiega come la causa di<br />

tutti nostri mali sia una e solo<br />

una: la malattia della separazione.<br />

“Quando strappi le radici di<br />

una pianta dal suolo che le dà la<br />

Vita questa inizia a morire. Allo<br />

stesso modo il nostro mondo<br />

ha iniziato a morire da quando<br />

10 <strong>Consapevole</strong><br />

ci siamo staccati dalla Terra; da<br />

quando ci siamo separati da quella<br />

che è la nostra Grande Madre”.<br />

Julia, il mondo contemporaneo<br />

deve affrontare crisi<br />

multiple: il riscaldamento<br />

climatico, la progressiva<br />

distruzione degli ecosistemi,<br />

la finitezza delle risorse naturali.<br />

Per di più viviamo in<br />

una società dove la violenza<br />

regna sovrana, dove lo stress<br />

e l’infelicità hanno raggiunto<br />

livelli inimmaginabili fino a<br />

soli pochi anni addietro, e per<br />

finire il Terzo Mondo muore<br />

di fame. C’è una causa unica<br />

che accomuna tutte queste<br />

“disgrazie”?<br />

Dopo tanti anni di lavoro sono<br />

giunta alla conclusione che il<br />

problema è in realtà uno solo<br />

come dici tu. E questo problema<br />

è una mancanza di presa di<br />

coscienza da parte della gente.<br />

Io la chiamo “malattia della<br />

separazione”. Quando tu strappi<br />

le radici di una pianta, la pianta<br />

inizia a morire. Noi umani<br />

abbiamo strappato le nostre radici<br />

di consapevolezza del fatto<br />

Andrea Bizzocchi<br />

che siamo interconnessi ad ogni<br />

forma di vita, per cui la morte<br />

di tutte quelle forme di vita (che<br />

noi consideriamo “risorse”) è<br />

anche l’inizio della nostra morte.<br />

Non solo da un punto di vista<br />

fisico ma anche psicologico, di<br />

mancanza di gioia genuina nelle<br />

nostre vite. Io credo che la causa<br />

prima sia il distacco dalla Vita,<br />

cioè dalla Natura.<br />

La “malattia della separazione”.<br />

È così. Siamo sempre più lontani<br />

dalla Natura, sempre più<br />

divisi da essa e anche da noi<br />

stessi, da chi siamo veramente.<br />

Se tu sei lontano dalla Natura<br />

distruggi le foreste senza capire<br />

che stai distruggendo anche la<br />

tua vita. Se sei lontano dalla<br />

gente butti via cibo, lo sprechi,<br />

quando altri muoiono di fame.<br />

Butti le bombe e parli di statistiche<br />

quando quelli che muoiono<br />

sono esseri umani esattamente<br />

come te.<br />

Non è difficile da capire a<br />

livello razionale, il problema è<br />

a livello emozionale...<br />

Sì, perché è una cosa semplice


Quando strappi le radici di una pianta<br />

dal suolo che le dà la Vita questa inizia<br />

a morire. Allo stesso modo il nostro<br />

mondo ha iniziato a morire da quando<br />

ci siamo staccati dalla Terra; da quando<br />

ci siamo separati da quella che è la<br />

nostra Grande Madre<br />

xxxxxxxxxxx<br />

<strong>Consapevole</strong> 11


Intervista a Julia Butterfly Hill<br />

ma lontana dalle quotidianità<br />

del nostro mondo. Prendi<br />

l’espressione “buttare via qualcosa”.<br />

Dov’è “via”? Che cos’è?<br />

Un posto? Una località? Buttare<br />

“via” significa qualcosa di ben<br />

preciso: avvelenare il pianeta,<br />

il suolo, i mari. Significa<br />

avvelenare noi stessi. Siamo<br />

disconnessi dalla realtà e dalla<br />

Vita, altrimenti non butteremmo<br />

“via” o perlomeno avremmo una<br />

coscienza di questo e quindi<br />

cercheremmo di cambiare questo<br />

stato di cose.<br />

A parte il discorso ambientale,<br />

c’è pure l’aspetto psicologico<br />

ed esistenziale della questione.<br />

L’essere umano non può<br />

realizzare il senso della sua<br />

esistenza nel consumo...<br />

Sì, ma potremmo andare anche<br />

oltre. L’essere umano lo è<br />

nell’accezione più ampia del<br />

12 <strong>Consapevole</strong><br />

termine: si realizza pienamente<br />

quando è connesso con tutti gli<br />

altri viventi e quindi con la Vita.<br />

Mi viene subito spontaneo<br />

chiederti qual è secondo te la<br />

minaccia più grande per l’ambiente?<br />

Non posso che confermarti che<br />

è la “malattia della separazione”.<br />

Se solo capissimo cosa stiamo<br />

facendo alla Terra, a tutte le sue<br />

forme di vita, a noi stessi, allora<br />

credo che le nostre vite, i nostri<br />

atteggiamenti e comportamenti<br />

cambierebbero totalmente.<br />

Insomma, le azioni concrete,<br />

“buone” o “cattive” che<br />

siano, non sono altro che una<br />

conseguenza della visione del<br />

mondo che abbiamo, della<br />

percezione di esso?<br />

Assolutamente sì. Non distruggiamo<br />

perché siamo cattivi ma<br />

semplicemente perché perce-<br />

Siamo sempre più lontani dalla Natura,<br />

sempre più divisi da essa e anche da<br />

noi stessi, da chi siamo veramente.<br />

Se tu sei lontano dalla Natura distruggi<br />

le foreste senza capire che stai<br />

distruggendo anche la tua vita


piamo il mondo e la Vita in un<br />

certo modo.<br />

Concepiamo il pianeta come un<br />

insieme di risorse a disposizione<br />

del nostro sviluppo.<br />

E questo perché siamo disconnessi<br />

da quella Terra che ci dà<br />

la Vita.<br />

Il paesaggio esterno è uno specchio<br />

fedele di quello interno. La devastazione<br />

e la distruzione dell’ambiente accadono<br />

solo perché c’è qualcosa dentro di noi<br />

che non è a posto, che ci fa soffrire.<br />

Non lo faremmo se sentissimo una profonda<br />

connessione con la<br />

Terra e con ogni vivente<br />

Partendo da questo presupposto,<br />

ritieni che il consumismo<br />

e la nostra società “usa<br />

e getta” possano essere in<br />

qualche modo trasformate e<br />

in definitiva superate? E se sì,<br />

come?<br />

La cultura è fatta di persone che<br />

vedono le cose in un certo modo<br />

e agiscono di conseguenza. Per<br />

cui più gente cambierà il proprio<br />

pensiero e quindi i propri<br />

comportamenti e di conseguenza<br />

i propri stili di vita per diventare<br />

più consapevole, gentile e<br />

compassionevole, più avremo la<br />

possibilità di influenzare quelli<br />

attorno a noi. In questo modo<br />

anche la cultura inizierà a cambiare.<br />

Ma non ci sono ricette<br />

magiche. Vivere in un certo<br />

modo è una scelta da perseguire<br />

con dedizione.<br />

Vorrei chiederti del tuo programma<br />

What’s your tree?, che<br />

stai portando in giro in tutto il<br />

mondo. Di cosa si tratta?<br />

What’s Your Tree? significa<br />

trovare simbolicamente quello<br />

che è l’albero della nostra vita,<br />

cioè scoprirne lo scopo, il senso,<br />

la passione che poi ci spingono<br />

ad agire per migliorare le<br />

nostre vite a livello personale,<br />

di comunità di appartenenza e<br />

a livello globale. Parte dal presupposto<br />

che ognuno di noi ha<br />

dentro una forza incredibile che<br />

verrà fuori in maniera compiuta<br />

solamente quando riusciremo<br />

ad incanalarla in ciò in cui veramente<br />

crediamo.<br />

Sei d’accordo se dico che<br />

il mondo che viviamo non<br />

è altro che un riflesso del<br />

mondo che è dentro di noi, dei<br />

sentimenti che abbiamo dentro<br />

di noi?<br />

Il paesaggio esterno è uno specchio<br />

fedele di quello interno. La<br />

devastazione e la distruzione<br />

dell’ambiente accadono solo<br />

perché c’è qualcosa dentro di<br />

noi che non è a posto, che ci fa<br />

Intervista a Julia Butterfly Hill<br />

2011 l’anno<br />

internazionale<br />

delle foreste<br />

L’ONU ha dichiarato il<br />

2011 l’anno internazionale<br />

delle foreste, per sostenere<br />

l’impegno di favorire la<br />

gestione, la conservazione<br />

e lo sviluppo sostenibile<br />

delle foreste in tutto il<br />

mondo. Un invito aperto a<br />

tutta la comunità internazionale<br />

a riunirsi e lavorare<br />

insieme ai governi, alle<br />

organizzazioni internazionali<br />

e alla società civile<br />

per fare in modo che le<br />

foreste vengano gestite<br />

in modo sostenibile, per<br />

le generazioni attuali e<br />

future. Il logo dell’iniziativa<br />

vuole ricordare quanto le<br />

foreste siano parte integrante<br />

e fondamentale<br />

dello sviluppo sostenibile<br />

globale, illustrando i loro<br />

molteplici valori e l’urgenza<br />

per la loro gestione di<br />

un approccio a 360°: le<br />

foreste assicurano rifugio<br />

alle persone e habitat per<br />

la biodiversità, sono sorgente<br />

di alimenti, di medicinali<br />

e di acque pulite e<br />

svolgono un ruolo fondamentale<br />

nel mantenimento<br />

climatico e ambientale di<br />

tutto il globo.<br />

Le attività economiche<br />

legate alle foreste influiscono<br />

sulle condizioni di<br />

vita di 1 miliardo e 600<br />

milioni di persone nel<br />

mondo, sono fonte di<br />

benefici a livello socio<br />

culturale e costituiscono<br />

il fondamento del sapere<br />

delle popolazioni indigene.<br />

Tutti questi elementi presi<br />

insieme rinforzano il messaggio<br />

che l’ONU vuol<br />

dare che le foreste sono<br />

vitali per la sopravvivenza<br />

e il benessere di tutta la<br />

gente del mondo.<br />

<strong>Consapevole</strong> 13


Intervista a Julia Butterfly Hill<br />

soffrire. È evidente che non lo<br />

faremmo se sentissimo una profonda<br />

connessione con la Terra<br />

e con ogni vivente.<br />

Posso garantirti che tutto l’impegno<br />

che ho messo nel diventare<br />

una persona migliore a livello<br />

personale mi ha contestualmente<br />

reso anche una persona capace<br />

in qualche modo di migliorare<br />

il mondo. Le due cose vanno<br />

di pari passo.<br />

14 <strong>Consapevole</strong><br />

Allora come possiamo migliorare<br />

dentro di noi per avere<br />

un effetto positivo sul mondo?<br />

Dobbiamo anzitutto capire che<br />

non c’è separazione. Non c’è<br />

separazione tra il dentro e il<br />

fuori, non c’è separazione tra<br />

la gente, tra le razze, non c’è<br />

separazione tra l’essere umano<br />

e il pianeta, tra il pianeta e il<br />

Cosmo… Tutto è Uno. Tutto<br />

è la stessa cosa. Il mito della<br />

Dobbiamo capire che non c’è separazione.<br />

Non c’è separazione tra il dentro<br />

e il fuori, non c’è separazione tra la<br />

gente, tra le razze, non c’è separazione<br />

tra l’essere umano e il pianeta,<br />

tra il pianeta e il Cosmo… Tutto è Uno<br />

Abbiamo intervistato Julia Butterfly Hill<br />

separazione, quel concetto<br />

di vedere il mondo diviso, è<br />

molto distruttivo. È una storia<br />

lunga, potremmo andare indietro<br />

migliaia di anni ma basta<br />

vedere dove siamo arrivati oggi,<br />

separati anche da noi stessi, dal<br />

nostro essere. La storia che studiamo<br />

a scuola è una storia di<br />

guerra; ci insegna che gli umani<br />

sono sempre stati in competizione<br />

tra loro, con la Natura ecc.<br />

Ma non è affatto vero. Allora io<br />

credo che possiamo iniziare a<br />

vedere le cose in maniera diversa<br />

senza preoccuparci troppo<br />

di quello che pensano o dicono<br />

gli altri, chiunque essi siano.<br />

Dobbiamo ricostruire un mondo<br />

armonico o non ci sarà più<br />

alcun mondo.<br />

A mio modo di vedere il<br />

cambiamento interiore ha<br />

a che fare soprattutto con<br />

i sentimenti, con l’amore.<br />

Oggigiorno invece nessuno<br />

parla più di amare. Parliamo<br />

di tecnologia, di economia<br />

di statistiche e ci siamo<br />

completamente dimenticati<br />

dell’importanza dell’amore,<br />

della relazioni, della nostra<br />

umanità. Quando parliamo<br />

di ambiente ad esempio, facciamo<br />

calcoli complicatissimi<br />

sul livello di inquinamento ma<br />

questo ovviamente non arresta<br />

l’inquinamento e la distruzione<br />

della Natura. Se semplicemente<br />

iniziassimo ad amare la<br />

Natura otterremmo risultati<br />

molto più significativi ed anche<br />

concreti. Come possiamo superare<br />

questa tremenda impasse?<br />

Nata nel 1974, Julia è un’ambientalista statunitense. È diventata nota per essere rimasta, dal dicembre<br />

1997, 738 giorni nella foresta di Headwaters in Colorado su Luna, una sequoia alta 55 metri, per<br />

impedirne l’abbattimento da parte della Pacific Lumber Company. Scese nel dicembre 1999 solo dopo<br />

aver raggiunto un accordo che metteva in salvo Luna e una parte della foresta per un raggio di circa 60<br />

metri. Il suo blog è consultabile su www.juliabutterfly.com.<br />

L’associazione What’s your tree fu creata nel 2006 dalla stessa Julia, e si basava sulla sua esperienza.<br />

Oggi l’organizzazione è supportata da migliaia di persone con un background diverso la cui missione è<br />

creare un network internazionale di piccoli gruppi in grado di guarire il mondo. Alcuni rami di What’s<br />

your tree si sono sviluppati anche in Italia. Per maggiori informazioni: www.whatsyourtree.org.


Abbiamo creato un mondo che<br />

è molto bravo a fare denaro<br />

ma che al tempo stesso ci fa<br />

sentire sconnessi dal posto che<br />

occupiamo in quello stesso<br />

mondo. Molta gente è milionaria<br />

grazie a prodotti che sono<br />

estremamente nocivi per noi e<br />

per il pianeta. Purtroppo è difficile<br />

per una persona riuscire a<br />

cambiare questo atteggiamento<br />

distruttivo, soprattutto in una<br />

società costruita e basata su<br />

questo tipo di atteggiamento. È<br />

proprio per questo che bisogna<br />

ripartire da certe cose come<br />

l’amore. L’amore è quella cosa<br />

che mi dà il coraggio di essere<br />

me stessa e di lottare per le<br />

cose in cui credo. L’amore è<br />

alla base di tutto e la mancanza<br />

di amore è alla base di tutti i<br />

nostri mali.<br />

Che rapporto c’è tra spiritualità<br />

e attivismo?<br />

Il mio attivismo è una scelta di<br />

vita che considero come qualcosa<br />

di sacro, di molto spirituale.<br />

La scelta di dedicare la mia vita<br />

al servizio del pianeta e della<br />

gente è molto profonda e necessariamente<br />

abbraccia entrambi<br />

gli aspetti. Quindi credo che<br />

le due cose siano strettamente<br />

interconnesse.<br />

La paura è il primo mezzo di<br />

controllo della popolazione.<br />

Abbiamo paura dei terroristi,<br />

della crisi economica, del<br />

diverso, di cambiare. Avere<br />

paura significa in realtà avere<br />

paura di vivere. Come si<br />

supera la paura?<br />

C’è un bellissimo modo di<br />

dire in inglese: ci sono solo<br />

due emozioni nella vita. Una<br />

è la paura e l’altra è l’amore.<br />

Vince quella che noi nutriamo<br />

quotidianamente. Se nutriamo<br />

la paura, questa crescerà. Se<br />

nutriamo l’amore, crescerà<br />

l’amore. Funziona esattamente<br />

come un muscolo. Il muscolo<br />

che cresce è quello che tu alleni<br />

e più lo alleni più cresce. Per<br />

superare la paura devi esercitare,<br />

con piena coscienza e<br />

quotidianamente, il muscolo<br />

dell’amore. Non è difficile, lo<br />

può fare chiunque, ma ci vuole<br />

costanza, impegno e dedizione<br />

assoluta.<br />

Dicci qualcosa del periodo<br />

che hai trascorso su Luna (la<br />

sequoia sulla quale hai vissuto).<br />

Ho letto da qualche parte<br />

che su di lei hai “sentito” con<br />

tutto il tuo essere la sua forza<br />

vitale e hai capito intimamente<br />

che gli alberi sono vivi esattamente<br />

come noi…<br />

La Vita è in comunicazione<br />

continua. Significa che ogni<br />

forma di vita comunica costantemente<br />

con ogni altra forma di<br />

Vita. Purtroppo l’uomo moderno,<br />

staccandosi dalla Natura,<br />

non sa più ascoltare la Vita.<br />

Quando vissi per 738 giorni su<br />

Luna, senza distrazioni di sorta,<br />

che fosse andare a fare shopping,<br />

guardare la tv, andare al<br />

cinema, ho iniziato, anzi riniziato<br />

ad ascoltare la Vita con<br />

tutti i miei sensi. Non si fugge<br />

da questo. È qualcosa che è<br />

dentro di noi.<br />

Andrea Bizzocchi<br />

Intervista a Julia Butterfly Hill<br />

La Natura è dentro di noi…<br />

Assolutamente sì. È parte di<br />

noi. Ma non sappiamo più<br />

ascoltarla perché l’abbiamo<br />

allontanata dalle nostre vite. E<br />

se gradatamente le daremo lo<br />

spazio che merita, se la rimetteremo<br />

al centro delle nostre<br />

vite, capiremo subito, naturalmente,<br />

spontaneamente, di cosa<br />

abbiamo bisogno per vivere vite<br />

felici, sane, dense di significato.<br />

E sarà quello, con grande semplicità,<br />

il grande contributo che<br />

daremo al mondo.<br />

Cosa leggere<br />

Julia Butterfly Hill<br />

Ognuno può fare la<br />

differenza<br />

Consigli pratici e storie esemplari<br />

per difendere l’ambiente.<br />

Corbaccio Editore, 2002<br />

Nalini M. Nadkarni<br />

Tra la Terra e il Cielo<br />

La vita segreta degli alberi<br />

Elliot, 2010<br />

Cercalo su:<br />

www.macrolibrarsi.it<br />

Si interessa in particolare di ecologia profonda e popoli nativi.<br />

Vive tra l’Italia e la Costa Rica. È appena uscito il suo terzo<br />

libro, Pura Vida e altri racconti raminghi (Terra Nuova edizioni),<br />

una raccolta di racconti di viaggi vissuti in prima persona.<br />

<strong>Consapevole</strong> 15


16 <strong>Consapevole</strong>


CELLFOOD ®<br />

CELLFOOD® è il più<br />

importante prodotto ad alta<br />

prestazione per la salute del<br />

consumatore a base di ossigeno<br />

e idrogeno.<br />

I sintomi iniziali della<br />

mancanza di ossigeno<br />

possono includere: stanchezza<br />

generalizzata, affaticamento,<br />

disturbi circolatori, difficoltà<br />

di digestione, dolori muscolari,<br />

sensazioni di instabilità e<br />

barcollamento, depressione,<br />

perdita della memoria,<br />

comportamenti irrazionali,<br />

acidità gastrica, complicazioni<br />

bronchiali. Quando il sistema<br />

immunitario è compromesso<br />

da una mancanza di ossigeno,<br />

il corpo diventa più suscettibile<br />

a batteri, infezioni virali e<br />

parassitarie, raffreddori e<br />

influenza.<br />

Inventato da Everett L.<br />

Storey, CELLFOOD® è una<br />

formulazione personale di un<br />

concentrato minerale colloidale<br />

super energizzato. Il solfato<br />

di deuterio bibasico e dipolo<br />

contenuto in CELLFOOD®<br />

fornisce un incredibile apporto<br />

di ossigeno e un sistema<br />

di distribuzione al corpo a<br />

livello cellulare. Gli scienziati<br />

riconoscono che la maggior<br />

parte dei disturbi e delle<br />

infezioni è causata da mancanza<br />

d’ossigeno a livello cellulare.<br />

Questa formula – la cui efficacia<br />

è stata riconosciuta – fornisce<br />

in modo naturale il massimo<br />

livello di ossigeno e idrogeno<br />

allo stato nascente in forma<br />

supplementare.<br />

CELLFOOD® è una formula<br />

altamente concentrata e super<br />

energetica contenente 78<br />

oligoelementi ionico/colloidali<br />

e minerali, combinati con 34<br />

enzimi, 17 aminoacidi, ossigeno<br />

disciolto – e tutti tenuti in<br />

sospensione in una soluzione di<br />

Solfato di Deuterio (D 2 SO 4 ).<br />

Tutti gli elementi contenuti nel<br />

CELLFOOD® sono sostanze<br />

naturali estratte criogenicamente<br />

(con la tecnica del freddo) e non<br />

chimicamente. CELLFOOD®<br />

non ha alcol, né glucosio,<br />

né ingredienti presenti nella<br />

lista delle sostanze vietate<br />

dalle associazioni atletiche<br />

internazionali.<br />

Il prodotto deve annoverarsi tra<br />

gli integratori alimentari, ma<br />

risponde efficacemente anche a<br />

un principio terapeutico in virtù<br />

della sua composizione, ma<br />

soprattutto del suo meccanismo<br />

d’azione.<br />

Le importanti azioni favorite da<br />

CELLFOOD® sono:<br />

Informazione pubblicitaria<br />

formula Everett Storey<br />

Ossigeno per la Vita<br />

1. Depurazione della matrice<br />

cellulare<br />

2. Eliminazione di un radicale<br />

libero dell’ossigeno<br />

3. Azione antiradicalica<br />

4. Risparmio di uno scavenger<br />

5. Produzione di ossigeno<br />

nascente<br />

6. Nutrizione cellulare<br />

ottimale<br />

L’integratore CELLFOOD®<br />

è necessario per le azioni<br />

di drenaggio cellulare e<br />

ottimizzazione delle riserve<br />

energetiche, sia in caso di<br />

aumento delle necessità<br />

metaboliche, sia in caso di<br />

patologia e sia, infine, come<br />

coadiuvante nel corso di terapie<br />

chimiche allo scopo di ridurne<br />

gli effetti collaterali.<br />

Per informazioni e<br />

approfondimento<br />

EURODREAM S.r.l.<br />

www.cellfood.it<br />

info@eurodream.net<br />

tel. 800650800<br />

<strong>Consapevole</strong> 17


Biodiversità: un<br />

valore assoluto<br />

Preservare la complessità e l’interdipendenza delle forme di vita<br />

sul pianeta è l’unica garanzia di futuro: per tutti<br />

Quando si parla<br />

dei cambiamenti<br />

climatici e socioambientali<br />

in<br />

atto, tendiamo<br />

a immaginare le peggiori situazioni<br />

catastrofiche proiettate<br />

nel futuro: lanciamo allarmi<br />

per quello che potrebbe essere,<br />

per le irrecuperabili perdite a<br />

venire o per il superamento di<br />

tanti punti di non ritorno rispetto<br />

all’attuale equilibrio geoclimatico,<br />

stabilitosi nel corso<br />

di migliaia e migliaia di anni.<br />

Eppure la catastrofe ecologica<br />

più importante, quella che ha e<br />

che avrà nell’immediato l’impatto<br />

più devastante sull’esistenza<br />

della specie umana la stiamo<br />

già vivendo. È la veloce perdita<br />

di biodiversità animale e vegetale<br />

in corso.<br />

Un articolo sulla rivista Nature<br />

del settembre del 2009 (1) ha<br />

infatti posto all’attenzione di<br />

tutta la comunità scientifica<br />

e, volendo, dell’umanità in<br />

generale, il fatto che la perdita<br />

di biodiversità costituisce il<br />

primo problema che dovremmo<br />

18 <strong>Consapevole</strong><br />

fronteggiare, prima ancora del<br />

cambiamento climatico di cui<br />

tanto si parla. La stessa ONU –<br />

in un’insolita e tempestiva presa<br />

di coscienza – ha stabilito che il<br />

2010 fosse l’anno dedicato alla<br />

biodiversità.<br />

Ma cosa si intende esattamente<br />

con questo termine?<br />

Una ricchezza<br />

incommensurabile<br />

La biodiversità è la varietà degli<br />

esseri viventi, animali, vegetali<br />

e microrganismi, esistenti<br />

in natura. Inoltre si intende la<br />

varietà degli ecosistemi e dei<br />

loro equilibri. Lo stesso termine<br />

viene anche utilizzato per<br />

indicare la variabilità genetica<br />

all’interno di ogni singola specie<br />

Valerio Pignatta<br />

e quel mondo di interrelazioni<br />

orizzontali e verticali tra i geni<br />

di tutte le specie e i legami che<br />

intercorrono tra esse. L’essenza<br />

della biodiversità è in sostanza<br />

la complessità nell’interdipendenza.<br />

La catastrofe ecologica più disastrosa<br />

la stiamo già vivendo: è la veloce perdita<br />

di biodiversità animale<br />

e vegetale in corso<br />

L’uomo non può astrarsi da questa<br />

interconnessione, sebbene<br />

gli ambienti artificiali che ha<br />

creato e in cui vive gli facciano<br />

sembrare la natura solo come<br />

un documentario per bambini in<br />

cerca di esotismo. Ma è “scientificamente<br />

dimostrabile” che sul<br />

cemento non cresce nulla, che<br />

la plastica non nutre e che un<br />

video, per quanto avvincente sia,<br />

non può sostituire la realtà che<br />

è il risultato dell’azione dell’essere<br />

umano nel suo ambiente


naturale. La questione della<br />

salvaguardia della biodiversità<br />

è ormai annosa. Già al vertice<br />

mondiale delle Nazioni Unite a<br />

Rio de Janeiro del 1992 venne<br />

firmata dalle controparti nazionali<br />

una Convenzione per la<br />

difesa del patrimonio genetico<br />

e delle specie esistenti. Anche a<br />

Johannesburg, nel 2002, al vertice<br />

mondiale dedicato allo sviluppo<br />

sostenibile, i paesi europei<br />

presenti si posero l’obiettivo di<br />

fermare la perdita di biodiversità<br />

entro il 2010. Promessa che,<br />

come tutti possono constatare,<br />

dati alla mano, è stata ampiamente<br />

disattesa.<br />

Ma ridurre la biodiversità non<br />

significa solo impegnarsi per<br />

salvaguardare l’habitat di alcune<br />

specie in via di estinzione come<br />

il camoscio o l’ululone appenninici<br />

(come sta facendo il WWF<br />

con l’assegnazione del premio<br />

Panda d’oro ogni anno).<br />

Anche intervenire sulla molteplicità<br />

delle specie coltivate ha<br />

Le attività umane, dirette o indirette,<br />

sono a oggi il massimo fattore di<br />

scomparsa di specie viventi sulla Terra<br />

un impatto di non poco conto<br />

in questa lotta per la vita. Per<br />

fare un esempio, si dice che<br />

solo qualche decina di anni fa<br />

le specie di patata coltivate nel<br />

mondo fossero migliaia (2). Ora<br />

ne sono rimaste pochissime coltivate<br />

su una scala degna di nota<br />

(sebbene ci siano piccoli segnali<br />

di controtendenza). Idem per<br />

frumento o riso e altri cereali di<br />

importanza fondamentale per<br />

l’alimentazione umana. Questa<br />

riduzione di specie e diversità<br />

espone l’umanità a maggiori<br />

rischi di carestie dovute a patologie<br />

vegetali cui piante omologate<br />

in tutto il mondo non sarebbero<br />

in grado di far fronte.<br />

Nei millenni, la saggezza<br />

contadina dei vari popoli ha<br />

saputo individuare e preservare<br />

le specie vegetali più adatte ai<br />

vari climi e alle varie situazioni<br />

parassitarie. È una pura follia<br />

procedere, come si sta facendo,<br />

a questa “semplificazione” ingenerata<br />

solo da necessità legate<br />

al profitto e alla commercializzazione.<br />

Ma la biodiversità è anche meccanismo<br />

ecosistemico ampliato.<br />

Ad esempio, la stabilità del<br />

clima dipende anche dalla dinamica<br />

della biodiversità, con i<br />

suoi influssi sulla circolazione<br />

delle acque e sulla fertilità dei<br />

suoli. Tranne che per un 1% di<br />

gas nobili, l’atmosfera è interamente<br />

il prodotto delle emissioni<br />

degli organismi viventi sulla<br />

superficie della Terra, umani<br />

compresi.<br />

La quantità di specie viventi non<br />

<strong>Consapevole</strong> 19


Speciale Biodiversità<br />

è ancora stata fissata definitivamente<br />

dagli scienziati e le cifre<br />

che possiamo trovare nei vari<br />

testi e autori sono molto discordanti.<br />

In linea di massima possiamo<br />

azzardare un’ipotesi di questo<br />

tipo.<br />

In natura esistono:<br />

• 5.000 virus<br />

• 4.000 batteri<br />

• 70.000 funghi<br />

• 40.000 protozoi<br />

• 40.000 alghe<br />

• 250.000 piante<br />

• 45.000 animali vertebrati<br />

• 70.000 molluschi<br />

• 75.000 aracnidi<br />

• 950.000 insetti<br />

Ma secondo altre fonti e altri<br />

studi le cifre differiscono di<br />

molto. Ad esempio, si parla di<br />

1 o 1,5 milioni di specie per i<br />

funghi, di 500.000 specie per le<br />

alghe e addirittura da 8 a 100<br />

milioni di specie per gli insetti.<br />

Periodicamente vengono scoperte<br />

nuove specie.<br />

Solo in una zona orientale<br />

dell’Himalaya negli ultimi dieci<br />

anni (1998-2008) sono state<br />

scoperte 350 nuove specie, che<br />

rischiano di scomparire prima<br />

ancora di essere conosciute. In<br />

quella stessa zona, sono infatti a<br />

rischio di estinzione 10.000 specie<br />

vegetali, 300 di mammiferi,<br />

977 di uccelli, 176 di rettili, 105<br />

di anfibi e 269 pesci di acqua<br />

dolce (3).<br />

Quello che balza agli occhi di<br />

fronte a queste cifre è comunque<br />

la ricchezza stupefacente<br />

della vita sul pianeta, risultato<br />

di 3,5 miliardi di anni di evoluzione.<br />

Miliardi di anni che stiamo<br />

vanificando in pochi decenni di<br />

distruzione pianificata a ritmo<br />

da catena di montaggio.<br />

20 <strong>Consapevole</strong><br />

L’olocausto<br />

silenzioso: i numeri<br />

La perdita della biodiversità<br />

si ha quando una specie o una<br />

parte del suo patrimonio genetico<br />

o un ambiente naturale<br />

scompaiono per sempre. Le attività<br />

umane, dirette o indirette,<br />

sono a oggi il massimo fattore<br />

di scomparsa di specie viventi<br />

sulla Terra.<br />

Nell’ultimo Living Planet Report<br />

(2008) il WWF denunciava la<br />

perdita, negli ultimi trent’anni,<br />

del 30% di tutte le specie del<br />

pianeta (il 51% delle specie tropicali,<br />

il 33% di quelle terrestri,<br />

il 35% di quelle di acque dolci<br />

e il 14% di quelle marine). Il<br />

tasso di estinzione odierno è fra<br />

le 100 e le 1.000 volte superiore<br />

al tasso naturale, ossia a quello<br />

senza interferenza umana.<br />

Dalle “Liste Rosse” dell’IUCN<br />

(Unione mondiale per la conservazione<br />

della natura) (4), la<br />

più importante fonte di studio<br />

e classificazione delle specie<br />

viventi in via d’estinzione,<br />

apprendiamo che su un totale<br />

di 47.677 specie studiate, circa<br />

17.291 (il 36%) sono minacciate<br />

di estinzione. Di queste, 875<br />

specie (circa il 2%) sono già<br />

estinte o estinte allo stato selvatico<br />

in natura. Sono inoltre<br />

minacciati il 21% dei mammiferi,<br />

il 30% degli anfibi, il 12%<br />

degli uccelli, il 28% dei rettili, il<br />

37% dei pesci di acqua dolce, il<br />

35% degli invertebrati e, ancor<br />

più angosciante se lo può essere,<br />

il 70% delle piante.<br />

Il professor Norman Myers,<br />

esperto di biodiversità all’Università<br />

di Oxford, ha affermato:<br />

«La perdita rapida di biodiversità<br />

a cui stiamo assistendo, se<br />

non contrastata, sarà la più<br />

grande in 65 milioni di anni<br />

di vita del pianeta e potrebbe<br />

essere come le sei estinzioni<br />

di massa dell’intera storia<br />

della Terra. La speranza è rappresentata<br />

da una strategia di<br />

conservazione che tuteli i “punti<br />

caldi della biodiversità” nel<br />

mondo, ovvero le 34 aree con<br />

eccezionali concentrazioni di<br />

specie animali e vegetali che si<br />

trovano di fronte a una grave<br />

minaccia di scomparsa degli<br />

habitat naturali. Alcuni di questi<br />

“punti caldi” contengono gli<br />

Il tasso di estinzione odierno delle<br />

specie e degli ambienti naturali è fra<br />

le 100 e le 1.000 volte superiore al<br />

tasso naturale, ossia a quello senza<br />

interferenza umana<br />

ultimi habitat per almeno metà<br />

delle specie di flora e due quinti<br />

delle specie di fauna confinate<br />

in meno del 2% della superficie<br />

terrestre» (5).<br />

Minaccia uomo<br />

Ma quali sono le attività umane<br />

causa di questi sfacelo?<br />

Vediamo le più importanti:<br />

• agricoltura intensiva e uso di<br />

pesticidi e fertilizzanti chimici;<br />

• cementificazione, urbanizzazione<br />

del paesaggio, costruzione<br />

di strade e ferrovie e<br />

disseminazione degli abitanti<br />

su territori vasti con conse-


guente frazionamento di molti<br />

spazi e ambienti vitali per gli<br />

animali;<br />

• costruzione di barriere artificiali<br />

di vario tipo che riducono<br />

lo scambio fra le specie viventi<br />

e la possibilità di muoversi<br />

delle stesse;<br />

• incanalamento e deviazione<br />

di corsi d’acqua, scomparsa di<br />

acquitrini, stagni e laghetti, alterazione<br />

degli equilibri idrici;<br />

• deforestazione;<br />

• eutrofizzazione dei mari da<br />

inquinamento;<br />

• mutamenti climatici dovuti ai<br />

gas serra;<br />

• industrializzazione selvaggia e<br />

diffusione di sostanze difficilmente<br />

o per nulla biodegradabili<br />

(plastica, sacchetti, veleni<br />

ecc.);<br />

• piogge acide da inquinamento<br />

atmosferico;<br />

• inquinamento luminoso e<br />

acustico;<br />

• attività turistiche e di svago;<br />

• specie invasive trasportate<br />

inavvertitamente che colonizzano<br />

territori dove non hanno<br />

antagonisti naturali;<br />

• caccia e/o sfruttamento economico<br />

di particolari specie.<br />

Il costo economico<br />

Tutto questo ha un costo astronomico<br />

per l’umanità, anche dal<br />

punto di vista economico.<br />

Purificazione di acqua e aria,<br />

protezione delle coste dalle<br />

tempeste, eutrofizzazione dei<br />

mari, mancata impollinazione,<br />

conservazione delle aree naturali<br />

costituiscono sicuramente un<br />

costo aggiuntivo di rilievo.<br />

È stato calcolato che i costi<br />

del degrado degli ecosistemi a<br />

causa di una riduzione del tasso<br />

Entro il 2050 la perdita di biodiversità<br />

costerà all’Europa 1.100 miliardi di euro.<br />

Che pagheremo noi. Con il nostro lavoro<br />

e la perdita di qualità delle nostre vite<br />

Speciale Biodiversità<br />

di biodiversità pari al 15% entro<br />

il 2050 sono quantificabili in<br />

qualcosa come 50 miliardi di<br />

euro l’anno (6).<br />

Entro il 2050 la perdita di biodiversità<br />

costerà all’Europa 1.100<br />

miliardi di euro (7). Che pagheremo<br />

noi. Con il nostro lavoro e la<br />

perdita di qualità delle nostre vite.<br />

Secondo i ricercatori del progetto<br />

TEEB (The Economics of<br />

Ecosystems and Biodiversity)<br />

che si pone il fine di determinare<br />

in denaro i servizi che la<br />

natura garantisce agli esseri<br />

<strong>Consapevole</strong> 21


Speciale Biodiversità<br />

umani senza alcun costo, la<br />

perdita annuale delle foreste ci<br />

costa qualcosa come 2-5 trilioni<br />

di dollari (8).<br />

Per avere un’idea della pusillanimità<br />

politica generale basti<br />

pensare che il budget messo<br />

a disposizione dall’Unione<br />

Europea per la tutela della biodiversità<br />

è di 120 milioni l’anno,<br />

meno dello 0,1% di quello totale<br />

europeo.<br />

Mangeremo polistirolo...<br />

Sempre secondo Myers, le cifre<br />

da mettere in campo sarebbero<br />

decisamente diverse per ottenere<br />

risultati: «Si potrebbero salvaguardare<br />

i “punti caldi” della biodiversità<br />

con un bilione di dollari<br />

l’anno. Bisognerebbe sentire<br />

questo costo economico come<br />

un investimento. Basti pensare al<br />

grande valore commerciale delle<br />

innumerevoli medicine e dei<br />

prodotti farmaceutici basati sulle<br />

proprietà delle piante che si aggira<br />

intorno ai 60 bilioni di dollari<br />

l’anno» (9).<br />

Le azioni personali<br />

Se non possiamo aspettarci nulla<br />

dalle istituzioni preposte e dai<br />

nostri rappresentanti politici,<br />

allora che fare?<br />

Ci permettiamo qui di elencare<br />

alcuni consigli su scelte che, se<br />

applicate quotidianamente ed<br />

estese orizzontalmente alla base<br />

della società, possono, piano<br />

piano, fare la differenza.<br />

− Coltivare la terra in modo<br />

organico per permettere la<br />

rigenerazione della vita dei<br />

microrganismi. Raccogliere<br />

dei semi del proprio orto e<br />

giardino e riseminarli di anno<br />

in anno anche in vasi sul terrazzo<br />

per chi non ha terreno.<br />

Seminare piante e fiori autoctoni<br />

e di specie antiche, maga-<br />

22 <strong>Consapevole</strong><br />

ri appoggiandosi alle banche<br />

dei semi che stanno nascendo<br />

in vari luoghi. Ovviamente è<br />

conseguenza diretta di quanto<br />

precede il privilegiare il consumo<br />

di prodotti biologici e<br />

locali.<br />

− Mangiare in modo consapevole,<br />

evitando piatti a base di<br />

animali e soprattuto di quelli<br />

in via di estinzione o a rischio<br />

come zuppa di tartaruga, sushi<br />

di tonno rosso, cetriolo di<br />

mare ecc. Evitare anche prodotti<br />

alimentari che hanno un<br />

impatto importante sulla biodiversità<br />

come quelli derivanti<br />

da caccia o pesca che non<br />

rispettano la taglia minima,<br />

le specie protette ecc. Senza<br />

contare il cibo carneo (es.<br />

hamburger) o le colture “energetiche”<br />

(es. olio di palma per<br />

biodiesel) che derivano dalla<br />

deforestazione di vaste zone<br />

del mondo.<br />

− Boicottare, se possibile,<br />

medicine “tradizionali” o<br />

cosmetici ricavati da animali o<br />

piante che stanno scomparendo<br />

(es. corno di rinoceronte,<br />

muschio di cervo, ossa e interiora<br />

di tigre ecc.).<br />

− Installare nidi artificiali<br />

per agevolare la riproduzione<br />

degli uccelli in ambienti urbanizzati.<br />

− Attivarsi per favorire la nascita<br />

di riserve naturali o parchi<br />

protettivi nella propria zona<br />

e soprattutto in areali rimasti<br />

isolati a causa della presenza<br />

circostante di ampie zone<br />

cementificate o con strade ad<br />

alto traffico.<br />

− Consumare di meno e acquistare<br />

il necessario. Uscendo<br />

dalla mentalità dello shopping<br />

fine a se stesso eviteremo di<br />

consumare il pianeta e le sue<br />

risorse e di vederle trasformare<br />

in rifiuti intossicanti per<br />

tutte le forme viventi.<br />

− Aprire la propria casa solo a<br />

La biodiversità della vita ha un valore di<br />

per sé, indipendentemente dal fatto che<br />

noi umani possiamo trarne<br />

o meno dei benefici<br />

materiali naturali, evitare il<br />

più possibile plasticoni, prodotti<br />

tossici, detersivi devastanti,<br />

imballaggi “da discarica<br />

immediata” ecc.<br />

− Risparmiare sulle fonti energetiche<br />

utilizzate in tutte le<br />

maniere possibili (trasporto,<br />

riscaldamento, illuminazione<br />

ecc.). Di modi oggigiorno ce<br />

ne sono molti. Ogni diminuzione<br />

di gas serra aumenta<br />

le possibilità di futuro della<br />

biodiversità e quindi anche la<br />

nostra.<br />

− Impegnarsi per cambiare<br />

lavoro se la propria attività è<br />

dannosa per la vita e la gioia<br />

sul pianeta. Meglio un lavoratore<br />

attivo in un comparto<br />

produttivo etico ed ecologico<br />

che mille volontari ecologisti<br />

nel tempo libero.<br />

− Fermarsi ogni tanto a contemplare<br />

la natura. Basta<br />

anche osservare l’impegno e<br />

la dignità eccezionale con cui<br />

si muove e lavora una formica


per la sua comunità. Percepire<br />

il senso di unione tra gli esseri<br />

viventi e la condivisione di un<br />

destino esistenziale comune<br />

aiuta a rispettare la vita in<br />

ogni sua forma.<br />

Il valore della vita<br />

Al di là di della riflessione che<br />

sino ad ora abbiamo portato avanti<br />

– e che per certi versi ricade<br />

sempre nell’alveo noto dell’utilitarismo<br />

che contraddistingue purtroppo<br />

questa società – ci premeva<br />

sottolineare che la biodiversità<br />

della vita ha un valore di per sé,<br />

indipendentemente dal fatto che<br />

noi umani possiamo trarne o<br />

meno dei benefici.<br />

Ossia c’è, a nostro parere, la<br />

necessità assillante dell’assunzione<br />

di una responsabilità<br />

morale nei confronti del pianeta<br />

e degli esseri che lo abitano.<br />

Questa dovrebbe essere semplicemente<br />

la manifestazione della<br />

nostra umanità e della nostra<br />

intelligenza e rispetto per la vita<br />

in sé.<br />

Se tuttavia ciò non bastasse,<br />

possiamo comunque ricordare<br />

che gli effetti devastanti della<br />

perdita di biodiversità incombono<br />

su molteplici aspetti cruciali<br />

della nostra esistenza come la<br />

fertilità dei suoli, il loro consolidamento<br />

e l’eliminazione dei<br />

rifiuti in essi contenuti a cura<br />

Valerio Pignatta<br />

dei microrganismi che li abitano.<br />

E poi regolazione del clima e del<br />

bilancio idrico, produzione di<br />

piante medicinali e di cibo sano.<br />

Non ultimo, senza biodiversità<br />

niente possibilità di contemplare<br />

la variegata bellezza e armonia<br />

del mondo naturale.<br />

Quando avremo perso tutto questo,<br />

a ben poco varrà vedere l’ultimo<br />

bellissimo videodocumentario<br />

del National Geographic.<br />

Per la stesura di questo articolo<br />

si ringrazia qui l’opera<br />

della Federazione delle Chiese<br />

Evangeliche (valdesi, battiste,<br />

avventiste, metodiste ecc.) impegnate<br />

in un lavoro di salvaguardia<br />

della biodiversità da molto<br />

tempo.<br />

Si veda: Commissione globalizzazione<br />

e ambiente (a cura<br />

di), Materiali sulla biodiversità<br />

per il Tempo del Creato, FCEI<br />

(Federazione delle Chiese<br />

Evangeliche in Italia), Roma,<br />

2010.<br />

Note<br />

(1) Rockström, Johan, Steffen, Will,<br />

Noone, Kevin et al., “A safe operating<br />

space for humanity”, in Nature, n. 46,<br />

24 settembre 2009, pp. 472-475.<br />

(2) Si veda il lavoro del Centro internazionale<br />

della patata, di Lima in<br />

Perù: http://www.cipotato.org/.<br />

(3) WWF’s Living Himalayas<br />

Plurilaureato giornalista e scrittore, è redattore e collaboratore<br />

di riviste e case editrici, nonché direttore editoriale<br />

nell’ambito delle medicine non convenzionali.<br />

Ha pubblicato diversi articoli su periodici nazionali inerenti<br />

il rapporto salute/ambiente e testi divulgativi di medicina<br />

naturale. Vive con la famiglia sul Monte Amiata dove pratica<br />

attivamente la decrescita attraverso la sobrietà dello stile di<br />

vita, la semplicità volontaria, l’autoproduzione, lo scambio e<br />

il dono di beni e servizi.<br />

Speciale Biodiversità<br />

Initiative (a cura di), The Eastern<br />

Himalayas. Where worlds<br />

collide, WWF, luglio 2009.<br />

(4) Cfr. http://www.iucnredlist.org/.<br />

(5) Myers, Norman, “Biodiversità:<br />

quale la posta in gioco e come salvarla”,<br />

conferenza pubblica organizzata<br />

da Federparchi nell’ambito delle<br />

iniziative dedicate all’anno della biodiversità,<br />

Roma, 4 giugno 2010.<br />

(6) Commissione globalizzazione e<br />

ambiente (a cura di), Materiali sulla<br />

biodiversità per il Tempo del Creato,<br />

FCEI (Federazione delle Chiese<br />

Evangeliche in Italia), Roma, 2010,<br />

p. 14.<br />

(7) Op. cit.<br />

(8) Cfr. http://www.teebweb.org.<br />

(9) Myers, Norman, “Biodiversità:<br />

quale la posta in gioco e come salvarla”,<br />

cit.<br />

Per approfondire<br />

Per chi volesse approfondire, è<br />

disponibile in rete la Convenzione<br />

sulla diversità biologica (www.biodiversitaet2010.ch/it/):<br />

una miniera<br />

di materiali e informazioni e un’ottima<br />

fonte per spunti di riflessione<br />

e di azione.<br />

Cosa leggere<br />

Carlo Modonesi e<br />

Gianni Tamino<br />

Biodiversità e beni comuni<br />

Jaca Book, 2009<br />

Sylvie Coyaud<br />

La Scomparsa delle Api<br />

Indagini sullo stato di<br />

salute del nostro pianeta<br />

Mondadori, 2008<br />

Nicolas Hulot<br />

La Terra Condivisa<br />

Elogio della Biodiversità<br />

Touring Club Italiano, 2006<br />

Cercalo su:<br />

www.macrolibrarsi.it<br />

<strong>Consapevole</strong> 23


C’era una volta<br />

un prato<br />

Le conseguenze nefaste dell’allevamento intensivo sulla<br />

biodiversità dei nostri prati<br />

Chi è nato e cresciuto<br />

in campagna<br />

a stretto contatto<br />

con la natura<br />

(quella ancora<br />

vera d’un tempo), conosce il<br />

valore di un prato ricco di specie<br />

fiorifere. Qualche decina d’anni<br />

fa erano tanti i prati che nel<br />

corso di alcune settimane esprimevano<br />

tutta una scala di variopinti<br />

colori, spesso combinati tra<br />

loro, nelle diverse sfumature.<br />

Fiori, profumi, insetti<br />

e uccelli<br />

La natura è stata il mio primo e<br />

più grande maestro e il prato è<br />

stato una fonte di ricerca molto<br />

importante per la mia formazione<br />

naturalistica. Quanti fiori<br />

ho raccolto in grossi mazzi, da<br />

bambino, nei mesi di maggio e<br />

di giugno, per portarli davanti<br />

alla statua della Madonna e del<br />

Sacro Cuore! Erano i mesi in cui<br />

i prati esprimevano al massimo<br />

la biodiversità: la fragranza dei<br />

profumi, i movimenti delle erbe<br />

ondeggianti, accarezzate dal<br />

vento e sorvolate da innumerevoli<br />

insetti e da allegre rondini<br />

zigzaganti. Quando l’erba veni-<br />

24 <strong>Consapevole</strong><br />

va falciata, il profumo del fieno,<br />

ricco di essenze, si propagava<br />

ovunque. Questi erano i prati,<br />

che permettevano la vita a una<br />

ricchissima varietà di insetti, di<br />

uccelli, di mammiferi e di altri<br />

animali. Assicuravano la salute<br />

anche a molti animali domestici,<br />

tra cui le vacche, che allora<br />

mangiavano quasi unicamente<br />

erbe e fieno, ricchissimi di specie<br />

botaniche medicinali. Allora<br />

le stalle ospitavano pochi animali,<br />

se paragonate a oggi, e le<br />

malattie, le mastiti in particolare,<br />

erano un evento raro. In alcuni<br />

territori le vacche, oltre che per<br />

la produzione del latte e di un<br />

vitello ogni anno, erano utilizzate<br />

pure per il traino di carri, per<br />

l’aratura e per altre attività connesse<br />

al lavoro dei campi.<br />

Sergio Abram<br />

Il letame era convenientemente<br />

compostato e cosparso nei prati<br />

normalmente una sola volta<br />

all’anno, in autunno-inverno.<br />

Era originato dall’erba o dal<br />

fieno del prato, digeriti dagli<br />

animali; quindi quando ritornava<br />

nel terreno aveva una simile<br />

frequenza specifica, che, anche<br />

per effetto della compostazione,<br />

lo rendeva adeguatamente<br />

assimilabile. Un tempo, anche<br />

Chi è nato e cresciuto in campagna<br />

a stretto contatto con la natura<br />

conosce il valore di un prato ricco<br />

di specie fiorifere<br />

in presenza di colture fruttifere,<br />

l’erba tra i filari, sfalciata, veniva<br />

asportata per l’alimentazione<br />

del bestiame.<br />

Troppe mucche in poco<br />

spazio<br />

L’avvento dei fitofarmaci di<br />

sintesi – molto impattanti per<br />

ogni elemento naturale – ha por-


tato all’abbandono del prelievo<br />

dell’erba e del fieno dai frutteti,<br />

dai vigneti e da altre colture,<br />

perché le essenze floreali che<br />

subiscono trattamenti sintetici<br />

venefici non sono più adatte a<br />

essere utilizzate come foraggio.<br />

In vasti territori, al fine di<br />

aumentare la produzione di erba<br />

e di fieno, si è provveduto a concimare<br />

i prati con fertilizzanti<br />

chimici sintetici, che inizialmente<br />

erano spesso aggiunti a grandi<br />

quantità di letame non adeguatamente<br />

compostato. L’avvento<br />

di capienti stalle, spesso<br />

sovradimensionate rispetto alla<br />

capacità produttiva dei territori<br />

circostanti, induce all’acquisto<br />

di mangimi, anche per forzare<br />

la produzione di carne e di latte.<br />

Ne consegue una produzione<br />

di letame eccessiva rispetto alla<br />

recettività del territorio coltivato.<br />

Letame che ha un forte impatto<br />

ambientale, soprattutto se combinato<br />

a concimazioni chimiche<br />

sintetiche.<br />

C’è da chiedersi quali garanzie<br />

per la salute della Terra, degli<br />

umani, del bestiame allevato,<br />

degli animali selvatici, possano<br />

dare quei prati concimati con<br />

fertilizzanti che contengono i<br />

residui chimici dei mangimi<br />

industriali e sono così tristemente<br />

privi di piante fiorifere.<br />

Appare evidente che la spesa<br />

attuale per la salute degli animali<br />

domestici e degli umani è<br />

notevolmente aumentata rispetto<br />

a un tempo. Un bovino adulto,<br />

allevato in pianura, dovrebbe<br />

avere a disposizione almeno<br />

un ettaro di prato per la sua ali-<br />

<strong>Consapevole</strong> 25


Speciale Biodiversità<br />

I prati permettono la vita a una<br />

ricchissima varietà di insetti, di uccelli,<br />

di mammiferi e di altri animali<br />

mentazione annuale e un bovino<br />

allevato in montagna, dove la<br />

produzione di foraggio è molto<br />

più contenuta, dovrebbe disporre<br />

di un’estensione territoriale<br />

molto maggiore. I dati relativi<br />

alle province autonome di<br />

Bolzano (Alto Adige-Sudtirolo)<br />

e di Trento (Trentino) evidenziano<br />

un rapporto bovini/superficie<br />

di prato disponibile, espressa in<br />

ettari, rispettivamente di 2,5 : 1<br />

e 7,5 : 1.<br />

Arido e senza fiori<br />

In Trentino-Alto Adige, regione<br />

in cui abito, le stalle, perlopiù di<br />

medie e grandi dimensioni, sono<br />

localizzate quasi esclusivamente<br />

26 <strong>Consapevole</strong><br />

in collina e in montagna, nelle<br />

aree in cui non è giunta la coltivazione<br />

intensiva del melo, della<br />

vite e di altri frutti. Qui, spesso<br />

per la scarsità di territorio da<br />

utilizzare per l’alimentazione<br />

del bestiame, i prati hanno perso<br />

pressoché ovunque la loro ricchissima<br />

biodiversità. Troppo<br />

spesso sono quasi privi di fiori,<br />

ne hanno in numero limitato e<br />

costituito da poche specie, o se<br />

ne hanno in abbondanza sono<br />

perlopiù costituiti da bianche<br />

ombrellifere, derivanti da superconcimazioni<br />

azotate. Molto più<br />

sovente le poche piante fiorifere<br />

non ombrellifere sono relegate<br />

nelle scarpate o nei pochi<br />

decimetri di terreno addossati<br />

ai confini delle proprietà, dove<br />

le destabilizzanti concimazioni<br />

non arrivano. I liquami e lo<br />

stallatico sono spesso cosparsi<br />

sul prato ancora in fase di compostazione,<br />

tanto che il fetore<br />

prodotto dalle loro esalazioni<br />

permane per giorni e si espande<br />

in vasti territori, rendendo l’aria<br />

irrespirabile.<br />

Di fronte a questo quadro si<br />

può tranquillamente affermare<br />

che la causa della scomparsa o<br />

della riduzione di molte specie<br />

fiorifere dai prati è imputabile<br />

soprattutto all’inadeguata fertilizzazione<br />

– che comprende un<br />

eccesso di stallatico e di liquami<br />

per di più non convenientemente<br />

compostati, a cui talvolta si<br />

aggiunge un ulteriore apporto<br />

di fertilizzante sintetico. Questa<br />

pratica produce momentanee<br />

variazioni di valori di pH nel<br />

terreno, le quali a loro volta<br />

incidono sulla presenza o meno<br />

di determinate specie fiorifere.<br />

Spesso, uscendo nei prati


dell’alta valle, in cui abito,<br />

avverto il grande disagio dei<br />

prati, che sembrano imprecare<br />

verso i contadini gridando:<br />

“Tenetevi la vostra merda<br />

e lasciateci la nostra erba!”.<br />

L’erba di un prato, infatti, è<br />

importantissima per la salute e<br />

la vitalità dello stesso: se viene<br />

tagliata e abbandonata in loco è<br />

un ottimo fertilizzante e induce<br />

la produzione di una ricchissima<br />

vegetazione fiorifera.<br />

In alta montagna<br />

Anche i magri prati d’alta montagna,<br />

che sono annualmente<br />

privati delle loro erbe e dei loro<br />

fiori e che non subiscono mai<br />

concimazioni, hanno strabilianti<br />

fioriture. Fino a circa una decina<br />

d’anni fa, gli appezzamenti prativi<br />

della mia valle, siti tra i 900<br />

e i 1.100 metri di altitudine, sebbene<br />

già in fase di vistoso degrado,<br />

in primavera erano ancora<br />

frequentati da diverse specie di<br />

Cosa leggere<br />

Autori Vari<br />

Fiori della Montagna<br />

Giunti Demetra, 2008<br />

Sergio Pessot,<br />

Lodovico Cusini<br />

Fiori delle Nostre Alpi<br />

Nordpress, 2007<br />

Sergio Abram<br />

Animali dei Campi<br />

Alberto Perdisa Editore, 2005<br />

Gualtiero Simonetti,<br />

Marta Watschinger<br />

Erbe di Campi e Prati<br />

Mondadori, 1986<br />

Cercalo su:<br />

www.macrolibrarsi.it<br />

uccelli, che pure vi nidificavano,<br />

tra cui una ventina di maschi<br />

in canto del raro re di quaglie,<br />

decine di quaglie, di stiaccini,<br />

di saltimpali, di zigoli gialli e<br />

di allodole. Ora questi uccelli e<br />

molte specie d’insetti – tra cui<br />

bombi, api selvatiche e farfalle<br />

– sono quasi completamente<br />

scomparsi.<br />

A questo quadro agreste poco<br />

idilliaco, si aggiungono la<br />

drastica riduzione o la totale<br />

scomparsa delle siepi, dei fossi<br />

e delle aree umide, dei margini<br />

incolti e l’impiego di pesanti e<br />

potenti mezzi agricoli, che compattano<br />

eccessivamente il terreno<br />

e che non permettono l’affermarsi<br />

di una ricca biodiversità.<br />

Questi fatti dovrebbero indurci<br />

a pensare che potrebbe essere<br />

Sergio Abram<br />

Speciale Biodiversità<br />

Il prato di casa<br />

L’abbandono dell’erba sul<br />

prato, dopo il taglio, è una<br />

pratica molto benefica<br />

anche per i nostri appezzamenti<br />

di terreno inerbiti,<br />

che coltiviamo davanti a<br />

casa. Invece, spesso si<br />

preferisce asportare l’erba<br />

– con relativi problemi di<br />

smaltimento – e fertilizzare<br />

periodicamente il tappeto<br />

erboso con prodotti<br />

di origine sintetica. Il prato<br />

che subisce questi trattamenti<br />

ha sovente problemi<br />

di aridità e di biodiversità<br />

con conseguente aumento<br />

di consumo d’acqua<br />

e contenuta presenza di<br />

varie specie fiorifere.<br />

giunto il momento di cambiare<br />

rotta e di avviarci velocemente e<br />

senza indugio verso l’adozione<br />

di pratiche agronomiche naturali,<br />

rispettose dell’ambiente e di<br />

tutti gli esseri viventi.<br />

Ricercatore, sperimentatore, fotografo, scrittore e divulgativo<br />

naturalistico. È l’ideatore del termine e dell’agricoltura<br />

eco-consapevole e del metodo “Aula Abram”, un’aula<br />

didattica naturalistica all’aperto. È anche ricercatore e sperimentatore<br />

in ambito florofaunistico-ambientale e divulga le<br />

proprie esperienze in scritti, conferenze e corsi. È un sostenitore<br />

della biodiversità ovunque.<br />

Tra i suoi libri, tutti editi da Edizioni del Baldo, ricordiamo<br />

Fruttuferi. Melo e pero (scritto con Leopoldo Tommasi),<br />

Animali da cortile e Dio è tutto, tutto è Dio, tutti acquistabili<br />

su macrolibrarsi.it.<br />

Per info e contatti:<br />

www.sergioabram.altervista.org;<br />

sergioabram50@gmail.com<br />

<strong>Consapevole</strong> 27


L’attivismo del<br />

pollice verde<br />

Il Guerrilla Gardening combatte il degrado<br />

delle nostre città con piante e fiori Martina Turola<br />

Il Guerrilla Gardening è la<br />

guerriglia verde che ha fatto<br />

capolino fra le strade italiane:<br />

Milano, Torino, Pisa, Fano,<br />

Ragusa, Macerata, Città di<br />

Castello, Genova, Roma, Ragusa,<br />

Torre del Greco, Caserta... Se n’è<br />

occupato perfino Report, il programma<br />

di Rai 3, nella sezione<br />

“Buone Notizie” della puntata del<br />

6/12/2009.<br />

Niente di violento, anzi, i guerrilla<br />

gardeners fanno di notte quello<br />

che le amministrazioni comunali<br />

dovrebbero fare di giorno, come<br />

ha ironicamente commentato<br />

qualcuno.<br />

Dalla Bibbia ai Figli dei Fiori<br />

Ma da dove viene questa forma<br />

di giardinaggio attivista?<br />

Difficile non pensare ai figli dei<br />

fiori, agli anni ’70, ed è infatti<br />

proprio da questa matrice culturale<br />

che nasce il movimento.<br />

L’anno di nascita ufficiale è<br />

il 1973, quando Liz Christy e<br />

il suo gruppo Green Guerrilla,<br />

nell’area di Bowery Houston a<br />

New York, trasformano un derelitto<br />

lotto privato in un giardino.<br />

28 <strong>Consapevole</strong><br />

Dopo trent’anni questo spazio<br />

è ancora ben tenuto grazie alla<br />

cura di alcuni volontari e alla<br />

protezione del dipartimento parchi<br />

di New York.<br />

Ma del Guerrilla Gardening<br />

pare addirittura vi sia traccia nella<br />

Bibbia e, sempre su Wikipedia,<br />

si fa riferimento a «due celebrati<br />

giardinieri di questo genere, attivi<br />

prima del conio del termine<br />

Guerrilla Gardening: Gerald<br />

Winstanley e The Diggers (gli<br />

zappatori) nel Surrey England,<br />

nel 1649, e John Chapman soprannominato<br />

“seme di mela”<br />

nell’Ohio, USA, nel 1801».<br />

La terra è nostra<br />

Il Guerrilla Gardening sbarca<br />

in Europa, negli anni ’90, dove<br />

le prime azioni dei guerriglieri<br />

hanno una forte valenza di<br />

In Italia il Guerrilla Gardening approda<br />

fra il 2006 e il 2007 a Milano, per iniziativa<br />

di due giardinieri di professione,<br />

non paghi di abbellire i giardini dei<br />

propri clienti, desiderosi di regalare alla<br />

propria città un po’ di verde e “trasformare<br />

il cemento in fiori”<br />

protesta, come quella londinese<br />

del 1996, quando circa 500<br />

attivisti affiliati a “The Land<br />

is Ours” (la terra è nostra), tra<br />

cui George Monbiot, giornalista<br />

ambientalista del quotidiano<br />

inglese The Guardian, occupano<br />

circa 13 acri di terreno<br />

abbandonato, appartenente alla<br />

Guinness, per protestare contro<br />

«il terrificante misuso della terra<br />

urbana, la mancanza di case


Fra i progetti di Guerrilla Gardening<br />

vale la pena di menzionare quello della<br />

Darsena di Milano, dove i guerriglieri<br />

hanno prima ripulito il cantiere poi<br />

costruito e riempito di terra minuziosamente<br />

vagliata delle vasche con materiali<br />

di recupero per accogliere piante e fiori<br />

popolari e il deterioramento<br />

dell’ambiente urbano».<br />

Bighellonando con i<br />

Guerrilla Gardeners<br />

italiani<br />

In Italia, invece, il Guerrilla<br />

Gardening approda fra il 2006 e<br />

il 2007 a Milano, per iniziativa<br />

di due giardinieri di professione,<br />

Michele Trasi ed Andrea<br />

Zabiello, non paghi di abbellire<br />

i giardini dei propri clienti, desiderosi<br />

di regalare alla propria<br />

città un po’ di verde e “trasformare<br />

il cemento in fiori”.<br />

La notizia degli attacchi guerriglieri<br />

si espande velocemente<br />

Le armi<br />

dei guerriglieri<br />

Ecco un’arma che tutti<br />

gli aspiranti guerriglieri<br />

possono fare: la bomba di<br />

semi. Avvolgere in carta di<br />

giornale terriccio, fertilizzante<br />

e semi di fiori che si<br />

vorrebbero veder nascere.<br />

Il tutto imbevuto di acqua.<br />

Avvicinarsi a un cantiere<br />

in disuso o a una zona<br />

abbandonata, e lanciare<br />

la flower-bomb. Dopo qualche<br />

settimana si potranno<br />

apprezzare splendide fioriture<br />

in luoghi dimenticati.<br />

Tratto da:<br />

www.guerrillagardening.it.<br />

e cominciano a spuntare altri<br />

gruppi volenterosi di seguire<br />

l’esempio milanese. Prima a<br />

Torino, con i Badili Badola – in<br />

torinese “bighellonare” – poi<br />

un po’ in tutta Italia, a macchia<br />

di leopardo. Qualcuno chiede<br />

consiglio ai precursori Michele<br />

e Andrea, che non negano il<br />

proprio supporto e si recano in<br />

trasferta in quel di Pescia (Pisa)<br />

per dare importanti consigli ai<br />

guerriglieri in erba, espressione<br />

mai così indicata come in questo<br />

caso! Come riconoscere il<br />

terreno ideale per una nuova<br />

azione di Guerrilla Gardening,<br />

quali zone scegliere, come comportarsi<br />

in caso di controllo dei<br />

vigili urbani… Che, a dire la<br />

verità, finora non hanno rappresentato<br />

un problema… Cosa si<br />

può dire infatti ad un gruppo di<br />

persone intente a piantare piante<br />

e fiori in una zona dove prima<br />

Martina Turola<br />

Speciale Biodiversità<br />

non c’era altro che terra brulla?<br />

Fra i progetti di Guerrilla<br />

Gardening vale la pena di menzionare<br />

quello della Darsena<br />

di Milano, dove i guerriglieri<br />

hanno prima ripulito il cantiere,<br />

fermo da anni, dalle bottiglie e<br />

dai rifiuti, poi costruito e riempito<br />

di terra minuziosamente<br />

vagliata delle vasche con materiali<br />

di recupero per accogliere<br />

piante e fiori. I primi fiori spuntarono<br />

il mese dopo, mentre<br />

nuovi guerriglieri si uniscono al<br />

progetto, e danno il loro contributo<br />

a potare, vagliare la terra<br />

dissodare il terreno… Pare proprio<br />

che il Guerrilla Gardening<br />

sia contagioso!<br />

Per approfondire<br />

Michele Trasi,<br />

Andrea Zabiello<br />

Guerrilla Gardening.<br />

Manuale di<br />

giardinaggio e<br />

resistenza contro<br />

il degrado urbano<br />

Kowalski, 2009<br />

Cercalo su:<br />

www.macrolibrarsi.it<br />

Martina Turola, ferrarese, infatuata delle colline dolci del<br />

Chianti, ci si trasferisce per studiare all’Università. Dopo la<br />

laurea ha vissuto un intenso anno in Australia.<br />

Ha scritto, per diversi anni, di ambiente e tematiche sociali<br />

per un quotidiano locale.<br />

Si è poi occupata di e-book, social media e dell’Ufficio<br />

Stampa per il Gruppo Editoriale Macro.<br />

Il web e la comunicazione 2.0 continuano ad essere il suo<br />

pane quotidiano anche adesso che lavora per un’agenzia di<br />

Bologna e cura il sito web di Vivi <strong>Consapevole</strong>.<br />

<strong>Consapevole</strong> 29


La biodiversità<br />

di un orto<br />

medioevale<br />

All’interno del Borgo medievale di Torino un gruppo di appassionati<br />

ha ricostruito un giardino medievale, che ospita tutti i<br />

tipi di piante che un tempo venivano usate sulla nostra<br />

tavola e non solo<br />

«Il giardino è un posto sicuro,<br />

un ambiente accogliente<br />

dove tutti sono benvenuti.<br />

Le piante non giudicano,<br />

non minacciano nessuno e<br />

non discriminano. Le piante<br />

hanno una loro vita, ma<br />

rispondono alle cure che<br />

vengono loro date. Alle<br />

piante non importa di che<br />

colore abbiamo la pelle, se<br />

frequentiamo l’asilo o la<br />

scuola superiore, se siamo<br />

poveri o ricchi, sani o malati,<br />

vittime di abusi o abusanti,<br />

handicappati o ciechi, tossicodipendenti<br />

o depressi.<br />

Alle nostre piante non<br />

importa se noi le chiamiamo<br />

per nome o semplicemente<br />

le accarezziamo con mani<br />

artritiche». Hank Bruce,<br />

Introduzione all’ortoterapia,<br />

Macro Edizioni, 2009<br />

30 <strong>Consapevole</strong><br />

Quando anni fa<br />

non si parlava<br />

ancora di città<br />

in transizione,<br />

la Fondazione<br />

Torino Musei affidò alla cura<br />

e alle idee di Edoardo Santoro<br />

quello che era uno spazio<br />

ortivo a uso privato all’interno<br />

del Borgo Medievale di<br />

Torino. Giovane e appassionato,<br />

Edoardo dal 1998 ha dato vita a<br />

un progetto che darebbe lustro<br />

a tutte le città in transizione e<br />

che ora accoglie visitatori da<br />

tutta Europa. Ci ha guidato lui<br />

stesso, con competenza rara,<br />

alla scoperta delle meraviglie<br />

racchiuse da questi tre fazzoletti<br />

di terra che sono il Giardino<br />

delle Delizie, il Giardino dei<br />

Semplici e l’Orto.<br />

Tre piccole ricostruzioni di<br />

grande valore che hanno visto<br />

passare anni di ricerche su testi<br />

e iconografie dell’epoca, al fine<br />

di ricreare nei minimi dettagli<br />

Grazia Cacciola - erbaviola.com<br />

quelle che erano le tre tipologie<br />

di coltivazione nel medioevo<br />

italiano.<br />

Non è un grande giardino botanico<br />

dove passare di corsa ed<br />

essere folgorati da fiori esotici<br />

e dalle ultime varietà di rose,<br />

è semmai un posto da visitare<br />

letteralmente centimetro per<br />

centimetro, scoprendo ad ogni<br />

passo qualcosa di insolito e sconosciuto<br />

o, perché no, trovando<br />

una soluzione antica ma geniale<br />

da importare nel proprio pezzetto<br />

di mondo.<br />

Si riscoprono così antiche tecniche<br />

come quella del sentiero<br />

in tondini di castagno: bello,<br />

funzionale e naturale. Si scopre<br />

che l’arte topiaria non è affatto<br />

seicentesca, o che criteri di<br />

posizionamento per fontane,<br />

vie di accesso e zone di riposo<br />

seguono una rigida simbologia<br />

che però è anche un vantaggio<br />

pratico. L’acqua al centro, tema<br />

ricorrente nell’iconografia


Il Giardino dei Semplici<br />

Speciale Biodiversità<br />

<strong>Consapevole</strong> 31


Speciale Biodiversità<br />

medievale e nella moderna<br />

riscoperta del feng-shui, ha<br />

ragioni anche funzionali; lo sa<br />

bene chi cura un giardino!<br />

Tutto è calibrato su un equilibrio<br />

difficile eppure riuscitissimo<br />

di utilità e piacere estetico,<br />

dove trovano spazio le cure<br />

naturali delle piante e antiche<br />

coltivazioni biodiverse, recuperate<br />

pazientemente negli anni.<br />

Per i lettori di Vivi <strong>Consapevole</strong>,<br />

Edoardo Santoro si è prestato<br />

a fare da guida in questo posto<br />

32 <strong>Consapevole</strong><br />

quasi magico, un’oasi vicina al<br />

trafficato Corso Casale, ma così<br />

lontana nel tempo e nella spiritualità.<br />

Perché un giardino e un<br />

orto non sono mai solo il frutto<br />

di equilibri difficili, ma soprattutto<br />

il risultato di un’anima che<br />

sa ascoltare la voce della Natura.<br />

La divisione in tre macro aree<br />

È un posto da visitare centimetro per<br />

centimetro scoprendo ad ogni passo<br />

qualcosa di insolito e sconosciuto o,<br />

perché no, trovando una soluzione<br />

antica ma geniale da importare nel<br />

proprio pezzetto di mondo<br />

Esempio di coltivazione in<br />

aiuole rialzate<br />

permette un percorso storico<br />

anche attraverso i diversi utilizzatori:<br />

il signorile Giardino<br />

delle Delizie con le piante<br />

prevalentemente ornamentali,<br />

il Giardino dei Semplici con<br />

prevalenza di piante officinali,<br />

tessili e tintoree, e il più popolano<br />

Orto con ortaggi, legumi<br />

e cereali. Attraverso minuziose<br />

ricerche bibliografiche e iconografiche<br />

è stato infatti possibile<br />

stilare un elenco di piante coltivate<br />

soprattutto nel quattordicesimo<br />

secolo negli orti dell’Italia<br />

settentrionale, riproducendone<br />

poi la collocazione e l’uso in<br />

questo Giardino Medievale.<br />

Il Giardino delle Delizie<br />

Grazie a codici miniati, dipinti e<br />

affreschi, come quelli del ciclo<br />

del castello della Manta, riprodotti<br />

anche in una delle sale della<br />

Rocca del Borgo Medievale di<br />

Torino, è stato redatto un elenco<br />

di piante tipiche dell’epoca che<br />

trovano spazio nelle aiuole del<br />

Giardino delle Delizie: rose antiche,<br />

primule, gigli, viole, iris e<br />

margherite.<br />

Secondo la concezione medievale,<br />

le piante e i fiori sono<br />

collocati nelle aiuole in modo<br />

da spiccare per la loro individualità<br />

e non per costituire<br />

un’uniforme e compatta macchia<br />

di colore come impone il<br />

contemporaneo garden design.<br />

Infatti, all’occhio non allenato,<br />

a tutta prima pare di vedere, più<br />

che aiuole, un caotico ammasso<br />

di piante infestanti e qualche<br />

fiore. Nulla di più sbagliato.<br />

Ogni pianta è scelta singolarmente,<br />

posizionata in base a<br />

criteri di miglior luce e terreno,<br />

nonché estetici, per permetterne<br />

un’osservazione puntuale nel<br />

corso delle stagioni. Lo scopo<br />

del Giardino delle Delizie era<br />

infatti quello di ammirare le<br />

singole piante, una per una. Una<br />

passeggiata colta per nobili e<br />

animi raffinati, potremmo definirla.<br />

Sicuramente un buono


spunto per un giardino insolito<br />

di oggi: invece di lanciarsi in<br />

virtuosistici accostamenti, riuscire<br />

a cogliere l’essenza di ogni<br />

singola pianta.<br />

Anche perché le piante con cui<br />

deliziarsi non mancavano (e non<br />

mancano in questo giardino!):<br />

fritillarie, pervinche, alchemille,<br />

filipendule, aquilegie europee<br />

e asiatiche, lychnis, ornitogalo<br />

bianco, aglio di Persia, cotonaria,<br />

festuche e rose antiche<br />

e botaniche tra cui varietà di<br />

damascena, moschata, gallica,<br />

pimpinellifolia, viridiflora, alba<br />

e centifolia.<br />

Il giardino delle delizie è formato<br />

da quattro grandi aiuole<br />

quadrate delimitate da recinzioni<br />

basse in rami di castagno<br />

intrecciato: non in rami di salice,<br />

tecnica ben posteriore. Al centro<br />

una fontana. La pavimentazione<br />

dei vialetti è in tronchi di castagno,<br />

infissi verticalmente nel<br />

terreno l’uno accanto all’altro,<br />

tra i quali può crescere l’erba,<br />

permettendo un drenaggio<br />

ottimale delle acque piovane.<br />

Altri elementi caratterizzanti<br />

di quest’area sono le spalliere<br />

di rose antiche e botaniche<br />

che lo cingono su due lati, un<br />

pergolato di vite e, aggiunto di<br />

recente, un bellissimo sedile<br />

erboso. Il sedile erboso si realizza<br />

con poco anche oggi: paletti<br />

di castagno a sostegno, rami di<br />

castagno intrecciati e riempimento<br />

con terriccio. Si semina<br />

ad erba (i sedum, cioè le piante<br />

rustiche, sono particolarmente<br />

indicati per la resistenza) e una<br />

volta realizzato avremo una<br />

morbidissima panchina di erba<br />

su cui goderci i pomeriggi estivi.<br />

Un “artificio” anche estetico<br />

che vale la pena di riportare in<br />

questo secolo, realizzato con<br />

materiali alla portata di tutti.<br />

Il Giardino dei Semplici<br />

L’Hortus Simplicium, o<br />

Giardino dei Semplici, ospita<br />

le piante umili, un tempo<br />

apprezzate non per la bellezza<br />

ma per la loro utilità. Secondo<br />

la tradizione storiografica questo<br />

giardino era curato e frequentato<br />

dalla gente semplice,<br />

come i servitori, i cuochi che<br />

Tutto è calibrato su un equilibrio difficile<br />

eppure riuscitissimo di utilità e piacere<br />

estetico, dove trovano spazio<br />

le cure naturali delle piante e antiche<br />

coltivazioni biodiverse<br />

preparavano le pietanze, ma<br />

soprattutto i monaci erboristi,<br />

che qui trovavano tutte le piante<br />

medicamentose usate nella loro<br />

attività. Tutte le piante qui coltivate<br />

erano dunque impiegate in<br />

cucina, medicina e cosmesi, e<br />

nulla veniva buttato.<br />

Storicamente, la trasformazione<br />

da orto dei semplici a luogo a<br />

carattere accademico e dedicato<br />

allo studio delle piante, permette<br />

la nascita dei primi orti<br />

botanici in Italia (Pisa nel 1543,<br />

Padova e Firenze nel 1545),<br />

Speciale Biodiversità<br />

L’orto e, sul fondo, il capanno in<br />

castagno e paglia di segale<br />

Ricostruzione di un sostegno<br />

per rampicanti medievale<br />

<strong>Consapevole</strong> 33


Ingresso al Giardino delle Delizie<br />

Secondo la tradizione storiografica<br />

il giardino dei semplici era curato<br />

e frequentato dalla gente semplice,<br />

come i cuochi che preparavano<br />

le pietanze, e i monaci erboristi, che<br />

qui trovavano tutte le piante medicamentose<br />

usate nella loro attività<br />

seguiti poi da altri orti di studio<br />

nei vari paesi d’Europa. Il<br />

Giardino dei Semplici, costruito<br />

nel 2000 insieme all’Orto, nasce<br />

dunque sulla base di criteri diametralmente<br />

opposti a quelli del<br />

Giardino delle Delizie.<br />

È costituito da un’aiuola centrale<br />

nella quale si trova un<br />

melograno, pianta simbolo della<br />

vita, della prosperità e dell’abbondanza,<br />

circondato da quattro<br />

aiuole a loro volta suddivise<br />

in più settori per coltivare un<br />

maggior numero di piante, pur a<br />

poca distanza. Tra le piante aromatiche<br />

e medicinali troviamo<br />

la salvia, la melissa, il timo, la<br />

maggiorana e l’assenzio, cui si<br />

mescolano piante di uso molte-<br />

34 <strong>Consapevole</strong><br />

plice come il lino, impiegato sia<br />

in cucina (semi e foglie) che in<br />

medicina (decotti, tisane e integratori)<br />

e nel tessile per le sue<br />

fibre qualitativamente resistenti<br />

nella media dei tessuti prodotti<br />

all’epoca. Incontriamo poi presenze<br />

insolite negli attuali orti<br />

di aromatiche, come il gruppo<br />

delle piante tintorie, tra le quali<br />

spiccano la robbia e il guado,<br />

che regalavano a stoffe e tessuti<br />

tonalità uniche di rosso e azzurro,<br />

da ben prima che venisse<br />

importato l’indaco.<br />

Tra le curiosità antiche e biodiverse<br />

dell’Hortus Simplicium<br />

possiamo ammirare marrubio,<br />

elicriso, issopo, pimpinella, verbasco,<br />

canfora, dittamo, abrota-<br />

no, levistico, tanaceto partenio,<br />

betonica, ruta, mandragora<br />

insieme a qualità più comuni<br />

che hanno attraversato i secoli<br />

giungendoci quasi identiche<br />

come timo volgare, santolina,<br />

salvia sclarea, liquirizia, cardi<br />

e camomille di diverse qualità,<br />

rafano, santoregge e rosmarini.<br />

L’Orto<br />

Gli orti medievali nell’Italia<br />

settentrionale erano collocati al<br />

di fuori delle mura e avevano<br />

in genere un’estensione pari a<br />

quella delle nostre attuali coltivazioni<br />

industriali. Questo orto,<br />

invece, avendo un valore filologico<br />

e didattico, è più piccolo<br />

e inadatto al sostentamento di<br />

più di due persone ma è stato<br />

pensato e realizzato per offrire<br />

un esempio concreto di un orto<br />

medievale, tipologia ormai soppiantata<br />

dai moderni orti dalle<br />

mille varietà ibride e incoronati<br />

di pomodori, melanzane, peperoni,<br />

patate e tutte quelle varietà<br />

che l’Europa non aveva ancora<br />

conosciuto.<br />

L’orticoltore già terrorizzato<br />

davanti all’assenza dei pomodori,<br />

imperatori degli orti moderni,<br />

si chiederà quindi cosa si coltivasse<br />

nel quattordicesimo secolo...<br />

Molti ortaggi che ormai la<br />

grande distribuzione ha mandato<br />

in disuso!<br />

Grande spazio a molte qualità<br />

di rape e crucifere, dai cavoli<br />

ai broccoli, ai cavolfiori, al più<br />

toscano cavolo nero e le verze.<br />

Abbondanza anche di molti tipi<br />

di insalate e radicchi, da usare<br />

sia cotti che crudi.<br />

Purtroppo il continuo miglioramento<br />

genetico operato dall’uomo<br />

sulle piante impedisce<br />

di riproporre tutti gli ortaggi<br />

coltivati nel medioevo, e quindi,<br />

oltre alle specie botaniche sel-


vatiche (rucola, cicoria), sono<br />

presenti le varietà moderne di<br />

verdure che più si avvicinano,<br />

negli aspetti morfologici, alle<br />

loro simili medievali. La ricerca<br />

di Edoardo Santoro è comunque<br />

continua e ad ogni stagione<br />

appaiono, recuperate in ogni<br />

angolo del mondo, altre varietà<br />

antiche che si credevano perse.<br />

La strutturazione di questo<br />

orto non è troppo distante dalle<br />

nostre attuali e ricorda molto la<br />

disposizione a cassoni dell’agricoltura<br />

sinergica.<br />

Le aiuole si alternano parallelamente,<br />

in una pianta che ha<br />

preso spunto dalla cartografia<br />

dell’Abbazia di San Gallo in<br />

Svizzera, e variano di stagione<br />

in stagione e di anno in anno<br />

per le frequenti rotazioni. I precursori<br />

dei cassoni dell’agricoltura<br />

sinergica sono aiuole rialzate<br />

circondate da assi di legno<br />

e da terrapieni con contenimenti<br />

in rami intrecciati e recinzioni<br />

di vario genere.<br />

Ecco cosa contengono le tredici<br />

aiuole dell’orto medievale<br />

nei mesi di maggiore sviluppo,<br />

maggio e giugno. L’elenco è<br />

per aiuola, se qualcuno volesse<br />

cimentarsi in un orto medievale<br />

in proprio. Alcune varietà sono<br />

ripetute per ragioni di consociazione<br />

e rotazione:<br />

1) Acetosa, borragine,<br />

coriandolo, cerfoglio.<br />

2) Grano saraceno, lino,<br />

sedano, carota, cavolo.<br />

3) Cavolo verde, aneto,<br />

coriandolo, finocchietto,<br />

spinacio.<br />

4) Cavolo rosso, raperonzolo,<br />

melanzana turca,<br />

sedano, porro.<br />

5) Senape e lino, cavolo<br />

nero e rosso, melanzane,<br />

lattuga.<br />

6) Porro, cipolla, carota,<br />

camomilla tintoria, rucola.<br />

7) Rapa, sedano rapa, bieta<br />

da taglio, carota, barbabietola.<br />

8) Sedano, costina, insalate<br />

miste, prezzemolo, luppolo,<br />

cetriolo, melone.<br />

9) Pesco, melo, ribes, cardo,<br />

melograno, cotogno,<br />

zucca.<br />

10) Lupino, cicerchia, fagiolo,<br />

lenticchia, fieno greco.<br />

11) Fico, lamponi, fragole,<br />

iris.<br />

12) Nocciolo, giaggioli.<br />

13) Alloro, menta, prugnolo.<br />

In fondo all’orto è stato costruito<br />

un capanno in rami di salice e<br />

paglia di segale, al cui interno<br />

si trovano strumenti di lavoro,<br />

cesteria, erbe essiccate e sementi.<br />

Il laboratorio del contadino! La<br />

tecnica costruttiva del capanno<br />

è filologicamente corretta, con<br />

l’intelaiatura che regge e contemporaneamente<br />

si mantiene<br />

stabile con l’intreccio di paglia<br />

di segale.<br />

Decisamente da andare a vedere<br />

dal vivo, per chi intendesse<br />

costruirne uno simile nel proprio<br />

orto: a costo bassissimo<br />

visti i materiali impiegati e con<br />

una tecnica di intreccio alla portata<br />

dei neofiti.<br />

Grazia Cacciola<br />

Speciale Biodiversità<br />

Educare in giardino<br />

Nel Giardino Medievale si svolgono<br />

inoltre ogni anno lezioni<br />

e conferenze allo scopo di<br />

approfondire i temi legati alla<br />

conoscenza e riconoscimento<br />

delle specie botaniche, alla coltivazione<br />

di piante ornamentali<br />

e aromatiche e all’impiego di<br />

queste ultime in discipline quali<br />

erboristeria, cosmetica e alimentazione.<br />

Inoltre scuole di ogni<br />

grado possono partecipare ad<br />

attività e laboratori.<br />

Mentre eravamo in visita noi,<br />

era in corso una mostra sulle<br />

piante del Nuovo Mondo in cui<br />

veniva spiegata l’introduzione<br />

delle nuove piante quali pomodori,<br />

patate, peperoni e mais<br />

dopo la scoperta dell’America.<br />

L’ingresso è di soli 2 euro e<br />

appena entrati, sulla destra, si<br />

trovano delle brochure esplicative<br />

che permettono di riconoscere<br />

tutte le piante presenti e la<br />

strutturazione dell’area in cui ci<br />

si trova.<br />

Infatti per lasciare il più possibile<br />

intatta l’atmosfera ricreata, si<br />

è giustamente evitato di mettere<br />

palette con i nomi delle piante<br />

ovunque. Brochure in mano,<br />

quindi, alla scoperta dei tesori<br />

biodiversi!<br />

Grazia Cacciola (www.erbaviola.com), esperta di agricivismo<br />

e ecosostenibilità, è autrice di articoli e saggi sugli<br />

stili di vita consapevoli, tra cui L’orto sul balcone. Coltivare<br />

naturale in spazi ristretti, Fag 2009 e Scappo dalla città.<br />

Manuale di downshifting, decrescita, autoproduzione, Fag<br />

2010. Milanese di nascita, dopo anni di esperimenti sui<br />

balconi cittadini, ha lasciato la città per l’Appennino toscoemiliano,<br />

dove conduce un orto e un terrazzo con tecniche<br />

naturali. Da anni si interessa attivamente di autoproduzione,<br />

riciclaggio, biodiversità e agricoltura naturale.<br />

<strong>Consapevole</strong> 35


36 <strong>Consapevole</strong>


<strong>Consapevole</strong> 37


Le confetture di<br />

frutti antichi<br />

Nespole, sorbe, giuggiole,<br />

kaki, pere volpine e mele<br />

decio: i frutti antichi sono<br />

un patrimonio tangibile di<br />

biodiversità. Fabrizia Bigoni<br />

dell’azienda agricola “Vivai<br />

Belfiore” ci insegna come<br />

conservarli preparando ottime<br />

confetture<br />

I frutti<br />

antichi hanno delle<br />

caratteristiche morfologiche,<br />

organolettiche e nutritive<br />

davvero uniche e particolari,<br />

che, con il nostro metodo di<br />

preparazione delle confetture,<br />

cerchiamo di mantenere il più<br />

possibile inalterate.<br />

I punti fondamentali da tenere<br />

presenti sono tre:<br />

1) utilizzo di frutta tagliata a<br />

pezzi ma non sbucciata per mantenere<br />

il necessario apporto di<br />

fibre;<br />

2) cottura breve in due tempi<br />

(un quarto d’ora con pochissima<br />

acqua quando è necessaria, e<br />

un quarto d’ora con lo zucchero)<br />

per consentire una minore<br />

dispersione di sali minerali e<br />

vitamine, e mantenere colori,<br />

profumi e sapori caratteristici<br />

che altrimenti verrebbero appiattiti<br />

dalla prolungata esposizione<br />

al calore;<br />

38 <strong>Consapevole</strong><br />

3) nessuna aggiunta di addensanti<br />

per rispettare la consistenza<br />

tipica del frutto in questione.<br />

Cosa occorre per<br />

la preparazione<br />

• Pentola in acciaio inossidabile<br />

• Passatutto<br />

• Ramaiolo<br />

• Pinza a manico lungo<br />

• 2 mestoli di legno<br />

• Catino a due manici in alluminio<br />

• Barattoli di vetro e relativi<br />

coperchi<br />

• Tovaglia di cotone bianca pulitissima<br />

• Panni di lana<br />

Tutta l’attrezzatura, anche se<br />

nuova, compresi barattoli e<br />

coperchi, deve essere sterilizzata<br />

facendola bollire nel catino a<br />

due manici con acqua abbondante,<br />

in modo da coprire bene ogni<br />

oggetto e con l’aggiunta di 3-4<br />

cucchiai di aceto, che durante<br />

la bollitura scioglierà il calcare<br />

lasciando le pareti dei recipienti<br />

limpidissime.<br />

Il tutto deve bollire allegramente<br />

per venti minuti.<br />

Dal momento in cui tutto è<br />

sterilizzato, non si devono più<br />

toccare con le mani gli oggetti<br />

Fabrizia Bigoni<br />

che verranno a contatto con la<br />

confettura.<br />

Tutti gli oggetti vanno tolti<br />

dall’acqua, con la particolare<br />

attenzione di prendere i barattoli<br />

con le pinze e di metterli subito<br />

a sgocciolare sulla tovaglia a<br />

bocca in giù, in modo da far<br />

loro perdere l’umidità grossolana.<br />

Subito dopo devono essere<br />

rigirati a bocca in sù, in modo<br />

che il vapore acqueo fuoriesca<br />

lasciandoli perfettamente asciutti.<br />

A questo punto si rigirano<br />

nuovamente all’ingiù, in modo<br />

che l’interno resti il più possibile<br />

incontaminato.<br />

Questa operazione andrebbe<br />

ultimata pochi minuti prima di<br />

invasare la confettura.<br />

Procedimento<br />

Se si tratta di mele, pere, susine,<br />

albicocche e pesche, laviamo<br />

la frutta, eliminiamo le parti<br />

dure come noccioli e semi, e la<br />

tagliamo a pezzi.<br />

Se invece si tratta di nespole,<br />

sorbe, uva e frutti minori, terremo<br />

la frutta un pochino in<br />

ammollo per poi cuocerla intera,<br />

eliminando i semi successivamente,<br />

con il passatutto.<br />

Una volta messa la frutta nella<br />

pentola, aggiungiamo un po’


Speciale Biodiversità<br />

Low impact feng shui room,<br />

hotel La Residenza, Milano<br />

<strong>Consapevole</strong> 39


Speciale Biodiversità<br />

I frutti dimenticati<br />

Quante varietà di mele e<br />

pere conosce una persona<br />

in media? Forse un paio per<br />

ciascun frutto: se si tratta di<br />

un bambino piccolo forse<br />

addirittura nessuna: una mela<br />

è una mela e basta.<br />

La perdita della biodiversità<br />

è davvero ampia per quel<br />

che riguarda gli alberi da<br />

frutto e preservare dall’oblio<br />

le varietà antiche è un vero<br />

e proprio lavoro di tutela e<br />

custodia: seme dopo seme,<br />

pianta dopo pianta. Affinché<br />

la biodiversità non vada<br />

perduta, in Italia vengono<br />

organizzate ogni anno<br />

diverse manifestazioni per<br />

la salvaguardia dei frutti<br />

dimenticati.<br />

Eccone alcune!<br />

Festa dei Frutti Dimenticati –<br />

Casola Valsenio (Ravenna),<br />

terzo fine settimana di<br />

ottobre<br />

Pomarium – Vivai Belfiore<br />

(Lastra Signa, Firenze), in<br />

settembre<br />

Frutti antichi – Castello<br />

di Paderna (Piacenza), in<br />

ottobre.<br />

40 <strong>Consapevole</strong><br />

d’acqua per evitare che si attacchi<br />

a inizio cottura. La mettiamo<br />

sul fuoco coperta e, mescolando<br />

di tanto in tanto, le faremo<br />

prendere il bollore, dopodiché<br />

scopriamo e lasciamo cuocere<br />

piano per un quarto d’ora.<br />

Se in questa prima fase la frutta<br />

dovesse risultare troppo liquida,<br />

per evitare una cottura eccessiva,<br />

togliamo la polpa mettendola in<br />

un altro recipiente e lasciamo<br />

bollire solo il succo in eccesso,<br />

finché non si sarà addensato un<br />

po’. A questo punto si riunisce<br />

nuovamente la polpa al succo<br />

e si termina la cottura in pochi<br />

minuti. Togliamo quindi dal<br />

fuoco, travasiamo la frutta cotta<br />

in una zuppiera e la pesiamo.<br />

Calcoliamo la quantità di zucchero<br />

necessaria in ragione di<br />

350/400 grammi per chilo di<br />

polpa e rimettiamo il tutto sul<br />

fuoco.<br />

Riportiamo a ebollizione e<br />

lasciamo cuocere piano per un<br />

altro quarto d’ora, tenendo la<br />

pentola scoperta.<br />

A questo punto la cottura è ultimata:<br />

abbassiamo la fiamma al<br />

minimo e cominciamo a invasare<br />

rapidamente un barattolo alla<br />

volta. Ogni barattolo va chiuso<br />

subito e messo capovolto su un<br />

panno di lana precedentemente<br />

steso su un ripiano.<br />

Alla fine avremo tutti i nostri<br />

barattoli a testa in giù uno di<br />

fianco all’altro. Allora li copriremo<br />

bene con un altro panno di<br />

lana e li lasceremo raffreddare<br />

lentamente nell’arco di almeno<br />

ventiquattro ore.<br />

Riponiamo poi al buio in un<br />

luogo fresco e asciutto.<br />

La scrupolosa osservazione<br />

delle norme igieniche nella preparazione<br />

dell’attrezzatura e la<br />

rapidità del confezionamento<br />

permettono di conservare la confettura<br />

per circa un anno.<br />

Confettura di giuggiole<br />

Le giuggiole vanno lavate e divise<br />

in due per eliminare il nocciolo<br />

interno: se sono di quelle<br />

giganti le dividiamo ulteriormente;<br />

se invece sono di quelle<br />

comuni, grosse quanto un’oliva,<br />

le lasciamo divise solo a metà.<br />

Le mettiamo in pentola con<br />

poca acqua sul fondo per evitare<br />

che si attacchino, copriamo e<br />

portiamo a ebollizione a fiamma<br />

moderata, ricordandoci di girare<br />

di tanto in tanto.<br />

Scopriamo e lasciamo bollire<br />

per un quarto d’ora. Dopodichè,<br />

procedendo come descritto,<br />

aggiungiamo lo zucchero necessario,<br />

ultimiamo la cottura e<br />

invasiamo.


Le giuggiole<br />

sono mature<br />

quando iniziano<br />

a prendere<br />

una colorazione<br />

marrone sul<br />

fondo verde<br />

chiaro che le<br />

rende davvero<br />

decorative. Sono<br />

consistenti e croccanti:<br />

il loro sapore<br />

dolce acidulo e aromatico<br />

si mantiene perfettamente<br />

nella confettura, e,<br />

unito a un aspetto trasparente<br />

e gelatinoso dal colore nocciola<br />

chiaro punteggiato di marrone,<br />

fa di questa confettura una cosa<br />

rara.<br />

Confettura di kaki<br />

I kaki vanno utilizzati sempre<br />

perfettamente maturi, sia quelli<br />

duri cosiddetti a mela o vaniglia,<br />

sia quelli morbidi cosiddetti al<br />

cucchiaio. Parti non perfettamente<br />

mature al loro interno<br />

conferirebbero alla confettura<br />

un sapore astringente e leggermente<br />

allappante non sempre<br />

gradito.<br />

Quando sono al giusto grado<br />

di maturazione è sufficiente,<br />

dopo averli lavati, levare loro il<br />

picciolo con la parte interna più<br />

Fabrizia Bigoni<br />

chiara e filosa e metterli a<br />

cuocere così come sono per un<br />

quarto d’ora senza zucchero e<br />

poi per un quarto d’ora con lo<br />

zucchero, che, per i kaki, deve<br />

essere di 400 grammi per chilo<br />

di polpa cotta. Il sapore di questa<br />

confettura è dolce, il profumo<br />

ricorda la vaniglia, la consistenza<br />

è vellutata e il colore di<br />

un bell’arancio carico: tali caratteristiche<br />

la rendono adattissima<br />

ad accompagnare dolci e creme,<br />

e in particolare il gelato.<br />

Frabrizia Bigoni, con il marito Ugo Fiorini e i figli, gestisce<br />

l’azienda familiare Vivai Belfiore – un “parco vivaio”, nei cui<br />

campi custodi sono presenti oltre 1.000 varietà di piante<br />

da frutto in via di estinzione, alberi e arbusti autoctoni della<br />

macchia mediterranea. La riproduzione e la vendita al pubblico<br />

delle piante da frutto antiche rappresentano l’attività<br />

principale dell’azienda. Nei mesi autunnali il tutto è arricchito<br />

da interessanti mostre pomologiche, nelle quali il termine<br />

biodiversità si concretizza nelle più svariate forme, colori<br />

e profumi di frutti moderni, antichi e storici come la mela<br />

“Orcola” del Botticelli, la mela “Decio” degli Antichi Romani, il<br />

“Fico Africano” di Plinio il Vecchio.<br />

I corsi ai Vivai<br />

Belfiore<br />

Il frutteto familiare biologico<br />

– piantagione, concimazione,<br />

potatura, innesto e difesa<br />

3° weekend di gennaio 2011<br />

(sabato 15 e domenica 16,<br />

dalle 09.00 alle 18.00)<br />

L’oliveto biologico,<br />

piantagione, concimazione,<br />

potatura e difesa (ripetuto in 2<br />

appuntamenti distinti)<br />

sabato 19 febbraio 2011<br />

(dalle 09.00 alle 18.00)<br />

domenica 27 febbraio 2011<br />

(dalle 09.00 alle 18.00)<br />

La difesa del frutteto, del<br />

vigneto e dell’oliveto familiare<br />

con prodotti naturali<br />

Domenica 5 giugno 2011<br />

(dalle 14.00 alle 18.00)<br />

Dolci e Salati con Frutti e<br />

Grani Antichi<br />

sabato 4 giugno 2011 (dalle<br />

15.00 alle 20.00)<br />

Marmellate di Frutti Antichi<br />

domenica 12 giugno 2011<br />

(dalle 15.00 alle 20.00)<br />

Tutti i corsi sono comprensivi<br />

di una merenda in cui sarà<br />

possibile assaggiare prodotti<br />

della nostra azienda (crostate,<br />

torte salate, dolci, marmellate<br />

varie a base di frutta antica,<br />

accompagnati da bevande e<br />

tisane particolari sempre a<br />

base di frutta).<br />

Per info e prenotazioni<br />

Azienda Agricola Vivai Belfiore<br />

Via di Valle, loc. S. Ilario<br />

50055 – Lastra a Signa –<br />

Firenze (Italia)<br />

corsi@vivaibelfiore.it<br />

Tel.:055.8724166<br />

<strong>Consapevole</strong> 41


L’agricoltura<br />

del non fare<br />

Panos Natural Farming: il mio viaggio in Grecia alla scoperta dei<br />

segreti di Fukuoka per favorire al massimo la biodiversità<br />

Il progetto della Fattoria<br />

dell’Autosufficienza che<br />

inizia a prendere forma e<br />

vita nelle colline cesenati,<br />

mi sta portando in giro per<br />

il mondo alla scoperta di fattorie<br />

naturali, centri ecologici e<br />

insediamenti in permacultura: si<br />

tratta di un viaggio-studio che<br />

ho intrapreso per conoscere le<br />

migliori realtà a livello naziona-<br />

le e internazionale e per apprendere<br />

le tecniche della permacultura<br />

e dell’agricoltura naturale.<br />

Di Panos Natural Farming –<br />

situato in Grecia, nella regione<br />

della Macedonia Centrale – non<br />

so quasi nulla. Le poche informazioni<br />

in mio possesso – giuntemi<br />

con il passa parola ad un<br />

corso di agricoltura sinergica –<br />

parlano di Panos come dell’uni-<br />

42 <strong>Consapevole</strong><br />

ca fattoria al mondo che utilizza<br />

esclusivamente, da più di un<br />

decennio, il metodo dell’agricoltura<br />

naturale.<br />

Ma che cos’è l’agricoltura naturale?<br />

L’agricoltura naturale è un<br />

metodo basato su quattro principi<br />

fondamentali: non si lavora<br />

in alcun modo il terreno, non si<br />

usano fertilizzanti, non si usano<br />

pesticidi, non si diserba.<br />

Più creiamo biodiversità e strati diversi<br />

di vegetazione più miglioriamo il suolo,<br />

limitiamo l’erosione e aumentiamo la<br />

sinergia fra le piante<br />

Questi quattro principi sono<br />

anche alla base dell’orto sinergico<br />

e sono un sogno per tutti<br />

gli agricoltori alla ricerca di una<br />

maggiore integrazione fra uomo<br />

e natura.<br />

Il metodo è stato ideato da<br />

Masanobu Fukuoka, ex fitopatologo,<br />

agricoltore e filosofo ed è<br />

stato anche definito “agricoltura<br />

del non fare”.<br />

Francesco Rosso<br />

Sogno o son desto?<br />

Io e la mia compagna Yu Yu<br />

decidiamo di passare parte delle<br />

nostre vacanze estive alla fattoria<br />

di Panos. Trovo su internet<br />

un indirizzo, chiedo se hanno<br />

alloggi e mi comunicano che è<br />

meglio arrivare con una tenda. Il<br />

mese successivo al mio scarno<br />

scambio epistolare con il titolare<br />

della fattoria, siamo ad agosto<br />

2010, raggiungo il luogo indicato<br />

nel sito internet, anche grazie<br />

all’aiuto di un abitante della<br />

zona che gentilmente ci accompagna<br />

alla meta.<br />

Mi aspettavo di arrivare in un<br />

posto lussureggiante di vegetazione,<br />

abitato da tante persone,<br />

con varie strutture in bioedilizia<br />

per l’accoglienza, le sale per<br />

i corsi. Al contrario il gentile<br />

nativo mi lascia di fronte a un<br />

cancello dal quale intravedo un<br />

precario capanno in legno con a<br />

fianco un’altra piccola struttura<br />

che sembra un deposito: tutto<br />

intorno erba alta e secca.<br />

Ci accoglie un uomo con la<br />

barba al quale chiedo più volte<br />

se effettivamente sono a Panos<br />

Natural Farming per sincerar-


<strong>Consapevole</strong> 43


Speciale Biodiversità<br />

Per preparare i dischetti è<br />

necessario avere argilla fine, una bella e<br />

varia mistura di semi, e acqua<br />

mi di non aver sbagliato posto.<br />

L’uomo mi conferma che sono<br />

nel posto giusto. Seguiamo il<br />

nostro Virgilio barbuto che conduce<br />

a un tavolo in cui alcuni<br />

ragazzi stanno lavorando l’argilla:<br />

ci sono due ragazze argentine,<br />

un greco, un tedesco e un albanese,<br />

tutti sui 25-30 anni.<br />

Ci sediamo attorno al tavolo e<br />

iniziamo anche noi a produrre<br />

le “salsicce” di argilla, mentre<br />

l’uomo con la barba ci fa un po’<br />

di domande e si presenta.<br />

La natura lo sa<br />

Scopriamo che l’uomo è il<br />

signor Panos Manikis in persona.<br />

Panos ci racconta che dalla<br />

morte di Fukuoka è l’unica<br />

persona che cerca di diffondere<br />

44 <strong>Consapevole</strong><br />

nel mondo il metodo dell’agricoltura<br />

naturale. È molto preoccupato<br />

per quello che sta<br />

succedendo alla nostra cara terra<br />

ed è fermamente convinto che<br />

grazie all’agricoltura naturale<br />

sia possibile fare un grosso cambiamento,<br />

partendo dai deserti<br />

e dalle montagne. L’agricoltura<br />

naturale necessità di investimenti<br />

economici irrisori e ha la<br />

potenzialità di far crescere vegetazione<br />

su superfici inimmaginabili.<br />

Più creiamo biodiversità e<br />

strati diversi di vegetazione più<br />

miglioriamo il suolo, limitiamo<br />

l’erosione e aumentiamo la<br />

sinergia fra le piante.<br />

Ripetendoci i principi base<br />

dell’agricoltura naturale Panos<br />

ci racconta come la forza e l’ef-<br />

ficacia di questo metodo risieda<br />

nella sua filosofia profonda:<br />

l’uomo non sa nulla e dovrebbe<br />

comportarsi di conseguenza.<br />

Anche se studiamo per anni un<br />

terreno, la sua chimica, la sua<br />

struttura, non possiamo sapere.<br />

Questo metodo lascia che la<br />

natura sappia. Il nostro compito<br />

è quello di piantare i semi di più<br />

specie possibili e di lasciare che<br />

sia la natura a scegliere quali tra<br />

questi debbano crescere e germogliare<br />

e dove debbano farlo.<br />

Non è vero che esistono piante<br />

antagoniste, animali antagonisti,<br />

male erbe: tutto funziona in perfetta<br />

armonia se noi ci mettiamo<br />

nell’ottica del rispetto e del<br />

“non fare”. Le piante si aiutano<br />

reciprocamente e più c’è jungla<br />

più stanno bene. Ecco perché<br />

Panos cerca di junglificare la<br />

sua fattoria: per avere una jungla<br />

produttiva e il più possibile<br />

autosufficiente.<br />

Quando gli chiediamo se sia<br />

opportuno usare solo piante<br />

locali risponde che oramai al


mondo d’oggi non si può neanche<br />

sapere cos’è locale o no. I<br />

pomodori e le patate per esempio<br />

certamente non sono locali,<br />

ma nessuno si fa dei problemi. E<br />

perché vogliamo farci dei problemi<br />

con le altre piante?<br />

Le palline di argilla di<br />

Fukuoka<br />

Nell’agricoltura del non fare le<br />

palline di argilla che contengono<br />

sementi hanno un ruolo<br />

importante: «seminiamo palline<br />

e andiamo a letto» – diceva<br />

Fukuoka. Le palline seminate<br />

sui terreni desertici e secchi e<br />

contengono semi di varia natura:<br />

sarà la natura a decidere quali<br />

piante germoglieranno in quel<br />

luogo. Al loro interno vengono<br />

posti semi di ortaggi, alberi da<br />

frutta, specie forestali, cereali e<br />

piante da sovescio che arricchiscono<br />

il terreno e creano fertilità:<br />

chiunque mangi pesche, ciliegie,<br />

albicocche, qualsiasi tipo di<br />

frutta, può lasciarne asciugare<br />

i semi, preparare le palline e<br />

seminarle dove meglio crede.<br />

Fukuoka nei suoi libri non ha<br />

parlato di due segreti importanti<br />

per la realizzazione delle palline<br />

di argilla. La paura di Fukuoka<br />

era che qualche multinazionale<br />

brevettasse il metodo facendo<br />

pagare le palline di argilla brevettate,<br />

quando invece il suo intento<br />

era di liberare i contadini dalla<br />

schiavitù delle multinazionali<br />

agroalimentari. Al giorno d’oggi<br />

non sarebbe più possibile brevettare<br />

una tecnica che molti conoscono<br />

e che viene diffusa tramite<br />

la carta stampata e il web.<br />

I due segreti non svelati nei libri<br />

sono l’utilizzo del fango melmoso<br />

(direi praticamente liquido) e<br />

l’aggiunta di fibra all’argilla. Il<br />

fango liquido è importante perché<br />

va a ricoprire ogni singolo<br />

seme – cosa che con l’argilla<br />

spesso non avviene – mentre<br />

le fibre sono importanti perché<br />

trattengono l’acqua che poi<br />

potrà essere sfruttata dal seme<br />

nelle prime fasi della germogliazione.<br />

Palline 2.0<br />

Il metodo classico di Fukuoka<br />

è stato a lungo migliorato e<br />

sperimentato in varie parti del<br />

mondo e oggi si ritiene valido<br />

e interessante solo nel caso in<br />

cui si utilizzino semi di grandi<br />

dimensioni, come ad esempio i<br />

semi degli alberi da frutto.<br />

Il primo importante miglioramento<br />

consiste nell’aver modificato<br />

la forma: dalle originarie<br />

palline a dei dischetti più grossi.<br />

Questa forma presenta i seguenti<br />

vantaggi:<br />

a) un dischetto contiene<br />

più di un seme, il che<br />

vuol dire più piante;<br />

b) l’acqua viene meglio<br />

assorbita;<br />

c) il dischetto tocca interamente<br />

il terreno nel lato<br />

in cui il seme germoglia:<br />

in questo si evita il<br />

rischio che la radice si<br />

scopra.<br />

Per offrire ai semi le condizioni<br />

ideali alla germogliazione si<br />

aggiunge fibra all’argilla (Panos<br />

utilizza fibra di cocco, ma può<br />

essere utilizzata anche fibra di<br />

lana o di altro tipo), geolite (è<br />

un minerale che trattiene acqua<br />

in maniera sorprendente) e<br />

Speciale Biodiversità<br />

Non è vero che esistono piante<br />

antagoniste, animali antagonisti, male<br />

erbe: tutto funziona in perfetta armonia<br />

se noi ci mettiamo nell’ottica<br />

del rispetto e del “non fare”<br />

I quattro principi<br />

dell’agricoltura<br />

naturale<br />

non si lavora in alcun<br />

modo il terreno<br />

non si usano fertilizzanti<br />

non si usano pesticidi<br />

non si diserba<br />

sostanza organica, se ritenuto<br />

necessario.<br />

L’argilla utilizzata da Panos è<br />

argilla rossa acquistata da un<br />

produttore di mattoni. Panos ci<br />

dice che esistono diversi tipi di<br />

argilla e bisogna sperimentarli<br />

per vedere il risultato. L’argilla<br />

che stiamo utilizzando fa un<br />

buon lavoro, anche se ne esistono<br />

di migliori.<br />

Chiaramente l’argilla deve essere<br />

molto fine per cui prima la<br />

facciamo passare in un setaccio.<br />

Come prepararle<br />

Per preparare i dischetti è necessario<br />

avere argilla fine, una bella<br />

e varia mistura di semi, e acqua.<br />

Si procede con l’impastare (qui<br />

usiamo una betoniera) argilla,<br />

semi ed acqua fino a che non si<br />

ha un’unica poltiglia umida. A<br />

questo punto si prende un pugno<br />

abbondante della poltiglia e con<br />

il palmo della mano si crea un<br />

salsicciotto lungo circa 20-30<br />

centimetri con un diametro di<br />

circa 4-5 cm.<br />

<strong>Consapevole</strong> 45


Con una tagliola si creano tanti<br />

dischetti, spessi non più di 2-3<br />

cm, che vengono messi a seccare<br />

per circa una giornata intera sotto<br />

il sole di agosto. Le palline essic-<br />

cate, che diventano molto dure,<br />

vengono messe dentro ai sacchi e<br />

sono pronte per essere lanciate e<br />

creare nuova vita. Per essere sicuri<br />

che siano secche a sufficienza<br />

è necessario testare se i semi<br />

intrappolati all’interno si riescono<br />

a rompere con le unghie: se non<br />

si riesce sono pronte.<br />

46 <strong>Consapevole</strong><br />

Il mese ideale per spargere le<br />

palline d’argilla è settembre. Se<br />

nella mistura di semi ci sono<br />

anche semi di alberi sono necessari<br />

almeno tre anni per vedere<br />

«Tutto è uno e uno è tutto. Ciò che<br />

succede alle farfalle, a un albero, a un<br />

animale, a un uomo, è di grande importanza<br />

per la nostra vita. Se la natura<br />

muore, l’uomo muore, Dio muore.<br />

Servendo la natura serviamo l’umanità.<br />

Il contrario è sbagliato». Panos Manikis<br />

l’effettivo risultato della semina,<br />

in quanto le piante da frutto<br />

possono impiegare anche diversi<br />

anni per germinare.<br />

Convivialità e volontariato<br />

Verso le tredici Panos indìce la<br />

pausa frutta e io e Yu Yu abbiamo<br />

la possibilità di vedere la<br />

cucina e sala da pranzo: è tutto<br />

all’aperto sotto una tettoia in<br />

legno aperta su tre lati.<br />

Ad aspettarci una gustosissima<br />

frutta dal sapore intenso e<br />

succoso, come si assaggia di<br />

rado. Ci sono fichi, susine di<br />

diverso tipo, prugne, giuggiole<br />

giganti, uva e pere giapponesi.<br />

Guardandomi un po’ intorno non<br />

vedo alberi da frutta in produzione<br />

e mi chiedo da dove venga<br />

questa frutta.<br />

Scopriamo allora che il posto in<br />

cui ci troviamo non è la famosa<br />

fattoria naturale, ma che si tratta<br />

di mezzo ettaro di terreno che<br />

Panos ha affittato da un ente<br />

locale e che utilizza per viverci,<br />

per tenere i suoi corsi e come<br />

laboratorio per le palline di<br />

argilla.<br />

Tutto quello che vediamo intorno<br />

a noi è stato realizzato con<br />

lavoro volontario: Panos non ha<br />

mai preso finanziamenti e tutto<br />

il suo lavoro lo svolge gratis. Il<br />

minimo indispensabile per vivere<br />

riesce a procurarselo grazie


alla vendita della frutta prodotta<br />

alla fattoria naturale. Il cibo per<br />

lui e per gli studenti è autoprodotto<br />

o donato da altri amici coltivatori.<br />

Panos vive solo sei mesi<br />

l’anno nella fattoria e gli altri li<br />

passa all’estero tenendo corsi e<br />

avvicinando le persone all’agricoltura<br />

naturale. Anche questo<br />

lavoro viene fatto a titolo gratuito<br />

con il solo rimborso spese.<br />

Anche a cena il cibo è molto<br />

semplice. Alcune sere non tutti<br />

mangiano.<br />

Una sera da Panos c’è festa.<br />

Vengono a trovarci alcuni suoi<br />

amici musicisti e l’atmosfera<br />

è fantastica: cena semplice, un<br />

po’ di vino, una fisarmonica,<br />

un flauto e uno strumento che<br />

non conosco. Un’atmosfera<br />

semplice e serena, ma di grande<br />

fascino.<br />

Finalmente in fattoria<br />

L’ultimo giorno Panos ci porta<br />

finalmente a visitare l’azienda:<br />

la “vera” fattoria naturale. A una<br />

prima occhiata vediamo solo<br />

una grande foresta non curata<br />

ricca di alberi e rampicanti che<br />

non permettono all’occhio di<br />

vedere oltre. Passata questa<br />

prima “barriera” si apre alle<br />

sensazioni un paesaggio fantastico.<br />

Da anni sento parlare di<br />

forest garden e finalmente si<br />

para davanti a me una jungla di<br />

frutta: piante delle più disparate<br />

specie, verde rigoglioso, la<br />

leggera umidità caratteristica di<br />

una foresta, uva che si arrampica<br />

sui meli, un’actinidia (kiwi)<br />

immenso che copre un attrezzaia,<br />

mandarini a un clima assurdo<br />

«Seminiamo palline e andiamo a letto»<br />

Masanobu Fukuoka<br />

Francesco Rosso<br />

per loro, e un’energia di vita e<br />

un’armonia impossibile da percepire<br />

in una fattoria convenzionale.<br />

Un vero spettacolo della<br />

natura.<br />

Panos, con immensa gentilezza<br />

e saggezza, ci guida all’interno<br />

di questo paradiso e ci racconta<br />

come in questi anni la fattoria<br />

viva un periodo di crisi perché<br />

nessuno se ne occupa quando<br />

lui è fuori di inverno.<br />

Come Fukuoka, anche Panos<br />

vive l’impressione che delle<br />

migliaia di persone che ha<br />

incontrato nessuno abbia la<br />

passione e lo spirito giusto per<br />

Imprenditore, classe 1985, si sta dedicando alla costruzione<br />

di una Fattoria dell’Autosufficienza – progetto agricolo e<br />

culturale basato sui principi della permacultura e dell’agricoltura<br />

naturale – su un terreno situato nell’Appennino<br />

romagnolo.<br />

Speciale Biodiversità<br />

aiutarlo in un attività che richiede<br />

come requisiti fondamentali<br />

l’ignoranza, il vivere nel non far<br />

nulla e la rinuncia al possesso di<br />

beni materiali.<br />

Rimarrei per ore ad ascoltare<br />

Panos mentre mi parla della sua<br />

filosofia di vita, così profondamente<br />

segnata dai valori culturali<br />

dell’agricoltura naturale:<br />

purtroppo però il nostro viaggio<br />

è finito e il ritorno a casa ci<br />

attende.<br />

Per maggiori informazioni<br />

su come realizzare i dischetti<br />

guarda il video su www.ilcon-<br />

Per approfondire<br />

Sul sito dell’Associazione Basilico<br />

(www.associazionebasilico.it) è<br />

stata pubblicata una bella intervista<br />

a Panos Manikis.<br />

Cosa leggere<br />

I libri di Masanobu<br />

Fukuoka<br />

La Rivoluzione di Dio,<br />

della Natura e dell’Uomo<br />

Libreria Editrice<br />

Fiorentina, 2010<br />

La Fattoria Biologica<br />

Mediterranee, 2001<br />

La Rivoluzione del<br />

Filo di Paglia<br />

Un’introduzione<br />

all’agricoltura naturale<br />

Libreria Editrice<br />

Fiorentina, 1980<br />

Cercalo su:<br />

www.macrolibrarsi.it<br />

<strong>Consapevole</strong> 47


48 <strong>Consapevole</strong>


<strong>Consapevole</strong> 49


CELEBRARE CERIMONIE<br />

CREARE<br />

COMUNITÀ<br />

50 <strong>Consapevole</strong><br />

Da “Permaculture magazine” n. 65<br />

Traduzione Romina Rossi<br />

Jackie Singer spiega l’importanza delle<br />

cerimonie di gruppo:<br />

Tutta la terra è sacra,<br />

ogni passo che facciamo.<br />

Tutta l’aria è sacra,<br />

ogni respiro che facciamo,<br />

unisce le persone, siamo uno.


Le dieci turbine eoliche in<br />

mare aperto di Samsø.<br />

Immaginate un grande<br />

cerchio di persone in un<br />

prato alberato. Al centro<br />

del cerchio stanno due<br />

persone, un uomo e una<br />

donna, le mani intrecciate in<br />

aria. Un nastro rosso li tiene<br />

uniti per i polsi. Il cerchio di<br />

persone sorride e recita: “Vi<br />

dichiariamo marito e moglie”.<br />

Phil e io ci siamo sposati così,<br />

e in questa istantanea di una<br />

cerimonia non tradizionale<br />

appare chiaro che le persone<br />

che formano il cerchio non<br />

erano solo ospiti, né tantomeno<br />

solo testimoni del nostro<br />

matrimonio. Erano partecipanti,<br />

impegnati nella condivisione<br />

di uno scopo comune,<br />

e sebbene molti di loro non si<br />

fossero mai visti prima di quel<br />

giorno, in quel momento erano<br />

una comunità.<br />

La cerimonia, sia per celebrare<br />

funzioni stagionali che per<br />

segnare riti di passaggio, unisce<br />

un gruppo di persone. Nella<br />

religione tradizionale dei gruppi<br />

razziali, la cerimonia rafforza<br />

l’identità del gruppo e aumenta<br />

il senso di appartenenza.<br />

Per le persone che non appartengono<br />

a un gruppo tradizionale,<br />

si presenta sia un problema che<br />

un’opportunità: come creare<br />

nuovi riti che esprimano il proprio<br />

senso di appartenenza e che<br />

includa tutte le persone importanti<br />

nella loro vita, qualunque<br />

sia il loro retaggio culturale o le<br />

credenze. Quando ci esponiamo<br />

per parlare di questo problema, ci<br />

rendiamo conto che l’atto di voler<br />

creare nuove cerimonie ha anche<br />

l’effetto di creare comunità.<br />

Cos’è una comunità?<br />

La parola “comunità” viene dal<br />

latino communitas, con il significato<br />

di “comune”; per ciò una<br />

comunità è un gruppo di persone<br />

che hanno una qualche base<br />

comune. Per definizione, ogni<br />

gruppo di persone che vive in<br />

una stessa località è una comunità.<br />

Ma quello a cui mi sto riferendo<br />

io è qualcosa di più intenzionale.<br />

Malidoma Patrice Some,<br />

un anziano sciamano che è cresciuto<br />

in un villaggio rurale del<br />

Burkina Faso ma che ha vissuto<br />

la maggior parte della sua vita da<br />

adulto negli USA, ha molto da<br />

insegnarci su questo tema. Nel<br />

suo libro Ritual: Power, Healing<br />

and Community, scrive:<br />

Una comunità è sempre formata<br />

da più di un’unica persona<br />

che si incontra per uno scopo…<br />

Ciò che uno riconosce nella<br />

formazione della comunità è la<br />

possibilità di fare insieme quello<br />

che è impossibile fare da soli.<br />

Questo riconoscimento è anche<br />

un dissenso contro l’isolamento<br />

degli individui e dell’individualismo<br />

da una società al servizio<br />

delle Macchine. Ciò che vogliamo<br />

è creare una comunità che<br />

incontri l’intrinseco bisogno di<br />

ogni individuo.<br />

Comunità <strong>Consapevole</strong><br />

Negli ultimi dodici anni ho<br />

ricercato le cerimonie che le<br />

persone hanno celebrato da sole,<br />

con o senza un celebrante, per<br />

ricordare momenti importanti<br />

della loro vita. I rituali sono<br />

parte sia della rivoluzione portata<br />

avanti contro la “Macchina”<br />

che di altre scelte radicali fatte<br />

da persone che conducono una<br />

vita proattiva, come coltivare il<br />

proprio cibo, vivere in cooperazione<br />

o scegliere di educare<br />

i figli a casa. Emergono dallo<br />

stesso desiderio di fare qualcosa<br />

di diverso, rimanendo fedeli ai<br />

propri valori, piuttosto che limitarsi<br />

ad accettare lo status quo.<br />

Costruire ponti<br />

Un matrimonio, essendo sia<br />

un’unione di due famiglie<br />

che di due persone, presenta<br />

una particolare sfida quando<br />

i retaggi culturali di marito e<br />

moglie sono diversi. Prendete<br />

il matrimonio fra un medico<br />

erborista di estrazione Cattolico<br />

Romana e un carpentiere di origini<br />

musulmane. La cerimonia<br />

si svolge in un prato pieno di<br />

campanule, ed è celebrata da un<br />

officiante che appartiene alla<br />

<strong>Consapevole</strong> 51


Comunità <strong>Consapevole</strong><br />

Chiesa Cattolica, ma con un<br />

approccio talmente ampio verso<br />

la spiritualità che non si sente<br />

più legato ad essa.<br />

L’inno iniziale è “Morning<br />

has broken”, che è seguito da<br />

una cerimonia di purificazione.<br />

Ci sono letture tratte da W.B.<br />

Yeats, Jalal Al-Din Al-Rumi, la<br />

Bibbia e Il Profeta. Dopo le promesse<br />

e lo scambio degli anelli,<br />

si condivide un calice di idromele<br />

e un piatto di mandorle.<br />

Prima della benedizione finale,<br />

si piantano fiori selvatici, mentre<br />

le persone cantano: “Tutta<br />

la terra è sacra, ogni passo che<br />

facciamo. Tutta l’aria è sacra,<br />

ogni respiro che facciamo, unisce<br />

le persone, siamo uno”.<br />

Qui c’è una giovane coppia<br />

unita dall’amore reciproco e<br />

dalla Terra, che trascende le<br />

differenze delle loro rispettive<br />

famiglie per creare una bella<br />

e gioiosa cerimonia. Le letture<br />

da diverse culture, fatte dai<br />

membri delle due famiglie, ha<br />

dato espressione alla larghezza<br />

della loro visione condivisa del<br />

mondo. Il celebrante stesso era<br />

la personificazione dell’amalgama<br />

di diversi elementi: era<br />

formale abbastanza da soddisfare<br />

i componenti della famiglia<br />

che frequentano la chiesa, ma<br />

abbastanza aperto di mente da<br />

abbracciare le pratiche legate<br />

alla terra, più naturali per marito<br />

e moglie. Anche se solo per<br />

un pomeriggio, sono stati spazzati<br />

via secoli di amare contrapposizioni<br />

in un prato alberato.<br />

Onorare gli individui<br />

Un altro aspetto della cerimonia<br />

è che provvede al bisogno delle<br />

persone di essere valutati e<br />

onorati all’interno della propria<br />

comunità. Questo basico bisogno<br />

non è molto ben compreso<br />

52 <strong>Consapevole</strong><br />

Dando il corpo della nostra amica al<br />

mare creammo una potente connessione<br />

con quel corpo d’acqua<br />

nella nostra cultura. Invece<br />

di affermare le vite di ogni<br />

singolo individuo, preferiamo<br />

concentrare le nostre attenzioni<br />

su poche selezionate celebrità,<br />

il cui successo è a scapito<br />

di tutti gli altri. La cerimonia,<br />

d’altro canto, offre la possibilità<br />

ad ogni persona di essere<br />

al centro dell’attenzione. In un<br />

brano sulla “Cura delle Persone”<br />

dal suo libro The Earth Care<br />

Manual, Patrick Whitefield<br />

scrive che spesso sono le limitazioni<br />

umane, soprattutto “la<br />

paura, l’avidità e la rivalità” a<br />

trattenerci dal mettere in pratica<br />

quei cambiamenti tecnici<br />

ed ecologici necessari, anche<br />

quando abbiamo le conoscenze<br />

e le capacità per poterlo fare. La<br />

cerimonia nutre la vita emotiva<br />

e spirituale delle persone, che in<br />

cambio ci rende più generosi e<br />

fiduciosi.<br />

La Cerimonia del Nome per un<br />

neonato rende esplicito il benvenuto<br />

di un individuo all’interno<br />

della propria comunità. Si<br />

verifica infatti una situazione<br />

in cui la persona è celebrata e<br />

consacrata non per qualcosa di<br />

speciale che ha compiuto, ma<br />

semplicemente perché vive.<br />

Quando abbiamo dato il nome<br />

al nostro primo figlio, cantammo<br />

una canzone degli Sweet<br />

Honey in the Rock, che lo spiega<br />

in maniera egregia: “Per ogni<br />

bambino che nasce, il sole sorge<br />

e canta all’universo chi siamo”.<br />

Furono versate molte lacrime<br />

durante la cerimonia e le persone<br />

fecero commenti su quanto<br />

fosse stato forte il messaggio di<br />

benvenuto. Sembra di parlare al<br />

profondo desiderio che ognuno<br />

di noi ha di essere accettato per<br />

quello che è.<br />

Cameratismo<br />

Se quando ci incontriamo per<br />

celebrare un matrimonio o l’arrivo<br />

di un figlio costituiamo una<br />

comunità, il nostro bisogno di<br />

comunità è ancora più radicato<br />

nei momenti di dolore. Una<br />

delle funzioni principali delle<br />

cerimonie funebri è di combattere<br />

l’isolamento che si può<br />

avvertire da coloro che subiscono<br />

un lutto. Un buon funerale<br />

da il tempo e l’opportunità alle<br />

persone di connettersi le une


alle altre e con la persona deceduta<br />

Campo per dirle di collettori addio. solari È triste, per ma<br />

nella riscaldare società l’acqua inglese che tradiziona- viene<br />

le è poi ancora immessa un nel tabù sistema mostrare di in<br />

pubblico riscaldamento i propri comunale. sentimenti.<br />

Recentemente sono stata a un<br />

funerale di un ragazzo di 22<br />

anni in un crematorio, durante<br />

il quale il celebrante ci disse,<br />

aprendo la funzione, che quello<br />

non era tempo di essere tristi.<br />

Le persone trattennero le lacrime<br />

che invece avevano bisogno<br />

di versare. Dopo la funzione al<br />

pub c’era un senso di rilassamento<br />

e di sollievo, ma non la<br />

vera comunione che scaturisce<br />

dalla condivisione della profondità<br />

dei sentimenti con le<br />

persone. Al contrario, ricordo<br />

una cerimonia per la dispersione<br />

delle ceneri di un’amica<br />

morta a 38 anni di cancro. Una<br />

folla di amici e parenti si riunì<br />

nel parcheggio di una spiaggia<br />

del Dorset, e camminò a file<br />

di due o tre, lungo il sentiero<br />

della scogliera fino alla spiaggia.<br />

Quando la gente parlava, molti<br />

piangevano e io ero commossa<br />

vedendo le persone confortarsi<br />

a vicenda mentre piangevano.<br />

Quando arrivò il momento, guardammo<br />

il marito, che Kate aveva<br />

appena sposato, versare le sue<br />

ceneri in mare, e poi ognuno di<br />

noi fu invitato a gettare fiori in<br />

mare per darle l’estremo saluto.<br />

Il moto e il rumore del mare<br />

raccolsero tutti i nostri pianti, e<br />

quando tornammo alla spiaggia<br />

cantavano tutti insieme. La<br />

gente si fermò per tutto il pomeriggio,<br />

mangiando e suonando<br />

musica, facendo delle passeggiate<br />

o nuotando. Accendemmo<br />

un fuoco e guardammo il sole<br />

tramontare. Uno dei regali che<br />

Kate ci fece fu quello squisito<br />

giorno di primavera condiviso<br />

con gli amici sulla spiaggia.<br />

Tutte le nostre relazioni<br />

Questo mi riporta a un punto<br />

sulle cerimonie e le comunità: ci<br />

possono portare a una relazione<br />

non solo con i nostri compagni<br />

umani, ma anche alla comunità<br />

di tutti i generi di vita, piante,<br />

animali e minerali. Le tradizioni<br />

sciamaniche o i riti che si<br />

ricollegano alla terra lo fanno in<br />

modo esplicito. Per Malidoma<br />

Some, “la cerimonia è un’attività<br />

eseguita dagli uomini che<br />

si fonda sullo spirito” e per lui<br />

lo spirito è un’espressione degli<br />

antenati che rivivono negli alberi,<br />

nelle montagne, nei fiumi e<br />

nelle rocce.<br />

I riti che ho descritto qui erano<br />

più impliciti nel loro approccio,<br />

ma per la maggior parte<br />

di questi non c’è co-incidenza,<br />

anche se sono celebrate all’aperto,<br />

dove l’azione reciproca<br />

degli elementi diventa parte<br />

dell’evento. Nel matrimonio nel<br />

prato era riportato un detto degli<br />

Winnebago sul programma:<br />

“Santa Madre Terra, gli alberi<br />

e tutta la natura sono testimoni<br />

dei tuoi pensieri e delle tue<br />

azioni”. Nel rito della dispersione<br />

delle ceneri in mare, le pietre<br />

e l’aria avevano una presenza<br />

significante, e dando il corpo<br />

della nostra amica al mare creammo<br />

una potente connessione<br />

con quel corpo d’acqua.<br />

Alimentare la comunità<br />

Vincere secoli di paure, ostilità<br />

verso gli stranieri e disgiungimento<br />

dal nostro ambiente<br />

naturale non è una cosa facile,<br />

e nemmeno lo è re-inventare<br />

potenti riti senza gli anziani<br />

che ci guidano. Non sempre<br />

funziona, e come qualsiasi altra<br />

cosa, dobbiamo perdonare noi<br />

stessi, imparare e voltare pagina.<br />

Inoltre, sebbene abbia fatto rife-<br />

Comunità <strong>Consapevole</strong><br />

rimento a molti indigeni in questo<br />

pezzo, non vorrei idealizzare<br />

le culture tribali. Possono essere<br />

stati profondamente connessi<br />

alla terra, ma molti davano la<br />

caccia alla testa del vicino. Ciò<br />

che siamo chiamati a fare a questo<br />

punto della storia è qualcosa<br />

che non è mai stato fatto prima:<br />

abbiamo bisogno di costruire<br />

una comunità di individui attraverso<br />

il globo, oltre la nostra<br />

tribù e la nostra nazione e includere<br />

(usando le parole di Joanna<br />

Macy) “il consiglio di tutti gli<br />

esseri umani”.<br />

Inventare nuovi rituali inclusivi<br />

è un modo per dimostrare che la<br />

comunità è una piccola fetta di<br />

tempo. Così come una cerimonia<br />

nuziale non è la vita matrimoniale,<br />

sarà più semplice creare<br />

rituali che vivere di essi. Ma<br />

quando facciamo i nostri piccoli<br />

passi verso la terra della comunità<br />

globale, queste cerimonie<br />

possono offrirci una mappa.<br />

Jackie ha condotto progetti<br />

creativi e terapeutici con<br />

una gran varietà di gruppi di<br />

comunità nello Oxfordshire.<br />

Nel 2001 cominciò a offrire i<br />

suoi servizi come celebrante<br />

per facilitare altre persone<br />

a sperimentare i benefici di<br />

cerimonie senza una denominazione.<br />

Al momento Jackie<br />

vive a Oxford con suo marito e<br />

due bambini; è da poco uscito<br />

un suo libro, Birthrites: Rituals<br />

and Celebrations for the Childbaring<br />

Years, pubblicato da<br />

Permanent Publications.<br />

<strong>Consapevole</strong> 53


Abitare<br />

Cohousing<br />

Il Progetto “LeCASEfranche” nel comune di Forlì<br />

Il Progetto di cohoausing<br />

“LeCASEfranche – che<br />

L’Accademia verrà realizzato per l’Energia a San di Samsø è<br />

progettata Martino per in essere Villafranca, altamente nella<br />

efficiente prima dal campagna punto di vista forlivese, energetico.<br />

entro il 2012 – è un percorso<br />

locale, ma non localistico né<br />

autoreferenziale. «Non è una<br />

fuga dalla realtà di minoranze<br />

alternative – scrive Eugenio<br />

Baronti, ex assessore al Comune<br />

di Capannori, con cui condividiamo<br />

la volontà di realizzare<br />

progetti abitativi simili – ma<br />

un progetto che indica un’altra<br />

via, un altro modo di vivere e<br />

abitare che migliora la qualità<br />

della nostra vita e, nel contempo,<br />

rispetta il suolo che ci da<br />

il pane, l’aria che respiriamo,<br />

l’acqua che beviamo. Ognuno<br />

può metterci del suo. La cosa<br />

importare è cosa possiamo fare<br />

insieme, dove vogliamo arrivare<br />

e come trovare i mezzi e i modi<br />

per farlo. A ognuno di noi è<br />

richiesto uno sforzo straordinario<br />

– non uno sforzo economico,<br />

ma qualcosa di più: la voglia<br />

di rimettersi in discussione,<br />

accettare la sfida di ricostruire<br />

la comunità, condividere un per-<br />

54 <strong>Consapevole</strong><br />

corso insieme agli altri (facile a<br />

dirsi ma difficile a farsi perché<br />

anche noi siamo figli di questo<br />

mondo e di questa epoca in cui<br />

ognuno si è abituato a vivere<br />

solo, senza il confronto e la condivisione<br />

con gli altri».<br />

Perché coabitare?<br />

Ci troviamo in una piccola frazione<br />

di campagna prossima alla<br />

città di Forlì con la mancanza di<br />

punti forti di ritrovo, servizi per<br />

i residenti e abitazioni che dialoghino<br />

con il luogo.<br />

Una periferia rurale come ce<br />

ne sono tante, così come sono<br />

tante le persone che si interrogano<br />

sul “dove stiamo andando”.<br />

Si può pensare di abitare una<br />

casa “bella”, sana, confortevole<br />

economica? Di potere avere dei<br />

Simona Zoffoli, architetto – Clusterize<br />

vicini di casa che siano “amici”?<br />

Si può pensare che invece di<br />

fare in tanti le stesse identiche<br />

cose ogni giorno, ci si possa<br />

organizzare, dividersi i compiti<br />

per riprendersi il tempo del<br />

riposo, della riflessione, della<br />

calma?<br />

Chi va ad abitare in campagna<br />

ha fondamentalmente tre esigenze:<br />

contenere i costi; recuperare<br />

uno stile di vita più sano; abitare<br />

A ognuno di noi è richiesto uno sforzo<br />

straordinario – non uno sforzo economico,<br />

ma qualcosa di più: la voglia di<br />

rimettersi in discussione e di accettare<br />

la sfida di ricostruire la comunità<br />

case moderne, responsabili che<br />

rispondano a nuove esigenze<br />

di comfort, dotate di servizi<br />

aggiuntivi capaci di arginare il<br />

continuo pendolarismo con il<br />

centro della città.<br />

Il Cohousing LeCASEfranche<br />

fornisce risposta a queste<br />

domande partendo dal basso:<br />

dalle persone che sono con-


Uno dei caldi,<br />

confortevoli e<br />

luminosi uffici<br />

dell’accademia.<br />

“LeCASEfranche” e<br />

Clusterize<br />

Il gruppo forlivese di<br />

professionisti Clusterize<br />

è ideatore, promotore e<br />

futuro abitante di questo<br />

Progetto eco-socio-sostenibile.<br />

Ha al centro del<br />

proprio lavoro la cultura<br />

del vivere e dell’abitare<br />

improntata a nuovi stili di<br />

vita responsabili, dando<br />

“forma” a esigenze espresse<br />

da sempre più persone.<br />

Al via anche il Progetto<br />

di cohousing nella collina<br />

del faentino “Ciò-housing”.<br />

Punti forti del progetto<br />

(realizzato in collaborazione<br />

con lo studio A+4):<br />

una grande serra solare<br />

comune, car-pooling e<br />

micro nido.<br />

Info e contatti;<br />

Clusterize<br />

www.clusterize.it<br />

tel. fax 0543.478886<br />

simonazoffoli@email.it<br />

Cooperativa<br />

“LeCASEfranche”<br />

tel. 340.4983066<br />

anto77ca@libero.it<br />

sapevoli che un’alternativa è<br />

possibile.<br />

Il Progetto<br />

Su un lotto di circa 1,5 ettari<br />

verranno costruite 18 residenze<br />

eco-sostenibili: costruzioni a<br />

secco, geotermia, solare termico<br />

e fotovoltaico, riutilizzo di<br />

acque piovane, compostaggio,<br />

un edificio comune (cohouse)<br />

e parco ad uso pubblico gestito<br />

dagli abitanti.<br />

Gli alloggi privati saranno completati<br />

da spazi e servizi comuni<br />

per l’incontro, lo scambio solidale,<br />

e una maggiore qualità<br />

dell’abitare – dove per “abitare”<br />

si intende sia il luogo fisico del<br />

rifugio domestico, sia lo spazio<br />

della relazione tra le persone.<br />

Il Cohousing leCASEfranche<br />

vuole essere:<br />

- una comunità aperta all’esterno,<br />

al quartiere, al territorio, all’ambiente<br />

circostante per rispondere<br />

a bisogni ed esigenze diffuse<br />

di socialità e per contrastare<br />

la solitudine e il degrado delle<br />

relazioni sociali e umane;<br />

- un luogo di educazione alla<br />

sostenibilità ambientale e alla<br />

cittadinanza attiva, per promuovere<br />

stili di vita responsabili,<br />

consapevoli e sobri;<br />

- una risposta contemporanea<br />

a chi sceglie di vivere in campagna<br />

oggi: spazi funzionali<br />

immersi nel verde, rilettura degli<br />

elementi tipologici ecc.<br />

Chi siamo<br />

La Cooperativa di abitanti<br />

“LeCASEfranche” che si è costituita<br />

il 14 giugno 2010 ed è formata<br />

attualmente da 19 soci che<br />

rappresentano 15 nuclei familiari:<br />

al momento le adesioni sono<br />

ancora aperte.<br />

Il gruppo si incontra regolarmente<br />

almeno due volte al mese<br />

confrontandosi e rieducandosi a<br />

decidere insieme. L’età dei soci<br />

è varia. I bambini stanno insieme<br />

agli adulti durante le riunioni<br />

in un angolo dedicato a loro e<br />

diventano interlocutori preziosi<br />

per decisioni importanti.<br />

Cosa si condivide<br />

Il gruppo sta valutando quali<br />

luoghi (fisici e non) comuni da<br />

condividere:<br />

- un parco privato con piazza<br />

coperta a uso pubblico aperto al<br />

quartiere e alla città;<br />

- uno spazio interno polivalente<br />

attrezzato per attività di aggregazione,<br />

ricreative e ristorative con<br />

prodotti del territorio, salone per<br />

feste, iniziative culturali, corsi di<br />

formazione alla sostenibilità;<br />

<strong>Consapevole</strong> 55


Comunità <strong>Consapevole</strong><br />

- la costituzione di un GAS<br />

(Gruppo di Acquisto Solidale);<br />

- una cucina per comunità con<br />

deposito e|o cantina;<br />

- una lavanderiae stireria;<br />

- un laboratorio per gli hobby e<br />

la creatività, per gli attrezzi e le<br />

riparazioni;<br />

- due automezzi di car sharing a<br />

disposizione della comunità e da<br />

integrare con il servizio pubblico<br />

di quartiere per affermare e<br />

praticare una nuova cultura della<br />

mobilità;<br />

- alcune camere per B&B (all’interno<br />

della cohouse o insieme<br />

agli alloggi privati) al fine di<br />

promuovere a livello europeo<br />

e internazionale i soggiorni in<br />

cohousing con escursioni e corsi<br />

di formazione ambientale – un<br />

modo nuovo di fare turismo<br />

sostenibile.<br />

A che punto siamo<br />

Il Piano Urbanistico Attuativo<br />

è in fase di convenzione<br />

con il Comune di Forlì.<br />

L’approvazione è prevista entro<br />

il 2010.<br />

In parallelo continua la ricerca<br />

di persone che vorranno aderire<br />

all’iniziativa attraverso incontri<br />

informativi per solidificare i<br />

diciotto nuclei previsti.<br />

All’ottenimento della convenzione<br />

verrà stipulato l’acquisto<br />

del terreno e la Cooperativa<br />

LeCASEfranche ne diventerà<br />

proprietaria.<br />

Di seguito sarà possibile partire<br />

con le opere di urbanizzazione e<br />

quelle edilizie.<br />

Quanto mi costi<br />

L’importo massimo previsto<br />

per il Progetto è di 5 milioni di<br />

euro che verranno recuperati<br />

attraverso: l’attivazione di mutui<br />

bancari da parte dei soci della<br />

Cooperativa, bandi regionali e<br />

56 <strong>Consapevole</strong><br />

nazionali per l’eco-efficienza<br />

energetica, bandi per la promozione<br />

della filiera corta, contributi<br />

per la prima casa e giovani<br />

coppie, altri canali di finanziamento<br />

disponibili per progetti<br />

sperimentali di questa valenza,<br />

ricavo attraverso il “conto energia”,<br />

utili da attività collegate<br />

al progetto (spazio ricreativo,<br />

soggiorni turismo sostenibile,<br />

accoglienza).<br />

Riconoscimenti e<br />

partecipazioni<br />

Il Progetto ha ottenuto il<br />

Patrocinio del Comune di<br />

Forlì negli assessorati al<br />

Decentramento e Partecipazione,<br />

al Welfare, all’Urbanistica,<br />

all’Ambiente come progetto<br />

pilota di riferimento per interventi<br />

successivi, oltre che<br />

“banco di prova” per valutare e<br />

monitorare i risultati attesi e le<br />

finalità del Comune in materia<br />

sociale, ambientale ed economica.<br />

“LeCASEfranche” ha rappresentato<br />

l’amministrazione forlivese<br />

al tavolo internazionale UE del<br />

SERN (Svezia-EmiliaRomagna<br />

Network) tenutosi a Boden<br />

(Svezia) a marzo 2010 per la<br />

forte sostenibilità ambientale<br />

rispetto soprattutto alle basse<br />

emissioni di CO 2 .<br />

“LeCASEfranche” fa parte della<br />

Rete Nazionale Cohousing<br />

costituita da associazioni e gruppi<br />

formali e informali, spontanei<br />

e senza scopo di lucro, che si<br />

occupano di promozione e/o<br />

realizzazione di esperienze di<br />

cohousing a livello locale.<br />

Siamo in attesa del Patrocinio<br />

della Provincia di Forlì-Cesena.<br />

Cosa leggere<br />

Antonella Sapio<br />

Famiglie, reti familiari e<br />

cohousing<br />

Verso nuovi stili del vivere,<br />

del convivere e<br />

dell’abitare<br />

Franco Angeli, 2010<br />

Donatella Bramanti<br />

Le comunità di famiglie<br />

Cohousing e nuove<br />

forme di vita familiare<br />

Franco Angeli, 2009<br />

Matthieu Lietaert<br />

Cohousing e Condomini<br />

Solidali + DVD<br />

Guida pratica alle nuove<br />

forme di vicinato e vita<br />

in comune con allegato il<br />

documentario “Vivere in<br />

cohousing”<br />

Aam Terra Nuova Edizioni, 2008<br />

Cercalo su:<br />

www.macrolibrarsi.it


Trivelle d’Italia<br />

Negli ultimi anni sempre più compagnie petrolifere chiedono i<br />

permessi per poter sondare il nostro territorio alla ricerca di<br />

petrolio, ma i rischi sono molto più dei benefici<br />

Recentemente in Italia è partita<br />

la caccia all’oro nero. Sotto<br />

ai nostri piedi ci sarebbero<br />

almeno cento milioni di tonnellate<br />

di greggio da estrarre.<br />

Per questo le compagnie italiane<br />

e straniere stanno facendo<br />

richieste pressanti per iniziare<br />

gli scavi. A rischio trivella<br />

ci sono il parco del Curone<br />

in Brianza, le isole Tremiti, la<br />

bassa padana, la costa dalle<br />

Marche alla Puglia, il mare di<br />

Cagliari e di Oristano, l’area<br />

tra le Egadi e Pantelleria e il<br />

mare a sud dell’Elba<br />

Con il disastro verificatosi<br />

al largo<br />

delle coste della<br />

Louisiana, il 20<br />

aprile 2010, dove<br />

il pozzo scavato a 1500 metri di<br />

profondità ha sversato in mare<br />

milioni di galloni di greggio<br />

con conseguenze disastrose per<br />

tutto l’ecosistema della zona del<br />

Golfo del Messico, si è discusso<br />

molto sulle procedure delle trivellazioni<br />

off shore, sui rischi che<br />

comportano perforazioni in punti<br />

non troppo lontani dalle coste e<br />

a profondità troppo elevate. Da<br />

un’inchiesta fatta da Bruxelles,<br />

per stabilire lo stato delle attuali<br />

Romina Rossi<br />

condizioni di perforazione nel<br />

Mediterraneo, è emerso un dato<br />

sorprendente: l’Italia è al terzo<br />

posto per piattaforme attive, con<br />

123 unità 1 . Il nostro Paese è superato<br />

solo dal Regno Unito, con<br />

486 piattaforme e dall’Olanda che<br />

ne conta 181.<br />

Un’altra indagine di Legambiente<br />

mette in evidenza che nel<br />

Belpaese attualmente vi sono 12<br />

raffinerie, 14 grandi porti petroliferi<br />

e 9 piattaforme di estrazione<br />

off-shore, che movimentano<br />

complessivamente 343 tonnellate<br />

di prodotti petroliferi. A questi<br />

vanno aggiunte le quantità di<br />

petrolio e affini stoccati in 482<br />

<strong>Consapevole</strong> 57


Rifiuto riuso riciclo<br />

depositi collocati vicino al mare,<br />

che hanno una capacità di quasi<br />

18 milioni di metri cubi. I numeri<br />

non si concludono qui, perché va<br />

ricordato che in tutta Italia esistono<br />

oltre 76 pozzi e altre zone<br />

sono a forte rischio trivelle. Nel<br />

2010 sono stati infatti rilasciati 95<br />

permessi di ricerche di idrocarburi,<br />

di cui 24 a mare che interessano<br />

un’area di circa 11 mila kmq.<br />

Gran parte degli impianti esistenti<br />

è gestita da Eni, seguita a ruota<br />

da Edison e da altre società minori,<br />

come Adriatica Idrocarburi o<br />

Ionica Gas. E la loro dislocazione<br />

va dall’Emilia Romagna alla<br />

Puglia, passando per l’Abruzzo,<br />

fino alla Sardegna, con punte nel<br />

Mar Ionio e in Sicilia (dove si<br />

trovano le principali piattaforme<br />

in mare, alcune delle quali molto<br />

vicine alla costa). E sarebbero in<br />

programma altri 16 siti di tipo<br />

mobile gestiti da società come<br />

Northen Petroleum, Petroceltic e<br />

Puma.<br />

La valle dell’Agip<br />

Il giacimento petrolifero nella<br />

Val d’Agri in Basilicata è quello<br />

più importante sulla terraferma<br />

dell’Europa continentale oltre al<br />

più vecchio d’Italia, costruito fra<br />

il 1936 e il 1945. Di proprietà<br />

dell’Eni, si stima che il potenziale<br />

del giacimento di idrocarburi<br />

si aggiri sui 90 milioni di barili,<br />

58 <strong>Consapevole</strong><br />

che rappresenta da solo l’80%<br />

del petrolio italiano (che però è<br />

pari al 5% del fabbisogno nazionale).<br />

Sono cifre, queste, che la<br />

Basilicata paga a caro prezzo:<br />

oltre il 70% della regione (che<br />

ha una superficie di appena 9992<br />

km 2 ) è interessato da permessi di<br />

ricerca e concessioni. 55 pozzi,<br />

22 concessioni di coltivazione<br />

petrolifera, 10 permessi di ricer-<br />

Già dal 2008 è stato messo in evidenza<br />

che nelle acque della sorgente<br />

Acqua dell’Abete, nella Val Camastra,<br />

è costante la presenza di rifiuti terrosi e<br />

rocce di scavo contenenti<br />

sostanze pericolose<br />

che e 720 chilometri di oleodotti<br />

sotterranei, rendono la Val d’Agri<br />

il principale impianto italiano.<br />

Sconcertante è che almeno 15<br />

pozzi si trovano all’interno di aree<br />

protette come il Parco del Pollino<br />

e il Parco Appennino Lucano, ricchi<br />

di sorgenti e boschi ma anche<br />

fortemente instabili; quasi tutti<br />

invece sono in prossimità di centri<br />

abitati. Solo nell’ottobre scorso si<br />

è riusciti a impedire che il nuovo<br />

pozzo dell’Eni fosse costruito<br />

a soli 700 metri da un ospedale<br />

cittadino e a 200 dal centro cittadino<br />

di Raia. Chi difende la<br />

costruzione di nuovi pozzi adduce<br />

la necessità di far entrare fondi,<br />

derivati da royalties dirette versate<br />

dall’Eni, che ammontano a<br />

circa 1 milione di euro nell’arco<br />

di 30 anni (cioè 6 euro a persona<br />

l’anno; 200 euro ad abitante in<br />

30 anni). Una ricchezza molto<br />

esigua che costringe il 38% della<br />

popolazione a emigrare in cerca<br />

di lavoro.<br />

La Basilicata come il Texas e il<br />

Kuwait, si dice da più parti, ma<br />

con una grossa differenza, lo<br />

scenario: aridi deserti da una<br />

parte, seppur con un loro prezioso<br />

ecosistema, terre e falde<br />

acquifere inquinate dall’attività<br />

estrattiva dall’altra. Già dal 2008<br />

è stato messo in evidenza che<br />

nelle acque della sorgente Acqua<br />

dell’Abete, nella Val Camastra,<br />

è costante la presenza di rifiuti<br />

terrosi e rocce di scavo contenenti<br />

sostanze pericolose, mentre nella<br />

diga di Pertusillo, che fornisce<br />

acqua potabile alla Puglia, la<br />

concentrazione di bario è tre<br />

volte superiore ai limiti previsti<br />

dalla legge. Gli effetti negativi<br />

delle estrazioni sono evidenti, e a<br />

farne le spese sono le numerose<br />

piccole aziende agricole, costrette<br />

a chiudere, a causa della scarsa<br />

appetibilità dei prodotti agricoli.<br />

Senza contare poi i danni al territorio:<br />

gli scavi, che nelle vallate<br />

lucane raggiungono quota 3-4.000<br />

metri, fanno tremare il suolo per<br />

le continue scosse causate dalle<br />

trivellazioni.<br />

Le conseguenze sulla popolazione<br />

sono altrettanto pesanti: l’incidenza<br />

di leucemia mieloide non<br />

ereditaria, che ha tra le cause<br />

anche l’esposizione al benzene,<br />

in Val d’Agri è più alta di oltre<br />

il 10% rispetto al resto della<br />

regione. Questo dato da solo non<br />

è stato sufficiente a far scattare<br />

l’allarme per i danni sulla salute,<br />

visto che in Basilicata fino al<br />

novembre scorso non esisteva una<br />

rete di monitoraggio ambientale<br />

nonostante le attività estrattive<br />

immettano nell’aria sostanze<br />

inquinanti come Ipa, Cov, benzene<br />

e idrogeno solforato (un gas<br />

incolore altamente infiammabile)<br />

il cui limite massimo di rilascio è<br />

fissato dall’Organizzazione mondiale<br />

per la Sanità a 0,005 parti


per milione, mentre in Italia è di<br />

5 ppm per l’emissione non legata<br />

ai pozzi e 30 ppm per l’estrazione<br />

petrolifera. Il progetto di sorveglianza<br />

sanitaria delle popolazioni<br />

che abitano nelle zone di estrazione<br />

mira a raccogliere informazioni<br />

cliniche ed epidemiologiche,<br />

al fine di conoscere le patologie<br />

e i rischi per la salute nei comuni<br />

interessati.<br />

Acque poco chiare<br />

Secondo uno studio del<br />

Norwegian Institute of Marine<br />

Research, l’Adriatico risulta il<br />

mare più inquinato al mondo per<br />

idrocarburi, per il 10% causato<br />

da piattaforme estrattive. Si tratta<br />

di fluidi e fanghi generati dalle<br />

trivellazioni e dagli scarti degli<br />

idrocarburi estratti e lavorati, che<br />

nel loro insieme risultano essere<br />

letali per la fauna marina e l’intero<br />

ecosistema. Al danno conclamato<br />

causato giornalmente dalle<br />

attività estrattive (sversamento di<br />

fanghi tossici e scarti operativi)<br />

di ogni piattaforma petrolifera, si<br />

somma l’inquinamento provocato<br />

dal transito in mare di ogni tipo<br />

di natanti e, soprattutto, delle<br />

navi-cisterna che trasportano gli<br />

idrocarburi. Anche le indagini sui<br />

fondali hanno un significativo<br />

impatto sull’ambiente: gli stru-<br />

Il no d’Abruzzo<br />

menti utilizzati, chiamati air gun -<br />

perché sparano potenti getti d’aria<br />

- sono annoverati fra le forme<br />

riconosciute di inquinamento<br />

marino. Una prima diretta conseguenza<br />

di tutto ciò è la diminuzione<br />

delle catture del pescato<br />

dell’80% in un’area distante fino<br />

a 8 miglia dalla sorgente durante<br />

l’utilizzo degli air gun.<br />

Non aiuta che l’Adriatico sia un<br />

mare “chiuso” e poco profondo,<br />

inadatto a smaltire le sostanze<br />

inquinanti, già interessato da un<br />

forte riscaldamento delle acque,<br />

da fenomeni di inquinamento<br />

da scarichi industriali e civili<br />

apportati dalle aste fluviali che<br />

in esso confluiscono: il fiume Po,<br />

in particolare, convoglia in mare<br />

una quantità enorme di prodotti<br />

inquinanti.<br />

A peggiorare la situazione è il<br />

Rifiuto riuso riciclo<br />

L’Adriatico risulta il mare più inquinato al<br />

mondo per idrocarburi, per il 10%<br />

causato da piattaforme estrattive.<br />

Si tratta di fluidi e fanghi generati dalle<br />

trivellazioni e dagli scarti degli<br />

idrocarburi estratti e lavorati, che nel<br />

loro insieme risultano essere letali per la<br />

fauna marina e l’intero ecosistema<br />

fenomeno di subsidenza che si<br />

verifica in alcuni tratti della costa<br />

veneta, romagnola, marchigiana e<br />

abruzzese: il lento e progressivo<br />

abbassamento verticale del piano<br />

di terreno, che può essere indotto<br />

dalla minore presenza di fluidi<br />

interstiziali residui nel terreno<br />

causata, per l’appunto, dall’estrazione<br />

di petrolio e gas.<br />

Intanto, nonostante gli allarmi e<br />

le comprovate controindicazioni,<br />

nel vicino Mediterraneo, la BP ha<br />

ottenuto il permesso di iniziare<br />

le trivellazioni al largo del golfo<br />

della Sirte proprio di fronte alla<br />

costa siciliana: sono in programma<br />

5 pozzi su fondali profondi<br />

fino a 1700 metri di profondità,<br />

200 metri più in profondità rispetto<br />

al pozzo Macondo, scoppiato<br />

nel Golfo del Messico. Le prospettive<br />

non sono affatto rosee.<br />

Il piccolo Abruzzo ha vinto nei mesi scorsi la battaglia contro il gigante britannico MedOli&Gas<br />

spa, che aveva in serbo la costruzione della piattaforma Ombrina Mare 2, a 6 chilometri dalla<br />

costa, che avrebbe coinvolto l’attività di ricerca, estrazione e stoccaggio di petrolio e idrocarburi.<br />

Il Progetto avrebbe interessato il 50% del territorio abruzzese per oltre 24 anni a partire<br />

dal 2013, che nel lungo periodo avrebbe reso 3 miliardi di euro (ma appena il 10% sarebbe<br />

andato agli enti locali). In seguito al disastro verificatosi nel Golfo del Messico invece le autorità<br />

comunali hanno negato i permessi, ritenendo che il Progetto non fosse sicuro.<br />

Ancora in forse invece è il progetto sui pozzi a Bomba, nella valle del Sangre, dove la<br />

statunitense Forest Oil Corporation ha presentato il piano per sfruttare un giacimento di idrocarburi<br />

in una zona vicino a due siti di interesse comunitari, ai piedi di una fragile diga, e in un<br />

territorio geologicamente instabile e sismico nelle strette vicinanze del centro abitato, con la<br />

conseguenza di forti emissioni di sostanze inquinanti, dannose per la salute umana.<br />

<strong>Consapevole</strong> 59


60 <strong>Consapevole</strong>


Biopiscine oggi<br />

È sorprendente osservare che<br />

strada hanno percorso le biopioscine<br />

dal tempo della loro<br />

comparsa 30 anni fa. Oggi esprimono<br />

natura, sono un ambiente<br />

meraviglioso per piante e animali<br />

acquatici e sono la gioia per<br />

gli amanti della natura. In essi la<br />

natura è la protagonista, il nuoto<br />

è un aspetto secondario.<br />

I primi biolaghi (così chiamati<br />

perché erano riproduzioni di<br />

laghi naturali in miniatura) sono<br />

comparsi in Austria, come sviluppo<br />

di laghetti ornamentali ed<br />

alcuni di loro esistono tuttora.<br />

Ben presto, la scintilla iniziale<br />

partita dall’Austria si è diffusa<br />

anche in Germania, Svizzera<br />

e man mano in tanti altri paesi<br />

europei. Sempre più persone si<br />

dedicano a questa innovazione<br />

e di conseguenza si sviluppa, si<br />

trasforma e assume sembianze<br />

sempre nuove, favorendo la<br />

stimolazione della fantasia di<br />

progettisti e costruttori che ottimizzano<br />

la qualità dell’acqua<br />

e riducono il fabbisogno delle<br />

superfici nei giardini.<br />

Ma come funziona una biopiscina?<br />

Nelle biopiscine a bassa tecnologia<br />

sono presenti microorganismi<br />

che filtrano e trasformano<br />

in continuazione le particelle<br />

sospese in acqua. Basti sapere<br />

che la popolazione di una biopiscina<br />

o di un lago è capace di<br />

filtrare l’intero volume d’acqua,<br />

mediamente, da 2 a 5 volte<br />

nell’arco di una giornata per<br />

rendersi conto quali forze invisibili<br />

sono presenti in natura. La<br />

circolazione d’acqua funziona<br />

senza pompe, senza corrente ad<br />

impatto ambientale zero!<br />

Ovviamente anche le piante<br />

acquatiche svolgono un ruolo di<br />

Foto 1 : Un Whirlpool tutto biologico con acqua riscaldata al fuoco e fitodepurazione<br />

,Carsten Schmidt<br />

primo ordine nei biolaghi; peró,<br />

a differenza di ció che si pensa<br />

comunemente, queste hanno<br />

una funzione indiretta: le piante<br />

assorbono sostanze nutritive e<br />

producono ossigeno, due processi<br />

fondamentali per garantire<br />

Foto 3<br />

Hotel Stephanshof a Tirolo (BZ)<br />

Informazione pubblicitaria<br />

Foto 2<br />

Cosí si presentano i<br />

microorganismi<br />

filtranti<br />

la stabilità del sistema e donarci<br />

acqua pulita.<br />

L’efficacia dei microrganismi<br />

batterici viene sfruttata nei filtri<br />

biologici, attraverso i quali<br />

viene convogliata l’acqua con<br />

l’ausilio di pompe. Questo<br />

sistema aumenta ulteriormente<br />

l´efficacia della filtrazione e<br />

viene perciò usato negli impianti<br />

ad utilizzo più intenso, come<br />

ad esempio negli alberghi o in<br />

piscine pubbliche.<br />

<strong>Consapevole</strong> 61


Apiterapia:<br />

il veleno<br />

che cura<br />

Pratica molto nota agli antichi, l’apiterapia<br />

si sta diffondendo anche nel mondo<br />

moderno con risultati sorprendenti<br />

Fin dall’antichità i<br />

prodotti dell’alveare<br />

sono stati utilizzati in<br />

vari modi dall’uomo:<br />

miele, cera, propoli e nettare<br />

sono stati ampiamente usati sia<br />

in cucina che in ambiti curativi<br />

(la descrizione delle proprietà<br />

del miele come alimento e<br />

farmaco è stata trovata su una<br />

tavoletta di argilla risalente al<br />

2700 a.C. nell’area mesopotamica).<br />

L’apiterapia o apipuntura,<br />

cioè l’impiego di prodotti<br />

dell’alveare e delle api stesse,<br />

era largamente praticata, tanto<br />

che vi si trovano indicazioni<br />

anche nella Bibbia, nel Corano<br />

e nel Talmud. Una pratica che<br />

è arrivata fino a noi, che anche<br />

oggi facciamo largo uso dei<br />

prodotti dell’alveare per curare<br />

raffreddori, mal di gola, sintomi<br />

influenzali, per non parlare poi<br />

dell’uso della cera per creare<br />

oltre che candele anche prodotti<br />

di bellezza.<br />

Ma gli antichi conoscevano<br />

bene anche le proprietà curative<br />

di un altro prodotto delle api…<br />

62 <strong>Consapevole</strong><br />

il veleno, molto efficace nella<br />

cura di disturbi articolari.<br />

La redazione<br />

Curarsi con i prodotti<br />

dell’alveare<br />

Alimento a cui facciamo ricorso<br />

soprattutto quando abbiamo mal<br />

di gola e raffreddori stagionali,<br />

in realtà il Nettare degli Dei era<br />

per gli antichi Greci depositario<br />

di benefiche qualità medicinali,<br />

tanto da far parte della medicina<br />

tradizionale delle più antiche<br />

popolazioni del mondo. Egizi<br />

e Sumeri ne conoscevano le<br />

proprietà cicatrizzanti: il miele<br />

contiene infatti sostanze quali<br />

l’apalbumina 1, che è un potente<br />

disinfettante naturale. La<br />

medicazione al miele è efficace<br />

sulle ferite,<br />

spesso anche<br />

su quelle infette<br />

che non rispondono<br />

agli antibiotici.<br />

Molto utile all’uomo è anche la<br />

propoli che è un ottimo antinfiammatorio<br />

e un antibiotico<br />

naturale; mentre pappa reale e<br />

polline sono alimenti preziosi<br />

con un importante effetto rivitalizzante<br />

per lo stato generale<br />

dell’organismo (ottimo per<br />

sportivi, bambini, anziani e<br />

La medicazione al miele è efficace sulle<br />

ferite, spesso anche su quelle infette<br />

che non rispondono agli antibiotici<br />

convalescenti). Anche la cera è<br />

usata dall’uomo da millenni: già<br />

gli Egizi risalenti al 2100-2200<br />

a.C., che ne conoscevano alla<br />

perfezione il processo di estrazione,<br />

purificazione e di sbian-


camento,<br />

la<br />

utilizzavano<br />

in creme<br />

per proteggere la<br />

pelle dai raggi solari.<br />

Ancora oggi è molto usata per<br />

preparati cosmetici e farmaceutici,<br />

oltre che nei prodotti per<br />

il restauro e la cura del legno e<br />

per la produzione di candele.<br />

Veleno d’api<br />

Pratica ancora parecchio sconosciuta<br />

in Italia, sebbene si dica<br />

che delle sue proprietà curative<br />

ne abbiano beneficiato anche<br />

Carlo Magno e Ivan il Terribile,<br />

l’apiterapia consiste nell’iniezione<br />

sottocutanea del veleno<br />

delle api nella zona da trattare.<br />

Da oltre 100 anni l’apiterapia<br />

è annoverata fra le terapie riconosciute<br />

dallo Stato in Francia,<br />

Austria, Cecoslovacchia, Unione<br />

Sovietica; mentre a Cuba è<br />

dichiarata di interesse nazionale.<br />

I moderni studi sugli effetti del<br />

veleno d’api risalgono alla fine<br />

dell’Ottocento, ma è solo negli<br />

anni Trenta del Novecento che il<br />

medico ungherese Beck arrivò a<br />

una profonda esplorazione degli<br />

aspetti dell’apiterapia e dei suoi<br />

effetti. Beck mise in evidenza<br />

come il veleno d’api funzionasse<br />

nei casi di reumatismi, artrite,<br />

artrosi e dolori muscolari con<br />

le relative controindicazioni e<br />

con la necessità di effettuare<br />

dei test allergologici preventivi.<br />

Più recentemente, gli studi condotti<br />

dall’I.A.S. (International<br />

Apitherapy Study) ha messo<br />

in evidenza che l’apiterapia si<br />

è dimostrata efficace su oltre<br />

12.000 persone per trattare casi<br />

di artrite, tendiniti, emicrania,<br />

gotta, infiammazioni, sindromi<br />

premestruali, facendo riscontrare<br />

effetti benefici quasi immediati.<br />

Nel 1962 gli studi del dottor<br />

Broadman di New York, confluiti<br />

poi nel libro che ancora oggi è<br />

tenuto in grande considerazione,<br />

“Il veleno dell’ape, trattamento<br />

naturale di reumatismi e artriti”,<br />

permisero di effettuare ulteriori<br />

passi in avanti nella pratica<br />

dell’apiterapia perché i suoi dati<br />

furono supportati da serie prove<br />

cliniche.<br />

Più recentemente, il dottor<br />

Artemov, dell’Università di<br />

Gorki in Russia, ha osservato<br />

come il veleno delle api manifesti<br />

una spiccata azione antivirale<br />

e anticancerogena, e come la<br />

Curarsi da sé<br />

dilatazione dei vasi capillari<br />

faccia abbassare la pressione<br />

arteriosa. Ma le patologie che<br />

possono trovare vantaggio da<br />

un trattamento con veleno d’api<br />

sono molteplici:<br />

• patologie reumatiche (artrosi,<br />

artrite reumatoide, gotta,<br />

fibromialgia…);<br />

• tendiniti;<br />

• neuropatologie periferiche;<br />

• nefrite;<br />

Pratica ancora parecchio sconosciuta<br />

in Italia, sebbene si dica che delle sue<br />

proprietà curative ne abbiano<br />

beneficiato anche Carlo Magno e Ivan<br />

il Terribile, l’apiterapia consiste<br />

nell’iniezione sottocutanea del veleno<br />

delle api nella zona da trattare<br />

Avvertenza!<br />

Un individuo in buono<br />

stato di salute, non allergico<br />

o sensibile, può sopportare<br />

normalmente da 1<br />

a 5 punture contemporaneamente<br />

e nella stessa<br />

zona, senza avere particolari<br />

reazioni dolorose<br />

all’infuori di un forte bruciore,<br />

peraltro temporaneo,<br />

e un breve, ma fastidioso<br />

prurito. Una terapia a<br />

base di veleno d’api deve<br />

essere costantemente<br />

seguita da un medico, il<br />

quale controlla la somministrazione<br />

e consiglia di<br />

volta in volta la dose e la<br />

forma più idonea. È fondamentale<br />

prima di sottoporsi<br />

alla terapia verificare<br />

di non avere allergie alle<br />

punture delle api.<br />

<strong>Consapevole</strong> 63


Curarsi da sé<br />

• lombalgia, cervicalgia, sciatalgia;<br />

• sclerosi multipla.<br />

Una bufala, un mito, uno scherzo?<br />

No, perché gli studi condotti in<br />

Italia a tal proposito avvalorano la<br />

tesi della validità del veleno delle<br />

api: il dottor Franco Feraboli della<br />

Divisione di Ortopedia dell’Azienda<br />

Ospedaliera di Cremona (l’unico<br />

in Italia che insieme al dottor<br />

Federico Grosso di Milano, fa<br />

uso di questa pratica), ha messo<br />

in evidenza l’efficacia dell’apiterapia<br />

in patologie artrosiche e<br />

degenerative delle piccole e medie<br />

articolazioni soprattutto quando<br />

l’articolazione presenta i caratteri<br />

classici dell’infiammazione come<br />

il rossore, il dolore e la limitazione<br />

funzionale.<br />

Non dobbiamo però pensare,<br />

sottolinea Feraboli, che il veleno<br />

d’api vada considerato come<br />

una panacea per ogni tipo di<br />

malattia reumatica, ma piuttosto<br />

è da considerare un coadiuvante<br />

nel trattamento classico di queste<br />

patologie.<br />

Dottore addio!<br />

Ma come funziona la terapia<br />

con il veleno? Non è ancora del<br />

tutto chiaro, si ipotizza però che<br />

esso agisca sulle terminazioni<br />

nervose riducendo la sensibilità<br />

al dolore e migliorando il quadro<br />

infiammatorio. Il veleno è<br />

64 <strong>Consapevole</strong><br />

infatti composto principalmente<br />

da istamina (che provoca dolore<br />

locale, edema e aumento dell’afflusso<br />

sanguigno e agisce anche<br />

come potente antinfiammatorio<br />

non solo a livello locale, ma<br />

anche a livello sistemico, praticando<br />

un effetto di stimolazione<br />

sul sistema immunitario), lecitinasi<br />

(ha uno spiccato effetto<br />

emolitico distruggendo i globuli<br />

rossi ed altre cellule dei tessuti)<br />

Non dobbiamo però pensare che il<br />

veleno d’api vada considerato come<br />

una panacea per ogni tipo di malattia<br />

reumatica, ma piuttosto è da considerare<br />

un coadiuvante nel trattamento<br />

classico di queste patologie<br />

e ialuronidasi (che agisce come<br />

un fattore di diffusione del veleno,<br />

sciogliendo l’acido ialuronico<br />

del tessuto connettivo). Ma a<br />

quale di tutti questi fattori sia da<br />

attribuire l’effetto curativo del<br />

veleno d’api resta un mistero.<br />

Quello che invece è certo è che<br />

generalmente la terapia si suddivide<br />

in cicli variabili che durano,<br />

di solito, dalle due alle otto settimane<br />

con una frequenza di due<br />

sedute settimanali. Mentre in<br />

passato, l’ape veniva appoggiata<br />

sulla parte da curare fino a che<br />

non pungeva, oggi più semplicemente<br />

il medico inietta il veleno<br />

estratto dall’ape.<br />

Si preferisce usare il veleno<br />

delle api giovani e ricche di<br />

veleno che non hanno più di tre<br />

settimane di vita, non portano<br />

nettare, propoli e acqua che<br />

mancherebbero allo sciame e<br />

alla sua sopravvivenza, si piazzano<br />

sullo scivolo d’ingresso<br />

dell’alveare e sono facilmente<br />

rimpiazzabili dalle circa 2.000<br />

uova che la regina depone nelle<br />

celle, giornalmente, dalla primavera<br />

all’autunno.<br />

Come e dove si punge? In genere<br />

si punge sulle zone dolenti<br />

utilizzando l’ape viva applicata<br />

più volte, con l’aiuto di una<br />

retina finissima per estrarre il<br />

pungiglione, oppure più api fino<br />

a un massimo di 30 punture. È<br />

bene praticare un intervallo di<br />

5-7 giorni fra una serie di punture<br />

e l’altra. La terapia è priva di<br />

effetti collaterali, ma può avere<br />

effetti tossici e letali (per uccidere<br />

un uomo sono necessarie<br />

600 punture, per un bambino di<br />

10 anni ne bastano 90). Le dosi<br />

tossiche danno arresto cardiaco.<br />

Molto importante è anche il preliminare<br />

controllo del medico<br />

che dovrà accertare l’assenza di<br />

allergia del paziente al veleno,<br />

onde evitare il rischio di shock<br />

anafilattico.<br />

Cosa leggere<br />

Cristina Materescu<br />

Apiterapia. Come usare<br />

i prodotti dell’alveare per<br />

la salute<br />

MIR Edizioni, 2008<br />

Theodore Cherbuliez,<br />

Roch Domerego<br />

Curarsi con tutti i<br />

prodotti delle Api.<br />

Le nuove scoperte nel<br />

campo dell’apiterapia<br />

Red Edizioni, 2006<br />

Cercalo su:<br />

www.macrolibrarsi.it


una cosa<br />

sola che<br />

dobbiamo<br />

fare per cam- C’è<br />

biare e salvare<br />

il mondo. Viene prima del<br />

risparmio delle risorse. Prima<br />

Ecologia degli<br />

affetti<br />

A scuola di buone relazioni: per cambiare e salvare il mondo<br />

Intervista a Giuliana Mieli, psicologa<br />

delle energie rinnovabili e della<br />

raccolta differenziata. Prima del<br />

cibo locale e biologico. Prima<br />

della nascita in strutture extra<br />

ospedaliere e dell’allattamento<br />

al seno. Secondo la psicologa<br />

Giuliana Mieli – che per anni ha<br />

Marianna Gualazzi<br />

lavorato in ospedale formando<br />

il personale sanitario e i futuri<br />

genitori rispetto all’affettività<br />

della donna in gravidanza e ai<br />

bisogni affettivi del bambino<br />

e che ha recentemente scritto<br />

un libro su questi temi (cfr. Il<br />

<strong>Consapevole</strong> 65


Bambini e genitori<br />

Sul retro della casa è ben visibile come nel<br />

progetto si sia sfruttata l’esistenza di una<br />

roccia alla quale appoggiare gran parte del<br />

peso della struttura.<br />

Chi ci insegna cosa vuol dire diventare<br />

adulto in termini emotivi? Nella nostra<br />

società diventi adulto perché prendi la<br />

patente, guidi la macchina,<br />

vai a lavorare…<br />

bambino non è un elettrodomestico,<br />

Urra 2009) – prima di<br />

tutto questo la nostra società<br />

deve recuperare la centralità<br />

degli affetti. Non si tratta di un<br />

discorso di carattere psicologico,<br />

ma di un necessario ampliamento<br />

del termine “ecologico”, a<br />

comprendere quelle che sono le<br />

condizioni della sopravvivenza<br />

emotiva, e non solo fisica, della<br />

66 <strong>Consapevole</strong><br />

nostra specie: non siamo solo un<br />

corpo che respira e che mangia,<br />

ma abbiamo bisogno, necessità,<br />

di buone relazioni.<br />

L’infelicità e la malattia dilaganti<br />

sono il segno della negazione dei<br />

bisogni affettivi compiuta dalla<br />

società occidentale: se non riusciamo<br />

a comprendere e spezzare<br />

questo circolo vizioso, siamo<br />

destinati a perire…<br />

Partiamo dalla gravidanza.<br />

Mi sembra che spesso una<br />

donna in gravidanza si trovi<br />

a impersonare uno stereotipo<br />

– quello della futura madre<br />

felicissima e placida sempre<br />

intenta ad accarezzarsi il pancione<br />

– e che tutto quello che<br />

rientra nella sfera del dubbio,<br />

del malessere, della paura<br />

sia come “oscurato”: non se<br />

ne parla. Perché passa solo il<br />

messaggio di questa gravidanza<br />

“infiocchettata”, color rosa<br />

confetto?<br />

Quello che dice è profondamente<br />

vero. Ma è anche molto più complicato<br />

di così: o passa una visione<br />

della gravidanza – e soprattutto<br />

del parto – molto angosciante<br />

e spaventosa, oppure tutto è<br />

roseo e perfetto: ci sono degli<br />

estremi.<br />

Quello che manca è la consapevolezza<br />

profonda che la vita è un<br />

susseguirsi di emozioni che non<br />

sono mai costanti e gli eventi<br />

della vita non sono mai perfetti,<br />

perché se così fosse sarebbero<br />

anche estremamente noiosi. La<br />

gravidanza, il parto, la maternità<br />

sono eventi emotivamente<br />

molto gratificanti, ma portano<br />

inevitabilmente con sé anche<br />

delle difficoltà. Non c’è nulla di<br />

gratuito nella vita. Questa propaganda<br />

edulcorata della maternità<br />

finisce per essere assolutamente<br />

controproducente. La gravidanza<br />

e il parto sono eventi molto<br />

forti, radicali: la natura prepara<br />

questi eventi in maniera profonda.<br />

La gravidanza – dal punto<br />

di vista psicologico – contiene<br />

in sé un’ambivalenza: anche la<br />

donna più convinta e motivata<br />

nell’avere figli ha i suoi momenti<br />

di dubbio e si domanda se è il<br />

momento giusto, se ha fatto bene,<br />

se ce la farà, se è adeguata. Non<br />

si torna più indietro: è il passag-


gio della vita che ti trasforma<br />

da figlia a madre. C’è anche il<br />

senso dello scorrere del tempo,<br />

di un tempo passato che non<br />

tornerà più. Una volta questi passaggi<br />

venivano ritualizzati, ora<br />

dobbiamo riconoscerli e dirne<br />

la loro ineliminabile difficoltà:<br />

dobbiamo accettarla e parlarne,<br />

non appiccicare un’etichetta di<br />

depressione al primo segnale di<br />

turbamento.<br />

A proposito di depressione<br />

post partum, mi sembra stia<br />

diventando una tappa obbligata.<br />

Si dà come per scontato che<br />

a tutte le neo mamme debba<br />

venire la depressione post partum…<br />

È così: il fatto che nella donna<br />

in maternità ci sia un’ombra di<br />

insicurezza è immediatamente<br />

trasformato in un problema<br />

psichiatrico. Nel discorso sulla<br />

depressione post partum due<br />

fatti importanti non vengono mai<br />

detti: il cambiamento totale che<br />

occorre nella tua vita quando<br />

arriva un neonato rispetto a dei<br />

ritmi di lavoro a cui siamo abituati,<br />

e un’abitudine a vivere la<br />

nostra crescita solo in termini di<br />

aumento di professionalità nel<br />

lavoro.<br />

Chi ci insegna cosa vuol dire<br />

diventare adulto in termini<br />

emotivi? Nella nostra società<br />

diventi adulto perché prendi la<br />

patente, guidi la macchina, vai<br />

all’università e vai a lavorare.<br />

Diventando genitori, ti trovi<br />

improvvisamente di fronte ad un<br />

mondo – quello degli affetti del<br />

bambino – che non conosci perché<br />

nessuno ti ha insegnato niente.<br />

Barry Brazelton – un grande<br />

pediatra americano – propone<br />

di inserire la materia “affettività”<br />

e “educazione all’affettività” nei<br />

programmi scolastici, accanto<br />

alla matematica e alla letteratura.<br />

Perché dobbiamo esser così<br />

ignorati su una cosa che ci tocca<br />

così da vicino?<br />

Neppure ai corsi pre-parto<br />

fanno cenno di quelli che sono<br />

i bisogni affettivi primari di un<br />

neonato. E anche quando si parla<br />

di parto naturale – e io sono profondamente<br />

a favore del parto<br />

naturale – si dovrebbe sempre<br />

sottolineare che la naturalità<br />

del parto va preservata anche<br />

e soprattutto perché è da quel<br />

processo delicato e complesso<br />

che la natura ha messo a punto,<br />

che inizia la costruzione di un<br />

legame affettivo sano, fruttuoso<br />

e maturo tra mamma e bambino.<br />

Sono gli ormoni del parto naturale<br />

– quegli ormoni innescati<br />

dall’alternanza ritmica della contrazione<br />

dolorosa e della pausa<br />

di rilassamento – che danno il<br />

giusto accordo iniziale per questo<br />

incontro: quel modo di nascere<br />

serve a ispirarti per quello che<br />

deve essere il rapporto con il<br />

bambino anche dopo la nascita.<br />

Perché invece le donne hanno<br />

sempre più paura del dolore<br />

del parto?<br />

Io penso che il più grande e<br />

potente analgesico per il parto<br />

sia capire che cos’è un parto da<br />

un punto di vista emotivo: la<br />

natura ha previsto questo distacco<br />

lento e graduale, e il dolore<br />

è il segno di una ferita che la<br />

madre deve saper tollerare per-<br />

Bambini e genitori<br />

ché deve rinunciare al possesso<br />

totale del bambino altrimenti lo<br />

ucciderebbe. Questo vale non<br />

soltanto nel momento del parto,<br />

ma nella vita: abbiamo dei genitori<br />

che non lasciano crescere<br />

i figli. Nel dolore del parto c’è<br />

scritto a caratteri di fuoco che<br />

il figlio è tuo, ma tu non lo puoi<br />

tenere, lo devi spingere fuori, lo<br />

devi lasciare andare – così come<br />

C’è un’ignoranza dilagante rispetto a<br />

quelli che sono i bisogni affettivi della<br />

vita dell’uomo<br />

un domani dovrai lasciarlo alla<br />

sua vita, alla sua strada ed essere<br />

contento del tempo e del percorso<br />

che ha fatto con te. Si tratta<br />

di passaggi fortissimi a livello<br />

emotivo, molto potenti: vogliamo<br />

continuare a viverli sotto<br />

anestetico?<br />

Il profondo cambiamento,<br />

ineludibile e ineluttabile, che<br />

avviene nella donna in gravidanza<br />

e in maternità viene<br />

negato nella nostra società.<br />

Tutto deve tornare al più<br />

presto come prima: subito in<br />

forma dopo il parto, subito a<br />

lavorare… C’è una forte pressione<br />

sociale a fare un figlio,<br />

ma un’altrettanto forte pressione<br />

che ti incita a liberarti<br />

del bambino appena l’hai<br />

messo al mondo, in nome di<br />

quell’indipendenza – tua e<br />

sua – che sembra essere un<br />

dictat imprescindibile dell’essere<br />

umano contemporaneo.<br />

Penso che questo provochi<br />

una sofferenza atroce sia<br />

nelle mamme che nei bambini.<br />

<strong>Consapevole</strong> 67


Un bambino ha bisogno di poche cose<br />

fondamentali che gli vanno garantite:<br />

sentirsi amato e poter esplorare la realtà<br />

Senza donne<br />

Sul tema della durata dei<br />

congedi di maternità in Italia<br />

e nel resto d’Europa e in<br />

generale per un’analisi della<br />

condizione delle donne nel<br />

nostro Paese, vi invito a<br />

vedere (o rivedere) l’interessantissima<br />

inchiesta realizzata<br />

dal programma televisivo<br />

Presa Diretta, ideato e condotto<br />

da Riccardo Iacona. Il<br />

documentario Senza Donne è<br />

andato in onda lo scorso 26<br />

settembre 2010 alle 21,00 su<br />

Rai Tre e può essere rivisto<br />

sul sito della trasmissione:<br />

www.presadiretta.rai.it.<br />

68 <strong>Consapevole</strong><br />

Questa separazione precoce<br />

che conseguenze ha?<br />

Ritengo che un anno a casa<br />

pagata con il bambino sia la<br />

soluzione da adottare in qualsiasi<br />

Paese si ritenga moderno<br />

e avanzato: è un investimento<br />

che va fatto per il benessere<br />

emotivo delle future generazioni.<br />

Dopo l’anno il bambino<br />

può anche essere inserito al<br />

nido, ma anche qui il legislatore<br />

dovrebbe imporre la possibilità<br />

di avere dei part time garantiti<br />

in modo che il rientro al lavoro<br />

sia graduale e il bambino abbia<br />

modo di capire che tu ci sei<br />

anche quando vai via. Mi chiedo:<br />

come si fa a fare delle leggi<br />

che governano la vita sociale ed<br />

economica delle persone senza<br />

conoscere la natura dell’uomo?<br />

Ci stiamo giocando il futuro<br />

dell’umanità e la sofferenza psicologica<br />

dilagante e crescente<br />

ne è una prova più che tangibile.<br />

Quello che fa ammalare è l’abbandono<br />

precoce e la mancata<br />

emancipazione: questa società<br />

propone un abbandono precoce<br />

quando il bambino non è nelle<br />

condizioni di tollerare la separazione<br />

perché non ha i mezzi mentali<br />

per tollerarla; poi – quando i<br />

ragazzi diventano adulti – non c’è<br />

lavoro, non c’è per loro la possibilità<br />

di avere case a prezzi ragionevole<br />

e di formarsi una famiglia nel<br />

momento in cui questo deve avvenire.<br />

Quando devono crescere non<br />

li si lascia crescere, mentre quando<br />

sono piccoli vengono spinti<br />

verso un’indipendenza precoce<br />

che impedisce loro il formarsi di<br />

una base affettiva sicura.<br />

A quante neo mamme è stato<br />

detto da amici, parenti e anche<br />

operatori: “non prenderlo in<br />

braccio che lo vizi”: perché?


Perché c’è un’ignoranza dilagante<br />

rispetto a quelli che sono<br />

i bisogni affettivi della vita<br />

dell’uomo e su questo punto<br />

trovo che ci sia una grande<br />

responsabilità da parte della<br />

comunità degli psicologi. Prima<br />

che il bambino si percepisca<br />

come un qualcosa a sé rispetto<br />

alla madre ci vogliono tre mesi:<br />

prima egli crede di essere ancora<br />

nella pancia della mamma.<br />

Questo noi lo sappiamo, gli<br />

psicologi lo sanno, ma non viene<br />

divulgato come dovrebbe: rimane<br />

un’informazione che circola<br />

nelle conventicole degli psicologi.<br />

Questi temi vanno divulgati<br />

ed è quello che ho cercato di<br />

fare con il mio libro, con il lavoro<br />

decennale che ho svolto in<br />

ospedale nel reparto maternità e<br />

che svolgo ancor oggi formando<br />

gli operatori e i futuri genitori.<br />

Manca la conoscenza della<br />

fisiologia degli affetti, di come<br />

gli affetti hanno bisogno di un<br />

ambiente adeguato per crescere:<br />

non basta crescere fisicamente<br />

se tu non hai un ambiente intorno<br />

a te adeguato, che ti faccia<br />

maturare lentamente e gradualmente.<br />

Ecco il modello, distacco<br />

lento e graduale: un po’ fuori e<br />

un po’ dentro, un po’ avanti e<br />

un po’ indietro. Se un figlio non<br />

è seguito in questo modo non<br />

matura e non diventa adulto.<br />

Mi sembra che oggi sia sempre<br />

più difficile per i giovani essere<br />

genitori, fare proprio questo<br />

ruolo: si vedono giovani famiglie<br />

in preda ai figli, incapaci<br />

di guidarli. Quali potrebbero<br />

essere i suoi consigli a questo<br />

proposito?<br />

Io penso che questa difficoltà sia<br />

data dal fatto che nessuno spiega<br />

alle giovani generazioni che cosa<br />

sia un bambino. Un bambino ha<br />

bisogno di poche cose fondamentali<br />

che gli vanno garantite:<br />

sentirsi amato e poter esplorare<br />

la realtà. Il bambino deve sentire<br />

la sicurezza della contiguità con<br />

una figura affettiva di riferimento:<br />

uno stare vicino, uno stare<br />

insieme senza ansia. Se il bambino<br />

sente questo è tranquillo.<br />

Però il bambino è anche<br />

un’esplosione di energia e gli<br />

devono essere forniti i mezzi e<br />

gli strumenti per conoscere ed<br />

esplorare il mondo, dandogli<br />

però dei limiti. Il bambino ha<br />

anche bisogno di essere contenuto,<br />

non gli si può lasciare fare<br />

quello che vuole. Il contenimento<br />

non deve essere autoritario,<br />

ma autorevole. Per esempio:<br />

nell’età in cui è possibile iniziare<br />

a guardare la televisione si<br />

guarda solo ciò che viene deciso<br />

insieme in base alla sua utilità;<br />

a un orario stabilito si va a letto,<br />

si condividono i pasti a tavola,<br />

eccetera. Non si tratta di regole,<br />

si tratta di cose da fare insieme,<br />

di cui godere insieme, in modo<br />

che il bambino trascorra la giornata<br />

scandita da avvenimenti<br />

che condivide con la mamma, il<br />

papà, la nonna, gli amici e che<br />

hanno una loro logica e un’organizzazione<br />

a favore della salute<br />

del bambino. Inoltre il bambino<br />

ha bisogno di essere ascoltato e<br />

di ricevere una risposta coerente<br />

alle sue manifestazioni emotive:<br />

l’adulto risponde con le sue emozioni<br />

alle emozioni del bambino.<br />

Nelle modalità di questa risposta<br />

il bambino impara come l’altro<br />

Per approfondire<br />

Giuliana Mieli<br />

Il Bambino<br />

non è un<br />

elettrodomestico<br />

Gli affetti che<br />

contano<br />

per crescere,<br />

curare,<br />

educare<br />

Urra, 2009<br />

Bambini e genitori<br />

Siamo una società che ignora e<br />

trascura gli affetti. A partire da<br />

questa constatazione l’autrice<br />

descrive le tappe della maturazione<br />

affettiva dell’individuo e propone<br />

una riflessione sull’origine di una<br />

disattenzione filosofica e scientifica<br />

che può avere conseguenze gravi<br />

per il futuro della nostra società. La<br />

risposta ai bisogni affettivi di base<br />

è infatti una condizione biologica<br />

ineludibile per la sopravvivenza<br />

della specie: l’averlo trascurato si<br />

riflette non solo nella sofferenza<br />

psichica dilagante, ma anche nelle<br />

difficoltà che sempre di più accompagnano<br />

la maternità. L’affettività<br />

è il solo e fondamentale valore che<br />

dobbiamo recuperare e spendere<br />

per salvare e cambiare il mondo.<br />

Cercalo su:<br />

www.macrolibrarsi.it<br />

risponde alle emozioni che lui ha<br />

provato e questo è fondamentale<br />

per la sua crescita. Quando un<br />

bambino si trova a vivere in queste<br />

condizioni è a posto: non ha<br />

bisogno di nient’altro.<br />

Abbiamo intervistato Giuliana Mieli<br />

Laureata in filosofia teorica in psicologia clinica, dopo<br />

aver lavorato negli anni Settanta presso i primi centri di<br />

salute mentale sul territorio, è stata consulente nel reparto<br />

Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale S. Gerardo di Monza.<br />

<strong>Consapevole</strong> 69


Fertilità, amore<br />

e saggezza in<br />

ecovillaggio<br />

A due passi dal paese istriano di Bale, in Croazia, spiritualità<br />

ed ecologia si incontrano<br />

We are all one.<br />

Siamo tutti<br />

figli della<br />

stessa madre<br />

terra, diverse<br />

e peculiari emanazioni della<br />

stessa energia vitale. E per<br />

trovare l’equilibrio ognuno di<br />

noi dovrebbe ricercare l’armonia<br />

tra la propria immateriale<br />

coscienza e la materialissima<br />

terra. Spiritualità ed ecologia<br />

sono inseparabili, due strade da<br />

percorrere, entrambe, per dar<br />

un senso (positivo) alla propria<br />

vita. E per imboccarle si può<br />

partire dall’eko art centar Eia<br />

situato in Croazia a pochi chilometri<br />

da Bale (Valle in italiano),<br />

paese che si affaccia sulla costa<br />

occidentale dell’Istria: pulita,<br />

selvaggia, originale e per questo<br />

tanto, tanto bella.<br />

Anima fondatrice dell’ecovillaggio<br />

è Igor Drandić, due occhi<br />

ben aperti che sorridono tra le<br />

rughe: quiete è il primo aggettivo<br />

che viene in mente a tentarlo<br />

di descrivere. Dopo aver viaggiato<br />

e vagabondato tra terre<br />

tanto diverse e lontane, dopo<br />

70 <strong>Consapevole</strong><br />

esser stato affascinato dal Tibet<br />

e aver eletto la Sardegna più<br />

sconosciuta a sua seconda casa,<br />

Igor è tornato alle sue origini e,<br />

sette anni fa, ha creato il primo<br />

ecovillaggio croato, su un terreno<br />

dove un tempo suo nonno vi<br />

coltivava le viti. Segno di buon<br />

auspicio, la scelta del nome:<br />

Eia infatti è un’antica divinità<br />

istriana, dea della fertilità ma<br />

anche dell’amore e della saggezza.<br />

Tutte doti necessarie per<br />

raggiungere il famoso equilibrio,<br />

meta e scopo ultimo di una vita<br />

alla ricerca della pace interiore.<br />

Chiara Meriani<br />

Che qui non si trova soltanto<br />

nel silenzio della solitudine, ma<br />

soprattutto nella gioia conviviale<br />

della comunità: punto di<br />

forza, assieme alla natura che a<br />

Bale regna incontrastata, è infatti<br />

il calore umano, tenuto ben<br />

vivo dalle persone che vengono<br />

a cercare, e a portare, pace.<br />

Spesso chi viene qui per “riposare”<br />

scopre che è molto più riposante “lavorare”:<br />

gli ospiti si rimboccano le mani e<br />

si mettono a tagliare legna, impastare<br />

fango e paglia, dar da mangiare agli<br />

animali, raccogliere i frutti dell’orto per<br />

poi godere in compagnia di un buon<br />

pasto davanti a un falò<br />

Lavorare per riposarsi<br />

Chi arriva per visitare questo<br />

centro ecologico e artistico vi<br />

può soggiornare come fosse<br />

una sorta di campeggio: può<br />

sistemare la propria tenda o<br />

utilizzare una tenda o una rou-


lotte messa a disposizione degli<br />

ospiti; può anche sistemarsi in<br />

una deliziosa casetta dall’anima<br />

di paglia e fango, in un rifugio<br />

di legno incastonato nel bosco<br />

o magari in una piccola capanna<br />

su un albero. Può godersi<br />

l’atmosfera rilassata, il contatto<br />

con la natura, imparare guardando<br />

o seguendo varie attività<br />

proposte. Può farsi una vacanza<br />

all’insegna del relax. Ma, ci<br />

racconta Igor, spesso chi viene<br />

qui per “riposare” scopre che è<br />

molto più riposante “lavorare”:<br />

e allora, dopo qualche giorno<br />

di ambientamento, gli ospiti si<br />

rimboccano le mani e si mettono<br />

a tagliare legna, impastare<br />

fango e paglia, dar da mangiare<br />

agli animali, raccogliere i frutti<br />

dell’orto per poi godere in compagnia<br />

di un buon pasto – bio,<br />

a km zero, vegetariano e magari<br />

vegano – davanti a un falò. Il<br />

modo migliore per sentirsi<br />

realizzati è fare, e facendo si<br />

impara molto: dalla costruzione<br />

di casette ecologiche faida-te<br />

al bio-giardinaggio; dal<br />

composting all’utilizzo delle<br />

piante medicinali; dall’uso<br />

dell’energia pulita alla raccolta<br />

di acqua potabile; dalla<br />

creazione di oggetti in argilla<br />

alla permacultura. Soprattutto<br />

quest’ultima trova attenzione<br />

all’eko centar, dove ormai da<br />

anni si svolgono corsi di permacultura,<br />

sia con appuntamenti<br />

ripetuti settimanalmente<br />

durante tutto il corso dell’anno<br />

che con workshop di<br />

alcuni giorni, tenuti da guru<br />

come lo sloveno Janez Božić,<br />

l’italiano Dario Cortese padre<br />

della “permacultura selvaggia”<br />

e soprattutto l’austriaco Sepp<br />

Holzer, fondatore dell’“agricoltura<br />

permanente” e autore<br />

del libro Der Agrar–Rebell<br />

(L’agricoltore ribelle) per il<br />

Eia, dea istriana<br />

della fertilità<br />

Raffigura una donna partoriente:<br />

l’antica scultura è stata ritrovata<br />

nel sito archeologico di Nesazio.<br />

L’epica difesa dell’indipendenza<br />

istriana, nel 177 a.C., cantata<br />

nel XVI libro degli Annali di<br />

Ennio e nel Bellum Histricum di<br />

Ostio, di cui rimane il racconto<br />

di Livio, ebbe qui il suo epilogo<br />

con il sacrificio di Epulone e della<br />

sua corte. Nesazio, distrutta dai<br />

Romani prima e dai Longobardi<br />

poi, era l’unico insediamento<br />

istriano che aveva tutte le<br />

caratteristiche di una città già ai<br />

tempi della preistoria.<br />

Eia, la dea istriana della fertilità,<br />

dell’amore e della saggezza,<br />

veniva venerata dalle genti<br />

che in antichità popolavano<br />

l’insediamento insieme a Trita,<br />

Melesoco, Sentona e Histria Terra.<br />

<strong>Consapevole</strong> 71


quale l’Eia ha in esclusiva la<br />

vendita del testo croato.<br />

Il centro si occupa anche di<br />

avvicinare i bambini alla natura<br />

con il progetto Eco education<br />

for young people – for better<br />

world per il quale l’Eia<br />

ha ottenuto il patrocinio del<br />

Segretariato della Scienza,<br />

Educazione e Sport della<br />

Croazia. Sono molti gli asili e le<br />

scuole che portano qui i propri<br />

bambini e ragazzi per visite in<br />

giornata, partecipare a corsi di<br />

“scuola nella natura” o campi<br />

estivi.<br />

E per chiunque voglia ritrovare<br />

se stesso, l’Eia offre workshop<br />

“spirituali”: corsi dai nomi affascinanti<br />

come La scuola della<br />

felicità (Skola Srece), La vita<br />

in equilibrio, Intuizione e spontaneità,<br />

Meditazione nel Bosco<br />

Magico, L’esperienza della<br />

sweat lodge o capanna sudatoria…<br />

che danno spazio a rilassamento<br />

profondo, trance dance,<br />

reiki, tai chi, yoga, rebirthing,<br />

terapia del sorriso, tradizioni<br />

indiane, giochi di relazione alla<br />

scoperta del mondo maschiofemmina<br />

e alla ricerca di una<br />

comunione con il vero sé. E,<br />

naturalmente, cibo sano!<br />

Non mancano poi gli incontri<br />

dedicati alla musica ancestrale,<br />

72 <strong>Consapevole</strong><br />

Eco Viaggi<br />

Sono molti gli asili e le scuole che<br />

portano qui i propri bambini e ragazzi<br />

per visite in giornata, partecipare a<br />

corsi di “scuola nella natura”<br />

o a campi estivi<br />

dove si impara a far<br />

vibrare la voce (e<br />

l’anima) al ritmo dei<br />

tamburi sciamanici.<br />

E i corsi di fotografia<br />

creativa: di<br />

professione, infatti,<br />

Igor ha fatto il fotografo. Niente<br />

a che vedere con foto da studio<br />

o reportage giornalistici: le sue<br />

sono immagini visionarie o attimi<br />

immobili di una realtà eterna,<br />

impregnata di emozioni che<br />

vanno ben oltre la foto-cartolina.<br />

Andate a vedere la Galerija<br />

dell’Eia sul suo sito: capirete<br />

che cosa intendo dire!<br />

“Mi piace insegnare quel che mi<br />

piace fare” racconta Igor (che<br />

tra le altre lingue parla anche<br />

l’italiano, o dialetto istriano<br />

per meglio dire). Poi sorride e<br />

aggiunge: “Ma non ho ancora<br />

il diploma di illuminato. Tutto<br />

quel che insegno agli altri, cerco<br />

di impararlo anch’io. Ogni giorno”.<br />

Ecco la saggezza dell’Eia.<br />

Prossimi appuntamenti all’Eia<br />

Una volta alla settimana si tiene regolarmente il corso di<br />

permacultura.<br />

Ogni mercoledì dalle 18 alle 20 si svolgono gli incontri del ciclo<br />

“La vita in Equilibrio”. L’entrata è libera, ma sono gradite delle<br />

offerte: magari cibo per gli animali della fattoria!<br />

Per informazioni aggiornate e per saperne di più, potete<br />

contattare Igor Drandić oppure visitare le pagine su facebook<br />

(Igor Drandić e Eko-art centar EIA).<br />

Info & contatti<br />

Igor Drandić<br />

cell. +385 (0) 98 9160650<br />

tel. +385 (0) 52 824342<br />

www.eia.hr<br />

eia@pu.t-com.hr<br />

Raggiungere<br />

l’Eko art centar Eia<br />

Udruga za ekologiju i kulturu Eia<br />

Association for Ecology and Culture Eia 52211 Bale – Croazia<br />

L’Eia si trova nel comune di Bale a 3 km dal paese (e a 10<br />

km dal mare). Nascosta sulla strada che porta da Pola verso<br />

Rovigno, Bale si raggiunge facilmente in autostrada. Dista<br />

12 km da Rovigno, una delle più belle città della Croazia, e<br />

18 km da Pola: città principale della Regione Istriana, centro<br />

amministrativo dell’Istria sin dal periodo romano, del quale<br />

preserva ben intatta l’Arena, famosa in tutto il mondo.


Cosa leggere ...<br />

Tolstoj<br />

contemporaneo<br />

1910-2010: nel primo<br />

centenario della morte<br />

dello scrittore russo<br />

ricordiamo la forza,<br />

la radicalità e<br />

l’attualità del suo<br />

pensiero politico e<br />

sociale<br />

Il 7 novembre 1910 moriva il<br />

grande scrittore russo Lev N.<br />

Tolstoj. In occasione del centenario<br />

della morte, Tolstoj è stato<br />

ricordato e celebrato esclusivamente<br />

per quelle che sono le<br />

sue innegabilmente magnifiche<br />

opere letterarie.<br />

Ma il Tolstoj della svolta etica,<br />

quello della crisi interiore dei<br />

cinquant’anni che lo ha spinto<br />

a dichiarare che tutto quello<br />

che aveva scritto prima (i suoi<br />

capolavori letterari) erano<br />

“sciocchezze” (Diari, 6 dicembre<br />

1908) e che solo l’impegno<br />

spirituale, etico e sociale in cui<br />

si stava immergendo gli dava<br />

un senso per giustificare l’esistenza,<br />

non viene mai citato.<br />

Eppure fu una crisi che lo spinse<br />

quasi sull’orlo del suicidio e<br />

dalla quale uscì solo leggendo il<br />

Vangelo, prima traccia spirituale<br />

che allargò poi ad altri autori<br />

orientali come il taoista Lao tze,<br />

Confucio o il Buddha.<br />

Tolstoj, Gandhi e la nonviolenza<br />

Il neo-Tolstoj politico-religioso<br />

scrisse qualcosa come più di<br />

duecento saggi sui temi più<br />

disparati dell’impegno politico,<br />

religioso e sociale: nonviolenza,<br />

antimilitarismo, povertà delle<br />

classi meno abbienti, alfabetizzazione<br />

per tutti, boicottaggio<br />

dello stato e delle chiese, nobiltà<br />

Amici di Tolstoi<br />

A cura di Valerio Pignatta – Amici di Tolstoi<br />

“Gli Amici di Tolstoi” è un<br />

gruppo di ricerca nato nel<br />

1990 con lo scopo di far<br />

conoscere la personalità e<br />

l’opera di Tolstoj nella sua<br />

interezza, con riguardo<br />

quindi anche alle sue doti di<br />

grande ricercatore di verità<br />

ed eccellente divulgatore di<br />

messaggi di pace, giustizia<br />

e amore.<br />

Approfondimenti online:<br />

http://digilander.libero.it/<br />

AmiciTolstoi/<br />

http://www.liberospirito.org<br />

dell’agricoltura, difesa della<br />

natura, libertà dell’essere umano,<br />

vegetarianesimo, abolizione<br />

della caccia ecc.<br />

Una visione a trecentosessanta<br />

gradi che si è rivelata nei decenni<br />

successivi davvero profetica<br />

e che ha incantato già al suo<br />

tempo personaggi come M.K.<br />

Gandhi che fecero dei principi<br />

di rispetto della vita tolstojani<br />

un percorso interiore e politico<br />

dalle conseguenze inimmaginabili.<br />

Influenze che portarono ad<br />

esempio un paese come l’India<br />

a liberarsi dal dominio inglese<br />

proprio attraverso la pratica<br />

della nonviolenza di tolstojana<br />

memoria.<br />

Il principio del Vangelo che<br />

più di ogni altro aveva colpito<br />

Tolstoj durante la sua crisi fu<br />

proprio quello che sosteneva la<br />

necessità di amare il proprio<br />

nemico. Secondo lo scrittore<br />

russo, questo concetto rompeva<br />

con tutta la precedente tradizione<br />

filosofica e spirituale e costituiva<br />

un’effettiva e travolgente<br />

novità. Da questa realizzazione,<br />

scaturì il noto testo Il Regno<br />

di Dio è in voi e da quello la<br />

dottrina della nonviolenza che<br />

<strong>Consapevole</strong> 73


Gandhi elaborò e fece sua, proprio<br />

attraverso la lettura di quel<br />

libro.<br />

Un pensatore scomodo<br />

Tolstoj fece in vecchiaia un inusitato<br />

percorso di radicalizzazione<br />

ideologica che attraverso il<br />

Vangelo lo portò ad avvicinarsi<br />

alle posizioni politiche e sociali<br />

dell’allora nascente movimento<br />

socialista e anarchico: con i suoi<br />

esponenti, Tolstoj intrattenne<br />

numerose corrispondenze e<br />

scambi di vedute. Tolstoj riteneva<br />

che il socialismo rivoluzionario<br />

facesse un grande errore<br />

nel contemplare la violenza<br />

come strumento di liberazione<br />

degli oppressi e pensava che<br />

i suoi esponenti in realtà non<br />

amassero il popolo perché avevano<br />

messo l’odio per i ricchi<br />

al posto dell’amore per i poveri.<br />

Lucidamente vaticinò che il<br />

socialismo, quando fosse giunto<br />

al potere, avrebbe represso ogni<br />

forma di libertà.<br />

Scomodo alle istituzioni e alla<br />

Chiesa ortodossa (da cui venne<br />

Percorso di lettura<br />

74 <strong>Consapevole</strong><br />

scomunicato), ma anche al movimento<br />

libertario in generale che<br />

mal tollerava la sua religiosità<br />

nonostante condividesse con esso<br />

molti ideali, Tolstoj aprì la strada<br />

a riflessioni e comportamenti<br />

che oggi sono diventati parola<br />

d’ordine di numerosi movimenti<br />

ecologisti e della società civile.<br />

Le scelte personali: la chiave<br />

del cambiamento<br />

Tolstoj accusò di malvagità tutti<br />

i tipi di potere, istituzionali o<br />

religiosi che fossero. Condusse<br />

una critica serrata anche contro<br />

le cosiddette “democrazie” che<br />

inquadrò profeticamente per<br />

quello che sono: «Un cittadino di<br />

uno stato costituzionale è sempre<br />

comunque un servo, giacché<br />

immaginandosi di aver preso<br />

parte o poter prendere parte al<br />

proprio governo, obbedisce a<br />

ogni provvedimento del potere»<br />

(La fine del secolo [1905],<br />

in Amici di Tolstoi (a cura di),<br />

Tolstoi il profeta. Invito alla<br />

lettura degli scritti filosoficoreligiosi,<br />

Il Segno dei Gabrielli,<br />

S. Pietro in Cariano, 2000).<br />

La necessità di un cambiamento<br />

individuale immediato nel proprio<br />

stile di vita e nelle scelte<br />

personali ha quindi attualmente<br />

un valore inestimabile e lo stesso<br />

scrittore russo ci conferma<br />

che non esiste altro percorso per<br />

un reale miglioramento individuale<br />

e societario che quello che<br />

parte da se stessi, senza deleghe<br />

o attese di messia, guru e uomini<br />

del destino di qualsivoglia<br />

tendenza.<br />

Di fronte agli attuali mutamenti<br />

ecologici in atto e alla distruzione<br />

incombente del pianeta il<br />

messaggio tolstojano di autoresponsabilità<br />

ha una valenza<br />

di estrema attualità ed efficacia.<br />

Accogliamolo con entusiasmo e<br />

onestà interiore. Può sembrare<br />

azzardato e fuori moda, ma la<br />

dirittura morale, pur con tutte<br />

le sfumature soggettive che può<br />

giustamente avere, può dare un<br />

senso alla propria esistenza. Che<br />

di questi tempi non è poco.<br />

Tolstoj, Lev N., Il risveglio interiore. Scritti sull’uomo, la religione, la società, Incontri Editrice, Sassuolo,<br />

2010 (tel. 0536/981390)<br />

Tolstoj, Lev N., Perché la gente si droga? E altri saggi su società, politica e religione, Mondadori, Milano,<br />

2008<br />

Tolstoj, Lev N., Una rondine fa primavera. Scritti sula società senza governo con i giudizi degli anarchici<br />

italiani (1894-1910), (a cura di Piero Brunello), Edizioni Spartaco, Santa Maria Capua Vetere, 2006<br />

Amici di Tolstoi (a cura di), Tolstoj e Marx. Oltre il marxismo verso la nonviolenza, Sankara, Roma, 2006<br />

Tolstoj, Lev N., Scritti politici. Per la liberazione nonviolenta dei popoli, Sankara, Roma, 2005<br />

Tolstoj, Lev N., Perché vivo? Riflessioni sullo scopo e il significato dell’esistenza, L’Epos, Palermo, 2004<br />

Tolstoj, Lev N., Sulla follia. Scritti sulla crisi del mondo moderno, Edizioni del Rosone, Foggia, 2003<br />

Amici di Tolstoi (a cura di), Tolstoi il profeta. Invito alla lettura degli scritti filosofico-religiosi, Il Segno<br />

dei Gabrielli, S. Pietro in Cariano, 2000<br />

Tolstoj, Lev N., La Vera Vita - Il denaro – Come leggere il Vangelo, A.I.I.-Manca Editore, Genova, 1991<br />

Tolstoj, Lev N., Tolstoi verde. Il primo gradino ed altri scritti, A.I.I.-Manca Editore, Genova, 1990<br />

Tolstoj, Lev N., Il Regno di Dio è in voi, Publiprint-A.I.I.-Manca, Trento-Genova, 1988<br />

Tolstoj, Lev N., Scritti eretici (a cura di Marco Bucciarelli), Edizioni La Baronata, Lugano, 1986


v<br />

Eventi, Corsi, Formazione<br />

EVENTI<br />

27 / 30 gennaio<br />

Klimahouse<br />

Bolzano<br />

È la sesta fiera internazionale specializzata<br />

per l’efficienza energetica e la<br />

sostenibilità in edilizia, nata dall’esigenza<br />

sempre crescente di costruire<br />

in maniera sostenibile, risparmiando<br />

energia e così rispettando l’ambiente.<br />

Accanto alla classica manifestazione<br />

fieristica verrà organizzato<br />

un convegno internazionale, al<br />

quale parteciperanno noti relatori<br />

e che permetterà agli operatori del<br />

settore di aggiornarsi e ottenere<br />

informazioni utili.<br />

Per info e contatti: 0471 516000<br />

reception@fierabolzano.it<br />

1 / 3 marzo<br />

Ecobuilding<br />

Londra<br />

Anche nel 2011 si terrà a Londra<br />

“Ecobuild”, la più grande manifestazione<br />

dedicata all’edilizia e al design<br />

sostenibili, alle energie rinnovabili e<br />

al settore delle costruzioni. L’evento,<br />

che si terrà nel centro espositivo<br />

Excel di Londra, nasce nel 2005<br />

con soli 50 espositori e 1.500 visitatori;<br />

crescendo enormemente di<br />

anno in anno, raggiunge nel 2010<br />

i 1.000 espositori con 41.000 visitatori,<br />

divenendo così la più grande<br />

e completa vetrina londinese sulle<br />

costruzioni ecosostenibili, con ampi<br />

spazi dedicati all’ingegneria internazionale.<br />

Per info e contatti:<br />

http://www.ecobuilding.co.uk<br />

25 / 27 marzo<br />

Fa’ la cosa giusta!<br />

Milano<br />

Giunta alla settima edizione, la fiera<br />

organizzata da Terre di Mezzo, Fa’<br />

la cosa giusta! è la mostra mercato<br />

che si propone di diffondere sul territorio<br />

nazionale le “buone pratiche”<br />

di consumo e produzione, dando<br />

vita a eventi in grado di comunicare<br />

i valori di riferimento dell’Economia<br />

Solidale e valorizzare le specificità<br />

e eccellenze del territorio, in rete e<br />

in sinergia con il tessuto istituzionale,<br />

associativo e imprenditoriale<br />

locale.<br />

Il tema principale dell’edizione di<br />

quest’anno, che come di consueto<br />

si svolge nel padiglione fieristico<br />

Milanocity, sarà Mangia come parli.<br />

Per info e contatti: 02 89409670<br />

info@falacosagiusta.org<br />

CORSI<br />

23 gennaio – 20 febbraio –<br />

20 marzo<br />

Laboratori di panificazione<br />

urbana<br />

Presso il ristorante Necci, in zona<br />

Pigneto (RM) si tengono laboratori<br />

per imparare a fare il pane a<br />

lievitazione naturale. l’associazione<br />

Casa del Cibo insegnerà ai<br />

partecipanti questa antica tecnica,<br />

per ottenere un pane ricco di vitamine<br />

e fermenti lattici, biologico,<br />

fragrante, leggero (tanto che può<br />

essere perfino tollerato dai celiaci)<br />

ed economico.<br />

Per informazioni: 3493922564;<br />

prenotazioni: 3391085351.<br />

Gennaio/ Marzo 2011<br />

19 – 26 febbraio<br />

Corso di costruzione naturale<br />

con la terra<br />

Nell’ecovillaggio Gaia, a Navarro,<br />

distante un centinaio di chilometri<br />

da Buenos Aires, l’istituto argentino<br />

di permacultura organizza un<br />

corso intensivo per imparare la tecnica<br />

della costruzione in terra, “il<br />

Natural Building” sulla base della<br />

lunga esperienza maturata nell’ecovillaggio<br />

stesso. Questo rivoluzionario<br />

metodo di costruzione naturale<br />

– emerso in risposta alla crescente<br />

preoccupazione per la crisi ambientale<br />

– offre una valida alternativa<br />

sostenibile, il massimo isolamento<br />

termico uniti a creatività e design<br />

altamente estetici. Per ulteriori informazioni<br />

contattare gaia@gaia.org.ar<br />

oppure telefonare allo +54 2272<br />

492072.<br />

Da sabato 26 febbraio<br />

Apicoltura Pratica<br />

La scuola di pratiche sostenibili<br />

di Milano, organizza un corso per<br />

imparare dalla A alla Z tutti i passi<br />

necessari per la buona conduzione<br />

di un apiario con metodi biologici.<br />

Il corso, tenuto da Aristide<br />

Riccardi, esperto apicoltore, si<br />

svolge presso l’apiario dell’Azienda<br />

Agricola “Terra e Acqua”, che<br />

ospita la scuola. La durata del<br />

corso è di 12 lezioni.<br />

Per informazioni:<br />

info@scuoladipratichesostenibili.it<br />

<strong>Consapevole</strong> 75


Botta e risposta<br />

La rubrica delle lettere<br />

Mi chiamo Pietro, ho vissuto per molti anni in<br />

Svizzera, dove sono molto organizzati nella<br />

gestione dei rifiuti, soprattutto nella separazione.<br />

In Italia, vivo a Caltanissetta, la situazione è<br />

disgustosa: ogni giorno devo fare molta strada a<br />

piedi per la differenziata e per portare gli scarti di<br />

cucina negli appositi cassonetti. Se tutti facessero<br />

la raccolta differenziata, ogni anno ci sarebbero<br />

1,5–2 tonnellate in meno di rifiuti da buttare nella<br />

spazzatura.<br />

Qualche tempo fa avevo scritto all’ARPA di<br />

Palermo per chiedere che l’azienda fornisse una<br />

compostiera, da sistemare in un paese presso il<br />

terreno di un amico. Poteva essere una buona<br />

occasione per invogliare molti a questo tipo di<br />

cultura. Ma dall’ARPA non ho ottenuto risposta.<br />

Potete darmi voi qualche consiglio in merito?<br />

Si possono realizzare dei progetti sovvenzionati<br />

dall’UE, in modo che il Comune possa mettere<br />

nelle vicinanze del paese una zona adibita a compostiera<br />

dove tutte le persone possano avere un<br />

pezzetto di terreno da coltivare, poter fare il giardino<br />

con relativa compostiera? Questo permetterebbe<br />

al Comune di risparmiare ogni anno centinaia<br />

di tonnellate di rifiuti, risparmiando diverse<br />

migliaia di euro.<br />

Grazie,<br />

Pietro – Caltanissetta<br />

Gentile Pietro,<br />

la sua domanda è più che attuale, visto quanto<br />

sta succedendo in molte parti d’Italia.<br />

La Sicilia è una regione a statuto speciale, cioè<br />

può decidere leggi extra rispetto a quelle nazionali,<br />

anche in merito alla gestione dei rifiuti.<br />

Le consiglio a questo proposito di fare riferimento<br />

al suo territorio di appartenenza, che dalla sua<br />

firma desumiamo sia la provincia di Caltanissetta,<br />

quindi le richieste e le indicazioni sono da richiedere<br />

all’ARPA di Caltanissetta che ci risulta essere<br />

questa:<br />

Struttura Territoriale di Caltanissetta<br />

Dipartimento Provinciale (DAP)<br />

Nominativo<br />

DAP Caltanissetta<br />

76 <strong>Consapevole</strong><br />

Indirizzo<br />

Viale regione, 64 - 93100 - Caltanissetta<br />

Telefono 0934.506624<br />

Fax 0934.599134<br />

E-mail dapchimicocl@arpa.sicilia.it<br />

La gestione dei rifiuti è riferita a un piano provinciale,<br />

ma la scelta delle metodologie in genere<br />

spetta al proprio Comune di appartenenza.<br />

Ha perfettamente ragione sulla modalità di smaltimento<br />

dell’organico, il Comune dovrebbe promuovere<br />

il compostaggio domestico, ma spesso<br />

questa sensibilità manca ai nostri amministratori.<br />

L’organico rappresenta oltre il 30% dei nostri<br />

rifiuti, quindi il suo corretto smaltimento è essenziale<br />

per ridurre il rifiuto totale da gestire.<br />

Le consigliamo, nell’attesa che i suoi amministratori<br />

acquisiscano consapevolezza, di iscriversi ad<br />

un’associazione ambientalista del suo territorio<br />

(sicuramente ne esisteranno) per fare sentire la<br />

sua voce, nonché di acquistare personalmente<br />

una compostiera illustrandone i vantaggi presso<br />

amici e conoscenti.<br />

Le segnaliamo questo corso di compostaggio realizzato<br />

dal Prof. Federico Valerio, grande esperto<br />

in materia, il quale spiega come, chiunque possa<br />

sperimentare, fare il compostaggio domestico<br />

anche senza avere un terreno adeguato, semplicemente<br />

sul balcone di casa. Ci tenga aggiornati!<br />

Corso di compostaggio domestico: http://federicovalerio.splinder.com/post/15597508.<br />

Buona fortuna!<br />

Barbara Martini, presidente del MIZ<br />

(Movimento Impatto Zero, Forlì)<br />

Per condividere<br />

con noi le vostre riflessioni,<br />

per avere informazioni e consigli scriveteci a<br />

info@ilconsapevole.it.


Vuoi avere molta più visibilità<br />

per la tua azienda,<br />

il tuo esercizio commerciale,<br />

la tua associazione?<br />

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Scegliendo Vivi <strong>Consapevole</strong> come partner per la tua pubblicità scegli una realtà vitale,<br />

in grande espansione e in continuo miglioramento; un grande pubblico attento e<br />

ricettivo ad argomenti come la permacultura, l’autosufficienza e l’ecologia; appoggi<br />

e sostieni il nostro lavoro di divulgazione culturale.<br />

Vivi <strong>Consapevole</strong> si presenta: ecco la nostra carta d’identità!<br />

Vivi <strong>Consapevole</strong> è una rivista trimestrale a colori e illustrata, edita dal Gruppo Editoriale<br />

Macro, casa editrice presente sul mercato dal 1987 e oggi leader in Italia nei<br />

settori delle terapie alternative, dell’alimentazione naturale e nel body mind spirit.<br />

Alla rivista cartacea si affianca il visitatissimo sito internet<br />

www.ilconsapevole.it con tantissimi iscritti alla newsletter!<br />

v Cosa facciamo<br />

Da anni vivi<strong>Consapevole</strong> porta avanti un progetto culturale<br />

importante. Autosufficienza, permacultura, decrescita, cultura<br />

della transizione, abitudine alle “buone pratiche”, risparmio<br />

energetico, riciclaggio dei rifiuti, bioarchitettura e bioedilizia,<br />

terapie naturali, genitorialità sono i nostri temi, le parole chiave<br />

che ci guidano nel lavoro quotidiano, la nostra inesauribile fonte<br />

di energia.<br />

L’approfondimento con cui trattiamo gli argomenti, la ricchezza<br />

delle informazioni, lo sguardo rivolto alle novità del panorama<br />

internazionale, il contatto diretto con i gruppi, le associazioni, i<br />

movimenti e le persone sono i punti di forza che ci contraddistinguono<br />

dalle altre pubblicazioni periodiche di matrice ecologista<br />

presente nel panorama editoriale italiano.<br />

v Il nostro pubblico<br />

Un pubblico sempre più vasto si sta avvicinando ai temi della decrescita,<br />

dell’autosufficienza e della permacultura, temi che nell’immediato<br />

futuro conosceranno un notevole aumento d’interesse anche da parte<br />

delle istituzioni e delle pubbliche amministrazioni. I singoli individui<br />

sensibili al tema ecologico nel senso più ampio del termine; i gruppi<br />

come i GAS (gruppi di acquisto solidali) e i RES (reti di economia<br />

solidale); le associazioni impegnate nella diffusione di nuove forme di<br />

agricoltura (agricoltura sinergica, permacultura, biodinamica); le reti<br />

di diffusione della decrescita; i comuni virtuosi; le città in transizione;<br />

le imprese completamente rivolte allo sviluppo di economie rispettose<br />

dell’ambiente sono il pubblico cui vivi <strong>Consapevole</strong> si rivolge in maniera<br />

privilegiata.<br />

Contattaci! Email: commerciale@ilconsapevole.it<br />

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Enrico Fedrigo - commerciale@ilconsapevole.it, tel.<br />

<strong>Consapevole</strong> 77


Punti Vendita in cui trovi la rivista<br />

Vivi <strong>Consapevole</strong> è distribuito per abbonamento, in libreria e in punti vendita selezionati<br />

(negozi di alimentazione biologica e naturale, di arredamento ecologico, erboristerie etc.)<br />

ABRUZZO<br />

Avezzano (AQ) - Libreria Panella - via Marconi 50<br />

Chieti - Libreria De Luca - via De Lollis 12/14<br />

Chieti - Adea<br />

Giulianova (TE) - Libreria Ianni - via Gorizia 25<br />

Lanciano (CH) - Cartolibreria Cipolla - via Dalmazia 34/36<br />

L’Aquila - Libreria Colacchi - via Bafile 17<br />

Ortona (CH) - Moderna - corso Da Tamarete Zona Industriale<br />

Pescara - Naturista Libreria - via Ancona 66<br />

Spoltore - Biopolis - via Europa 4/6<br />

BASILICATA<br />

Matera - Libreria Di Giulio - via Dante 61 f/g/h<br />

Potenza - Libreria Mondadori - via Pretoria 212<br />

CAMPANIA<br />

Avellino - Libreria Guida - piazzale A. Guarino 15/19<br />

Aversa (CE) - Quarto Stato - via Magenta 78/80<br />

Benevento - Alisei Libri - viale dei Rettori 73/f<br />

Benevento - Libreria Guida - via Francesco Flora 13/15<br />

Caserta - Libreria Guida - via Caduti sul Lavoro 29/33<br />

Cava de’ Tirreni(SA) - L’ Orto Biologico - via V.Veneto, 318<br />

Ischia Porto (NA) - Imagaenaria - via Giovanni da Procida,13<br />

Napoli - Libreria Guida - via Port’Alba 20/23<br />

Napoli - Loffredo Luigi Editrice Libraria - via Kerbaker 19/21<br />

Napoli - Libreria Ghedini - via M.Pietravalle 5<br />

Napoli - Libreria Guida - via Merliani 118/120<br />

Salerno - Libreria Guida - corso Garibaldi 142 b/c<br />

Salerno - L’Orto Biologico - viale Luigi Settembrini, 26<br />

Salerno - Ar Libreria - Largo Dogana Regia<br />

Salerno - Libreria Arechi - Largo Cassa Vecchia 6<br />

San Giorgio a Cremano (NA) - Consorzio Vesuvio Libri - via Cavalli di Bronzo 24<br />

Sorrento (NA) - Libreria Tasso - via San Cesareo 96<br />

Sorrento (NA) - La Capsa Libreria - corso Italia 259/D<br />

Torre Del Greco (NA) - Alfabeta Libreria - corso V.Emanuele 134<br />

EMILIA ROMAGNA<br />

Bellaria (RN) - Libreria Papiro - viale Paolo Guidi 118 Bologna(BO) - Libreria<br />

Esoterica<br />

Bologna - Feltrinelli - P.zza Ravegnana<br />

Bologna - Melbook<br />

Bologna - Feltrinelli - Via dei Mille<br />

Bologna - Ibis - via Castiglione 31<br />

Bologna - Libreria Irnerio - via Irnerio 27<br />

Bologna - Naturista New-Age - via Degli Albari 2<br />

Borgonovo val Tidone - Edicola Tabacchi di Rigoni Paolo - Castelnovo Val Tidone,<br />

26<br />

Carpi (MO) - La Fenice - via Mazzini 15<br />

Castel San Pietro (BO) - Atlantide - via Mazzini 93<br />

Cesena - Natura e Vita - Via Cavalcavia,805<br />

Cesena - Cappelli Libri<br />

Cesena - Libreria Bettini<br />

Cesena - Cappelli Libri - via Carducci 27<br />

Cesenatico (FC) - Katie King - via Da Vinci 26<br />

Cesenatico (FC) - Librincontro - viale Roma 89<br />

Comacchio - Erboristeria Il Fiordaliso - Via Sambertolo,17<br />

Faenza (RA) - Incontro - corso Saffi 19/a<br />

Ferrara - Feltrinelli<br />

Ferrara - MelBookStore - piazza Trento e Trieste 24<br />

Fidenza (PR) - Laura Carandini - via Berenini 74<br />

Forlì - Libreria Mega - via Porta Cotogni 18/a<br />

Imola - Libreria Palazzo Monsignani<br />

Lido degli Estensi (FE) - Libreria Le Quercie - via delle Quercie 22<br />

Lugo(Ra) - La Bottega della Natura - vicolo del Teatro, 18<br />

Mantova - Nautilus - piazza 80°Fanteria 19<br />

Mirandola (MO) - L’Asterisco - via Circonvallazione 4<br />

Modena - Feltrinelli<br />

Modena - Terra e Sole - via Albinelli, 13/a<br />

Modena - Libreria Nuova Tarantola - via Canalino 35<br />

Modena - Scienza dei Magi - viale Storchi 339/341<br />

Parma - Feltrinelli<br />

Parma - Sessanta BPM - via Balestrieri 2<br />

Piacenza - Scrivani Antonella - via Stradella 27/a<br />

Piacenza - L’albero del Pane - via X Giugno, 80<br />

Piacenza - Libreria Internazionale Romagnosi - via Romagnosi 31<br />

Porretta Terme (BO) - L’ Arcobaleno - via Mazzini 58<br />

Ravenna - Libreria Gulliver - via Diaz 17-19-21<br />

Ravenna - Modernissima - via Ricci 35<br />

ReggioEmilia - Associazione Mag 6<br />

ReggioEmilia - Libreria all’Arco<br />

Reggio Emilia - Libri e Libri - piazza della Vittoria 1/c Repubblica San Marino -<br />

Isola del Libro - via 3 Settembre 17<br />

Riccione (RN) - Libreria Mondadori - viale Gramsci 1<br />

Rimini - Libreria Cappelli - Centro Commerciale Le Befane<br />

Rimini - Terra e Sole - via Bramante, 7/a<br />

Rimini - Libreria Giardino Libri - corso Augusto 205<br />

Rimini - Il Libro e la Vela - largo Boscovich 1<br />

Rosola di Zocca - Campeggio Montequestiolo<br />

Salsomaggiore (PR) - Libreria Mondadori<br />

Sassuolo (MO) - Incontri - p.zza Libertà 29<br />

Serravalle (RSM) - Leonardo - via Moretti 23<br />

Vignola (MO) - La Quercia dell’Elfo - via Bonesi 1/b<br />

Villalta di Cesenatico - Leonardo - Via del Tigli 1/c<br />

78 <strong>Consapevole</strong><br />

FRIULI VENEZIA GIULIA<br />

Cividale del Friuli (UD) - La Libreria - via Manzoni 3 Gorizia Antonini - corso<br />

Italia 51/a<br />

Gorizia - Libreria del Centro - via Codelli 1<br />

Gorizia - Antonini - via Mazzini 16<br />

Monfalcone (GO) - Rinascita - viale San Marco 29<br />

Santa Croce(TS) - Naturalia - Loc.Santa Croce,204<br />

Torreano di Martignacco (UD) - Libreria Mondadori - centro Comm. Fiera<br />

Trieste - Libreria Borsatti - via Ponchielli 3<br />

Trieste - La Bancarella - via dell’Istria 14<br />

Trieste - Libreria Svevo - c.so Italia 9<br />

Trieste - New Age Center - via Nordio, 4/c<br />

Trieste - La Fenice - via Battisti 6<br />

Udine - Carducci - piazza XX Settembre 16<br />

Udine - Cebi Centro Ecobiologico - Via Tricesimo,254 Udine - Aurora - Via<br />

Bersaglio,7<br />

Udine - Moderna - via Cavour, 13<br />

Udine - Librincentro - via Viola 2<br />

LAZIO<br />

Albano Laziale (RM) - Il Cartolibro - via Donizetti 14/A<br />

Frascati (RM) - Libreria Cavour - piazza S.Pietro 10<br />

Genzano (RM) - The Book di Ventucci - viale Buozzi 15 Ladispoli (RM) - Libreria<br />

Scritti e Manoscritti - via Ancona 180<br />

Latina - Cartoleria L’Approdo - corso Matteotti 3<br />

Nettuno (RM) - Misteri Libri - via De Gasperi 5<br />

Ostia (RM) - Libreria Europa - via Delle Baleniere 167<br />

Rieti - Libreria Gulliver - via Roma 61<br />

Roma - Arion Euroma 2 - Centro Commerciale Euroma 2<br />

Roma - Il Salice - via Reggio Emilia, 61/a<br />

Roma - Arion Porta di Roma - Centro Commerciale Porta di Roma<br />

Roma - Arion Prati - via Pierluigi da Palestrina 1-3-5 Roma - Libreria Gabi<br />

International - via Gabi 30/a<br />

Roma - Il Mercatone del Libro - via Mingazzini 1/b Roma Shanti Libreria - via<br />

dei Gergofili 67<br />

Roma - La Romanina - via E.Ferri<br />

Roma - Libreria Arethusa - via della Primavera 89/101<br />

Roma - Libreria Doppiagi - via Duccio di Boninsegna 30<br />

Roma - Libreria Eritrea - viale Eritrea 72/m-n<br />

Roma - Libreria Minerva - piazza Fiume 57<br />

Roma - Libreria Mondonuovo - Centro Comm. Cinecittà 2<br />

Roma - Libreria Mt. Cicerone - sottopassaggio Largo Chigi -<br />

Roma - Libreria Nuova Europa - via Mario Rigamonti 100<br />

Roma - Libreria Scuola e Cultura - via Ugo Ojetti 173<br />

Roma - Libreria Scuola e Cultura - CC Dima Shopping - via della Bufalotta 548<br />

Roma - Libreria Tiburtina - via Tiburtina 541<br />

Roma - Libreria Village - viale Parco de’ Medici 131<br />

Roma - Libreria La Conca D’Oro - via Conca d’Oro 337/339<br />

Viterbo - Libreria dei Salici - via Cairoli 35<br />

LIGURIA<br />

Albenga (SV) - Libreria San Michele - via Episcopio 1 Arenzano (GE) - Libreria<br />

Capello Sabina - via Capitan Romeo 75-77-79<br />

Chiavari (GE) - Ars Nova - piazza Roma 48-49<br />

Diano Marina (IM) - Biblos - via Colombo 22<br />

Finale Ligure(SV) - Cento Fiori - via Ghiglieri, 1<br />

Genova - Assolibro - via San Luca 58/r<br />

Genova - Synestesia - via M Novaro,2, 4, 6<br />

Genova - Buenos Aires - corso Buenos Aires 5/r<br />

Genova - Cadorna - sottopassaggio Cadorna<br />

Genova - Porto Antico Libri - area porto Antico<br />

Imperia - Assolibro - via Bonfante 42<br />

La Spezia - Contrappunto - via Galilei 17<br />

Recco (GE) - Libreria Capurro - passo Assereto 5<br />

Sanremo (IM) - Garibaldi - corso Garibaldi 26<br />

Sarzana(SP) - Il Raggio Verde - Piazza Matteotti,36 Savona - Leggio - via<br />

Montenotte, 34<br />

Savona - Moneta - via Boselli 8/r<br />

LOMBARDIA<br />

Bergamo - Shesat - via San Bernardino 15/c<br />

Brescia - Il Velo di Maya - via Rodi 73<br />

Busto Arsizio (VA) - Libreria Boragno - via Milano 4<br />

Castiglione delle Stiviere - Mare Nostrum - via Desenzani, 1<br />

Como - Meroni - via Vittorio Emanuele II - 71<br />

Cremona - Spotti - corso Matteotti 41<br />

Lecco - Internazionale Cavour - via Cavour 48<br />

Lodi - Libreria Del Sole - via XX Settembre 26/28<br />

Lugano (CH) - Waelti - quartiere Maghetti<br />

Mantova - Libreria Nautilus<br />

Milano - Farmacia Tolstoi - via Tolstoi 17<br />

Milano - Gruppo Anima - galleria Unione 1<br />

Milano - Hoepli - via hoepli 5<br />

Milano - Libreria Alternativa - via dei Transiti 27<br />

Milano - Libreria Ecumenica - piazza San Babila Stazione MM<br />

Milano - Libreria Lirus - via Vitruvio 43<br />

Milano - Puccini - via boscovich 61<br />

Monza - Libri e Libri - via Italia 22<br />

Pavia - Loft 10 - piazza Cavagneria 10<br />

Sondrio - Libreria Esoterica Il Faro - via De Simoni 63 -<br />

Tirano - Karlik - via M. Quadrio, 3


Varese - Libreria Del Corso - c.so Matteotti 22/24<br />

Vedano-Olona - Studio profess. Di Binotto Alberto - via Patrioti, 5<br />

MARCHE<br />

Ancona - Libreria Fogola - piazza Cavour 4/5/6<br />

Ascoli - Rinascita - piazza Roma 7<br />

Civitanova Marche (MC) - Libreria Ranieri - p.zza XX Settembre 22<br />

Falconara Marittima (AN) - Libri e Libri - via Flaminia 508<br />

Jesi (AN) - Libreria Incontri - costa Mezza Lancia 1 Macerata - Cavour - via 24<br />

Maggio 3<br />

Osimo (AN) - Non Solo Libri - via Marco Polo 124<br />

Pesaro -Libreria Bonali - viale Repubblica 36<br />

Pesaro - Pesaro Libri - piazzale I Maggio 4<br />

Porto San Giorgio (AP) - Don Chisciotte - viale Cavallotti 145<br />

San Benedetto del Tronto (AP) - La Bibliofila - via Ugo Bassi 38<br />

Senigallia (AN) - Sapere Ufficio - via Maierini 10<br />

Serra de’ Conti - Urluberlù srl - via Mannucci, 10<br />

MOLISE<br />

Isernia - Libreria della Corte - via Giovanni Berta<br />

Termoli (CB) - Libreria Il Ponte - corso Nazionale 178 -<br />

PIEMONTE<br />

Alessandria - Libreria Fissore - piazza Libertà 26<br />

Arona (NO) - Librami - corso della Repubblica 106<br />

Asti - Parola di Passo - via XX Settembre 26<br />

Biella - Il Libro - via Losana 6/c<br />

Cuneo - Libreria Janus - p.zza Europa 24<br />

Cuneo - L’Ippogrifo - c.so Nizza 1<br />

Ivrea (TO) - La Libreria - corso Cavour 11<br />

Novara - La Libreria - via Rosselli 13<br />

Torino - Libreria Orsa maggiore - Corso Giulio Cesare, 56/bis<br />

Torino - Arethusa - via Po 2<br />

Torino - Psiche 2 - via Monginevro 11/a<br />

Torino - Setsu Bun - via Cernaia 40/m<br />

Torino - Verde Libri - via Nizza 133<br />

Verbania - Margaroli - corso Mameli 55<br />

Vercelli - Nutrilamente Libri e non Solo - corso Libertà 131/a<br />

Villar Dora - Erboristeria le Tre Nature - via Sant’Ambrogio, 94<br />

PUGLIA<br />

Bari - Libreria Roma - piazza Aldo Moro 13<br />

Andria (BA) - Libreria Guglielmi - via G. Bovio, 76<br />

Bari - Libreria La Terza - via Sparano 136<br />

Bari - Nuova Editoriale Scientifica - Viale Ennio 10/B<br />

Bari - Quintiliano Libreria - via Arcidiacono Giovanni 9<br />

Cosenza - Nova Domus Luce - corso d’Italia 74/84<br />

Fasano (BR) - Libri e Cose - via del Calvario 29<br />

Foggia - Dante Libreria - via Oberdan 1<br />

Gioia Del Colle (BA) - Minerva Libreria - via Carlo Soria, 25<br />

Lecce - Libreria Liberrima - corte dei Cicala 1<br />

Locorotondo (BA) - L’Approdo - piazza Mitrano 5<br />

Lucera (FG) - Libreria Catapano - viale Dante,1<br />

Maglie (LE) - Universal Service - via Ospedale 24<br />

Manduria (TA) - Caforio - via Borsellino 7/13<br />

Martina Franca (TA) - Libreria Colucci - via Paisiello, 27<br />

Sava(TA) - Bottega del Mondo - via Vittorio Emanuele, 68<br />

Taranto - Dickens Libreria - via Mezzetti 17<br />

Taranto - Filippi Libreria - via Nitti 8c<br />

Trani (BA) - La Maria del Porto - via Statuti Marittimi 44<br />

SARDEGNA<br />

Cagliari - Il Portale - viale Regina Margherita 63<br />

Alghero (SS) - Libreria Il Manoscritto - via Pascoli 43/45<br />

Cagliari - Libreria Piazza Repubblica - piazza Repubblica 23<br />

Cagliari - Ecopharm srl - via Giaime Pintor, 17/17a<br />

Cagliari - Libreria Succa - via Grazia Deledda 34/36<br />

Carbonia - Bottega dello Studente - via Gramsci 12<br />

La Maddalena (OT) - Libreria dell’ Isola - corso Vittorio Emanuele 14<br />

Nuoro - Libreria Novecento - via Manzoni 26<br />

Nuoro - Liber Libreria - via Deffenu 49<br />

Olbia - Libreria dell’ Isola - corso Umberto I - 154<br />

Oristano - Libreria Canu - via De Castro 20<br />

Sassari - Libreria Max 88 - via G.Asproni 26/b<br />

Sassari - Messaggerie Sarde - piazza Castello 11<br />

Sassari - Koinè Libreria Internazionale - via Roma 137<br />

Tempio Pausania (OT) - Libreria Max 88 - piazza Gallura 1<br />

SICILIA<br />

Agrigento - De Leo - via XXV Aprile 210<br />

Agrigento - Libreria Traversa - Via Dante, 29<br />

Alcamo (TP) - Edicola Libreria Pipitone - viale Europa 68<br />

Bagheria (PA) - Libreria Interno 95 - prosecuzione via Dante 95<br />

Barcellona P. di G. (ME) - Gutenberg - vicolo San Sebastiano 24<br />

Catania - Libreria Cavallotto - viale Ionio 32<br />

Catania - Libreria Cavallotto - corso Sicilia 91<br />

Enna - Minerva - via Roma 383<br />

Giarre (CT) - La Senorita - corso Italia 132<br />

Marsala - Libreria Mondadori - piazza della Repubblica 5<br />

Messina - Libreria Bonanzinga - via dei Mille 110<br />

Messina - Libreria Ciofalo - p.zza Municipio 67<br />

Noto (SR) - Liber e Liber - via Ruggero Settimo 17<br />

Palermo - Libreria Campolo - via Campolo,86/90<br />

Palermo - Libreria Pegaso - via Notarbartolo 9/f<br />

Palermo - Voglia di Leggere - via Pacinotti 42<br />

Palermo - La Rosa dei Sapori - piazza Diodoro Siculo 1-1/A<br />

Palermo - Modus Vivendi - via Quintino Sella 79<br />

Ragusa - Flaccavento - via Rapisardi 99<br />

Reggio Calabria - Nuova Ave - corso Garibaldi 106<br />

Siracusa - Diana - corso Gelone 57<br />

Trapani - Libreria Lo Bue - via Fardella 72<br />

Trapani - Libreria Salve - via Manzoni,15<br />

Trapani - Del Corso - corso Vittorio Emanuele 61<br />

TOSCANA<br />

Arezzo - Edison Bookstore - via G. Verdi 22<br />

Arezzo - Sapore di Sole - via Po, 30<br />

Cast. Della Pescaia - Erboristeria della Maremma - via Porto Canale, 9<br />

Cecina (LI) - Lucarelli - corso Matteotti 93<br />

Cerbaia(FI) - Il filo di Paglia - via Empolese, 220/A<br />

Empoli (FI) - Libreria Rinascita - via Ridolfi 53<br />

Firenze - Libreria Edison - piazza Repubblica 27<br />

Firenze - Libreria Martelli - via Martelli 22/r<br />

Firenze - La Tua Erboristeria - via C. Franceschi F. 12/R<br />

Grosseto - Bibliothé - via Cavour 9<br />

Grosseto - Erboristeria il Cielo Stellato - via Solferino 10<br />

Grosseto - Palomar - Corso Carducci 67/b-c<br />

Livorno - Belforte - via Grande 91<br />

Livorno - Gaia Scienza - via Di Franco 12<br />

Lucca - Lucca Libri - corso Garibaldi 54<br />

Lucca - Edison Bookstore - via Roma ang. via Cenami<br />

Lucca - Libreria Mondadori - via Fillungo 211<br />

Massa - Libri in Armonia - via Angelini 19<br />

Montecatini T. (PT) - Vezzani - via Solferino 9<br />

Orbetello (GR) - Libreria Bastogi - corso Italia 25<br />

Piombino (LI) - Bancarella - via Tellini, 21<br />

Piombino (LI) - La Fenice - via Petrarca 16/a<br />

Pisa - Pietrobelli - via B. Croce 71<br />

Pistoia - Edison Bookstore - via degli Orafi 64<br />

Pistoia - Libreria Orsini - via Fiorentina, 69<br />

Poggibonsi - Biosfera - via di Salceto, 85/a<br />

Pontedera (PI) - Carrara - via XX Settembre 17<br />

Pontedera (PI) - Roma - via Roma 15<br />

Portoferraio (LI) - Il Libraio - calata Mazzini 10<br />

Porto Santo Stefano - C’era una Volta - Corso Umberto I 54<br />

Prato - Libreria Al Castello - viale Piave 12/14<br />

Prato - Soprattutto Libri - corso Mazzoni 27<br />

Rosignano Solvay(LI) - Bio Transito - via Catalani, 131<br />

Sesto Fiorentino (FI) - Rinascita - via A. Gramsci 334<br />

Siena - Senese - via di Città 64<br />

Siena - Feltrinelli - via Banchi di Sopra, 64/66<br />

Siena - Ticci - via delle Terme 5/7<br />

Vallevecchia(LU) - Bioversilia - via provinciale Vallevecchia,103<br />

Viareggio (LU) - Galleria del Libro - viale Margherita 33<br />

Viareggio (LU) - Erboristeria la Manna - Via A. Fratti,226<br />

Viareggio (LU) - Libreria la Vela - corso Garibaldi 19<br />

TRENTINO ALTO ADIGE<br />

Bolzano - Peter Pan - via Firenze, 36/38<br />

Bolzano - Cappelli - piazza Vittoria 41<br />

Merano (BZ) - Libreria Buchgemeischaft - via Cassa Risparmio 117°<br />

Rovereto (TN) - Rosmini - c.so Rosmini, 34<br />

Rovereto (TN) - Cibi Sani - P.zza della Chiesa, 15<br />

Cavalese(TN) - La Bottega delle Erbe - Via Scario,4<br />

Trento - Ancora - via Santa Croce 35<br />

UMBRIA<br />

Foligno (PG) - Libreria Luna - via Gramsci 41<br />

Perugia - Libreria Grande - via della Valtiera 229<br />

Terni - Libreria Alterocca - via C. Tacito 29<br />

Terni - Libreria Laurentiana - via Garofoli 6<br />

VALLE D’AOSTA<br />

Aosta - Libreria Omnibus - via Trottechien 2<br />

VENETO<br />

Alpo(VR) - Cerchio della Luna<br />

Arcugnano(VI) - Pantheum - Via G.Galilei, 2/5 D<br />

Bassano del Grappa (VI) - La Bassanese librerie srl - Largo Corona d’Italia, 41<br />

Bassano del Grappa (VI) - Libreria Palazzo Roberti - via J. Da Ponte 34<br />

Belluno - Libreria del Centro - piazza dei Martiri 14/a<br />

Belluno - Tarantola - via Roma 27<br />

Conegliano Veneto (TV) - Quartiere Latino - via XI Febbraio, 34<br />

Conegliano Veneto (TV) - Libreria Canova - via Cavour 6/b<br />

Feltre (BL) - Agorà - via Garibaldi 8<br />

Istrana(TV) - Erbosanit Erboristeria - Piazzale Roma,61<br />

Lugagnano(VR) - Edicola Libreria Castioni Sergio - Via Cao Prà,28 -<br />

Mestre (VE) - Fiera del Libro - viale Garibaldi 1/b<br />

Mestre (VE) - Feltrinelli - P.zza XX ottobre<br />

Oderzo (TV) - Becco Giallo - via Umberto I, 27<br />

Padova - Libreria Zannoni - corso Garibaldi 21<br />

Padova - Feltrinelli - Via S. Francesco, 17<br />

Padova - MelBookStore - via Martiri della Libertà 1<br />

Pescantina(VR) - L’Albero - Corso S. Lorenzo,1/a<br />

Pieve di Soligo - Ariele Pieve - Via Aldo Moro,11<br />

Pordenone - Le Risorgive - Piazzale S.Lorenzo,14<br />

Pordenone - Gaia - Via S. Giuliano,35<br />

Pordenone - Libreria Al Segno - piazza del Cristo 7/a<br />

Pordenone - Libreria Al Segno - via Oberdan 7<br />

Pordenone - Libreria San Giorgio - via XXX Aprile 4<br />

Portogruaro (VE) - Libreria Al Segno - calle delle Beccherie 8<br />

Rovigo - Spazio Libri - corso del Popolo 142<br />

Sacile (PN) - Libreria Al Segno - piazza Campo Marzio 27<br />

Schio (VI) - Bortoloso - piazza Rossi 10<br />

Thiene (VI) - Leoni - corso Garibaldi 189<br />

Treviso - Supermercato del Libro - via Castellana 37/l/m<br />

Treviso - Libreria Canova - via Calmaggiore 31<br />

Venezia - Goldoni - calle dei Fabbri 4742/43<br />

Verona - Il Cerchio della Luna - via Bassani 84<br />

Verona - Libreria Gheduzzi - corso S.Anastasia 7<br />

Vicenza - Libreria Galla 1880 - corso Palladio 11<br />

<strong>Consapevole</strong> 79


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