estratto da: LO STIVALE DI BARABBA L'Italia presa a calci dai rifiuti ...
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Gruppo Editoriale Macro<br />
«Bassolino – si legge ancora nell’ordinanza del gip – (in concorso con altri<br />
imputati) ha provocato un <strong>da</strong>nno ambientale con la creazione di discariche<br />
composte <strong>da</strong> balle di rifiuto secco, falsamente qualificato come CDR con<br />
deterioramento di risorse naturali». Le ecoballe avrebbero dovuto avere un<br />
elevato potere calorico per bruciare nei termovalorizzatori che dovevano essere<br />
realizzati nella Regione, mentre la frazione organica stabilizzata si sarebbe<br />
dovuta utilizzare addirittura in piani di recupero ambientale e non certo in<br />
discarica. Ma, stando alle rilevazioni della Procura, la frazione organica «non ha<br />
le caratteristiche per essere definita una frazione organica stabilizzata e<br />
raffinata». D'altra parte, uno degli in<strong>da</strong>gati ha pacificamente ammesso che il<br />
processo di raffinazione e di stabilizzazione veniva saltato <strong>da</strong>lla ditta proprio<br />
«perché la frazione organica non viene impiegata in funzione del recupero<br />
ambientale, ma va in discarica...». E, quindi, ad inquinare. Saltando la fase di<br />
raffinazione, l'Impregilo in pratica tagliava i costi e aumentava i ricavi. Ora, guaio<br />
nel guaio, queste “ecoballe” nessuno le vuole né in Italia né in Europa perché<br />
non sono nemmeno bruciabili.<br />
2 – La crisi dei <strong>rifiuti</strong> in Campania rendeva «stipendi inimmaginabili» a chi<br />
dirigeva il commissariato negli anni passati, e perciò «l’emergenza conveniva».<br />
Lo hanno detto i pm motivando la richiesta di rinvio a giudizio per i 28 imputati<br />
nell’inchiesta Fibe, tra i quali il governatore Bassolino. I pm Noviello e Sirleo<br />
hanno citato Raffaele Vanoli (oltre un milione di euro), i subcommissari Giulio<br />
Facchi (838mila euro) e Paolucci (518mila euro). La stessa situazione si sarebbe<br />
verificata anche quando commissario era il prefetto Corrado Catenacci, che in<br />
una intercettazione telefonica allegata agli atti del procedimento e citata <strong>da</strong>i pm,<br />
si lamentava con l'interlocutore perché il suo stipendio era di cinquemila euro<br />
mensili, mentre due tecnici della struttura commissariale intascavano cifre pari a<br />
un miliardo di lire all'anno. Con compensi così alti, sostiene la Procura, è chiaro<br />
che «più durava l'emergenza più si gua<strong>da</strong>gnava», e quindi la gestione<br />
commissariale non avrebbe avuto affatto interesse a superare la crisi. Di qui le<br />
molte inadempienze che oggi sono contestate agli imputati – soprattutto non aver<br />
messo a norma gli impianti CDR che producono un materiale inutilizzabile come<br />
combustibile – e di cui, secondo i pm, Bassolino era a conoscenza perché il suo<br />
15<br />
<strong>estratto</strong> omaggio