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estratto da: LO STIVALE DI BARABBA L'Italia presa a calci dai rifiuti ...

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Gruppo Editoriale Macro<br />

regioni del 22 ottobre del 2002, che aveva rivelato l'esistenza di 4866 discariche<br />

abusive, tra cui 705 contenenti <strong>rifiuti</strong> pericolosi. «L'esistenza di una situazione<br />

simile per un prolungato periodo di tempo comporta necessariamente un<br />

significativo deterioramento dell'ambiente», avevano scritto i giudici di<br />

Lussemburgo nella sentenza, ordinando alle autorità italiane di «chiudere il più<br />

rapi<strong>da</strong>mente possibile i siti che non hanno ricevuto un permesso per continuare<br />

ad operare». Al 31 dicembre del 2007, però, le azioni intraprese <strong>da</strong>l Governo<br />

italiano non sono state ritenute soddisfacenti e la Commissione ha deciso di<br />

inviare la lettera di messa in mora per contestare all'Italia l'inadempienza alla<br />

sentenza.<br />

Cattiva gestione a monte<br />

In quattordici anni, è sempre mancata la volontà di gestire l’intero ciclo dei <strong>rifiuti</strong><br />

secondo regole che vengono, invece, applicate con successo in molte regioni e<br />

persino nella stessa Campania, come accade nei Comuni di San Michele di<br />

Serino, in Irpinia, o Mercato San Severino, nel Salernitano, che hanno raggiunto<br />

una percentuale spinta di raccolta differenziata adottando il sistema porta a porta.<br />

Molti (politici, imprenditori…), negli anni di fuoco dell’emergenza <strong>rifiuti</strong>, si sono<br />

lasciati affascinare <strong>da</strong> soluzioni impiantistiche quali il cosiddetto<br />

“termovalorizzatore”, senza riflettere, magari perché conviene, su cosa si può<br />

fare prima di arrivare ad incenerire i <strong>rifiuti</strong>, riducendo anche la quantità di <strong>rifiuti</strong><br />

stessi <strong>da</strong> smaltire. Ma in Campania la malagestione dei <strong>rifiuti</strong> è un problema<br />

diffuso non solo a Napoli ma anche, ad esempio, in provincia di Benevento. Il<br />

caso delle centrali a biomasse, nei comuni di San Salvatore Telesino e di Reino,<br />

nel Sannio, è di estrema importanza per capire ciò che sta accadendo nella<br />

complicata vicen<strong>da</strong> della gestione dei <strong>rifiuti</strong> in Campania. La Regione, nel corso<br />

degli anni dell’emergenza, si è trasformata in un vero e proprio forziere, il cui<br />

tesoro è rappresentato <strong>da</strong>i milioni di cosiddette ecoballe [CDR] depositate sul<br />

territorio campano, in attesa di essere «valorizzate» e quindi messe a profitto<br />

<strong>da</strong>ll’Impregilo mediante l’incenerimento. Per ogni tonnellata di rifiuto bruciato c’è<br />

stato per anni (e probabilmente ci sarà ancora) un contributo statale [CIP6] che<br />

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<strong>estratto</strong> omaggio

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