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Analisi e modellazione di impianti di produzione elettrica a ... - Enea

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RICERCA DI SISTEMA ELETTRICO pag. 13 <strong>di</strong> 177<br />

Tema <strong>di</strong> ricerca 5.2.5.2 “Centrali a polverino <strong>di</strong> carbone - Riduzione costi”<br />

<strong>Analisi</strong> e <strong>modellazione</strong> <strong>di</strong> <strong>impianti</strong> <strong>di</strong> <strong>produzione</strong> <strong>elettrica</strong> a carbone equipaggiati con sistemi CCS<br />

Dai calcoli risulta che i 3408 MJ <strong>di</strong> carbone consumati nel 2009 hanno comportato un aumento <strong>di</strong><br />

circa 0,62 ppm l’anidride carbonica in atmosfera; se si considera tutto il fabbisogno mon<strong>di</strong>ale <strong>di</strong><br />

combustibili fossili del 2009 come coperto dal solo carbone si ottengono, procedendo con lo stesso<br />

calcolo, circa 1,8 ppm. Infine, nell’ipotesi <strong>di</strong> completo sfruttamento delle riserve del carbone per<br />

coprire l’intero fabbisogno globale <strong>di</strong> fossili, si ottiene che in 41 anni (tabella 1.2) la concentrazione<br />

aumenterebbe <strong>di</strong> 73,4 ppm, passando dagli attuali 387,2 a 460,6 ppm! Inoltre questi calcoli<br />

approssimativi non tengono conto della crescita prevista della domanda <strong>di</strong> energia primaria,<br />

ipotizzando una crescita del 2% annuo si potrebbe ottenere un valore <strong>di</strong> concentrazione che si<br />

avvicina ai 1000 ppm.<br />

Il valore ottenuto nel calcolo ottimistico sarebbe già al <strong>di</strong> sopra dell’obiettivo posto dall’IEA,<br />

secondo cui la quota limite per evitare danni irreversibili al pianeta è <strong>di</strong> 450 ppm, in quanto<br />

l’aumento <strong>di</strong> temperatura me<strong>di</strong>a atmosferica sarebbe inferiore ai 2°C rispetto ai valori del XIX<br />

secolo.<br />

Tirando le somme, dal punto <strong>di</strong> vista economico è conveniente tornare al carbone, mentre<br />

considerazioni ambientali tendono a sconsigliarlo; è evidente quin<strong>di</strong> che le modalità dell’utilizzo <strong>di</strong><br />

tale fonte devono essere <strong>di</strong>verse da quelle prettamente consumistiche degli anni della rivoluzione<br />

industriale, ma devono utilizzare tecnologie sempre più avanzate per la salvaguar<strong>di</strong>a ecologica.<br />

Le suddette considerazioni hanno portato recentemente a un notevole sviluppo delle “clean coal<br />

technologies”, che concretizzano da un lato i risultati del progresso tecnologico nel campo dei<br />

processi <strong>di</strong> abbattimento degli inquinanti prodotti dalle centrali, e d’altro canto si giovano del<br />

miglioramento delle efficienze energetiche legate all’innovazione dei cicli termo<strong>di</strong>namici.<br />

Tra tali tecnologie, quelle che rivestono il ruolo principale nel settore della generazione <strong>elettrica</strong><br />

possono essere sud<strong>di</strong>vise in tre grosse categorie: gli <strong>impianti</strong> a vapore supercritici a polverino <strong>di</strong><br />

carbone, i processi <strong>di</strong> combustione in letto fluido e i processi <strong>di</strong> gassificazione; tali tecnologie, che<br />

saranno descritte in modo dettagliato nei prossimi capitoli, consentono al giorno d’oggi una<br />

<strong>produzione</strong> <strong>di</strong> energia <strong>elettrica</strong> con efficienze generalmente comprese tra il 40 e il 50%, quin<strong>di</strong> con<br />

minori emissioni grazie al minor consumo <strong>di</strong> carbone.<br />

La scelta della strategia <strong>di</strong> riduzione delle emissioni specifiche <strong>di</strong>pende in larga misura dalle<br />

caratteristiche del sistema <strong>di</strong> generazione esistente, dai prezzi dei combustibili e dai costi delle<br />

tecnologie <strong>di</strong>sponibili. L’approccio alla riduzione delle emissioni <strong>di</strong> CO2 prodotta da <strong>impianti</strong> <strong>di</strong><br />

generazione <strong>di</strong> energia <strong>elettrica</strong> alimentati con combustibili fossili non può che essere <strong>di</strong> tipo<br />

integrato, potendo contare su un ventaglio <strong>di</strong> tipologie <strong>di</strong> intervento legato sia all’aumento<br />

dell’efficienza <strong>di</strong> conversione e l’utilizzo <strong>di</strong> biocombustibili (soli<strong>di</strong>, liqui<strong>di</strong> e gassosi) in cocombustione,<br />

che soprattutto, in una prospettiva temporale più ampia, alle tecnologie CCS (carbon<br />

capture & storage) con cattura e confinamento <strong>di</strong> parte o tutta la CO2 prodotta.<br />

Come si vedrà meglio in seguito, la cattura dell’anidride carbonica si ad<strong>di</strong>ce particolarmente ad<br />

<strong>impianti</strong> a carbone per due motivi dati essenzialmente dal minor costo della fonte rispetto agli altri<br />

fossili consente <strong>di</strong> tollerare maggiormente i costi aggiuntivi e dalla maggiore intensità del carbonio<br />

pesente nel combustibile che porta a emissioni e concentrazioni più elevate <strong>di</strong> CO2, la cattura risulta<br />

più efficace e <strong>di</strong>minuisce il suo costo specifico (per ton CO2 evitata).

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