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IL MATRIMONIO<br />
SCOMMESSA<br />
SULLA PERSONA<br />
E SU <strong>DI</strong>O<br />
Stretto tra il legalismo di un tempo e il lassismo attuale, anche il<br />
cristianesimo stenta a trovar il linguaggio per parlare credibilmente<br />
della bellezza e delle esigenze dell’amore matrimoniale,<br />
per parlarne soprattutto alle nuove generazioni di giovani, attratti<br />
ma anche intimoriti dalla prospettiva del matrimonio.<br />
Si può parlare del matrimonio cristiano<br />
in modo attraente ed effi cace?<br />
Il termine coniugale con cui si indica la realtà dl<br />
matrimonio signifi ca letteralmente mettersi sotto<br />
un giogo comune. Non è una follia in un tempo<br />
in cui ciascuno desidera essere libero e felice?<br />
Da un lato l’amore è posto in cima alla scala<br />
dei valori e delle attese dei nostri contemporanei,<br />
dall’altro la coppia è il luogo di un numero<br />
impressionante di insuccessi, di sofferenze e di<br />
drammi.<br />
Si sogna l’amore ma non si sa costruire una<br />
storia comune.<br />
Due scogli da evitare.<br />
1. L’idealizzazione che accentua il lato del sogno,<br />
e, al contrario<br />
in cui racchiudere la fi gura di Mons. Vittorio<br />
- soprattutto nel sentire comune del popolo di<br />
Dio in questi anni di Episcopato a Fano - oserei<br />
indicare il Vescovo Vittorio come l’uomo di Dio<br />
che ha sperimentato i beni dell’umiltà. L’umiltà<br />
gli ha facilitato la carità. Non ci accorgiamo<br />
che tutti i nostri guai dipendono dal nostro orgoglio?<br />
L’umiltà gli ha donato soprattutto sincerità.<br />
La sincerità con se stesso, sincerità con<br />
Dio, sincerità con i fratelli. L’umiltà ha reso don<br />
Vittorio libero. La persona umile non si lascia<br />
condizionare dai propri meriti e dalle ambizioni.<br />
L’umiltà rende liberi dalle doppiezze, rende<br />
genuini, è una scuola di libertà. L’umiltà in don<br />
Vittorio è divenuta concretezza. E’ riconoscere i<br />
doni di Dio in noi e negli altri. Non posso non citare<br />
il meraviglioso intervento del Vescovo Vittorio<br />
la sera del mio ingresso: “Nella vita della<br />
2. l’enfatizzazione degli insuccessi<br />
Da una parte fi oriscono i discorsi, dall’altra un<br />
pessimismo che fi nisce per far dimenticare che<br />
molte coppie non divorziano.<br />
Si tratta di considerare nel medesimo tempo gli<br />
obiettivi e i mezzi , le promesse e i limiti, le<br />
gioie e le sofferenze propri della vita coniugale.<br />
Si tratta di capire come il giogo possa divenire<br />
felicità , come un legame possa diventare realizzazione<br />
della libertà.<br />
Tutto ciò all’interno di una istituzione millenaria,<br />
ricevuta dalla storia, ma con la quale ogni<br />
generazione, ogni individuo, ogni coppia intrattiene<br />
una relazione originale : storia e relazione<br />
Chiesa il doversi dimettere da un uffi cio non è<br />
e non può essere considerato e meno ancora<br />
vissuto in negativo, come una cesura, l’addio a<br />
una carriera e un ritorno nell’ombra o come una<br />
diminuzione, ma come una condizione perché la<br />
realtà della Chiesa possa crescere, avanzare di<br />
uno scatto in più (…) Un Vescovo che pretendesse<br />
mantenere le sue prerogative di governo<br />
fi no al momento della morte, come potrebbe<br />
realizzare questo…senza correre il rischio di<br />
causare una battuta d’arresto nello sviluppo<br />
di ogni realtà vitale, per anni amorevolmente<br />
coltivata e amata, di farla inaridire». Con un<br />
inno dell’ottavo-nono secolo, la Chiesa saluta<br />
Maria la madre di Dio, come “stella del mare”:<br />
Ave maris stella . Maria, stella della speranza.<br />
Addio (Ad Deum) don Vittorio, Vescovo e Padre<br />
di questa Chiesa. Tu Pastore Buono.<br />
segnate anche dalla vita della Chiesa e dal<br />
messaggio cristiano.<br />
Il matrimonio è una formidabile scommessa sull’altro/a<br />
e su Dio: esso non incatena ma lega.<br />
Il legame che può unire un uomo e una donna è<br />
più profondo dell’amore e l’amore , a sua volta,<br />
è più forte del sentimento. “Il monte calvario<br />
è il monte degli innamorati” (S. Francesco di<br />
Sales). Ogni amore che non trae la sua origine<br />
dall’amore appassionato del Salvatore può<br />
risultare frivolo e pericoloso.<br />
Occorre oggi di nuovo comunicare. Comunicare<br />
signifi ca appunto creare la comunità, quella<br />
comunità famigliare che condivide gioie e dolori,<br />
signifi cati e valori, oggetti e progetti. Se comunicare<br />
è vivere e vivere è comunicare, in una<br />
circolarità di amore, allora la prospettiva non<br />
è chiusa. Comunicare è impegnativo: bisogna<br />
uscire da se stessi per dare il meglio di sé stessi.<br />
Le condizioni richieste non riguardano solo<br />
il tempo, ma soprattutto la qualità del tempo e<br />
una intenzionalità chiara e leale.<br />
Forse siamo alla fi ne di un’epoca e all’inizio di<br />
un’era. Si tratta di riconferire alla famiglia tutto<br />
quello spessore di soggettività e di protagonismo<br />
sociale che non la individuano solo come<br />
ente bisognoso di assistenza, ma come motore<br />
promozionale di una nuova qualità della vita e<br />
delle relazioni umane.<br />
Armando Trasarti<br />
Vescovo<br />
fanoinforma.it<br />
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