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ANNO VII - Il Salotto degli Autori

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Estate 2009<br />

STORIA DEL TEATRO<br />

<strong>Il</strong> Melodramma<br />

di di Maria Maria Francesca Francesca CHERUBINI CHERUBINI (Perugia) (Perugia)<br />

(Perugia)<br />

<strong>Il</strong> Melodramma nacque a Firenze negli ultimi anni del<br />

sec. XVI (1580) dalla Camerata dè Bardi.<br />

Questo genere totalmente nuovo e totalmente italiano<br />

scorse dalla collaborazione di un gruppo di artisti, eruditi,<br />

poeti e musicisti che solevano riunirsi nella casa del<br />

Conte Giovanni Bardi, musicista ed erudito lui stesso e,<br />

inoltre, generoso mecenate. Tra essi vi furono nomi insigni<br />

quali Vincenzo Galilei, padre del grande Galileo, che fu<br />

sia liutista sia il massimo teorico della musica. Scrisse<br />

infatti, il “Dialogo della musica antica e moderna” (1581);<br />

il musicista romano Giulio Caccini che elaborò il testo<br />

“Nuove musiche” (1602); i musicisti Jacopo Peri e Jacopo<br />

Corsi ecc, ecc.<br />

Questi studiosi e artisti vollero attuare una riforma in<br />

campo musicale in quanto sostenevano, contro la Polifonia<br />

imperante derivata dai Fiamminghi, la dolcezza e l’eccellenza<br />

della Monodia, appoggiata a testi letterari di<br />

alta dignità poetica.<br />

Questi grandi eruditi, mossi dall’ambizioso desiderio<br />

di dare al nostro Paese quella Tragedia la cui mancanza<br />

era da loro considerata come una grave colpa della Letteratura<br />

Italiana, volsero lo sguardo all’antichità e<br />

ristudiarono gli elementi costitutivi della Tragedia Greca:<br />

poesia, musica, danza.<br />

Convennero dunque che solo dall’intimo legame tra<br />

suono e parola , tra musica e poesia, poteva scaturire una<br />

molteplicità di sentimenti che potesse esercitare quel<br />

particolarissimo effetto (partecipazione e commozione)<br />

sugli astanti, di cui fanno parola gli scrittori antichi.<br />

Dunque, occorreva bandire l’eccessivo tecnicismo e<br />

virtuosismo della Polifonia dando risalto alla parola. Era<br />

necessario cioè liberare la parola dalle eccessive<br />

sovrapposizioni vocali della Polifonia nei meandri delle<br />

quali, il significato delle frasi si dissolveva. Impossibile<br />

infatti percepire, nel groviglio delle voci, l’espressione<br />

dei sentimenti e <strong>degli</strong> affetti. La “Camerata de’ Bardi”<br />

decise dunque di tornare al “predominio di una sola voce”<br />

e di riportare la parola ad una “perfetta coincidenza con<br />

la musica”. Questo nuovo stile fu poi chiamato “Recitar<br />

cantando”.<br />

La “Camerata fiorentina o de’ Bardi” dette dunque il<br />

primo manifesto estetico e la prima teorizzazione del rapporto<br />

tra musica e dramma, tra musica e canto. Fu scelto<br />

il “Dramma pastorale” a costituire il “libretto” su cui i<br />

musicisti avrebbero intessuto le loro note. E dall’insieme<br />

di dramma pastorale e melodia nacque il Melodramma<br />

(Melodia + dramma). In tal modo, partiti da una<br />

rivisitazione della Tragedia greca, i componenti della<br />

“Camerata fiorentina” trovarono un nuovo originale genere<br />

d’Arte: il Melodramma, la più tipicamente italiana<br />

delle forme teatrali.<br />

- 17 -<br />

<strong>Il</strong> Melodramma si differenziava fortemente dagli antichi<br />

drammi greci in quanto in essi la musica e la danza<br />

servivano solo di commento alla parola del poeta; nel<br />

Melodramma invece si affidava preminentemente alla<br />

musica il compito di esprimere il sentimento, pur legandovi,<br />

in perfetta coincidenza, la parola del poeta.<br />

Così dalla inclinazione melodica del letterato e dalla<br />

sensibilità poetica del musicista nacque quel nuovo genere<br />

artistico chiamato “Opera in musica”, genere che<br />

conobbe alterne vicende fino alla morte del Metastasio,<br />

ma che conquistò nel periodo Romantico la sua eccellenza<br />

sia per opera di insigni musicisti che scrissero capolavori<br />

eterni, sia per la grande popolarità estesasi in tutta<br />

Europa, trovando ovunque ammiratori e emulatori.<br />

“L’Opera in musica”, nel periodo Romantico fu legata<br />

indissolubilmente alle intramontabili figure di “Norma”,<br />

tratta dall’omonima Opera lirica di Vincenzo Bellini, di<br />

“Lucia” tratta dalla “Lucia di Lammermoor” di<br />

Donizetti, di Tell protagonista del “Guglielmo Tell” di<br />

Rossini, di Otello e Desdemona, figure tratte dall’ “Otello”<br />

di Verdi, di “Aida” dall’omonima Opera di Giuseppe<br />

Verdi, di “Don Carlos” ancora di Verdi, etc etc.<br />

“L’Opera in musica” poiché si avvale di scenografie e<br />

spesso di azioni coreografiche, può essere considerata<br />

una delle manifestazioni artistiche più complete.<br />

La nascita ufficiale del melodramma può senz’altro<br />

essere indicata con la prima rappresentazione di “Dafne”<br />

(1594), opera sorta dalla ottima collaborazione di un<br />

celebre cantore Jacopo Peri e dal geniale Poeta<br />

melodrammatico Ottavio Rinuccini (Firenze 1564-1621)<br />

che ne scrisse il “libretto”.<br />

«Impostata su un’azione semplicissima, suddivisa in<br />

un Prologo e 4 episodi, questa favola tratta da Ovidio<br />

(Dafne inseguita da Apollo è tramutata in lauro) si muove<br />

ancora nell’ambito pastorale: tuttavia, benché priva di<br />

calore drammatico, essa ci presenta già nella verseggiatura<br />

la suggestiva tonalità musicale indispensabile a chi doveva<br />

rivestirne di note l’elegante ed aggraziato recitativo» 1<br />

A questo primo illustre esempio di “libretto” fece seguito<br />

“Euridice” (1600) opera ugualmente scritta dal<br />

Rinuccini e ancora musicata da Jacopo Peri.<br />

L’Opera “Euridice” è complessa e si rifà alla famosa<br />

favola mitologica di Euridice morta per il morso di una<br />

serpe, ma restituita da Plutone allo sposo Orfeo.<br />

Questa fiaba mitologica era già stata cantata dal<br />

Poliziano (Montepulciano 1454-Firenze 1494) ma qui<br />

compare con una variante: si parla del felice viaggio nell’Ade<br />

da parte di Orfeo.<br />

La prima rappresentazione avvenne nel 1600 in occasione<br />

delle nozze di Maria de’ Medici con Enrico IV di<br />

Francia.

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