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muoiono se mangiano... ma non smetterebbero mai di mangiare!

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Poste Italiane. Spe<strong>di</strong>zione in abbonamento postale - 70% aut. DRT/DCB/Torino - N. 1 - Anno 2008 - CARTA E PENNA, Via Susa 37 - 10138 Torino -<br />

ANNO VI - N. 22 - Pri<strong>ma</strong>vera 2008 Poesia, narrativa, letteratura, cultura generale RIVISTA TRIMESTRALE<br />

REALIZZATO DA:<br />

MUOIONO SE MANGIANO...<br />

MA NON SMETTEREBBERO MAI DI MANGIARE!<br />

Federazione tra le<br />

Associazioni Prader Willi<br />

LA SINDROME DI PRADER WILLI COLPISCE<br />

UN BIMBO OGNI 15.000 NATI.<br />

LA DIAGNOSI PRECOCE PUÒ AIUTARE I PAZIENTI<br />

E LE LORO FAMIGLIE A VIVERE MEGLIO!<br />

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O CONTATTA LA FEDERAZIONE AL 338 68 90 187<br />

PER EVENTUALI DONAZIONI:<br />

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Stu<strong>di</strong>o fotografico<br />

Daylight Stu<strong>di</strong>o - Torino<br />

Si ringrazia Elena Santarelli<br />

per la <strong>se</strong>nsibilità <strong>di</strong>mostrata<br />

Associazione Culturale Carta e Penna<br />

Via Susa, 37 - 10138 Torino<br />

Tel. 011 434 68 13<br />

www.cartaepenna.it<br />

Con il patrocinio della


IL SALOTTO DEGLI AUTORI<br />

ANNO VI - N. 22 - Pri<strong>ma</strong>vera 2008<br />

E<strong>di</strong>tore: Carta e Penna - Via Susa, 37<br />

10138 TORINO<br />

Tel.: 011.434.68.13 - Cell.: 339.25.43.034<br />

E-<strong>ma</strong>il: redazione@ilsalottodegliautori.it<br />

Registrato presso il Tribunale <strong>di</strong> Torino<br />

al n. 5714 dell’11 luglio 2003<br />

Il Salotto degli Autori<br />

I testi pubblicati sono <strong>di</strong> proprietà degli autori che si assumono la responsabilità del contenuto degli<br />

scritti stessi. L’e<strong>di</strong>tore <strong>non</strong> può es<strong>se</strong>re ritenuto responsabile <strong>di</strong> eventuali plagi o irregolarità <strong>di</strong> utilizzo <strong>di</strong><br />

testi coperti dal <strong>di</strong>ritto d’autore commessi dagli autori. La collaborazione è libera e gratuita.<br />

I dati personali sono trattati con estre<strong>ma</strong> ri<strong>se</strong>rvatezza e nel rispetto della nor<strong>ma</strong>tiva vigente. Per qualsiasi<br />

infor<strong>ma</strong>zione e/o rettifica dei dati personali o per richiederne la cancellazione è sufficiente una<br />

comunicazione al Direttore del giornale, responsabile del trattamento dei dati, da inviarsi presso la <strong>se</strong>de<br />

della testata stessa: Via Susa, 37 - 10138 Torino.<br />

Som<strong>ma</strong>rio<br />

- 2 -<br />

DIRETTORE RESPONSABILE:<br />

Donatella Garitta<br />

<strong>di</strong>rettore@ilsalottodegliautori.it<br />

Stampato in proprio<br />

SITI INTERNET:<br />

www.ilsalottodegliautori.it - www.cartaepenna.it<br />

E-<strong>ma</strong>il: redazione@ilsalottodegliautori.it<br />

cartaepenna@cartaepenna.it<br />

Dante Alighieri -opere minori <strong>di</strong> Carlo Alberto Calcagno (Arenzano - Ge) .................................................... 13<br />

Raccontami una storia... d’amore Rubrica a cura <strong>di</strong> Gennaro Battiloro .......................................................... 15<br />

Il pensiero ha bisogno del cuore <strong>di</strong> Giovanni REVERSO (Torino) ................................................................. 16<br />

Storia del Teatro <strong>di</strong> Maria Francesca Cherubini (Perugia) ............................................................................... 17<br />

Elaborare il lutto <strong>di</strong> Giu<strong>se</strong>ppe Dell’Anna (Torino) ..................................................................................... 21<br />

Sark, dove il tempo si è fer<strong>ma</strong>to <strong>di</strong> Gianfranco Gremo (San Gillio – TO) ...................................................... 24<br />

Conoscere Torino attraverso pas<strong>se</strong>ggiate a te<strong>ma</strong> <strong>di</strong> Micaela Martini (Torino)................................................. 26<br />

Casa Leopar<strong>di</strong>: attrazione turistica <strong>ma</strong>rchigiana <strong>di</strong> Corrado Alessandrini ................................................... 27<br />

La brutalità della vita e la brutalità della parola nel ro<strong>ma</strong>nzo <strong>di</strong> N. Am<strong>ma</strong>niti, COME DIO COMANDA <strong>di</strong><br />

Francesca Luzzio (Palermo) ............................................................................................................................ 28<br />

Prete cattolico felicemente sposato pur continuando a fare il prete? Si può! Ecco la storia… <strong>di</strong> Franco<br />

Pignotti............................................................................................................................................................. 30<br />

L’iceberg <strong>di</strong> Gian Franco Micheletti (Orbassano – TO) ................................................................................. 33<br />

Fiabe e storie albanesi <strong>di</strong> Bruna Tamburrini ................................................................................................... 35<br />

Ricordando Fischer <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o GIOVANARDI (Novara) ............................................................................... 37<br />

La sacralità della vita <strong>di</strong> Cinthia De Luca (Ro<strong>ma</strong>) ........................................................................................... 38<br />

27 gennaio: Giorno della memoria ... per <strong>non</strong> ripetere con altri <strong>se</strong>miti <strong>di</strong> Fulvio Ferrero (Torino) ............... 40<br />

Narrativa .......................................................................................................................................................... 40<br />

Recensioni........................................................................................................................................................ 53<br />

Premi Letterari ................................................................................................................................................. 58


Pri<strong>ma</strong>vera 2008<br />

La vetrina dei libri pubblicati dagli autori<br />

<strong>di</strong> Carta e Penna<br />

Tutti i libri pubblicati da Carta e Penna sono pre<strong>se</strong>ntati sia al sito www.cartaepenna.it sia in queste pagine - I lettori<br />

interessati all’acquisto dei testi possono contattare la <strong>se</strong>greteria che provvederà a far recapitare il libro <strong>di</strong>rettamente<br />

dall’autore - Per ulteriori infor<strong>ma</strong>zioni sia per la stampa, sia per l’acquisto dei libri contattare la <strong>se</strong>greteria dell’associazione<br />

allo 011.434.68.13 oppure al cellulare n. 339.25.43.034 o inviare un e-<strong>ma</strong>il a cartaepenna@cartaepenna.it - Nelle<br />

pagine centrali <strong>di</strong> questa rivista sono riportate le modalità associative e <strong>di</strong> pubblicazione dei libri <strong>se</strong>nza co<strong>di</strong>ce ISBN -<br />

IN CAMMINO... <strong>di</strong> Antonio BICCHIERRI - ISBN: 978-88-89209-73-8 - 12 €.<br />

Antonio Bicchierri ha vinto il primo premio nella <strong>se</strong>zione poesia della quarta e<strong>di</strong>zione del<br />

Premio Letterario Internazionale Prader Willi - Anno 2007 - Questo libro è il premio che<br />

l’Associazione Carta e Penna, promotrice del concorso, ha messo in palio; la raccolta contiene<br />

le prime poesie scritte dall’autore che ha iniziato da poco a cimentarsi nella stesura <strong>di</strong><br />

versi. Il poeta ha scelto <strong>di</strong> raccogliere le proprie liriche in <strong>di</strong>versi capitoli, raggruppandole in<br />

ba<strong>se</strong> ai contenuti e all’ispirazione che hanno guidato il nascere del verso.<br />

Nella premessa Antonio Bicchierri sostiene che”La vita è passione, <strong>se</strong>ntimento, felicità, dolore,<br />

tormento” e nelle sue poesie vi sono questi <strong>se</strong>ntimenti, espressi con versi chiari, <strong>se</strong>mplici<br />

e <strong>ma</strong>i banali, utili ad esternare le proprie emozioni.<br />

Leggendo i versi <strong>di</strong> Antonio Bicchierri si coglie l’attenzione al dettaglio, la riflessione dettata<br />

dalla <strong>se</strong>nsibilità del poetare per arrivare a comunicare al lettore i propri convincimenti o dubbi.<br />

L’amore per la propria terra, il duro lavoro del conta<strong>di</strong>no, i gran<strong>di</strong> e terribili eventi che hanno<br />

costellato la storia, <strong>di</strong>ventano argomenti duttili sotto la penna del poeta attento che, con<br />

poche pennellate, ritrae un quadro ardente e ricco <strong>di</strong> sfu<strong>ma</strong>ture...<br />

PERCORSI - Raccolta poetica <strong>di</strong> Giacomo GIANNONE -<br />

ISBN: 978-88-8920-70-7 - Prezzo: 7,00 €.<br />

GIACOMO GIANNONE ha vinto il primo premio nella <strong>se</strong>zione poesia della terza e<strong>di</strong>zione<br />

del Premio Letterario Internazionale Prader Willi - Anno 2006 - La <strong>se</strong>nsibilità poetica <strong>di</strong><br />

G.G. ha portato i giurati ad esprimere un corale con<strong>se</strong>nso nei confronti delle poesie Sul<br />

monte crateri fu<strong>ma</strong>nti - Cocci <strong>di</strong> terracotta - Dalla cuna della casa antica pre<strong>se</strong>ntate al<br />

concorso poiché i versi dell’autore colpiscono per la profon<strong>di</strong>tà e per la delicatezza con<br />

cui espone il proprio <strong>se</strong>ntire. Questo libro è il premio che l’Associazione Carta e Penna,<br />

promotrice del concorso, ha messo in palio e l’autore ha scelto <strong>di</strong> raccogliere le proprie<br />

poesie in tre <strong>di</strong>versi capitoli, raggruppandole in ba<strong>se</strong> ai contenuti e all’ispirazione che<br />

hanno guidato il nascere del verso. Nei componimenti l’autore affronta argomenti anche<br />

gravosi quali l’e<strong>ma</strong>rginazione, il <strong>di</strong>fficile rapporto tra generazioni (vicine, <strong>ma</strong> così <strong>di</strong>ver<strong>se</strong><br />

da <strong>non</strong> riuscire quasi più ad intendersi) o il passar del tempo e la <strong>ma</strong>lattia e si può<br />

os<strong>se</strong>rvare una grande attenzione al dettaglio che offre l’ispirazione. L’autore effettua<br />

un’attenta ricerca <strong>di</strong> termini e analogie per esprimere il proprio punto <strong>di</strong> vista e questo<br />

coinvolge il lettore che si lascia avvolgere dall’atmosfera creata. Inoltre la ricerca attenta<br />

delle parole porta alla creazione <strong>di</strong> un verso con una sintesi lessicale elegante, <strong>ma</strong>i scarna<br />

<strong>ma</strong> equilibrata e capace <strong>di</strong> comunicare le forti emozioni del poeta.<br />

FINALMENTE...L’AMORE VERO <strong>di</strong> Maria Rosa GELLI<br />

ISBN: 978-88-89209-71-4 - 15 €.<br />

Maria Rosa Gelli è nata e vive in Toscana.<br />

Giornalista pubblicista collabora regolarmente a delle testate giornalistiche in <strong>se</strong>no<br />

alle quali cura rubriche e articoli vari.<br />

Poetessa e narratrice ha al suo attivo, tra l’altro, due sillogi poetiche: Una promessa è<br />

una promessa e Dietro lo specchio e<strong>di</strong>tate da G. Laterza <strong>di</strong> Bari e un ro<strong>ma</strong>nzo Una<br />

goccia nell’oceano ed. Colombo. Tali pubblicazioni sono state accolte dalla Critica<br />

ufficiale con lusinghieri giu<strong>di</strong>zi.<br />

Diver<strong>se</strong> riviste specializzate e antologie, italiane e straniere, riportano poesie cui <strong>se</strong>guono<br />

commenti assolutamente favorevoli.<br />

Pre<strong>se</strong>nte e conosciuta nel mondo della cultura, ha ricevuto significativi premi e riconoscimenti.<br />

Fa parte, quale Accademica, <strong>di</strong> varie strutture italiane.<br />

- 3 -


Il Salotto degli Autori<br />

LE LACRIME DEL SOLE <strong>di</strong> Giu<strong>se</strong>ppina IANNELLO SICCARDO<br />

ISBN: 978-88-89209-75-2 - Prezzo: 13 euro<br />

Questo mio libro “Le Lacrime del sole”, ha come te<strong>ma</strong> <strong>di</strong> fondo, la figura u<strong>ma</strong>na nella<br />

interezza della propria spiritualità. Racchiude altresì, il concetto del rispetto per ogni for<strong>ma</strong> <strong>di</strong><br />

vita e per ogni espressione della vita stessa articolata <strong>se</strong>condo un sano equilibrio e rapporto<br />

tra spiritualità e <strong>ma</strong>teria e, <strong>se</strong> trovo simpatici, perfino alcuni oggetti, una statuina, una scatola,<br />

un bacile, è perché dalla loro fattura, traspare il temperamento artistico e poetico <strong>di</strong> chi tali<br />

opere ha costruito (demiurgo). Nelle “Lacrime del sole”, sole auspicato dagli es<strong>se</strong>ri u<strong>ma</strong>ni,<br />

quasi <strong>se</strong>mpre, im<strong>ma</strong>gino che il celebre astro, versi una lacri<strong>ma</strong> <strong>di</strong> commozione, ogni qualvolta,<br />

un bambino viene alla luce. Per lacrime intendo anche la rugiada, quella per la quale un<br />

giar<strong>di</strong>no appare ancora più incantevole perché baciato dalla luce delle emozioni; ecco perché<br />

ros solis, mi è <strong>se</strong>mbrato un titolo appropriato per ciò che io voglio esprimere. In conclusione,<br />

il mio libro tratta argomenti autobiografici e <strong>non</strong>, <strong>ma</strong> con un contenuto ed una for<strong>ma</strong> che sono<br />

il risultato <strong>di</strong> una sottile fusione tra realtà e fantasia; fusione, anche, tra pianto ed umorismo.<br />

Acquistando una copia si avrà in o<strong>ma</strong>ggio il volume <strong>di</strong> poesie dell’autrice: Nel <strong>ma</strong>re dei miei<br />

sogni.<br />

A SUD DI NESSUNO <strong>di</strong> Agostino MARANO<br />

ISBN: 978-88-89209-78-3 - Prezzo: 8 €.<br />

Agostino Marano è nato a Napoli il 17-03-1942, dove vive e opera. Pittore poeta e scrittore.<br />

Scrive poesie da vari anni in napoletano, italiano e france<strong>se</strong>. L’autore in questa raccolta <strong>di</strong><br />

racconti colleziona attimi <strong>di</strong> vita quoti<strong>di</strong>ana, esperienze <strong>di</strong> vita vissuta e <strong>se</strong>ntimenti veri, guidando<br />

il lettore tra le esperienze ch’egli ha vissuto o im<strong>ma</strong>ginato. Per desiderio dell’autore i proventi<br />

ricavati dalla ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> questo volume saranno devoluti a favore dell’Associazione Prader<br />

Willi, <strong>ma</strong>lattia genetica rara che colpisce un nato ogni 15.000 causando ipotonia, appetito insaziabile,<br />

obesità, ritardo mentale, ritardo funzionale, bassa statura negli adulti e problemi<br />

comportamentali, legati alla <strong>ma</strong>ncanza del <strong>se</strong>nso <strong>di</strong> sazietà. Questo è uno dei problemi <strong>ma</strong>ggiori:<br />

il paziente, es<strong>se</strong>ndo privo del <strong>se</strong>nso <strong>di</strong> sazietà, a causa <strong>di</strong> un’ano<strong>ma</strong>lia nel centro che controlla<br />

questo stimolo nel cervello, ha un appetito inestinguibile; allo stesso tempo la <strong>ma</strong>lattia causa una<br />

<strong>di</strong>sfunzione nel metabolismo che riduce notevolmente la capacità dell’organismo <strong>di</strong> bruciare le<br />

calorie assunte. La <strong>di</strong>agnosi precoce è <strong>di</strong> pri<strong>ma</strong>ria importanza in quanto dà la possibilità <strong>di</strong><br />

intervenire con far<strong>ma</strong>ci e cure affinché, sin dai primi mesi, si possa migliorare la qualità della vita<br />

del bimbo e della famiglia.<br />

RISVEGLIO E ALTRE STORIE CON LE ALI<br />

<strong>di</strong> Giu<strong>se</strong>ppina RANALLI - Prezzo: 13,00 euro ISBN 978-88-89209-72-1<br />

Le farfalle, delicate creature, le cui ali <strong>se</strong>mbrano tele <strong>di</strong> pittore sulle quali la natura si <strong>di</strong>letta a<br />

<strong>di</strong>pingere usando ogni colore della tavolozza, sollecitano l’im<strong>ma</strong>ginazione degli artisti, che<br />

nella loro danza, nel loro fondersi ai colori dei fiori, e nelle loro metamorfosi, vedono la vita<br />

dell’uomo, mutevole, <strong>ma</strong>gnifica e crudele, <strong>ma</strong> soprattutto breve.<br />

Alla, la protagonista <strong>di</strong> tutti e quattro i racconti, è una farfalla dalle ali completamente bianche.<br />

È una creatura <strong>se</strong>mplice e <strong>se</strong>nsibile, con un <strong>se</strong>nso profondo dell’amicizia. È l’e<strong>se</strong>mpio <strong>di</strong><br />

come nella vita sia importante es<strong>se</strong>re e <strong>non</strong> apparire, <strong>di</strong> come le qualità della mente siano più<br />

importanti <strong>di</strong> quelle del corpo. Non <strong>ma</strong>nca tra i racconti, un mito, genere <strong>di</strong> favola che tanto<br />

piace all’autrice e che ancora una volta, con “Risveglio e altre storie con le ali”, ci guida nel<br />

mondo della fantasia, raccontandoci la vita col suo scrivere <strong>se</strong>mplice e scorrevole.<br />

LA COMUNICAZIONE AUMENTATIVA ALTERNATIVA, GIOELE E IO<br />

<strong>di</strong> Susanna Voccia<br />

ISBN: 978-88-89209-74-5 - Prezzo: 12,50 €.<br />

Questo libro fornisce delle in<strong>di</strong>cazioni su come gestire la CAA dall’inizio con un bambino<br />

<strong>di</strong>versamente abile. Gli strumenti utilizzati mi sono stati forniti da <strong>di</strong>ver<strong>se</strong> logope<strong>di</strong>ste <strong>ma</strong><br />

anche da altre <strong>ma</strong>mme che come me avevano un bimbo speciale. Altre co<strong>se</strong> le ho inventate e<br />

sperimentate con Gioele. Sicuramente la cosa in<strong>di</strong>spensabile per con<strong>se</strong>guire risultati è la<br />

costanza, la collaborazione con più persone e la fiducia nelle possibilità <strong>di</strong> mia figlia e nel<br />

siste<strong>ma</strong> CAA. Mi rendo conto che ogni bambino è un mondo a <strong>se</strong> <strong>ma</strong> for<strong>se</strong> potrete trovare<br />

tra le pagine qualcosa <strong>di</strong> utile.<br />

Per contatti <strong>di</strong>retti con l'autrice: e-<strong>ma</strong>il: gioelesusi@tiscali.it - Cellulare: 339.44.76.340<br />

- 4 -


Pri<strong>ma</strong>vera 2008<br />

PRIME POESIE <strong>di</strong> Giacomo ABBATE - 10 €. -<br />

Le poesie raccolte in questo volume sono, come si evince dal titolo, i primi scritti<br />

dell'autore e toccano gli argomenti più <strong>di</strong>sparati: l'han<strong>di</strong>cap, il ruolo dela donna, i<br />

ricor<strong>di</strong>... Proponiamo alcuni versi de<strong>di</strong>cati alla moglie:<br />

Da più <strong>di</strong> vent’anni noi siamo sposati,<br />

belli dolci e sani abbiamo tre figli<br />

abbastanza stu<strong>di</strong>osi e aperti ai consigli<br />

ci amiamo come quando ci siamo incontrati.<br />

Mia moglie è una donna opulenta e formosa<br />

ha belle curve da accarezzare e da vedere<br />

incantato dalle movenze del <strong>se</strong>dere<br />

piene ho le <strong>ma</strong>ni della sua carne <strong>se</strong>tosa.<br />

- 5 -<br />

Belle le rughe profonde d’espressione<br />

ha a<strong>ma</strong>to, ha sofferto, si è anche <strong>di</strong>vertita<br />

ha partorito i figli, ha a<strong>ma</strong>to la vita<br />

ha dato tanto con dolcezza e passione.<br />

IL MIO ESSERE VITA <strong>di</strong> Andrea BERTI- 13 €.<br />

Dalla prefazione <strong>di</strong> Marzia Carocci: “Andrea Berti nasce a Firenze, dove trascorre la propria<br />

vita attingendo all’arte poetica, uomo <strong>se</strong>nsibile e fortemente religioso, è dotato <strong>di</strong><br />

spiccate capacità artistiche ed u<strong>ma</strong>ne. Già autore <strong>di</strong> volumi poetici, si cimenta in questo<br />

libro aprendo il suo cuore, mettendo a nudo un’ani<strong>ma</strong> <strong>se</strong>mplice, liberandosi da ogni<br />

inibizione, ci offre così un quadro limpido e traboccante <strong>di</strong> vissuto. Le sue riflessioni ci<br />

regalano emozioni forti e ne compren<strong>di</strong>amo tutta la sua interiorità, ciò fa del Berti un<br />

uomo <strong>di</strong> altri tempi, con ra<strong>di</strong>ci ben ra<strong>di</strong>cate al richiamo familiare, al Credo religioso,<br />

dove trova rifugio ad ogni suo timore u<strong>ma</strong>no, ogni paura <strong>se</strong>mbra scomparire al cospetto<br />

<strong>di</strong> Colui che fa sperare mon<strong>di</strong> migliori. Il poeta è ben conscio della realtà conforme alla<br />

natura u<strong>ma</strong>na con tutti i suoi drammi ed ostacoli, descrive esperienze personali, stati<br />

d’animo, dubbi, il tutto narrato <strong>se</strong>rvendosi reminiscenze spesso doloro<strong>se</strong>, <strong>ma</strong> <strong>se</strong>mpre<br />

guardando avanti, attraverso im<strong>ma</strong>gini lumino<strong>se</strong>, <strong>se</strong>nza retoriche o banalità e comunque<br />

<strong>ma</strong>i pessimistiche.<br />

NEI GIARDINI DI SPAGNA <strong>di</strong> Oreste BONVICINI<br />

Note <strong>di</strong> viaggio e letteratura<br />

Non sapere che itinerari / la <strong>se</strong>ra il vento il cuore / sopra la pietra che si è fatta ombra.<br />

(Souvenir, Giorgio Simonotti Manacorda)<br />

Ci sono mete che si raggiungono all’alba come il risveglio dopo una notte <strong>di</strong> sogni torbi<strong>di</strong> e<br />

gravi, quando la luce filtra la cortina delle tende. Ci sono mete che si oltrepassano s<strong>ma</strong>rrendo<br />

l’occasione <strong>di</strong> riconoscerle. Ci sono mete che <strong>non</strong> si raggiungono <strong>ma</strong>i. E invano il cammino si<br />

affanna ripercorrendo il già percorso sui <strong>se</strong>ntieri del tempo, invocando anche l’intercessione<br />

<strong>di</strong>vina, aspettando la luce delle stelle in<strong>di</strong>carci la <strong>di</strong>rezione. Di tanti valori avevamo caricato il<br />

viaggio in Andalusia, meta raggiunta all’alba <strong>di</strong> una pri<strong>ma</strong>vera che stentava a decollare, fredda<br />

ancora, con sbalzi umorali <strong>di</strong> pioggia e squarci <strong>di</strong> <strong>se</strong>reno e notti fresche o fredde e improvvisi<br />

rovesci, meta oltrepassata perché tutto concorre a far della Spagna <strong>di</strong> questi anni un cantiere<br />

dove il passato si annulla, nella frenesia <strong>di</strong> nuovi modelli economici che hanno nel consumismo<br />

quel desiderio <strong>di</strong> rivincita che la nostra esperienza ha <strong>ma</strong>turato in decenni or<strong>ma</strong>i trascorsi ...<br />

SOGNANDO IN VENTI MINUTI <strong>di</strong> Paolo BONZO - Prezzo: 8 €.<br />

Il continuo oscillare tra il razionale e l’irrazionale, la realtà e l’irrealtà elementi <strong>se</strong>mpre più<br />

vivi e pre<strong>se</strong>nti nell’epoca dove <strong>se</strong>mbrerebbe facile poter dare una spiegazione a tutti gli eventi<br />

che completano la nostra vita, mi ha indotto a scrivere questo breve libro che vorrei fos<strong>se</strong> <strong>di</strong><br />

aiuto a chi avrà la pazienza e la voglia <strong>di</strong> leggerlo, per meglio comprendere tra gli innumerevoli<br />

enigmi che stuzzicano la curiosità u<strong>ma</strong>na, uno in particolare con il quale ci troviamo<br />

costantemente in <strong>di</strong>retto rapporto <strong>se</strong>nza preoccuparci della sua importante e entusias<strong>ma</strong>nte<br />

naturalità, cioè i sogni. Intendo riferirmi ai sogni come <strong>di</strong>re gli incoscienti o for<strong>se</strong> coscienti<br />

fatti <strong>di</strong> estasi e vagabondaggi dello spirito, <strong>di</strong> abbandoni e <strong>di</strong> aspirazioni, <strong>di</strong> contemplazioni e<br />

bisogni emotivi che si avviano nel cervello quando “Morfeo” ci chiude le palpebre e stende<br />

sulla nostra vita da svegli una coltre trasparente e leggera...Il nostro corpo, allora giace inerte<br />

appena turbato dal respiro, alla vita attiva, cosciente, subentra per ragioni fisiche la vita incosciente,<br />

inattiva. Il corpo riposa <strong>ma</strong> il centro della vita, il cervello, <strong>non</strong> rinuncia alla sua attività,<br />

costruisce per mezzo delle impressioni <strong>se</strong>nsoriali quelle meraviglio<strong>se</strong> <strong>se</strong>quenze <strong>di</strong> momenti<br />

che sanno <strong>di</strong> beatitu<strong>di</strong>ne e <strong>di</strong> dolore, <strong>di</strong> gioie e <strong>di</strong> <strong>di</strong>sillusioni, il nostro corpo è quasi immobilizzato,<br />

mentre la mente costruisce una vastità enorme <strong>di</strong> fantasie...


Il Salotto degli Autori<br />

PUZZLE - Racconti gialli e del mistero <strong>di</strong> Matilde CISCOGNETTI - 15 € -<br />

Poetessa e scrittrice napoletana, Matilde Ciscognetti ha pubblicato vari libri, tra cui ‘La luna<br />

nelle <strong>ma</strong>ni’ (Premio Città <strong>di</strong> Valle<strong>se</strong>nio) e ‘Kimeo e altri racconti’ per la narrativa. Per la poesia<br />

‘Cuore <strong>di</strong> legno’, ‘Il fiore <strong>di</strong> sabbia(versi haiku), ‘Axi<strong>di</strong>e’ (poesie in vernacolo), ‘Le voci del<br />

tempo’, ‘E chi <strong>se</strong> <strong>non</strong> il vento…’, Versi sciolti, ed altri. Autrice anche <strong>di</strong> testi teatrali, ha <strong>di</strong><br />

recente ottenuto il premio ‘Città <strong>di</strong> Mesagne’ (BA) per il teatro, per il lavoro ‘Il pegno galeotto’.<br />

L’autrice cura personalmente le copertine dei suoi libri con <strong>di</strong><strong>se</strong>gni, foto e composizioni<br />

grafiche <strong>di</strong> sua creazione.<br />

Le storie narrate in questi racconti, scritti agli inizi degli anni '90, si succedono con i loro<br />

personaggi, fatti e luoghi, sullo sfondo della imponderabilità u<strong>ma</strong>na che, pure sfuggendo al<br />

controllo della razionalità, finisce per <strong>di</strong>ventare filo conduttore <strong>di</strong> eventi plausibili, possibili<br />

nella loro <strong>di</strong>namica <strong>di</strong> svolgimento, e suscettibili <strong>di</strong> una interpretazione logica anche dell'inconscio.<br />

Ciò in virtù <strong>di</strong> un meccanismo <strong>di</strong> scrittura avvincente e nel contempo attenta agli aspetti<br />

inconoscibili dell'animo u<strong>ma</strong>no.<br />

IL VALORE DELLE COSE - Racconti <strong>di</strong> Edda PELLEGRINO CONTE -<br />

Dal primo racconto che dà il titolo alla raccolta: Si <strong>se</strong>ntiva un intruso. For<strong>se</strong> la memoria gli<br />

suggeriva visioni ingannevoli, illusa da un vissuto lontano. Non ritrovava né persone né co<strong>se</strong><br />

che aves<strong>se</strong>ro un legame con la sua infanzia. L’ambiente era mutato, il vivere <strong>di</strong>verso, la gente<br />

sconosciuta. Quello <strong>non</strong> gli <strong>se</strong>mbrava il suo pae<strong>se</strong>, né quella era la sua gente. Si chiedeva <strong>se</strong><br />

gli anni trascorsi altrove potes<strong>se</strong>ro es<strong>se</strong>re motivo sufficiente a creare tale <strong>se</strong>nsazione <strong>di</strong><br />

estraneità. Invano ricercava la bellezza dei vasti orizzonti, o il colore della sua terra: terra<br />

rossa sotto ulivi giganti, in mezzo a viti genero<strong>se</strong> e forti. Una società nuova aveva cancellato<br />

il georgico candore <strong>di</strong> un tempo. Trattori moderni e congegni auto<strong>ma</strong>tizzati avevano sostituito<br />

la fatica dell’uomo nei campi. Il vivere quoti<strong>di</strong>ano ne risultava rivoluzionato. Anche lui,<br />

del resto, <strong>non</strong> era più la stessa persona che un giorno lasciò la terra dei padri per un vivere<br />

<strong>di</strong>verso. Con la sua fuga l’aveva for<strong>se</strong> tra<strong>di</strong>ta, quella sua terra, che oggi <strong>non</strong> lo riconosceva,<br />

che for<strong>se</strong> lo rifiutava..... Un triste ritorno, una <strong>se</strong>rie <strong>di</strong> pensieri a<strong>ma</strong>ri <strong>di</strong> uno che tornava,<br />

chia<strong>ma</strong>to ad assolvere un triste compito, quello <strong>di</strong> raccogliere i resti <strong>di</strong> una modesta ere<strong>di</strong>tà.<br />

ALI NEL TEMPO <strong>di</strong> Er<strong>ma</strong>nno CROTTO - 10 €.<br />

Er<strong>ma</strong>nno Crotto è nato a Torino nel 1974 dove vive e lavora. Divide il suo tempo libero tra<br />

scrivere poesie, pensieri e l’hobby per la fotografia pre<strong>di</strong>ligendo paesaggistica, ritratti, <strong>ma</strong>cro.<br />

Attivo come cantante (baritono) nel Sunshine Gospel Choir <strong>di</strong> Torino. E’ alla sua pri<strong>ma</strong> pubblicazione<br />

con Carta e Penna e<strong>di</strong>tore. La poesia che <strong>se</strong>gue è tratta dalla silloge:<br />

Le tue <strong>ma</strong>ni<br />

nei passaggi silenziosi<br />

inesplorati<br />

del tuo pre<strong>se</strong>nte immortale<br />

scorrevano<br />

sul suono<br />

<strong>di</strong> un rinnovato idealismo<br />

che il tuo animo<br />

<strong>di</strong>pingeva<br />

sulle ali del tempo,<br />

- 6 -<br />

CHIARO DI LUNA<br />

celato for<strong>se</strong><br />

dagli attriti<br />

<strong>di</strong> un tempo<br />

pre<strong>ma</strong>turo<br />

…suggerivi<br />

vibrazioni<br />

nuova luce<br />

Agata Fernandez Motzo, è nata a Trapani il 9 <strong>ma</strong>rzo<br />

1927, ha con<strong>se</strong>guito la laurea in Lettere classiche all’Università<br />

<strong>di</strong> Palermo, è sposata, ha tre figli e un<br />

nipotino.In<strong>se</strong>gnante in pensione può de<strong>di</strong>carsi con più<br />

<strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> tempo al binomio Religione-Poesia. È<br />

francescana <strong>se</strong>colare dal 1950, attualmente nella<br />

fraternità Im<strong>ma</strong>colata concezione <strong>di</strong> Ro<strong>ma</strong>. Ha pubblicato<br />

finora, in <strong>se</strong>guito a premiazioni e <strong>se</strong>gnalazioni con<strong>se</strong>guite<br />

in concorsi letterari, su riviste letterarie e antologie;<br />

con Carta e Penna E<strong>di</strong>tore ha pubblicato la silloge<br />

poetica Una voce <strong>di</strong>vina, quale primo premio del concorso<br />

Re Sole ban<strong>di</strong>to da Penna Magica, associazione<br />

letteraria <strong>di</strong> Garbagnate Milane<strong>se</strong>. Ha inoltre pubblicato,<br />

con Carta e Penna E<strong>di</strong>tore, le raccolte poetiche Il<br />

Sacro fuoco e Col nodo più stretto e, tra i quaderni del<br />

Convivio, la silloge Misteriosi orizzonti.<br />

…nell’etere<br />

spargevi<br />

ancora una volta l’infinito<br />

ebbe la meglio sulle tempeste<br />

del mondo<br />

(al <strong>ma</strong>estro<br />

Ludwig Van Beethoven)


Pri<strong>ma</strong>vera 2008<br />

CENISCHIA E MORIANA - Raccolta poetica <strong>di</strong> Fulvio FERRERO -<br />

Dalla premessa dell'autore:<br />

Primo Levi è lo scrittore che preferisco, una delle mie ra<strong>di</strong>ci. Al Mu<strong>se</strong>o della Resistenza, lo<br />

vi<strong>di</strong> ritratto con lo sfondo del ghiacciaio delle Evettes: anche lui in Moriana e nel periodo<br />

della foto ero negli stessi luoghi! Adoro il libro “Siste<strong>ma</strong> perio<strong>di</strong>co”, racconti legati ad un<br />

elemento chimico. Mi avvince <strong>se</strong>mpre il racconto del “Carbonio”. Quest’ultimo <strong>ma</strong>rcò il<br />

mio mestiere d’alchimista, quando ebbi la sorte <strong>di</strong> <strong>ma</strong>nipolarlo nei polimeri. Era solo <strong>ma</strong>teria<br />

inani<strong>ma</strong>ta. Mi coinvolge soprattutto perché ricomincia <strong>se</strong>nza sosta il ciclo tra anidride<br />

carbonica, calcari e la <strong>ma</strong>teria vivente. Negli anni ‘90 incominciai a scrivere ricor<strong>di</strong> d’escursioni.<br />

Per affinità (od imitazione <strong>di</strong> Primo?), volli dare loro il nome <strong>di</strong> un fiore alpino. Narro<br />

trentacinque anni <strong>di</strong> gite sulle montagne sorelle della bassa Val Susa e della Haute Maurienne.<br />

Qui ne riporto alcuni con poesie. Sono grato a Silvio che me le fece scoprire. Mi fece<br />

assaggiare, “la carne dell’orso” come il Sandro del Ferro ed imparai a superare pericoli,<br />

paure <strong>non</strong> solo sulle pietre e sui ghiacci. Le cime sono or<strong>ma</strong>i irraggiungibili. Pensai che<br />

avrei sofferto molto, mi sono adattato, è la regola della natura.<br />

SINFONIA CELESTE <strong>di</strong> Elio Porfirio GASBARRO - 10 euro<br />

L’autore è nato a L’Aquila risiede a Ciampino (Ro<strong>ma</strong>). Ha frequentato Licei classici in Istituti<br />

religiosi. Dirigente importante Società Responsabile Abruzzo. Ha partecipato a molti Concorsi<br />

letterari Nazionali e Internazionali, riscuotendo <strong>se</strong>mpre ed ovunque lusinghieri successi.<br />

Nomina a Membro Honoris causa a vita della Unione Pionieri della Cultura Europea - CDAP<br />

- UPCE. Finalista in più Associazioni tra cui la Ibiskos <strong>di</strong> A. Ulivieri; Associazione Pri<strong>ma</strong>vera<br />

Striane<strong>se</strong>; Associazione Il Simposio, Libera Associazione Poeti e Scrittori ed altre.<br />

Tra i vari premi vinti si <strong>se</strong>gnalano i più recenti: Premio Letterario Nazionale Cuore <strong>di</strong> Sicilia,<br />

concorso Internazionale Arte e Letteratura Città <strong>di</strong> Avellino Trofeo verso il futuro - Premio<br />

Festival della Poesia Europea - Associazione Culturale Il Pianeta dell’amore - Premio Associazione<br />

Culturale Astra - Premio Nazionale Cuore <strong>di</strong> Sicilia / Quasimodo - Premio Accademia<br />

Italiana gli Etruschi. Premio al VI Festival della poesia europea, Ass. Il Pianeta dell’Amore<br />

- Diplo<strong>ma</strong> d’onore Accademico Contea <strong>di</strong> Mo<strong>di</strong>ca - Secondo premio Terza Biennale<br />

d’Arte e Letteratura 2006, O<strong>ma</strong>ggio alla Città <strong>di</strong> Ro<strong>ma</strong>.<br />

UOMINI E DONNE... SEMPRE PIÙ SOLI<br />

<strong>di</strong> Gianfranco GREMO - 12 euro<br />

L’autore è nato il 17 ottobre 1947 a Torino. A<strong>ma</strong> scrivere racconti, poesie e comme<strong>di</strong>e; la sua<br />

opera “Nostalgia del pre<strong>se</strong>nte” è stata più volte replicata con successo in <strong>di</strong>versi teatri torinesi.<br />

Questo è il <strong>se</strong>condo volume che pubblica con Carta e Penna ed è il pro<strong>se</strong>guimento del<br />

primo poiché continua l’escursione dell’autore nel mondo emotivo degli uomini e delle donne.<br />

Un mondo affascinante, <strong>non</strong>ostante quel “<strong>se</strong>mpre più” che tende a colorarlo <strong>di</strong> pessimismo.<br />

Questa volta il suggerimento è <strong>di</strong> ricavare forza dalle <strong>di</strong>fficoltà relazionali che si incontrano<br />

nella vita.<br />

Affrontarle per vincerle è il compito <strong>di</strong> tutti noi.<br />

IL BAMBINO VENUTO DAL CIELO <strong>di</strong> Roberta LOLLI<br />

Una persona speciale ha attraversato, come un angelo, le nostre vite. Spesso però ci si <strong>di</strong>mentica<br />

delle persone che con la loro de<strong>di</strong>zione e la loro ras<strong>se</strong>gnazione silenziosa, hanno fatto sì<br />

che queste persone <strong>di</strong>ventino speciali. E’ per questo che ho scritto queste poche righe, per<br />

ricordare la de<strong>di</strong>zione e<strong>se</strong>mplare dei genitori <strong>di</strong> E<strong>ma</strong>nuele e la ras<strong>se</strong>gnazione e la rinuncia ad<br />

un loro abbraccio da parte <strong>di</strong> Luca, gran<strong>di</strong>ssimo fratello; e un po’ per tutti noi che l’abbiamo<br />

accolto ed a<strong>ma</strong>to. Ho <strong>se</strong>mpre creduto che i numeri fos<strong>se</strong>ro in qualche modo legati ad un<br />

significato ben preciso e si pre<strong>se</strong>ntino a noi in momenti ben definiti.<br />

3 è il numero della S. Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo.<br />

7 è il numero perfetto <strong>di</strong> Dio. Nella Sacra Bibbia è un numero ricorrente: in 7 giorni Dio compie<br />

la Creazione, 7 sono i bracci dei candelabri ebrei,... e infine 7 sono gli anni della sua vita.<br />

Affiancando i due numeri si ha proprio la data <strong>di</strong> nascita <strong>di</strong> E<strong>ma</strong>nuele: 3 - 7 - 1998<br />

“Ecco, la Vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chia<strong>ma</strong>to Em<strong>ma</strong>nuele, che significa<br />

Dio con noi” ( Matteo 1,23 )<br />

- 7 -


Il Salotto degli Autori<br />

I GIALLI DEI LIMONI <strong>di</strong> Silvio Minieri - 10 euro<br />

Dall’introduzione: “Il protagonista <strong>di</strong> queste brevi storie è, ad oggi, l’ultimo arrivato tra i<br />

commissari <strong>di</strong> polizia della letteratura italiana <strong>di</strong> genere “giallo” e da neofita è sicuramente<br />

un po’ intimi<strong>di</strong>to dalla compagnia illustre, in cui si è venuto a trovare. E’ un personaggio<br />

abbastanza evanescente, appartiene al Mondo 3 <strong>di</strong> Popper, ha la stessa consistenza<br />

dei <strong>di</strong><strong>se</strong>gni ani<strong>ma</strong>ti o delle figurine dei fumetti, for<strong>se</strong> <strong>non</strong> esiste, come <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> es<strong>se</strong>re sicuro<br />

Eco <strong>di</strong> tali personaggi (A passo <strong>di</strong> gambero, p.264), anche <strong>se</strong> Gadamer affer<strong>ma</strong> la “entità”<br />

dei prodotti dello spirito u<strong>ma</strong>no. E’ verosimilmente uno dei tanti simulacri o idola, che<br />

scivolato via dall’esistenza <strong>di</strong> una sua particolare realtà, si aggirerà per <strong>se</strong>mpre negli<br />

infiniti spazi, a <strong>di</strong>rla con il linguaggio <strong>di</strong> Epicuro e <strong>di</strong> Lucrezio, per andare a finire chissà<br />

dove. Eppure oggi molti <strong>di</strong> codesti simulacri vengono captati con frequenza quoti<strong>di</strong>ana<br />

dalle potenti antenne televisive e noi li ve<strong>di</strong>amo muoversi sul piccolo schermo <strong>di</strong> casa:<br />

chissà <strong>se</strong> sono veri (reality) o falsi (fiction)! Dicevo della timidezza del mio commissario: è<br />

un giovane, <strong>di</strong>rei un giovanissimo, <strong>di</strong> carattere ri<strong>se</strong>rvato, più sognatore che police<strong>ma</strong>n,<br />

quasi un poeta con i suoi “gialli dei limoni” <strong>di</strong> montaliana memoria. Se consideriamo la<br />

sua attività, ci ren<strong>di</strong>amo conto che esor<strong>di</strong>sce con un arresto “spettacolare” abbastanza<br />

<strong>di</strong>scutibile, per poi ripiegarsi nell’interiorità <strong>di</strong> un suo infelice amore. ...<br />

FARFALLE raccolta poetica <strong>di</strong> Lina PALMIERI<br />

Lina Palmieri, è nata a Sessa Aurunca (CE). Vive a Torino, dove ha lavorato come in<strong>se</strong>gnante<br />

in alcune scuole elementari. Da quando è andata in pensione, ha potuto de<strong>di</strong>carsi con più<br />

impegno alla scrittura, che ha <strong>se</strong>mpre a<strong>ma</strong>to.<br />

Con Carta e Penna E<strong>di</strong>tore ha pubblicato i suoi primi racconti nel libro Arcobaleno; <strong>di</strong> esso<br />

fanno parte i Racconti Bonsai, da lei ideati, cioè racconti brevi che si svolgono in un breve<br />

arco <strong>di</strong> tempo. In questa silloge, Farfalle, l’autrice ha raccolto poesie scritte nell’arco <strong>di</strong><br />

molti anni, e due opere del <strong>ma</strong>rito, Pier Paolo Bassignana.<br />

LUCI NOTTURNE<br />

(10-11-06)<br />

Luci notturne<br />

scintillano nell’aria:<br />

stille <strong>di</strong> vita.<br />

- 8 -<br />

L’AURORA ROSA<br />

(27-2-07)<br />

L’aurora rosa<br />

<strong>di</strong>pinge il mio cielo:<br />

calda speranza.<br />

IL GRANDE BOSCO <strong>di</strong> Fiorella REY <strong>di</strong> VILLAREY<br />

NEL MIO CUORE<br />

(27-2-07)<br />

Nel mio cuore<br />

albergano visioni;<br />

sogni d’amore.<br />

Che cosa vorrà <strong>ma</strong>i comunicare un poeta, oggi? Credo abbia ancora un <strong>se</strong>nso con<strong>se</strong>gnare<br />

dei versi ad un libro. Chi li scrive trasmette emozioni,vuol es<strong>se</strong>re un amico che<br />

racconta il giorno ,l’eterno, il dolore che ci attornia, tra muri <strong>di</strong> solitu<strong>di</strong>ne e la ricerca<br />

del volo. Fiorella, anche lei nel labirinto della vita, alla ricerca <strong>di</strong> certezze, tra aneliti<br />

e realtà, scan<strong>di</strong>sce il suo pensiero con parole alte, <strong>di</strong> cristallo. La for<strong>ma</strong> es<strong>se</strong>nziale,<br />

ove scorre la musica, i contenuti equilibrati, tendenti all’ottimismo,rivelano schiettezza<br />

<strong>di</strong> <strong>se</strong>ntire e capacità <strong>di</strong> ascolto dell’altro.<br />

Fulvio Ferrero<br />

A pagina 19 l’omo<strong>ma</strong> poesia <strong>di</strong> apertura del libro<br />

RACCOLTA DELLE OPERE DI POESIA<br />

DEL CONCORSO LETTERARIO<br />

INTERNAZIONALE PRADER WILLI<br />

ISBN: 978-88-89209-76-9 - 12 euro<br />

RACCOLTA DELLE OPERE DI NARRA-<br />

TIVA DEL CONCORSO LETTERARIO<br />

INTERNAZIONALE PRADER WILLI<br />

ISBN: 978-88-89209-77-6 - 12 euro<br />

Contattare la <strong>se</strong>greteria per prenotazioni <strong>di</strong> copie:<br />

Tel: 011.434.68.13 - 339.25.43.034<br />

e-<strong>ma</strong>il: cartaepenna@cartaepenna.it


Pri<strong>ma</strong>vera 2008<br />

Cinque gioielli fir<strong>ma</strong>ti dalla scrittrice partenopea Monica FIORENTINO:<br />

LA STORIA DELL’ANGELO AZZURRO - LA STORIA DELL’AQUILA NANA - LA LEGGENDA DEL<br />

DRAGO TURATI E DELLA STREGA CHE NON VOLEVA CUCIRGLI L’ALA - LA FANTASTICA AV-<br />

VENTURA DELL’ELFO SILVANO - IL RACCONTO DEL FOLLETTO LUCIDASTELLE -<br />

In questi libri tascabili Monica Fiorentino ha raccolta delle brevi <strong>ma</strong> inten<strong>se</strong> storie de<strong>di</strong>cate ai lettori in cerca <strong>di</strong> letture<br />

che facciano volare la fantasia tra personaggi im<strong>ma</strong>ginari e leggende antiche.<br />

Il dottor Manzo (poeta, filosofo, teologo, traduttore <strong>di</strong> classici greci, latini e della letteratura<br />

internazionale) pro<strong>se</strong>gue con la pubblicazione <strong>di</strong> sue poesie, saggi e traduzioni.<br />

Ecco gli ultimi titoli: ESSER SANTO OGGI - L’AVATARA KRISHNA - CONFUCIO<br />

E LAOZI - ORIGENE, “PRINCIPII” - QUALCOSA DI TE IN ME, DI ME IN TE -<br />

AURELIO CLEMENTE PRUDENZIO “INNI DI OGNI GIORNO - POESIA GRE-<br />

CA - POESIA LATINA -<br />

A fianco: l’autore con Kabir Be<strong>di</strong>, interprete del<br />

celebre sceneggiato televisivo Sandokan, tratto dai<br />

ro<strong>ma</strong>nzi <strong>di</strong> Emilio Salgari.<br />

- 9 -


Il Salotto degli Autori<br />

Quattro chiacchiere col Direttore<br />

Gentili Autrici,<br />

Gentili Autori,<br />

negli ultimi mesi si sono sus<strong>se</strong>guite<br />

moltissime novità!<br />

Inizio con quella che mi<br />

coinvolge in pri<strong>ma</strong> persona<br />

e che introduco con una battuta:<br />

ebbene sì, anche i <strong>di</strong>rettori<br />

pubblicano i propri libri!<br />

È uscito, alla fine <strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre,<br />

pubblicato dalla<br />

Neos E<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Rivoli il mio primo ro<strong>ma</strong>nzo intitolato<br />

Il rio racconta – Una storia del ‘600; è un ro<strong>ma</strong>nzo storico<br />

ambientato a Torino e in altri luoghi che mi sono particolarmente<br />

cari. Chi aves<strong>se</strong> piacere <strong>di</strong> leggere il libro<br />

può richiederlo all’e<strong>di</strong>tore o <strong>di</strong>rettamente a me ai miei<br />

soliti recapiti: sarà inviato <strong>se</strong>nza spe<strong>se</strong> postali all’in<strong>di</strong>rizzo<br />

che vorrete in<strong>di</strong>care.<br />

Un’altra bella novità è data dalla <strong>di</strong>ffusione dello spot<br />

realizzato a favore della <strong>di</strong>ffusione della conoscenza della<br />

Sindrome <strong>di</strong> Prader Willi. Il 16 febbraio, durante il telegiornale<br />

delle 13,00 su Canale 5 è stato trasmesso il<br />

<strong>se</strong>rvizio realizzato da Beppe Gandolfo, corrispondente<br />

del TG5 da Torino, nell’ambito della rubrica In<strong>di</strong>gnato<br />

speciale e curata da Andrea Pamparana; in questo <strong>se</strong>rvizio<br />

si metteva in rilievo il fatto che, purtroppo, lo spot<br />

realizzato grazie alla collaborazione gratuita <strong>di</strong> tante persone,<br />

sarebbe ri<strong>ma</strong>sto in un cas<strong>se</strong>tto poiché la Fondazione<br />

Pubblicità Progresso ha negato gli spazi per trasmetterlo<br />

in televisione. Quel <strong>se</strong>rvizio ha, come si suol <strong>di</strong>re,<br />

smosso le acque e portato i primi risultati concreti; a pochi<br />

minuti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza dalla trasmissione del <strong>se</strong>rvizio il<br />

telefono <strong>di</strong> Via Susa ha iniziato a suonare quasi ininterrottamente…<br />

erano persone che volevano esprimere la<br />

propria solidarietà! Siamo stati contattati dal <strong>di</strong>rettore della<br />

rivista TRENTAGIONI, mensile a <strong>di</strong>stribuzione gratuita<br />

che ci ha dato la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> una pagina per la pubblicazione<br />

del <strong>ma</strong>nifesto che vedete in copertina. Successivamente<br />

ci ha contattati l’associazione Associazione per<br />

la tutela degli utenti della strada che ha pre<strong>di</strong>sposto un<br />

link all’interno del proprio sito www.assotus.org.<br />

Il NetWork www.spotdream.com <strong>di</strong> Daniele Proietto<br />

con varie WebTv (totalizza più <strong>di</strong> 6 milioni <strong>di</strong> accessi al<br />

me<strong>se</strong> da tutta Italia) ha trasmesso gratuitamente per un’intera<br />

<strong>se</strong>tti<strong>ma</strong>na lo spot nell’ambito <strong>di</strong> alcune TV pre<strong>se</strong>nti<br />

in Internet. Inoltre su www.spotandweb.it è stata pubblicata<br />

un’intervista, realizzata da Fabio Muzzio, in merito<br />

alla S.P.W.<br />

Un altro bel regalo è stato fatto da SKY TV, la televisione<br />

satellitare che lo ha trasmesso per due <strong>se</strong>tti<strong>ma</strong>ne su<br />

vari canali grazie all’interessamento <strong>di</strong> Enrico Di Rosa,<br />

nostro associato che ha curato anche la parte organizzativa<br />

della realizzazione. Ovviamente continueremo a cercare<br />

- 10 -<br />

spazi dove poter trasmettere lo spot, confidando nella <strong>di</strong>sponibilità<br />

dei funzionari televisivi.<br />

Passando alle notizie dei vari concorsi a pagina 59 troverete<br />

le graduatorie della <strong>se</strong>conda e<strong>di</strong>zione del premio<br />

letterario Infermierionline AIOL 2007 e del concorso letterario<br />

Città <strong>di</strong> San Gillio: un ringraziamento a tutti i partecipanti<br />

e complimenti ai vincitori.<br />

Si è anche concluso il PREMIO DEL DIRETTORE<br />

e la graduatoria finale è la <strong>se</strong>guente:<br />

Sezione articoli: 1° posto – Giulia Del Giu<strong>di</strong>ce; 2° posto<br />

– Pacifico Topa; 3° posto ex æquo – Rubbianesi Silvia e<br />

Paolo Bonzo;<br />

Sezione poesia: 1° posto – Tina Piccolo; 2° posto –<br />

Mariateresa Biasion Martinelli; 3° posto – Gianclau<strong>di</strong>o<br />

Vassarotto.<br />

Ringrazio <strong>se</strong>ntitamente la giuria, composta dai lettori<br />

della rivista e mi complimento con i vincitori che si sono<br />

classificati, come si suol <strong>di</strong>re, sul fil <strong>di</strong> lana!<br />

Sempre in te<strong>ma</strong> <strong>di</strong> concorsi si è svolta a Torino il 25<br />

novembre 2007, presso il Circolo Eridano <strong>di</strong> Corso<br />

Moncalieri, 88, la premiazione della quarta e<strong>di</strong>zione del<br />

concorso Prader Willi. È stata una giornata piacevole, trascorsa<br />

nelle accoglienti sale del Circolo affacciato sulla<br />

riva del Po e <strong>se</strong>de estiva del circolo degli Artisti <strong>di</strong> Torino.<br />

Sono stati con noi, oltre agli autori premiati, la Segretaria<br />

dell’Ass. S.P.W. del Piemonete con suo figlio Fabio, incaricato<br />

<strong>di</strong> con<strong>se</strong>gnare i premi.<br />

A pagina 58 il bando completo della quinta e<strong>di</strong>zione<br />

che chiude le iscrizioni il 30 giugno. Sono anche state<br />

realizzate due antologie contenenti tutte le opere che hanno<br />

partecipato al concorso, una per la narrativa e una per<br />

la poesia, pre<strong>se</strong>ntate tra i libri nelle pagine successive; chi<br />

fos<strong>se</strong> interessato ad averne copia potrà richiederla alla <strong>se</strong>greteria<br />

oppure, <strong>se</strong> pensa <strong>di</strong> visitare la Fiera del Libro che<br />

si terrà a Torino dall’8 al 12 <strong>ma</strong>ggio, potrà trovarla allo<br />

stand che con<strong>di</strong>vi<strong>di</strong>amo con la Federazione Malattie Rare<br />

Infantili <strong>di</strong> Torino. Al momento <strong>non</strong> ci è ancora stato comunicato<br />

il numero dello stand <strong>ma</strong> lunedì 12 <strong>ma</strong>ggio alle<br />

ore 18,30 – Spazio Autori Calligaris B – si terrà la conferenza<br />

stampa <strong>di</strong> pre<strong>se</strong>ntazione delle nuove iniziative<br />

associatie e degli autori pre<strong>se</strong>nti in Fiera.<br />

Donatella Garitta<br />

Carissi<strong>ma</strong> Donatella,<br />

eccoci a riprendere il nostro cammino letterario nel 2008.<br />

Innanzitutto desidero ringraziare te e quanti, tra gli amici<br />

autori, mi siete stati vicini per la per<strong>di</strong>ta del mio papà.<br />

C’è un <strong>se</strong>nso <strong>di</strong> grande tristezza che avvolge l’animo in<br />

queste circostanze e per superare un simile stato emozionale<br />

è pur necessario attraversarlo fino in fondo, viverlo<br />

nella sua interezza per poterlo poi lasciare partire e aprire<br />

così una nuova porta. In realtà, per riuscire ad esprimermi


in questo modo, ho fatto un corso <strong>di</strong> preparazione al “lutto”<br />

e cioè alla “per<strong>di</strong>ta”, a qualcosa che “termina”, <strong>ma</strong><br />

per poter entrare successivamente in una nuova fa<strong>se</strong>. Sono<br />

stato indeciso fino all’ultimo, <strong>ma</strong> ho poi accolto lo stimolo<br />

interno <strong>di</strong> scrivere un articolo sull’esperienza appena vissuta,<br />

col profondo desiderio <strong>di</strong> es<strong>se</strong>re d’aiuto a me stesso e<br />

a coloro che, in queste circostanze, ne hanno bisogno.<br />

Ho notato che hai già stilato un program<strong>ma</strong> operativo<br />

per il 2008, l’augurio che tutto proceda per il meglio, sia<br />

attraverso la tua attività, sia attraverso la nostra pre<strong>se</strong>nza e<br />

collaborazione.<br />

Buon lavoro a te e agli amici autori.<br />

Giu<strong>se</strong>ppe Dell’Anna (Torino)<br />

Cara Donatella,<br />

siamo arrivati ad un nuovo Otto Marzo, ed è piacevole<br />

porre a tutte le rappre<strong>se</strong>ntanti femminili del “Salotto”, un<br />

caloroso Augurio, così come mi preme ricordare che l’Otto<br />

Marzo 2006 a Vinovo, è stato pre<strong>se</strong>ntato il libro<br />

“Ottimesia”, un altro modo <strong>di</strong> vedere ed apprezzare la<br />

vita.<br />

Giu<strong>se</strong>ppina Ranalli ideatrice del “Progetto” si è pro<strong>di</strong>gata<br />

nel relazionare circa l’Ottimesia, spiegando che “è il<br />

desiderio con<strong>di</strong>viso <strong>di</strong> molti poeti <strong>di</strong> evidenziare l’aspetto<br />

positivo della vita, in quanto la scrittura, in modo particolare<br />

della poesia, è un efficace metodo terapeutico<br />

perché aiuta l’uomo a liberarsi <strong>di</strong> pesanti fardelli con<strong>di</strong>videndoli<br />

con gli altri e permettendo loro <strong>di</strong> prenderne coscienza,<br />

tanto da scoprire, attraverso lo scritto, l’univer-<br />

IL RIO RACCONTA<br />

<strong>di</strong> Donatella Garitta Saracino<br />

Neos E<strong>di</strong>zioni -<br />

ISBN 978-88-88245-82-9<br />

11,00 euro<br />

Pri<strong>ma</strong>vera 2008<br />

- 11 -<br />

salità del proprio dolore (che <strong>di</strong>venta con<strong>di</strong>visione e quin<strong>di</strong><br />

liberazione)”.<br />

L’Ottimesia si prefissa come scopo, ci ricorda <strong>se</strong>mpre<br />

l’ideatrice del progetto, “<strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre attraverso la poesia,<br />

<strong>non</strong> solo i momenti più dolorosi della vita, <strong>ma</strong> anche<br />

le emozioni più gioio<strong>se</strong>, quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> trasmettere un<br />

messaggio positivo che sappia infondere fiducia”.<br />

E’ <strong>se</strong>nz’altro uno sforzo che vale la pena <strong>di</strong> compiere<br />

per ritagliarsi anche un piccolo spazio, che sia una boccata<br />

d’aria pura contro l’inquinamento, <strong>di</strong> tutti i tipi, <strong>se</strong>mpre<br />

più aggressivo e <strong>di</strong>ffuso.<br />

E’ un dovere morale verso <strong>se</strong> stessi ed una piccola grande<br />

gioia della vita, poter avere una scansia della memoria in<br />

cui riporre pensieri positivi da con<strong>di</strong>videre con gli altri.<br />

Di notizie pessimistiche e negative, abbiamo già riempito<br />

la mente tanto da farci con<strong>di</strong>zionare e anche al mercato<br />

dell’insipienza, <strong>non</strong> possiamo più venderne né regalarne<br />

perché or<strong>ma</strong>i tutti ne pos<strong>se</strong><strong>di</strong>amo già oltre il <strong>di</strong>gnitoso<br />

fabbisogno.<br />

E’ una grande occasione quin<strong>di</strong> questa Ottimesia, una<br />

grande opportunità che ci permette <strong>di</strong> stare meglio con<br />

noi stessi e con gli altri.<br />

Ricor<strong>di</strong>amocene, permettendole <strong>di</strong> allargare i suoi confini.<br />

E a questo punto, che l’Otto Marzo sia, oltre che la<br />

festa dell’altra metà del cielo che brilla nell’universo dei<br />

<strong>se</strong>ntimenti, anche quella dell’”Ottimesia”.<br />

Auguri a tutti!<br />

Aldo Di Gioia (Torino)<br />

Il ro<strong>ma</strong>nzo è ambientato nei <strong>di</strong>ntorni <strong>di</strong> Torino e nella città stessa negli anni che vanno dal 1630 al 1642,<br />

trattando un particolare as<strong>se</strong><strong>di</strong>o subito dalla città nel 1640. Quest'as<strong>se</strong><strong>di</strong>o è poco conosciuto <strong>ma</strong> piuttosto<br />

insolito: Maria Cristina, sorella del Re <strong>di</strong> Francia Luigi XIII e soprannominata Mada<strong>ma</strong> Reale, reggente del<br />

Ducato <strong>di</strong> Savoia è barricata nella Cittadella Fortificata con alcuni soldati francesi<br />

a lei fedeli; la città, che circonda la cittadella, è in <strong>ma</strong>no ai principisti che,<br />

col sostegno degli spagnoli, cercano <strong>di</strong> resistere all'accerchiamento dei francesi<br />

che vogliono conquistare Torino e liberare Mada<strong>ma</strong> Reale i militari della<br />

cittadella. L'e<strong>se</strong>rcito france<strong>se</strong>, però, è a sua volta accerchiato da quello spagnolo<br />

che ha tutto l'interes<strong>se</strong> <strong>di</strong> liberare la città dalla morsa france<strong>se</strong>...<br />

In tutto questo trambusto fatto <strong>di</strong> alleanze, tra<strong>di</strong>menti e inganni si muove<br />

Sebastiano, un giovane obbligato a lasciare la propria casa a causa della<br />

peste... la stessa epidemia resa famosa dal Manzoni e che colpì tutt'Italia e<br />

<strong>non</strong> solo!<br />

La vita <strong>di</strong> Sebastiano e degli altri protagonisti si intreccia con quella dei gran<strong>di</strong><br />

personaggi, che hanno <strong>se</strong>gnato tappe significative nella Storia dei Savoia.<br />

Tutto inizia col ritrovamento, in una biblioteca devastata dall'alluvione, <strong>di</strong> alcuni<br />

documenti... In appen<strong>di</strong>ce è stata in<strong>se</strong>rita la ricerca storica effettuata per poter<br />

ambientare adeguatamente fatti e personaggi.<br />

Per richiedere il libro:<br />

NEOS EDIZIONI<br />

Via Genova 57 - Rivoli (TO)<br />

Tel.: 011.957.64.50 Fax 011.957.64.49<br />

www.neo<strong>se</strong><strong>di</strong>zioni.it


Congratulazioni a...<br />

ERNESTO D’ACQUISTO: nominato Ambasciatore<br />

<strong>di</strong> Pace nel mondo dalla Commissione <strong>di</strong> lettura<br />

internazionale della Casa E<strong>di</strong>trice E<strong>di</strong>zioni<br />

Universum (Trento)<br />

ROBERTO BRUCIAPAGLIA: si è classificato al<br />

primo posto al concorso letterario “Emilio Gay”<br />

ALBERTINA ZAGAMI: si è aggiu<strong>di</strong>cata il primo<br />

premio della Minerva E<strong>di</strong>zioni con la pubblicazione<br />

<strong>di</strong> una raccolta <strong>di</strong> racconti; inoltre la sua favola<br />

Joy e l’invisibile re condor è stata pubblicata nel volume<br />

“Il <strong>non</strong>no racconta” (Priuli e Verlucca E<strong>di</strong>tore)<br />

GIUSEPPINA RANALLI: la sua favola intitolata La<br />

casa è stata premiata con la pubblicazione nel volume<br />

“Il <strong>non</strong>no racconta” (Priuli e Verlucca E<strong>di</strong>tore)<br />

FOSCA ANDRAGHETTI: si è classificata al 3° posto<br />

al Premio Garcia Lorca, ass. Due Fiumi <strong>di</strong> Chieri<br />

con l’opera Quello che ancora <strong>non</strong> sai.<br />

MARIA CRISTINA SACCHETTI: 1° posto al concorso<br />

letterario Giovanni Casale <strong>di</strong> Pralormo con<br />

la poesia La carezza della luna.<br />

CLAUDIO RACCAGNI: sabato 15 <strong>ma</strong>rzo, alle ore<br />

presso l’Hotel ERMITAGE DU RIOU <strong>di</strong> Mandelieu La<br />

Napoule (Cannes), ha pre<strong>se</strong>ntato, in qualità <strong>di</strong> unico<br />

scrittore, in una <strong>ma</strong>nifestazione de<strong>di</strong>cata alla pittura il<br />

libro Passo, dopo passo, e<strong>di</strong>to da Carta e Penna.<br />

Il Salotto degli Autori<br />

CR CRONA CR ONA ONACA ONA CA C CCON<br />

C ON TES<br />

TES<br />

15-12-07 - La Camera approva la Finanziaria 2008, ora<br />

passa al Senato e c'è chi scommette: cade o <strong>non</strong> cade il<br />

Governo? Ma durerà. 18-12 - Le Nazioni Unite approvano<br />

una Risoluzione che chiede la sospensione delle pene<br />

capitali in tutto il mondo. 28-12 - Scontri con morti a<br />

decine in Pakistan dopo l'assassinio <strong>di</strong> Benazir Bhutto<br />

riven<strong>di</strong>cato da Al Qaeda e attribuito al governo militare.<br />

Anche in In<strong>di</strong>a tumulti, chie<strong>se</strong> incen<strong>di</strong>ate e cristiani uccisi.<br />

15-1-08 - Mentre Libano e Palestina lamentano morti<br />

e feriti, in Italia <strong>se</strong>ntiamo <strong>di</strong> una regione mezza annegata<br />

nei rifiuti, <strong>di</strong> or<strong>di</strong>nanze che impongono la chiusura <strong>di</strong> <strong>di</strong>scariche.<br />

Qualcuno ha il coraggio <strong>di</strong> scherzarci su - spazzatura<br />

<strong>ma</strong>de in Italy, primi esportatori nel mondo. 25-1 -<br />

Dopo il voto <strong>di</strong> fiducia al Senato (161 NO e 156 SI)<br />

Ro<strong>ma</strong>no Pro<strong>di</strong> si <strong>di</strong>mette e il Presidente Napolitano inizia<br />

le consultazioni per un nuovo Governo. 30-1 - Incaricato<br />

il Presidente del Senato Marini <strong>di</strong> for<strong>ma</strong>re un gover-<br />

ON TEST a cura <strong>di</strong> Eugenio Borra<br />

- 12 -<br />

La giuria del premio PENSIERI IN VERSI ha premiato,<br />

tra gli autori <strong>di</strong> Carta e Penna:<br />

Sezione poesia:<br />

SANTI ZAGAMI: 4° posto per l’opera Ricordo;<br />

MATTIA BADALUCCO CAVASINO: 5° posto per<br />

l’opera Le lacrime degli angeli;<br />

Sezione silloge poetica:<br />

CINTHIA DE LUCA: per la raccolta Infiniti meandri<br />

<strong>di</strong> luce;<br />

SALVO INSERAUTO: per la raccolta Nu<strong>di</strong> incompleto;<br />

GIOVANNI TAVCAR: <strong>se</strong>gnalazione <strong>di</strong> merito per<br />

Nulla vi è <strong>di</strong> eterno.<br />

Clau<strong>di</strong>o Raccagni durante la pre<strong>se</strong>ntazione.<br />

no per concordare una nuova Legge elettorale. 6-2 - Il<br />

Presidente della Repubblica scioglie il Parlamento. Nuove<br />

elezioni indette per il 13 e 14 <strong>di</strong> Aprile. 17-2 - Strage a<br />

Kandahar in Afghanistan. 18-2 - Elezioni in Pakistan. 1-3<br />

- Risposta israeliana ai missili dalla striscia <strong>di</strong> Ghaza: morti<br />

a decine. 2-3 - "Colpo <strong>di</strong> fulmine" vince il Festival <strong>di</strong><br />

Sanremo. Intanto salgono a 177 (<strong>di</strong>consi cento<strong>se</strong>ttanta<strong>se</strong>tte)<br />

i simboli pre<strong>se</strong>ntati per le elezioni <strong>di</strong> Aprile.<br />

SOLUZIONI del 18° quiz: Iguaçù, Marmore, Niagara<br />

e Paranà.<br />

DICIANNOVESIMO QUIZ<br />

Unire le sillabe, qui elencate in or<strong>di</strong>ne alfabetico, in<br />

modo da for<strong>ma</strong>re l'inizio <strong>di</strong> una famosa lirica:<br />

A AL BE BEI CUI DAI DE DE FIOR GLI<br />

GO GRA IL L' LA LET LO MA ME MI NO<br />

NO PAR RO TA TEN VER VER VI


Pri<strong>ma</strong>vera 2008<br />

DANTE DANTE ALIGHIERI<br />

ALIGHIERI<br />

OPERE OPERE MINORI<br />

MINORI<br />

<strong>di</strong> Carlo Alberto CALCAGNO (Arenzano - Ge)<br />

Questio florulenta ac perutilis de duobus elementis aquae et terrae<br />

Epistole<br />

For<strong>se</strong> Dante si recò a Mantova 1 nel 1319 e qui nacque,<br />

come ci racconta il poeta stesso 2 , una grossa <strong>di</strong>sputa, la<br />

quale egli volle poi trattare e definire in una conferenza<br />

nella chiesa <strong>di</strong> S. Elena a Verona il 20/01/1320 3 .<br />

Tale questione concerneva il fatto <strong>se</strong> l’acqua in qualche<br />

punto fos<strong>se</strong> più alta della terra, visto che per i dotti l’elemento<br />

più nobile deve stare <strong>se</strong>mpre in alto (fuoco su aria,<br />

aria su acqua, acqua su terra) 4 .<br />

Dante affronta l’argomento anche per rispondere alle<br />

critiche ricevute per la sua cosmografia dell’Inferno 5 ed è<br />

per la negativa: la terra è in ogni punto più alta dell’acqua,<br />

che pure è elemento più nobile, per l’attrazione e<strong>se</strong>rcitata<br />

dalle stelle; porta a sostegno delle sue considerazioni<br />

Aristotele, Tolomeo e Alfergano 6 oltreché ad esperienze<br />

<strong>di</strong> carattere fisico che hanno per il poeta la <strong>ma</strong>ggior<br />

importanza.<br />

La scienza <strong>di</strong> Dante tuttavia <strong>non</strong> supera quella del suo<br />

tempo <strong>non</strong>ostante porti qualche buona ragione (ad es. l’illusione<br />

dei naviganti in alto <strong>ma</strong>re <strong>di</strong> vedere la terra più<br />

bassa): l’opera tuttavia ha un valore storico perché fa il<br />

punto sullo stato delle conoscenze del <strong>se</strong>colo.<br />

Interessa anche la <strong>di</strong>chiarazione del poeta <strong>di</strong> es<strong>se</strong>re vissuto<br />

fin dalla puerizia nell’amore della verità e la condanna<br />

delle indagini volte a co<strong>se</strong> che trascendono il nostro<br />

intelletto.<br />

Il valore letterario è invece <strong>di</strong>scutibile: il latino utilizzato<br />

è piano e <strong>di</strong>messo, <strong>se</strong>ppure l’architettura del trattato<br />

sia armonica 7 .<br />

L’attribuzione a Dante è per alcuno 8 incerta perché la<br />

concezione dell’Inferno è contrastante ed inoltre i commentatori<br />

antichi hanno ignorato quest’opera che è stata<br />

ritrovata solo nel XVI <strong>se</strong>colo.<br />

Però c’è anche da rilevare che D. parlò della questione<br />

al clero <strong>di</strong> Verona (ne è testimone il figlio Pietro) e che<br />

l’Inferno e la Questio <strong>di</strong>vergerebbero solo perché il primo<br />

è frutto <strong>di</strong> invenzione fantastica.<br />

Dell’Alighieri si sono con<strong>se</strong>rvate poche epistole <strong>ma</strong><br />

quelle <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>sponiamo sono <strong>di</strong> grande importanza: <strong>di</strong>rette<br />

ad uomini pubblici importanti, <strong>di</strong>battono temi politici<br />

e sociali <strong>di</strong> grande attualità e ci con<strong>se</strong>gnano degli spaccati<br />

assai preziosi del <strong>se</strong>colo XIV.<br />

Nel <strong>ma</strong>rzo del 1304 D. scrive una lettera al Car<strong>di</strong>nale<br />

Niccolò <strong>di</strong> Prato a nome dei Bianchi fuoriusciti, perché il<br />

vescovo <strong>di</strong> Ostia e legato pontificio, riporti la pace in Firenze.<br />

In altra epistola si conduole con Guido e con Oberto<br />

da Romena della morte del loro zio Alessandro (estate<br />

- 13 -<br />

del 1304); è dubbio che appartenga a Dante perché questo<br />

Alessandro troverà posto nell’Inferno.<br />

Un’epistola anteriore al 1306 è <strong>di</strong>retta a Cino da Pistoia<br />

e ha ad oggetto la risposta ad una questione - posta da<br />

Cino con un sonetto - <strong>se</strong> l’ani<strong>ma</strong> possa passare dall’amore<br />

per una persona all’amore per un’altra con la stessa<br />

facoltà.<br />

D. risponde affer<strong>ma</strong>tivamente con il sonetto “Io sono<br />

stato con amore insieme” e spiega meglio nella lettera<br />

che la potenza dell’ani<strong>ma</strong> <strong>non</strong> si esaurisce in un atto e<br />

quando questo è compiuto essa passa ad un altro.<br />

Altre tre epistole, dallo stile polemico e personale (contrariamente<br />

a quanto richiesto dall’epistolografia latina)<br />

sono scritte in occasione della <strong>di</strong>scesa <strong>di</strong> Arrigo VII: una<br />

ai Principi <strong>di</strong> Italia: ai re d’Italia, ai signori dei feu<strong>di</strong>, ai<br />

<strong>se</strong>natori ro<strong>ma</strong>ni, perché accolgano l’Imperatore voluto da<br />

Dio (1310), un’altra «agli scelleratissimi fiorentini <strong>di</strong><br />

dentro» perché <strong>non</strong> resistano alla calata <strong>di</strong> Arrigo VII<br />

(1311); la terza all’Imperatore stesso, in uno stile solenne<br />

tanto quanto il destinatario cui tale epistola è rivolta (1311).<br />

Ancora nel 1311 Dante in<strong>di</strong>rizza un’epistola al <strong>ma</strong>rche<strong>se</strong><br />

Moroello Malaspina <strong>di</strong> Giovagallo: in essa confida all’amico<br />

che appena allontanato dalla Curia (quella del<br />

Marche<strong>se</strong> o <strong>di</strong> Arrigo VII) giun<strong>se</strong> sulle acque dell’Arno<br />

dove vide una donna che lo infiammò <strong>di</strong> una passione terribile<br />

(anche in questo caso for<strong>se</strong> si tratta <strong>di</strong> un’allegoria).<br />

Della pri<strong>ma</strong>vera del 1311 sono anche tre biglietti <strong>di</strong> ringraziamento<br />

scritti da Dante in nome della contessa<br />

Gherardesca <strong>di</strong> Battifolle (figlia del conte Ugolino) e destinati<br />

all’imperatrice Margherita (moglie <strong>di</strong> Arrigo VII).<br />

Altra epistola è <strong>di</strong>retta ai car<strong>di</strong>nali convenuti in conclave<br />

dopo la morte <strong>di</strong> Clemente V nel 1314, perché si accor<strong>di</strong>no<br />

ad eleggere un papa più degno (Clemente V aveva<br />

ingannato Arrigo VII) e soprattutto eleggano un pontefice<br />

italiano in modo che la <strong>se</strong>de <strong>di</strong> Pietro sia riportata a<br />

Ro<strong>ma</strong>.<br />

Del 1315 è invece un’epistola destinata ad un amico<br />

fiorentino (<strong>di</strong> valore inferiore rispetto a quelle scritte in<br />

occasione della calata <strong>di</strong> Arrigo VII) che il poeta <strong>non</strong> vuole<br />

nominare: D. scrive in occasione dell’amnistia concessa<br />

da Firenze, affer<strong>ma</strong>ndo <strong>di</strong> <strong>non</strong> volerne fruire poiché egli<br />

è <strong>se</strong>mpre stato innocente e quin<strong>di</strong> <strong>non</strong> ha intenzione <strong>di</strong><br />

piegarsi ad inutili umiliazioni, <strong>ma</strong> preferisce <strong>se</strong>guire la<br />

ragione che appunto gli impe<strong>di</strong>sce il ritorno.<br />

L’ulti<strong>ma</strong> epistola è <strong>di</strong>retta al signore <strong>di</strong> Verona<br />

Cangrande della Scala (Par., XVII, 76 e ss.) <strong>ma</strong> sull’autenticità<br />

i dantisti sono quanto <strong>ma</strong>i <strong>di</strong>scor<strong>di</strong>; per contrac-


cambiare i favori ricevuti l’autore <strong>di</strong> questa lettera offre a<br />

Cangrande il Para<strong>di</strong>so, con parole che fanno presumere<br />

che fos<strong>se</strong> già ulti<strong>ma</strong>to.<br />

D. ci spiega che un’opera dottrinale (così definisce la<br />

sua) va indagata su <strong>se</strong>i punti: soggetto, autore, for<strong>ma</strong>, fine,<br />

titolo del libro, il genere <strong>di</strong> filosofia; che la sua opera ha<br />

due <strong>se</strong>nsi quello letterale e quello allegorico (il morale<br />

l’anagogico sono qui da ricomprendere nell’allegorico);<br />

c’è quin<strong>di</strong> un chiaro riferimento al Convivio.<br />

Il poeta passa poi a spiegare i <strong>se</strong>i punti: il soggetto <strong>di</strong><br />

tutta l’opera nel <strong>se</strong>nso letterale è «lo stato delle anime<br />

dopo la morte, <strong>se</strong>mplicemente preso; nell’allegorico, l’uomo<br />

che meritando o demeritando per la libertà dell’arbitrio,<br />

sia soggetto alla giustizia del premio o della pena».<br />

Il fine dell’opera per il poeta è quello <strong>di</strong> rimuovere i<br />

viventi in questa vita pre<strong>se</strong>nte dallo stato <strong>di</strong> mi<strong>se</strong>ria e condurli<br />

allo stato <strong>di</strong> felicità.<br />

Il genere <strong>di</strong> filosofia è quello morale, perché l’opera è<br />

composta <strong>non</strong> con un intento speculativo <strong>ma</strong> pratico e <strong>se</strong><br />

vi si trattano questioni speculative ciò è <strong>se</strong>mpre in vista<br />

dell’operare.<br />

Il titolo <strong>di</strong> Comme<strong>di</strong>a è giustificato in quanto l’opera<br />

ha principio aspro e fine felice ed è scritta in stile <strong>di</strong>messo<br />

ed in lingua volgare «nella quale anche le donnicciole<br />

conversano», all’opposto della trage<strong>di</strong>a che ha principio<br />

mirabile e quieto e fine orribile e stile sublime.<br />

Ma, in<strong>di</strong>pendentemente dal fatto che <strong>non</strong> è sicuro che<br />

il titolo <strong>di</strong> Comme<strong>di</strong>a sia stato dato da Dante al suo poe<strong>ma</strong>,<br />

quel che è certo è che lo stile illustre e <strong>di</strong>fficile del<br />

Para<strong>di</strong>so <strong>ma</strong>l si conciliano con la definizione sovraesposta.<br />

Premes<strong>se</strong> queste co<strong>se</strong> l’autore passa all’esposizione<br />

letterale della cantica, cominciando dal prologo, cioè dai<br />

primi 36 versi del canto I. Parla <strong>di</strong>ffusamente dei primi<br />

12 versi. Poi opera un’affrettata <strong>di</strong>visione dell’invocazione<br />

e d’improvviso si interrompe protestando che la povertà<br />

lo incalza così da costringerlo ad abbandonare queste<br />

ed altre co<strong>se</strong> utili allo stato.<br />

In un rapido ultimo paragrafo poi traccia le linee generali<br />

della cantica fino alla visione <strong>di</strong> Dio.<br />

NOTE<br />

1 Purtroppo però della <strong>di</strong>sputa <strong>ma</strong>ntovana o della conferenza<br />

verone<strong>se</strong> <strong>non</strong> abbiamo notizia sicura in nessun<br />

documento storico e in nessun commentatore e biografo<br />

<strong>di</strong> Dante, ad eccezione <strong>di</strong> un cenno nel commento <strong>di</strong> Pietro<br />

Alighieri alla Comme<strong>di</strong>a. Sfortunatamente <strong>non</strong> pos<strong>se</strong><strong>di</strong>amo<br />

neppure un co<strong>di</strong>ce <strong>ma</strong>noscritto della Quaestio,<br />

che però conosciamo perché nel <strong>se</strong>colo XVI Benedetto<br />

Moncetti, Priore degli Agostiniani <strong>di</strong> Padova, scoprì l’autografo<br />

e la pubblicò a Venezia nel 1508 in 14 facciate <strong>di</strong><br />

testo. Tuttavia tale autografo andò perduto ed abbiamo<br />

notizia soltanto una successiva ristampa del 1576.<br />

2 L’accenno al fatto <strong>di</strong> Verona è contenuto nella <strong>se</strong>conda<br />

egloga <strong>di</strong> Dante a Giovanni del Virgilio, scritta dopo il<br />

20 gennaio 1320.<br />

Il Salotto degli Autori<br />

- 14 -<br />

3 Mantova e Verona erano città culturalmente vivaci per<br />

la pre<strong>se</strong>nza <strong>di</strong> dotti ingegni e scuole <strong>di</strong> scienze fisiche.<br />

4 Il proble<strong>ma</strong> dei reciproci rapporti tra l’acqua e la terra<br />

abitata si era imposto alla attenzione della cultura me<strong>di</strong>oevale<br />

quando questa si accol<strong>se</strong> l’aristotelismo e la visione<br />

cosmologica che poneva la terra al centro dell’universo e<br />

postulava la concentricità delle quattro sfere (terra, acqua,<br />

aria, fuoco) ove, nell’or<strong>di</strong>ne, la sfera precedente è tutta circondata<br />

dalla <strong>se</strong>guente, e quin<strong>di</strong> la terra doveva risultare<br />

conglobata e sommersa dall’acqua, il che appariva in contrasto,<br />

oltre che con l’esperienza, anche con la <strong>se</strong>parazione<br />

delle acque affer<strong>ma</strong>ta dal Genesi.<br />

5 La narrazione dell’emersione della terra nell’emisfero<br />

boreale causato dalla caduta <strong>di</strong> Lucifero [Inf., XXXIV)<br />

aveva attirato gravi critiche, per cui Dante vuol <strong>di</strong>mostrare<br />

qui che è anche in grado <strong>di</strong> darne spiegazione razionale<br />

e scientifica. Mentre la visione teologica spiega<br />

l’emersione in termini <strong>di</strong> repulsione, quella scientifica la<br />

precisa in termini <strong>di</strong> attrazione.<br />

6 Al Farghani (nato a Baghdad, vis<strong>se</strong> IX <strong>se</strong>c. e morì<br />

nell’861 in Egitto), astrofisico e astronomo revisore del<br />

siste<strong>ma</strong> tole<strong>ma</strong>ico, fu al <strong>se</strong>rvizio del califfo <strong>di</strong> Baghdad<br />

tra l’813 e l’833. I suoi stu<strong>di</strong> sulla cosmologia tole<strong>ma</strong>ica<br />

sono esposti nell’opera nota come “Compen<strong>di</strong>o sulla<br />

scienza degli astri” e tradotta in latino con il titolo <strong>di</strong><br />

“Ru<strong>di</strong>menta astronomica” da Gherardo da Cremona. Essa<br />

contiene considerazioni interpretative sulle eclissi <strong>di</strong> Sole<br />

e <strong>di</strong> Luna, che nel siste<strong>ma</strong> geocentrico richiedevano spiegazioni<br />

meccaniche <strong>di</strong>ver<strong>se</strong> da quelle attuali (la previsione<br />

delle eclissi forniva quin<strong>di</strong> un ulteriore meccanismo <strong>di</strong><br />

verifica della vali<strong>di</strong>tà della cosmologia <strong>di</strong> Tolomeo). Inoltre<br />

Alfergano (latinizzazione del nome Al Farghani) fissa<br />

le <strong>di</strong>mensioni degli astri e le loro <strong>di</strong>stanze fornendo una<br />

descrizione quantitativa dell’universo che lo stesso Dante<br />

Alighieri accetterà come modello dell’universo, come si<br />

evince inoltre dalle citazioni pre<strong>se</strong>nti nel “Convivio” e<br />

dai riferimenti astronomici nella Divina Comme<strong>di</strong>a.<br />

7 E si <strong>di</strong>pani <strong>se</strong>condo l’or<strong>di</strong>ne tipico delle Sum<strong>ma</strong>e scolastiche:<br />

alla tesi avversarie Dante oppone la solutio<br />

auctoris, per ribattere poi uno ad uno gli argomenti contrari;<br />

all’interno delle varie <strong>se</strong>zioni, l’argomentazione <strong>se</strong>gue<br />

i princìpi ed i moduli scolastici e gli abituali schemi<br />

sillogistici.<br />

8 I primi dubbi li avanzò Giu<strong>se</strong>ppe Pelli nel 1758, <strong>se</strong>guito<br />

dal Tiraboschi, dal Foscolo ed altri. Si giun<strong>se</strong> perfino<br />

ad attribuirla bizzarramente a un Dante III, u<strong>ma</strong>nista<br />

verone<strong>se</strong> del 1500. Il primo che fondò l’opinione negativa<br />

su argomenti <strong>se</strong>ri fu il Bartoli, <strong>se</strong>guito da Lodrini,<br />

Pas<strong>se</strong>rini, Ricci, Scartazzini e Luzio-Renier. La tesi dell’autenticità<br />

fu validamente sostenuta da Angelitti, Moore,<br />

Russo, Toynbee, Biagi e più recentemente da Mazzoni,<br />

mentre la tesi negativa trovava ancora agguerriti sostenitori<br />

in Boffito e in Nar<strong>di</strong> (v. Pio Gaja, Introduzione<br />

QUESTIO DE AQUA ET TERRA DE FORMA ET SITU<br />

DUORUM ELEMENTORUM AQUE VIDELICET ET<br />

TERRE <strong>di</strong> Dante Alighieri, su www.classicitaliani.it)


Pri<strong>ma</strong>vera 2008<br />

Raccontami Raccontami una una storia... storia... d’amore<br />

d’amore<br />

UN AMORE D’ALTRI TEMPI<br />

Questa è una storia realmente vissuta, <strong>ma</strong> anche <strong>se</strong> <strong>non</strong><br />

lo fos<strong>se</strong>, sarebbe ugualmente una storia importante, perché<br />

è una storia d’amore. Diversi anni fa viveva in un<br />

paesino del centro-sud Italia una soave fanciulla dagli occhi<br />

ver<strong>di</strong>, langui<strong>di</strong> e sognanti. Era molto bella e tutti i ragazzi<br />

del pae<strong>se</strong> le facevano la corte e, tra questi, c’era anche un<br />

bel ragazzo bruno dallo sguardo am<strong>ma</strong>liatore, che si era<br />

perdutamente innamorato <strong>di</strong> lei. Anche la ragazza <strong>non</strong><br />

ri<strong>ma</strong>neva in<strong>di</strong>fferente alle amoro<strong>se</strong> attenzioni che il giovane<br />

le rivolgeva ogni volta che la incontrava, ed insieme<br />

for<strong>ma</strong>vano davvero una bella coppia che era invi<strong>di</strong>ata da<br />

tutti. Ma il ragazzo era povero e <strong>non</strong> rappre<strong>se</strong>ntava certo<br />

un buon partito, come si usava <strong>di</strong>re allora, agli occhi dei<br />

genitori che <strong>di</strong>edero la figlia in sposa a un uomo che,<br />

all’epoca, rappre<strong>se</strong>ntava un buon partito. Il povero ragazzo<br />

bruno ne soffrì tanto e <strong>non</strong> si dava pace al <strong>non</strong> poter<br />

più incontrare la donna che a<strong>ma</strong>va tanto, perché si era<br />

trasferita col <strong>ma</strong>rito in una città molto lontana. Passarono<br />

tanti anni, <strong>ma</strong> il ragazzo, che era <strong>di</strong>ventato un uomo, <strong>non</strong><br />

<strong>di</strong>menticò <strong>ma</strong>i quella fanciulla dagli occhi ver<strong>di</strong>: la porta-<br />

Rubrica a cura <strong>di</strong> Gennaro Battiloro<br />

JORGE LUIS BORGES: UNA VITA DI POESIA<br />

- 15 -<br />

va <strong>se</strong>mpre nel cuore e avrebbe dato qualsiasi cosa per<br />

rivederla ancora una volta. Ne soffriva tanto… e lo confidò<br />

al fratello <strong>di</strong> lei, il quale, <strong>di</strong> fronte a un <strong>se</strong>ntimento così<br />

grande, si offrì <strong>di</strong> aiutarlo a rivedere sua sorella, ance <strong>se</strong><br />

per una sola volta, appena fos<strong>se</strong> venuta a far visita ai genitori.<br />

L’occasione capitò e il fratello fece in modo <strong>di</strong><br />

farlo incontrare casualmente con la giovane, che si stava<br />

avviando verso la <strong>ma</strong>cchina, dove il <strong>ma</strong>rito la stava spettando<br />

per far ritorno alla città in cui abitavano or<strong>ma</strong>i da<br />

anni. Lei si fermò per salutare il fratello che, facendo finta<br />

<strong>di</strong> nulla, le <strong>di</strong>tte “Ti pre<strong>se</strong>nto un amico!” Lei lo riconobbe<br />

subito, <strong>non</strong> ostante fos<strong>se</strong>ro trascorsi tanti anni e,<br />

for<strong>se</strong>, <strong>se</strong>ntì il cuore battere forte… Lui la guardò intensamente<br />

negli occhi, in quegli occhi ver<strong>di</strong> che aveva tanto<br />

a<strong>ma</strong>to e, porgendole la <strong>ma</strong>no, gliela strin<strong>se</strong> fortemente,<br />

<strong>di</strong>speratamente, presumendo che <strong>non</strong> l’avrebbe più rivista.<br />

Poi, con l’allontanarsi dell’auto lui <strong>se</strong>ntì che si stava<br />

portando via anche il suo cuore. Potete chiudere in gabbia<br />

una ron<strong>di</strong>ne, <strong>ma</strong> <strong>non</strong> potete cancellare dai suoi occhi<br />

la libertà, la fantasia, il volo, l’amore… Me<strong>di</strong>tate gente,<br />

me<strong>di</strong>tate…<br />

E<strong>di</strong>zioni Spirali Pag. 670 - Collana L’Alingua - Isbn 978887770-7895 - Prezzo € 48.00<br />

Nuova e<strong>di</strong>zione integrale, in lingua originale con traduzione a fronte, illustrata con fotografie<br />

ine<strong>di</strong>te - Un Borges più che <strong>ma</strong>i sorprendente, ironico, impertinente, umile, epico, immortalato<br />

nelle sue “lezioni italiane”. Il testamento spirituale e poetico <strong>di</strong> un gran<strong>di</strong>ssimo della letteratura<br />

mon<strong>di</strong>ale. Ospite per una <strong>se</strong>rie <strong>di</strong> lezioni presso la villa San Carlo Borromeo <strong>di</strong> Senago, Borges<br />

parla per l’ulti<strong>ma</strong> volta a Milano nel Dicembre 1985 (solo cinque mesi pri<strong>ma</strong> della morte), lungo<br />

do<strong>di</strong>ci conferenze organizzate dall’Università internazionale del <strong>se</strong>condo rinascimento.<br />

Il <strong>ma</strong>estro - “l’Omero del XX <strong>se</strong>colo” come è stato definito - offre la sua ulti<strong>ma</strong> visione del mondo: parla del potere<br />

della poesia, del sublime piacere della lettura, della <strong>di</strong>fferenza tra il pre<strong>se</strong>nte vissuto ed il futuro da costruire, del <strong>se</strong>nso<br />

dell’esistenza. In questo volume sono raccolte le risposte a do<strong>ma</strong>nde e sollecitazioni emer<strong>se</strong> in quell’occasione;<br />

davanti al grande vecchio, or<strong>ma</strong>i completamente cieco, sfila gente comune ed ospiti importanti (intellettuali come<br />

Vittorio Mathieu, Viktor Nekrasov, Fernando Arrabal ed altri) cui Borges offre perle <strong>di</strong> saggezza e <strong>di</strong> cultura: “Io vivo<br />

pensando che sono immortale, anche <strong>se</strong> è un’illusione”; “a quale genere letterario appartiene la realtà? Al sogno”;<br />

“<strong>non</strong> so <strong>se</strong> ci sia un <strong>se</strong>nso della Storia, <strong>non</strong> credo, a me basterebbe un progresso etico...”; “noi americani siamo<br />

europei in esilio. Il cuore della cultura ri<strong>ma</strong>ne l’Europa”; e a chi gli chiede perché il <strong>ma</strong>ssimo poeta dell’antichità<br />

fos<strong>se</strong> cieco, risponde: “Quel che più conta è l’ascolto”.<br />

Jorge Luis Borges (Buenos Aires, Agosto 1899 – Ginevra, Giugno 1986) è tra i principali protagonisti della letteratura<br />

del Novecento. Cresce in una famiglia in cui si parla sia l’ingle<strong>se</strong> sia il castigliano: a <strong>se</strong>tte anni effettua la sua pri<strong>ma</strong><br />

composizione letteraria, a nove la pri<strong>ma</strong> traduzione. Nel 1914 arriva in Europa a causa della guerra, fer<strong>ma</strong>ndosi per<br />

alcuni anni a Ginevra. Tornato in Argentina, pubblica libri <strong>di</strong> poesia e <strong>di</strong> saggistica, svolgendo intanto attività <strong>di</strong><br />

redattore, collaboratore e traduttore per riviste. Negli anni ’40, pubblica le prime gran<strong>di</strong> opere (Ficciones e El Aleph).<br />

Presidente della Società argentina degli Scrittori che resiste al regime <strong>di</strong> Peron, <strong>di</strong>viene <strong>di</strong>rettore della Biblioteca<br />

Nazionale e, nel ’56, professore <strong>di</strong> letteratura ingle<strong>se</strong> all’Università <strong>di</strong> Buenos Aires. Numerosissimi i premi, riconoscimenti<br />

illustri e lauree honoris causa ricevute negli anni, tra i quali spicca il <strong>ma</strong>ncato Nobel.<br />

SPIRALI / THE SECOND RENAISSANCE - via Fratelli Gabba 3, 20121 Milano (MI)


Il Salotto degli Autori<br />

IL IL PENSIERO PENSIERO HA HA BISOGNO BISOGNO DEL DEL CUORE<br />

CUORE<br />

<strong>di</strong> Giovanni REVERSO (Torino)<br />

Ogni pensiero, qualsiasi pensiero, <strong>non</strong> nasce <strong>ma</strong>i dal<br />

nulla. Qualcosa preesistente l’ha costruito, l’ha fatto nascere,<br />

l’ha tirato fuori, l’ha fatto vivere, gli ha dato la carica<br />

necessaria a renderlo operante. Nessun pensiero è<br />

inutile, perché ogni pensiero finisce col <strong>ma</strong>terializzare<br />

qualcosa, <strong>ma</strong>terializzandosi. I poteri e i limiti del pensiero<br />

sono ra<strong>di</strong>cati nel corpo. Il cuore, motore della vita, ha<br />

una parte importantissi<strong>ma</strong> nella creazione del pensiero. I<br />

pensieri più importanti partono dal cuore e vanno <strong>di</strong>ritti<br />

al cervello, il quale li elabora e può già <strong>ma</strong>terializzarli,<br />

oppure farli ritornare al cuore affinché si spieghi meglio.<br />

Il cuore che tutto comprende, riprende il pensiero, lo perfeziona,<br />

lo aggiusta, <strong>se</strong> necessario lo amplia e lo ri<strong>ma</strong>nda<br />

al cervello. Il cervello, ricevuto il pensiero-cuore, può gioire<br />

come può soffrire. Difficilmente le sue cellule <strong>se</strong>nsibilissime<br />

ri<strong>ma</strong>ngono in<strong>di</strong>fferenti. Un’ari<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> cuore può<br />

creare un’ari<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> cervello, <strong>ma</strong> un’ari<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> cervello <strong>non</strong><br />

può durare a lungo. Crea insod<strong>di</strong>sfazione agli altri organi<br />

che, pri<strong>ma</strong> o poi si ribellano, so<strong>ma</strong>tizzando <strong>ma</strong>lumori e<br />

sofferenze in <strong>ma</strong>lattie anche gravi. Pertanto il cervello deve<br />

poter contare su un cuore <strong>se</strong>nsibile, che sappia percepire<br />

l’evolversi della vita, le sue fasi, le situazioni più strane e<br />

impreve<strong>di</strong>bili, gli eventi più impensati . Un cuore palpitante<br />

che, vibrando ad ogni pensiero creato dalla vita, sappia<br />

modellarlo a suo favore chiedendo sostegno e rinforzo<br />

alla razionalità del cervello, dal quale devono e <strong>non</strong><br />

possono che passare tutti i pensieri che nascono.<br />

Ritengo che la mente sia la creazione dell’incontro tra<br />

il cuore e il cervello. Insieme questi due organi danno vita<br />

a ciò che poi esprime il pensiero. La mente è il <strong>ma</strong>gazzino<br />

dove la fucina cuore-cervello, invia la sua produzione<br />

quasi continua <strong>di</strong> pensieri. Il cuore, come il cervello, <strong>non</strong><br />

riposa <strong>ma</strong>i. Se si fer<strong>ma</strong>s<strong>se</strong> si fermerebbe la vita, e questo<br />

sarebbe la fine <strong>di</strong> tutto. Il pensiero, attraverso il cuore,<br />

vive la <strong>se</strong>nsibilità che si è for<strong>ma</strong>ta dentro ognuno <strong>di</strong> noi.<br />

Sensibilità che la vita, il vivere quoti<strong>di</strong>ano, può trasfor<strong>ma</strong>re<br />

<strong>di</strong> continuo. Il pensiero prodotto dal cuore può incorrere<br />

in errori, per questo inviato al cervello, può subire<br />

mo<strong>di</strong>fiche che eliminando gli eventuali errori rendano il<br />

pensiero stesso, degno <strong>di</strong> es<strong>se</strong>re esternato affinché viva <strong>di</strong><br />

una vita sua propria, che può es<strong>se</strong>re breve o molto lunga<br />

a <strong>se</strong>conda della sua importanza. Una mente operosa è<br />

quella che <strong>se</strong>nza tregua sa assimilare i pensieri più fecon<strong>di</strong><br />

che <strong>non</strong> devono <strong>se</strong>rvire solamente a chi li riceve<br />

<strong>ma</strong>terializzati, <strong>ma</strong> anche a chi li formula costantemente<br />

nel connubio cuore-cervello.<br />

I pensieri che nascono dal cervello e <strong>non</strong> dal cuore,<br />

dovrebbero <strong>se</strong>guire il cammino inverso: <strong>non</strong> cervello-cuore,<br />

<strong>ma</strong> cuore-cervello. Solo in questo modo sono completi<br />

e vali<strong>di</strong>. Diversamente possono incorrere in errori a<br />

volte molto gravi e <strong>di</strong> vitale importanza. Il pensiero dato<br />

dal cervello e <strong>non</strong> sottoposto al vaglio del cuore, sarà <strong>se</strong>mpre<br />

arido, <strong>se</strong>nza <strong>se</strong>ntimento, più che <strong>ma</strong>i <strong>se</strong>nza amore,<br />

- 16 -<br />

quell’amore che muove il mondo e, fors’anche le stelle.<br />

Ogni idea <strong>se</strong> è già un pensiero, ha la sua cre<strong>di</strong>bilità. Puntare<br />

su questa idea e crederci, vuoi <strong>di</strong>re realizzarla, vuoi<br />

<strong>di</strong>re andare avanti, lottare, combattere e <strong>non</strong> lasciarsi sopraffare<br />

da idee contrarie che generano fer<strong>ma</strong>te, sofferenze,<br />

rinunce. Non bisogna <strong>ma</strong>i rinunciare alla realizzazione<br />

<strong>di</strong> una buona idea. Rinunciarci vuoi <strong>di</strong>re perdere la<br />

fiducia in <strong>se</strong> stessi, nelle proprie capacità realizzatrici, vuol<br />

<strong>di</strong>re insom<strong>ma</strong> subire una sconfitta.<br />

Avanzare dunque, a volte anche fer<strong>ma</strong>rsi solo per meglio<br />

riprendere il cammino, <strong>ma</strong> <strong>ma</strong>i rinunciare.<br />

Ciò che ci fa credere in qualcosa, è un pensiero positivo<br />

nato dal cuore e passato dal cervello. Vitalità <strong>di</strong> pensiero<br />

ed energia della parola. Più il pensiero è vitale, più la<br />

parola che l’esprime è piena <strong>di</strong> quell’energia che la rende<br />

vera, accettabile.<br />

I limiti sono dentro <strong>di</strong> noi. Il <strong>se</strong>greto per dominarli è<br />

avere <strong>se</strong>mpre pensieri positivi. Il pensiero positivo ha una<br />

sua forza particolare che, a volte, può realizzare risultati<br />

impensabili, <strong>se</strong> <strong>non</strong> ad<strong>di</strong>rittura ritenuti impossibili.<br />

Dietro a ciò che <strong>se</strong>mbra incomprensibile, sovente <strong>non</strong><br />

c’è nulla da scoprire. È dalle idee che nascono e si creano<br />

soluzioni. Anche le tecnologie apro-no molte strade. Quale<br />

sarà quella migliore <strong>di</strong>pende dalle nostre scelte. Saper<br />

scegliere <strong>di</strong>pende anche dalla nostra esperienza che dà<br />

vita al futuro, che è creato dal pensiero, che <strong>se</strong>mpre <strong>di</strong> più<br />

ha bisogno del cuore.<br />

VERTICALI GEOMETRIE<br />

<strong>di</strong> Giovanni TAVÈAR (Trieste)<br />

Passa invano la brezza<br />

sul grumo <strong>di</strong> pensieri aggrovigliati.<br />

Il cuore oppresso<br />

vaga nell’esilio degli sbia<strong>di</strong>ti orizzonti.<br />

L’ani<strong>ma</strong> stenta a <strong>di</strong>stricarsi<br />

Nell’intrico delle stridenti <strong>di</strong>ssonanze.<br />

Fluttuanti parvenze<br />

<strong>di</strong> abissi e <strong>di</strong> misteri risuonano<br />

nel fievole eco<br />

<strong>di</strong> una lontana voce perduta<br />

che chia<strong>ma</strong><br />

nell’afono silenzio <strong>di</strong> una giovinezza<br />

già da tempo sfiorita.<br />

Nelle verticali geometrie<br />

<strong>di</strong> fughe continue e <strong>di</strong> laceranti ferite<br />

girandola veloce<br />

una vita in ciondolanti frantumi.


Pri<strong>ma</strong>vera 2008<br />

STORIA DEL TEATRO<br />

Rinascimento: la Comme<strong>di</strong>a Italiana<br />

- Quarta parte -<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong> Maria Maria Francesca Francesca CHERUBINI CHERUBINI (Perugia) (Perugia)<br />

(Perugia)<br />

Giordano Bruno<br />

Anche il grande filosofo Giordano Bruno (1548-1600),<br />

il sostenitore del «<strong>se</strong>nso dell’infinità illimitata del cosmo,<br />

onnicentrico, popolato <strong>di</strong> mon<strong>di</strong> innumerevoli e <strong>di</strong> innumerevoli<br />

forme <strong>di</strong> vita, pervaso in ogni suo aspetto da un<br />

unico afflato vitale, al quale appartengono le anime stes<strong>se</strong><br />

degli uomini» 1 si fece <strong>se</strong>durre dal fascino del Teatro.<br />

Giordano Bruno, il filosofo «dal linguaggio im<strong>ma</strong>ginoso,<br />

rapito, travolto da un acceso lirismo, a volte involuto,<br />

barocco, sovrabbondante, insofferente <strong>di</strong> ogni sche<strong>ma</strong>,<br />

genialmente mosso, attraverso cui il <strong>se</strong>nso e la commozione<br />

si esprimono» 2 , cadde attratto dall’inquietante musa<br />

del Teatro.<br />

Egli scris<strong>se</strong> la Comme<strong>di</strong>a «Il Candelaio» (1582) che<br />

raccol<strong>se</strong> intorno a sé tanti con<strong>se</strong>nsi e altrettanti <strong>di</strong>s<strong>se</strong>nsi.<br />

Ci fu chi po<strong>se</strong> la sua opera, per altezza e profon<strong>di</strong>tà, accanto<br />

all’opera som<strong>ma</strong> <strong>di</strong> Niccolò Machiavelli; chi invece<br />

la stroncò come opera <strong>di</strong> gran lunga minore.<br />

Affer<strong>ma</strong> Silvio d’Amico «a noi pare che, <strong>di</strong> tutte le<br />

Comme<strong>di</strong>e del <strong>se</strong>colo, questa opera <strong>di</strong> Giordano Bruno,<br />

scritta sul suo morire, sia la più libera e la meno schiava<br />

<strong>di</strong> modelli greco-latini» 3<br />

«C’è un gran sole afoso in questa comme<strong>di</strong>a tutta meri<strong>di</strong>onale:<br />

la vita v’è napoletanamente contemplata come<br />

un viavai <strong>di</strong> farabutti e <strong>di</strong> beffati … e pare considerare<br />

tutti con l’in<strong>di</strong>fferente ripugnanza con cui si guarda un<br />

immondo brulicare <strong>di</strong> vermi, in una giornata <strong>di</strong> calura<br />

infingarda. Ma anche, e più che nelle altre faconde comme<strong>di</strong>e<br />

del <strong>se</strong>colo, tutto vi si espone e <strong>di</strong>stende con una<br />

prolissità, con un peso, con una spenta lentezza che la<br />

<strong>ma</strong>gniloquenza del tronfio Manfurio (uno dei protagonisti)<br />

e gli scontri e le imprecazioni delle canaglie e delle<br />

donnacce, ani<strong>ma</strong>no a fatica» 4<br />

L’intreccio è noto. «Burle e beffe sono il te<strong>ma</strong> in questa<br />

Comme<strong>di</strong>a ambientata a Napoli. Il Candelaio, un certo<br />

Mes<strong>se</strong>r Bonifacio, <strong>non</strong>ostante sia sposato alla bella<br />

Carubina, spasi<strong>ma</strong> per donna Vittoria; vi è Manfurio, il<br />

pedante che sproloquia in latino, <strong>ma</strong> è goffo, oltre che<br />

credulone; e vi è Bartolomeo, <strong>di</strong>lettante alchimista.Tutti e<br />

tre sono facile preda <strong>di</strong> un gruppetto <strong>di</strong> imbroglioni <strong>di</strong><br />

vario calibro, tra i quali Donna Vittoria che vorrebbe approfittare<br />

della passione <strong>di</strong> Bonifacio, per spillargli un<br />

po’ <strong>di</strong> quattrini. Bonifacio si affida al <strong>ma</strong>go Scaramure,<br />

affinché con un incantesimo lo faccia a<strong>ma</strong>re da Vittoria;<br />

<strong>ma</strong> al desiderato convegno troverà l’in<strong>di</strong>gnata Carubina,<br />

tanto in<strong>di</strong>gnata anzi che, fino ad allora virtuosa, si lascerà<br />

convincere, dall’innamorato Giovan Bernardo, che <strong>non</strong> è<br />

cosa grave tra<strong>di</strong>re certi <strong>ma</strong>riti.<br />

Quanto a Manfurio, viene sbeffeggiato, derubato e più<br />

- 17 -<br />

volte bastonato e a Bartolomeo tocca analoga sorte» 5 .<br />

Al <strong>di</strong> là delle alterne fortune dell’opera “Il Candelaio”,<br />

il nostro autore, Giordano Bruno, deve es<strong>se</strong>re ricordato<br />

innanzi tutto per la sua filosofia degli “Infiniti mon<strong>di</strong>” e<br />

per avere posto “Il Vero” sopra tutte le co<strong>se</strong>.<br />

Vi sono nelle sue parole, ripre<strong>se</strong> soprattutto dall’opera<br />

«Spaccio de la Bestia trionfante…(1584)» un’esaltazione<br />

della verità fatta con una accensione, forte come una<br />

protesta <strong>di</strong> fede, in cui pare <strong>di</strong> pre<strong>se</strong>ntire il <strong>ma</strong>rtirio al<br />

rogo cui sarà condannato.<br />

Egli <strong>di</strong>ce infatti nelle pagine dell’opera citata:<br />

«Sopra tutte le co<strong>se</strong>, è situata la Verità; perché questa è<br />

la unità che soprasiede al tutto, e la bontà che è preminente<br />

ad ogni cosa; perché uno è lo ente,buono e vero; medesimo<br />

è vero ente e buono. La verità è quella entità che<br />

<strong>non</strong> è inferiore a cosa alcuna; perché <strong>se</strong> vuoi fingere qualche<br />

cosa avanti la verità, bisogna che stimi quella es<strong>se</strong>re<br />

altro che verità; e <strong>se</strong> la fingi altro che verità, necessariamente<br />

la intenderai <strong>non</strong> aver verità in sé, ed es<strong>se</strong>re <strong>se</strong>nza<br />

verità, <strong>non</strong> es<strong>se</strong>re vera; onde con<strong>se</strong>guentemente è falsa, è<br />

cosa de niente, è nulla, è <strong>non</strong> ente …<br />

… Dunque la verità è avanti tutte le co<strong>se</strong>, è con tutte le<br />

co<strong>se</strong>, è dopo tutte le co<strong>se</strong>; è sopra tutto, con tutto, dopo<br />

tutto; ha raggione <strong>di</strong> principio, mezzo e fine… Essa è<br />

avanti le co<strong>se</strong>, per modo <strong>di</strong> causa e principio, mentre per<br />

essa le co<strong>se</strong> hanno dependenza…<br />

… La verità è la cosa più sincera, più <strong>di</strong>vina <strong>di</strong> tutte;<br />

anzi la <strong>di</strong>vinità e la sincerità, bontà e bellezza de le co<strong>se</strong>, è<br />

la verità; la quale né per violenza si toglie, né per antiquità<br />

si corrompe, né per occultazione si sminuisca, né per comunicazione<br />

si <strong>di</strong>sperde: perché <strong>se</strong>nso <strong>non</strong> la confonde,<br />

tempo <strong>non</strong> l’arruga, luogo <strong>non</strong> l’asconde, notte <strong>non</strong> l’interrompe,<br />

tenebra <strong>non</strong> la vela; anzi, con es<strong>se</strong>re più e più<br />

impugnata, più e più risuscita e cresce. Senza <strong>di</strong>fensore e<br />

protettore si <strong>di</strong>fende …<br />

… e però <strong>di</strong>mora altissi<strong>ma</strong>, dove tutti remirano e pochi<br />

veggono» 6 .<br />

Parole nelle quali è già il pre<strong>se</strong>ntimento della <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong><br />

Giordano Bruno, quando il filosofo portato <strong>di</strong>nanzi ai<br />

giu<strong>di</strong>ci protestò <strong>di</strong> <strong>non</strong> avere nulla da ritrarre delle proprie<br />

dottrine.<br />

Giambattista Della Porta<br />

Verso la fine del <strong>se</strong>c. XVI troviamo la vasta produzione<br />

teatrale del napoletano Giambattista Della Porta (1535 –<br />

1615), anch’egli filosofo, <strong>ma</strong> anche viaggiatore e scienziato.<br />

Le sue comme<strong>di</strong>e migliori sono: “La sorella, La fantesca,<br />

I due fratelli rivali, L’astrologo”.<br />

Tali comme<strong>di</strong>e sono state scritte con l’intento <strong>di</strong> rag-


giungere una notevole originalità e <strong>di</strong> fatto rappre<strong>se</strong>ntano<br />

un grande sforzo <strong>di</strong> allontanamento della imitazione dei<br />

classici ricercando soprattutto un accostamento alla realtà<br />

della vita contemporanea.<br />

In tali opere emergono, <strong>non</strong>ostante tutto, alcuni personaggi<br />

tipici della Comme<strong>di</strong>a classica, <strong>ma</strong> anche protagonisti<br />

completamente nuovi e aderenti all’ambiente attuale:<br />

il Napoletano, il Tedesco, il Capitano.<br />

«La fa<strong>ma</strong> dell’opera sua, rappre<strong>se</strong>ntata inizialmente da<br />

<strong>di</strong>lettanti, si <strong>di</strong>vulgò presto e indus<strong>se</strong> anche i comici <strong>di</strong><br />

mestiere a metterla in scena: così si continuò con successo<br />

in molte città d’Italia per quasi un <strong>se</strong>colo. Fu con il<br />

Settecento che le Comme<strong>di</strong>e del Della Porta caddero in<br />

<strong>di</strong>menticanza» 7<br />

Solo in questi ultimi tempi stu<strong>di</strong>osi e critici le hanno<br />

riportare in auge.<br />

Il Croce sostiene che nelle Comme<strong>di</strong>e <strong>di</strong> Della Porta<br />

«l’invenzione è quasi costantemente la solita: si parla del<br />

giovane che a<strong>ma</strong> una giovane, avversato dal padre o dal<br />

rivale o da altri, finchè l’impe<strong>di</strong>mento è rimosso per opera<br />

del <strong>se</strong>rvo o del parassita e un riconoscimento finale<br />

lascia tutti, contenti. Ma il vecchio intrigo si svolge con<br />

facilità, l’azione fila dritta <strong>se</strong>nza scene superflue o altri<br />

ristagni: il <strong>di</strong>alogo è chiaro, netto, <strong>se</strong>nza prete<strong>se</strong> <strong>di</strong> eloquenza<br />

o <strong>di</strong> decla<strong>ma</strong>zione».<br />

E il Torelli sottolinea «Nessuno fino a Goldoni ebbe come<br />

lui il così detto “<strong>se</strong>nso del Teatro”: nessuno fece agire con<br />

altrettanta abilità un mondo caotico, rumoroso e pittoresco,<br />

dominato dall’unico Dio, il Caso… La Comme<strong>di</strong>a<br />

portiana è d’intreccio … e il Poeta è veramente un <strong>ma</strong>estro<br />

nell’ingarbugliare le fila fino all’assurdo, e <strong>di</strong>panarle poi<br />

fino alla <strong>se</strong>mplicità più naturale; un <strong>ma</strong>estro pieno <strong>di</strong> trovate,<br />

che combinate insieme in modo originale, organizzate<br />

<strong>se</strong>condo una personale tonalità, appaiono nuove.<br />

Sentimentalità ro<strong>ma</strong>nzesca, comicità enorme e<br />

buffonesca, realismo con punte satiriche: tali le caratteristiche<br />

più appariscenti dell’arte portiana».<br />

“La Venexiana”<br />

La critica recente ha riconosciuto qualità <strong>di</strong> originalità<br />

eccezionale ad una Comme<strong>di</strong>a in 5 atti intitolata “La Veneziana”,<br />

a<strong>non</strong>i<strong>ma</strong> e scoperta dallo stu<strong>di</strong>oso Emilio<br />

Lovarini.<br />

Gli elevatissimi pregi <strong>di</strong> tale testo sono costituiti in<br />

<strong>ma</strong>ssi<strong>ma</strong> parte dal totale abbandono dei modelli classici<br />

greco-latini.<br />

Non si conosce chi sia il suo autore, <strong>ma</strong> lo stile è <strong>di</strong><br />

indubbia appartenenza al Cinquecento.<br />

Il realismo rinascimentale, dunque, partorisce il suo frutto<br />

più <strong>ma</strong>turo, collegato alla comme<strong>di</strong>a citta<strong>di</strong>na, agli inizi<br />

del Cinquecento.<br />

L’a<strong>non</strong>i<strong>ma</strong> “Venexiana” è comme<strong>di</strong>a totalmente originale<br />

e già nel titolo mette in luce la centralità della <strong>di</strong>mensione<br />

urbana.<br />

La sua assoluta particolarità nasce soprattutto dal fatto<br />

che <strong>non</strong> ha nulla a che vedere con il teatro classico del<br />

Cinquecento.<br />

Il Salotto degli Autori<br />

- 18 -<br />

I protagonisti <strong>non</strong> sono più i “tipi” del teatro classico,<br />

<strong>ma</strong> soprattutto <strong>non</strong> c’è più la struttura chiusa della Comme<strong>di</strong>a<br />

classica.<br />

Inizia con un primo atto che altro <strong>non</strong> è che un “Prologo”<br />

dove vengono pre<strong>se</strong>ntati i pochi personaggi. Dopo <strong>di</strong><br />

esso la Comme<strong>di</strong>a procede <strong>di</strong>versamente: è come <strong>se</strong> si<br />

apris<strong>se</strong> in due parti prive <strong>di</strong> agganci interni.<br />

I protagonisti sono rappre<strong>se</strong>ntati, come notorio, da due<br />

nobildonne veneziane: la vedova e <strong>non</strong> più giovane Angela<br />

e la giovane <strong>ma</strong>ritata Valeria, le quali si contendono<br />

l’amore <strong>di</strong> un giovane bello e spregiu<strong>di</strong>cato, un forestiero<br />

<strong>di</strong> nome Iulio.<br />

Il <strong>se</strong>condo e terzo atto trattano dell’amore <strong>di</strong> Angela<br />

per il giovane, il quarto e il quinto atto sono de<strong>di</strong>cati all’amore<br />

<strong>di</strong> Valeria per Iulio.<br />

È come <strong>se</strong>, dunque, dopo il “Prologo”, la Comme<strong>di</strong>a<br />

risultas<strong>se</strong> tagliata in due comme<strong>di</strong>e minori, legate solamente<br />

dalla continua pre<strong>se</strong>nza e eroticità <strong>di</strong> Iulio che passa<br />

in<strong>di</strong>fferentemente dalla attrazione fisica per Angela a<br />

quella per Valeria.<br />

“La Venexiana” si può <strong>di</strong>re che sia priva <strong>di</strong> finale: Iulio<br />

passa continuamente dalle braccia amoro<strong>se</strong> dell’una a<br />

quelle dell’altra <strong>se</strong>nza che vi sia un epilogo.<br />

Dunque, tale Comme<strong>di</strong>a è, come <strong>di</strong>re, una rappre<strong>se</strong>ntazione<br />

“aperta” dell’esistenza: <strong>non</strong> ha una conclusione,<br />

come spesso accade nella vita quoti<strong>di</strong>ana che <strong>non</strong> conclude.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

Gianni, Balestrieri, Pasquali “Antologia della Letteratura Italiana”<br />

Vol II Parte I, Casa E<strong>di</strong>trice G.D’Anna. Messina-Firenze<br />

– Aprile 1964<br />

Roberto Alone, Roberto Tessari “Manuale <strong>di</strong> Storia del Teatro”<br />

UTET Torino – Gennaio 2005<br />

Cesare Molinari “Storia del Teatro” E<strong>di</strong>tore Laterza – Bari –<br />

Marzo 2003<br />

Oscar G. Brockett “Storia del Teatro” Marsilio E<strong>di</strong>tori – Venezia<br />

1988<br />

Silvio D’Amico “Storia del Teatro” Vol I Aldo Garzanti E<strong>di</strong>tore<br />

1960<br />

Enciclope<strong>di</strong>a della Letteratura A. Garzanti E<strong>di</strong>tore – Ottobre 1972<br />

NOTE<br />

1 Gianni Balestrieri Pasquali – Antologia della letteratura Italiana<br />

Volume II, Parte pri<strong>ma</strong><br />

2 idem<br />

3 Silvio d’Amico – “Storia del Teatro” Vol I – Aldo Garzanti<br />

E<strong>di</strong>tore 1960<br />

4 idem<br />

5 Enciclope<strong>di</strong>a della Letteratura - A. Garzanti E<strong>di</strong>tore, Ottobre<br />

1972<br />

6 Giordano Bruno dallo «Spaccio de la bestia trionfante …<br />

(1582) >><br />

7 Silvio d’Amico – Storia del Teatro Vol I – Garzanti E<strong>di</strong>tore<br />

1960


LO SPECCHIO<br />

<strong>di</strong> Fabio CLERICI (Milano)<br />

Le poetiche parole vagano nell’aria,<br />

allo specchio della vita,<br />

<strong>di</strong>vengono creature;<br />

come un sorpreso bimbo,<br />

le vedo danzare nella stanza<br />

partorite dal mio ventre<br />

e per <strong>se</strong>mpre con l’inchiostro ani<strong>ma</strong>te,<br />

lo specchio riflette<br />

suoni e paesaggi,<br />

e storie <strong>di</strong> u<strong>ma</strong>na virtù;<br />

le danzanti parole,<br />

trovano giusto riparo<br />

nei pensieri del poeta,<br />

umile cronista<br />

degli eventi dell’ani<strong>ma</strong>.<br />

QUASI ALTRAMONTO<br />

<strong>di</strong> Luciano SOMMA (Napoli)<br />

Ti ho cercato inutilmente<br />

da una vita<br />

nell’aria, nel vento,<br />

nella <strong>ma</strong>no tesa d’un povero,<br />

nel <strong>di</strong>sperato sguardo d’un <strong>ma</strong>lato,<br />

nel bene, nel <strong>ma</strong>le,<br />

nell’urlo del <strong>ma</strong>re,<br />

o nel silenzio d’una cattedrale.<br />

For<strong>se</strong> troppo <strong>di</strong>stratto<br />

dai problemi terreni del niente<br />

che <strong>se</strong>mbravano tutto<br />

<strong>non</strong> potevo <strong>se</strong>ntirti!<br />

Ora, quasi al tramonto,<br />

al limite dei miei giorni,<br />

vicino al traguardo,<br />

alla frontiera,<br />

ti vedo<br />

nel rigo d’un verso,<br />

ti <strong>se</strong>nto<br />

infinito universo,<br />

im<strong>ma</strong>gine <strong>se</strong>nza contorni<br />

<strong>ma</strong> viva,<br />

luce d’un’alba <strong>di</strong>versa<br />

che illumini.<br />

Pri<strong>ma</strong>vera 2008<br />

- 19 -<br />

FESTIVITÀ<br />

<strong>di</strong> Giu<strong>se</strong>ppina IANNELLO SICCARDO<br />

(Brescia)<br />

Festività,<br />

for<strong>se</strong> i tuoi intenti<br />

sono buoni, <strong>ma</strong> molte gente fa baldoria<br />

e <strong>di</strong> capire il tuo messaggio<br />

<strong>non</strong> <strong>se</strong> ne parla.<br />

Uno schiocco <strong>di</strong> <strong>di</strong>ta,<br />

un batter <strong>di</strong> ciglia,<br />

ed è già Natale,<br />

“che meraviglia!”<br />

Natale...<br />

Per la gioia dei bambini,<br />

per i pranzi delle giovani famiglie,<br />

per la solitu<strong>di</strong>ne dei vecchi,<br />

per chi giace all’ospedale.<br />

Ed un canto si perde nella notte<br />

lungi dalla città, dalle luci<br />

for<strong>se</strong> si fer<strong>ma</strong> su un ponte,<br />

for<strong>se</strong> su un vicolo buio:<br />

è il canto gonfio <strong>di</strong> pianto<br />

del viandante, o <strong>se</strong>mplicemente,<br />

dello straniero?<br />

Che <strong>di</strong>re? Un uomo<br />

sta piangendo: è la notte <strong>di</strong> Natale.<br />

E’ Natale; le chie<strong>se</strong> son gremite<br />

<strong>di</strong> gente che andata per “pregare”,<br />

<strong>ma</strong>, anche, per fer<strong>ma</strong>rsi<br />

a parlare del più e del meno.<br />

La chiesa è illuminata;<br />

però c’è un angolo <strong>di</strong>screto,<br />

vi sta raccolto il perdente<br />

cercando un <strong>di</strong>alogo con Dio.<br />

TI AMERÒ DI NUOVO<br />

<strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o GIOVANARDI (Novara)<br />

Pri<strong>ma</strong> <strong>di</strong> ogni tua promessa<br />

Lavati le labbra<br />

E poi vieni a bermi dalle <strong>ma</strong>ni la fatica e i giorni<br />

Pri<strong>ma</strong> <strong>di</strong> a<strong>ma</strong>rmi <strong>di</strong> nuovo<br />

Lavati il cuore<br />

E poi vieni a contendermi coi denti questo morso <strong>di</strong> pane<br />

Solo dopo che sarai ri<strong>ma</strong>sta nei miei occhi in silenzio<br />

Lascerò che mi abiti la tua voce<br />

E <strong>di</strong>venti il rio della mia ani<strong>ma</strong> conta<strong>di</strong>na


IL GRANDE BOSCO<br />

<strong>di</strong> Fiorella REY DI VILLAREY<br />

(Torino)<br />

Il grande bosco respira<br />

muto e <strong>se</strong>greto<br />

nell’aria tremula.<br />

Le <strong>di</strong>ta nere delle ra<strong>di</strong>ci<br />

s’allungano nell’ombra,<br />

affiorano e par che affon<strong>di</strong>no<br />

nella coltre degli aghi.<br />

Le chiome altissime<br />

in cerca <strong>di</strong> luce<br />

che sfugge all’abbraccio<br />

e penetra in lame dorate,<br />

for<strong>ma</strong>ndo <strong>se</strong>ntieri <strong>di</strong> sole<br />

nella cattedrale dei pini.<br />

Le colonne brunite dei tronchi<br />

vibrano piano<br />

memoria dell’antico retaggio<br />

<strong>di</strong> portare le vele <strong>ma</strong>estre<br />

sul <strong>ma</strong>re.<br />

Con passo <strong>di</strong> danza<br />

un giovane cervo s’avanza<br />

il bianco specchio<br />

luccicante nell’ombra.<br />

Ecco, ha <strong>se</strong>ntito il mio odore.<br />

Dovrebbe fuggire,<br />

come i saggi del branco<br />

gli hanno in<strong>se</strong>gnato.<br />

Si cela soltanto <strong>di</strong>etro il tronco<br />

e <strong>non</strong> sa che le orecchie<br />

ne sbucano fuori.<br />

Poi s’allontana con flem<strong>ma</strong><br />

altero nel silenzio del bosco<br />

Il Salotto degli Autori<br />

- 20 -<br />

SAPPIAMO AMARE CON PAROLE<br />

AMARE… <strong>di</strong> Anna BRUNO<br />

(Som<strong>ma</strong>vesuviana - NA)<br />

Ci affatichiamo a parlar d’amore<br />

nel Tempo che ha oscurato le comete,<br />

profanato pre<strong>se</strong>pi e devastato culle<br />

e reso brulle le strade del cuore,<br />

<strong>ma</strong> è un bran<strong>di</strong>r parole come spade<br />

per strade che <strong>non</strong> offrono rifugio<br />

e nell’indugio la sosta fa paura<br />

come tana <strong>di</strong> <strong>ma</strong>lefica creatura.<br />

Sappiamo a<strong>ma</strong>re con parole a<strong>ma</strong>re<br />

che ruotano su giostra saracena<br />

nel sicuro schianto del toccarsi appena<br />

<strong>se</strong> priva d’ar<strong>ma</strong>tura è la ventura.<br />

Ci arrabattiamo per accenti nuovi<br />

che tra rovi procedano spe<strong>di</strong>ti,<br />

<strong>ma</strong> feriti li salviamo a stento<br />

dal tra<strong>di</strong>mento della borra insana.<br />

Dal fondo melmoso <strong>di</strong> frasi stantie,<br />

da spudorate spie s’alzano le parole<br />

spandendo <strong>ma</strong>lìe <strong>di</strong> trepidanti fole.<br />

E bivaccando tra fatui <strong>se</strong>ntimenti<br />

ai venti <strong>di</strong>sper<strong>di</strong>amo il nostro <strong>di</strong>re<br />

su quest’amore che <strong>non</strong> vuol morire,<br />

<strong>ma</strong> si trascina intorno a fuochi spenti.<br />

HO RACCOLTO SASSI<br />

<strong>di</strong> Cristina MANTISI (Savona)<br />

Ho raccolto sassi, piatti e levigati,<br />

rubandoli a composizioni del <strong>ma</strong>re,<br />

incastonati sulla rena bagnata.<br />

Ne <strong>se</strong>nto, al tocco, ancora<br />

la percezione della sabbia,<br />

all’odore, il profumo dell’oceano,<br />

all’u<strong>di</strong>to, il rumore dell’onda in attesa,<br />

sospesa lontana, arrotolata e sbuffante<br />

come un cavallo che scalpita.<br />

Ho raccolto sassi sul <strong>se</strong>ntiero del monte,<br />

piccole creste <strong>di</strong> punte per inventare paesaggi.<br />

Ne <strong>se</strong>nto, al tocco, la roccia sotto le <strong>di</strong>ta,<br />

all’odore, il profumo dei pascoli alti,<br />

all’u<strong>di</strong>to, il soffio del vento<br />

e le sue scorribande tra i passi.<br />

Ho raccolto sassi nella <strong>ma</strong>cchia <strong>di</strong> timo,<br />

sculture bucate, lasciate dal <strong>ma</strong>re<br />

a offrire conchiglie odoro<strong>se</strong> <strong>di</strong> pini.<br />

Ne <strong>se</strong>nto, al tocco, la sabbia <strong>di</strong>menticata,<br />

all’odore, l’aro<strong>ma</strong> d’acqua sal<strong>ma</strong>stra,<br />

all’u<strong>di</strong>to, il sospiro dell’onda obliata nel tempo<br />

tra piccole viole all’ombra dei lecci.<br />

Nei giar<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> pietra cerco la mia ani<strong>ma</strong><br />

e <strong>se</strong>guo, nei tuoi occhi,<br />

il volo <strong>di</strong>steso del falco.


Pri<strong>ma</strong>vera 2008<br />

ELABORARE ELABORARE IL IL LUTTO<br />

LUTTO<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong> Giu<strong>se</strong>ppe Giu<strong>se</strong>ppe DELL’ANNA DELL’ANNA (Torino)<br />

(Torino)<br />

(in qualità <strong>di</strong> Infermiere Coor<strong>di</strong>natore)<br />

In data 25 Ottobre 2007, il Collegio IP.AS.VI. <strong>di</strong> Torino<br />

in via Stellone 5, ha organizzato l’Evento for<strong>ma</strong>tivo<br />

“Voltar pagina: Elaborare il lutto”, al quale il sottoscritto<br />

ha partecipato. Non è che il te<strong>ma</strong> in sé e per sé mi<br />

attiras<strong>se</strong> molto, anche perché <strong>di</strong> solito la parola “lutto” fa<br />

subito pre<strong>di</strong>sporre gli scongiuri <strong>di</strong> rito, <strong>ma</strong> dentro me stava<br />

<strong>ma</strong>turando il <strong>di</strong>lem<strong>ma</strong> su come avrei affrontato la per<strong>di</strong>ta<br />

dei miei genitori or<strong>ma</strong>i giunti alla veneranda età <strong>di</strong><br />

ultraottantenni, anche <strong>se</strong>, a loro <strong>di</strong>re, in punto <strong>di</strong> morte<br />

già da quando ero un ragazzino! Ora invece <strong>se</strong>ntivo che<br />

l’evento sarebbe potuto pre<strong>se</strong>ntarsi da un momento all’altro,<br />

ed un <strong>se</strong>nso <strong>di</strong> impotenza, <strong>di</strong> incapacità a gestire<br />

l’evento mi attanagliava l’animo, per cui il Corso program<strong>ma</strong>to<br />

dall’IP.AS.VI. <strong>di</strong> Torino mi è <strong>se</strong>mbrato pre<strong>se</strong>ntarsi<br />

“a fagiolo” per poter sbrogliare la <strong>ma</strong>tassa del<br />

mio ingarbugliato stato d’animo. Inoltre l’Evento<br />

for<strong>ma</strong>tivo veniva condotto dal dott. Lorenzo Bracco (me<strong>di</strong>co,<br />

psicoterapeuta, Fisiatra) che avevo conosciuto in un<br />

precedente Convegno sull’”Obesità” tenutosi a Pinerolo<br />

nel Giugno 2005 e del quale mi era ri<strong>ma</strong>sto un bel ricordo<br />

partecipativo; e così il <strong>se</strong>nso <strong>di</strong> giovialità <strong>non</strong> è venuto<br />

a <strong>ma</strong>ncare, con la pre<strong>se</strong>nza del dr. Bracco, nel gestire un<br />

te<strong>ma</strong> dall’aspetto ostico quale quello del lutto. La premessa<br />

del Corso, esplicitata dal dr Bracco, è stata quella<br />

<strong>di</strong> saper innanzitutto meglio gestire i propri lutti attraverso<br />

l’elaborazione, per poter poi es<strong>se</strong>re “contenitori” dei<br />

lutti altrui. Gli obiettivi, miranti a fornire elementi terapeutici<br />

e <strong>di</strong> supervisione, si sono sviluppati attraverso:<br />

Infor<strong>ma</strong>zioni e strumenti sulla gestione del trau<strong>ma</strong>,<br />

Lavoro in con<strong>di</strong>visione con un componente del gruppo,<br />

Visione del film “Un viaggio in Inghilterra” quale e<strong>se</strong>mpio<br />

cine<strong>ma</strong>tografico <strong>di</strong> elaborazione del lutto,<br />

Elementi <strong>di</strong> terapia Gestalt (= forme incompiute) miranti<br />

alla consapevolezza fisica, emozionale e mentale.<br />

Tengo a precisare che l’argomento <strong>non</strong> è stato affrontato<br />

dal punto <strong>di</strong> vista religioso, <strong>ma</strong> etico e terapeutico, per<br />

poter es<strong>se</strong>re d’aiuto a chiunque professa qualsivoglia fede.<br />

Farò un rapido excursus delle te<strong>ma</strong>tiche trattate, in<br />

particolar modo sul significato del lutto, per poi <strong>di</strong>rigere<br />

l’articolo sulla personale esperienza – poi verificatasi come<br />

espresso nelle mie iniziali previsioni – riguardante la scomparsa<br />

<strong>di</strong> mio padre.<br />

Ogni nuovo “inizio” nella vita ha come punto <strong>di</strong> partenza<br />

un “<strong>di</strong>stacco”, un cambiamento <strong>di</strong> stato e, <strong>di</strong> con<strong>se</strong>guenza,<br />

un lutto da elaborare. Può <strong>se</strong>mbrare paradossale,<br />

<strong>ma</strong> lo stesso neonato, nascendo, ha un lutto da elaborare,<br />

come pure, da parte della <strong>ma</strong>dre, vi è un lutto da<br />

elaborare con la nascita del figlio. Simbolicamente è come<br />

<strong>se</strong> si debba chiudere una porta per poterne aprire un’altra;<br />

<strong>ma</strong> anche <strong>se</strong> questa <strong>di</strong>namica può <strong>se</strong>mbrare ovvia, i <strong>di</strong>stacchi<br />

oggi sono più trau<strong>ma</strong>tici rispetto ad una volta.<br />

- 21 -<br />

“Trau<strong>ma</strong>” deriva dal greco, che, letteralmente, significa<br />

“ferita”. Il trau<strong>ma</strong> quin<strong>di</strong> <strong>non</strong> <strong>di</strong>pende dall’evento in sé<br />

<strong>ma</strong> dalla stimolazione che resta <strong>non</strong> s<strong>ma</strong>ltita nel Siste<strong>ma</strong><br />

Neurovegetativo dell’in<strong>di</strong>viduo.<br />

Il Siste<strong>ma</strong> Neurovegetativo si compone del Siste<strong>ma</strong><br />

Simpatico e Siste<strong>ma</strong> Vagale.<br />

1. Il Siste<strong>ma</strong> simpatico, <strong>di</strong> fronte ad una minaccia,<br />

ci permette la risposta <strong>di</strong> lotta o quella <strong>di</strong> fuga; in ambedue<br />

i casi l’organismo mobilizza una grande quantità <strong>di</strong><br />

energia per combattere o far correre.<br />

2. Il Siste<strong>ma</strong> vagale si sud<strong>di</strong>vide a sua volta in:<br />

Siste<strong>ma</strong> vagale dorsale, il quale rallenta i battiti car<strong>di</strong>aci,<br />

accentua le funzioni viscerali, dà sonnolenza;<br />

Siste<strong>ma</strong> vagale ventrale, strettamente connesso con<br />

l’appagamento, la sod<strong>di</strong>sfazione, la socializzazione, quali<br />

risultanza <strong>di</strong> eventi vissuti come arricchimento dell’esperienza.<br />

Se rispetto ad un evento, uno dei due Sistemi <strong>non</strong> si<br />

scarica completamente, nei tempi successivi questa situazione<br />

darà origine al “trau<strong>ma</strong>”, provocando situazioni <strong>di</strong><br />

“stress”, cioè <strong>di</strong> contrapposizione uno contro l’altro. La<br />

flui<strong>di</strong>tà fra i sistemi neurovegetativi si dovrebbe avere in<br />

tutta la vita esperienziale dell’uomo, per poter attraversare<br />

qualunque evento della vita con l’emozione ad esso<br />

connessa. La parola “emozione” deriva dal latino e significa<br />

“muovere fuori”, “portare fuori”, ne con<strong>se</strong>gue che<br />

un’emozione <strong>non</strong> percepita e <strong>non</strong> espressa <strong>non</strong> può es<strong>se</strong>re<br />

attraversata, ed un’emozione <strong>non</strong> attraversata <strong>non</strong> è<br />

messa a <strong>di</strong>stanza e, <strong>di</strong> con<strong>se</strong>guenza, la si porta con sé. La<br />

tristezza è una delle emozioni che può es<strong>se</strong>re <strong>di</strong>fficile attraversare<br />

e <strong>non</strong> attraversarla significa accumularla nel<br />

tempo e ritornare quin<strong>di</strong> sui propri passi. Sentire ed esprimere<br />

la tristezza o la collera o la paura o la gioia, permette<br />

<strong>di</strong> chiudere una for<strong>ma</strong> aperta (gestalt) per poter poi<br />

voltare pagina, chiudere una porta per poterne aprire un’altra.<br />

L’elaborazione del lutto avviene per gra<strong>di</strong>, così identificati:<br />

1. Negazione; 2. Rabbia; 3. Rinegoziazione;<br />

4. Ras<strong>se</strong>gnazione; 5. Accettazione. Accompagnare qualcuno<br />

nell’elaborazione del lutto significa offrirgli un vuoto<br />

per potersi espandere.<br />

Nel me<strong>se</strong> <strong>di</strong> Novembre 2007, a mio padre viene fatta<br />

<strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> K del pancreas. La pri<strong>ma</strong> <strong>se</strong>tti<strong>ma</strong>na <strong>di</strong> Dicembre,<br />

assieme a mio fratello Antonio che <strong>di</strong>mora in<br />

trentino, ci rechiamo in Puglia dove abita papà, e viviamo<br />

assieme a lui giornate <strong>di</strong> compagnìa, <strong>di</strong> ricor<strong>di</strong>, <strong>di</strong><br />

stimoli sugli odori e sui sapori, tanto che lui smette <strong>di</strong><br />

<strong>ma</strong>nifestare i suoi dolori e si lascia andare ai bei ricor<strong>di</strong> e<br />

alla compagnìa… Nella notte tra il 29 e il 30 Dicembre<br />

2007, tra molti dolori fisici, papà muore. Assieme a mio<br />

fratello raggiungiamo la Puglia in aereo. Il mio stato d’animo<br />

è avvolto da una morsa <strong>di</strong> tristezza e <strong>di</strong> dolore che


vorrei contenere, poi memore <strong>di</strong> quanto appreso durante<br />

l’evento for<strong>ma</strong>tivo <strong>di</strong> Ottobre 2007, lascio che le mie<br />

emozioni facciano il loro corso, lascio che il pianto scorra<br />

irruento, poi fluido, quasi lavacro della stessa tristezza,<br />

accogliendo e sostenendo in me il sorgere <strong>di</strong> una preghiera<br />

<strong>di</strong> mi<strong>se</strong>ricor<strong>di</strong>a per l’ani<strong>ma</strong> del defunto al cospetto dell’Altissimo,<br />

accogliendo la solidarietà e la vicinanza <strong>di</strong><br />

tantissimi parenti e amici nella loro stretta <strong>di</strong> <strong>ma</strong>no o an-<br />

LE STAGIONI<br />

Fuochi d’operosità<br />

accendevi un tempo<br />

padre<br />

lungo il nostro cammino.<br />

Ed ora<br />

che i bagliori sopiscono<br />

mi riporta<br />

la tua canuta testa…<br />

Alle notti <strong>di</strong> luna<br />

sullo scintillìo del <strong>ma</strong>re<br />

dove mi con<strong>se</strong>gnavi pesci<br />

dal bianco ventre…<br />

Alle giornate assolate<br />

sulla porosa terra<br />

dove mi offrivi spighe<br />

dai bion<strong>di</strong> riflessi…<br />

Alle giornate <strong>di</strong> nebbia<br />

sull’umido muschio<br />

dove mi col<strong>ma</strong>vi d’uva<br />

dai rigogliosi chicchi…<br />

Alle giornate <strong>di</strong> freddo<br />

sotto i <strong>se</strong>colari ulivi<br />

dove <strong>ma</strong>ngiavamo pane<br />

ricolmo d’olio…<br />

Non capivo allora<br />

il sus<strong>se</strong>guirsi del tempo<br />

<strong>ma</strong> ora so:<br />

mi con<strong>se</strong>gnavi le Stagioni<br />

padre!<br />

C’è stato un tempo, vissuto dall’autore in età da bambino,<br />

dove la figura paterna ha assunto un ruolo significativo<br />

nello scan<strong>di</strong>re i ritmi <strong>di</strong> vita rappre<strong>se</strong>ntati dal <strong>ma</strong>re,<br />

dal sole, dalla terra e dai suoi frutti.<br />

Il padre appare guida in<strong>di</strong>scussa nelle varie fasi <strong>di</strong><br />

passaggio scan<strong>di</strong>te dai ritmi della natura. Ora molti anni<br />

sono trascorsi (“ i bagliori sopiscono”) e la “canuta<br />

testa” in<strong>di</strong>ca la vecchiaia del padre che, alfine, <strong>non</strong> spegne<br />

le inten<strong>se</strong> emozioni e quello scan<strong>di</strong>re le fasi del tempo<br />

vissute dall’autore accanto al padre, la cui figura viene<br />

assunta come fir<strong>ma</strong>tario <strong>di</strong> un generoso testamento<br />

d’amore rappre<strong>se</strong>ntato da quella attenzione, inculcata e<br />

trasmessa, rivolta ai ritmi meravigliosi delle Stagioni.<br />

Il Salotto degli Autori<br />

- 22 -<br />

che solo nel ricordo espresso da un sms.<br />

Es<strong>se</strong>ndo il sottoscritto un soggetto che <strong>ma</strong>nifesta le proprie<br />

emozioni principalmente attraverso lo scritto, ho<br />

<strong>ma</strong>nifestato attraverso due poesie i <strong>se</strong>ntimenti vissuti, da<br />

cui traspare evidente il <strong>se</strong>ntimento <strong>di</strong> tristezza nella pri<strong>ma</strong><br />

composizione, <strong>ma</strong> poi anche, nella successiva, il recupero<br />

<strong>di</strong> un bellissimo dono ricevuto da mio padre:<br />

NOTTE DI ADDIO<br />

Il vento<br />

alzato improvviso<br />

soffiò sulle piante e le co<strong>se</strong><br />

sferzandomi il viso<br />

e portandomi<br />

quel triste annuncio<br />

che <strong>se</strong>rbavo<br />

in un angolo nascosto<br />

del mio cuore.<br />

Il dolore<br />

ti ha consu<strong>ma</strong>to padre<br />

fino al tuo ultimo respiro<br />

con<strong>se</strong>gnato nelle braccia<br />

più a<strong>ma</strong>te<br />

più invocate<br />

più atte<strong>se</strong>…<br />

quelle <strong>di</strong> tua <strong>ma</strong>dre,<br />

dove dolcemente,<br />

con il capo reclinato<br />

su un cuscino <strong>di</strong> bianco raso,<br />

con appena un sorriso abbozzato,<br />

ora tu – alfine – riposi.<br />

Il “vento” è il simbolo <strong>di</strong> qualcosa che giunge<br />

improvviso, qualcosa che l’autore vorrebbe<br />

evitare, negare, perché porta con sé l’annuncio <strong>di</strong><br />

un triste evento: la morte del padre, avvenuta nel<br />

dolore e con l’invocazione continua d’aiuto<br />

rivolta alla <strong>ma</strong>dre.<br />

Appare crudele il morire nel dolore, come pure<br />

vivere la morte come superamento dello stesso<br />

dolore. L’affidarsi <strong>se</strong>mbra superare la strettoia del<br />

passaggio, del transito, del trapasso, donando<br />

alfine – sul volto del padre – un sorriso appena<br />

abbozzato, in<strong>di</strong>ce dell’agognato riposo.


Una poesia che tenta <strong>di</strong> spiegare chi sono gli artisti e<br />

cosa conta per loro.<br />

ARTISTI<br />

<strong>di</strong> Walter MILONE (Druento - TO)<br />

Siamo artisti,<br />

liberi istrioni,<br />

sognatori <strong>di</strong>sperati,<br />

zingari vagabon<strong>di</strong> per polvero<strong>se</strong> contrade.<br />

Come clown strampalati<br />

regaliamo illusioni<br />

in cambio <strong>di</strong> un sorriso.<br />

Abbiamo l’età dei nostri sogni,<br />

gli anni rica<strong>ma</strong>no ragnatele sul volto,<br />

<strong>ma</strong> le reti del tempo<br />

<strong>non</strong> fer<strong>ma</strong>no<br />

un vento <strong>di</strong> pri<strong>ma</strong>vera nell’ani<strong>ma</strong>.<br />

Siamo felici per una poesia,<br />

per una musica<br />

in cui viviamo,<br />

per un viso <strong>di</strong> donna regalato alla tela,<br />

per un corpo<br />

strappato ad un’opprimente prigione <strong>di</strong> <strong>ma</strong>rmo.<br />

A volte,<br />

improvvisamente,<br />

sparisce il mondo intorno a noi<br />

e voliamo leggeri,<br />

cavalieri erranti,<br />

negli infiniti,<br />

inconfessabili labirinti<br />

della nostra arte.<br />

Sulle corde <strong>di</strong> un vecchio <strong>ma</strong>ndolino<br />

canteremo ancora<br />

le antiche,<br />

eterne canzoni<br />

ed il nostro canto<br />

avrà il sapore<br />

aspro<br />

del <strong>ma</strong>re;<br />

sul brivido <strong>di</strong> un accordo<br />

rivivremo arcane <strong>ma</strong>linconie,<br />

figlie <strong>di</strong> lontane,<br />

in<strong>di</strong>menticate emozioni.<br />

Siamo artisti, liberi istrioni, sognatori <strong>di</strong>sperati; è<br />

assurdo cercare <strong>di</strong> capirci, inutile<br />

tentare <strong>di</strong> cambiarci; siamo strani, fuori tempo.<br />

In un mondo<br />

che pesa l’uomo in oro<br />

noi alziamo nel cielo<br />

le vele<br />

della nostra incontaminata fantasia.<br />

Pri<strong>ma</strong>vera 2008<br />

- 23 -<br />

1° Maggio<br />

<strong>di</strong> Bruna MURGIA (Torino)<br />

È festa!<br />

Siamo scesi in piazza<br />

per <strong>di</strong>rlo a questa<br />

gente<br />

che la <strong>di</strong>gnità si conquista<br />

col duro e onesto lavoro,<br />

che <strong>non</strong> v’<br />

è ricchezza <strong>se</strong>nza braccia<br />

e <strong>non</strong> c’è gloria <strong>se</strong>nza fatica.<br />

L’abbiamo<br />

detto:<br />

poco vale taluna vittoria<br />

da giusta nor<strong>ma</strong> impressa<br />

<strong>se</strong> troppa<br />

u<strong>ma</strong>na gente muore!<br />

Su ogni volto scolpito dal sole<br />

e sulle <strong>ma</strong>ni<br />

callo<strong>se</strong> guar<strong>di</strong>amo<br />

bambini che <strong>non</strong> avranno un padre.<br />

Conosciamo donne<br />

sole e precarie,<br />

sfruttate, annientate, vendute.<br />

Anche per loro oggi<br />

deve es<strong>se</strong>r festa.<br />

Non <strong>di</strong>mentichiamo il dolore silente<br />

<strong>di</strong> uomini<br />

premiati dal Mondo,<br />

oggi in catene sconosciute.<br />

Ricor<strong>di</strong>amo i nomi dei<br />

Paesi<br />

che negano la verità, feriscono<br />

e uccidono la <strong>di</strong>gnità.<br />

Chissà<br />

qual prezzo o valore<br />

hanno le parole,<br />

<strong>ma</strong> col silenzio un uomo si<br />

svende<br />

e paga cara l’omertà<br />

al Sud come al Nord.<br />

Nessuno è solo nel<br />

Giorno del Lavoro:<br />

siamo tutti qua con i sogni<br />

e le speranze dei nostri<br />

bambini.


Il Salotto degli Autori<br />

SARK, SARK, DOVE DOVE IL IL TEMPO TEMPO SI SI È È FERMATO<br />

FERMATO<br />

IN EUROPA ESISTONO ANCORA ANGOLI DI PARADISO!<br />

<strong>di</strong> Gianfranco GREMO (San Gillio – TO)<br />

Chi <strong>di</strong> noi <strong>non</strong> ha <strong>ma</strong>i sognato un’isola tutta per sé,<br />

un’isola lontana simboleggiante l’evasione, il <strong>di</strong>stacco, il<br />

fascino della solitu<strong>di</strong>ne?<br />

Questo para<strong>di</strong>so esiste e neppure tanto lontano da qui,<br />

si trova nella Manica e si chia<strong>ma</strong> Sark (per gli inglesi, fa<br />

parte della Corona e <strong>non</strong> del Regno Unito) o Sercq (per i<br />

francesi, perché le sue origini sono nor<strong>ma</strong>nne). Questo<br />

minuscolo lembo <strong>di</strong> para<strong>di</strong>so fa infatti parte delle Channel<br />

Islands (per gli inglesi) o Anglo-Nor<strong>ma</strong>ndes (per i francesi)<br />

assieme a Jer<strong>se</strong>y e Guern<strong>se</strong>y (più este<strong>se</strong>), Alderney<br />

(delle stes<strong>se</strong> <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> Sark) ed Herm, la più piccola.<br />

La caratteristica principale della nostra isola, quella che<br />

la rende unica ed in<strong>di</strong>menticabile, è che <strong>non</strong> vi circolano<br />

auto e le strade <strong>non</strong> sono asfaltate; pertanto inquinamento<br />

zero, a parte qualche trattore necessario per le poche coltivazioni<br />

pre<strong>se</strong>nti sul suo territorio.<br />

Arrivarci è facile e <strong>di</strong>vertente, occorre percorrere un<br />

migliaio <strong>di</strong> chilometri da Torino sino a Saint-Malo, la<br />

splen<strong>di</strong>da città interamente cinta da mura sulla costa<br />

bretone, dove i giochi delle <strong>ma</strong>ree sono affascinanti ed<br />

impressionanti insieme. Da Saint-Malo partono gli aliscafi<br />

per le Anglo-nor<strong>ma</strong>nne e nessuna auto può es<strong>se</strong>rvi caricata;<br />

a Jer<strong>se</strong>y e a Guern<strong>se</strong>y è possibile noleggiarle in numero<br />

limitato, a Sark ciò è fortunatamente impossibile.<br />

Il primo approdo è Jer<strong>se</strong>y, la “capitale” delle isole, dove<br />

sono espletate le for<strong>ma</strong>lità doganali ed il controllo dei<br />

documenti (basta la carta d’identità), poi l’aliscafo riparte<br />

per Sark. A vederla da lontano <strong>non</strong> è <strong>di</strong>ssimile da altre<br />

isole, le sue scogliere sono alte intorno al centinaio <strong>di</strong><br />

metri e l’altopiano è verdeggiante ed ondulato, <strong>ma</strong> appena<br />

vi si mette piede si entra in un mondo a parte, dove la<br />

natura è dolce e intatta, i profumi ed i colori sono unici,<br />

dove <strong>non</strong> esistono recinzioni ed ogni passo è una scoperta.<br />

Lungo le strade in ghiaietta e lungo i <strong>se</strong>ntieri che percorrono<br />

i boschi e la campagna si ode soltanto il trillo del<br />

campanello delle biciclette noleggiate per poche sterline.<br />

Per raggiungere le spiagge collocate centro metri più in<br />

basso occorre lasciare la bicicletta sul <strong>ma</strong>rgine della scogliera<br />

<strong>ma</strong> nessuno ve la toccherà, qui il furto è impensabile.<br />

Sull’isola il numero <strong>di</strong> posti <strong>di</strong>sponibili per alloggiare<br />

<strong>non</strong> è elevato ed in alta stagione è opportuno prenotare,<br />

<strong>ma</strong> la scelta è vasta: alberghi <strong>di</strong> tutte le categorie, pensioni<br />

<strong>di</strong> famiglia, alloggi da affittare per almeno una <strong>se</strong>tti<strong>ma</strong>na.<br />

Nor<strong>ma</strong>lmente viene fornito il pernottamento e la pri<strong>ma</strong><br />

colazione all’ingle<strong>se</strong>, <strong>ma</strong> è facile avere anche, prenotando,<br />

il pasto <strong>se</strong>rale. I ristoranti comunque <strong>non</strong> <strong>ma</strong>ncano.<br />

A mezzogiorno le innumerevoli sale da tè (deliziosi<br />

luoghi con giar<strong>di</strong>no dove il tè viene <strong>se</strong>rvito con dolci,<br />

torte, panna e <strong>ma</strong>rmellata fatta in casa) basteranno a placare<br />

i pochi morsi della fame perché al <strong>ma</strong>ttino la colazione<br />

è stata copiosa.<br />

- 24 -<br />

Come si è detto, l’isola ha origini nor<strong>ma</strong>nne ed i nomi<br />

dei luoghi ri<strong>se</strong>ntono <strong>di</strong> questa influenza, <strong>ma</strong> il <strong>di</strong>aletto<br />

locale (completamente <strong>di</strong>stante dall’ingle<strong>se</strong>) è praticamente<br />

scomparso e la lingua ingle<strong>se</strong> è imperante, assieme alle<br />

abitu<strong>di</strong>ni ed i costumi. Una curiosità consiste nella valuta<br />

(banconote e monete) che è <strong>di</strong>fferente da quella ingle<strong>se</strong>.<br />

Quest’ulti<strong>ma</strong> è circolante sulle isole <strong>ma</strong> quella locale <strong>non</strong><br />

è accettata nel Regno Unito.<br />

Su Sark è la natura a farla da padrona, i posti sono incantevoli<br />

ed incontaminati, si possono vedere co<strong>se</strong> impensabili,<br />

uccellini che vengono a bere nella tazza posata davanti a<br />

voi sul tavolino all’aperto ed a beccare le briciole della<br />

torta nel piatto. Abbiamo visto una <strong>ma</strong>m<strong>ma</strong> pennuta fare la<br />

spola e nutrire sul prato i suoi piccoli a qualche passo da<br />

noi, calabroni al lavoro da un fiore all’altro nei vasi sui<br />

tavolini, leprotti che attraversano il <strong>se</strong>ntiero sfiorando le<br />

biciclette, cerbiatti che si rifugiano nel bosco.<br />

Affascinanti sono i cottage sparsi in simpatico <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne<br />

nella campagna; intorno a questi lin<strong>di</strong> villini <strong>di</strong> solida<br />

pietra, curatissimi giar<strong>di</strong>ni pieni <strong>di</strong> fiori, siepi <strong>di</strong> ribes ed<br />

uva spina; qui un piccolo stagno quieto sul quale scivolano<br />

altezzo<strong>se</strong> anatre e goffi paperi, là una scorcio su spiagge<br />

e calette racchiu<strong>se</strong> tra rocce rossastre e strapiombanti.<br />

Più il tempo scorre in questa pace impensabile, più si<br />

allontana il mondo convulso nel quale viviamo, più si<br />

vorrebbe <strong>non</strong> finis<strong>se</strong> <strong>ma</strong>i la vacanza. Inevitabilmente occorre<br />

riprendere l’aliscafo e tornare nel mondo “civile”,<br />

rivedere la terrafer<strong>ma</strong>, la <strong>ma</strong>gica Saint-Malo, addentrarsi<br />

nuovamente nel traf-<br />

fico, nel rumore e<br />

nell’inquinamento.<br />

Quasi spiace rivelare<br />

l’esistenza <strong>di</strong> un<br />

para<strong>di</strong>so come Sark,<br />

perché <strong>se</strong> troppi ne<br />

verranno a conoscenza<br />

potrebbe<br />

perdere, un do<strong>ma</strong>ni,<br />

il suo fascino. E’ <strong>di</strong>fficile<br />

tuttavia tacere<br />

della sua bellezza ed<br />

unicità, ed a questa<br />

tentazione <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre<br />

la felicità <strong>non</strong><br />

ho saputo resistere.<br />

LUNA <strong>di</strong> Pacifico TOPA<br />

(Cingoli – MC)<br />

Astro misterioso<br />

che vegli su sonno<br />

del mondo che, impassibile,<br />

ti guarda <strong>di</strong> lontano.<br />

Luna, meta agognata<br />

<strong>di</strong> titanici sforzi,<br />

che puntano a svelare<br />

il mistero ch’è in te.<br />

Luna, amica preziosa<br />

<strong>di</strong> a<strong>ma</strong>nti e <strong>di</strong> poeti,<br />

for<strong>se</strong> <strong>non</strong> ti si ad<strong>di</strong>ce<br />

il ruolo misterioso<br />

dal momento che l’uomo<br />

è giunto fino a te.<br />

Luna, dolce compagna<br />

Di giovanili ambasce,<br />

portatrice i sogni<br />

e <strong>di</strong> tante speranze.


GRANULI DI QUARZO<br />

<strong>di</strong> Giancarlo PETRELLA (Ro<strong>ma</strong>)<br />

A Epidauro un <strong>di</strong>to al cielo<br />

con fronde<br />

<strong>ma</strong>rmoree qual l’amore<br />

eterno <strong>di</strong> Phi<strong>di</strong>a<br />

o come il monumento funebre del Satrapo:<br />

<strong>se</strong>ntenze <strong>di</strong> Febo.<br />

CIAO COMPARE<br />

<strong>di</strong> Giacomo GIANNONE<br />

(Torino)<br />

Ciao compare<br />

e scorrevano le lacrime<br />

sul viso<br />

mentre una vela bianca<br />

sul <strong>ma</strong>re scuro si involava<br />

e io t’abbracciavo<br />

e le vie percor<strong>se</strong> ricordavo.<br />

La bicicletta altalenante<br />

sulla strada <strong>di</strong> pietrisco<br />

il gioco a palla nel cortile<br />

o nell’androne<br />

le sfide a da<strong>ma</strong> con<br />

il libro aperto e<br />

le declinazioni.<br />

Poi le balze <strong>di</strong> Sardegna<br />

a in<strong>se</strong>guire le pernici<br />

fra i rovi e i muri <strong>di</strong> confine,<br />

l’allegria nel cuore<br />

il nostro avvenire<br />

con le cicale a frinire<br />

e il cane a ruzzolare.<br />

Così il tempo<br />

e un giorno ancora<br />

per ritrovarci<br />

dopo lungo cammino<br />

sotto la pergola e l’uva<br />

<strong>ma</strong>tura con il profumo<br />

della citronella e il gelsomino<br />

Ora la notte precipitosa scende<br />

una navicella sul fiume<br />

fra nugoli <strong>di</strong> nebbia<br />

minacciosa s’avvicina<br />

<strong>se</strong>nte il nocchiero borbogliare<br />

una voce gridare<br />

‘’Stammi vicino Compare”.<br />

Pri<strong>ma</strong>vera 2008<br />

- 25 -<br />

LE FOGLIE<br />

<strong>di</strong> Fosca ANDRAGHETTI<br />

(Bologna)<br />

Foglie ambrate dei pioppi<br />

come <strong>ma</strong>re alla risacca, al principio<br />

del giorno. Più in là il rosso<br />

della vite americana, il nero<br />

d’asfalto, <strong>ma</strong>cchine veloci,<br />

vita che pulsa nel giorno feriale<br />

scuole, negozi, lavori stradali<br />

e <strong>di</strong> lato i muri <strong>di</strong> un ospedale.<br />

Nel letto dei vecchi<br />

la vita si fer<strong>ma</strong>.<br />

Io, figlia, <strong>non</strong> ho più timore<br />

D’un padre che <strong>non</strong> ha <strong>di</strong>fe<strong>se</strong>.<br />

2008: ANNO BISESTILE<br />

<strong>di</strong> Giovanni REVERSO (Torino)<br />

Dice un detto reversiano, cioè mio:<br />

“Tutti gli anni bi<strong>se</strong>stili mordono”.<br />

Si tratta allora solo <strong>di</strong> scoprire<br />

il giorno della morsicatura, che può<br />

es<strong>se</strong>re il primo, come uno qualsiasi<br />

dell’anno stesso, <strong>ma</strong> <strong>di</strong> sicuro c’è!<br />

Morsicatura certo in <strong>se</strong>nso metaforico,<br />

<strong>ma</strong> con risultato, con<strong>se</strong>guenze effettive.<br />

Ciò vale a cominciare dalle singole<br />

persone, per passare ai nuclei nazionali,<br />

continentali e globali, investendo cioè<br />

il mondo intero come un unicum,<br />

in quanto ora ogni azione ha effetti<br />

globalmente accertabili e misurabili.<br />

Si affer<strong>ma</strong> che le speranze aiutano a vivere,<br />

perché la speranza una certa forza<br />

la possiede e conviene accettarla.<br />

Ma conta <strong>di</strong> più l’azione, conta più<br />

d’ogni speranza e d’ogni preghiera,<br />

in quanto l’azione è la preghiera che<br />

ha <strong>se</strong>mpre una risposta, sia positiva<br />

che negativa, <strong>ma</strong> ce l’ha.<br />

Non faccio nomi, <strong>ma</strong> chi guida le nazioni<br />

sotto qualsiasi regime, anche totalitario,<br />

può molto per dare al 2008 almeno<br />

un po’ <strong>di</strong> <strong>se</strong>renità e <strong>di</strong> pace.<br />

Due co<strong>se</strong> necessarie al potenziamento<br />

<strong>di</strong> quelle azioni costruttive, tendenti<br />

a fer<strong>ma</strong>re tutto quello che contribuisce<br />

a determinare la fine dell’uomo stesso,<br />

esaurendo le risor<strong>se</strong> pri<strong>ma</strong>rie della Terra.<br />

2008: in quest’anno bi<strong>se</strong>stile,<br />

l’u<strong>ma</strong>nità deve con forza e tenacia rivedere<br />

il suo rovinoso agire, mo<strong>di</strong>ficandone lo stile.


Il Salotto degli Autori<br />

CONOSCERE CONOSCERE TORINO<br />

TORINO<br />

ATTRAVERSO<br />

ATTRAVERSO<br />

PASSEGGIATE PASSEGGIATE A A TEMA<br />

TEMA<br />

MICAELA (MICKINVENTOUR) guida turistica in Torino e <strong>di</strong>ntorni,<br />

propone pas<strong>se</strong>ggiate guidate a te<strong>ma</strong> nel capoluogo e nelle vicinanze su usi<br />

e costumi in epoche passate e personaggi nati o vissuti in Piemonte che in<br />

questa terra hanno lasciato un’impronta indelebile. Al sito<br />

www.cercaturismo.it occorre cliccare su “Piemonte” nella cartina<br />

geografice dell’Italia e nuovamente cliccare sulla voce guide e<br />

accompagnatori oppure visitare http://it.geocities.com/guide interpret<br />

intorino. Oltre ai tours elencat nel volantino, la guida Micaela propone i<br />

<strong>se</strong>guenti giri guidati <strong>di</strong> propria ideazione e conduzione:<br />

TORINO PUBBLICITARIA Il grande ruolo <strong>di</strong> Torino nella pubblicità e<br />

le creazioni pubblicitarie che hanno fatto storia<br />

IL MALATOUR: sulla “<strong>ma</strong>la” <strong>di</strong> un tempo e gli imbonitori che popolavano<br />

il Balon e Porta Palazzo, il loro gergo piemonte<strong>se</strong> e i luoghi <strong>di</strong> loro<br />

dominio<br />

SIGNORSÌ: itinerario in Torino sui vari corpi militari che sono al <strong>se</strong>rvizio<br />

della Nazione<br />

SÌ VOSTRO ONORE: la giustizia nel corso dei <strong>se</strong>coli a Torino, come<br />

veniva amministrata, come è cambiata, giuristi insigni, come era vista dai<br />

Savoia<br />

TORINO INGLESE E PICCOLA PARIGI: Testimonianze “inglesi” e<br />

francesi che hanno contribuito a dare a Torino l’appellativo <strong>di</strong> “piccola<br />

Parigi”<br />

AL SERVIZIO DI SUA MAESTÀ: tutti coloro che ruotavano intorno al<br />

re ed erano al suo <strong>se</strong>rvizio: valletti, paggi, cameriere, ecc.<br />

INVENTORI E INVENZIONI<br />

TORINO IN PRIMA PAGINA: gli eventi più importanti che hanno <strong>se</strong>gnato<br />

Torino attraverso le prime pagine dei giornali<br />

TORINO IN FORMA: la cura <strong>di</strong> sé nel tempo: la toeletta, la cura del<br />

corpo, come è cambiato il concetto <strong>di</strong> igiene e cura <strong>di</strong> sé nei <strong>se</strong>coli, pregiu<strong>di</strong>zi<br />

e assur<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> un tempo<br />

TORINO SEGRETA E PROIBITA: tour “trasgressivo” su tutto ciò che<br />

era proibito in passato a Torino e <strong>di</strong>ntorni<br />

AGNELLI, L’AVVOCATO<br />

BELLA E ODIATA sulla “Mada<strong>ma</strong> Reale” Cristina <strong>di</strong> Francia<br />

EMANUELE FILIBERTO IERI E OGGI: tour su “Testa <strong>di</strong> ferro”, il<br />

duca E<strong>ma</strong>nuele Filiberto che ha traslato la Sindone a Torino e accenni ad<br />

E<strong>ma</strong>nuele Filiberto <strong>di</strong> Savoia vivente (confronto)<br />

DIAVOLI E MASCHE: le “<strong>ma</strong>sche” nella tra<strong>di</strong>zione popolare<br />

SFERE DI CRISTALLO: <strong>ma</strong>ghi e veggenti “buoni” <strong>di</strong> ogni epoca<br />

- 26 -<br />

UNA FOTOGRAFIA<br />

<strong>di</strong> Gaetano PIZZUTO (Torino)<br />

Una parete tappezzata<br />

a fiorellini rosa<br />

trascurata dalla luce del giorno.<br />

Una fotografia appesa,<br />

ingiallita come l’erba d’Agosto<br />

incorniciata da un tenero ricordo.<br />

Il tuo sorriso <strong>di</strong><strong>se</strong>gnato,<br />

dolcemente sinuoso<br />

i tuoi capelli carezzati dal vento,<br />

negl’occhi misteriosi bagliori.<br />

Momenti che si fer<strong>ma</strong>no<br />

sui muretti dell’eternità<br />

nel volgere d’uno scatto.<br />

Ogni giorno ti penso,<br />

ti penso ora, ovunque <strong>se</strong>i<br />

for<strong>se</strong> sarai poco lontana<br />

dall’altro crinale del monte<br />

e la nostalgia <strong>di</strong> te<br />

è come un foulard <strong>di</strong> <strong>se</strong>ta<br />

che m’avvolge l’ani<strong>ma</strong><br />

quando scende la <strong>se</strong>ra.<br />

MATTUTINA LUCE<br />

<strong>di</strong> Silvia SPALLONE<br />

(Torino)<br />

Taglia l’ombra<br />

della notte, a fette,<br />

tra gli antichi<br />

e moderni palazzi<br />

ornati <strong>di</strong> viali alberati<br />

e piazze in fiore,<br />

la calda e tiepida<br />

luce <strong>ma</strong>ttutina;<br />

si riflette nelle<br />

acque verdastre dei fiumi.<br />

Dolce e cara Torino<br />

offuscarti <strong>non</strong> devi!<br />

quando il grigio <strong>ma</strong>ntello<br />

della nebbia t’avvolge<br />

d’umido freddo;<br />

paziente, atten<strong>di</strong>,<br />

il vento <strong>di</strong> pri<strong>ma</strong>vera<br />

che spolvera<br />

la vecchia foschia d’inverno.<br />

Brevi viaggi <strong>di</strong> luce infiorano<br />

le piante della<br />

profu<strong>ma</strong>ta pri<strong>ma</strong>vera.


Pri<strong>ma</strong>vera 2008<br />

CASA LEOPARDI:<br />

ATTRAZIONE TURISTICA MARCHIGIANA<br />

<strong>di</strong> Corrado ALESSANDRINI (Recanati - MC)<br />

Sia provenendo da Macerata che da Ancona si sale per<br />

raggiungere la ridente e accogliente citta<strong>di</strong>na <strong>ma</strong>rchigiana:<br />

Recanati, che dette i natali all’insigne poeta Giacomo<br />

Leopar<strong>di</strong>. Lungo tre ridenti e ubertosi colli si stendono i<br />

fabbricati antichi e nuovi, dominati dall’alto dalla torre<br />

del «natio borgo <strong>se</strong>lvaggio» e dalla torre «del pas<strong>se</strong>ro<br />

solitario», che s’eleva dal chiostro della chiesa <strong>di</strong> S.<br />

Agostino. Da Porta nuova si entra nel pae<strong>se</strong>.Allo sguardo<br />

del visitatore si pre<strong>se</strong>nta il palazzo dei Marchesi Antici da<br />

cui uscì sposa la <strong>ma</strong>rchesa Adealaide, <strong>ma</strong>dre del poeta.<br />

Pro<strong>se</strong>guendo s’incontra la chie<strong>se</strong>tta <strong>di</strong> Montemorello le<br />

cui campane argentine annunziavano, la <strong>se</strong>ra del sabato,<br />

la prossi<strong>ma</strong> festa; «la<br />

piazzetta del villaggio»<br />

che ancor oggi<br />

risuona delle festo<strong>se</strong><br />

grida dei bambini<br />

che giocano e infine<br />

il palazzo dei Conti<br />

Leopar<strong>di</strong>, dove attualmente<br />

risiedono<br />

gli ere<strong>di</strong> del conte<br />

Monaldo, padre del<br />

poeta.<br />

II palazzo si eleva<br />

<strong>ma</strong>estoso e solenne<br />

rispetto alle ca<strong>se</strong>tte<br />

bas<strong>se</strong> e raggruppate<br />

del rione <strong>di</strong><br />

Montemorello. Il <strong>di</strong><strong>se</strong>gno del palazzo fu opera del ca<strong>non</strong>ico<br />

Carlo Orazio Leopar<strong>di</strong> architetto e zio del poeta. Il<br />

progetto fu ar<strong>di</strong>to poiché unì in un sol corpo <strong>di</strong> fabbricato<br />

<strong>di</strong>ver<strong>se</strong> ca<strong>se</strong> già esistenti <strong>se</strong>nza demolirle. Dello stesso<br />

arehitetto furono i <strong>di</strong><strong>se</strong>gni delle facciate delle chie<strong>se</strong> <strong>di</strong> S.<br />

Michele e <strong>di</strong> S. anna in Recanati.<br />

Un tempo la biblioteca <strong>di</strong> famiglia fu aperta al<br />

pubblico e vi si accedeva da una porta ancora esistente,<br />

alla sommità della quale c’era scritto: «Filiis, amicis,<br />

civibus Monaldus Leopar<strong>di</strong> ». Fu merito del conte Giacomo,<br />

figlio <strong>di</strong> Pierfrancesco, l’idea <strong>di</strong> raccogliere in un<br />

medesimo luogo i <strong>ma</strong>noscritti del poeta e tutte le opere<br />

che si venivano pubblicando, for<strong>ma</strong>ndo così la biblioteca<br />

leopar<strong>di</strong>ana. Ora al palazzo è stato aggiunto un altro fabbricato<br />

denominato «Centro degli Stu<strong>di</strong> leopar<strong>di</strong>ani » dove<br />

gli stu<strong>di</strong>osi possono consultare le varie opere <strong>di</strong> cui è ricca<br />

la biblioteca. I trentamila volumi che vi si con<strong>se</strong>rvano<br />

e che for<strong>ma</strong>no l’antica biblioteca leopar<strong>di</strong>ana hanno la<br />

loro importanza <strong>non</strong> tanto per la quantità, <strong>ma</strong> perché sono<br />

legati alla stessa vita del poeta che, stu<strong>di</strong>andoli profondamente,<br />

alimentò e sviluppò il suo genio immortale. Nella<br />

pri<strong>ma</strong> sala della biblioteca sono con<strong>se</strong>rvati religiosamen-<br />

- 27 -<br />

te, in una teca, i principali <strong>ma</strong>noscritti dell’età puerile e<br />

giovanile del poeta, (è con vera commozione che si os<strong>se</strong>rva<br />

la calligrafia così nitida ed or<strong>di</strong>nata del poeta), un<br />

suo ritratto opera del Lolli, l’albero genealogico della famiglia.<br />

Appesi alle pareti, oltre ai ritratti dei genitori, sono<br />

quelli dei fratelli Paolina, Carlo e Pierfrancesco, <strong>di</strong> Giacomo<br />

figlio <strong>di</strong> Pierfrancesco, fondatore della biblioteca e<br />

<strong>di</strong> sua moglie Contessa Sofia.<br />

Nella <strong>se</strong>conda sala il poeta trascorreva il suo miglior<br />

tempo «sulle sudate carte»; si con<strong>se</strong>rvano ancora il tavolino<br />

che il poeta collocava vicino alla finestra, il suo cala<strong>ma</strong>io<br />

e le coperte con cui si avvolgeva le ginocchia durante<br />

i rigi<strong>di</strong> inverni.<br />

Affacciandosi alla<br />

finestra prospiciente<br />

la piazzuola, l’os<strong>se</strong>rvatore<br />

può rivivere<br />

le scenette descritte<br />

con arte insuperabile<br />

dal poeta nella poesia<br />

«II sabato del villaggio»;<br />

può vedere<br />

la casa della giovane<br />

Silvia che allietava<br />

con suo canto la<br />

vita triste del poeta.<br />

Nelle altre sale sono<br />

con<strong>se</strong>rvati gli altri<br />

libri riposti in vecchi<br />

scaffali sud<strong>di</strong>visi per <strong>ma</strong>terie: filosofia, leterratura, giurisprudenza.<br />

Si trovano fra essi alcuni e<strong>se</strong>mplari <strong>di</strong> gran<br />

pregio come l’Enciclope<strong>di</strong>a france<strong>se</strong> del Diderot, La Bibbia<br />

poliglotta stampata in <strong>se</strong>tte lingue un <strong>ma</strong>noscritto della<br />

Divina Comme<strong>di</strong>a del 1300; «De Civitate Dei» <strong>di</strong> S.<br />

Agostino. La stanza che era a<strong>di</strong>bita a stu<strong>di</strong>o dal conte<br />

Monaldo è ri<strong>ma</strong>sta intatta cogli stessi mobili <strong>di</strong> allora.<br />

Dal giar<strong>di</strong>no il poeta poteva vedere la casa <strong>di</strong> «Nerina»<br />

e uscendone, percorrendo uno stretto viottolo lungo le<br />

mura dell’o<strong>di</strong>erno Educandato femminile <strong>di</strong> S. Stefana.<br />

si recava sul monte Tabor (ora Colle dell’Infinito). Da lì il<br />

suo sguardo spaziava sull’immenso e splen<strong>di</strong>do panora<strong>ma</strong><br />

che gli ispirò la bellissi<strong>ma</strong> poesia «L’infinito» e u<strong>di</strong>va<br />

il canto del pas<strong>se</strong>ro solitario che proveniva dalla torre del<br />

chiostro della chiesa <strong>di</strong> S. Agostino. Tutti luoghi suggestivi<br />

che incantano e destano nel cuore dei visitatori, <strong>di</strong><br />

ogni parte del mondo, grande commozione e fanno capire<br />

che il poeta soltanto a Recanati, in questa citta<strong>di</strong>na un<br />

tempo a lui cosi ostile ed ora così riverente davanti al suo<br />

genio, poteva trarre motivi atti a suscitare in lui<br />

l’ammirabile sua poesia.


Il Salotto degli Autori<br />

LA LA BRUTALITÀ BRUTALITÀ DELLA DELLA VITA VITA E E LA LA BRUTALITÀ<br />

BRUTALITÀ<br />

DELLA DELLA PAROLA PAROLA NEL NEL ROMANZO ROMANZO DI<br />

DI<br />

N. N. AMMANITI, AMMANITI, COME COME DIO DIO COMANDA<br />

COMANDA<br />

<strong>di</strong> Francesca LUZZIO (Palermo)<br />

Il ro<strong>ma</strong>nzo Come Dio co<strong>ma</strong>nda <strong>di</strong> N. Am<strong>ma</strong>niti possiede<br />

tutte le caratteristiche for<strong>ma</strong>li e contenutistiche per<br />

es<strong>se</strong>re considerato dal lettore me<strong>di</strong>o un best-<strong>se</strong>ller. Strutturalmente<br />

esso è <strong>di</strong>viso in due parti: pri<strong>ma</strong> e dopo, preceduti<br />

da un prologo; il pri<strong>ma</strong> comprende tre giorni ( venerdì,<br />

sabato e domenica), il dopo ne include altri tre (lunedì,<br />

<strong>ma</strong>rtedì e mercoledì). La struttura dell’opera coincide<br />

quin<strong>di</strong> con la <strong>di</strong>mensione temporale. Quest’ulti<strong>ma</strong> a<br />

sua volta, pur nello scan<strong>di</strong>rsi dei giorni, si sottrae ad una<br />

specifica determinazione cronologica attraverso la generica<br />

successione <strong>di</strong> ciò che accade pri<strong>ma</strong> e dopo<br />

l’apocalittico temporale che investì la località <strong>di</strong> Varrano<br />

e la pianura circostante, la notte compresa tra domenica e<br />

lunedì. La <strong>di</strong>mensione spaziale è invece dettagliatamente<br />

proposta con la descrizione analitica degli interni, del<br />

pae<strong>se</strong>, della pianura circostante piena <strong>di</strong> capan<strong>non</strong>i industriali,<br />

campi, villette, boschi, strade, ponti, fiumi, palcoscenico<br />

tragico <strong>di</strong> eventi che nella cieca brutalità del loro<br />

realizzarsi, tuttavia <strong>non</strong> escludono l’esistenza o la ricerca<br />

<strong>di</strong> valori anche metafisici.<br />

Protagonisti sono quattro personaggi: Rino e Cristiano<br />

Zeno, padre e figlio uniti da un amore viscerale e violento;<br />

Danilo Aprea, angosciato dal <strong>se</strong>nso <strong>di</strong> colpa per la<br />

morte occasionale della figlia, evento che è stato anche la<br />

causa preminente della <strong>se</strong>parazione dalla moglie; Quattro<br />

For<strong>ma</strong>ggi (così chia<strong>ma</strong>to perché preferiva la pizza<br />

omoni<strong>ma</strong>), un uomo strano soprattutto dopo un incidente<br />

con i fili dell’alta tensione. La comune con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupati,<br />

<strong>di</strong> mi<strong>se</strong>rabili e <strong>di</strong> alcolizzati li rende molto amici<br />

e con<strong>di</strong>vidono insieme esperienze e problemi.<br />

Un giorno Danilo propone <strong>di</strong> scassinare un banco<strong>ma</strong>t<br />

per dare una svolta alla loro vita <strong>di</strong> deietti..<br />

In una notte <strong>di</strong> terribile tempesta però le loro sorti si<br />

<strong>di</strong>vidono tragicamente, poiché ognuno <strong>di</strong> essi resterà legato<br />

a ciò in cui crede o che il caso, scambiato per Dio,<br />

farà <strong>se</strong>ntire come tale. Così Dino per la paura <strong>di</strong> es<strong>se</strong>re<br />

scoperto e <strong>di</strong> es<strong>se</strong>re privato dai <strong>se</strong>rvizi sociali della compagnia<br />

del figlio, alla fine <strong>non</strong> vuole più partecipare allo<br />

scasso; Quattro For<strong>ma</strong>ggi, strano com’è, indugia a lungo<br />

ad uscire <strong>di</strong> casa e quando decide <strong>di</strong> farlo il caso gli farà<br />

incontrare una bion<strong>di</strong>na che sprigiona in lui sfrenato<br />

erotismo e istinti oscuri che lo inducono all’omici<strong>di</strong>o della<br />

ragazza, compagna <strong>di</strong> scuola <strong>di</strong> Cristiano. Nell’impotenza<br />

della sua balordaggine , telefona a Rino che accorso,<br />

nel vedere l’operato dell’amico lo colpisce violentemente,<br />

<strong>ma</strong> anche lui cade a terra, come morto a causa <strong>di</strong><br />

un’emorragia cerebrale da tempo annunziata da forti emicranie.<br />

Danilo così, affronta da solo lo scasso al banco<strong>ma</strong>t<br />

nel sogno <strong>di</strong> potersi rifare una nuova vita con l’ex<br />

- 28 -<br />

moglie,che <strong>non</strong> aveva <strong>ma</strong>i smesso <strong>di</strong> a<strong>ma</strong>re, <strong>ma</strong> poiché<br />

era ubriaco, nel recarsi presso la banca muore a causa <strong>di</strong><br />

un incidente stradale. Frattanto la tempesta imperversa, i<br />

fiumi straripano,il fango <strong>se</strong>ppellisce ogni cosa, anche la<br />

loro vita.<br />

Tutto come Dio co<strong>ma</strong>nda, infatti <strong>se</strong> Quattro For<strong>ma</strong>ggi<br />

si <strong>se</strong>nte innocente, perché uccidendo la ragazza si convince<br />

<strong>di</strong> e<strong>se</strong>guire un or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong>vino, anche la sorte degli altri<br />

<strong>se</strong>mbra or<strong>di</strong>nata da un Dio violento che a<strong>ma</strong> accanirsi<br />

contro i mi<strong>se</strong>rabili.<br />

Altri personaggi, altre storie s’inter<strong>se</strong>cano nella vita dei<br />

quattro amici e l’opera nel complesso risulta avvincente,<br />

uno <strong>di</strong> quei ro<strong>ma</strong>nzi che il lettore <strong>non</strong> riesce a posare <strong>se</strong><br />

pri<strong>ma</strong> <strong>non</strong> sa “come va a finire”.<br />

Ne risulta un grande affresco che ci pone <strong>di</strong> fronte agli<br />

e<strong>ma</strong>rginati della società attuale, che spesso la precarietà<br />

lavorativa ed economica rende violenti anche<br />

nell’esplicazione dei <strong>se</strong>ntimenti più forti e puri, quale<br />

l’amore paterno, viscerale e perciò illimitato che unisce<br />

Rino al figlio Cristiano.<br />

Per Am<strong>ma</strong>niti, <strong>se</strong> la sofferenza è <strong>di</strong> tutti, <strong>non</strong> pare <strong>di</strong>stribuirsi<br />

in modo uguale in tutte le classi sociali, <strong>se</strong>mbra<br />

preferire i poveri, gli offesi, inducendoli ad acquisire progressivamente<br />

un habitus morale e un con<strong>se</strong>guente modus<br />

viven<strong>di</strong> che alla violenza affida la propria vita, gli affetti e<br />

la stessa morte.<br />

Questa è un’ideologia opinabile, <strong>ma</strong> sostenuta fortemente<br />

dall’autore attraverso gli eventi narrati e le parole<br />

dei personaggi, anche <strong>se</strong> poi, in fondo, anche questi ultimi<br />

sono alla ricerca <strong>di</strong> un proprio Dio, al <strong>di</strong> là della brutalità<br />

della loro vita. In Quattro For<strong>ma</strong>ggi questo bisogno<br />

<strong>di</strong> Dio <strong>di</strong>venta <strong>ma</strong>niacale e si esplica <strong>non</strong> solo nell’atto<br />

omicida da lui santificato, <strong>ma</strong> anche nello zelo paranoico<br />

con cui si de<strong>di</strong>ca alla realizzazione del suo grottesco pre<strong>se</strong>pe<br />

che con il cadavere della ragazza, avrebbe avuto il<br />

compimento migliore. E che <strong>di</strong>re <strong>di</strong> Danilo? Quando trova<br />

le chiavi della sua <strong>ma</strong>cchina nel fiume, dopo cinque<br />

anni da quel <strong>ma</strong>ledetto giorno in cui, es<strong>se</strong>ndo morta sua<br />

figlia, gliele aveva buttate, pensa che “su in cielo c’era<br />

qualcuno che l’aiutava”. Il miracolo capita pure a Beppe<br />

Trecca, l’assistente sociale che <strong>se</strong>guiva Cristiano . L’uomo<br />

<strong>di</strong> colore che, da lui investito <strong>se</strong>mbrava morto, torna a<br />

vivere dopo il suo voto che lo impegnava a <strong>non</strong> rivedere<br />

Ida Lo Vino, sua a<strong>ma</strong>nte e moglie del suo migliore amico.<br />

Il ro<strong>ma</strong>nzo così è realistico anche nella descrizione<br />

della percezione del <strong>di</strong>vino: Dio abitualmente as<strong>se</strong>nte nel<br />

quoti<strong>di</strong>ano o ad<strong>di</strong>rittura <strong>se</strong>ntito come per<strong>se</strong>cutore degli<br />

afflitti o <strong>ma</strong>ndante <strong>di</strong> omici<strong>di</strong>, <strong>di</strong>viene entità positiva e<br />

pre<strong>se</strong>nte, quando spora<strong>di</strong>ci fatti considerati miracolistici


costellano il ginepraio confuso dell’esistenza. Questo è il<br />

messaggio quasi blasfemo che Amm<strong>ma</strong>niti ci invia, messaggio<br />

a <strong>di</strong>re il vero <strong>non</strong> nuovo nell’ambito della letteratura<br />

contemporanea che spesso si <strong>se</strong>rve degli strati sociali<br />

subalterni per attribuire a Dio situazioni e comportamenti<br />

la cui causa pri<strong>ma</strong> è da connettersi all’uomo e al suo egoismo.<br />

La tecnica narrativa è cine<strong>ma</strong>tografica, soprattutto<br />

nella <strong>se</strong>conda parte, dove il filo del <strong>di</strong>scorso viene interrotto<br />

spessissimo con brevi episo<strong>di</strong> che <strong>se</strong>guono <strong>di</strong> volta<br />

in volta l’azione dei vari personaggi; attuale anche la<br />

proposizione dei messaggi telefonici con il loro linguaggio<br />

sintetico ed iconografico. Il lessico è <strong>se</strong>mplice, comune,<br />

<strong>ma</strong> anche volgare e spesso gratuitamente osceno; la<br />

sintassi ineccepibile, <strong>ma</strong> tale correttezza appare poco adatta<br />

al realismo e all’attualità ostentata, sicchè la perfezione<br />

gram<strong>ma</strong>ticale fa a pugni con l’oscenità del lessico .<br />

L’attualità, il realismo devono necessariamente comportare<br />

la volgarità? La volgarità può es<strong>se</strong>re letteratura?<br />

La parolaccia gratuita <strong>se</strong>rve a dare realismo espressivo<br />

allo stile o a favorire la mercificazione<br />

del prodotto?<br />

SILENZI <strong>di</strong> Bernadette BACK<br />

(Casape<strong>se</strong>nna - CE)<br />

Silenzi,<br />

<strong>di</strong>a<strong>ma</strong>nti nel tempo,<br />

nell’infinito si perdono<br />

come chiarore del sole.<br />

Silenzi<br />

nei fervi<strong>di</strong> sogni,<br />

che la speranza raccoglie<br />

in sospiri d’amore.<br />

Silenzi,<br />

soffi vitali<br />

<strong>di</strong> pienezza universale<br />

son d’un cuore pura ala.<br />

Silenzi<br />

vibrano d’entusiasmo,<br />

tremolano <strong>se</strong>nza voce,<br />

salgono al Creatore.<br />

Silenzi,<br />

complici della storia,<br />

sogni <strong>di</strong> vittorie,<br />

avanzano coi cuori.<br />

Pri<strong>ma</strong>vera 2008<br />

ROCCIA D’ARGILLA<br />

(A mia <strong>non</strong>na Igina<br />

es<strong>se</strong>nza <strong>di</strong> vita…)<br />

Cinthia DE LUCA<br />

(Ro<strong>ma</strong>)<br />

Eri<br />

il tronco<br />

da cui<br />

presi vita,<br />

l’antica ra<strong>di</strong>ce<br />

da cui<br />

ho originato<br />

tepore silente,<br />

lontano,<br />

compagno<br />

<strong>di</strong> palpiti<br />

or<strong>ma</strong>i spenti,<br />

profondo<br />

alimentava<br />

i miei vuoti…<br />

<strong>di</strong> tenerezza,<br />

roccia<br />

d’argilla,<br />

su <strong>di</strong> te<br />

i miei sguar<strong>di</strong><br />

innocenti…<br />

porto sicuro<br />

in cui<br />

mi rifugiavo<br />

nei momenti<br />

in cui<br />

<strong>non</strong> ero<br />

che un fuscello<br />

al vento…<br />

- 29 -<br />

Do<strong>ma</strong>nde <strong>di</strong>sperate <strong>di</strong> chi si ostina a credere che l’arte<br />

per es<strong>se</strong>re tale deve attenersi all’estetica; <strong>ma</strong> <strong>se</strong> quest’ulti<strong>ma</strong><br />

in<strong>di</strong>ca l’insieme dei fattori richiesti ed accettati dal<br />

gusto e dal <strong>se</strong>ntimento del bello, a me pare che il narratore<br />

si sia completamente <strong>di</strong>menticato <strong>di</strong> tali fattori.<br />

Anche la pornografia è letteratura <strong>se</strong> realizzata con arte,<br />

<strong>ma</strong> il linguaggio volutamente e insistentemente osceno e<br />

volgare no. Da <strong>se</strong>mpre la volgarità espressiva fa parte del<br />

linguaggio della gente comune, <strong>non</strong> per questo i gran<strong>di</strong><br />

scrittori realisti o neorealisti hanno fatto uso <strong>di</strong> un lessico<br />

simile per proporci un quadro reale anche degli strati più<br />

bassi della società.<br />

NOTTURNO<br />

<strong>di</strong> Gian Franco MICHELETTI<br />

(Orbassano - TO)<br />

Sotto un pergolato <strong>di</strong> sparsi corimbi<br />

trabocca siero <strong>di</strong> melanconico<br />

e barbagli <strong>di</strong> luna<br />

come bagliori <strong>di</strong> una fioca lampada<br />

irrorano perle su volteggi <strong>di</strong> foglie<br />

rin<strong>se</strong>cchite sul desco della vita.<br />

L’effluvio della luna<br />

è un alveare <strong>di</strong> stelle<br />

in una notte gravida del giorno<br />

su tronchi crocifissi dal tempo<br />

ed il notturno, <strong>se</strong>nza un gemito,<br />

da’ alla luce il silenzio.<br />

A FINE GIORNATA<br />

<strong>di</strong> Franca MARIANNI<br />

(Novara)<br />

Ho fer<strong>ma</strong>to a piacere<br />

volti e momenti<br />

quel sussulto d’im<strong>ma</strong>gine<br />

che a prova <strong>di</strong>sperde<br />

i suoi frammenti <strong>di</strong> nuda<br />

occasione.<br />

Ho inteso fissare<br />

volute <strong>di</strong> pena<br />

o meste esultanze<br />

al riparo dal tempo,<br />

<strong>se</strong> ciò che accade è già ombra leggera<br />

passato l’istante.<br />

Ho speso vane risor<strong>se</strong><br />

a in<strong>se</strong>guire l’effimero<br />

resta il nulla<br />

d’un palpito assopito<br />

quando cala il silenzio<br />

a fine giornata.


Il Salotto degli Autori<br />

PRETE PRETE CATTOLICO CATTOLICO FELICEMENTE FELICEMENTE SPOSATO<br />

SPOSATO<br />

PUR PUR CONTINUANDO CONTINUANDO A A FARE FARE IL IL PRETE?<br />

PRETE?<br />

SI SI PUÒ! PUÒ! PUÒ! ECCO ECCO ECCO LA LA STORIA…<br />

STORIA…<br />

<strong>di</strong> Franco PIGNOTTI<br />

La scorsa estate, per la <strong>se</strong>conda volta, ho <strong>di</strong> nuovo scel- amore <strong>di</strong> una donna. Insom<strong>ma</strong> appare <strong>se</strong>mpre come una<br />

to la Calabria per le mie vacanze estive, che ho trascorso, trasgressione particolarmente deprecabile.<br />

insieme alla mia famiglia, a Torremezzo <strong>di</strong> Falconara Il Concilio Vaticano II, riprendendo la migliore tra<strong>di</strong>-<br />

Albane<strong>se</strong>, provincia <strong>di</strong> Co<strong>se</strong>nza, in una casa sul <strong>ma</strong>re zione teologica del <strong>se</strong>condo millennio, costruisce quello<br />

messaci a <strong>di</strong>sposizione da amici calabresi. Ci siamo go- che può es<strong>se</strong>re definito il teore<strong>ma</strong> della triplice vocazione<br />

duti la spiaggia infuocata, la limpidezza dell’acqua, il fa- cristiana: vita consacrata, ministero presbiterale e vocascino<br />

dei tramonti sul <strong>ma</strong>re, cosa strana per chi è abituato zione laicale: la ‘vita consacrata’ caratterizzata dai tre voti<br />

a vedere scendere il sole tra i monti. Una volta siamo e dalla fuga mun<strong>di</strong> come <strong>se</strong>gno e anticipo della realtà<br />

anche riusciti a scorgere la sago<strong>ma</strong> dello Stromboli. Ab- escatologica; il ‘ministero presbiterale’ caratterizzato dal<br />

biamo ammirato lo splen<strong>di</strong>do castello <strong>di</strong> Fiumefreddo celibato come <strong>se</strong>gno <strong>di</strong> de<strong>di</strong>zione totale a Dio per la gui-<br />

arroccato sullo sperone della montagna a picco sul <strong>ma</strong>re, da pastorale e la vita sacramentale della chiesa; la ‘voca-<br />

le <strong>se</strong>rate rumoro<strong>se</strong> <strong>di</strong> A<strong>ma</strong>ntea o <strong>di</strong> Paola, che terminavazione laicale’ caratterizzata dalla vita familiare e dall’imno<br />

con il classico cornetto a mezzanotte; gustato il pesce mersione nelle realtà del mondo per fermentarle con il<br />

al ristorante Dragut dal nome <strong>di</strong> un famoso rinnegato lievito evangelico. Dal punto <strong>di</strong> vista della spiritualità pra-<br />

calabre<strong>se</strong> che aveva fatto fortuna a Tunisi come capo tica, però, la teologia cattolica <strong>se</strong>mbra <strong>non</strong> fare molta <strong>di</strong>f-<br />

corsaro ‘barbaresco’. Il tutto trascorso e vissuto insieme ferenza fra la vocazione monastica (con i suoi tre voti <strong>di</strong><br />

ai nostri amici calabresi, una splen<strong>di</strong>da famiglia con tre obbe<strong>di</strong>enza, povertà e castità) – tenuta in gran<strong>di</strong>ssi<strong>ma</strong> con-<br />

figli adolescenti, davvero nor<strong>ma</strong>le, <strong>se</strong> <strong>non</strong> fos<strong>se</strong> per il fatsiderazione anche nel mondo ortodosso <strong>ma</strong> storicamente<br />

to che papà Giu<strong>se</strong>ppe è anche il parroco <strong>di</strong> Falconara inesistente nel mondo protestante – e il ministero presbiterale<br />

Albane<strong>se</strong>, regolarmente sposato con Francesca nel 1985 celibatario. Entrambe le ‘vocazioni’ incarnano in <strong>ma</strong>niera<br />

e or<strong>di</strong>nato prete dal suo vescovo nel 1988. Insom<strong>ma</strong>, nel eccelsa l’homo religiosus, una de<strong>di</strong>zione totale al Regno <strong>di</strong><br />

linguaggio ecclesiastico, un “prete uxorato”, un prete cioè Dio e alle co<strong>se</strong> celesti. La terza vocazione, quella del laicato,<br />

or<strong>di</strong>nato “sacerdote” dopo aver celebrato il sacramento <strong>non</strong>ostante la grande rivalutazione del Concilio Vaticano II<br />

del <strong>ma</strong>trimonio. Non un prete che si è sposato dunque, che ne ha fatto rilevare il carattere <strong>di</strong> via alla santità, è una<br />

“gettando la talare” <strong>ma</strong> un “uomo sposato” che è stato vocazione compromessa con il mondo <strong>se</strong>colare e pertanto<br />

or<strong>di</strong>nato prete.<br />

poco adatta alle ‘co<strong>se</strong> sacre’.<br />

Il fatto <strong>se</strong>mbra davvero curioso. Poche co<strong>se</strong> infatti ven- Ma <strong>se</strong> guar<strong>di</strong>amo alla storia, ‘<strong>ma</strong>gistra vitae’, troviamo<br />

gono percepite così sacre e così assolute come la circo- che nella bimillenaria tra<strong>di</strong>zione ecclesiale c’era un temstanza<br />

che il prete cattolico sia una persona che si de<strong>di</strong>chi po, durato oltre mille anni, che le co<strong>se</strong> <strong>non</strong> stavano pro-<br />

totalmente a Dio e debba per ciò stesso restare celibe. prio così; e parliamo del millennio ‘fondante’ a cui si ri-<br />

Celibato e <strong>se</strong>rvizio totale a Dio <strong>se</strong>mbrano includersi per fanno più o meno tutte le tra<strong>di</strong>zioni cristiane, i cui teologi<br />

definizione. De<strong>di</strong>zione a Dio ed esclusione della <strong>se</strong>ssualità, vengono chia<strong>ma</strong>ti “Padri della Chiesa”. Fino al Secondo<br />

anche biblicamente santa (è il primo co<strong>ma</strong>ndamento dato Concilio Lateranen<strong>se</strong> (nel 1123) <strong>non</strong> esisteva nella chiesa<br />

da Dio all’uomo e alla donna appena creati – per gli ebrei cattolica latina un obbligo del celibato, anche <strong>se</strong> nel corso<br />

era peccato <strong>non</strong> sposarsi), appaiono alla <strong>ma</strong>ggioranza dei <strong>se</strong>coli <strong>di</strong>versi sino<strong>di</strong> locali avevano già adottato que-<br />

come cosa ovvia. Eppure le co<strong>se</strong> <strong>non</strong> stanno affatto così. sta nor<strong>ma</strong>, <strong>ma</strong> <strong>ma</strong>i a livello universale. Vigeva nella<br />

Si sa che i Protestanti hanno i loro pastori sposati, ed ora Chiesa Latina (cattolica) la stessa regola della Chiesa<br />

molte chie<strong>se</strong> protestanti hanno ad<strong>di</strong>rittura aperto il mini- Greca (ortodossa): il sacramento dell’or<strong>di</strong>ne veniva constero<br />

alle donne. Si sa inoltre che tra gli ortodossi ci sono ferito sia a celibi che a sposati. Dunque i ‘laici’ sposati<br />

preti sposati, anche <strong>se</strong> la chiesa ortodossa ci affascina con potevano accedere al sacramento dell’or<strong>di</strong>ne. I monaci<br />

i loro ‘patriarchi’ dalle folte barbe, dagli strani copricapi celibi, al contrario, <strong>non</strong> accedevano affatto al sacramento<br />

e dalle lunghe tuniche nere; iconografia <strong>se</strong>m<strong>ma</strong>i ancora dell’or<strong>di</strong>ne; erano e restavano ‘laici’ da questo punto <strong>di</strong><br />

più sacrale <strong>di</strong> quella cattolica. Dunque nelle ‘<strong>se</strong>colari’ vista. In effetti, soprattutto nell’occidente latino e cattoli-<br />

chie<strong>se</strong> protestanti e nelle ‘sacrali’ chie<strong>se</strong> ortodos<strong>se</strong> il celico, questi monaci tutti de<strong>di</strong>ti al <strong>se</strong>rvizi <strong>di</strong> Dio erano così<br />

bato dei preti <strong>non</strong> fa proble<strong>ma</strong>, sia che esista (per gli orto- ‘laicamente’ compromessi con il mondo che i loro monadossi)<br />

sia che <strong>non</strong> esista (per i protestanti) un presbiterato steri sono <strong>di</strong>ventati la fucina della cultura (arte, letteratu-<br />

celibatario. Nella chiesa cattolica <strong>se</strong> si parla <strong>di</strong> preti e <strong>di</strong> ra, architettura), dell’agricoltura e dell’urbanistica della<br />

<strong>se</strong>ssualità lo si fa in genere o per raccontare barzellette nascente società che sarà ‘europea’. Dal punto <strong>di</strong> vista<br />

boccaccesche, o per parlare <strong>di</strong> scandali (le accu<strong>se</strong> <strong>di</strong> del sacramento dell’or<strong>di</strong>ne, solo gli abati <strong>di</strong>ventavano an-<br />

pedofilia) o perché qualche noto prete si è ‘spretato’ per che ‘preti’ a <strong>se</strong>rvizio delle loro comunità monastiche, <strong>ma</strong><br />

- 30 -


<strong>non</strong> i monaci in quanto tali. Ma quando l’esperienza monastica<br />

<strong>di</strong>venne l’esperienza leader della cristianità, la figura dell’abate-sacerdote<br />

del monastero si este<strong>se</strong> e si sovrappo<strong>se</strong> alla<br />

figura del vescovo al quale si comincia così a richiedere, per<br />

mimesi, il celibato e pertanto si cominciò a scegliere i vescovi<br />

tra i monaci che avevano già fatto la promessa del celibato,<br />

mentre la <strong>ma</strong>ggioranza dei presbiteri delle comunità cristiane<br />

restarono con la loro for<strong>ma</strong> ‘laica’ <strong>di</strong> uomini sposati.<br />

Dunque l’attuale teore<strong>ma</strong> della spiritualità cattolica è cosa<br />

‘moderna’ rispetto alla ‘tra<strong>di</strong>zione’ del primo millennio. Ma<br />

questo teore<strong>ma</strong> <strong>non</strong> è neanche ‘verificato’ nella stessa attualità<br />

della chiesa cattolica. Tra i preti più sti<strong>ma</strong>ti oggi in Italia, ricor<strong>di</strong>amo<br />

fra tutti don Luigi Ciotti, troviamo <strong>se</strong>nza ombra <strong>di</strong> dubbio<br />

quelli profondamente schierati sul fronte del sociale che<br />

altro <strong>non</strong> è che attività politica in <strong>se</strong>nso vero, teso alla introduzione<br />

dei valori del Regno nelle realtà ‘mondane’, valore tipico<br />

della spiritualità del laicato. Basta inoltre conoscere e frequentare<br />

delle comunità neocatecumenali, che nomino solo a titolo<br />

<strong>di</strong> e<strong>se</strong>mpio, per imbattersi in laici, dalle famiglie numero<strong>se</strong>, che<br />

hanno fatto della evangelizzazione il perno della loro vita come<br />

e più <strong>di</strong> tanti preti. Per <strong>non</strong> parlare poi del mondo dei cosiddetti<br />

‘consacrati’ alla ‘vita religiosa’ che a fronte <strong>di</strong> una spiritualità<br />

che li vorrebbe particolari testimoni dell’escatologia, pre<strong>se</strong>ntano<br />

una gam<strong>ma</strong> completa <strong>di</strong> possibili forme <strong>di</strong> vita cristiana,<br />

dall’eremitismo classico al più intenso coinvolgimento ‘politico’<br />

al <strong>se</strong>rvizio nella società terrena. Tra questi ‘sconfinamenti’<br />

dei limiti imposti dal ‘teore<strong>ma</strong> cattolico’ troviamo anche la questione<br />

del celibato dei preti.<br />

Pochi sanno che anche nella chiesa cattolica ci sono preti<br />

regolarmente ed ufficialmente sposati che celebrano messa,<br />

contrariamente all’onnipre<strong>se</strong>nte figura del prete celibatario. Qui<br />

bisogna introdurre una <strong>di</strong>stinzione per specialisti: la <strong>di</strong>versità<br />

dei Riti, il Rito Latino e il Rito Greco. Il rito latino è quello<br />

tipico della chiesa cattolica che dal 1123 (<strong>se</strong>condo concilio<br />

lateranen<strong>se</strong>) ha imposto il celibato ai preti. Il rito greco è quello<br />

tipico della chiesa ortodossa che ha <strong>ma</strong>ntenuto il doppio canale<br />

del prete celibatario e <strong>di</strong> quello sposato. Ora il rito greco appartiene<br />

<strong>non</strong> solo a chie<strong>se</strong> che <strong>non</strong> riconoscono il papa come<br />

autorità supre<strong>ma</strong>, <strong>ma</strong> anche a chie<strong>se</strong> in tutto e per tutto ‘ortodos<strong>se</strong>’,<br />

<strong>ma</strong> unite al papa <strong>di</strong> Ro<strong>ma</strong>. E’ il caso delle ‘chie<strong>se</strong> uniate’<br />

dell’est Europa (per ‘chiesa uniate’ si intende la porzione <strong>di</strong><br />

una chiesa ortodossa staccatasi dalla chiesa <strong>ma</strong>dre per unirsi<br />

all’obbe<strong>di</strong>enza cattolica pur <strong>ma</strong>ntenendo tutte le tra<strong>di</strong>zioni del<br />

Rito Greco), <strong>ma</strong> anche della chiesa albane<strong>se</strong> nel sud dell’Italia,<br />

<strong>di</strong> cui parlerò fra poco qui <strong>di</strong> <strong>se</strong>guito. In queste chie<strong>se</strong> i preti<br />

sono nello stesso tempo ortodossi e cattolici. La Chiesa Cattolica<br />

ha un apposito Diritto Ca<strong>non</strong>ico per le Chie<strong>se</strong> Orientali,<br />

come vengono chia<strong>ma</strong>te, esattamente come il Diritto Ca<strong>non</strong>ico<br />

per le Chie<strong>se</strong> <strong>di</strong> Rito Latino. Secondo il Diritto Ca<strong>non</strong>ico<br />

delle Chie<strong>se</strong> Orientali, i preti possono sposarsi, <strong>se</strong> lo vogliono,<br />

pri<strong>ma</strong> <strong>di</strong> es<strong>se</strong>re or<strong>di</strong>nati sacerdoti. E’ il caso del mio amico e<br />

anfitrione Giu<strong>se</strong>ppe Bellizzi, parroco <strong>di</strong> Falconara Albane<strong>se</strong>,<br />

felicemente sposato con Francesca e padre <strong>di</strong> Sofia, Irene e<br />

Giu<strong>se</strong>ppe Gerardo.<br />

Ma pri<strong>ma</strong> <strong>di</strong> passare a raccontare la storia <strong>di</strong> questi miei amici,<br />

vorrei completare il quadro parlando del fatto che anche<br />

nella stessa Chiesa Cattolica <strong>di</strong> Rito Latino, dove vige la regola<br />

del celibato, troviamo preti in attività pastorale anche <strong>se</strong> regolarmente<br />

sposati. Nei paesi anglosassoni ci sono molti preti<br />

cattolici che sono passati dalle loro originarie chie<strong>se</strong> anglicana,<br />

episcopaliana o persino luterana, alla chiesa cattolica. E sicco-<br />

Pri<strong>ma</strong>vera 2008<br />

- 31 -<br />

me nelle loro chie<strong>se</strong> <strong>di</strong> origine rivestivano il ruolo <strong>di</strong> pastori,<br />

una volta convertiti al cattolicesimo, tramite una procedura<br />

particolare che comprendeva anche una nuova ‘or<strong>di</strong>nazione’<br />

<strong>se</strong>condo il rito cattolico, sono <strong>di</strong>ventati preti cattolici e hanno<br />

continuato la loro attività pastorale <strong>ma</strong>ntenendo la famiglia.<br />

Curiosamente, le <strong>di</strong>sposizioni vaticane che hanno permesso<br />

questa possibilità <strong>di</strong> avere preti cattolici sposati regolarmente<br />

in funzione, sono dovute allo stesso papa che ha invece<br />

drasticamente ridotto, <strong>se</strong> <strong>non</strong> impe<strong>di</strong>to del tutto la possibilità<br />

per i preti cattolici celibi <strong>di</strong> potersi sposare regolarmente in<br />

chiesa pur dovendo abbandonare il ministero sacerdotale: Giovanni<br />

Paolo II.<br />

A ben vedere comunque, anche in questo caso, <strong>non</strong> ci si <strong>di</strong>scosta<br />

for<strong>ma</strong>lmente dalla tra<strong>di</strong>zione orientale che vuole il sacerdozio<br />

dato a chi ha già precedentemente fatto la scelta del<br />

<strong>ma</strong>trimonio o del celibato. Per la Chiesa Cattolica, infatti, in<br />

questo caso vale l’or<strong>di</strong>nazione cattolica fatta evidentemente<br />

dopo la conversione e quin<strong>di</strong> anche dopo il loro <strong>ma</strong>trimonio; e<br />

<strong>non</strong> l’or<strong>di</strong>nazione anglicana o episcopaliana precedente grazie<br />

alla quale e<strong>se</strong>rcitavano il <strong>se</strong>rvizio pastorale nelle loro chie<strong>se</strong> <strong>di</strong><br />

origine. Ma è indubbio che questi uomini sono stati or<strong>di</strong>nati<br />

‘preti cattolici’ sulla ba<strong>se</strong> della loro precedente esperienza pastorale<br />

nelle chie<strong>se</strong> <strong>di</strong> origine. Dunque fondamentalmente essi<br />

sono stati or<strong>di</strong>nati preti per la loro ‘<strong>ma</strong>turità’ cristiana esattamente<br />

<strong>se</strong>condo il principio tra<strong>di</strong>zionale dell’anzianità (presbitero<br />

= anziano) e della saggezza acquisite sul campo, anche grazie –<br />

perchè no? – al loro stato <strong>ma</strong>trimoniale. San Paolo, infatti, dà<br />

come regola per eleggere un presbitero o un vescovo, la provata<br />

capacità <strong>di</strong> aver saputo guidare la propria famiglia ed educare<br />

i propri figli (1 Tm 3,1-5).<br />

Dopo questa lunga <strong>di</strong>gressione che in<strong>se</strong>risce il suo caso in un<br />

contesto più ampio, torniamo al mio amico Giu<strong>se</strong>ppe Bellizzi;<br />

‘padre Giu<strong>se</strong>ppe’ come viene giustamente chia<strong>ma</strong>to dai suoi<br />

parrocchiani. Originario <strong>di</strong> San Basile (vicino a Castrovillari),<br />

uno dei numerosi paesi <strong>di</strong> origine albane<strong>se</strong> della Calabria, il<br />

mio amico, appena adolescente, come tanta gente della sua<br />

regione, era emigrato verso il Nord Italia in cerca <strong>di</strong> lavoro. E<br />

a Milano trascorrerà molti anni. Nella sua esperienza <strong>di</strong> vita ci<br />

saranno anche alcuni anni vissuti con i Piccoli Fratelli <strong>di</strong> Charles<br />

de Foucauld e lo stu<strong>di</strong>o della teologia. Quando decide <strong>di</strong> sposarsi<br />

con Francesca Salvador, in<strong>se</strong>gnante <strong>di</strong> religione <strong>di</strong><br />

Codognè (provincia <strong>di</strong> Treviso, <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Vittorio Veneto), si<br />

reca nella sua <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> origine per i documenti necessari alla<br />

celebrazione del <strong>ma</strong>trimonio religioso. E qui incontra una grande<br />

sorpresa che cambierà il corso della sua vita.<br />

In tutti gli anni trascorsi fuori della sua terra natale, Giu<strong>se</strong>ppe<br />

Bellizzi si era perfino <strong>di</strong>menticato della particolarità della<br />

sua Chiesa <strong>di</strong> origine: il Rito Greco-Bizantino. La Chiesa Cattolica<br />

<strong>di</strong> Rito Greco-Bizantino in Italia è quella relativa alle<br />

comunità italo-albanesi che cinque <strong>se</strong>coli fa, a partire dalla conquista<br />

Otto<strong>ma</strong>na dei Balcani, per sfuggire alla sud<strong>di</strong>tanza<br />

musul<strong>ma</strong>na, cominciarono a trasferirsi dall’Albania ad alcune<br />

regioni dell’Italia del Sud (Abruzzo, Puglia, Basilicata, Calabria<br />

e Sicilia) e che in questi cinque <strong>se</strong>coli, in alcuni casi sono riuscite<br />

a <strong>ma</strong>ntenere intatte <strong>non</strong> solo la loro lingua albane<strong>se</strong>, i loro<br />

usi e costumi, <strong>ma</strong> anche la loro tra<strong>di</strong>zione religiosa cristianobizantina.<br />

Il Rito Bizantino prevede una liturgia particolare,<br />

legata alla tra<strong>di</strong>zione greca, <strong>ma</strong> anche il <strong>ma</strong>ntenimento <strong>di</strong> alcune<br />

caratteristiche come il fatto dell’or<strong>di</strong>nazione sacerdotale <strong>di</strong><br />

uomini sposati. Il vescovo <strong>di</strong> Lungro dunque, una <strong>di</strong> queste<br />

<strong>di</strong>ocesi italo-albanesi, nel rilasciare a Giu<strong>se</strong>ppe i documenti richiesti,<br />

vista la sua for<strong>ma</strong>zione teologica ed ecclesiale, gli fa<br />

una proposta che a lui <strong>se</strong>mbrò sul momento davvero strana:<br />

“Adesso ti sposi, vivi qualche tempo la tua vita <strong>di</strong> famiglia cristiana<br />

con la tua sposa e poi torna qui. Ci conosceremo meglio


e <strong>se</strong> vorrai ti <strong>ma</strong>nderò a fare un anno <strong>di</strong> liturgia grecobizantina<br />

e poi ti or<strong>di</strong>nerò presbitero della nostra Eparchia<br />

<strong>di</strong> Lungro”. “Eparchia” è il nome della tra<strong>di</strong>zione greca<br />

per “<strong>di</strong>ocesi”.<br />

Giu<strong>se</strong>ppe e Francesca <strong>se</strong>guirono il consiglio del vescovo:<br />

ad un anno dalla celebrazione del loro <strong>ma</strong>trimonio<br />

tornarono a Lungro per mettersi a sua <strong>di</strong>sposizione. Il<br />

vescovo <strong>di</strong> Lungro li inviò a Ro<strong>ma</strong> dove Giu<strong>se</strong>ppe stu<strong>di</strong>erà<br />

“Sacra Liturgia” presso il Pontificio Istituto per le Chie<strong>se</strong><br />

Orientali, mentre Francesca, anche per <strong>ma</strong>ntenere gli stu<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> Giu<strong>se</strong>ppe, in<strong>se</strong>gnerà Religione cattolica in alcune<br />

scuole della capitale. Tornati a Lungro, Giu<strong>se</strong>ppe fu or<strong>di</strong>nato<br />

Presbitero l’8 <strong>di</strong>cembre del 1988 e fu nominato parroco<br />

nella parrocchia <strong>di</strong> Falconara Albane<strong>se</strong>, funzione che<br />

<strong>ma</strong>ntiene ancora oggi. Nel frattempo la famiglia è cresciuta<br />

e nell’or<strong>di</strong>ne sono venute Francesca Sofia, Irene<br />

Angela e Giu<strong>se</strong>ppe Gerardo, tre splen<strong>di</strong><strong>di</strong> adolescenti con<br />

una grande comunicativa e tanta voglia <strong>di</strong> <strong>di</strong>vertirsi, proprio<br />

come tutti i nostri adolescenti, i miei figli ad e<strong>se</strong>mpio,<br />

con i quali hanno subito familiarizzato e fatto amicizia.<br />

A conoscere i coniugi Bellizzi, <strong>non</strong> si può che ri<strong>ma</strong>nere<br />

piacevolmente sorpresi dalla testimonianza <strong>di</strong> questa famiglia,<br />

nella quale si può tranquillamente riconoscere la<br />

naturalità propria <strong>di</strong> ogni esperienza familiare, nella sua<br />

<strong>di</strong>namica <strong>di</strong> rapporto fra <strong>ma</strong>rito/moglie e genitori/figli; <strong>ma</strong><br />

nella quale è anche pre<strong>se</strong>nte con altrettanta naturalezza la<br />

pienezza <strong>di</strong> quel Sacramento dell’Or<strong>di</strong>ne che in niente <strong>di</strong>fferisce<br />

da quello dei presbiteri celibatari. Giu<strong>se</strong>ppe Bellizzi<br />

infatti è “presbitero” e “pastore d’anime” della Chiesa<br />

Cattolica, esattamente come i suoi confratelli <strong>non</strong> sposati,<br />

anche <strong>se</strong> nella nostra for<strong>ma</strong>zione “latina” il sacerdozio<br />

<strong>se</strong>mbrerebbe incompatibile con la vita <strong>ma</strong>trimoniale. Del<br />

resto, in questo, la tra<strong>di</strong>zione bizantina si riallaccia <strong>di</strong>rettamente<br />

e <strong>se</strong>nza soluzione <strong>di</strong> continuità alla prassi del primo<br />

millennio cristiano, anche occidentale e latino: uno<br />

dei santi più venerati ancora oggi nel sud Italia è san Paolino<br />

da Nola, contemporaneo <strong>di</strong> Sant’Ambrogio e<br />

sant’Agostino, pri<strong>ma</strong> presbitero e poi vescovo, pur es<strong>se</strong>ndo<br />

sposato. Nell’Eparchia <strong>di</strong> Lungro attualmente i preti<br />

con famiglia sono circa una ventina, il 50% del totale dell’intera<br />

<strong>di</strong>ocesi.<br />

Nella Chiesa Cattolica, <strong>non</strong>ostante le ripetute riconferme<br />

<strong>ma</strong>gisteriali sulla vali<strong>di</strong>tà per<strong>ma</strong>nente del binomio sacerdozio-celibato,<br />

il celibato obbligatorio dei preti resta un<br />

proble<strong>ma</strong> aperto. Ne fanno fede <strong>non</strong> solo le richieste che<br />

provengono sia dalla ba<strong>se</strong> <strong>di</strong> determinate chie<strong>se</strong> soprattutto<br />

del terzo mondo che dalle varie associazioni dei preti<br />

sposati, <strong>ma</strong> anche le spora<strong>di</strong>che uscite <strong>di</strong> eminenti personalità<br />

ecclesiastiche al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong> ogni sospetto. Nel<br />

Dicembre del 2006 il car<strong>di</strong>nale brasiliano Clau<strong>di</strong>o Hummes,<br />

arcivescovo <strong>di</strong> San Paolo, chia<strong>ma</strong>to da Benedetto XVI a<br />

<strong>di</strong>rigere la Congregazione Vaticana per il Clero riaffermò,<br />

in una intervista al quoti<strong>di</strong>ano brasiliano Estrado do<br />

S.Paulo, il carattere puramente <strong>di</strong>sciplinare del celibato<br />

ecclesiastico, esprimendosi favorevolmente per la sua rimessa<br />

in <strong>di</strong>scussione, davanti alla grave emergenza della<br />

<strong>ma</strong>ncanza <strong>di</strong> clero. Alla fine del 2007, sia il car<strong>di</strong>nale ingle<strong>se</strong><br />

Cor<strong>ma</strong>c Murphy-O’Connor, Arcivescovo <strong>di</strong><br />

Westminster e capo della Conferenza Episcopale dei Vescovi<br />

d’Inghilterra e Galles (intervista al Financial Times<br />

del 21 <strong>di</strong>cembre 2007), che il car<strong>di</strong>nale france<strong>se</strong> Roger<br />

Etchegaray, presidente emerito del Pontificio consiglio<br />

Giustizia e Pace e vicepresidente del collegio car<strong>di</strong>nalizio<br />

(intervista dell’11 novembre 2007 al quoti<strong>di</strong>ano france<strong>se</strong><br />

Le Parisien), si sono espressi in favore <strong>di</strong> una <strong>di</strong>sponibilità<br />

Il Salotto degli Autori<br />

a rivedere questa nor<strong>ma</strong> <strong>di</strong>sciplinare. Lo stesso aveva fatto il car<strong>di</strong>nale<br />

scozze<strong>se</strong> Keith Michael Patrick O’Brien, arcivescovo <strong>di</strong> Saint<br />

Andrews ed E<strong>di</strong>mburgo, al momento della sua nomina a car<strong>di</strong>nale<br />

da parte <strong>di</strong> Giovanni Paolo II. Spingono in questo <strong>se</strong>nso anche vicende<br />

come quella dell’ex prete padovano don Sante Sguotti, oppure<br />

il famosissimo arcivescovo esorcista africano Milingo per le<br />

note vicende legate al suo <strong>ma</strong>trimonio con l’agopunturista coreana<br />

Maria Sung e la sua recente associazione “Married Priest Now”,<br />

con la quale si propone <strong>di</strong> spingere la Chiesa Cattolica alla reintegrazione<br />

dei 150.000 preti che hanno abbandonato o sono stati costretti<br />

ad abbandonare il ministero presbiterale per es<strong>se</strong>rsi sposati.<br />

Dobbiamo però sottolineare che ciò che chiedono i vari Milingo,<br />

don Sante e associazioni varie <strong>di</strong> preti sposati è altra cosa rispetto a<br />

come il proble<strong>ma</strong> è posto nella storia della Chiesa sia Cattolica che<br />

Ortodossa; perché la prassi è <strong>se</strong>mpre stata quella <strong>di</strong> or<strong>di</strong>nare ‘preti’<br />

degli uomini già sposati e <strong>ma</strong>i <strong>di</strong> far sposare preti che avevano optato<br />

per il celibato al momento dell’or<strong>di</strong>nazione. Per questo ritengo<br />

che dovrebbero es<strong>se</strong>re <strong>non</strong> tanto i cosiddetti ‘preti sposati’ <strong>di</strong> questo<br />

tipo a farsi carico della ‘battaglia’ per il ripristino del sacerdozio<br />

‘uxorato’, quanto <strong>se</strong>m<strong>ma</strong>i altre componenti della chiesa <strong>non</strong> necessariamente<br />

coinvolte in modo <strong>di</strong>retto. La eventuale riapertura, anche<br />

nella Chiesa Cattolica, del canale tra<strong>di</strong>zionale del sacerdozio<br />

‘uxorato’ <strong>non</strong> inciderebbe in alcun modo sull’ortodossia delle Fede<br />

Cattolica. Ne è testimonianza il fatto che, come abbiamo mostrato,<br />

esistono già preti cattolici regolarmente sposati, che sono contemporaneamente<br />

in piena comunione con il <strong>ma</strong>gistero ecclesiale e in<br />

piena attività pastorale, come il mio amico padre Giu<strong>se</strong>ppe Bellizzi,<br />

ad e<strong>se</strong>mpio. Basterebbe solo estendere questa possibilità. I tempi<br />

potrebbero es<strong>se</strong>re <strong>ma</strong>turi per questo ritorno alla ‘Tra<strong>di</strong>zione’.<br />

franco.pignotti@istruzione.it<br />

MELODIE DI...FISARMONICHE IMPAZZITE<br />

<strong>di</strong> Raffaella CARRISI MARTINI (Torino)<br />

Melo<strong>di</strong>e <strong>di</strong> note nella notte,<br />

<strong>di</strong> pari passo si <strong>di</strong>ffonde il<br />

profumo <strong>di</strong> resina: da quale tronco si stacca,<br />

in quale “Baita” si può far festa?<br />

E’ dal fienile accanto che giungono<br />

le melo<strong>di</strong>e delle fisarmoniche impazzite?<br />

L’incanto della notte è breve,<br />

tutto pare de<strong>di</strong>cato alla natura,<br />

<strong>ma</strong>ncano solo<br />

le note del vecchio violino,<br />

la nenia è pari alla voce<br />

d’un bambino.<br />

La notte ansiosa cala, confusa, il giorno <strong>non</strong> si<br />

è ancora liberato dal buio.<br />

La sua nota è breve,<br />

quella stessa nenia che ebbe a donarmi,<br />

l’illusione<br />

d’una notte <strong>se</strong>nz’amore.<br />

- 32 -


L’ICEBERG<br />

L’ICEBERG<br />

<strong>di</strong> Gian Franco MICHELETTI<br />

(Orbassano – TO)<br />

Nella ricerca interiore della propria identità, cessare <strong>di</strong><br />

es<strong>se</strong>re <strong>non</strong> toglie il desiderio <strong>di</strong> avere e l’uomo imbottigliato<br />

in questa intercape<strong>di</strong>ne, si trova solo come un lume<br />

<strong>di</strong> candela su una zattera <strong>di</strong> sughero, e fra orche e squali si<br />

addentra <strong>se</strong>nza clamori nel limbo delle sofferenze, causa<br />

questa, del suo fragile “es<strong>se</strong>re” e del suo “volere” tutto e<br />

ad ogni costo.<br />

Il cuore esplode, poiché troppo stretto il suo abitacolo,<br />

le paure esistenziali sono eruzioni in un dedalo <strong>di</strong> silenzi<br />

e soffoca nel vuoto delle parole inutili, abbarbicato in una<br />

soffitta <strong>di</strong> scorpioni e <strong>di</strong> scheletri rumoreggianti dentro<br />

l’ar<strong>ma</strong><strong>di</strong>o delle sue fragilità.<br />

Il desiderio <strong>di</strong> volare via, lontano, dove ogni respiro è<br />

fatto <strong>di</strong> fiori <strong>se</strong>lvatici esalanti il profumo del pane fatto in<br />

casa, <strong>di</strong>venta un’eco nella grande valle.<br />

Passata è la tempesta odo augelli far festa... decantava<br />

un illustre poeta... ed ecco il risveglio dal forzato nulla, si<br />

aprono spiragli <strong>di</strong> luce e si torna al vecchio mulino con la<br />

farina nel sacchetto, per camminare nel bosco, soli, per<br />

piangere, per riassaporare l’odore buono e<strong>ma</strong>nato dai<br />

LA POESIA...<br />

<strong>di</strong> Anna PRESUTTI<br />

(Sulmona – AQ)<br />

La poesia scatena la fantasia;<br />

la mente e il cuore<br />

ti dettano d’improvviso<br />

i tuoi cambiamenti d’umore;<br />

l’o<strong>di</strong>o o l’amore,<br />

il falso o il vero<br />

sono <strong>se</strong>nza velo davvero;<br />

inoltre la poesia<br />

può dare impulsi <strong>di</strong> gelosia,<br />

<strong>ma</strong> basta riflettere un attimo<br />

e ritorna l’armonia.<br />

La poesia fa sognare<br />

ad occhi aperti o chiusi,<br />

l’importante è <strong>non</strong> restare delusi.<br />

Un ciclo pieno <strong>di</strong> stelle,<br />

un prato verde,<br />

o un immenso <strong>ma</strong>re blu<br />

ti fanno chiedere, sorridendo,<br />

cosa vuoi <strong>di</strong> più?<br />

Con poesia e volontà<br />

si può vivere la realtà.<br />

Pri<strong>ma</strong>vera 2008<br />

Dalla poesia<br />

NOTTE <strong>di</strong> Tina PICCOLO<br />

(Pomigliano d’Arco - NA)<br />

Notte<br />

dammi ali <strong>di</strong> stelle<br />

per il volo <strong>di</strong> luce,<br />

dammi note <strong>di</strong> gioia<br />

per la melo<strong>di</strong>a d’amore.<br />

- 33 -<br />

profumi del vento, nella carezza del sole e dell’amore<br />

<strong>di</strong>menticato in un sottoscala come un vecchio giocattolo.<br />

Ti fermi al capanno a <strong>ma</strong>ngiare una fetta <strong>di</strong> polenta ed<br />

ascolti il vecchio <strong>di</strong>s<strong>se</strong>nnato che racconta le stes<strong>se</strong> co<strong>se</strong><br />

da 30 anni, rivoltate come calzini consu<strong>ma</strong>ti, <strong>ma</strong> che pur<br />

danno vita.<br />

Ve<strong>di</strong> alfine che stai rinascendo, che il tempo pian piano<br />

ti ha ritrovato e le tue rughe <strong>non</strong> pesano, anzi, ti spingono<br />

ad accarezzarle perché sono i loghi della saggezza che<br />

aspettavi.<br />

Il mistero dei silenzi e della follia dell’uomo, questo<br />

poliedrico es<strong>se</strong>re che <strong>non</strong> smette <strong>ma</strong>i <strong>di</strong> aggrovigliare la<br />

propria esistenza, fino a <strong>di</strong>ventare un’ombra che <strong>non</strong> <strong>se</strong>nte<br />

più il freddo e si muove per inerzia.<br />

Ma, tutto ha una fine, dopo la notte viene il giorno e<br />

allora ecco riaffacciarsi il battito del cuore per uno sguardo<br />

all’apparenza insignificante, rivelatosi poi <strong>di</strong>mora nella<br />

bufera.<br />

Tutto torna come una provvidenziale alba ed allora doni<br />

ogni cellula con tutta la tua forza soverchiando gli ostacoli<br />

che opprimono l’intrusione dell’amore, padrone finalmente,<br />

<strong>di</strong> lambire ogni tua latitu<strong>di</strong>ne.<br />

Il tempo passa incurante del bene e del <strong>ma</strong>le e rica<strong>ma</strong><br />

<strong>di</strong>agrammi attorno a noi che <strong>se</strong>gnano preci<strong>se</strong> geometrie,<br />

dove nulla si muove per caso e ci si scopre parte integrante<br />

dell’immenso ingranaggio che ruota attorno a questo<br />

regno fatto <strong>di</strong> nuvole e <strong>di</strong> terra, capace <strong>di</strong> suscitare emozioni<br />

tali da far sussultare il cuore così fragile dell’uomo.<br />

Notte,<br />

dammi il giaciglio della libertà<br />

per donare il mistero <strong>di</strong> donna<br />

all’abbraccio più vero dell’uomo.<br />

BRICIOLE D’AMORE<br />

<strong>di</strong> Gennaro BATTILORO<br />

(Sesto F.ni - FI)<br />

Come un pas<strong>se</strong>rotto<br />

infreddolito<br />

rovisterò nella neve<br />

e raccoglierò briciole...<br />

d’amore<br />

per poter sopravvivere...<br />

e poi raccoglierò<br />

i miei ricor<strong>di</strong><br />

e girerò un film...<br />

un film che <strong>non</strong><br />

vedrà nessuno,<br />

<strong>ma</strong> sarà il mio film<br />

più bello...<br />

e lo girerò per te!


TI HO INVOCATO<br />

<strong>di</strong> Clelia PALOMBO (Trevozzo – PC)<br />

Ti ho invocato Pace,<br />

ascoltando e provando le mie ragioni<br />

e nel silenzio <strong>di</strong> <strong>di</strong>sadorno splendore:<br />

de<strong>se</strong>rto, crudo, il mio cuore si è rivelato.<br />

Ho invi<strong>di</strong>ato tutto <strong>di</strong> te:<br />

la libertà<br />

l’allegria,<br />

la <strong>se</strong>renità,<br />

la forza pura della passione,<br />

la <strong>di</strong>gnità,<br />

l’idea.<br />

E vergognoso il pianto<br />

ha tra<strong>di</strong>to le mie paure, le mie insicurezze.<br />

Nuda,<br />

sola,<br />

sbandata,<br />

ho riconosciuto la tua tenacia<br />

contro ogni for<strong>ma</strong> <strong>di</strong> u<strong>ma</strong>na mi<strong>se</strong>ria e nefandezza<br />

e unbrivido <strong>di</strong> accorata pietà<br />

ha concesso che il tuo amore mi stupis<strong>se</strong><br />

e trasfor<strong>ma</strong>s<strong>se</strong> me in vita.<br />

NOTE D’ARPA<br />

<strong>di</strong> Barbara PARUTTO (TO)<br />

Senza questa voce<br />

esile come un raggio <strong>di</strong> luna<br />

potrei <strong>di</strong>ssolvermi<br />

al primo sbuffo <strong>di</strong> vento<br />

o celarmi fra le nebbie<br />

e tramontare con le stelle.<br />

Come acqua sgorgherei<br />

confondendomi fra i flutti<br />

<strong>se</strong>nza più coscienza dei confini.<br />

Sarei solo una scintilla,<br />

caduca cometa,<br />

traccia d’arcobaleno<br />

che svanisce<br />

dopo il temporale.<br />

Ma ho parole da gridare!<br />

Innalzo allora al creato<br />

questo inerme canto;<br />

lacrime fan vibrare<br />

le corde <strong>di</strong> un’arpa<br />

che m’accompagna<br />

in un sommesso pianto.<br />

Il Salotto degli Autori<br />

IN MEMORIA DI HANADI TAYSIR<br />

JARADAT (4 ottobre 2003)<br />

<strong>di</strong> Leonardo TOMASETTA (Genova)<br />

Un urlo dentro,<br />

un ad<strong>di</strong>o alla vita, al mondo,<br />

che esplode insieme a te, Hana<strong>di</strong>,<br />

figlia <strong>di</strong> tante <strong>ma</strong>dri innocenti,<br />

che hanno vissuto trovandosi<br />

dalla parte sbagliata,<br />

ignare <strong>di</strong> negare,<br />

con la loro esistenza,<br />

altre donne, altri bambini,<br />

che in quella stessa terra erano nati,<br />

e vi sono tornati profanati<br />

da un orrendo misfatto:<br />

l’olocausto dei padri.<br />

- 34 -<br />

SCORRONO IN FILA INDIANA<br />

<strong>di</strong> Donato VOLANTE<br />

(Rovigo)<br />

Scorrono in fila in<strong>di</strong>ana<br />

silenziosi e sornioni<br />

i tronchi <strong>ma</strong>ssicci e scuri<br />

dei platani<br />

che cingono i bor<strong>di</strong> <strong>di</strong> questa strada.<br />

Hanno ascoltato le lunghe storie<br />

degli ignari passanti<br />

mentre si nutrivano<br />

con le loro lunghe ra<strong>di</strong>ci<br />

saldamente attaccate alla terra,<br />

con le foglie ingiallite<br />

riscaldate dal respiro della gente<br />

ai primi fred<strong>di</strong> dell’autunno.<br />

Testimoni in<strong>se</strong>nsibili dello scorrere del tempo:<br />

soldati schierati come guar<strong>di</strong>ani<br />

<strong>di</strong> una strada culla <strong>di</strong> vita<br />

che ferve tra cielo e terra,<br />

<strong>ma</strong> anche tinta <strong>di</strong> sangue<br />

e stridore <strong>di</strong> metalli<br />

cozzati nel buio <strong>di</strong> un sabato notte.<br />

Tutto cambia<br />

nel breve frullo d’un battito d’ali.<br />

Non c’è più fretta ora<br />

il cammino si arresta:<br />

<strong>ma</strong>nca la calda carezza<br />

delle <strong>ma</strong>ni prote<strong>se</strong> sul viso <strong>di</strong> un figlio.<br />

Pro<strong>se</strong>gue il cammino,<br />

nel cuore è ri<strong>ma</strong>sta solo pietra.


Per comprendere le caratteristiche delle fiabe albanesi<br />

dobbiamo, in qualche modo e per sommi capi, ripercorrere<br />

le tappe principali della storia dell’Albania, uno Stato<br />

spesso sottomesso da potenze straniere. I progenitori<br />

degli Albanesi sono gli Illiri, una popolazione stanziata<br />

dal Danubio ai Balcani. Pare che la pri<strong>ma</strong> for<strong>ma</strong> <strong>di</strong> questa<br />

civiltà risalga al <strong>se</strong>condo millennio A.C, quando tra le<br />

varie tribù degli Illiri poteva <strong>di</strong>stinguersi quella degli<br />

ALBANET. Solo verso il 1000 A.C. gli Illiri occupano il<br />

territorio dell’attuale Albania fondandovi un regno. Subito<br />

si ha lo scontro con Ro<strong>ma</strong> dopo <strong>di</strong> che, nel 395, i<br />

territori albanesi, precedentemente ridotti in schiavitù,<br />

passano all’impero d’Oriente. Iniziano a questo punto le<br />

incursioni barbariche dei Visigoti, degli Unni, degli<br />

Ostrogoti che si riversano in Illiria, in Macedonia e in<br />

Grecia. Più tar<strong>di</strong>, verso la fine del VI <strong>se</strong>colo, anche le<br />

tribù slave dei Serbi raggiungono il territorio albane<strong>se</strong><br />

cancellando e assimilando a sé la storia <strong>di</strong> questa popolazione.<br />

Resistono solo gli Illiri del Sud che, più tar<strong>di</strong>, si<br />

faranno chia<strong>ma</strong>re ALBANOI. Nei <strong>se</strong>coli X e XI i nobili<br />

arbereshe si sganciano da Bisanzio e for<strong>ma</strong>no il principato<br />

<strong>di</strong> Arberia: primo stato federale albane<strong>se</strong> della storia!<br />

Da qui il nome <strong>di</strong> Albanesi. Questo popolo subirà molte<br />

invasioni e, pri<strong>ma</strong> fra tutte, quella dei Turchi. Questi<br />

dominatori usano meto<strong>di</strong> molto repressivi, il popolo<br />

albane<strong>se</strong> lotterà coraggiosamente, si costituirà come unico<br />

Stato centralizzato sotto la famiglia Kastrioti e da qui<br />

si formerà la ban<strong>di</strong>era nazionale albane<strong>se</strong> con l’aquila nera<br />

bicipite in campo rosso.<br />

L’impero otto<strong>ma</strong>no travolge comunque gli Albanesi e<br />

questa occupazione è talmente violenta che <strong>di</strong>strugge le<br />

città, le opere d’arte. Gli Albanesi si rivoltano in <strong>di</strong>versi<br />

mo<strong>di</strong> al dominio turco, <strong>ma</strong> <strong>non</strong> riusciranno ad abbatterlo<br />

definitivamente, perché l’impero otto<strong>ma</strong>no sarà<br />

definitivamente sconfitto solo dopo la pri<strong>ma</strong> guerra mon<strong>di</strong>ale.<br />

Il movimento in<strong>di</strong>pendentista albane<strong>se</strong> riesce ad ottenere<br />

qualcosa solo dopo l’indebolimento della Turchia<br />

ad opera della Russia negli anni 1877-78.<br />

Nel 1877 si ha, infatti, l’apertura della scuola albane<strong>se</strong><br />

e viene introdotto un alfabeto comune in tutto il pae<strong>se</strong>.<br />

La vera e propria in<strong>di</strong>pendenza dell’Albania si ottiene solo<br />

nel 1920. Ma all’interno del pae<strong>se</strong>, nel 1924, si scatenano<br />

crisi continue tra democratici borghesi e latifon<strong>di</strong>sti reazionari<br />

e sale al trono un governo progressista. Subito si<br />

ha una controrivoluzione e il governo democratico viene<br />

rovesciato, mentre Ahmet Zogu si fa eleggere, nel 1925,<br />

presidente della Repubblica e nel 1928 si procla<strong>ma</strong> re<br />

con poteri <strong>di</strong>ttatoriali. Nel periodo tra le due guerre l’Albania<br />

è sicuramente il pae<strong>se</strong> più arretrato dell’Europa. La<br />

gente vive <strong>di</strong> agricoltura, c’è poca istruzione e la vita me<strong>di</strong>a<br />

Pri<strong>ma</strong>vera 2008<br />

FIABE FIABE E E STORIE STORIE ALBANESI<br />

ALBANESI<br />

<strong>di</strong> Bruna TAMBURRINI<br />

- 35 -<br />

arriva a 38 anni.<br />

Nel 1939 subisce un’altra occupazione: quella <strong>di</strong><br />

Mussolini! Gli Albanesi si oppongono in modo eroico<br />

con lotte partigiane e si fonda così il Partito Comunista<br />

Albane<strong>se</strong>. Nel 1945 Enver Hoxha procla<strong>ma</strong> la Repubblica<br />

Popolare <strong>di</strong> Albania. Hoxha vuole fare avanzare lo Stato<br />

costruendo un siste<strong>ma</strong> <strong>di</strong> alleanze con i paesi amici. Si<br />

unisce alla Jugoslavia, poi all’URSS dopo il <strong>di</strong>stacco della<br />

Jugoslavia dall’Unione Sovietica. Nel 1961 l’Albania<br />

rompe con l’URSS e si avvicina alla Repubblica Popolare<br />

Cine<strong>se</strong>. Esce dal Patto <strong>di</strong> Varsavia. Nel 1977-78 prende<br />

le <strong>di</strong>stanze anche da Pechino. Hoxha usa un pugno <strong>di</strong><br />

ferro e, sullo stampo dello stalinismo, abolisce la proprietà<br />

privata, limita la possibilità <strong>di</strong> professare una fede,<br />

crea bunker <strong>di</strong> cemento. Muore nel 1985 e da allora l’Albania<br />

si ribella alla cosiddetta “<strong>di</strong>ttatura del proletariato”.<br />

Ad Oxha succede Ramiz Alia che fa riavvicinare l’Albania<br />

all’Occidente, <strong>ma</strong> con sanguinosi scontri con gli<br />

avversari ed ere<strong>di</strong> <strong>di</strong> Oxha. Nelle elezioni del ’91 questi<br />

ultimi conquistano una larga <strong>ma</strong>ggioranza parlamentare<br />

rendendo così <strong>di</strong>fficoltosa la democratizzazione.<br />

A questo punto la parte più povera della popolazione<br />

prende la via dell’espatrio. Nel 1992 nuove elezioni portano<br />

al potere i democratici <strong>di</strong> Sali Berisha. Nel 1997,<br />

all’interno del pae<strong>se</strong>, si ha un movimento insurrezionale<br />

e le elezioni vengono vinte dall’opposizione socialista<br />

guidata da Fatos Nano. Dal 1997 al 2005 si sus<strong>se</strong>guono<br />

<strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni, si ha l’afflusso dei profughi dal Kosovo e nel<br />

2005 ritorna il Primo ministro Berisha.<br />

NELLE FIABE E NEI RACCONTI<br />

ALBANESI<br />

C’E’ IL CORAGGIO DI UN POPOLO<br />

Le fiabe e i racconti albanesi hanno probabilmente origine<br />

illirica e la <strong>ma</strong>teria è tratta da due gran<strong>di</strong> cicli: il<br />

ciclo delle montagne del nord e il ciclo degli Arbereshe.<br />

Sono antiche leggende e vicende storiche, sono anche<br />

ballate, rapso<strong>di</strong>e popolari. In pratica i temi trattati nei<br />

racconti risalgono al tempo dell’invasione dei Turchi e<br />

pongono in risalto le doti e il valore u<strong>ma</strong>no del popolo<br />

albane<strong>se</strong>. Le fiabe raccontano la vita degli eroi, <strong>di</strong> coloro<br />

che hanno combattuto in <strong>di</strong>fesa del pae<strong>se</strong>, un pae<strong>se</strong> continuamente<br />

invaso. Cercherò <strong>di</strong> raccontare alcune storie,<br />

almeno quelle più importanti. Una è quella <strong>di</strong> Gjergi Elez<br />

Alia ed è anche una testimonianza dell’arte popolare<br />

albane<strong>se</strong>. La storia è questa:<br />

Elez Alia era un combattente, <strong>ma</strong> era <strong>ma</strong>lato e pieno <strong>di</strong><br />

piaghe. Stava con la sorella che lo accu<strong>di</strong>va amorevolmente.<br />

Ad un certo punto giun<strong>se</strong> dal <strong>ma</strong>re un principe<br />

nero, <strong>ma</strong>lvagio, conquistò la terra albane<strong>se</strong>. Il popolo


dovette sacrificargli una fanciulla e un montone arrostito.<br />

Tutti avevano paura ed erano sottomessi. Giergj continuava<br />

a stare a letto <strong>ma</strong>lato. Arrivò il giorno in cui Alia<br />

doveva dare al principe nero il montone arrostito e la sorella.<br />

Quest’ulti<strong>ma</strong> intanto piangeva e pregava <strong>di</strong> morire.<br />

Alia si commos<strong>se</strong> pensando al dolore della ragazza, <strong>di</strong>menticò<br />

le sue sofferenze e saltò in pie<strong>di</strong> come <strong>se</strong> <strong>non</strong><br />

fos<strong>se</strong> <strong>ma</strong>lato, chie<strong>se</strong> alla sorella <strong>di</strong> dargli il suo cavallo<br />

bianco e lo fece ferrare. La ragazza ubbidì al fratello, <strong>ma</strong><br />

quando andò nella città a ferrare il cavallo <strong>non</strong> trovò nessuno<br />

<strong>di</strong>sposto ad aiutarla, perché la gente <strong>non</strong> si ricordava<br />

più <strong>di</strong> Alia. Alla fine riuscì a trovarne uno che ancora<br />

gli era ri<strong>ma</strong>sto amico e lo ringraziò. Al ritorno vide che il<br />

fratello era già pronto per <strong>di</strong>fendere l’onore e per salvare<br />

la sorella, quin<strong>di</strong> era in grado <strong>di</strong> combattere il principe<br />

nero. I due si affrontarono in duello e sono significative<br />

le parole <strong>di</strong> Alia: “Dici bene o principe! Veramente da<br />

nove anni io sono sulla via della tomba, perché porto in<br />

corpo nove piaghe. Ma quando ancora <strong>non</strong> ero arrivato<br />

alla tomba tu mi hai richia<strong>ma</strong>to in<strong>di</strong>etro. Perché hai voluto<br />

mia sorella pri<strong>ma</strong> <strong>di</strong> affrontarmi in duello, hai voluto<br />

il bestiame <strong>se</strong>nza chiederlo al pastore. Io sono venuto<br />

qui a mostrarti che cosa <strong>di</strong>ce la legge dei nostri antenati:<br />

<strong>non</strong> abbandonare i tuoi beni pri<strong>ma</strong> <strong>di</strong> averli <strong>di</strong>fesi con le<br />

armi in pugno, <strong>non</strong> dare le tue sorelle al principe nemico<br />

pri<strong>ma</strong> <strong>di</strong> averlo affrontato in duello: preparati principe,<br />

che è arrivato il tuo ultimo giorno! Parola <strong>di</strong> Gjergj Elez<br />

Alia!” (Fiabe e leggende albanesi, p.30)<br />

Alia riuscì a vincere il principe colpendolo con un dardo.<br />

Gli staccò la testa e l’appe<strong>se</strong> nella parte superiore della<br />

<strong>se</strong>lla, trascinò il tronco per i pie<strong>di</strong> lungo i campi tra<br />

cespugli e rovi per poi gettarlo in un burrone. “Il sangue<br />

del principe scor<strong>se</strong> per il torrente e annerì tutto il fiume.<br />

Per tre anni tutt’intorno si <strong>se</strong>ntiva puzzo <strong>di</strong> cadavere” .<br />

Alia tornò a casa, affidò tutti i suoi averi ai suoi amici e<br />

poi andò dalla sorella, <strong>ma</strong>, nel momento dell’abbraccio, i<br />

due caddero a terra morti. Furono <strong>se</strong>ppelliti insieme circondati<br />

da un muretto per significare il loro amore. Gli<br />

amici piantarono vicino alla tomba un bel tiglio dove <strong>se</strong>mpre<br />

andavano a riposare gli uccelli d’estate. Alla fine ri<strong>ma</strong>ne<br />

il ricordo <strong>di</strong> questo grande eroe e a raccontare la<br />

sua storia ri<strong>ma</strong>ne la tomba. La fiaba termina con una fra<strong>se</strong><br />

significativa: “E il canto <strong>non</strong> muore <strong>ma</strong>i” E’ come<br />

<strong>di</strong>re che gli eroi ri<strong>ma</strong>ngono per l’eternità. Come si può<br />

notare, anche in questo caso i due protagonisti <strong>muoiono</strong>.<br />

Molte storie ricordano l’avanzata dei Turchi, in particolare<br />

ce n’è una: “Gjon Pretika”, eccola raccontata integralmente:<br />

“Di guerra in guerra i Turchi inva<strong>se</strong>ro l’Albania.<br />

E fecero <strong>di</strong> tutto: ucci<strong>se</strong>ro, rapirono, oppres<strong>se</strong>ro. Ma<br />

l’Albania si ribellò, con le armi in pugno. Allora i Turchi<br />

<strong>ma</strong>ndarono un grande e<strong>se</strong>rcito a do<strong>ma</strong>re l’insurrezione.<br />

L’e<strong>se</strong>rcito si fermò ai pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> un alto monte, cantava una<br />

pastorella: Chi è tanto giovane e così bravo da prendere<br />

tra i monti la pastorella?<br />

Cor<strong>se</strong>ro molti soldati a prenderla, <strong>ma</strong> <strong>non</strong> la pre<strong>se</strong>ro. Il<br />

Il Salotto degli Autori<br />

- 36 -<br />

più valoroso <strong>di</strong> tutti i soldati era Gjon Pretika. Egli salì<br />

veloce sulla montagna, vide la pastorella e la <strong>se</strong>guì <strong>di</strong> balza<br />

in balza. La pastorella fuggiva, Gjon la in<strong>se</strong>guiva. Alla<br />

fine il giovane la raggiun<strong>se</strong> e la pre<strong>se</strong>. Gli piacque la bella<br />

pastorella della montagna e le <strong>di</strong>s<strong>se</strong>:<br />

-O mia bella pastorella, io voglio sposarti!<br />

Rispo<strong>se</strong> la pastorella:<br />

-Tu <strong>se</strong>i un nemico, <strong>non</strong> ti voglio!<br />

E sfuggì alla presa <strong>di</strong> Gjon e si <strong>di</strong>ede alla fuga. Egli la<br />

raggiun<strong>se</strong> e l’afferrò per i capelli, arrabbiato, e la trascinò<br />

per terra. Allora la pastorella gli gridò:<br />

-Non prendermi per i capelli, infedele! Io <strong>non</strong> sono sola<br />

al mondo. Ho un fratello valoroso che <strong>non</strong> te la farà passare<br />

liscia.<br />

E Gjon: -E dov’è tuo fratello, che gli venga un accidente!<br />

- Non <strong>ma</strong>le<strong>di</strong>re infedele! Mio fratello è nell’e<strong>se</strong>rcito,<br />

perché lo hanno rapito i Turchi fin da bambino e lo hanno<br />

portato lontano. Sono passati quin<strong>di</strong>ci anni, <strong>ma</strong> mio fratello<br />

ritornerà.<br />

- Come si chia<strong>ma</strong> tuo fratello?<br />

- Si chia<strong>ma</strong> Gjon. Egli ha dei <strong>se</strong>gni che lo <strong>di</strong>stinguono<br />

da tutti: ha <strong>se</strong>i <strong>di</strong>ta nelle <strong>ma</strong>ni e <strong>se</strong>i <strong>di</strong>ta nei pie<strong>di</strong>.<br />

- Allora tu <strong>se</strong>i Fasile, sorella mia?<br />

- Si, sono io Gjon, fratello!<br />

- E tutti e due si abbracciarono e si baciarono come<br />

fratello e sorella. Da tanti anni <strong>non</strong> si vedevano…<br />

- Che cosa fa nostra <strong>ma</strong>dre, mia cara sorella?<br />

- La <strong>ma</strong>m<strong>ma</strong> è morta, caro fratello Gjon…<br />

- E cosa fa nostro padre, mia cara sorella?<br />

- Papà è stato am<strong>ma</strong>zzato, caro fratello Gjon…<br />

E tutti e due morirono all’istante per il dolore e la commozione.<br />

…Lì dove cadde Gjon spuntò un melocotogno; lì dove<br />

cadde Fasile spuntò un melograno. E dal melocotogno<br />

sbocciarono i fiori <strong>di</strong> melocotogno; dal melograno i fiori<br />

<strong>di</strong> melograno….” (op.cit, p.168)<br />

Come si può notare nella pri<strong>ma</strong> storia, quella <strong>di</strong> Elia,<br />

uno dei temi ricorrenti è la figura del PRINCIPE che <strong>di</strong><br />

solito è anche un saccheggiatore, mentre l’EROE si <strong>di</strong>stingue<br />

<strong>se</strong>mpre per la parola data ed è <strong>se</strong>mpre <strong>di</strong>fensore<br />

dell’onore.<br />

Altro aspetto importante è la descrizione della natura<br />

che a volte <strong>se</strong>mbra personificarsi per avvicinarsi <strong>di</strong> più<br />

all’uomo. Le stelle, la luna, il faggio si rivestono <strong>di</strong> poesia<br />

e così pure i ritratti fisici e psicologici delle persone,<br />

degli eroi. Anche nella storia <strong>di</strong> Gjon, alla fine i due fratelli<br />

morti fanno spuntare qualcosa della natura, dei fiori,<br />

dei frutti. In queste fiabe <strong>non</strong> <strong>ma</strong>ncano le DONNE, anzi<br />

es<strong>se</strong> rivestono un ruolo <strong>di</strong> particolare importanza: sono<br />

<strong>ma</strong>dri, sorelle, innamorate. Tutte hanno una personalità<br />

contrad<strong>di</strong>stinta dal <strong>se</strong>nso della fedeltà alla famiglia, al<br />

padre, al fratello. Un e<strong>se</strong>mpio è il racconto “La giovane<br />

Omer” (op.cit.p.117) che pre<strong>se</strong>nteremo sul prossimo numero<br />

<strong>di</strong> questa rivista.


Pri<strong>ma</strong>vera 2008<br />

RICORDANDO RICORDANDO FISCHER<br />

FISCHER<br />

<strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o GIOVANARDI (Novara)<br />

Il 17 gennaio scorso è morto all’età <strong>di</strong> 64 anni Bobby<br />

Fischer, per molti il più grande e geniale campione <strong>di</strong><br />

scacchi <strong>di</strong> <strong>se</strong>mpre.<br />

Fu protagonista nel 1972 con il russo Spassky della sfida<br />

del <strong>se</strong>colo a Reykjavík dove conquistò, primo e unico<br />

americano nella storia, la corona del mondo <strong>di</strong> scacchi.<br />

Di Fischer <strong>non</strong> mi soffermerò in questo articolo a descriverne<br />

la vita, della quale sono a portata <strong>di</strong> tutti ampie<br />

cronache e curiosità nel vasto mondo <strong>di</strong> internet, <strong>ma</strong> per<br />

quelli come me che hanno vissuto la gioventù in quegli<br />

anni, la notizia della sua morte è <strong>di</strong> quelle eclatanti che<br />

rimbalzano come un tam tam.<br />

Fischer ha avuto il grande merito <strong>di</strong> aver fatto appassionare<br />

al gioco degli scacchi un’intera generazione e a<br />

me <strong>di</strong> aver coinvolto nella lettura <strong>di</strong> un intero scaffale <strong>di</strong><br />

libri che tutt’oggi con<strong>se</strong>rvo, facendomi conoscere, in tempi<br />

ancora <strong>non</strong> sospetti <strong>di</strong> globalizzazione, il mondo variopinto<br />

e bizzarro che circonda il mondo degli scacchi e i<br />

suoi vari tornei.<br />

Si era allora in tempo <strong>di</strong> guerra fredda e lontani dal<br />

<strong>di</strong>sincanto <strong>di</strong> oggi, <strong>ma</strong> gli eroi del mio circolo erano i<br />

campioni jugoslavi che ci venivano a sfidare e con le loro<br />

novità sul gioco ci proponevano i loro libri, per noi autentiche<br />

reliquie. E quanti libri ho <strong>di</strong>vorato scritti in greco,<br />

ingle<strong>se</strong>, russo: sì perché lo stu<strong>di</strong>o degli scacchi e la<br />

notazione <strong>di</strong> ogni loro partita è la sola cosa al mondo che<br />

può es<strong>se</strong>re comprensibile a tutti e in tutte le lingue.<br />

Gli scacchi e la letteratura hanno molte co<strong>se</strong> in comune.<br />

Non solo perché i primi hanno nell’intelletto la propria<br />

palestra, <strong>ma</strong> anche perché Calliope ha <strong>se</strong>mpre avuto<br />

un debole per la “nobile arte”.<br />

Jorge Luis Borges in una sua celebre poesia (“Ajedrez”<br />

dal volume l’Artefice) ne fa metafora della vita stessa. Io<br />

con una riconosciuta punta <strong>di</strong> presunzione (e <strong>di</strong> coraggio)<br />

vi propongo uno stralcio <strong>di</strong> una mia riflessione giovanile<br />

in risposta alla poesia sopra menzionata del grande scrittore<br />

argentino:<br />

Una passione <strong>se</strong>vera ogni qualvolta mi avvicino alla scacchiera<br />

e che trepidazione muovere quei pezzi<br />

e urtare l’altra mente rivale in un braccio <strong>di</strong> ferro altrimenti<br />

impossibile.<br />

Il bianco e il nero ; la rosa bianca e la rosa rossa; il sole<br />

e la burrasca ; la sregolatezza e la <strong>ma</strong>estria. Ghiotte le<br />

combinazioni aspettan le cupide e gravi geometrie<br />

per il palato arguto della ragione.<br />

Ma <strong>non</strong> v’hanno scorto Borges ed Unamuno nelle vostre<br />

vere <strong>se</strong>mbianze?<br />

Affascinato dalle vostre geometrie v’ho inca<strong>se</strong>llato in tante<br />

vicissitu<strong>di</strong>ni.<br />

Cupi<strong>di</strong> o meccanici? Siete veramente strumento dell’uomo<br />

come noi <strong>di</strong> Dio?<br />

- 37 -<br />

“Magici rigori” vi definì il poeta, lenti e gravi, paragonandovi<br />

al fato assurdo del creato<br />

(mettendovi for<strong>se</strong> catene che <strong>non</strong> avete)<br />

Dite a Borges le vostre vere <strong>se</strong>mbianze:<br />

la donna superba e fiera in realtà è la salute: <strong>se</strong>nza siam<br />

derelitti, clau<strong>di</strong>canti e <strong>di</strong>sar<strong>ma</strong>ti.<br />

Stravagante, svelto, alato, il cavallo è la nostra gioventù:<br />

<strong>non</strong> vede ostacoli <strong>ma</strong> neppur lontano.<br />

Sogna e gli basta.<br />

L’or<strong>di</strong>nata torre è il lavoro. Nobilita ed accerchia il<br />

popolo,l’organizza e lo <strong>di</strong>spone in or<strong>di</strong>nate fila.<br />

L’alfiere sbieco è l’amore. Tagliente, Cieco, perduto. Batte<br />

solo in terra propria ed accecato vede solo ciò che l’amor<br />

gli con<strong>se</strong>nte.<br />

I pedoni, popolo in fen<strong>di</strong>toie, son le possibilità, la fortuna,<br />

il destino.<br />

Raramente in<strong>di</strong>fferenti, come gli amici potrebbero aiutarti<br />

o tra<strong>di</strong>rti.<br />

Il re ultimo, lento e tacito <strong>ma</strong>estro, è la nostra vecchiaia:<br />

esperienza che da giovani s’ignora e si schiva, <strong>ma</strong> alla<br />

fine è l’unica cosa che resta.<br />

Scacchi. Intrepi<strong>di</strong> ed “ada<strong>ma</strong>ntini”.<br />

Bianchi e neri. Dalla tra<strong>ma</strong> lunga, agonizzante, laboriosa,<br />

fatale o patta.<br />

Scaltrezza e fato <strong>di</strong>morano in cuor vostro come a noi<br />

uomini le possibilità.<br />

Non v’ha scorto Borges perdendosi in <strong>di</strong>vagazioni teologiche,<br />

perché ben più modesta è la realtà e i suoi dolori.<br />

Am<strong>ma</strong>liante, sbieca e incatenata<br />

come i pezzi lenti e gravi<br />

sulla spaziosa e angolata scacchiera.<br />

Saluto chi è riuscito a leggermi fin qui, ed auguro a<br />

Fischer <strong>di</strong> vincere la partita più importante, mentre lo<br />

im<strong>ma</strong>gino apparecchiare la scacchiera tra file <strong>di</strong> cherubini<br />

confabulanti.


Il Salotto degli Autori<br />

LA LA SACRALITÀ SACRALITÀ DELLA DELLA VITA<br />

VITA<br />

<strong>di</strong> Cinthia DE LUCA (Ro<strong>ma</strong>)<br />

Ho pensato <strong>di</strong> spendere poche parole per qualcosa in<br />

cui credo,cercando <strong>di</strong> dar voce a quanti,or<strong>ma</strong>i una<br />

minoranza,<strong>ma</strong> <strong>non</strong> per questo degna <strong>di</strong> minor<br />

rispetto,credono ancora nella sacralità della vita in tutti i<br />

suoi aspetti,fin dal suo concepimento.<br />

Questa decisione è nata dalla riflessione che, in un mondo<br />

in cui tutto è lecito,in cui vige la libertà <strong>di</strong> espressione<br />

assoluta, anche in termini <strong>di</strong> “assoluta” trasgressività, spesso<br />

<strong>non</strong> si con<strong>se</strong>nte a noi pochi, or<strong>ma</strong>i inevitabilmente<br />

considerati “<strong>di</strong>versi”, <strong>di</strong> <strong>se</strong>guire ed esprimere il proprio<br />

credo religioso e morale, <strong>di</strong>fendendo la <strong>di</strong>gnità u<strong>ma</strong>na e<br />

la sacralità della vita.<br />

E ritengo giusto far pre<strong>se</strong>nte che anche questa è <strong>di</strong>scriminazione,<br />

visto che <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminazione <strong>non</strong> si vuol più<br />

<strong>se</strong>ntir parlare, religiosa e sociale verso chi ha pienamente<br />

<strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> <strong>se</strong>guire le proprie convinzioni cattoliche.<br />

Mi trovo spesso a contatto con altri giovani, impegnati<br />

a combattere la <strong>di</strong>scriminazione razziale o religiosa o la<br />

pena <strong>di</strong> morte nell’associazione “Difen<strong>di</strong>amo Caino” e<br />

certamente si tratta <strong>di</strong> tutte nobili iniziative, degne della<br />

<strong>ma</strong>ssi<strong>ma</strong> considerazione e dell’appoggio <strong>di</strong> tutti, perché<br />

costituiscono baluar<strong>di</strong> <strong>di</strong> civiltà, <strong>ma</strong> proprio per questo<br />

trovo assurdo che nel momento in cui ci si trova a parlare<br />

<strong>di</strong> vita, <strong>di</strong> aborto, <strong>di</strong> <strong>di</strong>gnità del <strong>ma</strong>lato grave, terminale,<br />

si verifichi spesso una sorta <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminazione, e lo <strong>di</strong>co<br />

a costo <strong>di</strong> ripetermi,<strong>ma</strong> <strong>non</strong> c’è parola che espri<strong>ma</strong> meglio<br />

questo concetto, nei confronti del cattolico, perché<br />

bigotto, anacronistico e fuori moda; il cattolico dà fasti<strong>di</strong>o<br />

a molte coscienze e lo <strong>di</strong>co perché mi trovo io per<br />

pri<strong>ma</strong> a viverlo sulla mia pelle.<br />

Ed è qui, proprio qui l’assurda contrad<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> queste<br />

persone, <strong>di</strong>fensori e fautori della libertà dell’oppresso,<br />

dello straniero, del detenuto,che poi e<strong>ma</strong>rginano chi è<br />

portatore <strong>di</strong> altre vedute esistenziali e morali, <strong>se</strong>mplicemente<br />

<strong>di</strong>ver<strong>se</strong>!<br />

La libertà religiosa e civile e la sua piena espressione<br />

- 38 -<br />

deve es<strong>se</strong>re garantita a tutti, in eguale misura, anche a chi,<br />

come me, crede che la vita vada <strong>di</strong>fesa fin dall’inizio, dal<br />

suo apparire, poiché ogni vita è irripetibile e può sbocciare<br />

e fiorire in mille mo<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi, inaspettati ed ogni vita<br />

soppressa, <strong>ma</strong>gari da una <strong>ma</strong>dre ansiosa <strong>di</strong> liberarsi della<br />

propria “<strong>di</strong>sattenzione”, è un es<strong>se</strong>re tristemente reciso.<br />

E’ una vita che <strong>non</strong> sarà <strong>ma</strong>i vissuta, un fiore calpestato,<br />

un <strong>se</strong>me gettato al vento.<br />

Vivo e stu<strong>di</strong>o in ambiente me<strong>di</strong>co e posso assicurare<br />

che nessuna prova può escludere che quella scintilla <strong>di</strong><br />

vita <strong>non</strong> sia già esplosa nel piccolo embrione fin dai primi<br />

giorni.<br />

E’ una piccola vita che si for<strong>ma</strong>, in un miracolo unico<br />

ed irripetibile, che <strong>non</strong> sarà <strong>ma</strong>i più, per tutta la storia<br />

dell’u<strong>ma</strong>nità.<br />

Noi <strong>non</strong> vedremo <strong>ma</strong>i quegli occhi per le strade, <strong>non</strong><br />

sapremo <strong>ma</strong>i come sarebbe stato quel volto, quella voce,<br />

quei capelli, quel sorriso…<br />

E ancora una parola sugli embrioni già vitali, gettati via<br />

come rifiuti, nei quali la vita <strong>non</strong> si può negare, es<strong>se</strong>ndo<br />

già evidente e <strong>ma</strong>nifesta; come può una società che si<br />

definisce civile e che <strong>di</strong>fende la vita <strong>di</strong> “Caino” stroncare<br />

un’esistenza <strong>non</strong> vissuta?<br />

Sono creature chia<strong>ma</strong>te alla vita e alle quali la vita viene<br />

crudelmente rifiutata ed purtroppo c’è molta omertà riguardo<br />

a questo proble<strong>ma</strong>, soprattutto in ambiente me<strong>di</strong>co, <strong>ma</strong><br />

tacere significa <strong>di</strong>ventare complice <strong>di</strong> questo sotterraneo<br />

infantici<strong>di</strong>o; quin<strong>di</strong> bisogna gridare e “gridare forte”.<br />

E allora, aiutiamo “Caino”, è giusto, ha <strong>di</strong>ritto ad una<br />

<strong>se</strong>conda possibilità <strong>di</strong> vita, <strong>ma</strong> allo stesso modo è doveroso<br />

aiutare l’innocente, colui che <strong>non</strong> ha voce e che viene<br />

gettato via <strong>se</strong>nza possibilità <strong>di</strong> appello, <strong>se</strong>nza che <strong>di</strong><br />

possibilità ne abbia avuta nemmeno una.<br />

Oggi appunto sono qui a dar voce a quell’innocente, insieme<br />

a tutti coloro che, come me, credono fer<strong>ma</strong>mente<br />

che anche l’innocenza sia vita ed abbia <strong>di</strong>ritto ad aver voce.<br />

PREMIO INTERNAZIONALE CITTÀ DI POMIGLIANO D’ARCO<br />

Fondato dalla poetessa Tina PICCOLO<br />

Il premio si articola nelle <strong>se</strong>guenti <strong>se</strong>zioni:<br />

Poesia: si partecipa con una più liriche in lingua o vernacolo, <strong>di</strong> <strong>ma</strong>ssimo 40 versi o una silloge <strong>di</strong> <strong>ma</strong>x. 10<br />

liriche, in tre copie <strong>di</strong> cui una sola fir<strong>ma</strong>ta e con i dati completi dell’autore.<br />

Narrativa: si partecipa con un libro e<strong>di</strong>to dal 1990 a oggi, con una novella e<strong>di</strong>ta o con un dossier su te<strong>ma</strong>tiche<br />

varie, in tre copie.<br />

Fotografia: inviare una foto a te<strong>ma</strong> libero con for<strong>ma</strong>to a scelta dell’autore.<br />

Pittura, scultura e grafica: opere da inviare solo in fotografia <strong>di</strong> for<strong>ma</strong>to idoneo per la corretta interpretazione.<br />

Non inviare originali.<br />

Inviare profilo biografico <strong>di</strong> <strong>ma</strong>x. 20 righe con <strong>di</strong>chiarazione autenticità opere, e dati completi.<br />

Quota <strong>di</strong> partecipazione: 30 euro per ogni opera pre<strong>se</strong>ntata da versare con vaglia o in contanti. Inviare le<br />

opere partecipanti a: Tina Piccolo, Via Rossini 14 – 80038 Pomigliano d’Arco (NA) entro il 30 giugno 2008. I<br />

vincitori riceveranno comunicazione tremite invito. Premi: trofei, medaglioni d’argento, pergamene d’onore e<br />

medaglie artistiche. Premi speciali saranno con<strong>se</strong>gnati ai giornalisti della stampa, della ra<strong>di</strong>o e televisione e<br />

alle personalità della cultura e me<strong>di</strong>cina, dello spettacolo e politica.<br />

Per ulteriori infor<strong>ma</strong>zioni: Tina Piccolo: 081.80.33.459 – Gennaro Battiloro: 339.411.41.01


Ariadna De Raadt@fotolia.com<br />

…E ADESSO…<br />

<strong>di</strong> Carla SCOVERO LETO<br />

(Torino)<br />

Come un soffio <strong>di</strong> vento<br />

è passato il “tempo delle mele”<br />

e dei prati in flore<br />

che profu<strong>ma</strong>vano d’aurora<br />

e <strong>di</strong> desideri amorosi.<br />

Allora i nostri cuori<br />

palpitavano<br />

nell’ansia dell’incontro,<br />

e l’aria bruciava<br />

<strong>di</strong> <strong>se</strong>nsazioni nuove,<br />

ed era dolce<br />

anche piangere d’amore.<br />

Abbiamo mietuto<br />

<strong>di</strong>ste<strong>se</strong> <strong>di</strong> grano <strong>ma</strong>turo...<br />

Abbiamo calpestato<br />

<strong>se</strong>ntieri spinosi<br />

e raccolto ceste d’ortiche<br />

e d’erbe a<strong>ma</strong>re....<br />

Ma il Sole del nostro amore<br />

ci ha <strong>se</strong>mpre accompagnati<br />

e lungo il tempo<br />

e il riciclar delle stagioni,<br />

con i suoi raggi dorati,<br />

ci ha scaldati.<br />

E adesso ...<br />

canne mos<strong>se</strong> dal vento<br />

e legate alla stessa ra<strong>di</strong>ce,<br />

guar<strong>di</strong>amo al futuro<br />

prendendoci per <strong>ma</strong>no.<br />

E ci teniamo stretti<br />

perché il do<strong>ma</strong>ni<br />

faccia meno paura.<br />

Pri<strong>ma</strong>vera 2008<br />

LA CAREZZA DELLA LUNA<br />

<strong>di</strong> Maria Cristina SACCHETTI<br />

(Riva <strong>di</strong> Chieri – TO)<br />

Notte torrida d’estate,<br />

<strong>di</strong>stesa sul mio letto, <strong>se</strong>nza veli,<br />

porgo i bianchi <strong>se</strong>ni<br />

alla carezza della luna<br />

che, <strong>ma</strong>liarda, si staglia nel vano<br />

della finestra spalancata,<br />

quasi a far cornice sul creato.<br />

Ali metto ai miei pensieri<br />

E percorro filigrana <strong>di</strong> giorni<br />

Consu<strong>ma</strong>ti <strong>di</strong> tempo,<br />

giungo a notti d’anni ver<strong>di</strong>,<br />

a sguar<strong>di</strong> complici <strong>di</strong> stella,<br />

olezzo <strong>di</strong> resina montana,<br />

capelli scompigliati d’emozioni,<br />

promes<strong>se</strong> e giuramenti spudorati…<br />

… un sospiro profondo<br />

Torno al pre<strong>se</strong>nte, rientro nel corpo,<br />

sul letto <strong>di</strong>sfatto.<br />

L’incantevole luna,<br />

la stessa <strong>di</strong> allora,<br />

tende i suoi raggi,<br />

lambisce il mio cuore.<br />

Poi ammicca e lentamente,<br />

nella notte, si <strong>di</strong>legua oltre il muro.<br />

Primo premio conc. “Giovanni<br />

Casale” <strong>di</strong> Pralormo -TO<br />

ARCO <strong>di</strong> Alda FORTINI<br />

(Villongo – BG)<br />

Giorni assur<strong>di</strong> nell’estate<br />

calda e afosa dove il richiamo<br />

degli uccelli è vago<br />

e sotto questa siepe<br />

un nuovo pomeriggio trascorre.<br />

E conto il silenzio avuto<br />

nelle lontane giornate<br />

dove si consu<strong>ma</strong>no i ricor<strong>di</strong>.<br />

Guardo il grano <strong>ma</strong>turo<br />

nella <strong>di</strong>stesa alta<br />

dove il papavero è sparso<br />

e la mia stagione traduce<br />

giorni alteni e certi<br />

sotto gli ulivi <strong>ma</strong>turi.<br />

Lenta la <strong>se</strong>ra scende<br />

e confusa da voci lontane<br />

giunge un passante<br />

con la bisaccia a tracolla<br />

e la fontana all’angolo<br />

zampilla acqua fresca.<br />

Lieto è il vento nella <strong>se</strong>ra<br />

e corrono foglie accartocciate<br />

nel vento per il <strong>se</strong>ntiero aperto<br />

e sotto l’arco <strong>di</strong> questa casa<br />

un nido <strong>di</strong> pas<strong>se</strong>ri alto.<br />

- 39 -<br />

DIALOGANDO CON UN’AMICA<br />

<strong>di</strong> Francesca LUZZIO (Palermo)<br />

Di afflati <strong>di</strong> sofferenze<br />

inau<strong>di</strong>te<br />

restano <strong>di</strong>ffu<strong>se</strong><br />

mollezze inaspettate.<br />

E’ l’effetto della gara con i lupi:<br />

con<strong>se</strong>guenza naturale<br />

<strong>di</strong> nor<strong>ma</strong>le darwinismo sociale .<br />

Io, ani<strong>ma</strong>le acquatico<br />

<strong>non</strong> raggiungerò<br />

come salmone il fiume.<br />

Non ho energia, né determinazione<br />

mi lascio andare<br />

<strong>non</strong> cambio colore<br />

e <strong>di</strong>gerisco il mio corpo<br />

solo nell’attesa <strong>di</strong> finire.<br />

Eppure nel dolore si può nuotare,<br />

volare, attraverso la calda<br />

corrente ascensionale<br />

e poi……tendere la <strong>ma</strong>no<br />

all’amica luna che sa ascoltare<br />

i brusii u<strong>ma</strong>ni………<br />

e insieme a lei girare e guardare<br />

l’inattesa, grande bolla<br />

che da terra sale.<br />

Confluenza occasionale,<br />

<strong>di</strong> lacrime evaporate<br />

da <strong>di</strong>versi rivoli adunati:<br />

ciò che laggiù si perde, qui s’aduna.<br />

E’ un processo nor<strong>ma</strong>le<br />

che <strong>non</strong> impe<strong>di</strong>sce allo stivale<br />

<strong>di</strong> continuare a infangare<br />

gocce pure <strong>di</strong> acqua lustrale.<br />

E <strong>se</strong> anche per Ariosto fos<strong>se</strong> nata<br />

redentrice saggezza <strong>di</strong> pri<strong>ma</strong>vera ?<br />

MarekKos<strong>ma</strong>l@fotolia.com


DIO <strong>di</strong> Alessandrini CORRADO (Recanati)<br />

Il Salotto degli Autori<br />

27 gennaio:<br />

GIORNO DELLA MEMORIA<br />

... per <strong>non</strong> ripetere con altri <strong>se</strong>miti<br />

Fulvio FERRERO (Torino)<br />

Due pagine dentro una scatola trovata in una cantina. Non conosco la bimba che scris<strong>se</strong> e <strong>non</strong> so come il<br />

foglio a righe fos<strong>se</strong> capitato in quel luogo. Cercai tra le carte <strong>ma</strong> <strong>non</strong> trovai il <strong>se</strong>guito. E’ testimonianza della<br />

corruzione operata sull’animo dei bimbi e sappiamo cosa capitò in <strong>se</strong>guito.<br />

13 <strong>ma</strong>rzo 1942 - Te<strong>ma</strong>: “ Il fascismo e gli ebrei”<br />

Gli ebrei sono un popolo <strong>di</strong> razza <strong>non</strong> ariana <strong>di</strong>sperso in tutto il mondo- Sono detti<br />

<strong>se</strong>miti, perché, <strong>se</strong>condo la denominazione biblica, appartengono alla stirpe <strong>di</strong>scendente<br />

da Sem, figlio <strong>di</strong> Noè. Hanno <strong>se</strong>mpre <strong>ma</strong>ntenuto i loro caratteri.<br />

Sono avi<strong>di</strong> <strong>di</strong> denaro, rapaci, usurai. Le loro caratteristiche fisiche sono: capelli neri e<br />

crespi; naso camuso, labbra pronunciate,estremità quasi <strong>se</strong>mpre piatte, <strong>ma</strong>ni adunche.<br />

Essi <strong>non</strong> si sono <strong>ma</strong>i fusi con le popolazioni dei paesi in cui <strong>di</strong>morarono,godettero in<br />

Italia la più grande ospitalità e mirarono ad assicurarsi gran<strong>di</strong> posizioni.<br />

Pur es<strong>se</strong>ndo essi un numero molto inferiore al nostro,aspirarono <strong>se</strong>mpre alla vita politica<br />

ed economica.<br />

Nonostante la generosità fascista verso gli ebrei,l’ebraismo si po<strong>se</strong> contro il<br />

fascismo,alleandosi ai popoli nemici,aiutando le congiure straniere or<strong>di</strong>te ai nostri danni.<br />

Essi, pur godendo <strong>di</strong> tutti i <strong>di</strong>ritti dei citta<strong>di</strong>ni italiani credettero <strong>di</strong> poter sfruttare la<br />

generosità fascista,e purtroppo riuscirono nel loro intento.<br />

S’impadronirono dei posti <strong>di</strong> co<strong>ma</strong>ndo, accaparrandosi le ricchezze nazionali. Essi , con<br />

tutti i mezzi,riuscirono ad entrare nella vita politica,sociale ed economica,nei campi dell’arte,della<br />

letteratura,della scienza,rappre<strong>se</strong>ntando così un grande pericolo per l’Italia<br />

<strong>di</strong> do<strong>ma</strong>ni. E così che il nostro…<br />

Eterno miracolo, silente Signore d’immenso universo,<br />

ove pre<strong>se</strong>nte, passato, futuro si fondono.<br />

Signore <strong>di</strong> soli, d’astri infiniti,<br />

<strong>di</strong> cieli celesti, d’eterni scenari: perpetua poesia<br />

d’eterno silenzio d’amore ci mostri.<br />

Eterna onnipotenza visibile e invisibile<br />

entro perfette armonie d’universale mistero,<br />

purissi<strong>ma</strong> poesia dell’amore, Tu <strong>se</strong>i,<br />

del silenzio <strong>di</strong> miliar<strong>di</strong> d’astri;<br />

assoluto Signore <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssimili colori e profumi:<br />

eterna giovinezza d’antico mistero,<br />

sorriso infinito d’azzurri cieli, eterna,<br />

silente universale luce Tu <strong>se</strong>i d’incommensurabili<br />

spazi celesti, d’astri infiniti.<br />

Assoluto Signore d’acque d’oceani,<br />

<strong>di</strong> <strong>ma</strong>ri, <strong>di</strong> fiumi, <strong>di</strong> laghi che genero<strong>se</strong> terre<br />

bagnano donando vita all’u<strong>ma</strong>na progenie.<br />

Onnipotente, invisibile, infinito mistero,<br />

a Te, noi mortali c’inchiniamo devoti, ubbi<strong>di</strong>enti.<br />

- 40 -<br />

IL RESTO E’ SILENZIO<br />

<strong>di</strong> Mario DILUVIANI (Taibon – BL)<br />

Morte, <strong>se</strong>i for<strong>se</strong> un sonno<br />

sospeso nel nulla<br />

un sogno tra im<strong>ma</strong>gini scialbe<br />

d’incerti contorni?<br />

Possie<strong>di</strong> o ti <strong>ma</strong>nca<br />

un <strong>se</strong>nso del tempo fuggente<br />

tra impronte <strong>di</strong> vuoto?<br />

Oppure Amleto<br />

ha sciolto l’enig<strong>ma</strong>:<br />

soltanto pregnante Silenzio?<br />

da Amleto - finale atto 5°


NARRATIVA<br />

I sogni <strong>non</strong> hanno stagioni<br />

Fosca Andraghetti<br />

Il pallone ha colpito il vetro con un tonfo leggero, poi è rotolato<br />

accanto a me che sto in terrazza nascosta tra vasi <strong>di</strong> fiori<br />

e lenzuola ste<strong>se</strong> ad asciugare. Resto nel mio cantuccio, ad<br />

ascoltare i richiami dal cortile.<br />

“Lauri, Lauriii…”<br />

Fingo <strong>di</strong> <strong>non</strong> <strong>se</strong>ntire.<br />

“Laura, butta il pallone per favore!” urla Michele<br />

“Lauri, oh Lauri, ti prego butta il pallone!” scimmiotta Alessandro.<br />

Li <strong>se</strong>nto ridere, <strong>non</strong>no e nipote, amici e complici. Scosto<br />

l’angolo <strong>di</strong> un lenzuolo e sbircio giù nel cortile: stanno ancora<br />

ridacchiando. Lancio la preziosa sfera, rifiuto <strong>di</strong> andare<br />

anch’io a tirare calci e pro<strong>se</strong>guo a siste<strong>ma</strong>re i vasi.<br />

Le punte dei petali <strong>di</strong> una rosa rossa ammiccano indolenti a<br />

raggi <strong>di</strong> sole. E’ pri<strong>ma</strong>vera. E’ svanito il velo <strong>di</strong> nebbia acquosa,<br />

<strong>se</strong>gno delle ultime brume invernali, che questa <strong>ma</strong>ttina<br />

velava uomini e co<strong>se</strong>. La rosa <strong>se</strong>mbra sorridere, un po’<br />

come gli occhi <strong>di</strong> Michele quando mi guardano. Nel cortile<br />

le voci si rincorrono gioio<strong>se</strong>, fra qualche ora riempiranno le<br />

stanze <strong>di</strong> questa casa, quella dove volevo vivere sola!<br />

“Puoi chia<strong>ma</strong>rmi Ale!”<br />

Il pallone era rotolato sotto la panchina dove ero <strong>se</strong>duta. Il<br />

bambino stava in pie<strong>di</strong> davanti a me, sperduto in una <strong>ma</strong>glietta<br />

<strong>di</strong> cotone troppo lunga e con i colori della squadra del<br />

cuore. Le efeli<strong>di</strong> del viso rispecchiavano il nocciola degli<br />

occhi e del ciuffo <strong>di</strong> capelli, leggermente sudato, che gli ricadeva<br />

sulla fronte.<br />

“E tu puoi chia<strong>ma</strong>rmi Laura!” avevo ribattuto allungandogli<br />

la palla.<br />

“Fa lo stesso <strong>se</strong> ti chiamo Lauri? Mi piace <strong>di</strong> più!”<br />

Avevo annuito <strong>di</strong>vertita.<br />

Michele era comparso alle sue spalle: lungo, <strong>ma</strong>gro e infilato<br />

in una tuta che doveva avere visto tempi migliori. Mi aveva<br />

guardato. Io avevo finto in<strong>di</strong>fferenza, sorridendo al bambino<br />

che lo strattonava.<br />

“Dai, Michele, an<strong>di</strong>amo a giocare! Poi fa buio e dobbiamo<br />

tornare a casa!<br />

“Lei resta qui?” aveva chiesto l’uomo.<br />

“No! Riprendo la mia corsa!”<br />

Pri<strong>ma</strong> <strong>di</strong> salutarmi, Alessandro aveva <strong>di</strong>chiarato i suoi anni<br />

siste<strong>ma</strong>ndo puntigliosamente le <strong>di</strong>ta ad una ad una.<br />

Se ne erano andati, il <strong>non</strong>no con l’andatura <strong>di</strong>noccolata e il<br />

nipote che correva dondolando il <strong>se</strong>dere pieno. Era alto per i<br />

suoi cinque anni, <strong>ma</strong> il corpo aveva ancora le roton<strong>di</strong>tà dei<br />

bambini piccoli.<br />

Avevo lasciato il parco quasi a <strong>ma</strong>lincuore. Improvvisamente<br />

mi ero accorta <strong>di</strong> quanto grande fos<strong>se</strong> la voglia <strong>di</strong> baci e<br />

abbracci. Del mio <strong>ma</strong>trimonio finito troppo in fretta, rimpiangevo<br />

un figlio <strong>ma</strong>i nato e i nipoti or<strong>ma</strong>i cresciuti, anche<br />

<strong>se</strong> della zia avevano or<strong>ma</strong>i un ricordo nebuloso.<br />

Michele lo rivi<strong>di</strong> la <strong>se</strong>ra stessa, davanti alla porta <strong>di</strong> casa<br />

mia, il <strong>di</strong>to incollato al campanello.<br />

“Prego?” avevo chiesto os<strong>se</strong>rvandolo curiosamente.<br />

Lui aveva allungato la <strong>ma</strong>no, nascosta <strong>di</strong>etro la schiena, per<br />

porgermi un’azalea bianca.<br />

Pri<strong>ma</strong>vera 2008<br />

- 41 -<br />

“C’è anche un biglietto!” aveva aggiunto. L’avevo aperto<br />

sospettosa.<br />

“Mi vorrebbe come amico? Non sono un bruto e abitiamo<br />

sullo stesso pianerottolo.”<br />

Ero scoppiata a ridere e lo avevo guardato negli occhi. Lui<br />

aveva tirato un sospiro <strong>di</strong> sollievo.<br />

Un’amicizia nata così, quasi per gioco. E quasi per gioco<br />

misi in <strong>di</strong>scussione il mio stile <strong>di</strong> vita, la ri<strong>se</strong>rvatezza che, nei<br />

molti anni vissuti in quel palazzo, mi aveva impe<strong>di</strong>to <strong>di</strong> allacciare<br />

rapporti con i miei vicini <strong>di</strong> casa creandomi intorno,<br />

così mi <strong>di</strong>s<strong>se</strong> in <strong>se</strong>guito Michele, un alone <strong>di</strong> mistero.<br />

Poco per volta riuscì a creare una crepa nella mia corazza<br />

facendomi <strong>se</strong>ntire <strong>di</strong> nuovo vulnerabile. Mi raccontò della<br />

dolorosa arresa <strong>di</strong> sua moglie, volata via troppo in fretta.<br />

Assumeva, a volte, un tono querulo e con una punta <strong>di</strong> rancore<br />

verso un destino incomprensibile e inaccettabile. Avevo<br />

voglia <strong>di</strong> un amico e gli <strong>di</strong>ssi della mia solitu<strong>di</strong>ne voluta.<br />

Mi spaventava anche solo l’idea <strong>di</strong> un nuovo compagno.<br />

Lui mi parlò <strong>di</strong> un’amica speciale con la quale aveva con<strong>di</strong>viso<br />

un dolore troppo grande per sopportarlo da solo e la<br />

rabbia contro il mondo intero.<br />

“Lei mi è stata vicina in un momento particolarmente <strong>di</strong>fficile!”<br />

Avrei voluto es<strong>se</strong>re io quella donna che, <strong>se</strong>nza muovere un<br />

<strong>di</strong>to, <strong>se</strong>mbrava avere un posto privilegiato nel suo cuore.<br />

Ribellandomi a quel desiderio, for<strong>se</strong> <strong>non</strong> troppo inconscio,<br />

<strong>di</strong> uscire dal mio isolamento, mi ero stretta nelle spalle dandomi<br />

della stupida per avere cullato un sogno in un’età in<br />

cui i sogni svaniscono soltanto. Poi ci fu un momento <strong>ma</strong>gico<br />

e quella che <strong>se</strong>mbrava es<strong>se</strong>re un’amicizia <strong>se</strong>nza sbocchi,<br />

<strong>di</strong>ventò qualcosa <strong>di</strong> molto più importante.<br />

“Lauri, il pallone!”<br />

Eccolo <strong>di</strong> nuovo! Mimo il gesto <strong>di</strong> tagliarlo con le forbici,<br />

poi rido e lo ributto giù. Michele mi avverte che suo figlio e<br />

la nuora arriveranno in ritardo per cena.<br />

Michele! E’ riuscito a stemprare la sua sofferenza, ha <strong>ma</strong>ndato<br />

in frantumi la mia corazza, mi fatto dono della sua famiglia.<br />

Ale è un bambino stupendo e mi regala quegli abbracci<br />

che mi <strong>ma</strong>ncavano tanto.<br />

Mi sono lasciata alle spalle paure e insicurezze ra<strong>di</strong>cate come<br />

gramigna. In un’età dove le donne per l’altro <strong>se</strong>sso <strong>di</strong>ventano<br />

trasparenti, qualcuno mi ha vista, mi ha regalato tutto<br />

quanto potevo desiderare: tenerezza, affetto, comprensione,<br />

complicità, <strong>di</strong>alogo… E’ stato come rifiorire, un poco come<br />

le ro<strong>se</strong> del mio balcone.<br />

Il bocciolo rosso si è piegato docile sotto la carezza del vento,<br />

il sole è <strong>di</strong>ventato più coraggioso e l’aria più calda.<br />

Il cielo è azzurro come i sogni, quelli che <strong>non</strong> hanno<br />

stagioni e allora, perché <strong>non</strong> andare anch’io a tirare calci<br />

ad un pallone!<br />

La Casa<br />

<strong>di</strong> Maria Francesca Cherubini (Pg)<br />

Nor<strong>ma</strong>, abita al centro della città, tra due vie citta<strong>di</strong>ne <strong>di</strong><br />

notevole percorrenza. Il traffico è caotico.<br />

Ma lei è ugualmente immersa nel silenzio e può avere tutta<br />

la concentrazione che vuole perché, dopo aver salito i suoi<br />

quasi 103 gra<strong>di</strong>ni, tutti ripi<strong>di</strong>, si trova in ci<strong>ma</strong> ad un grande<br />

vecchio palazzo, lontana in tal modo da rumori e vocìi.<br />

La sua “ Casa” è quin<strong>di</strong> nella quiete e rappre<strong>se</strong>nta il suo rifugio<br />

e in un certo <strong>se</strong>nso, o<strong>se</strong>remmo <strong>di</strong>re, una “grande <strong>ma</strong>dre”.<br />

È “Casa” infatti che, quando Nor<strong>ma</strong> rientra affranta e stanca,<br />

la prende tra le enormi braccia e la culla.


La culla a lungo finché tutti i brutti pensieri o le delusioni del<br />

giorno <strong>non</strong> fuggono via, impauriti da tanto amore <strong>ma</strong>terno.<br />

Nor<strong>ma</strong> è sola, veramente sola. Non ha nessuno.<br />

“La Casa” però veglia sullo stato umorale e <strong>di</strong> salute della<br />

ragazza.<br />

D’inverno, quando fuori nevica e sulla terra tira quel vento<br />

freddo <strong>di</strong> tempesta che punge gli occhi e le <strong>di</strong>ta … Nor<strong>ma</strong> è<br />

al sicuro nelle viscere <strong>di</strong> “Casa” che la riscalda con le sue<br />

ampie e calde pareti … che la riparano dai venti <strong>ma</strong>ligni e<br />

irosi che fuori circolano con gran vociare.<br />

E <strong>se</strong> il caldo estivo preme troppo sui tetti della città, sui comignoli,<br />

sulle grondaie … e sghembi riquadri <strong>di</strong> sole violento<br />

riescono ad insinuarsi persino nelle viuzze strette ed alte<br />

… Nor<strong>ma</strong> <strong>se</strong>mpre trova rifugio nella sua “Casa” che con la<br />

profon<strong>di</strong>tà dei suoi muri crea per lei frescura e sollievo.<br />

Nor<strong>ma</strong> vide per la pri<strong>ma</strong> volta “Casa” parecchi anni fa e si<br />

può <strong>di</strong>re che ne ri<strong>ma</strong><strong>se</strong> subito folgorata tanto le piacque!<br />

Volle quin<strong>di</strong> trasferircisi imme<strong>di</strong>atamente. Occorre <strong>di</strong>re comunque<br />

che fu amore a pri<strong>ma</strong> vista “reciproco”!<br />

Perché anche Nor<strong>ma</strong> piacque molto alla “Casa”.<br />

La ragazza era delicata e <strong>se</strong>nsibile … lei e “la Casa” avevano<br />

gusti molto simili.<br />

Se Nor<strong>ma</strong> si <strong>se</strong>deva ad ascoltare gli a<strong>ma</strong>ti Chopin,<br />

Rach<strong>ma</strong>ninoff, Stravinskij … anche “la Casa” si metteva<br />

quieta e ri<strong>ma</strong>neva rapita nell’ascolto.<br />

Nor<strong>ma</strong> leggeva poesie e novelle a voce alta … e “Casa”<br />

commossa ascoltava partecipante.<br />

Tutte le ca<strong>se</strong> hanno un’ani<strong>ma</strong>, certo!<br />

Questo ognuno lo sa! Ma la Casa <strong>di</strong> “via della Cometa” ne<br />

aveva una così <strong>se</strong>nsibile e poetica che si legava perfettamente<br />

con quella <strong>di</strong> Nor<strong>ma</strong> !!! Nelle <strong>se</strong>rate <strong>di</strong> Plenilunio, la ragazza<br />

si affacciava dall’altezza del suo ultimo piano, apriva<br />

le finestre che si inargentavano <strong>di</strong> colpo ed insieme a “Casa”,<br />

ani<strong>ma</strong> contro ani<strong>ma</strong>, si metteva a rimirare cotanto spettacolo.<br />

In lontananza la fontanella dei giar<strong>di</strong>netti pubblici, <strong>non</strong><br />

più sopraffatta dal rumore dei vari Autobus e auto private,<br />

cantava con la sua voce <strong>di</strong> cristallo liberamente nella notte,<br />

mentre grappoli <strong>di</strong> piccioni dormivano sopra i bor<strong>di</strong> alti delle<br />

persiane delle soffitte, situate sotto gli spioventi del tetto.<br />

Se Nor<strong>ma</strong> cantava ed era allegra, anche “Casa” <strong>se</strong>mbrava<br />

ani<strong>ma</strong>rsi e ridere a cuore spiegato con lei, come potrebbe<br />

fare una buona <strong>ma</strong>dre.<br />

Sempre si crea questa simbiosi tra la casa e le persone che la<br />

abitano, <strong>ma</strong> il “feeling” creatosi tra la ragazza e la sua “Casa”<br />

era qualcosa <strong>di</strong> più, poiché si estrin<strong>se</strong>cava in una perfetta<br />

intesa su tutto e in un profondo affetto filial-<strong>ma</strong>terno.<br />

Così il sodalizio tra l’ani<strong>ma</strong> sola e solitaria <strong>di</strong> Nor<strong>ma</strong> e quella<br />

protettiva e <strong>ma</strong>terna della sua “Casa” durò per più <strong>di</strong> 15<br />

anni !!! Ma un giorno … <strong>non</strong> <strong>di</strong> Aironi … <strong>ma</strong> <strong>di</strong> neri Corvi<br />

… giun<strong>se</strong> la ferale notizia !!!<br />

Nor<strong>ma</strong>, dopo una as<strong>se</strong>nza <strong>di</strong> qualche giorno, tornava con la<br />

sua valigetta ad abbracciare “Casa” che nel frattempo le aveva<br />

custo<strong>di</strong>to con cura affettuosa tutti gli oggetti e le co<strong>se</strong> a cui la<br />

ragazza tanto teneva. Si aprì con lentezza la porta della signora<br />

del piano sottostante … e con viso spettrale e voce<br />

incolore comunicò con terribili suoni: “ Lo sa? Hanno <strong>ma</strong>ndato<br />

un avviso a tutti gli inquilini !!! Vendono lo stabile, ogni<br />

appartamento. Ci danno lo sfratto per finita locazione! Come<br />

faremo? Io sono vecchia e stanca e qui ho le mie abitu<strong>di</strong>ni!”<br />

<strong>di</strong>s<strong>se</strong> con voce che le morì in gola.<br />

Nor<strong>ma</strong> <strong>se</strong>ntì un pugnale calarsi con forza nella parte alta del<br />

petto … Si <strong>se</strong>ntiva palli<strong>di</strong>ssi<strong>ma</strong> … il sangue era fuggito dalle<br />

sue vene … Tentò una risposta che <strong>non</strong> venne.<br />

Salutò velocemente e cor<strong>se</strong>, cor<strong>se</strong> … su per le scale ri<strong>ma</strong>ste<br />

Il Salotto degli Autori<br />

- 42 -<br />

…, cor<strong>se</strong> a gettarsi nelle braccia della sua “Casa”!<br />

“Casa mia, casa mia, ti portano via da me!” singhiozzava<br />

forte … “Casa” era in un canto … anche la sua ani<strong>ma</strong> piangeva<br />

… piangeva silenziosamente.<br />

Per un momento <strong>se</strong>mbrò voles<strong>se</strong> <strong>di</strong>re qualcosa alla <strong>di</strong>sperata<br />

ragazza, anzi Nor<strong>ma</strong> era quasi sicura <strong>di</strong> aver percepito per un<br />

poco la voce <strong>di</strong> “Casa”, calda e buona. Ma poi <strong>non</strong> vi fu altro.<br />

Solo dolore e lacrime da parte <strong>di</strong> entrambe.<br />

Poi Nor<strong>ma</strong> si fece coraggio cominciò a preparare tutte le sue<br />

co<strong>se</strong>, a riporle in scatoloni, a sigillarli.<br />

E tutto questo sotto l’occhio silenzioso e triste <strong>di</strong> “Casa”,<br />

tutto <strong>di</strong> fronte alla sua ani<strong>ma</strong> ammutolita!<br />

Certo “Casa” cercò <strong>di</strong> cullarla ancora altre volte per alleviarle<br />

il dolore e Nor<strong>ma</strong> le fu grata <strong>di</strong> questo … <strong>ma</strong> nulla era<br />

come pri<strong>ma</strong>. Ora l’ombra spettrale dell’Ad<strong>di</strong>o … premeva<br />

con forza sulle loro anime.<br />

Sapevano che avrebbero dovuto lasciarsi per <strong>se</strong>mpre … ed<br />

era come morire ogni giorno un poco, sapendo <strong>di</strong> morire.<br />

Nor<strong>ma</strong> preparò tutti i suoi pacchi, chiamò la “Ditta Trasporti”,<br />

guardò una, <strong>di</strong>eci, cinquanta volte ancora “Casa” che era<br />

<strong>se</strong>mpre più triste e più avvolta nell’aria <strong>di</strong> “Abbandono”…<br />

sguarnita, vuota, <strong>di</strong>laniata, povera e sola… e l’amò più <strong>di</strong><br />

pri<strong>ma</strong> … e “Casa” questo amore lo <strong>se</strong>ntì.<br />

Era stato detto a Nor<strong>ma</strong> … :”Dopo aver effettuato il trasloco,<br />

lei il giorno 7 alle ore 10 tornerà qui per con<strong>se</strong>gnare le<br />

chiavi al nuovo proprietario definitivamente!!!”<br />

E lei si assoggettò alle regole. Con viso tèrreo traslocò.<br />

E il giorno 7 alle ore 10 si trovò nuovamente lì per con<strong>se</strong>gnare<br />

le chiavi.<br />

Anzi, no, Nor<strong>ma</strong> arrivò un’ora pri<strong>ma</strong> perché volle rientrare<br />

quando ancora <strong>non</strong> c’era nessuno, nelle braccia della sua<br />

“Casa”. Aprì il portoncino d’entrata e … “Casa” era lì ad<br />

attenderla fedele … Povera, sguarnita, ferita in più parti dai<br />

traslocatori, <strong>di</strong>sadorna con fili pendenti da tutte le pareti, cartacce<br />

in ogni dove … <strong>ma</strong> era ancora lì ad attendere Nor<strong>ma</strong>!!!<br />

Girò, rigirò e ancora girò in tutte le stanze la ragazza, guardandole<br />

una dopo l’altra. E poi d’accapo come ad imprimerle<br />

per <strong>se</strong>mpre nella mente.<br />

“Casa” sorrideva un poco.<br />

Poi giun<strong>se</strong> l’ora fati<strong>di</strong>ca dell’ultimo ad<strong>di</strong>o.<br />

Con le lacrime agli occhi Nor<strong>ma</strong> si <strong>di</strong>res<strong>se</strong> verso il portoncino.<br />

Uscì. Se lo richiu<strong>se</strong> alle spalle.<br />

Ora <strong>non</strong> le ri<strong>ma</strong>neva che ricon<strong>se</strong>gnare le chiavi.<br />

Mancavano 5 minuti.<br />

Loro arrivarono puntuali: il nuovo padrone, la moglie, l’avvocato,<br />

il geometra.<br />

“Noi siamo giunti. Eccoci. Le ha portate le chiavi?”<br />

“Certamente. Tutte le copie”.<br />

“Bene apriamo”<br />

Il nuovo padrone infilò la chiave nella toppa <strong>ma</strong> questa si<br />

inceppò e la porta <strong>non</strong> si aprì.<br />

Provò allora il geometra. Nulla accadde.<br />

Quin<strong>di</strong> l’avvocato. Ancora niente.<br />

Infine la moglie del nuovo padrone. Tutto fermo.<br />

“Ma è sicura che siano le chiavi giuste? Non si sarà sbagliata?”<br />

“Non è possibile!” Intervenne la signora del piano <strong>di</strong> sotto<br />

che <strong>se</strong>ntendo trambusto era venuta a vedere “Non è possibile!<br />

La signorina Nor<strong>ma</strong> è entrata poco fa, l’ho <strong>se</strong>ntita io!”<br />

“Sì è vero, sono entrata per rivedere la Casa” confessò Nor<strong>ma</strong><br />

a testa bassa.<br />

“Sarà come lei <strong>di</strong>ce, <strong>ma</strong> qui il portoncino <strong>non</strong> si apre.<br />

Non si vuole aprire. Ci abbiamo provato tutti! Ci provi anche<br />

lei allora che <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> es<strong>se</strong>rci entrata. Ci provi!”


Così Nor<strong>ma</strong> si avvicinò e provò anche lei.<br />

La “Casa” <strong>non</strong> si aprì neanche a lei.<br />

Nor<strong>ma</strong> provò e riprovò.<br />

La porta ri<strong>ma</strong><strong>se</strong> bloccata.<br />

Allora Nor<strong>ma</strong> capì.<br />

La “Casa” <strong>non</strong> apriva a lei perché <strong>non</strong> era sola, <strong>ma</strong> in compagnia<br />

<strong>di</strong> volgari acquirenti che <strong>non</strong> l’a<strong>ma</strong>vano.<br />

Fu chia<strong>ma</strong>to <strong>di</strong> corsa un fabbro che giun<strong>se</strong> con una borsa <strong>di</strong><br />

arnesi tremen<strong>di</strong> tra cui la famigerata fiam<strong>ma</strong> ossidrica.<br />

E dopo mezz’ora <strong>di</strong> fiam<strong>ma</strong> e duro lavoro, lacerò la <strong>se</strong>rratura<br />

e la porta cedette.<br />

Si spalancò sotto la spinta dei nuovi acquirenti frementi e<br />

ansiosi che entrarono a grappolo.<br />

Anche Nor<strong>ma</strong> sbirciò dentro!<br />

Tutto vuoto!!! Dio mio!!<br />

“L’Ani<strong>ma</strong> della Casa” era fuggita!!! Fuggita!!!<br />

Erano ri<strong>ma</strong>ste solo pareti: vuote … orride … livide … nere!!!<br />

Nor<strong>ma</strong> pre<strong>se</strong> tristemente il Tram e sotto la pioggia che si<br />

confondeva alle lacrime giun<strong>se</strong> alla nuova abitazione.<br />

Girò la chiave ed entrò e vide subito la luce!<br />

“L’Ani<strong>ma</strong> della Casa” era lì ad attenderla sorridente per prenderla<br />

ancora tra le sue braccia <strong>ma</strong>terne!<br />

Nor<strong>ma</strong> allora felice si gettò al collo <strong>di</strong> “Casa” che l’avvol<strong>se</strong><br />

amorevolmente con le enormi braccia … E Nor<strong>ma</strong> si lasciò<br />

cullare, cullare … cullare tutta la notte.<br />

La pazzia del vecchio Susino<br />

favola <strong>di</strong> Edda Conte (Pisa)<br />

Non <strong>se</strong>mpre l’età si accompagna alla saggezza.<br />

Il merlo la sapeva lunga. Lui che svernava in quella zona ne<br />

conosceva tutti i lati positivi e anche quelli negativi. A una<br />

giornata <strong>di</strong> vento gelido poteva <strong>se</strong>guire una <strong>se</strong>tti<strong>ma</strong>na <strong>di</strong> sole,<br />

a un periodo <strong>di</strong> pioggia si alternavano coppie <strong>di</strong> giornate in<br />

cui il capriccioso libeccio spazzava il cielo dalle nubi e le<br />

strade dalle cartacce. Ma poi anche il vento pazzo lasciava<br />

tutto come aveva trovato e.... l’inverno ri<strong>ma</strong>neva inverno<br />

come ogni altra cosa che deve <strong>se</strong>guire l’or<strong>di</strong>ne stabilito dalla<br />

Natura.<br />

Tutte queste co<strong>se</strong> sapeva il merlo, e <strong>non</strong> si lasciava certo<br />

ingannare dai rami fioriti <strong>di</strong> un susino impazzito.<br />

-Pazzo- gli <strong>di</strong>s<strong>se</strong> infatti, mentre gli volava sopra -ti brucerai<br />

alla pri<strong>ma</strong> gelata e comprometterai tutti i tuoi frutti.-<br />

Il susino <strong>non</strong> gli rispo<strong>se</strong>, perché <strong>non</strong> aveva bisogno <strong>di</strong> imparare<br />

la lezione dal merlo. Aveva vissuto a lungo, conosceva bene<br />

i sintomi della pri<strong>ma</strong>vera e sapeva che ora <strong>non</strong> era tempo <strong>di</strong><br />

pri<strong>ma</strong>vera. Di fatto tutti gli alberi dormivano con le gemme<br />

ben strette intorno alla punta dei rami. Ma l’erba del prato era<br />

<strong>di</strong> un bel verde, e gli uccelli saltavano numerosi tra i pini. Il<br />

sole aveva poche ore <strong>di</strong> vita <strong>ma</strong> il suo tepore era così piacevole.<br />

Tutte tentazioni per il vecchio susino, il quale cominciò a<br />

fremere d’impazienza. Il mondo era bello anche in Dicembre<br />

e lui voleva vivere, <strong>non</strong> voleva sottostare alle regole comuni.<br />

Tanti mesi <strong>di</strong> sonno gli <strong>se</strong>mbravano la morte.<br />

Conosceva la tristezza della morte; bastava pensare alla sorte<br />

<strong>di</strong> tutti quei fiori che riempivano il prato nel me<strong>se</strong> <strong>di</strong> Maggio.<br />

Orgogliosi delle loro corolle colorate si esponevano al sole<br />

abbandonandosi alla carezza dei venti e al ristoro della notte.<br />

Dopo uno ne sbocciava subito un altro, e poi un altro, tutti figli<br />

<strong>di</strong> una stessa pianticella, sod<strong>di</strong>sfatti <strong>di</strong> un naturale avvicendamento,<br />

paghi <strong>di</strong> andar<strong>se</strong>ne nel vento quando i petali troppo<br />

<strong>ma</strong>turi si facevano leggeri e si staccavano uno a uno.<br />

Era un piacere assistere al continuo rinnovarsi <strong>di</strong> tanti colori<br />

Pri<strong>ma</strong>vera 2008<br />

- 43 -<br />

e <strong>di</strong> tante forme; per il vecchio susino era la vita stessa che<br />

godeva del suo trionfo, e lui godeva con lei.<br />

Ma poi veniva Luglio, il sole si avvicinava troppo alle tenere<br />

corolle, la terra si induriva intorno alle piccole ra<strong>di</strong>ci, la notte<br />

troppo breve e afosa <strong>non</strong> ce la faceva a rinfrescare il prato.<br />

Subito una nuova alba era a ridosso, i raggi del sole arrivavano<br />

già carichi <strong>di</strong> calore, e come frecce <strong>di</strong> fuoco colpivano<br />

tutto ciò che incontravano nel momento dell’impatto con la<br />

terra.<br />

Lui, col suo tronco annoso e la folta chio<strong>ma</strong>, resisteva bene,<br />

mentre il prato moriva giorno dopo giorno e <strong>di</strong> tutti i fiori<br />

colorati presto <strong>non</strong> ri<strong>ma</strong>neva che il ricordo. Questo significava<br />

morire.<br />

Ma in fondo che <strong>di</strong>fferenza c’era tra il morire in estate e il<br />

morire in inverno? Quando l’alba grigia e fredda illuminava<br />

i rami stecchiti, <strong>non</strong> era for<strong>se</strong> l’im<strong>ma</strong>gine della morte?<br />

Il susino era tanto vecchio e <strong>non</strong> aveva più voglia <strong>di</strong> aspettare<br />

il momento del risveglio obbligato. Mi<strong>se</strong> fuori timidamente<br />

un fiorellino bianco, gonfiò le gemme <strong>di</strong> un ramo più alto,<br />

salutò il sole <strong>di</strong> Dicembre con tono <strong>di</strong> confidenza.<br />

Il sole accettò il saluto e ricambiò.<br />

Per qualche giorno il sodalizio andò avanti <strong>se</strong>nza scos<strong>se</strong>. Il<br />

vecchio susino si coprì <strong>di</strong> fiori sulla chio<strong>ma</strong>, che ora si allargava<br />

con tante braccia felici; i fiori piccoli, bianchi, teneri,<br />

gli ridavano l’illusione della giovinezza.<br />

Ogni giorno si specchiava in un cielo pallido <strong>ma</strong> amico, ogni<br />

giorno gustava la gioia della trasgressione. Era consapevole<br />

<strong>di</strong> rubare qualcosa che <strong>non</strong> gli spettava e ne gustava tutto il<br />

sapore come <strong>di</strong> cosa <strong>ma</strong>i provata.<br />

Dalla ci<strong>ma</strong> del monte il vento <strong>di</strong> tramontana aprì l’occhio<br />

gelido, nemico. Vide l’accordo tra il susino e il sole e si <strong>se</strong>ntì<br />

offeso <strong>di</strong> tanta audacia. Chi credeva <strong>di</strong> es<strong>se</strong>re quell’albero<br />

pazzo, che osava sovvertire le sacre leggi dell’inverno e minacciare<br />

il suo trono?<br />

Si gonfiò d’ira e andò in cerca <strong>di</strong> aiuto presso i collaboratori.<br />

Quella chio<strong>ma</strong> fiorita <strong>non</strong> piacque a nessuno e a turno tutti si<br />

scatenarono contro il povero susino.<br />

Non fu <strong>di</strong>fficile per il Vento la Pioggia e il Gelo <strong>di</strong>struggere<br />

in una sola notte tanto ar<strong>di</strong>mento. L’albero, indebolito dall’età<br />

e dallo sforzo recente e inconsueto, fu presto fuori combattimento.<br />

Avvenne così che il nuovo giorno lo trovò spoglio<br />

e umiliato. Nudo, rin<strong>se</strong>cchito e mutilato <strong>di</strong> molti suoi<br />

rami il susino ora <strong>se</strong>mbrava davvero morto.<br />

Lo vide il solito merlo che era intento a cercare i vermi nelle<br />

vicinanze. Scos<strong>se</strong> il becco con aria <strong>di</strong> <strong>di</strong>sprezzo e fece il suo<br />

commento che suonò come la voce del <strong>ma</strong>laugurio: il vecchio<br />

pazzo ha voluto fare il canto del cigno.<br />

Il tesoro <strong>di</strong> Faustina<br />

<strong>di</strong> Leila Gambaruto (Chieri)<br />

Tom<strong>ma</strong>so detto “Mezzo cric” faceva il ladro <strong>di</strong> professione,<br />

perché proveniva da una famiglia <strong>di</strong> ladri, ben nota alla <strong>ma</strong>lavita<br />

ed alle forze dell’or<strong>di</strong>ne.<br />

Sfortunatamente per lui, <strong>non</strong> era tagliato per quel mestiere e<br />

benché affer<strong>ma</strong>s<strong>se</strong> con profonda convinzione <strong>di</strong> es<strong>se</strong>re un<br />

dritto per<strong>se</strong>guitato dalla sfortuna, scippatori, borsaioli e piccoli<br />

truffatori, lo snobbavano, rifiutando <strong>di</strong> lavorare con lui,<br />

perché lo consideravano soltanto una mezza tacca.<br />

Soltanto ad un balordo del suo stampo poteva venire in mente<br />

<strong>di</strong> rapinare una stazione <strong>di</strong> <strong>se</strong>rvizio da solo, agitando una<br />

pistola giocattolo sotto il naso del gestore che stava siste<strong>ma</strong>ndo<br />

un pesante cric, con il risultato che l’altro gli aveva<br />

sgranato i denti e rotto il naso con un preciso e ben as<strong>se</strong>stato


colpo sul muso, pri<strong>ma</strong> <strong>di</strong> con<strong>se</strong>gnarlo, svenuto e grondante<br />

sangue, ad una sollecita pattuglia <strong>di</strong> carabinieri.<br />

Insieme al naso storto e i denti rifatti pagati da Mary, la sua<br />

ardente amichetta, a Tom<strong>ma</strong>so era ri<strong>ma</strong>sto l’infame soprannome<br />

<strong>di</strong> “Mezzo cric” che gli bruciava più della botta ricevuta,<br />

perché lo <strong>ma</strong>rchiava <strong>di</strong> velleitaria imbecillità.<br />

Figuriamoci, improvvisare una rapina, lui che <strong>non</strong> riusciva<br />

nemmeno a rubacchiare nei supermercati!<br />

Per sua fortuna, Tom<strong>ma</strong>so <strong>non</strong> era ri<strong>ma</strong>sto molto al fresco,<br />

perché una provvidenziale amnistia lo aveva scodellato in<br />

strada molto pri<strong>ma</strong> della scadenza della pena.<br />

Non appena libero, il ragazzo, niente affatto redento, <strong>ma</strong><br />

completamente al verde, aveva ripreso la sua losca attività,<br />

ripromettendosi <strong>di</strong> andarci più cauto con i prossimi colpi e<br />

sognando un grande colpo in banca, che lo avrebbe arricchito<br />

e riabilitato tra i balor<strong>di</strong>.<br />

Un giorno, mentre si aggirava con aria in<strong>di</strong>fferente tra le<br />

bancarelle <strong>di</strong> un mercatino, adocchiando la merce esposta,<br />

Tom<strong>ma</strong>so ripensò ad una certa signora Faustina, cliente occasionale<br />

dell’emporio dove la sua Mary lavorava come addetta<br />

alle pulizie.<br />

Una domenica pomeriggio, dopo una bollente <strong>se</strong>duta <strong>di</strong> <strong>se</strong>sso<br />

sfrenato, che li aveva lasciati sazi e sfiniti a riprendere<br />

fiato sotto le coperte, Mary gli aveva parlato, ridendo, della<br />

vedova Faustina, una eccentrica vecchietta che aveva paura<br />

<strong>di</strong> tutto e <strong>non</strong> appena calava il crepuscolo si barricava in<br />

casa, rifiutando <strong>di</strong> aprire a chiunque. Ne sapevano qualcosa<br />

i commessi che venivano <strong>di</strong> tanto in tanto a casa sua per<br />

con<strong>se</strong>gnarle le bottiglie <strong>di</strong> acqua minerale frizzante e dovevano<br />

fare in modo <strong>di</strong> passare<br />

con il sole, perché <strong>se</strong> c’era poco luce (e in inverno il buio<br />

calava presto) lei <strong>non</strong> apriva più e lasciava tutto davanti alla<br />

porta fino al <strong>ma</strong>ttino successivo, salvo poi lamentarsi vivacemente<br />

con il padrone dell’emporio.<br />

Alcuni conta<strong>di</strong>ni che passavano vicino a casa sua per andare<br />

a lavorare nelle vigne, l’avevano vista all’alba, cauta come<br />

una cospiratrice, trascinare dentro con gran<strong>di</strong> sforzi dei pesanti<br />

scatoloni lasciati lì il giorno pri<strong>ma</strong>, lamentandosi e brontolando<br />

ad alta voce. La vedova Faustina viveva come un’eremita<br />

in una vecchia cascina isolata tra le vigne, curando il<br />

suo orticello ed allevando galline. Per un certo tempo aveva<br />

abitato con lei una sorella, zitellina stagionata che le rassomigliava<br />

molto, <strong>ma</strong> dopo qualche me<strong>se</strong> <strong>di</strong> convivenza burrascosa,<br />

la donna <strong>se</strong> n’era tornata in città e Faustina era ri<strong>ma</strong>sta<br />

sola nel suo guscio. Nessuno veniva <strong>ma</strong>i a trovarla, né<br />

lei si preoccupava troppo <strong>di</strong> rendersi simpatica o <strong>di</strong> cercarsi<br />

amicizie. Se ne stava per conto suo e passava tutto il suo<br />

tempo a pregare. Era estre<strong>ma</strong>mente religiosa.<br />

I soliti conta<strong>di</strong>ni l’avevano <strong>se</strong>ntita sgranare ad alta voce tutto<br />

il rosario mentre stendeva in cortile la sua biancheria, im<strong>ma</strong>colata<br />

e fuori moda. Altre volte era stata notata in ginocchio<br />

davanti ad una cappelleria, mentre pregava i santi e la Madonna<br />

col fervore <strong>di</strong> una novizia.<br />

Tom<strong>ma</strong>so, riflettendo sulla faccenda, giun<strong>se</strong> ad una conclusione<br />

<strong>se</strong>mplice e cinica: <strong>se</strong> la vecchia percepiva una pensione<br />

e <strong>non</strong> spendeva nulla, doveva per forze tenere i sol<strong>di</strong> in<br />

casa, dal momento che <strong>non</strong> frequentava le banche.<br />

Quanto poteva es<strong>se</strong>rci in quella casa? Nella fantasia <strong>di</strong><br />

Tom<strong>ma</strong>so, l’entità del <strong>ma</strong>lloppo incominciò a lievitare ogni<br />

volta che ci ripensava e la vecchia, bislacca signora Faustina<br />

pre<strong>se</strong> ad os<strong>se</strong>ssionare i sogni <strong>di</strong> Tom<strong>ma</strong>so trasfor<strong>ma</strong>ndosi in<br />

una <strong>se</strong>ducente fata benefica, vestita <strong>di</strong> zecchini d’oro e <strong>di</strong><br />

gemme prezio<strong>se</strong>.<br />

Tom<strong>ma</strong>so si procurò un saggio vestito usato, grigio topo, un<br />

Il Salotto degli Autori<br />

- 44 -<br />

po’ abbondante, ed una consunta borsa <strong>di</strong> pelle, che riempì<br />

<strong>di</strong> vecchi giornali. Dopo<strong>di</strong>chè, sfoderando un’aria professionale,<br />

<strong>se</strong>vera, <strong>ma</strong> corte<strong>se</strong> ed efficiente, suonò alla porta<br />

della vedova Faustina, dopo es<strong>se</strong>rsi assicurato che <strong>non</strong> ci<br />

fos<strong>se</strong> nessuno nelle vicinanze.<br />

Alla vecchia, che stava facendo le pulizie ed odorava <strong>di</strong><br />

candeggina, Tom<strong>ma</strong>so si pre<strong>se</strong>ntò come un ispettore inviato<br />

dal “Dipartimento provinciale <strong>di</strong> controllo delle pratiche<br />

pensionistiche”. Dis<strong>se</strong> che erano state rilevate delle irregolarità<br />

nell’erogazione della sua pensione e che era necessario<br />

controllare tutti i sol<strong>di</strong> che le erano stati versati.<br />

La signora Faustina lo fissò, <strong>di</strong>ffidente, socchiudendo le palpebre<br />

grinzo<strong>se</strong>. Delle irregolarità nei pagamenti? Che genere<br />

<strong>di</strong> irregolarità? Tom<strong>ma</strong>so assun<strong>se</strong> l’espressione un po’ altezzosa<br />

e passabilmente annoiata dei funzionario che <strong>non</strong> ha<br />

tempo da perdere. A quanto pareva, c’erano stati degli errori<br />

nei conteggi della sua pensione, per cui le erano state pagate<br />

delle somme inferiori al dovuto. Lui era stato <strong>ma</strong>ndato apposta<br />

dal suo <strong>di</strong>partimento per rime<strong>di</strong>are. Ma, era necessario<br />

parlarne sulla porta? Doveva esaminare le banconote e <strong>non</strong><br />

aveva tempo da perdere.<br />

La donna <strong>non</strong> pareva troppo convinta. Era veramente un ispettore?<br />

Gli pareva troppo giovane.<br />

Chie<strong>se</strong> <strong>di</strong> vedere un tes<strong>se</strong>rino <strong>di</strong> riconoscimento.<br />

Tom<strong>ma</strong>so s’impettì, stringendo con aria offesa la sua borsa<br />

<strong>di</strong> cuoio. Certo che aveva un documento qualificativo (aveva<br />

notato che i paroloni <strong>di</strong>fficili impressionavano <strong>se</strong>mpre le<br />

persone <strong>se</strong>mplici) ed era pronto ad esibirlo. Fece il vago gesto<br />

<strong>di</strong> aprire la borsa, <strong>ma</strong> si fermò lì ed aggiun<strong>se</strong> <strong>se</strong>ccamente<br />

che <strong>se</strong> <strong>non</strong> voleva riceverlo in casa, avrebbe dovuto passare<br />

lei alla <strong>se</strong>de centrale, in città, entro una <strong>se</strong>tti<strong>ma</strong>na.<br />

“Va bene” <strong>di</strong>s<strong>se</strong> la vecchia “Vado a prendere la mia pensione,<br />

<strong>ma</strong> lei aspetti qui, fuori dalla porta.”<br />

“Signora, cerchiamo <strong>di</strong> fare in fretta!” gridò Tom<strong>ma</strong>so “Io<br />

ho altre pratiche da espletare.”<br />

La signora Faustina entrò in casa, lasciando la porta socchiusa<br />

ed incominciò a salire, ciabattando, una ripida rampa<br />

<strong>di</strong> scale. Tom<strong>ma</strong>so aspettò che la padrona <strong>di</strong> casa fos<strong>se</strong> in<br />

ci<strong>ma</strong> alla rampa, poi sgusciò dentro, furtivo come un topo e<br />

s’infilò nella cucina.<br />

La piccola stanza era modesta, <strong>ma</strong> pulita ed or<strong>di</strong>natissi<strong>ma</strong>,<br />

tutta odorosa <strong>di</strong> sapone <strong>di</strong> Marsiglia.<br />

Tom<strong>ma</strong>so sapeva per esperienza che spesso la gente tiene<br />

del denaro nel buffet ed aprì cautamente i cas<strong>se</strong>tti del mobile,<br />

<strong>ma</strong> trovò solo vecchi sacchetti <strong>di</strong> plastica accuratamente<br />

ripiegati e cartacce inutili. Rovistò un po’ in giro, ritornò<br />

nell’ingresso, provò ad aprire un’altra porta che era chiusa a<br />

chiave. Stava per salire al piano <strong>di</strong> sopra, quando si fermò,<br />

allar<strong>ma</strong>to, perché la vecchia stava parlando ad alta voce con<br />

un’altra donna dalla voce querula. Ma, <strong>non</strong> era sola in casa?<br />

La sua solita sfortuna! Sentì che <strong>di</strong>scutevano <strong>di</strong> un ispettore.<br />

Te<strong>se</strong> l’orecchio:parlavano <strong>di</strong> lui.<br />

“Cosa devo fare?” chiedeva la signora Faustina, tutta affannata<br />

“Quell’ispettore....è qui che aspetta fuori dalla porta,<br />

<strong>ma</strong> io <strong>non</strong> posso...”<br />

“Mandalo via! Mandalo via!” insisteva l’altra “Non deve<br />

entrare in casa! Guai <strong>se</strong> scopre che tutti i nostri sol<strong>di</strong> sono....”<br />

e il resto della fra<strong>se</strong> si per<strong>se</strong> in un mormorio sommesso.<br />

Tom<strong>ma</strong>so drizzò le orecchie, tutto interessato, sforzandosi<br />

<strong>di</strong> <strong>se</strong>guire la <strong>di</strong>scussione. Captò soltanto brandelli <strong>di</strong> frasi “<br />

..migliaia e migliaia <strong>di</strong> euro...<strong>ma</strong>, <strong>se</strong>i stupida? Non devi assolutamente....”<br />

Dunque il suo intuito <strong>non</strong> l’aveva ingannato. In quella casa<br />

c’era qualcosa <strong>di</strong> sostanzioso da arraffare. “Signora, io sto


aspettando!” gridò ad alta voce “Guar<strong>di</strong> che <strong>non</strong> posso restare<br />

qui tutto il giorno.” E mentre parlava, con due agili<br />

balzi fu in ci<strong>ma</strong> alle scale.<br />

Un acre odore <strong>di</strong> conegrina e <strong>di</strong>sinfettante lo pre<strong>se</strong> alla gola,<br />

mentre si <strong>di</strong>rigeva verso una linda stanzetta in penombra,<br />

lasciata con la porta socchiusa.<br />

La signora Faustina era lì, e si torceva le <strong>ma</strong>ni, mentre<br />

<strong>di</strong>alogava affannosamente con....<br />

“Signora” <strong>di</strong>s<strong>se</strong> in fretta Tom<strong>ma</strong>so “vogliamo sbrigarci a...”,<br />

<strong>ma</strong> solo in quel momento realizzò, stupefatto ed inorri<strong>di</strong>to,<br />

che cosa c’era nel letto e la fra<strong>se</strong> gli morì in gola, trasfor<strong>ma</strong>ndosi<br />

in un urlo stridulo, che si spen<strong>se</strong> in una specie <strong>di</strong> guaito.<br />

Soffocando un conato <strong>di</strong> vomito, Tom<strong>ma</strong>so lasciò cadere la<br />

sua borsa piena <strong>di</strong> giornali e si voltò <strong>di</strong> scatto per correre<br />

fuori, <strong>ma</strong> commi<strong>se</strong> l’errore fatale <strong>di</strong> voltare la schiena alla<br />

signora Faustina che, con un’agilità ed una ferocia inaspettata,<br />

lo colpì e gli fracassò il cranio con un’ascia che teneva<br />

nascosta accanto al letto. Poi, mentre Tom<strong>ma</strong>so sussultava<br />

ancora sul pavimento, negli ultimi spasimi dell’agonia, la<br />

signora Faustina tornò verso il letto, incominciò a ripulirsi<br />

dagli schizzi <strong>di</strong> sangue ed accarezzò con affetto il teschio<br />

che giaceva sul cuscino bianco, ben stirato.<br />

“Hai visto?” <strong>di</strong>s<strong>se</strong> gentilmente allo scheletro “Sono stata brava.<br />

Quell’ispettore <strong>non</strong> ci darà più fasti<strong>di</strong>o.”<br />

Poi assun<strong>se</strong> un’espressione remota, come raggelata e quando<br />

parlò la sua voce era <strong>di</strong>versa, flebile e<br />

stridula, come quella <strong>di</strong> una vecchia bambina petulante. “Mi<br />

hai sporcata tutta <strong>di</strong> sangue” si lamentò “Adesso dovrai lavarmi,<br />

<strong>ma</strong> <strong>non</strong> con la conegrina, come fai <strong>se</strong>mpre. Puzza, te<br />

l’ho detto tante volte. Non la voglio più.”<br />

Il <strong>di</strong>alogo demenziale pro<strong>se</strong>guì, tra le chiazze <strong>di</strong> sangue e <strong>di</strong><br />

<strong>ma</strong>teria cerebrale.<br />

“Ti lamenti <strong>se</strong>mpre, <strong>se</strong>i incontentabile, peggio della <strong>ma</strong>m<strong>ma</strong>.<br />

Anche lei trovava da ri<strong>di</strong>re su tutto quello che facevo e<br />

mi gridava <strong>di</strong>etro dal <strong>ma</strong>ttino alla <strong>se</strong>ra. Gridava come una<br />

<strong>ma</strong>tta, eppure io ho <strong>se</strong>mpre cercato <strong>di</strong> accontentarla...”<br />

“Ma poi l’hai am<strong>ma</strong>zzata con un ferro da stiro! Non ti ricor<strong>di</strong><br />

più? Il processo, lo scandalo.. .io e<br />

papà abbiamo dovuto trasferirci ed io mi facevo chia<strong>ma</strong>re<br />

col cognome della <strong>ma</strong>m<strong>ma</strong>, perché mi vergognavo.”<br />

“Ero <strong>ma</strong>lata”<br />

“Hai anche buttato il gatto dalla finestra”<br />

“Ero <strong>ma</strong>lata, ti <strong>di</strong>co. Non sapevo quello che facevo”<br />

“Ma l’hai buttato giù dal quinto piano”<br />

“Perché stavo proprio <strong>ma</strong>le, <strong>ma</strong> adesso sono guarita, l’hanno<br />

detto anche i me<strong>di</strong>ci. Da quando sono stata <strong>di</strong>messa <strong>non</strong><br />

<strong>se</strong>nto più le voci dei santi e <strong>non</strong> vedo più l’arcangelo Gabriele<br />

sul terrazzo. Sono perfettamente nor<strong>ma</strong>le, mia cara Luisa,<br />

dovresti es<strong>se</strong>re contenta.”<br />

“E <strong>non</strong> chia<strong>ma</strong>rmi Luisa, quella <strong>se</strong>i tu, io sono Faustina. Tu<br />

mi hai soffocata con un cuscino e ti fai passare per me, per<br />

riscuotere la mia pensione. Io te l’ho <strong>se</strong>mpre detto che pri<strong>ma</strong><br />

o poi qualcuno si sarebbe insospettito. Hai visto? Hanno<br />

<strong>ma</strong>ndato quell’ispettore a controllare, con una scusa. Pensa<br />

<strong>se</strong> ci aves<strong>se</strong>ro scoperte.”<br />

“E chi ha avuto la buona idea dì nascondere un’ascia vicino<br />

al letto per <strong>di</strong>fendersi dai<br />

<strong>ma</strong>lintenzionati? Tu te ne stai lì <strong>di</strong>stesa a puzzare sotto le<br />

lenzuola. Non è che mi aiuti molto! Devo fare tutto da sola.”<br />

“Ma io sono uno scheletro e tu <strong>se</strong>i un’ingrata, perché ti avevo<br />

preso a vivere con me, quando ero ri<strong>ma</strong>sta vedova e tu<br />

anziché ringraziarmi, mi ha am<strong>ma</strong>zzata”<br />

“Non volevo soffocarti, Faustina, lo giuro, volevo solo farti<br />

tacere. Quella notte tu continuavi a tossire e tossire... <strong>non</strong> mi<br />

Pri<strong>ma</strong>vera 2008<br />

- 45 -<br />

hai lasciato chiudere occhio ed io avevo un <strong>ma</strong>l <strong>di</strong> testa tremendo,<br />

così mi sono saltati i nervi. Ma, poi ho rime<strong>di</strong>ato.<br />

Adesso mi occupo io <strong>di</strong> te, provvedo a tutto e prego ogni<br />

giorno, prego moltissimo per la tua ani<strong>ma</strong>, per <strong>ma</strong>m<strong>ma</strong> e<br />

papa ed anche per il gatto. Veramente i gatti <strong>non</strong> avrebbero<br />

un’ani<strong>ma</strong>, <strong>ma</strong> l’altra notte ho sognato S.Antonio da Padova<br />

che mi ha detto.....”<br />

“Luisa, Luisa, <strong>non</strong> <strong>di</strong>vagare. Cosa ne facciamo dell’ispettore?<br />

Non vorrai metterlo nel mio letto, spero! Io sono una<br />

donna <strong>se</strong>ria e questo estraneo con me....”<br />

“Non preoccuparti, Faustina, ci ho già pensato. Lo sistemerò<br />

subito in cantina, nel congelatore, poi verrò a lavarti bene<br />

ed a ripulire la stanza come si deve.”<br />

“E poi?”<br />

“Niente, starà lì. Ma d’ora in avanti pregherò anche per lui.<br />

Pregherò tutti i giorni, perché riposi in santa pace.”<br />

Incipit del ro<strong>ma</strong>nzo “Desiderata” <strong>di</strong><br />

Grazia Fassio Surace<br />

Mi <strong>ma</strong>nca nulla, <strong>se</strong>nz’altro sarei felice <strong>se</strong> ogni notte <strong>non</strong> la<br />

sognassi, quella <strong>ma</strong>nina che si tende, che m’invoca, dalla<br />

buca profonda, e tutto intorno è fango, e io vorrei aiutare chi<br />

la protende, <strong>ma</strong> sono paralizzata, vorrei muovermi, <strong>ma</strong> <strong>non</strong><br />

mi muovo, <strong>non</strong> posso muovermi: ed ecco che vedo solo più<br />

le <strong>di</strong>tina, e poi niente, è sparita, precipitata nel baratro, e anche<br />

a me allora pare <strong>di</strong> precipitare da un’altezza infinita, e<br />

mi <strong>ma</strong>nca il fiato come per un tonfo, come <strong>se</strong> precipitassi<br />

davvero, e mi desto sudata, angosciata, e urlo, e mio <strong>ma</strong>rito,<br />

come <strong>se</strong>mpre, mi deve consolare, <strong>ma</strong> ras<strong>se</strong>gnato, <strong>non</strong> do<strong>ma</strong>nda<br />

più nulla, mi stringe solamente a sé, e ripete le parole<br />

or<strong>ma</strong>i logore:<br />

“Non piangere, stella mia, è solo un sogno …. ci sono io,<br />

vicino a te, e ti amo…”<br />

Confortata dalla sua voce, mi sveglio alla realtà e a poco a<br />

poco mi calmo, <strong>ma</strong> l’angoscia è <strong>se</strong>mpre in me, ed è così<br />

quasi ogni notte, <strong>non</strong> vorrei venis<strong>se</strong> <strong>ma</strong>i, la notte.<br />

E allora penso: “Dio mio, perché devo soffrire, che cosa ho<br />

fatto, perché mi castighi così…”<br />

Ma purtroppo lo so il perché, lo so …<br />

Nacqui <strong>di</strong> pri<strong>ma</strong>vera, <strong>non</strong> sotto il solito cavolo <strong>ma</strong>, come<br />

una regina, in un’aiuola <strong>di</strong> ro<strong>se</strong>, e <strong>non</strong> mi punsi nemmeno.<br />

Quando mi raccol<strong>se</strong>ro i miei genitori impazzirono <strong>di</strong> gioia.<br />

Raccontano che fossi talmente bella da apparire irreale.<br />

Sulla testolina la lanuggine dorata era chiara da <strong>se</strong>mbrare<br />

argento, e gli occhi splendevano come stelle azzurre.<br />

Mio padre che mi aveva attesa tanto (ero la pri<strong>ma</strong> figlia ed<br />

aveva quarant’anni) volle chia<strong>ma</strong>rmi Desiderata.<br />

Appena nata, già si <strong>di</strong>ceva ch’ero stata baciata dalla fortuna.<br />

La casa bianca sulle pen<strong>di</strong>ci della collina era un tripu<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />

fiori e <strong>di</strong> sole.<br />

La culla <strong>di</strong> legno, vecchia <strong>di</strong> generazioni, venne <strong>di</strong>pinta <strong>di</strong><br />

rosa e rivestita con ten<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> organza rica<strong>ma</strong>te con no<strong>di</strong><br />

d’amore.<br />

Mio padre attendeva tutto il giorno il momento <strong>di</strong> rientrare a<br />

casa.<br />

Avevo circa un anno.<br />

La <strong>ma</strong>m<strong>ma</strong> aveva cucito dei legacci ad un grosso cuscino<br />

Lui lo legava sotto il <strong>se</strong>dere, poi si accovacciava in terra, mi<br />

prendeva in braccio e ci trascinavamo sul pavimento imitan-


do il verso del treno.<br />

lo lanciavo piccoli strilli <strong>di</strong> gioia.<br />

Adoravo mio padre, tanto quanto lui adorava me.<br />

Potevo avere due anni, e già ero esperta nell’arte <strong>di</strong> <strong>ma</strong>ndarlo<br />

in visibilio.<br />

“Sei il papà più bello del mondo “ tubavo, accarezzandolo.<br />

E guai <strong>se</strong> qualcuno osava sostenere il contrario!<br />

Questo è quanto mi narrava la <strong>ma</strong>m<strong>ma</strong> quando, ancora bambina,<br />

<strong>se</strong>duta sul suo grembo, le do<strong>ma</strong>ndavo: “Mam<strong>ma</strong>, ti<br />

prego, raccontami <strong>di</strong> quand’ero piccina piccina ...”<br />

E tanto adoravo <strong>se</strong>ntirla favoleggiare sulla minuscola Desiderata<br />

raccolta in un’aiuola <strong>di</strong> ro<strong>se</strong> profu<strong>ma</strong>te, che mi facevo<br />

ripetere spesso la storia così che, alla fine, a forza <strong>di</strong> <strong>se</strong>ntirla<br />

e <strong>di</strong> immedesi<strong>ma</strong>rmi in essa, mi pareva che tutto fos<strong>se</strong><br />

frutto <strong>di</strong> una mia reminiscenza, i primi vagiti tra i fiori, le<br />

<strong>ma</strong>nine festo<strong>se</strong> prote<strong>se</strong> oltre il bordo <strong>di</strong> organza della culla<br />

rosa, i giochi con papà, quasi che, pro<strong>di</strong>giosamente, la memoria<br />

potes<strong>se</strong> arrivare fino al momento in cui avevo visto la<br />

luce, e neppure mi sfiorava il pensiero che le scene che mi<br />

apparivano nitide altro <strong>non</strong> fos<strong>se</strong>ro che il risultato del racconto<br />

ripetuto e della mia im<strong>ma</strong>ginazione.<br />

Leonardo<br />

<strong>di</strong> Guido Bava (Biella)<br />

Anni ed anni trascorsi nei cantieri e<strong>di</strong>li <strong>di</strong> mezza Italia, mi<br />

hanno permesso <strong>di</strong> conoscere, oltre a molte particolari sottigliezze<br />

relative al lavoro, molti uomini con i quali ho trascorso<br />

le mie ore più belle ed interessanti. Ho detto mezza<br />

Italia e <strong>non</strong> credo <strong>di</strong> aver esagerato<br />

Infatti Piemonte, Lombar<strong>di</strong>a, Liguria, Emilia Ro<strong>ma</strong>gna, Toscana<br />

e Lazio rappre<strong>se</strong>ntano territorialmente proprio metà<br />

Italia. Quin<strong>di</strong>, oltre al suddetto invi<strong>di</strong>abile bagaglio <strong>di</strong> nozioni<br />

tecniche, ho raccolto innumerevoli dati storici, artistici e<br />

u<strong>ma</strong>ni che si sono aggiunti alle centinaia <strong>di</strong> schede su località<br />

piemontesi, tradotte in parte sui tre volumi <strong>di</strong> Piemonte in<br />

Flash. Ma <strong>di</strong>cevo degli uomini che ho conosciuto, ed anche<br />

aiutato quando ne ho avuto la possibilità, uomini come quelli<br />

del “cantiere dei miracoli” dei quali ho già detto in altra<br />

parte del testo. Centinaia <strong>di</strong> visi, <strong>di</strong> figure che mi appaiono<br />

come fantasmi quando il pensiero ricorre ai luoghi, ai tempi<br />

e <strong>se</strong> <strong>di</strong> alcuni ricordo a <strong>ma</strong>lapena i nomi, <strong>di</strong> quasi tutti ricordo<br />

la iniziale <strong>di</strong>ffidenza nei miei confronti che si stemperava,<br />

in poco tempo con affezione e confidenza. Centinaia <strong>di</strong><br />

storie <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà enormi, <strong>di</strong> famiglie <strong>di</strong>vi<strong>se</strong>, <strong>di</strong> fame, <strong>di</strong> povertà,<br />

<strong>di</strong> sogni irrealizzabili, <strong>ma</strong> anche <strong>di</strong> amicizie importanti,<br />

<strong>di</strong> collaborazione, <strong>di</strong> successi.<br />

Storie tutte uguali, raccontate durante la pausa pranzo che,<br />

spesso e per mia scelta, <strong>di</strong>videvo con loro, momenti brevi<br />

<strong>ma</strong> intensi all’uscita a fine giornata con un caffè o un bicchiere<br />

nel bar più vicino…..<br />

Leonardo lo conobbi così mentre, attorno al grande tavolaccio<br />

venivano consu<strong>ma</strong>ti i pasti contenuti nelle gavette riempite a<br />

casa e riscaldate in una grande vasca <strong>di</strong> lamiera riempita <strong>di</strong><br />

acqua e posta su un fuoco <strong>di</strong> fortuna. Notai Leonardo perché<br />

<strong>non</strong> aveva gavetta <strong>ma</strong> toglieva un grosso pane ca<strong>se</strong>reccio da<br />

un sacchetto e, dallo stesso, prelevava poi dei peperoncini<br />

che usava da companatico. Vi<strong>di</strong> quella scena per <strong>di</strong>versi giorni<br />

durante i quali <strong>se</strong>guii l’operaio anche durante le ore <strong>di</strong> lavoro<br />

notando che era abbastanza esperto come addetto ai lavori<br />

più pesanti e dotato <strong>di</strong> una particolare allegria. Credo che<br />

la mia amicizia con quel puglie<strong>se</strong> doc, sia nata così accettan-<br />

Il Salotto degli Autori<br />

- 46 -<br />

do <strong>di</strong> buon grado le sue battute che, peraltro, ricambiavo con<br />

altrettanto salaci mie. E poi si arrivò agli spagnolini che, <strong>se</strong>condo<br />

il mio parere avrebbero finito col procurargli un’ulcera<br />

con i fiocchi e riuscii a fargli cambiare abitu<strong>di</strong>ni e gli regalai<br />

la gavetta uguale a quella degli altri. Amicizia era fatta e,<br />

nei momenti liberi. o nelle pau<strong>se</strong> del lavoro, conobbi la storia<br />

della sua vita dal piccolo pae<strong>se</strong> natio, all’emigrazione in<br />

Ger<strong>ma</strong>nia, al ritorno al pae<strong>se</strong> con la speranza <strong>di</strong> trovare un<br />

lavoro e poi Torino con la valigia <strong>di</strong> fibra, i pochi sol<strong>di</strong> ri<strong>ma</strong>sti<br />

e nuove speranze. Ora aveva moglie e figlio, anzi due<br />

figli anche <strong>se</strong> il più grande era figlio <strong>di</strong> primo letto della<br />

<strong>ma</strong>dre e portava un altro cognome. Aveva trovato da affittare<br />

una cadente cascina alle porte <strong>di</strong> Torino e vi aveva portato<br />

moglie e figli, nelle ore libere dal lavoro, aveva preparato un<br />

orto e allevava conigli e galline ovaiole. Il figlio suo aveva<br />

superato la poliomielite <strong>ma</strong> trascinava una gamba inoltre<br />

aveva un carattere chiuso e rifuggiva la compagnia <strong>di</strong> altri<br />

ragazzi proprio per quel suo han<strong>di</strong>cap. Passava ore e ore in<br />

casa a scarabocchiare ed era il cruccio del padre che era riuscito<br />

a siste<strong>ma</strong>re l’altro presso una lavanderia della zona.<br />

Regalai al minore Paolo, una <strong>ma</strong>cchina da scrivere acquistata<br />

al Monte <strong>di</strong> Pietà e, con ciò <strong>di</strong>venni amico del ragazzo e <strong>di</strong><br />

casa. La gratitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> quelle persone era incre<strong>di</strong>bile, mi riempivano<br />

la casa <strong>di</strong> polli, <strong>di</strong> uova, <strong>di</strong> verdure <strong>di</strong> ogni tipo e <strong>non</strong><br />

riuscivo a <strong>di</strong>r loro <strong>di</strong> smettere o <strong>di</strong> <strong>di</strong>minuire le portate perché<br />

si sarebbero offesi. Per evitare problemi in casa mia,<br />

riuscii a trovare un compromesso e, il sabato a mezzogiorno,<br />

accettavo spesso un invito a pranzo da loro.<br />

Nella zona, operavano due società calcistiche <strong>di</strong>lettantistiche<br />

delle quali, una nota e importante e, l’altra, in embrione,<br />

che si avvaleva del terreno dell’Oratorio e stava preparando<br />

un campo vero e proprio in un terreno dell’Acquedotto Municipale.<br />

Noi, come lavoro, stavamo rifacendo il Monte <strong>di</strong><br />

Pietà e portavamo alla <strong>di</strong>scarica vecchi mobili,lastroni <strong>di</strong> pietra<br />

e <strong>di</strong> cemento, scaffalature <strong>di</strong> ferro, vetri e <strong>se</strong>rramenti e, un<br />

sabato pomeriggio, Leonardo mi accompagnò al “campo”<br />

dove fervevano i lavori. Compresi il motivo <strong>se</strong>nza che nessuno<br />

me lo chiedes<strong>se</strong> e, da quel giorno, molti autocarri <strong>di</strong><br />

recuperi pre<strong>se</strong>ro la strada del campo dove <strong>di</strong>vennero, in breve,<br />

piazzole per il bar, il bar stesso, panchine, attrezzature<br />

per gli spogliatoi e, ciò che <strong>non</strong> <strong>se</strong>rvì <strong>di</strong>rettamente, fu venduto<br />

in zona e <strong>se</strong> ne usò il ricavato. A mie spe<strong>se</strong> feci costruire i<br />

<strong>se</strong>rvizi dell’Oratorio. Leonardo era felice perché vantava la<br />

sua amicizia che aveva reso possibile tutto quello e, quando<br />

fui eletto alla presidenza, affidai a Leonardo e famiglia la<br />

gestione del bar. Paolo, dappri<strong>ma</strong> un po’ riottoso, finì col<br />

<strong>di</strong>ventare amico <strong>di</strong> tutti i ragazzi delle squadre e sia lui che<br />

gli altri si <strong>di</strong>menticarono della sua gamba <strong>ma</strong>tta.<br />

I lavori del Monte <strong>di</strong> Pietà terminarono ed io ebbi nuove<br />

destinazioni che, però, mi permettevano <strong>di</strong> tornare ogni sabato<br />

al campo e, qualche volta, pranzavo da Leonardo.<br />

La cascina ora era una bella casa colonica (parecchi autocarri<br />

avevano scaricato anche nella sua aia) e Leonardo l’aveva<br />

acquistata con un mutuo pagato dai figli che avevano entrambi<br />

trovato lavoro in zona mentre, Leonardo si occupava della<br />

casa, dell’orto e degli allevamenti. Paolo aveva messo gli occhi<br />

su una calabre<strong>se</strong> e si muoveva sotto scorta dei fratelli <strong>di</strong> lei<br />

tra le battute degli amici e ciò fino a quando si sposarono.<br />

Leonardo <strong>non</strong> era più il <strong>ma</strong>novalaccio dei primi tempi , <strong>ma</strong><br />

un’altra persona meglio vestita e, come parecchi meri<strong>di</strong>onali<br />

piemontesizzati, anche un po’ critico nei confronti <strong>di</strong> nuovi<br />

immigrati cosa che io, bonariamente, gli rimproveravo;<br />

una cosa soltanto era ri<strong>ma</strong>sta tale dai primi tempi della nostra<br />

conoscenza, gli spagnolini, quei <strong>ma</strong>ledetti peperoncini


<strong>di</strong> Caienna che finirono col “bucargli” lo sto<strong>ma</strong>co portandolo<br />

alla morte.<br />

Ricordo le sue ultime parole durante la mia ulti<strong>ma</strong> visita in<br />

ospedale: “Avevi ragione. Geo, ti ricor<strong>di</strong> al cantiere quando<br />

mi <strong>di</strong>cevi che mi avrebbero bucato lo sto<strong>ma</strong>co……E proprio<br />

adesso che ce l’avevamo fatta e che potevo invecchiare<br />

tranquillo….” Mi ricordo che riuscii a sorridergli <strong>non</strong>ostante<br />

<strong>se</strong>ntissi una grande voglia <strong>di</strong> piangere, gli strinsi le <strong>ma</strong>ni<br />

callo<strong>se</strong> e lo lasciai a morire, povero amico mio…..<br />

Fratellino robot e altri sogni<br />

<strong>di</strong> Eugenio Borra<br />

Invecchiando perdono consistenza e si affievoliscono perfino<br />

i <strong>se</strong>tte doni dello Spirito Santo, cioè sapienza, intelletto,<br />

consiglio, fortezza, temperanza, scienza e timor <strong>di</strong> Dio. Quest’ultimo<br />

dono almeno in <strong>se</strong>nso religioso dovrebbe crescere:<br />

con l’età si avvicina il giorno del Suo Giu<strong>di</strong>zio. Gli altri doni<br />

<strong>di</strong>minuiscono. Come la salute, la resistenza alle <strong>ma</strong>lattie, la<br />

forza fisica e la capacità <strong>di</strong> sognare ad occhi aperti.<br />

Nel caso mio resta invariata solo la capacità <strong>di</strong> sognare dormendo.<br />

Lamento incubi molto frequenti. A volte mi fanno<br />

svegliare, a volte dopo un momentaneo sollievo riprendono<br />

dal punto dove il risveglio li aveva interrotti.<br />

Quasi <strong>se</strong>mpre sogno fuori del tempo attuale, come <strong>non</strong> avessi<br />

tutti questi anni. A volte cerco un lavoro, creo un’attività in<br />

proprio, ad<strong>di</strong>rittura faccio delle invenzioni. Una l’ho trovata<br />

bell’e fatta. Fatta <strong>non</strong> so da chi, <strong>ma</strong> reale e parlante. L’ho<br />

vista pri<strong>ma</strong> <strong>di</strong> cartone e piatta, poi in tre <strong>di</strong>mensioni e ani<strong>ma</strong>ta.<br />

Come parlava chiaro e as<strong>se</strong>nnatamente! Si rivolgeva al<br />

bimbo <strong>di</strong> tre o quattro anni che mi guardava con l’aria <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>re: “Ma <strong>non</strong> è mica un bambino vero!”<br />

Poi <strong>non</strong> era più un robot e mi abbracciava e intanto cresceva,<br />

mi stringeva, <strong>di</strong>ventava un giovanetto o una ragazza, <strong>non</strong> ne<br />

capivo il <strong>se</strong>sso. Nell’incertezza <strong>se</strong> andare avanti o no, ecco il<br />

risveglio; for<strong>se</strong> temevo <strong>di</strong> baciare uno omo<strong>se</strong>ssuale.<br />

Resta l’idea per un’invenzione: il fratellino o sorellina robot,<br />

che parla, ride, risponde ai ragionamenti infantili con tanta<br />

infantile saggezza.<br />

* * *<br />

Da quando mi delizia il mio unico nipotino, ritorna un sogno<br />

che è anche un’invenzione. Giochiamo ad un gioco che lo<br />

<strong>di</strong>verte molto. La forza <strong>di</strong> gravità fa da molla e da batteria.<br />

Ad un metro e mezzo <strong>di</strong> altezza si trova un imbuto dove si<br />

mette una biglia, che scende lungo un tubo quasi orizzontale<br />

detto galleria fino a uscire fuori e compiere un giro veloce<br />

pri<strong>ma</strong> <strong>di</strong> saltare dentro un condotto, percorso il quale passa<br />

in una <strong>se</strong>conda galleria. Mentre la percorre, accende varie<br />

lucine, fa cantare un usignolo e pri<strong>ma</strong> <strong>di</strong> cadere in una scodella<br />

grida “Aiuto!” Dentro la scodella compie vari giri dovuti<br />

allo slancio della caduta obliqua. Poi dal fondo forato<br />

della scodella da cui esce, la biglia balza in un condotto trasparente<br />

e la si vede fare due giri fino a ricadere sul pavimento<br />

ai pie<strong>di</strong> del punto donde era partita.<br />

Ci gioco nel sogno <strong>ma</strong> <strong>non</strong> mi decido <strong>ma</strong>i per una realizzazione,<br />

<strong>ma</strong>gari limitata alle parti più facili.<br />

* * *<br />

Dormendo partecipo anche a qualche gioco televisivo. Uno<br />

in particolare mi interessa ricostruire, estraendolo dalle nebbie<br />

del sogno. Lo chiamerei DUE CONTRO TUTTI oppure<br />

VINCI COI REBUS e ne riven<strong>di</strong>co qui stesso il ©.<br />

Ogni giorno sono messi in palio centomila euro affidati a<br />

due concorrente che li <strong>di</strong>fendono.<br />

Pri<strong>ma</strong>vera 2008<br />

- 47 -<br />

Chi fa do<strong>ma</strong>nda per partecipare si rende <strong>di</strong>sponibile anche<br />

per rispondere al telefono in <strong>di</strong>retta e dare da casa la soluzione,<br />

che i due concorrenti <strong>non</strong> aves<strong>se</strong>ro fornito esatta. Il tempo<br />

a <strong>di</strong>sposizione è <strong>se</strong>mpre <strong>di</strong> un minuto primo.<br />

I due sfidanti vedono <strong>di</strong>mezzare il gruzzolo quando: a) sbagliano<br />

una delle do<strong>ma</strong>nde a raffica; b) <strong>non</strong> fanno in tempo a<br />

risolvere il cruciverba durante l’intervallo pubblicitario con<br />

ospite; c) <strong>non</strong> risolvono i due rebus finali proposti; d) il chia<strong>ma</strong>to<br />

a casa <strong>non</strong> riesce a <strong>di</strong>fendere la loro vittoria.<br />

Un terzo concorrente gioca a nome <strong>di</strong> tutti. Gioca solo contro<br />

due, <strong>ma</strong> si avvale dell’aiuto telefonico. Lui stesso compone<br />

un numero (dei <strong>se</strong>tte ricevuti) per recuperare i<br />

cinquantamila euro persi dalla coppia che <strong>non</strong> ha risposto<br />

bene. Ove il chia<strong>ma</strong>to risolva il quesito, egli dovrà a sua<br />

volta superare tre scogli. O gli va bene e dovrà <strong>di</strong>fendere il<br />

<strong>ma</strong>lloppo in cabina insieme ai due, o gli va <strong>ma</strong>le e riceverà<br />

due milioni <strong>di</strong> vecchie lire, come premio <strong>di</strong> consolazione da<br />

spartire con il chia<strong>ma</strong>to.<br />

Comunque termini la pri<strong>ma</strong> fa<strong>se</strong>, si passa ai cruciverba da<br />

risolvere durante l’intervista con esibizione <strong>di</strong> un ospite<br />

- cantante, scrittore, attore - accompagnata im<strong>ma</strong>ncabilmente<br />

da uno stacco pubblicitario. In cabina entrano i due con un<br />

terzo uomo, che <strong>di</strong>fende i suoi cinquantamila ovvero concorre<br />

alla metà della cifra in <strong>ma</strong>no ai due concorrenti iniziali.<br />

Anche qui si danno <strong>di</strong>versi casi. Risolve per primo uno dei<br />

due? Se ne va il terzo con il premio <strong>di</strong> consolazione. Risolve<br />

per primo il terzo uomo? Mantiene la sua cifra o cattura metà<br />

<strong>di</strong> quella dei due.<br />

Al gioco dei rebus partecipa <strong>se</strong>mpre un terzo uomo con i due<br />

concorrenti iniziali. Anche qui si danno casi <strong>di</strong>versi e conta<br />

chi per primo risolve entrambi i rebus, che possono anche<br />

ri<strong>ma</strong>nere irrisolti, sicché <strong>non</strong> resta altro che il premio <strong>di</strong> consolazione.<br />

Questo però può venir raddoppiato da casa. La<br />

cifra eventualmente ri<strong>ma</strong>sta in pos<strong>se</strong>sso dei due o del terzo<br />

va invece <strong>di</strong>fesa, affrontando una nuova raffica <strong>di</strong> do<strong>ma</strong>nde<br />

con possibile chia<strong>ma</strong>ta <strong>di</strong> un utente a casa, che potrà riceverne<br />

una parte. Partecipando <strong>di</strong> persona o al telefono, si<br />

vince comunque un milione <strong>di</strong> vecchie lire.<br />

Un gioco inesistente, dunque, che ha il pregio <strong>di</strong> coinvolgere<br />

le persone a casa. Io l’ho inventato dormendo, <strong>ma</strong> <strong>non</strong> ho<br />

vinto <strong>ma</strong>i niente. Anzi una volta che <strong>non</strong> c’era il pre<strong>se</strong>ntatore,<br />

<strong>ma</strong> soltanto il Comitato, questo mi ha posto una do<strong>ma</strong>nda<br />

facile cui <strong>non</strong> mi veniva da rispondere. Per la vergogna<br />

volevo scappare. Scalzo e in mutande, facevo ridere il pubblico.<br />

La pubblicità – che cor<strong>di</strong>almente detesto – mi ha salvato<br />

dall’es<strong>se</strong>re trasmesso in eurovisione...<br />

* * *<br />

Incubi. Fanno soffrire. Il più penoso m’è capitato <strong>di</strong> recente.<br />

Aspettavamo il pull<strong>ma</strong>n le mie bambine, il primogenito ed<br />

io. Arriva tutto pieno e i tre bambini salgono su. Io che <strong>non</strong><br />

credo <strong>di</strong> poter entrare gli faccio <strong>se</strong>gno <strong>di</strong> no, mentre un signore<br />

spingendo si preme nella calca. L’autista ritiene il mio<br />

no <strong>di</strong>retto a lui, chiude la porta e parte. Mi metto le <strong>ma</strong>ni nei<br />

capelli! Che fare? Correre <strong>di</strong>etro <strong>non</strong> posso. Mi affretto verso<br />

la fer<strong>ma</strong>ta <strong>se</strong>guente. Spero che il più grande che va già a<br />

scuola scenda e mi aspetti con le sorelline. Ma l’angoscia<br />

aumenta, mi ricordo che mi <strong>ma</strong>nca il fiato e questo mi sveglia.<br />

Che sollievo! Sono già gran<strong>di</strong> e adulti, hanno tutti la<br />

<strong>ma</strong>cchina.<br />

Un incubo ricorrente riguarda le assicurate. Più o meno uguale<br />

mi si è pre<strong>se</strong>ntato parecchie volte nel tempo. Lavoravo alle<br />

Poste, nell’Ufficio Estero Posta aerea che s<strong>ma</strong>ltiva lettere, cartoline,<br />

stampe e racco<strong>ma</strong>ndate dal Piemonte per tutto il mondo,<br />

<strong>non</strong>ché le assicurate da tutta Italia per la Francia, il Regno


Il Salotto degli Autori<br />

Unito e l’Irlanda. Da giugno a <strong>se</strong>ttembre le assicurate lievitagrire e tenermi un po’ in for<strong>ma</strong>. E invece in casa, a fare da<br />

vano perché alcune banche spe<strong>di</strong>vano franchi e sterline cam- <strong>ma</strong>dre, da casalinga, da amica, da mucca, da schiava.<br />

biati dai turisti in lire. Io temevo una rapina ed ho pure sognato “L’ho scelto io”, m’ha detto, e mi sa che ha anche ragione.<br />

– per una volta sola credo – <strong>di</strong> aver opposto resistenza e messo Bella scelta!<br />

in fuga due ban<strong>di</strong>ti, uno che puntava la pistola e l’altro che Ho le tette che or<strong>ma</strong>i <strong>non</strong> so più come tenerle, la pancia<br />

stava ficcando le assicurate in un sacco. Con uno scatto felino molle e gonfia, le gambe che or<strong>ma</strong>i sono <strong>di</strong>ventate una ri<strong>se</strong>r-<br />

gli faccio cadere l’ar<strong>ma</strong> e quello fugge. I colleghi tolgono il va per<strong>ma</strong>nente <strong>di</strong> grasso e cellulite, il <strong>se</strong>dere or<strong>ma</strong>i un sacco<br />

sacco all’altro e anche quello scappa.<br />

da pugile buttato in un angolo. E <strong>se</strong>nto che tra un po’ andrò<br />

“Dobbiamo in<strong>se</strong>guirli!” Grido. Però il capo mi <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> la- anche in menopausa.<br />

sciar perdere.<br />

Mi <strong>di</strong>ce che sono or<strong>ma</strong>i quin<strong>di</strong>ci anni che mi tra<strong>di</strong>sce.<br />

Di questi sogni il più brutto e ricorrente mi fa star <strong>ma</strong>le. Ho Ma Cristo santo, perché <strong>non</strong> me l’ha detto quin<strong>di</strong>ci anni fa?<br />

finito il lavoro. Assicurate e racco<strong>ma</strong>ndate sono già nei sac- Quin<strong>di</strong>ci anni fa ero ancora una bella donna, avrei potuto<br />

chi piombati, <strong>ma</strong> allo spunto me ne <strong>ma</strong>nca una. Le vedo rifarmi una vita con chiunque, anche con i miei tre figli. E<br />

descritte con numero, provenienza, destinazione, valore in invece viene fuori tutto adesso, e <strong>non</strong> per qualche rigurgito<br />

franchi oro. Sono costernato e assillato. Presto dovremo con- <strong>di</strong> coscienza, no, solo perché il poveretto - poveretto sì,<br />

<strong>se</strong>gnare i <strong>di</strong>spacci: l’ambulante Torino – Modane deve parti- perché in nessun altro modo saprei battezzare un es<strong>se</strong>re<br />

re in orario. I colleghi mi guardano <strong>di</strong> brutto. Io già mi pre- capace <strong>di</strong> una simile meschinità - è stato talmente stronzo e<br />

paro a rispondere al giu<strong>di</strong>ce:<br />

anche vanesio, <strong>di</strong>rei, da farsi trovare con le <strong>ma</strong>ni… con le<br />

“Non l’ho rubata io. Non so che fine ha fatto”. Nel sogno mi <strong>ma</strong>ni nel sacco, <strong>di</strong>ciamo - <strong>non</strong> voglio scendere al suo livello<br />

<strong>di</strong>co: la coscienza ce l’ho pulita. Per fortuna c’è Dio che è - <strong>se</strong>nnò per chissà quanto ancora sarebbe andato avanti.<br />

buono, giusto e sa tutto. Al giu<strong>di</strong>ce terreno potrò <strong>di</strong>re: “Perché - gli ho chiesto - <strong>ma</strong> perché?”.<br />

“Le <strong>se</strong>mbro così furbo da perdere il posto <strong>di</strong> lavoro per una Lui si è alzato dalla poltrona, è andato in sala, ha acceso la<br />

mi<strong>se</strong>ra assicurata?”<br />

TV, con tutta cal<strong>ma</strong> ha cercato un portacenere <strong>di</strong> fortuna, <strong>di</strong><br />

Tuttavia spesso l’angoscia mi sveglia, penso: meno <strong>ma</strong>le, solito una delle due tazzine dove ha gustato il caffè che amo-<br />

sono in pensione, <strong>non</strong> è <strong>ma</strong>i successo e <strong>non</strong> potrà succedere revolmente sor<strong>se</strong>ggiamo assieme dopo cena, si è acceso la<br />

<strong>ma</strong>i. Mi riaddormento tranquillo e, dannazione, quello ri- sigaretta, m’è venuto incontro e m’ha detto, nel modo più<br />

prende dal punto dove s’era interrotto!<br />

Quattro donne<br />

<strong>di</strong>staccato e crudele possibile: “Ma ti <strong>se</strong>i vista?”.<br />

Non potevo credere che sarebbe stato capace <strong>di</strong> <strong>di</strong>re una cosa<br />

simile. Se mi son vista? Cristo che mi son vista! E mi sono<br />

<strong>di</strong> Franco Calandrini<br />

vista trasfor<strong>ma</strong>re negli anni, anno dopo anno, figlio dopo<br />

figlio e <strong>non</strong> è stato un gran bello spettacolo.<br />

-Breve raccolta <strong>di</strong> racconti -<br />

“E adesso?” gli chiedo. “Capisci che <strong>non</strong> possiamo più stare<br />

assieme come <strong>se</strong> <strong>non</strong> fos<strong>se</strong> successo niente”.<br />

Perché il tempo è poco, e l’acqua si sta alzando<br />

(Raymond Carver)<br />

“Quin<strong>di</strong>?”, fa lui.<br />

“Quin<strong>di</strong> dobbiamo almeno <strong>di</strong>rlo ai ragazzi”, gli <strong>di</strong>co io.<br />

“Dobbiamo?”, risponde impassibile, come <strong>se</strong> gli avessi<br />

NON SERVE NESSUN TALENTO<br />

Quando l’ho visto palpare il culo a quella troia che avrà avuto<br />

sì e no vent’anni, <strong>non</strong> c’ho più visto. Comunque <strong>non</strong> è<br />

solo per questo che ho perso il controllo e ho fatto quello che<br />

ho fatto. Anche per questo, <strong>ma</strong> <strong>non</strong> solo. Mi è <strong>se</strong>mbrato <strong>di</strong><br />

fare un favore all’u<strong>ma</strong>nità.<br />

Ma chi siamo noi? Qual è la regola, la legge <strong>di</strong>vina che legitti<strong>ma</strong>,<br />

che sancisce, che giustifica che un uomo, arrivato a<br />

cinquant’ anni, gli stessi che ho io, possa avere ancora il <strong>di</strong>ritto<br />

<strong>di</strong> sfregarsi addosso ad una ragazzina che potrebbe es<strong>se</strong>re<br />

sua figlia? Anzi, peggio, nostra figlia ha cinque anni in<br />

più. Come si sono garantiti, gli uomini, questo <strong>di</strong>ritto, questo<br />

privilegio, questo... questo... questa... questa vigliaccata,<br />

insom<strong>ma</strong>?<br />

Mi sono fatta in quattro per cercare <strong>di</strong> tenere in pie<strong>di</strong> questo<br />

straccio <strong>di</strong> famiglia, gli ho dato tre figli - per me uno era già<br />

più che sufficiente - tre sì, perché lui “li a<strong>ma</strong> i bambini”, e<br />

anche le bambine vedo; “i bambini sono tutta la mia vita”<br />

<strong>di</strong>ceva. E io lì, meschina, a fingere <strong>di</strong> provare ancora chissà<br />

cosa, ad impegnarmi anche, a convincermi, a mettercela tutta<br />

insom<strong>ma</strong>, anche quando or<strong>ma</strong>i <strong>non</strong> era ri<strong>ma</strong>sto nemmeno<br />

più un briciolo <strong>di</strong> passione. Un figlio ogni tre anni, è così<br />

che è andata, è così che mi sono devastata in modo<br />

irreversibile.<br />

Avrei voluto - avrei dovuto, lo so - anche lavorare per uscire<br />

dall’effetto chioccia che mi ha sottratta alla vita per quasi<br />

vent’anni - gli stessi della schifosa - <strong>se</strong>nza contare gli altri<br />

sprecati - sprecati sì, dato il risultato - per cercare <strong>di</strong> <strong>di</strong><strong>ma</strong>-<br />

chiesto <strong>di</strong> comunicare loro e <strong>di</strong> renderli partecipi <strong>di</strong> una piccola<br />

am<strong>ma</strong>ccatura riportata in un parcheggio. “Tu devi, <strong>se</strong><br />

proprio ci tieni. Tu devi <strong>di</strong>rlo ai ragazzi. Per me <strong>non</strong> è<br />

cambiato niente, sono quin<strong>di</strong>ci anni che vivo così e a loro, e<br />

nemmeno a te, <strong>non</strong> ho <strong>ma</strong>i fatto <strong>ma</strong>ncare niente. E tu adesso<br />

vorresti rovinare tutto per....per... per cosa? No, <strong>se</strong> vuoi sfasciare<br />

tutto fallo con le tue <strong>ma</strong>ni, <strong>di</strong>llo tu ai ragazzi. Dillo tu<br />

che per un <strong>se</strong>mplice infantile moto d’orgoglio <strong>se</strong>i <strong>di</strong>sposta a<br />

buttare tutto quello che abbiamo costruito”.<br />

Ad un certo punto mi sono perfino chiesta <strong>se</strong> <strong>non</strong> fos<strong>se</strong> impazzito<br />

tutto d’un tratto. Chi era quello strano uomo, appesantito<br />

dagli anni e da una vita stracol<strong>ma</strong> d’agi, con le <strong>ma</strong>ni e i denti<br />

gialli perennemente e irreversibilmente <strong>se</strong>gnati dalla nicotina,<br />

il taglio <strong>di</strong> capelli alla moda, vestito in modo così ri<strong>di</strong>colo, da<br />

ragazzino, quel frutto acerbo <strong>ma</strong>rcito sull’albero che adesso si<br />

era messo in mente <strong>di</strong> tagliarmi pezzo per pezzo?<br />

“Pensi sia stato <strong>se</strong>mplice per me? Stare con una donna che<br />

or<strong>ma</strong>i <strong>non</strong> somiglia nemmeno più ad una donna e fare tutto<br />

<strong>di</strong> nascosto per tentare <strong>di</strong> salvare le apparenze e la famiglia?<br />

Pensi davvero sia stato <strong>se</strong>mplice?”<br />

Io <strong>non</strong> so cosa possa portare un uomo ad es<strong>se</strong>re così cattivo,<br />

<strong>non</strong> so dove abbia trovato la forza per umiliarmi fino a questo<br />

punto, certo è che una donna <strong>non</strong> sarebbe <strong>ma</strong>i capace <strong>di</strong><br />

fare e <strong>di</strong> <strong>di</strong>re una cosa simile. Ma cosa potevo aspettarmi?<br />

Li vedo ovunque questi cinquantenni, <strong>se</strong>ssantenni, morti<br />

dentro, che per <strong>se</strong>ntirsi vivi devono succhiare la vita alle ragazzine<br />

<strong>di</strong> turno. Li vedo, li vedevo ovunque, solo pensavo<br />

che <strong>non</strong> sarebbe successo anche a me. Una volta ci a<strong>ma</strong>va-<br />

- 48 -


mo, pensavo saremmo invecchiati assieme.<br />

Ma attente voi, state attente, tra un po’ inizierà a cadervi il<br />

<strong>se</strong>no, il vostro <strong>se</strong>dere e il vostro ventre <strong>non</strong> saranno più tesi<br />

come la pelle <strong>di</strong> un tamburo e allora il vostro grand’uomo,<br />

che vi ha promesso chissà quali mon<strong>di</strong> e chissà quale vita<br />

<strong>ma</strong>gnifica, vi sostituirà con un pezzo <strong>di</strong> carne più giovane e<br />

<strong>se</strong> <strong>non</strong> siete riuscite a capitalizzare quel pezzo <strong>di</strong> strada fatta<br />

assieme vi troverete nella fogna ancor pri<strong>ma</strong> <strong>di</strong> avere capito<br />

cosa stava succedendo.<br />

E allora, care bambine, un consiglio - perché <strong>non</strong>ostante tutto<br />

ho più considerazione <strong>di</strong> voi che <strong>di</strong> lui, che <strong>di</strong> loro -: rifiutate<br />

i suoi sol<strong>di</strong>, <strong>non</strong> vi fate pagare cene o viaggi, date un bel<br />

<strong>se</strong>gno <strong>di</strong> soli<strong>di</strong>tà, d’autonomia, in modo che quando vi regalerà<br />

un brillante da migliaia d’euro o v’intesterà una casa<br />

<strong>se</strong>mbri un favore che voi fate al poveretto. Siate scaltre perché<br />

quel periodo potrebbe durare molto meno <strong>di</strong> quanto im<strong>ma</strong>ginate.<br />

Perché <strong>non</strong> <strong>se</strong>rve nessuna abilità particolare per<br />

es<strong>se</strong>re giovani, <strong>non</strong> <strong>se</strong>rve nessuna capacità, nessun talento.<br />

Lo siamo state tutte.<br />

...continua<br />

Giorgio<br />

<strong>di</strong> Tavcar Giovanni (Trieste)<br />

Giorgio si svegliò verso le nove, quella <strong>ma</strong>ttina, con un profondo<br />

<strong>se</strong>nso <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione. Aveva dormito bene, saporitamente.<br />

Si stirò con energia, fremendo dal sottile piacere che<br />

l’operazione gli procurava. Poi si mi<strong>se</strong> in ascolto. Il leggero<br />

tambureggiare sui vetri della finestra lo avvisò che fuori stava<br />

piovendo. Non si rabbuiò, come era solito fare in simili<br />

circostanze. Per quanto sintonizzas<strong>se</strong> l’u<strong>di</strong>to, <strong>non</strong> percepì<br />

nessun altro rumore. L’appartamento era silenzioso come<br />

un convento <strong>di</strong> clausura. La moglie era andata al lavoro, dopo<br />

aver accompagnato i figli a scuola. Lui <strong>non</strong> si era accorto <strong>di</strong><br />

niente.<br />

Ri<strong>ma</strong><strong>se</strong> per alcuni minuti in balia <strong>di</strong> quell’insolito e ras<strong>se</strong>renante<br />

silenzio, che <strong>non</strong> aveva certo modo <strong>di</strong> esplicarsi spesso,<br />

in quella casa, abitata da tre ragazzi molto svegli e talvolta<br />

scatenati. Un fuori program<strong>ma</strong> piacevole e <strong>di</strong>stensivo, da<br />

godere fino in fondo.<br />

Annodò le <strong>ma</strong>ni <strong>di</strong>etro alla nuca e posò lo sguardo sul soffitto<br />

che <strong>non</strong> aveva ancora terminato <strong>di</strong> imbiancare. Un confine<br />

slabbrato, proprio sopra alla sua testa, delimitava il<br />

giallastro biancore del fondo vecchio dalla fresca e luminosa<br />

patina della vernice nuova. Lo assalì perentoria la voglia<br />

<strong>di</strong> rimettersi al lavoro ( <strong>non</strong> a<strong>ma</strong>va le co<strong>se</strong> incompiute ), <strong>ma</strong><br />

si ricordò che aveva qualcosa <strong>di</strong> più importante da fare.<br />

Volgendosi verso la parete alla sua sinistra si trovò ad accarezzare<br />

con lo sguardo il bel mobile a vetri che aveva <strong>di</strong><strong>se</strong>gnato<br />

lui stesso e le centinaia <strong>di</strong> <strong>di</strong>schi che vi erano contenuti,<br />

riposti con or<strong>di</strong>ne e cura meticolosa. Provò un vivo piacere<br />

nell’im<strong>ma</strong>ginare la caterva <strong>di</strong> voci, u<strong>ma</strong>ne e strumentali, che<br />

riposavano nelle infinite pieghe dei tenui e delicati solchi. Si<br />

<strong>se</strong>ntì come un privilegiato custode <strong>di</strong> prezio<strong>se</strong> reliquie.<br />

Un bronzeo medaglione, che aveva acquistato anni fa a<br />

Vienna, tratteggiava con delicate e sapienti volute Johann<br />

Strauss junior, emble<strong>ma</strong> stesso della Vienna musicale, che<br />

gli sorrideva con familiare arguzia sotto l’arcuata prominenza<br />

dei famosi baffi. Un Pierrot <strong>di</strong> ceramica languiva in un<br />

angolino, immerso nel suo triste destino <strong>di</strong> <strong>ma</strong>linconico pagliaccio.<br />

Nell’aria vagava un dolce tepore che lo illangui<strong>di</strong>va. Sarebbe<br />

ri<strong>ma</strong>sto volentieri a letto, a vagabondare con i suoi pensieri.<br />

Il richiamo <strong>di</strong> un preciso dovere lo richiamò però ener-<br />

Pri<strong>ma</strong>vera 2008<br />

- 49 -<br />

gicamente alla realtà. Doveva scrivere. Doveva approfittare<br />

<strong>di</strong> quella <strong>ma</strong>ttinata piena <strong>di</strong> tranquillità e <strong>di</strong> pace per continuare<br />

il suo ro<strong>ma</strong>nzo, che incominciava appena ora, dopo<br />

quasi tre anni <strong>di</strong> lavoro, ad assumere una for<strong>ma</strong> definitiva. Il<br />

piacere <strong>di</strong> scrivere lo scos<strong>se</strong> con forza e lo fece letteralmente<br />

balzare dal letto.<br />

Indossò la vestaglia blu, la sua preferita, e si recò in bagno a<br />

farsi la barba. Quel rito quoti<strong>di</strong>ano lo aiutava a rilassarsi e gli<br />

procurava un gran <strong>se</strong>nso <strong>di</strong> freschezza e <strong>di</strong> benes<strong>se</strong>re fisico.<br />

Poi andò in cucina. Il caffè che sua moglie gli aveva preparato<br />

era ancora tiepido. Non per<strong>se</strong> tempo a riscaldarlo, <strong>ma</strong> lo<br />

sor<strong>se</strong>ggiò davanti alla grande porta-vetrata. Il cielo era plumbeo<br />

e una fitta pioggierellina stava scendendo con ostinata<br />

insistenza. Consultò il barometro: <strong>non</strong> prometteva nulla <strong>di</strong><br />

buono. Il piacevole tepore che regnava in casa lo consolò<br />

dell’umida atmosfera grigiastra che permeava l’ambiente<br />

esterno.<br />

Tornò nella stanza da letto, rias<strong>se</strong>ttò con cura il letto, vi ste<strong>se</strong><br />

sopra il copriletto <strong>ma</strong>rrone, appoggiò accuratamente il cuscino<br />

sulla testata e si coricò, <strong>se</strong>mi<strong>se</strong>duto, permeato da un<br />

vago <strong>se</strong>nso <strong>di</strong> lievitante voluttà.<br />

Aveva l’abitu<strong>di</strong>ne, fin dagli anni dell’infanzia, <strong>di</strong> leggere,<br />

scrivere e stu<strong>di</strong>are a letto. In quella posizione, <strong>se</strong>mi<strong>se</strong>duto, si<br />

<strong>se</strong>ntiva fisicamente rilassato e la concentrazione mentale ne<br />

risultava molto avvantaggiata. Poi, con il passare degli anni,<br />

aveva preso l’abitu<strong>di</strong>ne anche <strong>di</strong> ascoltare a letto; aveva perciò<br />

siste<strong>ma</strong>to il suo sofisticato impianto stereofonico proprio<br />

sul mobile che conteneva l’ampia raccolta <strong>di</strong> <strong>di</strong>schi. La ra<strong>di</strong>o<br />

l’aveva invece siste<strong>ma</strong>ta <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> lui, sul ripiano della<br />

testata. Andava a <strong>se</strong>dersi alla scrivania solo quando doveva<br />

copiare qualcosa a <strong>ma</strong>cchina.<br />

Pri<strong>ma</strong> <strong>di</strong> iniziare a scrivere les<strong>se</strong> un breve racconto dai “<br />

Sillabari “ <strong>di</strong> Goffredo Pari<strong>se</strong>. Gli <strong>se</strong>rviva per entrare nel<br />

cli<strong>ma</strong> giusto, per colorare l’atmosfera, per spronare la fantasia.<br />

Terminata la lettura pre<strong>se</strong> il quaderno degli appunti e la penna.<br />

Sfogliò le ultime pagine che aveva abbozzato qualche<br />

giorno pri<strong>ma</strong> e riportò così alla memoria frasi e situazioni.<br />

Poi si concentrò.<br />

Una volta, quando <strong>non</strong> scriveva ancora, era convinto dell’esistenza<br />

dell’ispirazione. Poi, però, con l’andare del tempo,<br />

si era accorto che per scrivere occorrevano soprattutto<br />

or<strong>di</strong>ne e applicazione. L’ispirazione veniva, sì, ogni tanto,<br />

<strong>ma</strong> quando pareva a lei. Guai però ad aspettarla passiva<strong>ma</strong>nte.<br />

Avrebbe corso il rischio <strong>di</strong> <strong>non</strong> scrivere nulla. Bisognava<br />

invece applicarsi, giorno dopo giorno, con tenacia e insistita<br />

volontà. Talvolta la penna ri<strong>ma</strong>neva inoperosa per minuti,<br />

per ore. Talaltra invece le pagine si riempivano con appagante<br />

scorrevolezza.<br />

Giorgio compre<strong>se</strong> subito che quella <strong>ma</strong>ttinata sarebbe stata<br />

fruttuosa. Si <strong>se</strong>ntiva in felice equilibrio. I pensieri ruotavano<br />

leggeri, gli incastri tra im<strong>ma</strong>gini e parole si armonizzavano<br />

con flui<strong>di</strong>tà, la fantasia scoppiettava con allegra effervescenza.<br />

Ogni tanto alzava lo sguardo dalla pagina, la penna sostava a<br />

mezz’aria, mentre la mente tentava <strong>di</strong> modellare un’im<strong>ma</strong>gine<br />

<strong>non</strong> ancora del tutto sbozzata.<br />

Lavorò così per buone due ore, <strong>se</strong>nza apprezzabili interruzioni,<br />

che <strong>non</strong> fos<strong>se</strong>ro solo delle brevi pau<strong>se</strong> <strong>di</strong> riflessione e<br />

<strong>di</strong> concentrazione. Riusciva a <strong>se</strong>guire il trascorrere del tempo<br />

dal numero delle pagine scritte. Sapeva or<strong>ma</strong>i per lunga<br />

esperienza che tre pagine del suo abituale quaderno equivalevano<br />

a una pagina dattiloscritta e che in me<strong>di</strong>a quattro pagine<br />

<strong>di</strong> appunti, quando la fantasia lo sorreggeva, volevano


<strong>di</strong>re all’incirca un’ora <strong>di</strong> lavoro.<br />

Questa volta aveva oltrepassato la me<strong>di</strong>a abituale <strong>di</strong> quasi il<br />

doppio. Ci volevano del resto anche questi momenti <strong>di</strong> grazia,<br />

per compensare le tante giornate improduttive e vuote.<br />

Ancora teso nel pensiero, si alzò, e andò a controllare in<br />

cucina l’ora sul grande orologio appeso in alto, sulla parete<br />

frontale. Mancava un quarto a mezzogiorno. A mezzogiorno<br />

e mezza doveva recarsi a scuola a recuperare i ragazzi.<br />

“ Troppo poco tempo “ pensò “ per concentrarmi <strong>di</strong> nuovo e<br />

troppo per incominciare a vestirmi. “<br />

Rintracciò nella <strong>di</strong>spensa un succo <strong>di</strong> frutta, che sorbì con<br />

assorta partecipazione. Sbirciando dalla finestra catturò lo<br />

sguardo una ragazza, sul poggiolo della casa <strong>di</strong> fronte, sposina<br />

da poco, tutta intenta a cercare qualcosa nell’ar<strong>ma</strong><strong>di</strong>etto <strong>di</strong><br />

metallo biancolaccato.<br />

Il suo abigliamento consisteva in una canottiera leggera e in<br />

un paio <strong>di</strong> calzoncini sportivi, corti e aderenti. Giorgò rabbrividì<br />

a quella vista. Il termomemtro esterno mostrava <strong>se</strong>i<br />

gra<strong>di</strong>. La os<strong>se</strong>rvò per qualche momento. Dovette riconoscere<br />

che era piuttosto bene in carne e <strong>di</strong>scretamente bellina.<br />

Notò pure che le finestre della camera da letto e la porta del<br />

soggiorno erano del tutto spalancate. Si trovò a considerare<br />

che <strong>non</strong> avrebbe potuto <strong>ma</strong>i vivere con un pinguino, anche<br />

<strong>se</strong> formoso e grazioso.<br />

Tornò lentamente nella stanza da letto e si abbandonò al piacevole<br />

tepore dell’ambiente, che la vista della ragazza-pinguino<br />

aveva pericolosamente incrinato.<br />

Si <strong>di</strong>ste<strong>se</strong> <strong>di</strong> nuovo sul letto. Dal cas<strong>se</strong>tto pre<strong>se</strong> le poesie del<br />

Cardarelli. Aveva migliaia <strong>di</strong> libri nella sua ricca biblioteca.<br />

I pochi libri che però veramente a<strong>ma</strong>va, li teneva <strong>se</strong>mpre a<br />

portata <strong>di</strong> <strong>ma</strong>no. La raccolta poetica del Cardarelli era uno <strong>di</strong><br />

questi. Un piccolo vangelo poetico che <strong>non</strong> si stancava <strong>ma</strong>i<br />

<strong>di</strong> consultare, <strong>di</strong> sviscerare, <strong>di</strong> assaporare. Gli offriva im<strong>ma</strong>gini<br />

<strong>se</strong>mpre nuove e spunti originali che riuscivano a innestare<br />

infallibilmente le spolette della sua fantasia più inti<strong>ma</strong><br />

e profonda.<br />

Les<strong>se</strong> ad alta voce alcune poesie, lentamente, sillabando verso<br />

dopo verso, assaporando le pasto<strong>se</strong> e turgide im<strong>ma</strong>gini, le<br />

fresche e originali combinazioni, le lapidarie intuizioni,<br />

rit<strong>ma</strong>ndo la fluida costruzione musicale interna che tanto<br />

doveva alla grande lezione del Leopar<strong>di</strong>.<br />

Sulle ali dell’entusiasmo per quei mirabili versi che davano<br />

cro<strong>ma</strong>tico rilievo pittorico ai suoi <strong>se</strong>ntimenti, cercò <strong>di</strong> li<strong>ma</strong>re<br />

l’abbozzo <strong>di</strong> una sua poesia che giaceva in embrione da mesi<br />

nel suo quaderno <strong>di</strong> appunti. La densa e originale ispirazione<br />

del Cardarelli finì però per sbiancare ulteriormente il già<br />

debole abbozzo.<br />

Un <strong>se</strong>gnale interno lo avvisò che era or<strong>ma</strong>i giunta l’ora <strong>di</strong><br />

prepararsi. La sua giornata personale era terminata. L’aveva<br />

usata bene, perchè aveva realizzato ciò che si era prefissato.<br />

In pace con sè stesso e con il mondo, si vestì in fretta e si<br />

preparò a subire l’umida e fasti<strong>di</strong>osa carezza che la pioggia<br />

gli avrebbe inevitabilmente elargito.<br />

La grotta <strong>se</strong>greta<br />

<strong>di</strong> Santi Zagami (Torino)<br />

Giorgio, Edoardo e Federica erano tre fratelli e insieme, esplorando<br />

il folto del bosco, avevano scoperto, in un anfratto,<br />

una caverna che chia<strong>ma</strong>rono “la nostra <strong>se</strong>greta”. Lì si rifugiavano<br />

sovente e si confidavano i loro sogni. La “tana”,<br />

piena <strong>di</strong> mistero per le date e gli scritti incisi sulle pareti,<br />

destava viva curiosità nei tre ragazzi, che facevano mille<br />

Il Salotto degli Autori<br />

- 50 -<br />

congetture pensando persino a creature strane come, ad e<strong>se</strong>mpio,<br />

ai folletti del bosco, o a es<strong>se</strong>ri misteriosi che volevano<br />

lasciare traccia <strong>di</strong> sé. Pensarono pure a persone a<strong>ma</strong>nti della<br />

natura e che nella “tana” avevano voluto, con la scrittura<br />

sulle pareti, soltanto richia<strong>ma</strong>re l’attenzione sul loro passaggio,<br />

come gli extraterrestri, e su questo argomento fecero<br />

mille congetture: quali motivi li avevano spinti a rifugiarsi in<br />

una caverna, a bivaccarvi e a scrivere sulle pareti frasi che,<br />

già da sole, erano piene <strong>di</strong> mistero.<br />

Deci<strong>se</strong>ro quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> parlarne al <strong>non</strong>no, che conosceva quei<br />

luoghi e certamente era in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> chiarire ogni cosa.<br />

Il <strong>non</strong>no era molto aperto e loquace e, quando i tre ragazzi<br />

avevano bisogno <strong>di</strong> chiarimenti, correvano da lui, che era<br />

<strong>se</strong>mpre a loro <strong>di</strong>sposizione per qualsiasi spiegazione. Scoperta<br />

la “tana”, i ragazzi furono quin<strong>di</strong> portati a mettere al<br />

corrente il <strong>non</strong>no della loro scoperta, <strong>ma</strong> egli aveva già intuito<br />

tutto. Fu Giorgio, il più gran<strong>di</strong>cello, a suggerire <strong>di</strong> rivelare<br />

al vegliardo la loro scoperta e allorché si pre<strong>se</strong>ntarono a<br />

lui, egli, con un sorriso sulle labbra, <strong>di</strong>s<strong>se</strong> che aveva già capito<br />

la natura del loro <strong>se</strong>greto, che era felice <strong>di</strong> vedere che si<br />

erano decisi a parlargliene e spiegò che la “tana” egli l’aveva<br />

scoperta già molti anni pri<strong>ma</strong>, ai tempi della sua gioventù<br />

e in circostanze particolari perché in tempo <strong>di</strong> guerra, per<br />

rifugiarsi durante i rastrellamenti.<br />

Quin<strong>di</strong> la tana era stata un sicuro rifugio durante le retate che<br />

i tedeschi facevano contro i partigiani.<br />

I ragazzi vollero sapere molte co<strong>se</strong> sul mistero della “tana” e<br />

il <strong>non</strong>no cominciò a raccontare la sua vita <strong>di</strong> allora, in quel<br />

riparo che si rivelò prezioso per lui e per i co<strong>ma</strong>ndati partigiani.<br />

“La guerra <strong>di</strong>vampava e la “tana” fu un buon nascon<strong>di</strong>glio<br />

per me e per i miei compagni e ci salvò nei rastrellamenti<br />

sulle montagne fatti dai nazisti”.<br />

“Allora tu, <strong>non</strong>no, - <strong>di</strong>s<strong>se</strong> Federica - conoscevi tutti i partigiani?”<br />

“Tutti no, ne conoscevo i capi e uno in particolare: il suo<br />

nome era Walter ed aveva frequentato l’Istituto Magistrale<br />

“Domenico Berti” <strong>di</strong> Torino, dove ci conoscemmo e <strong>di</strong>ventammo<br />

amici. Con lui, sovente, andavo a pas<strong>se</strong>ggiare a Torino<br />

sotto il duplice filare dei tigli <strong>di</strong> corso Racconigi. Walter<br />

fu promosso a pieni voti e, nell’attesa <strong>di</strong> es<strong>se</strong>re chia<strong>ma</strong>to al<br />

<strong>se</strong>rvizio militare, egli vin<strong>se</strong> un concorso delle Ferrovie dello<br />

Stato, posto che poi dovette lasciare perché chia<strong>ma</strong>to a frequentare<br />

il Corso <strong>di</strong> Allievi Ufficiali <strong>di</strong> complemento e ne<br />

uscì con il grado <strong>di</strong> sottotenente. In<strong>di</strong> fu as<strong>se</strong>gnato al suo<br />

Reggimento, che era in zona <strong>di</strong> guerra in Albania dove, però,<br />

le truppe italiane e tedesche subirono una <strong>di</strong>sfatta.<br />

Walter fu incaricato dal suo co<strong>ma</strong>ndante <strong>di</strong> portare in salvo<br />

la ban<strong>di</strong>era <strong>di</strong> combattimento del Reggimento per <strong>non</strong> farla<br />

cadere in <strong>ma</strong>ni nemiche. Egli attraversò il <strong>ma</strong>re a bordo <strong>di</strong><br />

un peschereccio, portando così a compimento le sua missione.<br />

Fu durante tale incarico che vide a Bologna e a Torino le<br />

deportazioni <strong>di</strong> <strong>ma</strong>ssa fatte dai tedeschi. Compre<strong>se</strong> l’orrore<br />

dei loro meto<strong>di</strong> brutali e, per i suoi principi <strong>di</strong> libertà, scel<strong>se</strong><br />

la dura e rischiosa vita del partigiano, arruolandosi volontario<br />

nelle Brigate Garibal<strong>di</strong>ne della Val <strong>di</strong> Susa, in mezzo alle<br />

montagne, dove la sua attività <strong>non</strong> conosceva soste. Ma una<br />

<strong>se</strong>ra, tra<strong>di</strong>to da due prigionieri russi, che si erano venduti ai<br />

tedeschi, cadde trafitto da una raffica <strong>di</strong> mitragliatrice presso<br />

Bruzolo. Quello fu un agguato preme<strong>di</strong>tato e atroce.”<br />

Il <strong>non</strong>no si interruppe: aveva le lacrime agli occhi, poi si<br />

ripre<strong>se</strong> e <strong>di</strong>s<strong>se</strong>: “Pensate che qui, nella nostra “tana <strong>se</strong>greta”,<br />

sarebbe stato al sicuro... Io gliela avevo mostrata per lui e<br />

peri Capi partigiani, braccati dai tedeschi.”<br />

Poi soggiun<strong>se</strong>: “Se avessi ascoltato meglio, quella <strong>se</strong>ra, nel


gelido vento della valle, avrei u<strong>di</strong>to il suo estremo saluto alla<br />

vita”.<br />

“Questi episo<strong>di</strong> <strong>non</strong> tutti sono citati dai libri <strong>di</strong> storia, <strong>ma</strong><br />

ricordate <strong>se</strong>mpre, nipoti miei, che anche ai partigiani dobbiamo<br />

oggi la nostra libertà. Ecco perché la nostra “tana” ha<br />

un suo valori storico e ricorda ancora, a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> decenni,<br />

la lotta partigiana.<br />

Walter Fontan è uno dei tanti eroi ed è ricordato su <strong>di</strong> una<br />

lapide alla stazione <strong>di</strong> Torino Porta Nuova, sul lato <strong>di</strong> via<br />

Nizza, che rammenta ai posteri il nome dei ferrovieri caduti<br />

per la libertà”.<br />

Il <strong>non</strong>no aveva finito il suo racconto fatto ai tre nipotini, che<br />

gli fecero altre<br />

do<strong>ma</strong>nde sulla Resistenza, sullo spirito garibal<strong>di</strong>no dei partigiani,<br />

sui rastrellamenti dei tedeschi. Egli spiegò i <strong>di</strong>fficili<br />

momenti or<strong>ma</strong>i passati e li esortò a <strong>non</strong> <strong>di</strong>menticare.<br />

Promi<strong>se</strong> infine che un giorno li avrebbe portati in via Nizza,<br />

sotto il portico<br />

ferroviario, a vedere la lapide <strong>di</strong> cui aveva parlato pri<strong>ma</strong>.<br />

Precisò inoltre che era stato un bravo ra<strong>di</strong>o - telegrafista ed<br />

aveva svolto un ruolo molto importante per i collegamenti<br />

con gli alleati. Raccontò pure <strong>di</strong> es<strong>se</strong>re stato ferito alla gamba<br />

sinistra durante un attacco nazifascista.<br />

Fu allora che i tre nipotini vollero vedere i <strong>se</strong>gni della cicatrice<br />

nella gamba e ne furono orgogliosi perché il loro <strong>non</strong>no si<br />

era battuto con onore e Giorgio esclamò: “Allora la nostra<br />

“tana” ha un valore storico, <strong>ma</strong> noi <strong>non</strong> lo sapevamo e la<br />

ricorderemo <strong>se</strong>mpre come “Tana misteriosa” perché piena<br />

<strong>di</strong> firme, <strong>di</strong> date e <strong>di</strong> motti come questo: ”.<br />

Federica era pensierosa e poi soggiun<strong>se</strong>: “Tu, <strong>non</strong>no, ci hai<br />

fatto una promessa e devi <strong>ma</strong>ntenerla, così vedremo la lapide<br />

<strong>di</strong> cui ci hai parlato e porteremo dei fiori, a ricordo <strong>di</strong> tutti<br />

i caduti per la libertà”.<br />

Da “Il grido del gufo” (1974)<br />

Sogni Bastar<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> Ernesto D’Acquisto - Chieri (To)<br />

“No! Basta con i sogni bastar<strong>di</strong>. Vivere... Vivere...”<br />

Erano le tre del <strong>ma</strong>ttino quando Ceco andò a stravaccarsi<br />

con la sua <strong>ma</strong>cchina in un burrone insieme con Venes. La<br />

<strong>ma</strong>cchina, nuova fiam<strong>ma</strong>nte, gliel’aveva donata suo padre<br />

come premio per avere conquistato il primo traguardo culturale.<br />

Ora, supino su un letto in una corsia <strong>di</strong> ospedale <strong>se</strong>mbrava<br />

che deliras<strong>se</strong>. Linda, entrata in quel frangente, si <strong>se</strong>ntì<br />

gelare la pelle: il ragazzo dei suoi sogni aveva la fronte fasciata<br />

e la borsa sulla testa sovrastata da una bottiglia<br />

pensolante. Gli si avvicinò: aveva gli occhi chiusi. Gli accarezzò<br />

la tempia sinistra e lo chiamò: Ceco, Ceco. Il ragazzo<br />

aprì gli occhi, e la fissò a lungo. Poi balbettò; Basta! con i<br />

sogni bastar<strong>di</strong>...<br />

“Ceco... stai <strong>ma</strong>le?”<br />

“Non moIto; <strong>ma</strong> le ferite mi bruciano” sillabò lui chiudendo<br />

gli occhi.<br />

“Quante volte ti ho pregato <strong>di</strong> lasciare perdere quella sala<br />

infernale?”<br />

Ceco <strong>non</strong> rispo<strong>se</strong>, ché nel suo cervello danzavano ancora<br />

lampi policroni, rimbombi tamburici e sferzate <strong>di</strong> bronzi.<br />

“Com’è successo?” chie<strong>se</strong> Linda.<br />

E lui abbozzò un sorriso che <strong>se</strong>mbrò <strong>di</strong> cane, e <strong>di</strong>s<strong>se</strong>: Venes<br />

è morta.<br />

Pri<strong>ma</strong>vera 2008<br />

- 51 -<br />

Ceco e Linda si erano conosciuti qualche anno pri<strong>ma</strong> ad una<br />

festa, fra loro <strong>se</strong>mbrò scoccare subito la scintilla. Ma quando<br />

Ceco la invitò insistentemente a fargli da partner nella<br />

sala dei”sogni bastar<strong>di</strong>”, lei <strong>se</strong> ne allontanò. Lui continuò a<br />

sognare con Venes. E Linda, <strong>di</strong>ciottenne, continuò a sognare<br />

per conto proprio la vita coniugale con quel ventenne alto<br />

quanto basta, sago<strong>ma</strong> perfetta, bruno con capelli ondulati,<br />

fronte alta, <strong>di</strong>sinvolto e sicuro con la coda dei capelli al vento<br />

e occhi castani piccoli e incassati. For<strong>se</strong> intendeva<br />

recuperarlo.<br />

La notizia dell’incidente, Linda l’appre<strong>se</strong> dalla televisione.<br />

Non stette più nella pelle, e cor<strong>se</strong> all’ospedale in<strong>se</strong>guita dai<br />

rimbrotti della <strong>ma</strong>dre.<br />

“Com’è successo?” insistette Linda piegandosi sul ragazzo.<br />

Ma ceco spen<strong>se</strong> il sorriso da cane; e sprofondò nei sogni <strong>di</strong><br />

quella notte.<br />

“Balio con Venes. Lei mi afferra le orecchie con una veemenza<br />

tale che <strong>se</strong>mbra voles<strong>se</strong> staccarmele. Ora mi fissa negli<br />

occhi, mi tira e sé. Sento un colpetto alla spalla. Mi stacco da<br />

lei. E’ Carlo che mi offre le sigarette estere. Prendo il pacchetto<br />

e ne pago il prezzo centuplicato. II Lampadario si è<br />

spento; s’è accesa una luce rossa. Ogni ragazzo è avvinghiato<br />

alla sua donna. Nessuno, ancora fu<strong>ma</strong>: il viaggio deve<br />

incominciare in un tempo per tutti, e il suo inizio è subor<strong>di</strong>nato<br />

alla fine dell’intermittenza sincro<strong>ma</strong>tioa delle lampa<strong>di</strong>ne<br />

rossa e verde. Fumo... Fumiamo. Incomincia una musica<br />

lenta frammista a passione e intrigo. Le coppie prendono<br />

l’abbrivio. Molte rugazze vagano ad occhi chiusi. Si accendono<br />

tutte le lampa<strong>di</strong>ne; lampeggiano. I colori si fondono e<br />

generano altri colori. La sala è un proscenio astrale in metamorfosi<br />

tempestata <strong>di</strong> larve u<strong>ma</strong>ne variopinte. Vaghiamo...<br />

Quanto tempo è che gavazziamo con i nostri corpi...? Il ritmo<br />

delle luminescenze tende a degradare; for<strong>se</strong> la fa<strong>se</strong> <strong>di</strong><br />

preparazione al viaggio sta per concludersi. Ecco, la luce<br />

bianca si è spenta; anche le altre. Buio, S’è accesa la lampa<strong>di</strong>na<br />

gialla: la sala <strong>se</strong>mbra un luogo <strong>ma</strong>gico. Io e Venes pren<strong>di</strong>amo<br />

posto sul <strong>di</strong>vano più vicino. E’ incominciata una musica<br />

ricca <strong>di</strong> sincopi altalenanti e carezzevoli ohe mi portano<br />

sopra una sottile bru<strong>ma</strong> gialla. Venes mi salta addosso; mi<br />

morde l’orecchio destro; si stacca; mi fissa; <strong>di</strong>ce qualcosa<br />

che <strong>non</strong> capisco. La sala è avviluppata in una nube trasparente.<br />

Vedo delle coppie spar<strong>se</strong> ancora vaganti; altre sono<br />

<strong>di</strong>ste<strong>se</strong> a terra sopra un largo tappeto che Carla ha <strong>di</strong>sposto<br />

nel centro della sala. La mia compagna ha finito la pri<strong>ma</strong><br />

sigaretta; ne vuole un’altra. Gliel’accendo. Nell’evanescenza<br />

spumosa vedo altre fiammelle. La mia sigaretta ora è a metà.<br />

II giallo che pri<strong>ma</strong> era opaco, ora lo vedo vivido como <strong>se</strong> il<br />

fumo delle sigarette <strong>non</strong> ci fos<strong>se</strong>; la lampa<strong>di</strong>na è d’uno splendore<br />

meraviglioso. Mi <strong>se</strong>nto illuminare la mente, Questo, è<br />

il grande potere che mi da il viaggio. Una nuova adepta gridai:<br />

No! <strong>non</strong> voglio... <strong>non</strong> voglio morire; aiuto! <strong>non</strong> voglio<br />

morire; voglio tornaro in<strong>di</strong>etro. Si alza, si butta sopra il tappeto,<br />

si rotola e grida ancora: Assassini! state dìsintegrando<br />

il mio corpo; raccoglietelo, ridatemelo, è mio, lo voglio. Che<br />

delizia! Vedo il mondo nella sua interezza, assoluto e fecondo<br />

<strong>di</strong> fuoco amorevole. Gli uomini della terra sono raccolti<br />

tutti in un punto. S’abbracciano, finalmente, cantano l’inno<br />

mon<strong>di</strong>ale accompagnato dal suono del ganzavar. E’ un’armonia<br />

<strong>di</strong> pace, <strong>di</strong> gloria u<strong>ma</strong>na eterna. Le belve hanno perduto<br />

la loro ferocia. Ballano con gli ucraini una danza uniforme<br />

è la danza del mondo; è la <strong>se</strong>mbiosi dei geni. Mio<br />

padre, come un minchione al benzolo, arde sopra la collina<br />

fiorita del mondo: torcia che si scioglie ai pie<strong>di</strong> degli uomini<br />

u<strong>ma</strong>ni e delle belve e degli in<strong>se</strong>tti. Nel <strong>ma</strong>re gli squali sono


a raccolta con tutte le specie <strong>ma</strong>rine; <strong>se</strong>mbra che tengano una<br />

riunione. Ora tutti si muovono in <strong>di</strong>rezione d’una nave abbandonata.<br />

La nave scompare negli abissi <strong>ma</strong>rini come inghiottita<br />

da un immenso mulinello. In quel punto, tutte le specie <strong>ma</strong>rine<br />

volteggiano al ritmo soave delle sirene. Nell’aria gli uccelli<br />

<strong>di</strong> tutte le razze si sono avventati contro un missile minaccioso.<br />

Ora cantano, cinguettano, gracchiano intorno alla cenere<br />

ondeggiante dell’insi<strong>di</strong>a. Un oggetto cubico scende silenzioso<br />

in mezzo agli uomini raccolti. Ne <strong>di</strong>scendono degli es<strong>se</strong>ri:<br />

uno, due, tre... <strong>di</strong>eci. E’ la rappre<strong>se</strong>ntanza d’un altro mondo.<br />

Hanno tre gambe e quattro braccia con le estremità prensili.<br />

La loro testa cubiforme <strong>di</strong>spone <strong>di</strong> quattro occhi immobili fluorescenti:<br />

uno in ogni faccia laterale. La faccia superiore <strong>se</strong>mbra<br />

es<strong>se</strong>re sormontata da una cupoletta. Cinque cupolette si<br />

<strong>di</strong>stinguono dalle altre. Da queste esce un ciuffo indecifrabile<br />

<strong>di</strong> colore viola cangiante fra l’azzurro oltre<strong>ma</strong>re e il verdescuro.<br />

For<strong>se</strong> sono femmine. La pelle esposta è Violacea. In<br />

una faccia, al <strong>di</strong> sotto dell’occhio, una cavità articolata mostra<br />

due file <strong>di</strong> denti centrali: una sotto, una sopra. In due facce<br />

opposte, al <strong>di</strong> sopra degli occhi, hanno una protuberanza simile<br />

ad un pa<strong>di</strong>glione auricolare <strong>se</strong>mpre in movimento: si muovono<br />

in ogni <strong>se</strong>nso; mentre il corpo <strong>ma</strong>ssiccio coperto fino<br />

alle giunture inferiori ri<strong>ma</strong>ne immobile. II corpo è coperto da<br />

una tubola gialla vivace ohe arriva fin dove incomincia l’organo<br />

prensile. La loro altezza supera i due metri. Ci abbracciamo;<br />

balliamo al suono dei ganzavar.<br />

A GABRIELLA<br />

<strong>di</strong> Gian Clau<strong>di</strong>o VASSAROTTO<br />

(Lombriasco - TO)<br />

Gabriella <strong>non</strong> vede più tra le ansanti<br />

stagioni il viso solcato dall’amore,<br />

dagli affanni e dal dolore <strong>di</strong> colei<br />

che cullò il suo primo stupito vagito.<br />

Non <strong>se</strong>nte più le note<br />

della cara voce che accompagnava<br />

il flauto incantato della sua giovinezza,<br />

e nel meriggio dello svanire dei sogni<br />

empiva come un suono <strong>di</strong> luce<br />

i de<strong>se</strong>rti <strong>di</strong> buio,<br />

arpeggiava la sua allegria.<br />

Gabriella si <strong>se</strong>nte sola e tra i <strong>di</strong>pinti<br />

del commiato del sole, raggiunge<br />

la quieta <strong>di</strong>mora dei morti.<br />

In mezzo alla carne assopita, il suo cuore<br />

<strong>di</strong> pace s’imbeve e a sua <strong>ma</strong>dre,<br />

che vive oltre la tomba del tempo,<br />

confida i tormenti e le ansie<br />

a cui son condannati i mortali.<br />

Dal mondo infinito, un raggio <strong>di</strong> verità arriva,<br />

e Gabriella vola verso lo splendore<br />

del mistero, squarciando il telo<br />

che soffoca gli a<strong>ma</strong>nti della terra.<br />

La colomba della preghiera s’innalza<br />

e, nella festa della comunione dei santi,<br />

la <strong>ma</strong>m<strong>ma</strong> conduce Gabriella alla vita.<br />

Il Salotto degli Autori<br />

- 52 -<br />

“Ora vado alla ricerca <strong>di</strong> altri mon<strong>di</strong> <strong>se</strong>nza pace per portarvi il<br />

messaggio dell’Homo Sapiens. In fondo alla sala, oltre la parete,<br />

vedo quattro uomini <strong>di</strong> razze <strong>di</strong>ver<strong>se</strong> ai quali <strong>se</strong> ne avvicina<br />

un altro che ha la pelle variamente pigmentata. Questi ha in<br />

una <strong>ma</strong>no una una <strong>se</strong>ga ricavata dalla <strong>ma</strong>n<strong>di</strong>bola d’un coccodrillo<br />

e nell’altra una scatola <strong>di</strong>a<strong>ma</strong>ntina. Appoggia la scatola<br />

a terra, agguanta il primo uomo, e con la <strong>se</strong>ga gli scoperchia il<br />

cranio; ne risucchia il contenuto. Ora dalla scatola estrae un<br />

cervello nuovo, e spe<strong>di</strong>tamente lo siste<strong>ma</strong> nel cranio vuoto; si<br />

accinge subito a ricucirlo. S’avvicina ad un altro dei quattro.<br />

Sembra ohe voglia ripetere l’operazione su tutti i suoi simili...<br />

“I quattro pazienti hanno for<strong>ma</strong>to un cerchio; ognuno tende le<br />

braccia ai due <strong>di</strong> destra e <strong>di</strong> sinistra for<strong>ma</strong>ndo une catena circolare.<br />

Il chirurgo viene invitato a parteciparvi. Tutti insieme<br />

si librano all’altezza d’una finestra. Attraverso le loro teste<br />

vedo il <strong>ma</strong>re calmo e azzurro assopito nella sua <strong>ma</strong>estosa bellezza.<br />

Vedo due flotte da guerra: sono belle, quelle navi! Gli<br />

occhi nucleari dei missili ci guardano con amore ineffabile;<br />

nella loro espressione si legge il desiderio amorevole <strong>di</strong> abbracciarci<br />

in un sogno <strong>di</strong> gioia eterna. II chirurgo alza la sinistra;<br />

grida: Andate! La pace <strong>non</strong> ha bisogno <strong>di</strong> forza.<br />

“Le navi sono svanite nel nulla. E tutti insieme abbracciati<br />

imboccano una grande via guarnita <strong>di</strong> alberi e fiori <strong>di</strong> ogni<br />

colore e collegata con la Via Lattea oltre il mio sogno.”<br />

A questo punto, Ceco spalancò i piccoli occhi e li piantò contro<br />

Linda e <strong>di</strong>s<strong>se</strong> con voce flebile: “Venes è andata; vado anche<br />

io.” Ed emi<strong>se</strong> un rantolo <strong>se</strong>guito dal respiro conclusivo<br />

dei suoi sogni.<br />

UN CANTICO NUOVO<br />

<strong>di</strong> Rino PIOTTO (Fontaniva -PD)<br />

Arrivammo dopo un lungo viaggio<br />

sra<strong>di</strong>cati dalle nostre terre d’Angola<br />

schiavi nel nuovo mondo <strong>di</strong> Bahia.<br />

Ci <strong>se</strong>demmo esausti sui nostri tamburi<br />

silenti ascoltavamo il nostro cuore<br />

piangevamo <strong>se</strong>nza lacrime e <strong>se</strong>nza voce.<br />

Sollevando le palme aperte al cielo<br />

pregavamo un Dio sconosciuto<br />

perché eravamo abbandonati da tutti.<br />

Ci coccolavano i messaggi del vento<br />

che lenivano la nostra <strong>se</strong>te e la fame<br />

quando d’incanto u<strong>di</strong>mmo un <strong>se</strong>gnale.<br />

Sul tamburo piombò un cocco <strong>di</strong> pal<strong>ma</strong><br />

il suo suono ci <strong>di</strong>ede nuova energia<br />

i nostri cuori riempì <strong>di</strong> grande gioia.<br />

Intonammo un cantico nuovo<br />

al Signore che ci aveva ascoltati<br />

e lodammo le sue meraviglie.<br />

Battemmo i tamburi con le nude <strong>ma</strong>ni<br />

ed i pie<strong>di</strong> stanchi sulla terra nuova<br />

e la voce ripre<strong>se</strong> col soffio del vento.<br />

Lo<strong>di</strong>amo il Signore per le sue meraviglie<br />

dal niente con Lui abbiamo ogni cosa<br />

sorrisi e canzoni son nati dal cuore.<br />

Ringraziamo il Signore per tutte le co<strong>se</strong><br />

che ci ha offerto dal niente<br />

offriamo gli inni <strong>di</strong> un cantico nuovo.


Pri<strong>ma</strong>vera 2008<br />

LE RECENSIONI DI...<br />

MARCO DEI FERRARJS<br />

LA TERZA STANZA, ro<strong>ma</strong>nzo <strong>di</strong> Edda PEL-<br />

LEGRINI CONTE (Ibiskos-Ulivieri, Empoli,<br />

2007), è un libro <strong>di</strong> “poesia narrativa” che ci fa riflettere,<br />

inchinandoci alla sua pagina <strong>se</strong>nza rimpianto né pretesa,<br />

<strong>ma</strong> solo ricordandoci profeticamente una <strong>se</strong>quenza<br />

<strong>di</strong> livelli o fasi esistenziali che necessariamente dobbiamo<br />

percorrere <strong>se</strong>nza pregiu<strong>di</strong>zi o prevenzioni strategiche<br />

e saccenti, <strong>ma</strong> con <strong>se</strong>renità e pazienza <strong>di</strong> avvenuta<br />

<strong>ma</strong>turazione psicologica e spirituale. Il nodo dello scenario<br />

poetico è l’enig<strong>ma</strong>, il mistero <strong>di</strong> una stanza aperta<br />

e chiusa: una stanza <strong>di</strong> ricor<strong>di</strong> -<strong>di</strong> protezioni <strong>ma</strong>terico<br />

psicologiche- <strong>di</strong> poesie da leggere e ascoltare- <strong>di</strong> ritratti<br />

pre<strong>se</strong>nti/futuri (o <strong>se</strong>nza tempo?). Una introspezione<br />

retroattiva <strong>di</strong> personaggi che “poeticamente” si a<strong>ma</strong>no,<br />

pas<strong>se</strong>ggiano, program<strong>ma</strong>no, vivono un tempo <strong>se</strong>nza limiti,<br />

uniti, coesi da un <strong>se</strong>ntimento assoluto che pervade<br />

“piccoli borghi” profu<strong>ma</strong>ti <strong>di</strong> camini accesi, sfoglia scaffali<br />

<strong>di</strong> libri, verifica il bisogno <strong>di</strong> un pre<strong>se</strong>nte da vivere,<br />

inventando il futuro; che appare liricamente solco <strong>di</strong> <strong>se</strong>mi,<br />

<strong>di</strong>ta gem<strong>ma</strong>te, fragore <strong>di</strong> onde imprigionate <strong>di</strong> conchiglie<br />

nella provvisorietà dell’esistere filtrata da metafore<br />

filosoficamente <strong>se</strong><strong>di</strong>mentate in un poetare classico e <strong>se</strong>ducente.<br />

La terza stanza come “terza età”, <strong>ma</strong> priva <strong>di</strong><br />

temporalità e <strong>di</strong> realtà spazializzate e circoscritte, una<br />

terza età totale, onnicomprensiva, con im<strong>ma</strong>nenza e<br />

mutamento <strong>di</strong> personaggi, illuminazioni <strong>di</strong> saggezze<br />

(Tagore) riflessioni sulla <strong>se</strong>renità delle co<strong>se</strong> nella pace e<br />

sulla vita. Quanto alla struttura e scomposizione <strong>di</strong> questo<br />

poetico narrato: esistono, mi pare, i temi fondamentali<br />

<strong>di</strong> una realtà fiabesca e miticamente elaborata in sfere<br />

<strong>di</strong> azioni parallele che GREIMAS chiamerebbe atlanti<br />

corrispondenti agli attori della vicenda. “La Terza Stanza”<br />

è un mondo narrative-poetico, che ha ignoti confini<br />

d’incipit ed explicit, che in<strong>di</strong>vidua percorsi fuoriuscenti<br />

dall’os<strong>se</strong>rvatorio co<strong>di</strong>ce della tra<strong>ma</strong>, che attira il lettore<br />

coinvolgendolo in un vero e proprio “siste<strong>ma</strong> <strong>di</strong> valori”<br />

<strong>se</strong>mpre protagonista determinante per una catarsi annunciata<br />

in un reale mimeticamente rievocato.<br />

ALDO DI GIOIA<br />

Cara Donatella, ti invio una recensione, in questo caso<br />

un po’ particolare, <strong>di</strong>rei ano<strong>ma</strong>la, recensione <strong>di</strong> “una persona”<br />

nella sua interezza sviluppata attraverso la conoscenza<br />

nei Salotti Letterarari e l’analisi dei suoi scritti.<br />

Questo <strong>se</strong>ntirlo spiegare e raccontare mi ha indotto ad<br />

aggiungere <strong>ma</strong>ttone a <strong>ma</strong>ttone, fino a tratteggiare questo<br />

quadro <strong>di</strong> Giu<strong>se</strong>ppe Dell’Anna, (spero sufficientemente<br />

riuscito), che ti invio appunto come “Recensione d’Autore”.<br />

GIUSEPPE DELL’ANNA:<br />

La pri<strong>ma</strong> volta che mi è stato pre<strong>se</strong>ntato, Giu<strong>se</strong>ppe Dell’Anna<br />

mi è stato pre<strong>se</strong>ntato come “fine <strong>di</strong>citore”.<br />

Fine, lo è anche per costituzione e per equilibrio.<br />

Mai o<strong>se</strong>rebbe sprecare i temi cari della libertà, dell’etica,<br />

della legalità e della moralità gettandoli nel <strong>ma</strong>re<br />

<strong>ma</strong>gnum dell’imbecillità, che tutto travolge, facendo<br />

- 53 -<br />

apparire questi termini come retaggio usato ed abusato<br />

dell’ipocrisia <strong>di</strong> chi, opportunisticamente <strong>se</strong> ne appropria<br />

per meri vantaggi personali.<br />

Giu<strong>se</strong>ppe, che conosciamo soprattutto per la partecipazione<br />

ai salotti letterari e per i puntuali articoli che re<strong>di</strong>ge<br />

per questa rivista, realizza con fare descrittivo a tutto<br />

tondo, la sua sod<strong>di</strong>sfazione certamente per quanto riguarda<br />

il proprio tempo libero.<br />

Non conosco la sua sod<strong>di</strong>sfazione in ambito lavorativo<br />

<strong>ma</strong>, visto il suo impegno <strong>se</strong>mpre puntuale e concreto<br />

sottolineato altresì dai riferimenti alle fonti autorevoli<br />

da cui attinge, oso pensare che anche in quest’ambito,<br />

sia almeno <strong>di</strong> buona qualità.<br />

Oltre che fine <strong>di</strong>citore quin<strong>di</strong>, fine “espressionista”, che<br />

con la pacatezza del suo ragionamento riesce a coinvolgere<br />

emotivamente l’interlocutore.<br />

E dal suo vissuto, dal quale spesso trae spunto per interpretare<br />

le sue opere, nascono note <strong>di</strong> grande u<strong>ma</strong>nità,<br />

che lo fanno rientrare <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto, nella categoria dei<br />

“<strong>di</strong>spensatori d’arte”.<br />

RISVEGLIO E ALTRE STORIE CON LE ALI<br />

racconti <strong>di</strong> Giu<strong>se</strong>ppina RANALLI Carta e Penna<br />

E<strong>di</strong>tore (Dicembre 2007)<br />

«Narra la leggenda che il cielo si colorò <strong>di</strong> porpora e d’oro,<br />

furono stesi da<strong>ma</strong>schi e broccati e tu nascesti, per colorare<br />

con FANTASIA il mondo.»<br />

Fu questo l’augurio che l’Autrice ricevette a coronamento<br />

<strong>di</strong> uno dei suoi compleanni. Avremmo voluto <strong>ma</strong>ntenere<br />

il <strong>se</strong>greto, il ri<strong>se</strong>rbo, la privacy, <strong>ma</strong> <strong>di</strong> fronte a tale esplosione<br />

<strong>di</strong> “FANTASIA”, ad un foglio bianco che l’Autrice<br />

riempie con il frullo d’ali delle sue farfalle, riuscendo ad<br />

identificare il lento inesorabile scorrere della vita, “<strong>ma</strong>gnifica<br />

e crudele, <strong>ma</strong> soprattutto breve”, <strong>non</strong> abbiamo<br />

potuto che rendere <strong>di</strong> pubblico dominio l’evento, augurandoci<br />

<strong>di</strong> <strong>non</strong> averle reso cosa sgra<strong>di</strong>ta. Vola sulle ali <strong>di</strong><br />

una farfalla quin<strong>di</strong>, la FANTASIA dell’Autrice, che delle<br />

fiabe e dei miti riesce a fare i suoi cavalli <strong>di</strong> battaglia.<br />

Anche le sue poesie sono emotivamente coinvolgenti,<br />

<strong>ma</strong> questa, è un’altra storia.<br />

In questi racconti sono sgargianti, inimitabili i colori <strong>di</strong><br />

cui Giu<strong>se</strong>ppina Ranalli ci fa dono, <strong>ma</strong> Alla, la protagonista,<br />

“è una farfalla dalle ali completamente bianche”. Ci<br />

sarà pure un motivo per aver scelto questo colore come<br />

protagonista: il bianco è il simbolo della purezza, dell’amore<br />

idealizzato, della fedeltà, della <strong>se</strong>mplicità, e viene<br />

issato dall’Autrice come ban<strong>di</strong>era dell’Amicizia, “E’<br />

l’e<strong>se</strong>mpio <strong>di</strong> come nella vita sia importante es<strong>se</strong>re e <strong>non</strong><br />

apparire”, <strong>di</strong> fronte alla prepotenza <strong>di</strong> un mondo, che<br />

oggi come oggi, vorrebbe in<strong>se</strong>gnarci il contrario.<br />

Altri “vizi e virtù, propri dell’es<strong>se</strong>re u<strong>ma</strong>no” sono già<br />

<strong>ma</strong>gnificamente ritratti, oltreché nelle fiabe pre<strong>se</strong>nti nel<br />

libro, nella delicata prefazione <strong>di</strong> Mariateresa Biasion che<br />

come un refolo <strong>di</strong> vento, consiglia <strong>di</strong> ricercare nella lettura<br />

“quel <strong>se</strong>nso <strong>di</strong> appartenenza, le ra<strong>di</strong>ci”, che <strong>ma</strong>i del<br />

tutto possono es<strong>se</strong>re strappate alla memoria.


CINTHIA DE LUCA<br />

ANCHE NELLA NOTTE SPLENDE IL SOLE”<br />

silloge poetica <strong>di</strong> Gian Clau<strong>di</strong>o<br />

VASSAROTTO (L’Autore Libri - Firenze).<br />

C’è una fra<strong>se</strong> in copertina, quasi incisa, che riporta prezio<strong>se</strong><br />

parole “L’Ani<strong>ma</strong> <strong>di</strong>pinge arcobaleni <strong>di</strong> infinito amore,<br />

trasfigurata dalla speranza” ed è impossibile <strong>non</strong> fer<strong>ma</strong>rsi<br />

a riflettere su queste parole, un po’ mistiche, <strong>ma</strong> in fondo<br />

profondamente u<strong>ma</strong>ne,perché la Speranza, più che<br />

l’Amore, che è e resta grande ideale, è pane quoti<strong>di</strong>ano<br />

dell’uomo e questo coraggioso autore, che si fa <strong>di</strong>fensore<br />

<strong>di</strong> valori antichi in un’epoca <strong>se</strong>nza più valori, ci in<strong>di</strong>ca<br />

la via per subli<strong>ma</strong>re il nostro quoti<strong>di</strong>ano, a volte bello,<br />

<strong>ma</strong> spesso a<strong>ma</strong>ro e deludente, alla luce della speranza.<br />

La vita ancora sorride nelle “note” <strong>di</strong> questo poeta, la<br />

vita ancora sa cantare le sue melo<strong>di</strong>e, <strong>non</strong> si è spenta la<br />

musica, soffocata dalle grida del mondo, <strong>ma</strong> continua<br />

eterea ad effondere la sua voce.<br />

E’ l’Amore trascendente che <strong>se</strong>mbra toccare questo insolito<br />

cantore d’Eterno, è l’Amore assoluto che ci sorride<br />

attraverso <strong>di</strong> lui, che squarcia le tenebre, affinchè <strong>non</strong> sia<br />

permesso alla “spietata belva del mondo” <strong>di</strong> assalire l’uomo<br />

nella polvere.<br />

Egli conosce il mondo, lo conosce profondamente e <strong>non</strong><br />

si fa confondere, sa che il desiderio <strong>di</strong> pace, d’amore, che<br />

le illusioni sono ferite nel cuore dell’uomo che sorride alla<br />

vita,restandone sgomento; egli è consapevole che “l’inverno<br />

ghiacciato <strong>se</strong>ppellirà tutto nella notte del mondo”,<br />

eppure descrive così bene l’incanto della vita,quell’incanto<br />

che fa “sbocciare il fiore del <strong>di</strong>vino mistero”.<br />

Si fa così portavoce del canto dell’esistenza, quel canto<br />

oggi spesso <strong>di</strong>menticato, del canto dell’ani<strong>ma</strong>, che culla i<br />

sogni e li veste <strong>di</strong> allegria.<br />

E c’è <strong>se</strong>mpre una scintilla <strong>di</strong> speranza nei suoi versi<br />

<strong>se</strong>reni,eppure profondamente consapevoli <strong>di</strong> questo<br />

grande poeta, poiché egli è grande, nella sua fede e nella<br />

sua poesia.<br />

Questa scintilla ci sfiora,ci pervade pian piano, ci convince<br />

che, <strong>non</strong>ostante il vento contrario, si possa ancora<br />

guardare oltre l’orizzonte oscuro, perché c’è ancora un<br />

<strong>se</strong>nso nello scorrere dei giorni e la notte, che avanza minacciosa,<br />

<strong>non</strong> ci trascinerà via o sarà for<strong>se</strong>, soltanto, terra<br />

<strong>di</strong> transizione verso un’Alba nuova.<br />

“Ma il frumento/ della tua ani<strong>ma</strong>,/ <strong>non</strong> si è <strong>di</strong>sperso/ con il<br />

tempo;/ il conta<strong>di</strong>no del cielo/ l’ha raccolto:/ sarà pane bianco/<br />

in Para<strong>di</strong>so”.<br />

Si coglie questa <strong>di</strong>mensione profondamente trascendente<br />

nell’incantevole poesia <strong>di</strong> Gian Clau<strong>di</strong>o Vassarotto,<br />

molto bene espressa nella lirica “Tu Gesù”: Gesù è l’amico,<br />

l’unico, il vero, il pane dei giorni, il conforto del cuore;<br />

solo in Lui c’è rifugio, solo nel Suo caldo abbraccio,<br />

più intenso nei momenti <strong>di</strong> buio. E il pensiero dell’autore,<br />

in questa logica <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione, va ad ogni fratello,<br />

raggiunge tutti i bisognosi, i sofferenti, gli ultimi della<br />

terra; il suicida, la cui ani<strong>ma</strong> vaga <strong>di</strong>speratamente tra le<br />

buie gallerie del mondo, la fanciulla, sorella <strong>di</strong> ogni tempo,<br />

cui è stato offuscato il sole della purezza, il volto dell’innocenza;<br />

nessuno è lasciato fuori da questa comunione,<br />

che ci rende tutti uniti, tutti insperatamente fratelli.<br />

E’ una <strong>di</strong>mensione impalpabilmente <strong>se</strong>mpre pre<strong>se</strong>nte<br />

Il Salotto degli Autori<br />

- 54 -<br />

quella spirituale, lievito e gioia per l’animo dell’autore.<br />

Si scorge <strong>se</strong>mpre, in ogni verso, un <strong>se</strong>nso <strong>di</strong> rinascita<br />

quoti<strong>di</strong>ana, fatta <strong>di</strong> piccole e gran<strong>di</strong> co<strong>se</strong>, un incontro,<br />

un pensiero, un canto interiore, come una liberazione che<br />

proietta all’intorno un prezioso alone <strong>di</strong> leggerezza.<br />

E sfogliando ogni pagina, dalla pri<strong>ma</strong> all’ulti<strong>ma</strong>, sopraffatti<br />

spesso dalla notte del cuore, ci convinciamo gioiosi<br />

che il buio <strong>non</strong> prevarrà.<br />

MICHELE FRANCIPANE<br />

I sogni sono come le ciliegie <strong>di</strong> Clelia PALOM-<br />

BO - Per contattare <strong>di</strong>rettamente l'autrice: Casa<br />

e<strong>di</strong>trice ALBERTINI - Via Manzoni, 11 - 29010<br />

TREVOZZO DI NIBBIANO (PC) Tel.:<br />

0523.99.82.58 - Fax: 0523.99.86.25<br />

Un’opera letteraria è interpretabile da vari punti <strong>di</strong> vista:<br />

for<strong>ma</strong>, contenuto, stile e valore estetico; simboli e risvolti<br />

psicologici, sociali, etici. Il punto più spesso trascurato<br />

è l’analisi dei nomi che l’autore sceglie per in<strong>di</strong>viduare e<br />

connotare gli attori della ‘sua’ storia. Ed è proprio grazie<br />

alla ricerca ono<strong>ma</strong>stica che ‘rileggo’ sotto una nuova luce<br />

il racconto-favola I sogni sono come le ciliegie.<br />

L’autrice avrà me<strong>di</strong>tato a lungo pri<strong>ma</strong> <strong>di</strong> ‘inventare’ e<br />

attribuire a ciascun personaggio un nome proprio che<br />

<strong>se</strong>rvis<strong>se</strong> a delinearne i tratti es<strong>se</strong>nziali della personalità<br />

<strong>ma</strong> anche a rilevarne la funzione antropica nella tra<strong>ma</strong>.<br />

E così la piccola-grande protagonista Dorotea (‘dono <strong>di</strong><br />

Dio’) è il fulcro intorno al quale ruotano tutti gli altri coprotagonisti.<br />

Fra questi l’amica del cuore Zefirina (‘alito<br />

<strong>di</strong> vento’ pri<strong>ma</strong>verile e il cuginetto Lucio che ‘illumina’<br />

entrambe sul come-e-perché ridare uno scopo <strong>di</strong> vita allo<br />

sbandato clochard Vasco, il cui destino parrebbe scritto<br />

anch’esso , nel nome: ‘vagabondare’ <strong>se</strong>nza meta. Poi,<br />

sorpresa finale da fiaba, sarà la tata Adele, povera <strong>ma</strong><br />

dal cuore ‘nobile e illustre. Di contro il brusco e sospettoso<br />

Nunzio, figlio della limpida Olimpia, tra<strong>di</strong>rà la sostanza<br />

del proprio nome <strong>di</strong> ‘angelo messaggero’... Felicissimi<br />

anche i nomi dei due cagnolini innamoratisi a pri<strong>ma</strong> vista:<br />

la tenera Milly e il ‘foresto’ Golia conquistato... da<br />

Stella e Luna.<br />

Evviva, questa ‘ciliegina’ letteraria <strong>di</strong> Clelia (‘gloriosa’)<br />

Palumbo risponde bene all’intuizione <strong>di</strong> Plauto: “”omen<br />

est omen” nel nome l’auspicio, il fato. Vi si respira un’aura<br />

<strong>di</strong> amicizia, altruismo, solidarietà. Spirito <strong>di</strong>ffusivo <strong>di</strong><br />

‘pietas’ e amore.<br />

FLAVIA LEPRE<br />

ALDA FORTINI: PRIMO VERSO – ED12. Il<br />

Conventino – Bergamo – Pref. <strong>di</strong> Angelo Ubiali<br />

SCRITTI SCIOLTI – Soc. E<strong>di</strong>tr. Vannini – Pref. <strong>di</strong> Ro<strong>ma</strong>no<br />

Leoni<br />

IDEALI DI CRISTALLO – Venilia E<strong>di</strong>trice – Pref. <strong>di</strong><br />

Liana de Luca<br />

TEMPO SCONFINATO – Lorenzo E<strong>di</strong>tore<br />

Quattro Raccolte che for<strong>ma</strong>no l’atmosfera creativa <strong>di</strong><br />

un’età giovanile e <strong>di</strong> un’età più <strong>ma</strong>tura. Ma la <strong>di</strong>fferenza<br />

è irrilevante, perché in tutti e quattro i volumi, c’0è una<br />

meravigliosa fioritura artistica che genera Poesia.<br />

E nella Poesia c’è <strong>se</strong>nsibilità e talento, dove Alda Fortini


<strong>di</strong>mostra così la sua personalità e tutta la sua ricchezza<br />

emotiva. Poetessa, con una ispirazione autentica, nella<br />

cui ani<strong>ma</strong> femminile risplende una specie <strong>di</strong> arcobaleno<br />

nel quale <strong>se</strong>tte strisce colorate, sono come <strong>se</strong>tte abissi<br />

entro cui vaga un sottile velo <strong>di</strong> mistero; anche <strong>se</strong>, in effetti,<br />

il fatto <strong>di</strong> es<strong>se</strong>re poetessa vuol <strong>di</strong>re es<strong>se</strong>re grande<br />

collaboratrice della vita, che <strong>ma</strong>i si estingue.<br />

Ed esplorando le profonde plaghe della propria interiorità,<br />

ella penetra là dove nasce e si avvia il processo <strong>di</strong><br />

for<strong>ma</strong>zione e la ricerca della in<strong>di</strong>viduazione che ogni<br />

donna riesce a trovare in sé, unitamente al <strong>se</strong>nso recon<strong>di</strong>to<br />

dell’intimo valore.<br />

Perché spesso “scrivere” <strong>non</strong> vuol <strong>di</strong>re “comporre”, specialmente<br />

quando si tratta <strong>di</strong> poesie, for<strong>se</strong> perché queste<br />

obbe<strong>di</strong>scono ad un impulso emotivo e a <strong>se</strong>ntimenti <strong>se</strong>mpre<br />

mossi nella sfera delle impreve<strong>di</strong>bilità.<br />

I testi raccolti in quattro volumi e pubblicati in anni <strong>di</strong>versi,<br />

sono il panora<strong>ma</strong> poetico <strong>di</strong> una donna che mette in<br />

gioco la sua ani<strong>ma</strong>, anche <strong>se</strong> poi, quando <strong>se</strong>mbra che tocchi<br />

il mistero dell’origine dei suoi pensieri, si richiude in<br />

una specie <strong>di</strong> in<strong>di</strong>cibile enig<strong>ma</strong>ticità. Di solito, la <strong>ma</strong>ggioranza<br />

dei poeti, nelle loro Raccolte mescolano vari generi,<br />

<strong>ma</strong> Alda Fortini no, lei resta fedele alle sue te<strong>ma</strong>tiche emozionali<br />

ed evita le alternanze con altre proble<strong>ma</strong>tiche. Così<br />

che le sue opere mettono a fuoco <strong>se</strong>mpre le stes<strong>se</strong> <strong>di</strong>mensioni<br />

esistenziali adeguandole al momento in cui le vive e<br />

contornandole da una splen<strong>di</strong>da varietà <strong>di</strong> effetti panoramici<br />

che <strong>di</strong> volta in volta mutano, <strong>ma</strong> soltanto per il nor<strong>ma</strong>le<br />

intervento della Natura.<br />

E devo <strong>di</strong>re che questo è un siste<strong>ma</strong> tutto personale e<br />

trovo che sia un ottimo metodo letterario, perché alla<br />

fine, permette <strong>di</strong> far esplodere le molteplici forme espressive,<br />

i vari modelli in<strong>se</strong>riti nella sua sfera mentale. Ma<br />

per meglio approfon<strong>di</strong>re l’argomento e rendere più agevole<br />

la comprensione del mio <strong>di</strong>re, riporto qui <strong>di</strong> <strong>se</strong>guito<br />

e per intero, una sola linea, dal titolo “21 Marzo” ed in<strong>se</strong>rita<br />

nella Raccolta n. 4, l’ulti<strong>ma</strong>: “Quando il cielo / nell’ultimo<br />

specchio <strong>di</strong> stelle / copre il nostro capo / pren<strong>di</strong>mi per<br />

<strong>ma</strong>no /. La <strong>ma</strong>linconia attesa 7 sarà compagna dei nostri passi<br />

/. Ma <strong>non</strong> temere / avrò trovato la forza / <strong>di</strong> afferrare il passato<br />

/. Di scindere l’idolo <strong>di</strong> latta / dall’a<strong>ma</strong>ro contesto / nelle ali<br />

gran<strong>di</strong> <strong>di</strong> un pas<strong>se</strong>ro /. E <strong>se</strong> tentassi un giorno il ritorno / <strong>non</strong><br />

so quando / stringimi forte la <strong>ma</strong>no /. Il <strong>di</strong>sporre vasto / <strong>di</strong><br />

questo giorno così nuovo / interrompe le gran<strong>di</strong> impre<strong>se</strong> / e<br />

lascia spazio all’in<strong>se</strong>gna / per <strong>non</strong> credere e giu<strong>di</strong>care /. 21<br />

Marzo / for<strong>se</strong> una festa / for<strong>se</strong> un incontro / <strong>ma</strong> il gioco avaro<br />

ha captato / l’ulti<strong>ma</strong> riga / <strong>di</strong> una breve nota”.<br />

La lettura <strong>di</strong> questa lirica, come del resto anche quella <strong>di</strong><br />

tutte le altre, mi ha stranamente colpito, per un motivo<br />

che può apparire anche banale, <strong>se</strong> il significato <strong>di</strong> questa<br />

parola <strong>non</strong> aves<strong>se</strong> il potere <strong>di</strong> muovere il mondo! E la<br />

parola “as<strong>se</strong>nte” è “AMORE”.<br />

In tutto l’insieme <strong>di</strong> queste poesie, <strong>non</strong> viene <strong>ma</strong>i pronunciata.<br />

Qualcuno può anche pensare che i “<strong>se</strong>greti”<br />

devono es<strong>se</strong>re liberati soprattutto quando ci si occupa <strong>di</strong><br />

Poesia, anche <strong>se</strong> qualche volta può es<strong>se</strong>re consigliabile<br />

tendere al silenzio del vero e sostituirlo con la vaghezza<br />

ambigua <strong>di</strong> una verità passata attraverso una infinità <strong>di</strong><br />

filtri, perché in questo modo il verso può <strong>di</strong>ventare più<br />

interessante, ad<strong>di</strong>rittura uno strumento <strong>di</strong> conoscenza<br />

più elaborata, dato che le poesie acquistano una doppia<br />

Pri<strong>ma</strong>vera 2008<br />

- 55 -<br />

im<strong>ma</strong>gine. E qui, es<strong>se</strong>, sono il <strong>se</strong>gno coerente della memoria<br />

della poetessa, del ritorno reiterato alle ferite da<br />

<strong>se</strong>mpre impres<strong>se</strong> nella psiche <strong>ma</strong> <strong>ma</strong>i esposte allo sbaraglio.<br />

A me, <strong>se</strong>mbra un <strong>se</strong>gno dell’as<strong>se</strong>nza <strong>di</strong> una storia<br />

concreta, dell’immobilità del <strong>se</strong>ntimento amoroso che<br />

<strong>non</strong> si palesa, che <strong>non</strong> emette luce. Tutto però rientra nel<br />

bellissimo quadro panoramico e viene sostituito dalla<br />

parola scritta che però trattiene le frasi che <strong>non</strong> vanno<br />

esplicitamente dette. La poesia che ho appena riportato,<br />

ne è l’e<strong>se</strong>mpio, anche <strong>se</strong> è ampiamente soffusa <strong>di</strong> leggera<br />

<strong>ma</strong>linconia sapientemente celata nell’ombra dell’ani<strong>ma</strong><br />

e, quasi <strong>di</strong> soppiatto, vi circola una brezza d’amore<br />

<strong>non</strong> propriamente felice e <strong>non</strong> si sa per chi.<br />

E c’è lei, la poetessa Alda Fortini, che colloquia con qualcuno<br />

che <strong>non</strong> nomina. Ma chi sarà <strong>ma</strong>i quell’Identità <strong>se</strong>greta<br />

e misteriosa? Un’amica? Un uomo a<strong>ma</strong>to? Dio? Il<br />

suo splen<strong>di</strong>do quadro personale par che resti immoto,<br />

anche <strong>se</strong> nella realtà, in esso si muove il lago, il fiume, le<br />

ron<strong>di</strong>ni, gli alberi, i fiori… Tutto appare chiaro e i colori<br />

vivaci. Ma il suo parlare è un soliloquio che <strong>non</strong> ha risposte,<br />

quasi che la poetessa potes<strong>se</strong> inorri<strong>di</strong>re venendo a<br />

contatto con altra voce! Lei però <strong>non</strong> tace o meglio, <strong>non</strong><br />

depone la penna: continua a vivere la sua iniziale solitu<strong>di</strong>ne,<br />

l’inconfessata <strong>ma</strong>linconia, la tristezza <strong>di</strong> un’as<strong>se</strong>nza<br />

a cui però <strong>non</strong> fa chiaramente cenno, perché lei <strong>non</strong><br />

parla apertamente d’amore, <strong>non</strong> <strong>di</strong>ce <strong>se</strong> il suo cuore freme,<br />

<strong>se</strong> soffre, <strong>se</strong> gioisce, <strong>se</strong> s’infiam<strong>ma</strong> nella speranza <strong>di</strong><br />

una attesa… Pare che il suo scrivere Poesie sia una fuga<br />

attraverso l’ombroso dedalo <strong>di</strong>s<strong>se</strong>minato da un’infinità<br />

<strong>di</strong> parole. C’è un intimo dram<strong>ma</strong> nella sua vita? C’è felicità?<br />

Trasogno, fantasia e realtà, qual è il rapporto? Io ho<br />

scrutato a lungo questo suo mondo e, certa <strong>di</strong> arrivare a<br />

centrare il cuore, potrei anche azzardare una mia versione<br />

della sua storia <strong>di</strong> via, <strong>ma</strong> sarebbe facile, per me, far<br />

cadere i veli che, così astutamente l’autrice ha alzato, per<br />

celare ciò che ella <strong>non</strong> intende <strong>di</strong>re… Magari potrei <strong>non</strong><br />

giovarle, <strong>non</strong> arrecarle danno, per cui penso che sia più<br />

interessante lasciare che questo inusuale rebus venga lasciato<br />

all’intelligenza e alla <strong>se</strong>nsibilità dei lettori, perché<br />

scoprire, attraverso un’accurata lettura, la nota misteriosa<br />

<strong>di</strong> una vita impastata <strong>di</strong> poesia, può anche ri<strong>se</strong>rvare<br />

una piacevole sorpresa!<br />

KARINA ANDREA OLIVERA<br />

LA FRAGILITÀ DEI CORPI <strong>di</strong> Pietro PRE-<br />

STI - Circorivolta E<strong>di</strong>zioni - 2007<br />

Altro scacco <strong>ma</strong>tto per questo giovane autore <strong>di</strong> Gela.<br />

Ne “La fragilità dei corpi” Pietro Presti mette in risalto il<br />

degrado u<strong>ma</strong>no caratterizzato dall’arrendersi <strong>di</strong> giovani<br />

vite che s’abbandonano a un’esistenza precaria, de<strong>di</strong>ta<br />

alla droga; abitanti dei bassifon<strong>di</strong> <strong>di</strong> una città che potrebbe<br />

es<strong>se</strong>re “la più bella del reame”, <strong>ma</strong> che accompagna<br />

in<strong>di</strong>fferente l’annullamento <strong>di</strong> questi “<strong>non</strong> guerrieri”.<br />

Sono giovani che rinunciano ancor pri<strong>ma</strong> <strong>di</strong> combattere,<br />

che rifiutano qualsiasi identità sociale, spinti a gettare<br />

via le proprie esistenze annebbiati da alcool e artificio<strong>se</strong><br />

fughe dalla realtà; giovani che abitano una Palermo<br />

che <strong>non</strong> perdona, che <strong>non</strong> concede speranze e che<br />

inghiotte le loro vite una ad una nel silenzio e nel <strong>di</strong>stacco<br />

<strong>di</strong> un moderno degrado. E’ una realtà crudele, scomo-


da, reietta, narrata dall’autore con uno stile crudo, violento,<br />

caratterizzato da im<strong>ma</strong>gini piene, che scavano la<br />

pelle, uno stile chiaro, <strong>se</strong>nza pau<strong>se</strong> o interruzioni, una<br />

prosa densa che porta il lettore ad im<strong>ma</strong>ginare più che a<br />

pensare, come <strong>se</strong> si trovas<strong>se</strong> <strong>di</strong> fronte ad uno schermo<br />

cine<strong>ma</strong>tografico. E’ un “viaggio” autolesionistico, quello<br />

dei protagonisti <strong>di</strong> questo ro<strong>ma</strong>nzo, vissuto come unica<br />

valvola <strong>di</strong> sfogo nei confronti <strong>di</strong> una società priva <strong>di</strong><br />

ideali e certezze, un viaggio che li condurrà verso una<br />

verità inconfutabile: la fragilità dei corpi.<br />

PACIFICO TOPA<br />

ANNA PRESUTTI “A Te…Signore” n° 21 pag.<br />

30 <strong>di</strong> questa rivista.<br />

Con questa composizione Anna Presutti si è rivolta al<br />

Signore, ringraziandolo per tutti i doni che Egli ha voluto<br />

elargirle nella vita; l’autrice ha dato libero sfogo alla<br />

sua profonda fede, cercando anche <strong>di</strong> fare logici collegamenti<br />

con le co<strong>se</strong> belle che la natura ci offre: “Se guardo<br />

una splen<strong>di</strong>da rosa/ o un immenso prato verde/ è a te<br />

che penso, Signore.” Non solo, <strong>ma</strong> anche “un cielo pieno<br />

<strong>di</strong> stelle/ e un meraviglioso <strong>ma</strong>re blu”, viene spontaneo<br />

rivolgere un grato pensiero al Sommo Creatore <strong>di</strong> tutte<br />

queste belle co<strong>se</strong>. Lo stesso <strong>di</strong>casi quando ammiriamo<br />

“l’alba ra<strong>di</strong>osa/ <strong>di</strong> un nuovo giorno” tutto è motivo <strong>di</strong><br />

grande emozione; cosa <strong>di</strong>re <strong>di</strong> un “bel tramonto” che<br />

riesce a suscitare nell’animo “tanta sod<strong>di</strong>sfazione”. Ma,<br />

ci sono anche altri motivi che sollecitano la gratitu<strong>di</strong>ne:<br />

“La soli<strong>di</strong>tà/ della mia famiglia” e altrettanto <strong>di</strong>casi per<br />

l’uomo che ho sposato, i “bei figli/ che mi ha dato.” In<br />

fine, quando “stringo fra le braccia/ i miei due meravigliosi<br />

nipotini/ che nascendo mi hanno resa <strong>non</strong>na”. Tutto<br />

questo ha provocato nel mio animo tanta felicità.<br />

E’ quin<strong>di</strong> naturale, per chi ha fede, <strong>di</strong> ringraziare costantemente<br />

il Signore, autore <strong>di</strong> tutto ciò!<br />

FRANCA MARIANNI “Il passo degli aironi”<br />

n°21 pag.30 <strong>di</strong> questa rivista.<br />

Franca Marianni, con “il passo degli aironi”, fa una<br />

im<strong>ma</strong>ginifica rivisitazione <strong>di</strong> una realtà che, col tempo,<br />

va sfuggendo. E’ l’ora del riposo, una pausa dopo un laborioso<br />

impegno <strong>di</strong> ristrutturazione d’un e<strong>di</strong>ficio: “C’è<br />

un tremolio d’ali/ sotto la gronda” ciò riguarda l’abitu<strong>di</strong>ne<br />

<strong>di</strong> alcuni uccelli <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ficare sotto le grondaie, posto<br />

che li ripara dalle intemperie e dall’ aggressione <strong>di</strong> altri<br />

rapaci; “Ogni impresa che <strong>di</strong>lata/ i suoi confini/ a giro<br />

d’orizzonte.” C’è insito nell’uomo il desiderio <strong>di</strong> evadere<br />

dall’abitu<strong>di</strong>narietà, <strong>di</strong> avventurarsi in nuove iniziative.<br />

“Tu la conosci qui/ questa fatica <strong>di</strong> vivere/ a mente fredda.”<br />

Versi che delucidano ancor meglio le <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong><br />

sopravvivenza, <strong>di</strong> fronteggiare, <strong>di</strong>uturnamente, gli impegni<br />

più o meno gravosi. “Reclinati i sogni/ <strong>di</strong> troppo<br />

facile7 presagio.” Si allude alla caduta <strong>di</strong> tante speranze<br />

accarezzate i gioventù e che, col passare del tempo, sono<br />

sfu<strong>ma</strong>te, come i sogni che sfocano col risveglio. “A stormo/<br />

nel risveglio si profila/ il passo degli aironi.” Analogia<br />

quanto <strong>ma</strong>i azzeccata, perché porta, con efficacia<br />

realistica, ad una verità dalla quale nessuno può sfuggire:<br />

la fugacità delle speranze carezzate in gioventù, <strong>ma</strong><br />

ri<strong>ma</strong>ste solo nei ricor<strong>di</strong>.<br />

Il Salotto degli Autori<br />

- 56 -<br />

MARIA FRANCESCA CHERUBINI “Vorrei<br />

vestirmi <strong>di</strong> vento” n°20 pag.15 <strong>di</strong> questa rivista.<br />

Più che una vera e propria composizione questa <strong>di</strong> Maria<br />

Francesca Cherubini è un afflato <strong>di</strong> affettività. Il sognare<br />

<strong>di</strong> potersi vestire <strong>di</strong> vento la <strong>di</strong>ce lunga sulla forza<br />

dell’im<strong>ma</strong>ginazione: “Per vagare nel bosco/ dei tuoi pensieri/<br />

ed impigliarmi/ ai rami”. Cosa <strong>di</strong> più fiabesco si<br />

poteva pensare per <strong>di</strong>chiarare il proprio affetto alla persona<br />

cara? Si può parlare <strong>di</strong> slaccio amoroso, infatuazione,<br />

quasi follia, per es<strong>se</strong>re trasportata dal vento dell’intimo<br />

della persona cara, potersi immedesi<strong>ma</strong>re nei suoi<br />

pensieri quasi fos<strong>se</strong>ro raffigurati in un groviglio confuso.<br />

LUCIANO SOMMA “Napoli” n°21 pag.22 <strong>di</strong><br />

questa rivista.<br />

For<strong>se</strong> <strong>ma</strong>i come in questo momento la città <strong>di</strong> Napoli è<br />

nel cuore <strong>di</strong> tutti gli Italiani; i recenti problemi del cumulo<br />

della spazzatura che ingorga le vie testimonia il degrado<br />

d’una città che ha <strong>se</strong>mpre costituito un sogno canoro.<br />

Luciano Som<strong>ma</strong> sintetizza questo cli<strong>ma</strong> con una<br />

accorata composizione focalizzata al ram<strong>ma</strong>rico <strong>di</strong> tanto<br />

abbandono; egli chia<strong>ma</strong> il cli<strong>ma</strong> <strong>di</strong> Napoli<br />

“lebbrosario” per dare un’idea della gravità in cui è ridotta,<br />

sacrificata da “un lungo calvario/ larva d’un fasto<br />

lezioso” del quale ri<strong>ma</strong>ne solo il ricordo, mentre la città,<br />

tanto decantata, è avvolta “in tenue sudario”, reietta per<br />

tale stato <strong>di</strong> abbandono, <strong>ma</strong> tuttavia lei continua a respirare:<br />

“il tuo cuore aritmico/ pulsa” mentre tutto attorno<br />

nelle viuzze in cui si svolgono i commerci più strani: “ca<strong>se</strong><br />

<strong>di</strong> latta/ scenario <strong>di</strong> beffa/ testimoniano ossario <strong>di</strong> storia/<br />

l’ignavia <strong>di</strong> tanti.” Ciò <strong>ma</strong>lgrado la città soffre e sospira:<br />

“ed ancora tu canti/ lavori e rattoppi/ gli stracci impregnati<br />

<strong>di</strong> pianto.” Innegabile il fatto che ci sia una parte<br />

della popolazione che soffre al vedere tanto degrado,<br />

<strong>ma</strong>: “fra teneri i<strong>di</strong>lli/ tessuti tra notti <strong>di</strong> atte<strong>se</strong>” c’è solo da<br />

sperare in “un’alba <strong>di</strong>versa”, ossia che le co<strong>se</strong> possano<br />

cambiare, <strong>ma</strong>, indubbiamente, v’è bisogno d’uno sforzo<br />

comune!<br />

ROSANNA MURZI “Mam<strong>ma</strong>” n°21 pag.22 <strong>di</strong><br />

questa rivista.<br />

Rosanna Murzi fa l’apoteosi della <strong>ma</strong>m<strong>ma</strong>, im<strong>ma</strong>ginando<br />

<strong>di</strong> poterla circondare <strong>di</strong> tutte quelle delicatezze che<br />

lei merita: “Avvolgere quel corpo gracile in coperte calde/<br />

per <strong>non</strong> far più sciogliere la mente.” per poterla ricordare<br />

efficiente e viva, mentre invece “ricor<strong>di</strong> lontani<br />

tornano come lampi/ per svanire in giochi <strong>di</strong> bimba”. E’<br />

naturale che si desideri ricordare la <strong>ma</strong>m<strong>ma</strong> fin dalla sua<br />

infanzia ed allora “mescoli rimorsi e nostalgia perenne”<br />

su “epopea <strong>di</strong> tenerezza” ossia canti infantili: “Vorrei<br />

prenderti per <strong>ma</strong>no <strong>ma</strong>m<strong>ma</strong> bambina/ <strong>se</strong>nza forza <strong>di</strong><br />

lasciarti.” E’ <strong>se</strong>nza dubbio questo uno dei desideri che ci<br />

accompagnano, specie quando lei viene a <strong>ma</strong>ncare e questo<br />

<strong>non</strong> può <strong>non</strong> provocare il pianto accompagnato dal<br />

desiderio <strong>di</strong> “avvolgerti in sciarpe calde”; questo per <strong>di</strong>re<br />

del <strong>se</strong>nso <strong>di</strong> affetto estremo onde evitare a lei ogni for<strong>ma</strong><br />

<strong>di</strong> tristezza e <strong>di</strong> sacrificio. Inutile <strong>di</strong>re che il <strong>se</strong>nso <strong>di</strong><br />

questa composizione è quanto <strong>ma</strong>i pregno <strong>di</strong> affezione<br />

illimitata per colei che ci ha dato la vita.


VITO GIUSEPPE MELE “La tua carezza” Salotto<br />

n°21 pag.15 <strong>di</strong> questa rivista.<br />

Una metaforica composizione inneggiante a quel gesto<br />

affettivo che è la carezza; con molta im<strong>ma</strong>ginazione l’autore<br />

la eguaglia: “al volo radente/ d’una colomba” quin<strong>di</strong><br />

eterea, quasi impalpabile, offerta dalle “esili <strong>di</strong>ta/ della<br />

tua <strong>ma</strong>no.” Indubbiamente la carezza della persona<br />

a<strong>ma</strong>ta ha un bel chiaro significato ed una forza affettiva<br />

<strong>di</strong>fficilmente descrivibile. L’evocazione della carezza è<br />

strettamente collegata alla persona cara, Giu<strong>se</strong>ppe Mele<br />

la compara ad un leggero tocco, quasi “nella punta<br />

d’un’ala.” Ciò per determinare meglio la delicatezza e la<br />

dolcezza del gesto <strong>se</strong>mpre molto ambito.<br />

PREGHIERA<br />

<strong>di</strong> Baldassarre TURCO (Genova)<br />

A leggere i giornali, è uno sgomento:<br />

<strong>non</strong> parlan d’altro che <strong>di</strong> guerre e stragi,<br />

<strong>di</strong> stupri, d’assassini e <strong>di</strong> violenze<br />

contro le donne, gli anziani e i bambini.<br />

Come vorremmo che <strong>non</strong> fos<strong>se</strong> vero!<br />

A legger le Scritture, trovi pace:<br />

al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong> tutti c’è il buon Dio<br />

che fa piover sui giusti e sui cattivi<br />

e sa attendere, dando tempo al tempo.<br />

Signore, dacci fede nel tuo Amore!<br />

A leggere i giornali, si <strong>di</strong>spera:<br />

va tutto alla rovescia e a catafascio,<br />

<strong>se</strong>mbra che da un minuto all’altro il Male<br />

sopraffarà vincendo sopra il Bene.<br />

Come vorremmo che <strong>non</strong> fos<strong>se</strong> vero!<br />

A legger le Scritture, c’è speranza<br />

perché a tirar le fila della storia<br />

sarà Id<strong>di</strong>o e sua l’ulti<strong>ma</strong> parola<br />

<strong>se</strong>condo i piani suoi eterni e fedeli.<br />

Signore, dacci fede nel tuo Amore!<br />

A leggere i giornali, siam nell’ora<br />

delle tenebre: i dèmoni <strong>di</strong> morte<br />

s’aggirano incarnati nei <strong>ma</strong>lvagi<br />

che propinano soltanto <strong>di</strong>struzione.<br />

Come vorremmo che <strong>non</strong> fos<strong>se</strong> vero!<br />

A legger le Scritture, siam nell’ora<br />

della luce: l’e<strong>se</strong>rcito dei santi<br />

avanza ar<strong>ma</strong>to della sola Croce,<br />

da cui rifulge trionfante la Vita.<br />

Signore, dacci fede nel tuo Amore!<br />

Pri<strong>ma</strong>vera 2008<br />

- 57 -<br />

TRA LE MEDUSE DI LUCE<br />

<strong>di</strong> Mario BELLO (Ro<strong>ma</strong>)<br />

Cade<br />

inerme come un’oncia,<br />

la <strong>se</strong>ra, fredda<br />

come un’unghia <strong>di</strong> luna,<br />

e scarno è il telo del vento<br />

che sbuffa e inquieta<br />

l’ani<strong>ma</strong> <strong>di</strong> carta<br />

<strong>di</strong> un aquilone,<br />

appeso sul terrazzo<br />

del cielo, a beccheggiare<br />

in <strong>ma</strong>ni inesperte.<br />

Si inarca<br />

il ventre delle barche,<br />

nel porto,<br />

al tramestio dei pescatori<br />

a pie<strong>di</strong> nu<strong>di</strong>, come<br />

il morso <strong>di</strong> un’a<strong>ma</strong>nte,<br />

che si addentra<br />

nell’utero delle acque,<br />

lasciandosi <strong>di</strong>etro<br />

la scia luminosa<br />

della lampara.<br />

Ver<strong>di</strong>,<br />

gli sguar<strong>di</strong> delle alghe<br />

affiorano<br />

tra le medu<strong>se</strong> <strong>di</strong> luce,<br />

nell’aratura assonnata<br />

del <strong>ma</strong>re, allattato,<br />

in un fiume <strong>di</strong> correnti,<br />

da stormi <strong>di</strong> pesciolini<br />

fluttuanti, dalla pelle<br />

incerata d’argento, tra<br />

i <strong>se</strong>ni delle onde rigonfie.<br />

Fremono<br />

le <strong>ma</strong>ni, ingravidate<br />

dalle reti<br />

che ricadono a bordo,<br />

poi re<strong>ma</strong>no cavalcando<br />

le Or<strong>se</strong>, al ritorno,<br />

verso l’attesa <strong>di</strong> mogli<br />

che sbiancano l’alba,<br />

quando è forte il rombo<br />

della <strong>ma</strong>reggiata, per un<br />

abbraccio <strong>se</strong>nza fantasmi.<br />

Primo classificato - Sezione Poesia,<br />

“Decathlon della letteratura” - 2006


Il Salotto degli Autori<br />

PREMI PREMI LETTERARI<br />

LLETTERARI ETTERARI<br />

Sui siti Internet dell’associazione è <strong>di</strong>sponibile un <strong>se</strong>rvizio gratuito <strong>di</strong> in<strong>se</strong>rimento auto<strong>ma</strong>tico dei ban<strong>di</strong>.<br />

L’Associazione Culturale «CARTA E PENNA» in<strong>di</strong>ce la quinta e<strong>di</strong>zione del<br />

CONCORSO LETTERARIO INTERNAZIONALE PRADER WILLI<br />

Prader e Willi sono i due stu<strong>di</strong>osi che, mettendo insieme un complesso <strong>di</strong> sintomi caratteristici che<br />

costituiscono il quadro clinico <strong>di</strong> questa <strong>ma</strong>lattia genetica rara, hanno per primi descritto la Sindrome.<br />

Le persone affette dalla sindrome <strong>di</strong> Prader Willi (che colpisce un bambino ogni 15.000 nati)<br />

pre<strong>se</strong>ntano ritardo mentale, ipotonia muscolare e sono prive del <strong>se</strong>nso <strong>di</strong> sazietà, a causa <strong>di</strong><br />

un’ano<strong>ma</strong>lia nel centro che controlla questo stimolo nel cervello. Allo stesso tempo, la patologia è<br />

causa <strong>di</strong> una <strong>di</strong>sfunzione nel metabolismo, che riduce notevolmente la capacità dell’organismo <strong>di</strong><br />

bruciare le calorie assunte con l’alimentazione. Nel giro <strong>di</strong> pochi anni i soggetti, <strong>se</strong> <strong>non</strong><br />

opportunamente controllati, raggiungono un peso corporeo eccessivo che danneggia<br />

irreparabilmente la salute. Le Associazioni Prader Willi sono pre<strong>se</strong>nti in tutto il mondo e promuovono<br />

un program<strong>ma</strong> infor<strong>ma</strong>tivo <strong>ma</strong>... hanno bisogno<br />

anche del nostro aiuto!<br />

L’Associazione Culturale Carta e Penna, in<br />

collaborazione con la Federazione tra le<br />

Associazioni Prader Willi italiane, ha deciso <strong>di</strong><br />

ban<strong>di</strong>re annualmente questo concorso letterario<br />

al fine <strong>di</strong> far conoscere ad un vasto pubblico la<br />

Sindrome; si è anche stabilito <strong>di</strong> devolvere alla<br />

Federazione, il 10% delle quote <strong>di</strong> partecipazione<br />

al concorso. Il premio articola nelle <strong>se</strong>guenti<br />

<strong>se</strong>zioni:<br />

1) NARRATIVA: un racconto a te<strong>ma</strong> libero, <strong>ma</strong>x.<br />

5 cartelle. Quota <strong>di</strong> partecipazione: 10,00 euro -<br />

Gratuita per gli associati a Carta e Penna.<br />

(L’autore associato potrà partecipare ad una sola<br />

<strong>se</strong>zione gratuita)<br />

2) POESIA: un <strong>ma</strong>ssimo <strong>di</strong> tre poesie a te<strong>ma</strong><br />

libero, composte da <strong>non</strong> più <strong>di</strong> 105 versi<br />

complessivi più i titoli. Quota <strong>di</strong> partecipazione:<br />

10,00 euro. Gratuita per gli associati. (L’autore<br />

associato potrà partecipare ad una sola <strong>se</strong>zione<br />

gratuita)<br />

3) NARRATIVA A TEMA: un racconto che tratti le<br />

proble<strong>ma</strong>tiche relative all’han<strong>di</strong>cap, <strong>ma</strong>x. 5<br />

cartelle. Quota <strong>di</strong> partecipazione: 10,00 euro.<br />

4) POESIA A TEMA: un <strong>ma</strong>ssimo <strong>di</strong> tre poesie<br />

che trattino le proble<strong>ma</strong>tiche relative all’han<strong>di</strong>cap,<br />

composte da <strong>non</strong> più <strong>di</strong> 105 versi complessivi più<br />

i titoli. Quota <strong>di</strong> partecipazione: 10,00 euro.<br />

Sconto <strong>di</strong> 5 euro sulla quota <strong>di</strong> partecipazione per<br />

gli associati a Carta e Penna che intendono<br />

partecipare a più <strong>se</strong>zioni.<br />

Tutte le opere pre<strong>se</strong>ntate <strong>non</strong> devono <strong>ma</strong>i es<strong>se</strong>re<br />

state premiate. Le opere partecipanti alle <strong>se</strong>zioni<br />

a te<strong>ma</strong> <strong>non</strong> dovranno trattare necessariamente i<br />

- 58 -<br />

problemi del Prader Willi <strong>ma</strong> delle <strong>di</strong>sabilità in<br />

genere e si lascia agli autori la più ampia libertà<br />

<strong>di</strong> interpretazione del te<strong>ma</strong> stesso. Le cartelle<br />

s’intendono composte da 60 battute per 30 righe<br />

cad. Gli autori possono partecipare alle varie<br />

<strong>se</strong>zioni versando le relative quote. Gli scrittori <strong>di</strong><br />

lingua straniera dovranno allegare la traduzione<br />

italiana del testo. Ogni autore dovrà inviare<br />

all’associazione CARTA E PENNA - Via Susa 37<br />

- 10138 Torino:<br />

-tre copie <strong>di</strong> ogni elaborato. Una copia deve<br />

contenere le complete generalità dell’autore,<br />

l’in<strong>di</strong>cazione a quale <strong>se</strong>zione si intende<br />

partecipare ed es<strong>se</strong>re fir<strong>ma</strong>ta;<br />

-bollettino del versamento della quota da<br />

effettuare sul c.c. postale n. 43279447 (CAB<br />

01000 -ABI 07601) intestato a Carta e Penna. La<br />

som<strong>ma</strong> può es<strong>se</strong>re allegata in contanti o con<br />

as<strong>se</strong>gno <strong>non</strong> trasferibile intestato a Carta e<br />

Penna;<br />

-file contenente le opere pre<strong>se</strong>ntate (anche<br />

tramite posta elettronica a<br />

praderwilli@cartaepenna.it).<br />

N.B. l’omissione dell’invio del file precluderà<br />

la pubblicazione dell’opera nelle antologie che<br />

comprenderanno tutte le opere pre<strong>se</strong>ntate.<br />

-breve curriculum. Il termine per la pre<strong>se</strong>ntazione<br />

degli elaborati è fissato per il 30 giugno 2008 e<br />

farà fede il timbro postale.<br />

Gli autori con<strong>se</strong>rvano la piena proprietà delle<br />

opere e concedono all’Associazione Carta e<br />

Penna il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> pubblicarle <strong>se</strong>nza richiedere<br />

alcun compenso. Tutte le opere pre<strong>se</strong>ntate<br />

saranno pubblicate in due <strong>di</strong>stinte antologie (una<br />

per le poesie e una per la narrativa)


PREMI<br />

1° posto: pubblicazione <strong>di</strong> un’opera <strong>di</strong> 52 pagine<br />

con o<strong>ma</strong>ggio <strong>di</strong> 100 copie, coppa o targa e <strong>di</strong>plo<strong>ma</strong><br />

d’onore. I libri saranno pubblicati da Carta e Penna<br />

E<strong>di</strong>tore, muniti <strong>di</strong> co<strong>di</strong>ce ISBN e pre<strong>se</strong>ntati al sito<br />

www.cartaepenna.it e sulla rivista Il Salotto degli<br />

Autori<br />

2° posto: e-book con testi <strong>di</strong> narrativa e/o poesia;<br />

oltre al CD MASTER saranno con<strong>se</strong>gnate all’autore<br />

20 copie munite <strong>di</strong> bollino SIAE e <strong>di</strong> co<strong>di</strong>ce ISBN;<br />

coppa o targa e <strong>di</strong>plo<strong>ma</strong> d’onore.<br />

3° posto: abbonamento, quale Socio Benemerito,<br />

alla rivista Il Salotto degli Autori per un anno, coppa<br />

o targa e <strong>di</strong>plo<strong>ma</strong> d’onore.<br />

4° e 5° posto: coppa o targa, <strong>di</strong>plo<strong>ma</strong> d’onore e<br />

abbonamento, quale Socio Autore, alla rivista Il<br />

Salotto degli Autori per un anno.<br />

Dal 6° al 10° posto: menzione d’onore, medaglia<br />

ricordo.<br />

Dall’11 al 15° posto: <strong>se</strong>gnalazione <strong>di</strong> merito,<br />

medaglia ricordo. I menzionati e <strong>se</strong>gnalati<br />

avranno anche una pagina web personale al sito<br />

www.cartaepenna.it per un anno.<br />

L’autore, partecipando al concorso, autorizza il<br />

trattamento dei propri dati personali alla legge sulla<br />

privacy vigente. Per ogni altra infor<strong>ma</strong>zione:<br />

infor<strong>ma</strong>zioni@cartaepenna.it - Tel.: 011.434.68.13<br />

- 339.25.43.034<br />

IIª EDIZIONE PREMIO LETTERARIO<br />

“INFERMIERIONLINE” AIOL 2007<br />

- GRADUATORIA -<br />

PREMI SEZ. POESIA<br />

1° Classificato: Antonietta Barboni - Candelo Bi<br />

2° Classificato: Pietro Catalano - Ro<strong>ma</strong><br />

3° Classificato: Giu<strong>se</strong>ppe Dell’Anna -Torino<br />

Menzione d’onore:Elisabetta Co<strong>ma</strong>stri - S. Giacomo<br />

<strong>di</strong> Spoleto PG; Mauro Dom<strong>ma</strong>rco - Gorizia.<br />

PREMI SEZ. RACCONTO<br />

1° Classificato: Giu<strong>se</strong>ppina Ranalli - Can<strong>di</strong>olo To<br />

2° Classificato: Stefano Borghi - Cassina De Pecchi Mi<br />

3° Classificato: Antonietta Barboni - Candelo Bi<br />

Menzione d’onore: Cesarina Bo - Balangero To; Luca<br />

Angeletti - Ancona.<br />

La Giuria ha, inoltre, as<strong>se</strong>gnato il Premio Speciale della<br />

professione Infermieristica a:<br />

Angela Aiello - Palermo<br />

Emiliano Boi - S. Giovanni Suergiu (Ca)<br />

La cerimonia <strong>di</strong> premizaione si terrà sabato 19 Aprile<br />

2008 - alle ore 15,00 presso il “Salone degli Affreschi”<br />

- Comune <strong>di</strong> Candelo - Via Matteotti n. 48<br />

Candelo (Bi)<br />

Pri<strong>ma</strong>vera 2008<br />

- 59 -<br />

GRADUATORIA DEL CONCORSO<br />

LETTERARIO CITTÀ DI SAN GILLIO<br />

NOTE D’AUTORE<br />

Terza e<strong>di</strong>zione – Anno 2007<br />

Sezione Narrativa Ragazzi:<br />

1° classificato: Sofia Sabato (Torino) col racconto Come<br />

gli uomini arrivarono sulla terra;<br />

2° classificato: Maximilien Colao (Castellam<strong>ma</strong>re <strong>di</strong><br />

Stabbia – NA) col racconto L’elfo nero;<br />

Sezione Poesia Ragazzi:<br />

1° classificato: Giulia Vannucchi (Viareggio – LU) con<br />

la poesia Stelle;<br />

2° classificato: Matteo Bozzetto (Pianezza) con la poesia<br />

Una vita <strong>se</strong>nza suoni;<br />

3° classificato ex æquo: Giada Buzzi (Porto Ceresio –<br />

VA) con la poesia Mam<strong>ma</strong>;<br />

3° classificato ex æquo: Sofia Sabato (Torino) con la<br />

poesia Io sono la Luna.<br />

Sezione Narrativa:<br />

1° classificato: Stefano Borghi (Cassina de Pecci – MI)<br />

col racconto La risposta <strong>di</strong> Dio;<br />

2° classificato: Milly Nale (Manciano – GR) col racconto<br />

Capricci <strong>di</strong> nuvole;<br />

3° classificato: Maria Camilla Bellinato (Loreggia –<br />

PD) col racconto Festa della clas<strong>se</strong> 1977;<br />

Menzione d’onore: Luisa Manzoni con Maledetta pri<strong>ma</strong>vera;<br />

Luca Zara con Prigioniero; Walter Milone con<br />

Eughenios Levanteakys; Arturo Bernava con Lui<strong>se</strong>lla <strong>di</strong>n<br />

<strong>di</strong>n; Valter Fascio con Torino città <strong>ma</strong>gica.<br />

Segnalazione <strong>di</strong> merito: Arianna e Selena Mannella<br />

con Sogni all’angolo <strong>di</strong> una strada; Dionigi Mainini con<br />

Le due tortorelle; Bruno Bianco con Punteggio: <strong>di</strong>ciannove<br />

ventesimi; Roberto Pallocca con Nel frattempo;<br />

Gabriele O<strong>ma</strong>ggio con Incubo.<br />

Sezione Poesia:<br />

1° classificato: Silvano Nuvolone (Cavagnolo – TO)<br />

con la poesia Pri<strong>ma</strong> <strong>di</strong> partire;<br />

2° classificato ex æquo: Barbara Parutto (Torino) con<br />

la poesia Allietami all’alba;<br />

2° classificato ex æquo: Piero Abrate (Torino) con la<br />

poesia Langa d’autunno;<br />

3° classificato: Virgilio Atz (Belgioioso – PV) con la<br />

poesia In fila.<br />

Menzioni d’onore: Rodolfo Vettorello con Molecole<br />

d’aria; Fabiano Braccini con Colore bianco; Franco<br />

Casadei con E io <strong>di</strong> tre anni; Gabriella Maddalena<br />

Maci<strong>di</strong> con Oasi <strong>di</strong> pace; Loriana Capecchi con Da<br />

un’infanzia lontana chiamo il tempo.<br />

Segnalazioni <strong>di</strong> merito: Chantal Mazzacco con Al<br />

<strong>ma</strong>re; Pietro Baccino con Giorno del ricordo; Elisa Bassi<br />

con Sentieri; Federica Scian<strong>di</strong>vasci con Le parole che<br />

bruciano dentro; Giovanni Bottaro con Di là dalla mia<br />

stanza.


I<br />

I<br />

CRITICI<br />

CRITICI<br />

CRITICI<br />

Il Salotto degli Autori<br />

Carisssi<strong>ma</strong> Donatella,<br />

per troppo tempo ritengo <strong>di</strong> aver usurpato l’attribuzione <strong>di</strong> “critico” mentre, a ragion veduta, il mio impegno era<br />

quello <strong>di</strong> esprimere delle opinioni personali (e quin<strong>di</strong> da “opinionista”) sulle opere sottopostemi. L’antipatica <strong>di</strong>atriba<br />

con De Simone <strong>non</strong> ha solamente rubato spazio al giornale, <strong>ma</strong> mi ha anche indotto a riflettere ed a <strong>ma</strong>turare questa<br />

decisione.: Togli quin<strong>di</strong> il mio nominativo dall’elenco dei “critici”ed io, <strong>se</strong> vorrai, , <strong>ma</strong> come opinionista, esprimerò<br />

liberamente le mie considerazioni sulle opere che tu mi invierai o che gli autori vorranno inviarmi <strong>di</strong>rettamente <strong>ma</strong><br />

<strong>se</strong>mpre previo accordo con Te. Mi ri<strong>se</strong>rvo però naturalmente, la libertà <strong>di</strong> scelta.<br />

Guido<br />

- 60 -<br />

LETTERARI<br />

LETTERARI<br />

Gli associati a Carta e Penna hanno <strong>di</strong>ritto annualmente ad una recensione gratuita <strong>di</strong> un libro e<strong>di</strong>to che sarà<br />

pubblicata sulla rivista e sul sito Internet nella pagina personale - Inviare i libri <strong>di</strong>rettamente ai critici letterari<br />

con lettera <strong>di</strong> accompagnamento contenente in<strong>di</strong>rizzo, numero <strong>di</strong> telefono, breve curriculum e numero della<br />

tes<strong>se</strong>ra associativa a Carta e Penna. Gli autori che <strong>non</strong> sono associati a Carta e Penna e richiedono una<br />

recensione dovranno versare un contributo economico variabile a <strong>se</strong>conda del tipo <strong>di</strong> libro e quin<strong>di</strong> dovranno<br />

contattare la Segreteria dell’Associazione telefonando allo 011.434.68.13 oppure al 339.25.43.034 oppure<br />

scrivendo a Carta e Penna, Servizio Recensioni - Via Susa 37 - 10138 Torino o all’in<strong>di</strong>rizzo e-<strong>ma</strong>il<br />

cartaepenna@cartaepenna.it. Il <strong>ma</strong>teriale inviato <strong>non</strong> viene restituito<br />

PACIFICO TOPA<br />

Via S. Paterniano, 10<br />

62011 Cingoli (MC)<br />

OPINIONISTA:<br />

GUIDO BAVA<br />

via Dante 9 13900 Biella<br />

guidoba1@alice.it<br />

(Inviare solo libri <strong>di</strong> poesia e<strong>di</strong>ti)<br />

TESTATE CHE COLLABORANO CON<br />

CARTA E PENNA E IL SALOTTO DEGLI AUTORI<br />

DE LUCA Cinthia<br />

Via Ba<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Cava, 62<br />

00142 - Ro<strong>ma</strong><br />

e-<strong>ma</strong>il: Greensleevs@libero.it<br />

Per l’in<strong>se</strong>rimento contattare la redazione - Si richiede e si offre la <strong>di</strong>sponibilità all’in<strong>se</strong>rimento <strong>di</strong> estratti<br />

dei ban<strong>di</strong> <strong>di</strong> concorso e/o iniziative culturali intrapre<strong>se</strong> -<br />

T estata Ind irizzo Responsabile<br />

D iba ttito De m ocratico Piazza San Fran ce sco, 60 - 51 10 0 Pistoia En zo Cab ella<br />

Gli Artisti del giorno Via San Pietro, 8 - 12012 Boves (CN) Carlo Di Benedetto<br />

Il Con vivio V. Pietram a ri na- Verzella 66 - 95 01 2 Castiglion e <strong>di</strong> Sicilia En za Con ti<br />

Il Laboratorio del Segnalibro Via Ugo de Carolis, 70 – 00136 Ro<strong>ma</strong> Bruno Fontana<br />

Il Mulin o letterario Hofstras <strong>se</strong> ,1 0 77 78 7 Nord rach (G erm an ia) An ton io P escia ioli<br />

La G rinta Via Pacino tti, 1 6 - 13 10 0 Vercelli Ste fan o Di Tan o<br />

Le Nuvole Via Enea, 47 - 80124 Napoli Maria Pia De Martino<br />

Le V oc i C.P . 12 4 - 80 03 8 Pom ig lian o d ’Arco (N A) Claud io Perillo<br />

Noialtri Via C. Colombo, 11/a – 98040 – Pellegrino (ME) Andrea Tri<strong>ma</strong>rchi<br />

P oeti nella Società Via Parrillo, 7 - 8 01 46 N apo li Pasqu ale Fran ci sche tti<br />

P re<strong>se</strong>n za Via Palm a, 5 9 - 80 04 0 Stri ano (N A) Luigi Pu m bo<br />

Rnotes <strong>di</strong> Rubettino E<strong>di</strong>tore Via A. Volta, 16 - 87030 Rende (CS) Fulvio Mazza<br />

Scorp ion e Le tte rario Ca<strong>se</strong>lla po stale , 740 - Pad ova An ton ia Arslan<br />

Silarus Via B. Buozzi, 47 - 84091 Battipaglia (SA) Pietro Rocco<br />

Verso il futuro Ca<strong>se</strong>lla Postale 80 - 83100 Avellino Nunzio Menna

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