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muoiono se mangiano... ma non smetterebbero mai di mangiare!

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dovette sacrificargli una fanciulla e un montone arrostito.<br />

Tutti avevano paura ed erano sottomessi. Giergj continuava<br />

a stare a letto <strong>ma</strong>lato. Arrivò il giorno in cui Alia<br />

doveva dare al principe nero il montone arrostito e la sorella.<br />

Quest’ulti<strong>ma</strong> intanto piangeva e pregava <strong>di</strong> morire.<br />

Alia si commos<strong>se</strong> pensando al dolore della ragazza, <strong>di</strong>menticò<br />

le sue sofferenze e saltò in pie<strong>di</strong> come <strong>se</strong> <strong>non</strong><br />

fos<strong>se</strong> <strong>ma</strong>lato, chie<strong>se</strong> alla sorella <strong>di</strong> dargli il suo cavallo<br />

bianco e lo fece ferrare. La ragazza ubbidì al fratello, <strong>ma</strong><br />

quando andò nella città a ferrare il cavallo <strong>non</strong> trovò nessuno<br />

<strong>di</strong>sposto ad aiutarla, perché la gente <strong>non</strong> si ricordava<br />

più <strong>di</strong> Alia. Alla fine riuscì a trovarne uno che ancora<br />

gli era ri<strong>ma</strong>sto amico e lo ringraziò. Al ritorno vide che il<br />

fratello era già pronto per <strong>di</strong>fendere l’onore e per salvare<br />

la sorella, quin<strong>di</strong> era in grado <strong>di</strong> combattere il principe<br />

nero. I due si affrontarono in duello e sono significative<br />

le parole <strong>di</strong> Alia: “Dici bene o principe! Veramente da<br />

nove anni io sono sulla via della tomba, perché porto in<br />

corpo nove piaghe. Ma quando ancora <strong>non</strong> ero arrivato<br />

alla tomba tu mi hai richia<strong>ma</strong>to in<strong>di</strong>etro. Perché hai voluto<br />

mia sorella pri<strong>ma</strong> <strong>di</strong> affrontarmi in duello, hai voluto<br />

il bestiame <strong>se</strong>nza chiederlo al pastore. Io sono venuto<br />

qui a mostrarti che cosa <strong>di</strong>ce la legge dei nostri antenati:<br />

<strong>non</strong> abbandonare i tuoi beni pri<strong>ma</strong> <strong>di</strong> averli <strong>di</strong>fesi con le<br />

armi in pugno, <strong>non</strong> dare le tue sorelle al principe nemico<br />

pri<strong>ma</strong> <strong>di</strong> averlo affrontato in duello: preparati principe,<br />

che è arrivato il tuo ultimo giorno! Parola <strong>di</strong> Gjergj Elez<br />

Alia!” (Fiabe e leggende albanesi, p.30)<br />

Alia riuscì a vincere il principe colpendolo con un dardo.<br />

Gli staccò la testa e l’appe<strong>se</strong> nella parte superiore della<br />

<strong>se</strong>lla, trascinò il tronco per i pie<strong>di</strong> lungo i campi tra<br />

cespugli e rovi per poi gettarlo in un burrone. “Il sangue<br />

del principe scor<strong>se</strong> per il torrente e annerì tutto il fiume.<br />

Per tre anni tutt’intorno si <strong>se</strong>ntiva puzzo <strong>di</strong> cadavere” .<br />

Alia tornò a casa, affidò tutti i suoi averi ai suoi amici e<br />

poi andò dalla sorella, <strong>ma</strong>, nel momento dell’abbraccio, i<br />

due caddero a terra morti. Furono <strong>se</strong>ppelliti insieme circondati<br />

da un muretto per significare il loro amore. Gli<br />

amici piantarono vicino alla tomba un bel tiglio dove <strong>se</strong>mpre<br />

andavano a riposare gli uccelli d’estate. Alla fine ri<strong>ma</strong>ne<br />

il ricordo <strong>di</strong> questo grande eroe e a raccontare la<br />

sua storia ri<strong>ma</strong>ne la tomba. La fiaba termina con una fra<strong>se</strong><br />

significativa: “E il canto <strong>non</strong> muore <strong>ma</strong>i” E’ come<br />

<strong>di</strong>re che gli eroi ri<strong>ma</strong>ngono per l’eternità. Come si può<br />

notare, anche in questo caso i due protagonisti <strong>muoiono</strong>.<br />

Molte storie ricordano l’avanzata dei Turchi, in particolare<br />

ce n’è una: “Gjon Pretika”, eccola raccontata integralmente:<br />

“Di guerra in guerra i Turchi inva<strong>se</strong>ro l’Albania.<br />

E fecero <strong>di</strong> tutto: ucci<strong>se</strong>ro, rapirono, oppres<strong>se</strong>ro. Ma<br />

l’Albania si ribellò, con le armi in pugno. Allora i Turchi<br />

<strong>ma</strong>ndarono un grande e<strong>se</strong>rcito a do<strong>ma</strong>re l’insurrezione.<br />

L’e<strong>se</strong>rcito si fermò ai pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> un alto monte, cantava una<br />

pastorella: Chi è tanto giovane e così bravo da prendere<br />

tra i monti la pastorella?<br />

Cor<strong>se</strong>ro molti soldati a prenderla, <strong>ma</strong> <strong>non</strong> la pre<strong>se</strong>ro. Il<br />

Il Salotto degli Autori<br />

- 36 -<br />

più valoroso <strong>di</strong> tutti i soldati era Gjon Pretika. Egli salì<br />

veloce sulla montagna, vide la pastorella e la <strong>se</strong>guì <strong>di</strong> balza<br />

in balza. La pastorella fuggiva, Gjon la in<strong>se</strong>guiva. Alla<br />

fine il giovane la raggiun<strong>se</strong> e la pre<strong>se</strong>. Gli piacque la bella<br />

pastorella della montagna e le <strong>di</strong>s<strong>se</strong>:<br />

-O mia bella pastorella, io voglio sposarti!<br />

Rispo<strong>se</strong> la pastorella:<br />

-Tu <strong>se</strong>i un nemico, <strong>non</strong> ti voglio!<br />

E sfuggì alla presa <strong>di</strong> Gjon e si <strong>di</strong>ede alla fuga. Egli la<br />

raggiun<strong>se</strong> e l’afferrò per i capelli, arrabbiato, e la trascinò<br />

per terra. Allora la pastorella gli gridò:<br />

-Non prendermi per i capelli, infedele! Io <strong>non</strong> sono sola<br />

al mondo. Ho un fratello valoroso che <strong>non</strong> te la farà passare<br />

liscia.<br />

E Gjon: -E dov’è tuo fratello, che gli venga un accidente!<br />

- Non <strong>ma</strong>le<strong>di</strong>re infedele! Mio fratello è nell’e<strong>se</strong>rcito,<br />

perché lo hanno rapito i Turchi fin da bambino e lo hanno<br />

portato lontano. Sono passati quin<strong>di</strong>ci anni, <strong>ma</strong> mio fratello<br />

ritornerà.<br />

- Come si chia<strong>ma</strong> tuo fratello?<br />

- Si chia<strong>ma</strong> Gjon. Egli ha dei <strong>se</strong>gni che lo <strong>di</strong>stinguono<br />

da tutti: ha <strong>se</strong>i <strong>di</strong>ta nelle <strong>ma</strong>ni e <strong>se</strong>i <strong>di</strong>ta nei pie<strong>di</strong>.<br />

- Allora tu <strong>se</strong>i Fasile, sorella mia?<br />

- Si, sono io Gjon, fratello!<br />

- E tutti e due si abbracciarono e si baciarono come<br />

fratello e sorella. Da tanti anni <strong>non</strong> si vedevano…<br />

- Che cosa fa nostra <strong>ma</strong>dre, mia cara sorella?<br />

- La <strong>ma</strong>m<strong>ma</strong> è morta, caro fratello Gjon…<br />

- E cosa fa nostro padre, mia cara sorella?<br />

- Papà è stato am<strong>ma</strong>zzato, caro fratello Gjon…<br />

E tutti e due morirono all’istante per il dolore e la commozione.<br />

…Lì dove cadde Gjon spuntò un melocotogno; lì dove<br />

cadde Fasile spuntò un melograno. E dal melocotogno<br />

sbocciarono i fiori <strong>di</strong> melocotogno; dal melograno i fiori<br />

<strong>di</strong> melograno….” (op.cit, p.168)<br />

Come si può notare nella pri<strong>ma</strong> storia, quella <strong>di</strong> Elia,<br />

uno dei temi ricorrenti è la figura del PRINCIPE che <strong>di</strong><br />

solito è anche un saccheggiatore, mentre l’EROE si <strong>di</strong>stingue<br />

<strong>se</strong>mpre per la parola data ed è <strong>se</strong>mpre <strong>di</strong>fensore<br />

dell’onore.<br />

Altro aspetto importante è la descrizione della natura<br />

che a volte <strong>se</strong>mbra personificarsi per avvicinarsi <strong>di</strong> più<br />

all’uomo. Le stelle, la luna, il faggio si rivestono <strong>di</strong> poesia<br />

e così pure i ritratti fisici e psicologici delle persone,<br />

degli eroi. Anche nella storia <strong>di</strong> Gjon, alla fine i due fratelli<br />

morti fanno spuntare qualcosa della natura, dei fiori,<br />

dei frutti. In queste fiabe <strong>non</strong> <strong>ma</strong>ncano le DONNE, anzi<br />

es<strong>se</strong> rivestono un ruolo <strong>di</strong> particolare importanza: sono<br />

<strong>ma</strong>dri, sorelle, innamorate. Tutte hanno una personalità<br />

contrad<strong>di</strong>stinta dal <strong>se</strong>nso della fedeltà alla famiglia, al<br />

padre, al fratello. Un e<strong>se</strong>mpio è il racconto “La giovane<br />

Omer” (op.cit.p.117) che pre<strong>se</strong>nteremo sul prossimo numero<br />

<strong>di</strong> questa rivista.

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