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muoiono se mangiano... ma non smetterebbero mai di mangiare!

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Pri<strong>ma</strong>vera 2008<br />

LE RECENSIONI DI...<br />

MARCO DEI FERRARJS<br />

LA TERZA STANZA, ro<strong>ma</strong>nzo <strong>di</strong> Edda PEL-<br />

LEGRINI CONTE (Ibiskos-Ulivieri, Empoli,<br />

2007), è un libro <strong>di</strong> “poesia narrativa” che ci fa riflettere,<br />

inchinandoci alla sua pagina <strong>se</strong>nza rimpianto né pretesa,<br />

<strong>ma</strong> solo ricordandoci profeticamente una <strong>se</strong>quenza<br />

<strong>di</strong> livelli o fasi esistenziali che necessariamente dobbiamo<br />

percorrere <strong>se</strong>nza pregiu<strong>di</strong>zi o prevenzioni strategiche<br />

e saccenti, <strong>ma</strong> con <strong>se</strong>renità e pazienza <strong>di</strong> avvenuta<br />

<strong>ma</strong>turazione psicologica e spirituale. Il nodo dello scenario<br />

poetico è l’enig<strong>ma</strong>, il mistero <strong>di</strong> una stanza aperta<br />

e chiusa: una stanza <strong>di</strong> ricor<strong>di</strong> -<strong>di</strong> protezioni <strong>ma</strong>terico<br />

psicologiche- <strong>di</strong> poesie da leggere e ascoltare- <strong>di</strong> ritratti<br />

pre<strong>se</strong>nti/futuri (o <strong>se</strong>nza tempo?). Una introspezione<br />

retroattiva <strong>di</strong> personaggi che “poeticamente” si a<strong>ma</strong>no,<br />

pas<strong>se</strong>ggiano, program<strong>ma</strong>no, vivono un tempo <strong>se</strong>nza limiti,<br />

uniti, coesi da un <strong>se</strong>ntimento assoluto che pervade<br />

“piccoli borghi” profu<strong>ma</strong>ti <strong>di</strong> camini accesi, sfoglia scaffali<br />

<strong>di</strong> libri, verifica il bisogno <strong>di</strong> un pre<strong>se</strong>nte da vivere,<br />

inventando il futuro; che appare liricamente solco <strong>di</strong> <strong>se</strong>mi,<br />

<strong>di</strong>ta gem<strong>ma</strong>te, fragore <strong>di</strong> onde imprigionate <strong>di</strong> conchiglie<br />

nella provvisorietà dell’esistere filtrata da metafore<br />

filosoficamente <strong>se</strong><strong>di</strong>mentate in un poetare classico e <strong>se</strong>ducente.<br />

La terza stanza come “terza età”, <strong>ma</strong> priva <strong>di</strong><br />

temporalità e <strong>di</strong> realtà spazializzate e circoscritte, una<br />

terza età totale, onnicomprensiva, con im<strong>ma</strong>nenza e<br />

mutamento <strong>di</strong> personaggi, illuminazioni <strong>di</strong> saggezze<br />

(Tagore) riflessioni sulla <strong>se</strong>renità delle co<strong>se</strong> nella pace e<br />

sulla vita. Quanto alla struttura e scomposizione <strong>di</strong> questo<br />

poetico narrato: esistono, mi pare, i temi fondamentali<br />

<strong>di</strong> una realtà fiabesca e miticamente elaborata in sfere<br />

<strong>di</strong> azioni parallele che GREIMAS chiamerebbe atlanti<br />

corrispondenti agli attori della vicenda. “La Terza Stanza”<br />

è un mondo narrative-poetico, che ha ignoti confini<br />

d’incipit ed explicit, che in<strong>di</strong>vidua percorsi fuoriuscenti<br />

dall’os<strong>se</strong>rvatorio co<strong>di</strong>ce della tra<strong>ma</strong>, che attira il lettore<br />

coinvolgendolo in un vero e proprio “siste<strong>ma</strong> <strong>di</strong> valori”<br />

<strong>se</strong>mpre protagonista determinante per una catarsi annunciata<br />

in un reale mimeticamente rievocato.<br />

ALDO DI GIOIA<br />

Cara Donatella, ti invio una recensione, in questo caso<br />

un po’ particolare, <strong>di</strong>rei ano<strong>ma</strong>la, recensione <strong>di</strong> “una persona”<br />

nella sua interezza sviluppata attraverso la conoscenza<br />

nei Salotti Letterarari e l’analisi dei suoi scritti.<br />

Questo <strong>se</strong>ntirlo spiegare e raccontare mi ha indotto ad<br />

aggiungere <strong>ma</strong>ttone a <strong>ma</strong>ttone, fino a tratteggiare questo<br />

quadro <strong>di</strong> Giu<strong>se</strong>ppe Dell’Anna, (spero sufficientemente<br />

riuscito), che ti invio appunto come “Recensione d’Autore”.<br />

GIUSEPPE DELL’ANNA:<br />

La pri<strong>ma</strong> volta che mi è stato pre<strong>se</strong>ntato, Giu<strong>se</strong>ppe Dell’Anna<br />

mi è stato pre<strong>se</strong>ntato come “fine <strong>di</strong>citore”.<br />

Fine, lo è anche per costituzione e per equilibrio.<br />

Mai o<strong>se</strong>rebbe sprecare i temi cari della libertà, dell’etica,<br />

della legalità e della moralità gettandoli nel <strong>ma</strong>re<br />

<strong>ma</strong>gnum dell’imbecillità, che tutto travolge, facendo<br />

- 53 -<br />

apparire questi termini come retaggio usato ed abusato<br />

dell’ipocrisia <strong>di</strong> chi, opportunisticamente <strong>se</strong> ne appropria<br />

per meri vantaggi personali.<br />

Giu<strong>se</strong>ppe, che conosciamo soprattutto per la partecipazione<br />

ai salotti letterari e per i puntuali articoli che re<strong>di</strong>ge<br />

per questa rivista, realizza con fare descrittivo a tutto<br />

tondo, la sua sod<strong>di</strong>sfazione certamente per quanto riguarda<br />

il proprio tempo libero.<br />

Non conosco la sua sod<strong>di</strong>sfazione in ambito lavorativo<br />

<strong>ma</strong>, visto il suo impegno <strong>se</strong>mpre puntuale e concreto<br />

sottolineato altresì dai riferimenti alle fonti autorevoli<br />

da cui attinge, oso pensare che anche in quest’ambito,<br />

sia almeno <strong>di</strong> buona qualità.<br />

Oltre che fine <strong>di</strong>citore quin<strong>di</strong>, fine “espressionista”, che<br />

con la pacatezza del suo ragionamento riesce a coinvolgere<br />

emotivamente l’interlocutore.<br />

E dal suo vissuto, dal quale spesso trae spunto per interpretare<br />

le sue opere, nascono note <strong>di</strong> grande u<strong>ma</strong>nità,<br />

che lo fanno rientrare <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto, nella categoria dei<br />

“<strong>di</strong>spensatori d’arte”.<br />

RISVEGLIO E ALTRE STORIE CON LE ALI<br />

racconti <strong>di</strong> Giu<strong>se</strong>ppina RANALLI Carta e Penna<br />

E<strong>di</strong>tore (Dicembre 2007)<br />

«Narra la leggenda che il cielo si colorò <strong>di</strong> porpora e d’oro,<br />

furono stesi da<strong>ma</strong>schi e broccati e tu nascesti, per colorare<br />

con FANTASIA il mondo.»<br />

Fu questo l’augurio che l’Autrice ricevette a coronamento<br />

<strong>di</strong> uno dei suoi compleanni. Avremmo voluto <strong>ma</strong>ntenere<br />

il <strong>se</strong>greto, il ri<strong>se</strong>rbo, la privacy, <strong>ma</strong> <strong>di</strong> fronte a tale esplosione<br />

<strong>di</strong> “FANTASIA”, ad un foglio bianco che l’Autrice<br />

riempie con il frullo d’ali delle sue farfalle, riuscendo ad<br />

identificare il lento inesorabile scorrere della vita, “<strong>ma</strong>gnifica<br />

e crudele, <strong>ma</strong> soprattutto breve”, <strong>non</strong> abbiamo<br />

potuto che rendere <strong>di</strong> pubblico dominio l’evento, augurandoci<br />

<strong>di</strong> <strong>non</strong> averle reso cosa sgra<strong>di</strong>ta. Vola sulle ali <strong>di</strong><br />

una farfalla quin<strong>di</strong>, la FANTASIA dell’Autrice, che delle<br />

fiabe e dei miti riesce a fare i suoi cavalli <strong>di</strong> battaglia.<br />

Anche le sue poesie sono emotivamente coinvolgenti,<br />

<strong>ma</strong> questa, è un’altra storia.<br />

In questi racconti sono sgargianti, inimitabili i colori <strong>di</strong><br />

cui Giu<strong>se</strong>ppina Ranalli ci fa dono, <strong>ma</strong> Alla, la protagonista,<br />

“è una farfalla dalle ali completamente bianche”. Ci<br />

sarà pure un motivo per aver scelto questo colore come<br />

protagonista: il bianco è il simbolo della purezza, dell’amore<br />

idealizzato, della fedeltà, della <strong>se</strong>mplicità, e viene<br />

issato dall’Autrice come ban<strong>di</strong>era dell’Amicizia, “E’<br />

l’e<strong>se</strong>mpio <strong>di</strong> come nella vita sia importante es<strong>se</strong>re e <strong>non</strong><br />

apparire”, <strong>di</strong> fronte alla prepotenza <strong>di</strong> un mondo, che<br />

oggi come oggi, vorrebbe in<strong>se</strong>gnarci il contrario.<br />

Altri “vizi e virtù, propri dell’es<strong>se</strong>re u<strong>ma</strong>no” sono già<br />

<strong>ma</strong>gnificamente ritratti, oltreché nelle fiabe pre<strong>se</strong>nti nel<br />

libro, nella delicata prefazione <strong>di</strong> Mariateresa Biasion che<br />

come un refolo <strong>di</strong> vento, consiglia <strong>di</strong> ricercare nella lettura<br />

“quel <strong>se</strong>nso <strong>di</strong> appartenenza, le ra<strong>di</strong>ci”, che <strong>ma</strong>i del<br />

tutto possono es<strong>se</strong>re strappate alla memoria.

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