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muoiono se mangiano... ma non smetterebbero mai di mangiare!

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da, reietta, narrata dall’autore con uno stile crudo, violento,<br />

caratterizzato da im<strong>ma</strong>gini piene, che scavano la<br />

pelle, uno stile chiaro, <strong>se</strong>nza pau<strong>se</strong> o interruzioni, una<br />

prosa densa che porta il lettore ad im<strong>ma</strong>ginare più che a<br />

pensare, come <strong>se</strong> si trovas<strong>se</strong> <strong>di</strong> fronte ad uno schermo<br />

cine<strong>ma</strong>tografico. E’ un “viaggio” autolesionistico, quello<br />

dei protagonisti <strong>di</strong> questo ro<strong>ma</strong>nzo, vissuto come unica<br />

valvola <strong>di</strong> sfogo nei confronti <strong>di</strong> una società priva <strong>di</strong><br />

ideali e certezze, un viaggio che li condurrà verso una<br />

verità inconfutabile: la fragilità dei corpi.<br />

PACIFICO TOPA<br />

ANNA PRESUTTI “A Te…Signore” n° 21 pag.<br />

30 <strong>di</strong> questa rivista.<br />

Con questa composizione Anna Presutti si è rivolta al<br />

Signore, ringraziandolo per tutti i doni che Egli ha voluto<br />

elargirle nella vita; l’autrice ha dato libero sfogo alla<br />

sua profonda fede, cercando anche <strong>di</strong> fare logici collegamenti<br />

con le co<strong>se</strong> belle che la natura ci offre: “Se guardo<br />

una splen<strong>di</strong>da rosa/ o un immenso prato verde/ è a te<br />

che penso, Signore.” Non solo, <strong>ma</strong> anche “un cielo pieno<br />

<strong>di</strong> stelle/ e un meraviglioso <strong>ma</strong>re blu”, viene spontaneo<br />

rivolgere un grato pensiero al Sommo Creatore <strong>di</strong> tutte<br />

queste belle co<strong>se</strong>. Lo stesso <strong>di</strong>casi quando ammiriamo<br />

“l’alba ra<strong>di</strong>osa/ <strong>di</strong> un nuovo giorno” tutto è motivo <strong>di</strong><br />

grande emozione; cosa <strong>di</strong>re <strong>di</strong> un “bel tramonto” che<br />

riesce a suscitare nell’animo “tanta sod<strong>di</strong>sfazione”. Ma,<br />

ci sono anche altri motivi che sollecitano la gratitu<strong>di</strong>ne:<br />

“La soli<strong>di</strong>tà/ della mia famiglia” e altrettanto <strong>di</strong>casi per<br />

l’uomo che ho sposato, i “bei figli/ che mi ha dato.” In<br />

fine, quando “stringo fra le braccia/ i miei due meravigliosi<br />

nipotini/ che nascendo mi hanno resa <strong>non</strong>na”. Tutto<br />

questo ha provocato nel mio animo tanta felicità.<br />

E’ quin<strong>di</strong> naturale, per chi ha fede, <strong>di</strong> ringraziare costantemente<br />

il Signore, autore <strong>di</strong> tutto ciò!<br />

FRANCA MARIANNI “Il passo degli aironi”<br />

n°21 pag.30 <strong>di</strong> questa rivista.<br />

Franca Marianni, con “il passo degli aironi”, fa una<br />

im<strong>ma</strong>ginifica rivisitazione <strong>di</strong> una realtà che, col tempo,<br />

va sfuggendo. E’ l’ora del riposo, una pausa dopo un laborioso<br />

impegno <strong>di</strong> ristrutturazione d’un e<strong>di</strong>ficio: “C’è<br />

un tremolio d’ali/ sotto la gronda” ciò riguarda l’abitu<strong>di</strong>ne<br />

<strong>di</strong> alcuni uccelli <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ficare sotto le grondaie, posto<br />

che li ripara dalle intemperie e dall’ aggressione <strong>di</strong> altri<br />

rapaci; “Ogni impresa che <strong>di</strong>lata/ i suoi confini/ a giro<br />

d’orizzonte.” C’è insito nell’uomo il desiderio <strong>di</strong> evadere<br />

dall’abitu<strong>di</strong>narietà, <strong>di</strong> avventurarsi in nuove iniziative.<br />

“Tu la conosci qui/ questa fatica <strong>di</strong> vivere/ a mente fredda.”<br />

Versi che delucidano ancor meglio le <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong><br />

sopravvivenza, <strong>di</strong> fronteggiare, <strong>di</strong>uturnamente, gli impegni<br />

più o meno gravosi. “Reclinati i sogni/ <strong>di</strong> troppo<br />

facile7 presagio.” Si allude alla caduta <strong>di</strong> tante speranze<br />

accarezzate i gioventù e che, col passare del tempo, sono<br />

sfu<strong>ma</strong>te, come i sogni che sfocano col risveglio. “A stormo/<br />

nel risveglio si profila/ il passo degli aironi.” Analogia<br />

quanto <strong>ma</strong>i azzeccata, perché porta, con efficacia<br />

realistica, ad una verità dalla quale nessuno può sfuggire:<br />

la fugacità delle speranze carezzate in gioventù, <strong>ma</strong><br />

ri<strong>ma</strong>ste solo nei ricor<strong>di</strong>.<br />

Il Salotto degli Autori<br />

- 56 -<br />

MARIA FRANCESCA CHERUBINI “Vorrei<br />

vestirmi <strong>di</strong> vento” n°20 pag.15 <strong>di</strong> questa rivista.<br />

Più che una vera e propria composizione questa <strong>di</strong> Maria<br />

Francesca Cherubini è un afflato <strong>di</strong> affettività. Il sognare<br />

<strong>di</strong> potersi vestire <strong>di</strong> vento la <strong>di</strong>ce lunga sulla forza<br />

dell’im<strong>ma</strong>ginazione: “Per vagare nel bosco/ dei tuoi pensieri/<br />

ed impigliarmi/ ai rami”. Cosa <strong>di</strong> più fiabesco si<br />

poteva pensare per <strong>di</strong>chiarare il proprio affetto alla persona<br />

cara? Si può parlare <strong>di</strong> slaccio amoroso, infatuazione,<br />

quasi follia, per es<strong>se</strong>re trasportata dal vento dell’intimo<br />

della persona cara, potersi immedesi<strong>ma</strong>re nei suoi<br />

pensieri quasi fos<strong>se</strong>ro raffigurati in un groviglio confuso.<br />

LUCIANO SOMMA “Napoli” n°21 pag.22 <strong>di</strong><br />

questa rivista.<br />

For<strong>se</strong> <strong>ma</strong>i come in questo momento la città <strong>di</strong> Napoli è<br />

nel cuore <strong>di</strong> tutti gli Italiani; i recenti problemi del cumulo<br />

della spazzatura che ingorga le vie testimonia il degrado<br />

d’una città che ha <strong>se</strong>mpre costituito un sogno canoro.<br />

Luciano Som<strong>ma</strong> sintetizza questo cli<strong>ma</strong> con una<br />

accorata composizione focalizzata al ram<strong>ma</strong>rico <strong>di</strong> tanto<br />

abbandono; egli chia<strong>ma</strong> il cli<strong>ma</strong> <strong>di</strong> Napoli<br />

“lebbrosario” per dare un’idea della gravità in cui è ridotta,<br />

sacrificata da “un lungo calvario/ larva d’un fasto<br />

lezioso” del quale ri<strong>ma</strong>ne solo il ricordo, mentre la città,<br />

tanto decantata, è avvolta “in tenue sudario”, reietta per<br />

tale stato <strong>di</strong> abbandono, <strong>ma</strong> tuttavia lei continua a respirare:<br />

“il tuo cuore aritmico/ pulsa” mentre tutto attorno<br />

nelle viuzze in cui si svolgono i commerci più strani: “ca<strong>se</strong><br />

<strong>di</strong> latta/ scenario <strong>di</strong> beffa/ testimoniano ossario <strong>di</strong> storia/<br />

l’ignavia <strong>di</strong> tanti.” Ciò <strong>ma</strong>lgrado la città soffre e sospira:<br />

“ed ancora tu canti/ lavori e rattoppi/ gli stracci impregnati<br />

<strong>di</strong> pianto.” Innegabile il fatto che ci sia una parte<br />

della popolazione che soffre al vedere tanto degrado,<br />

<strong>ma</strong>: “fra teneri i<strong>di</strong>lli/ tessuti tra notti <strong>di</strong> atte<strong>se</strong>” c’è solo da<br />

sperare in “un’alba <strong>di</strong>versa”, ossia che le co<strong>se</strong> possano<br />

cambiare, <strong>ma</strong>, indubbiamente, v’è bisogno d’uno sforzo<br />

comune!<br />

ROSANNA MURZI “Mam<strong>ma</strong>” n°21 pag.22 <strong>di</strong><br />

questa rivista.<br />

Rosanna Murzi fa l’apoteosi della <strong>ma</strong>m<strong>ma</strong>, im<strong>ma</strong>ginando<br />

<strong>di</strong> poterla circondare <strong>di</strong> tutte quelle delicatezze che<br />

lei merita: “Avvolgere quel corpo gracile in coperte calde/<br />

per <strong>non</strong> far più sciogliere la mente.” per poterla ricordare<br />

efficiente e viva, mentre invece “ricor<strong>di</strong> lontani<br />

tornano come lampi/ per svanire in giochi <strong>di</strong> bimba”. E’<br />

naturale che si desideri ricordare la <strong>ma</strong>m<strong>ma</strong> fin dalla sua<br />

infanzia ed allora “mescoli rimorsi e nostalgia perenne”<br />

su “epopea <strong>di</strong> tenerezza” ossia canti infantili: “Vorrei<br />

prenderti per <strong>ma</strong>no <strong>ma</strong>m<strong>ma</strong> bambina/ <strong>se</strong>nza forza <strong>di</strong><br />

lasciarti.” E’ <strong>se</strong>nza dubbio questo uno dei desideri che ci<br />

accompagnano, specie quando lei viene a <strong>ma</strong>ncare e questo<br />

<strong>non</strong> può <strong>non</strong> provocare il pianto accompagnato dal<br />

desiderio <strong>di</strong> “avvolgerti in sciarpe calde”; questo per <strong>di</strong>re<br />

del <strong>se</strong>nso <strong>di</strong> affetto estremo onde evitare a lei ogni for<strong>ma</strong><br />

<strong>di</strong> tristezza e <strong>di</strong> sacrificio. Inutile <strong>di</strong>re che il <strong>se</strong>nso <strong>di</strong><br />

questa composizione è quanto <strong>ma</strong>i pregno <strong>di</strong> affezione<br />

illimitata per colei che ci ha dato la vita.

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