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muoiono se mangiano... ma non smetterebbero mai di mangiare!

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Così Nor<strong>ma</strong> si avvicinò e provò anche lei.<br />

La “Casa” <strong>non</strong> si aprì neanche a lei.<br />

Nor<strong>ma</strong> provò e riprovò.<br />

La porta ri<strong>ma</strong><strong>se</strong> bloccata.<br />

Allora Nor<strong>ma</strong> capì.<br />

La “Casa” <strong>non</strong> apriva a lei perché <strong>non</strong> era sola, <strong>ma</strong> in compagnia<br />

<strong>di</strong> volgari acquirenti che <strong>non</strong> l’a<strong>ma</strong>vano.<br />

Fu chia<strong>ma</strong>to <strong>di</strong> corsa un fabbro che giun<strong>se</strong> con una borsa <strong>di</strong><br />

arnesi tremen<strong>di</strong> tra cui la famigerata fiam<strong>ma</strong> ossidrica.<br />

E dopo mezz’ora <strong>di</strong> fiam<strong>ma</strong> e duro lavoro, lacerò la <strong>se</strong>rratura<br />

e la porta cedette.<br />

Si spalancò sotto la spinta dei nuovi acquirenti frementi e<br />

ansiosi che entrarono a grappolo.<br />

Anche Nor<strong>ma</strong> sbirciò dentro!<br />

Tutto vuoto!!! Dio mio!!<br />

“L’Ani<strong>ma</strong> della Casa” era fuggita!!! Fuggita!!!<br />

Erano ri<strong>ma</strong>ste solo pareti: vuote … orride … livide … nere!!!<br />

Nor<strong>ma</strong> pre<strong>se</strong> tristemente il Tram e sotto la pioggia che si<br />

confondeva alle lacrime giun<strong>se</strong> alla nuova abitazione.<br />

Girò la chiave ed entrò e vide subito la luce!<br />

“L’Ani<strong>ma</strong> della Casa” era lì ad attenderla sorridente per prenderla<br />

ancora tra le sue braccia <strong>ma</strong>terne!<br />

Nor<strong>ma</strong> allora felice si gettò al collo <strong>di</strong> “Casa” che l’avvol<strong>se</strong><br />

amorevolmente con le enormi braccia … E Nor<strong>ma</strong> si lasciò<br />

cullare, cullare … cullare tutta la notte.<br />

La pazzia del vecchio Susino<br />

favola <strong>di</strong> Edda Conte (Pisa)<br />

Non <strong>se</strong>mpre l’età si accompagna alla saggezza.<br />

Il merlo la sapeva lunga. Lui che svernava in quella zona ne<br />

conosceva tutti i lati positivi e anche quelli negativi. A una<br />

giornata <strong>di</strong> vento gelido poteva <strong>se</strong>guire una <strong>se</strong>tti<strong>ma</strong>na <strong>di</strong> sole,<br />

a un periodo <strong>di</strong> pioggia si alternavano coppie <strong>di</strong> giornate in<br />

cui il capriccioso libeccio spazzava il cielo dalle nubi e le<br />

strade dalle cartacce. Ma poi anche il vento pazzo lasciava<br />

tutto come aveva trovato e.... l’inverno ri<strong>ma</strong>neva inverno<br />

come ogni altra cosa che deve <strong>se</strong>guire l’or<strong>di</strong>ne stabilito dalla<br />

Natura.<br />

Tutte queste co<strong>se</strong> sapeva il merlo, e <strong>non</strong> si lasciava certo<br />

ingannare dai rami fioriti <strong>di</strong> un susino impazzito.<br />

-Pazzo- gli <strong>di</strong>s<strong>se</strong> infatti, mentre gli volava sopra -ti brucerai<br />

alla pri<strong>ma</strong> gelata e comprometterai tutti i tuoi frutti.-<br />

Il susino <strong>non</strong> gli rispo<strong>se</strong>, perché <strong>non</strong> aveva bisogno <strong>di</strong> imparare<br />

la lezione dal merlo. Aveva vissuto a lungo, conosceva bene<br />

i sintomi della pri<strong>ma</strong>vera e sapeva che ora <strong>non</strong> era tempo <strong>di</strong><br />

pri<strong>ma</strong>vera. Di fatto tutti gli alberi dormivano con le gemme<br />

ben strette intorno alla punta dei rami. Ma l’erba del prato era<br />

<strong>di</strong> un bel verde, e gli uccelli saltavano numerosi tra i pini. Il<br />

sole aveva poche ore <strong>di</strong> vita <strong>ma</strong> il suo tepore era così piacevole.<br />

Tutte tentazioni per il vecchio susino, il quale cominciò a<br />

fremere d’impazienza. Il mondo era bello anche in Dicembre<br />

e lui voleva vivere, <strong>non</strong> voleva sottostare alle regole comuni.<br />

Tanti mesi <strong>di</strong> sonno gli <strong>se</strong>mbravano la morte.<br />

Conosceva la tristezza della morte; bastava pensare alla sorte<br />

<strong>di</strong> tutti quei fiori che riempivano il prato nel me<strong>se</strong> <strong>di</strong> Maggio.<br />

Orgogliosi delle loro corolle colorate si esponevano al sole<br />

abbandonandosi alla carezza dei venti e al ristoro della notte.<br />

Dopo uno ne sbocciava subito un altro, e poi un altro, tutti figli<br />

<strong>di</strong> una stessa pianticella, sod<strong>di</strong>sfatti <strong>di</strong> un naturale avvicendamento,<br />

paghi <strong>di</strong> andar<strong>se</strong>ne nel vento quando i petali troppo<br />

<strong>ma</strong>turi si facevano leggeri e si staccavano uno a uno.<br />

Era un piacere assistere al continuo rinnovarsi <strong>di</strong> tanti colori<br />

Pri<strong>ma</strong>vera 2008<br />

- 43 -<br />

e <strong>di</strong> tante forme; per il vecchio susino era la vita stessa che<br />

godeva del suo trionfo, e lui godeva con lei.<br />

Ma poi veniva Luglio, il sole si avvicinava troppo alle tenere<br />

corolle, la terra si induriva intorno alle piccole ra<strong>di</strong>ci, la notte<br />

troppo breve e afosa <strong>non</strong> ce la faceva a rinfrescare il prato.<br />

Subito una nuova alba era a ridosso, i raggi del sole arrivavano<br />

già carichi <strong>di</strong> calore, e come frecce <strong>di</strong> fuoco colpivano<br />

tutto ciò che incontravano nel momento dell’impatto con la<br />

terra.<br />

Lui, col suo tronco annoso e la folta chio<strong>ma</strong>, resisteva bene,<br />

mentre il prato moriva giorno dopo giorno e <strong>di</strong> tutti i fiori<br />

colorati presto <strong>non</strong> ri<strong>ma</strong>neva che il ricordo. Questo significava<br />

morire.<br />

Ma in fondo che <strong>di</strong>fferenza c’era tra il morire in estate e il<br />

morire in inverno? Quando l’alba grigia e fredda illuminava<br />

i rami stecchiti, <strong>non</strong> era for<strong>se</strong> l’im<strong>ma</strong>gine della morte?<br />

Il susino era tanto vecchio e <strong>non</strong> aveva più voglia <strong>di</strong> aspettare<br />

il momento del risveglio obbligato. Mi<strong>se</strong> fuori timidamente<br />

un fiorellino bianco, gonfiò le gemme <strong>di</strong> un ramo più alto,<br />

salutò il sole <strong>di</strong> Dicembre con tono <strong>di</strong> confidenza.<br />

Il sole accettò il saluto e ricambiò.<br />

Per qualche giorno il sodalizio andò avanti <strong>se</strong>nza scos<strong>se</strong>. Il<br />

vecchio susino si coprì <strong>di</strong> fiori sulla chio<strong>ma</strong>, che ora si allargava<br />

con tante braccia felici; i fiori piccoli, bianchi, teneri,<br />

gli ridavano l’illusione della giovinezza.<br />

Ogni giorno si specchiava in un cielo pallido <strong>ma</strong> amico, ogni<br />

giorno gustava la gioia della trasgressione. Era consapevole<br />

<strong>di</strong> rubare qualcosa che <strong>non</strong> gli spettava e ne gustava tutto il<br />

sapore come <strong>di</strong> cosa <strong>ma</strong>i provata.<br />

Dalla ci<strong>ma</strong> del monte il vento <strong>di</strong> tramontana aprì l’occhio<br />

gelido, nemico. Vide l’accordo tra il susino e il sole e si <strong>se</strong>ntì<br />

offeso <strong>di</strong> tanta audacia. Chi credeva <strong>di</strong> es<strong>se</strong>re quell’albero<br />

pazzo, che osava sovvertire le sacre leggi dell’inverno e minacciare<br />

il suo trono?<br />

Si gonfiò d’ira e andò in cerca <strong>di</strong> aiuto presso i collaboratori.<br />

Quella chio<strong>ma</strong> fiorita <strong>non</strong> piacque a nessuno e a turno tutti si<br />

scatenarono contro il povero susino.<br />

Non fu <strong>di</strong>fficile per il Vento la Pioggia e il Gelo <strong>di</strong>struggere<br />

in una sola notte tanto ar<strong>di</strong>mento. L’albero, indebolito dall’età<br />

e dallo sforzo recente e inconsueto, fu presto fuori combattimento.<br />

Avvenne così che il nuovo giorno lo trovò spoglio<br />

e umiliato. Nudo, rin<strong>se</strong>cchito e mutilato <strong>di</strong> molti suoi<br />

rami il susino ora <strong>se</strong>mbrava davvero morto.<br />

Lo vide il solito merlo che era intento a cercare i vermi nelle<br />

vicinanze. Scos<strong>se</strong> il becco con aria <strong>di</strong> <strong>di</strong>sprezzo e fece il suo<br />

commento che suonò come la voce del <strong>ma</strong>laugurio: il vecchio<br />

pazzo ha voluto fare il canto del cigno.<br />

Il tesoro <strong>di</strong> Faustina<br />

<strong>di</strong> Leila Gambaruto (Chieri)<br />

Tom<strong>ma</strong>so detto “Mezzo cric” faceva il ladro <strong>di</strong> professione,<br />

perché proveniva da una famiglia <strong>di</strong> ladri, ben nota alla <strong>ma</strong>lavita<br />

ed alle forze dell’or<strong>di</strong>ne.<br />

Sfortunatamente per lui, <strong>non</strong> era tagliato per quel mestiere e<br />

benché affer<strong>ma</strong>s<strong>se</strong> con profonda convinzione <strong>di</strong> es<strong>se</strong>re un<br />

dritto per<strong>se</strong>guitato dalla sfortuna, scippatori, borsaioli e piccoli<br />

truffatori, lo snobbavano, rifiutando <strong>di</strong> lavorare con lui,<br />

perché lo consideravano soltanto una mezza tacca.<br />

Soltanto ad un balordo del suo stampo poteva venire in mente<br />

<strong>di</strong> rapinare una stazione <strong>di</strong> <strong>se</strong>rvizio da solo, agitando una<br />

pistola giocattolo sotto il naso del gestore che stava siste<strong>ma</strong>ndo<br />

un pesante cric, con il risultato che l’altro gli aveva<br />

sgranato i denti e rotto il naso con un preciso e ben as<strong>se</strong>stato

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