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muoiono se mangiano... ma non smetterebbero mai di mangiare!

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Pri<strong>ma</strong>vera 2008<br />

STORIA DEL TEATRO<br />

Rinascimento: la Comme<strong>di</strong>a Italiana<br />

- Quarta parte -<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong> Maria Maria Francesca Francesca CHERUBINI CHERUBINI (Perugia) (Perugia)<br />

(Perugia)<br />

Giordano Bruno<br />

Anche il grande filosofo Giordano Bruno (1548-1600),<br />

il sostenitore del «<strong>se</strong>nso dell’infinità illimitata del cosmo,<br />

onnicentrico, popolato <strong>di</strong> mon<strong>di</strong> innumerevoli e <strong>di</strong> innumerevoli<br />

forme <strong>di</strong> vita, pervaso in ogni suo aspetto da un<br />

unico afflato vitale, al quale appartengono le anime stes<strong>se</strong><br />

degli uomini» 1 si fece <strong>se</strong>durre dal fascino del Teatro.<br />

Giordano Bruno, il filosofo «dal linguaggio im<strong>ma</strong>ginoso,<br />

rapito, travolto da un acceso lirismo, a volte involuto,<br />

barocco, sovrabbondante, insofferente <strong>di</strong> ogni sche<strong>ma</strong>,<br />

genialmente mosso, attraverso cui il <strong>se</strong>nso e la commozione<br />

si esprimono» 2 , cadde attratto dall’inquietante musa<br />

del Teatro.<br />

Egli scris<strong>se</strong> la Comme<strong>di</strong>a «Il Candelaio» (1582) che<br />

raccol<strong>se</strong> intorno a sé tanti con<strong>se</strong>nsi e altrettanti <strong>di</strong>s<strong>se</strong>nsi.<br />

Ci fu chi po<strong>se</strong> la sua opera, per altezza e profon<strong>di</strong>tà, accanto<br />

all’opera som<strong>ma</strong> <strong>di</strong> Niccolò Machiavelli; chi invece<br />

la stroncò come opera <strong>di</strong> gran lunga minore.<br />

Affer<strong>ma</strong> Silvio d’Amico «a noi pare che, <strong>di</strong> tutte le<br />

Comme<strong>di</strong>e del <strong>se</strong>colo, questa opera <strong>di</strong> Giordano Bruno,<br />

scritta sul suo morire, sia la più libera e la meno schiava<br />

<strong>di</strong> modelli greco-latini» 3<br />

«C’è un gran sole afoso in questa comme<strong>di</strong>a tutta meri<strong>di</strong>onale:<br />

la vita v’è napoletanamente contemplata come<br />

un viavai <strong>di</strong> farabutti e <strong>di</strong> beffati … e pare considerare<br />

tutti con l’in<strong>di</strong>fferente ripugnanza con cui si guarda un<br />

immondo brulicare <strong>di</strong> vermi, in una giornata <strong>di</strong> calura<br />

infingarda. Ma anche, e più che nelle altre faconde comme<strong>di</strong>e<br />

del <strong>se</strong>colo, tutto vi si espone e <strong>di</strong>stende con una<br />

prolissità, con un peso, con una spenta lentezza che la<br />

<strong>ma</strong>gniloquenza del tronfio Manfurio (uno dei protagonisti)<br />

e gli scontri e le imprecazioni delle canaglie e delle<br />

donnacce, ani<strong>ma</strong>no a fatica» 4<br />

L’intreccio è noto. «Burle e beffe sono il te<strong>ma</strong> in questa<br />

Comme<strong>di</strong>a ambientata a Napoli. Il Candelaio, un certo<br />

Mes<strong>se</strong>r Bonifacio, <strong>non</strong>ostante sia sposato alla bella<br />

Carubina, spasi<strong>ma</strong> per donna Vittoria; vi è Manfurio, il<br />

pedante che sproloquia in latino, <strong>ma</strong> è goffo, oltre che<br />

credulone; e vi è Bartolomeo, <strong>di</strong>lettante alchimista.Tutti e<br />

tre sono facile preda <strong>di</strong> un gruppetto <strong>di</strong> imbroglioni <strong>di</strong><br />

vario calibro, tra i quali Donna Vittoria che vorrebbe approfittare<br />

della passione <strong>di</strong> Bonifacio, per spillargli un<br />

po’ <strong>di</strong> quattrini. Bonifacio si affida al <strong>ma</strong>go Scaramure,<br />

affinché con un incantesimo lo faccia a<strong>ma</strong>re da Vittoria;<br />

<strong>ma</strong> al desiderato convegno troverà l’in<strong>di</strong>gnata Carubina,<br />

tanto in<strong>di</strong>gnata anzi che, fino ad allora virtuosa, si lascerà<br />

convincere, dall’innamorato Giovan Bernardo, che <strong>non</strong> è<br />

cosa grave tra<strong>di</strong>re certi <strong>ma</strong>riti.<br />

Quanto a Manfurio, viene sbeffeggiato, derubato e più<br />

- 17 -<br />

volte bastonato e a Bartolomeo tocca analoga sorte» 5 .<br />

Al <strong>di</strong> là delle alterne fortune dell’opera “Il Candelaio”,<br />

il nostro autore, Giordano Bruno, deve es<strong>se</strong>re ricordato<br />

innanzi tutto per la sua filosofia degli “Infiniti mon<strong>di</strong>” e<br />

per avere posto “Il Vero” sopra tutte le co<strong>se</strong>.<br />

Vi sono nelle sue parole, ripre<strong>se</strong> soprattutto dall’opera<br />

«Spaccio de la Bestia trionfante…(1584)» un’esaltazione<br />

della verità fatta con una accensione, forte come una<br />

protesta <strong>di</strong> fede, in cui pare <strong>di</strong> pre<strong>se</strong>ntire il <strong>ma</strong>rtirio al<br />

rogo cui sarà condannato.<br />

Egli <strong>di</strong>ce infatti nelle pagine dell’opera citata:<br />

«Sopra tutte le co<strong>se</strong>, è situata la Verità; perché questa è<br />

la unità che soprasiede al tutto, e la bontà che è preminente<br />

ad ogni cosa; perché uno è lo ente,buono e vero; medesimo<br />

è vero ente e buono. La verità è quella entità che<br />

<strong>non</strong> è inferiore a cosa alcuna; perché <strong>se</strong> vuoi fingere qualche<br />

cosa avanti la verità, bisogna che stimi quella es<strong>se</strong>re<br />

altro che verità; e <strong>se</strong> la fingi altro che verità, necessariamente<br />

la intenderai <strong>non</strong> aver verità in sé, ed es<strong>se</strong>re <strong>se</strong>nza<br />

verità, <strong>non</strong> es<strong>se</strong>re vera; onde con<strong>se</strong>guentemente è falsa, è<br />

cosa de niente, è nulla, è <strong>non</strong> ente …<br />

… Dunque la verità è avanti tutte le co<strong>se</strong>, è con tutte le<br />

co<strong>se</strong>, è dopo tutte le co<strong>se</strong>; è sopra tutto, con tutto, dopo<br />

tutto; ha raggione <strong>di</strong> principio, mezzo e fine… Essa è<br />

avanti le co<strong>se</strong>, per modo <strong>di</strong> causa e principio, mentre per<br />

essa le co<strong>se</strong> hanno dependenza…<br />

… La verità è la cosa più sincera, più <strong>di</strong>vina <strong>di</strong> tutte;<br />

anzi la <strong>di</strong>vinità e la sincerità, bontà e bellezza de le co<strong>se</strong>, è<br />

la verità; la quale né per violenza si toglie, né per antiquità<br />

si corrompe, né per occultazione si sminuisca, né per comunicazione<br />

si <strong>di</strong>sperde: perché <strong>se</strong>nso <strong>non</strong> la confonde,<br />

tempo <strong>non</strong> l’arruga, luogo <strong>non</strong> l’asconde, notte <strong>non</strong> l’interrompe,<br />

tenebra <strong>non</strong> la vela; anzi, con es<strong>se</strong>re più e più<br />

impugnata, più e più risuscita e cresce. Senza <strong>di</strong>fensore e<br />

protettore si <strong>di</strong>fende …<br />

… e però <strong>di</strong>mora altissi<strong>ma</strong>, dove tutti remirano e pochi<br />

veggono» 6 .<br />

Parole nelle quali è già il pre<strong>se</strong>ntimento della <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong><br />

Giordano Bruno, quando il filosofo portato <strong>di</strong>nanzi ai<br />

giu<strong>di</strong>ci protestò <strong>di</strong> <strong>non</strong> avere nulla da ritrarre delle proprie<br />

dottrine.<br />

Giambattista Della Porta<br />

Verso la fine del <strong>se</strong>c. XVI troviamo la vasta produzione<br />

teatrale del napoletano Giambattista Della Porta (1535 –<br />

1615), anch’egli filosofo, <strong>ma</strong> anche viaggiatore e scienziato.<br />

Le sue comme<strong>di</strong>e migliori sono: “La sorella, La fantesca,<br />

I due fratelli rivali, L’astrologo”.<br />

Tali comme<strong>di</strong>e sono state scritte con l’intento <strong>di</strong> rag-

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