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muoiono se mangiano... ma non smetterebbero mai di mangiare!

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cambiare i favori ricevuti l’autore <strong>di</strong> questa lettera offre a<br />

Cangrande il Para<strong>di</strong>so, con parole che fanno presumere<br />

che fos<strong>se</strong> già ulti<strong>ma</strong>to.<br />

D. ci spiega che un’opera dottrinale (così definisce la<br />

sua) va indagata su <strong>se</strong>i punti: soggetto, autore, for<strong>ma</strong>, fine,<br />

titolo del libro, il genere <strong>di</strong> filosofia; che la sua opera ha<br />

due <strong>se</strong>nsi quello letterale e quello allegorico (il morale<br />

l’anagogico sono qui da ricomprendere nell’allegorico);<br />

c’è quin<strong>di</strong> un chiaro riferimento al Convivio.<br />

Il poeta passa poi a spiegare i <strong>se</strong>i punti: il soggetto <strong>di</strong><br />

tutta l’opera nel <strong>se</strong>nso letterale è «lo stato delle anime<br />

dopo la morte, <strong>se</strong>mplicemente preso; nell’allegorico, l’uomo<br />

che meritando o demeritando per la libertà dell’arbitrio,<br />

sia soggetto alla giustizia del premio o della pena».<br />

Il fine dell’opera per il poeta è quello <strong>di</strong> rimuovere i<br />

viventi in questa vita pre<strong>se</strong>nte dallo stato <strong>di</strong> mi<strong>se</strong>ria e condurli<br />

allo stato <strong>di</strong> felicità.<br />

Il genere <strong>di</strong> filosofia è quello morale, perché l’opera è<br />

composta <strong>non</strong> con un intento speculativo <strong>ma</strong> pratico e <strong>se</strong><br />

vi si trattano questioni speculative ciò è <strong>se</strong>mpre in vista<br />

dell’operare.<br />

Il titolo <strong>di</strong> Comme<strong>di</strong>a è giustificato in quanto l’opera<br />

ha principio aspro e fine felice ed è scritta in stile <strong>di</strong>messo<br />

ed in lingua volgare «nella quale anche le donnicciole<br />

conversano», all’opposto della trage<strong>di</strong>a che ha principio<br />

mirabile e quieto e fine orribile e stile sublime.<br />

Ma, in<strong>di</strong>pendentemente dal fatto che <strong>non</strong> è sicuro che<br />

il titolo <strong>di</strong> Comme<strong>di</strong>a sia stato dato da Dante al suo poe<strong>ma</strong>,<br />

quel che è certo è che lo stile illustre e <strong>di</strong>fficile del<br />

Para<strong>di</strong>so <strong>ma</strong>l si conciliano con la definizione sovraesposta.<br />

Premes<strong>se</strong> queste co<strong>se</strong> l’autore passa all’esposizione<br />

letterale della cantica, cominciando dal prologo, cioè dai<br />

primi 36 versi del canto I. Parla <strong>di</strong>ffusamente dei primi<br />

12 versi. Poi opera un’affrettata <strong>di</strong>visione dell’invocazione<br />

e d’improvviso si interrompe protestando che la povertà<br />

lo incalza così da costringerlo ad abbandonare queste<br />

ed altre co<strong>se</strong> utili allo stato.<br />

In un rapido ultimo paragrafo poi traccia le linee generali<br />

della cantica fino alla visione <strong>di</strong> Dio.<br />

NOTE<br />

1 Purtroppo però della <strong>di</strong>sputa <strong>ma</strong>ntovana o della conferenza<br />

verone<strong>se</strong> <strong>non</strong> abbiamo notizia sicura in nessun<br />

documento storico e in nessun commentatore e biografo<br />

<strong>di</strong> Dante, ad eccezione <strong>di</strong> un cenno nel commento <strong>di</strong> Pietro<br />

Alighieri alla Comme<strong>di</strong>a. Sfortunatamente <strong>non</strong> pos<strong>se</strong><strong>di</strong>amo<br />

neppure un co<strong>di</strong>ce <strong>ma</strong>noscritto della Quaestio,<br />

che però conosciamo perché nel <strong>se</strong>colo XVI Benedetto<br />

Moncetti, Priore degli Agostiniani <strong>di</strong> Padova, scoprì l’autografo<br />

e la pubblicò a Venezia nel 1508 in 14 facciate <strong>di</strong><br />

testo. Tuttavia tale autografo andò perduto ed abbiamo<br />

notizia soltanto una successiva ristampa del 1576.<br />

2 L’accenno al fatto <strong>di</strong> Verona è contenuto nella <strong>se</strong>conda<br />

egloga <strong>di</strong> Dante a Giovanni del Virgilio, scritta dopo il<br />

20 gennaio 1320.<br />

Il Salotto degli Autori<br />

- 14 -<br />

3 Mantova e Verona erano città culturalmente vivaci per<br />

la pre<strong>se</strong>nza <strong>di</strong> dotti ingegni e scuole <strong>di</strong> scienze fisiche.<br />

4 Il proble<strong>ma</strong> dei reciproci rapporti tra l’acqua e la terra<br />

abitata si era imposto alla attenzione della cultura me<strong>di</strong>oevale<br />

quando questa si accol<strong>se</strong> l’aristotelismo e la visione<br />

cosmologica che poneva la terra al centro dell’universo e<br />

postulava la concentricità delle quattro sfere (terra, acqua,<br />

aria, fuoco) ove, nell’or<strong>di</strong>ne, la sfera precedente è tutta circondata<br />

dalla <strong>se</strong>guente, e quin<strong>di</strong> la terra doveva risultare<br />

conglobata e sommersa dall’acqua, il che appariva in contrasto,<br />

oltre che con l’esperienza, anche con la <strong>se</strong>parazione<br />

delle acque affer<strong>ma</strong>ta dal Genesi.<br />

5 La narrazione dell’emersione della terra nell’emisfero<br />

boreale causato dalla caduta <strong>di</strong> Lucifero [Inf., XXXIV)<br />

aveva attirato gravi critiche, per cui Dante vuol <strong>di</strong>mostrare<br />

qui che è anche in grado <strong>di</strong> darne spiegazione razionale<br />

e scientifica. Mentre la visione teologica spiega<br />

l’emersione in termini <strong>di</strong> repulsione, quella scientifica la<br />

precisa in termini <strong>di</strong> attrazione.<br />

6 Al Farghani (nato a Baghdad, vis<strong>se</strong> IX <strong>se</strong>c. e morì<br />

nell’861 in Egitto), astrofisico e astronomo revisore del<br />

siste<strong>ma</strong> tole<strong>ma</strong>ico, fu al <strong>se</strong>rvizio del califfo <strong>di</strong> Baghdad<br />

tra l’813 e l’833. I suoi stu<strong>di</strong> sulla cosmologia tole<strong>ma</strong>ica<br />

sono esposti nell’opera nota come “Compen<strong>di</strong>o sulla<br />

scienza degli astri” e tradotta in latino con il titolo <strong>di</strong><br />

“Ru<strong>di</strong>menta astronomica” da Gherardo da Cremona. Essa<br />

contiene considerazioni interpretative sulle eclissi <strong>di</strong> Sole<br />

e <strong>di</strong> Luna, che nel siste<strong>ma</strong> geocentrico richiedevano spiegazioni<br />

meccaniche <strong>di</strong>ver<strong>se</strong> da quelle attuali (la previsione<br />

delle eclissi forniva quin<strong>di</strong> un ulteriore meccanismo <strong>di</strong><br />

verifica della vali<strong>di</strong>tà della cosmologia <strong>di</strong> Tolomeo). Inoltre<br />

Alfergano (latinizzazione del nome Al Farghani) fissa<br />

le <strong>di</strong>mensioni degli astri e le loro <strong>di</strong>stanze fornendo una<br />

descrizione quantitativa dell’universo che lo stesso Dante<br />

Alighieri accetterà come modello dell’universo, come si<br />

evince inoltre dalle citazioni pre<strong>se</strong>nti nel “Convivio” e<br />

dai riferimenti astronomici nella Divina Comme<strong>di</strong>a.<br />

7 E si <strong>di</strong>pani <strong>se</strong>condo l’or<strong>di</strong>ne tipico delle Sum<strong>ma</strong>e scolastiche:<br />

alla tesi avversarie Dante oppone la solutio<br />

auctoris, per ribattere poi uno ad uno gli argomenti contrari;<br />

all’interno delle varie <strong>se</strong>zioni, l’argomentazione <strong>se</strong>gue<br />

i princìpi ed i moduli scolastici e gli abituali schemi<br />

sillogistici.<br />

8 I primi dubbi li avanzò Giu<strong>se</strong>ppe Pelli nel 1758, <strong>se</strong>guito<br />

dal Tiraboschi, dal Foscolo ed altri. Si giun<strong>se</strong> perfino<br />

ad attribuirla bizzarramente a un Dante III, u<strong>ma</strong>nista<br />

verone<strong>se</strong> del 1500. Il primo che fondò l’opinione negativa<br />

su argomenti <strong>se</strong>ri fu il Bartoli, <strong>se</strong>guito da Lodrini,<br />

Pas<strong>se</strong>rini, Ricci, Scartazzini e Luzio-Renier. La tesi dell’autenticità<br />

fu validamente sostenuta da Angelitti, Moore,<br />

Russo, Toynbee, Biagi e più recentemente da Mazzoni,<br />

mentre la tesi negativa trovava ancora agguerriti sostenitori<br />

in Boffito e in Nar<strong>di</strong> (v. Pio Gaja, Introduzione<br />

QUESTIO DE AQUA ET TERRA DE FORMA ET SITU<br />

DUORUM ELEMENTORUM AQUE VIDELICET ET<br />

TERRE <strong>di</strong> Dante Alighieri, su www.classicitaliani.it)

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