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muoiono se mangiano... ma non smetterebbero mai di mangiare!

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a raccolta con tutte le specie <strong>ma</strong>rine; <strong>se</strong>mbra che tengano una<br />

riunione. Ora tutti si muovono in <strong>di</strong>rezione d’una nave abbandonata.<br />

La nave scompare negli abissi <strong>ma</strong>rini come inghiottita<br />

da un immenso mulinello. In quel punto, tutte le specie <strong>ma</strong>rine<br />

volteggiano al ritmo soave delle sirene. Nell’aria gli uccelli<br />

<strong>di</strong> tutte le razze si sono avventati contro un missile minaccioso.<br />

Ora cantano, cinguettano, gracchiano intorno alla cenere<br />

ondeggiante dell’insi<strong>di</strong>a. Un oggetto cubico scende silenzioso<br />

in mezzo agli uomini raccolti. Ne <strong>di</strong>scendono degli es<strong>se</strong>ri:<br />

uno, due, tre... <strong>di</strong>eci. E’ la rappre<strong>se</strong>ntanza d’un altro mondo.<br />

Hanno tre gambe e quattro braccia con le estremità prensili.<br />

La loro testa cubiforme <strong>di</strong>spone <strong>di</strong> quattro occhi immobili fluorescenti:<br />

uno in ogni faccia laterale. La faccia superiore <strong>se</strong>mbra<br />

es<strong>se</strong>re sormontata da una cupoletta. Cinque cupolette si<br />

<strong>di</strong>stinguono dalle altre. Da queste esce un ciuffo indecifrabile<br />

<strong>di</strong> colore viola cangiante fra l’azzurro oltre<strong>ma</strong>re e il verdescuro.<br />

For<strong>se</strong> sono femmine. La pelle esposta è Violacea. In<br />

una faccia, al <strong>di</strong> sotto dell’occhio, una cavità articolata mostra<br />

due file <strong>di</strong> denti centrali: una sotto, una sopra. In due facce<br />

opposte, al <strong>di</strong> sopra degli occhi, hanno una protuberanza simile<br />

ad un pa<strong>di</strong>glione auricolare <strong>se</strong>mpre in movimento: si muovono<br />

in ogni <strong>se</strong>nso; mentre il corpo <strong>ma</strong>ssiccio coperto fino<br />

alle giunture inferiori ri<strong>ma</strong>ne immobile. II corpo è coperto da<br />

una tubola gialla vivace ohe arriva fin dove incomincia l’organo<br />

prensile. La loro altezza supera i due metri. Ci abbracciamo;<br />

balliamo al suono dei ganzavar.<br />

A GABRIELLA<br />

<strong>di</strong> Gian Clau<strong>di</strong>o VASSAROTTO<br />

(Lombriasco - TO)<br />

Gabriella <strong>non</strong> vede più tra le ansanti<br />

stagioni il viso solcato dall’amore,<br />

dagli affanni e dal dolore <strong>di</strong> colei<br />

che cullò il suo primo stupito vagito.<br />

Non <strong>se</strong>nte più le note<br />

della cara voce che accompagnava<br />

il flauto incantato della sua giovinezza,<br />

e nel meriggio dello svanire dei sogni<br />

empiva come un suono <strong>di</strong> luce<br />

i de<strong>se</strong>rti <strong>di</strong> buio,<br />

arpeggiava la sua allegria.<br />

Gabriella si <strong>se</strong>nte sola e tra i <strong>di</strong>pinti<br />

del commiato del sole, raggiunge<br />

la quieta <strong>di</strong>mora dei morti.<br />

In mezzo alla carne assopita, il suo cuore<br />

<strong>di</strong> pace s’imbeve e a sua <strong>ma</strong>dre,<br />

che vive oltre la tomba del tempo,<br />

confida i tormenti e le ansie<br />

a cui son condannati i mortali.<br />

Dal mondo infinito, un raggio <strong>di</strong> verità arriva,<br />

e Gabriella vola verso lo splendore<br />

del mistero, squarciando il telo<br />

che soffoca gli a<strong>ma</strong>nti della terra.<br />

La colomba della preghiera s’innalza<br />

e, nella festa della comunione dei santi,<br />

la <strong>ma</strong>m<strong>ma</strong> conduce Gabriella alla vita.<br />

Il Salotto degli Autori<br />

- 52 -<br />

“Ora vado alla ricerca <strong>di</strong> altri mon<strong>di</strong> <strong>se</strong>nza pace per portarvi il<br />

messaggio dell’Homo Sapiens. In fondo alla sala, oltre la parete,<br />

vedo quattro uomini <strong>di</strong> razze <strong>di</strong>ver<strong>se</strong> ai quali <strong>se</strong> ne avvicina<br />

un altro che ha la pelle variamente pigmentata. Questi ha in<br />

una <strong>ma</strong>no una una <strong>se</strong>ga ricavata dalla <strong>ma</strong>n<strong>di</strong>bola d’un coccodrillo<br />

e nell’altra una scatola <strong>di</strong>a<strong>ma</strong>ntina. Appoggia la scatola<br />

a terra, agguanta il primo uomo, e con la <strong>se</strong>ga gli scoperchia il<br />

cranio; ne risucchia il contenuto. Ora dalla scatola estrae un<br />

cervello nuovo, e spe<strong>di</strong>tamente lo siste<strong>ma</strong> nel cranio vuoto; si<br />

accinge subito a ricucirlo. S’avvicina ad un altro dei quattro.<br />

Sembra ohe voglia ripetere l’operazione su tutti i suoi simili...<br />

“I quattro pazienti hanno for<strong>ma</strong>to un cerchio; ognuno tende le<br />

braccia ai due <strong>di</strong> destra e <strong>di</strong> sinistra for<strong>ma</strong>ndo une catena circolare.<br />

Il chirurgo viene invitato a parteciparvi. Tutti insieme<br />

si librano all’altezza d’una finestra. Attraverso le loro teste<br />

vedo il <strong>ma</strong>re calmo e azzurro assopito nella sua <strong>ma</strong>estosa bellezza.<br />

Vedo due flotte da guerra: sono belle, quelle navi! Gli<br />

occhi nucleari dei missili ci guardano con amore ineffabile;<br />

nella loro espressione si legge il desiderio amorevole <strong>di</strong> abbracciarci<br />

in un sogno <strong>di</strong> gioia eterna. II chirurgo alza la sinistra;<br />

grida: Andate! La pace <strong>non</strong> ha bisogno <strong>di</strong> forza.<br />

“Le navi sono svanite nel nulla. E tutti insieme abbracciati<br />

imboccano una grande via guarnita <strong>di</strong> alberi e fiori <strong>di</strong> ogni<br />

colore e collegata con la Via Lattea oltre il mio sogno.”<br />

A questo punto, Ceco spalancò i piccoli occhi e li piantò contro<br />

Linda e <strong>di</strong>s<strong>se</strong> con voce flebile: “Venes è andata; vado anche<br />

io.” Ed emi<strong>se</strong> un rantolo <strong>se</strong>guito dal respiro conclusivo<br />

dei suoi sogni.<br />

UN CANTICO NUOVO<br />

<strong>di</strong> Rino PIOTTO (Fontaniva -PD)<br />

Arrivammo dopo un lungo viaggio<br />

sra<strong>di</strong>cati dalle nostre terre d’Angola<br />

schiavi nel nuovo mondo <strong>di</strong> Bahia.<br />

Ci <strong>se</strong>demmo esausti sui nostri tamburi<br />

silenti ascoltavamo il nostro cuore<br />

piangevamo <strong>se</strong>nza lacrime e <strong>se</strong>nza voce.<br />

Sollevando le palme aperte al cielo<br />

pregavamo un Dio sconosciuto<br />

perché eravamo abbandonati da tutti.<br />

Ci coccolavano i messaggi del vento<br />

che lenivano la nostra <strong>se</strong>te e la fame<br />

quando d’incanto u<strong>di</strong>mmo un <strong>se</strong>gnale.<br />

Sul tamburo piombò un cocco <strong>di</strong> pal<strong>ma</strong><br />

il suo suono ci <strong>di</strong>ede nuova energia<br />

i nostri cuori riempì <strong>di</strong> grande gioia.<br />

Intonammo un cantico nuovo<br />

al Signore che ci aveva ascoltati<br />

e lodammo le sue meraviglie.<br />

Battemmo i tamburi con le nude <strong>ma</strong>ni<br />

ed i pie<strong>di</strong> stanchi sulla terra nuova<br />

e la voce ripre<strong>se</strong> col soffio del vento.<br />

Lo<strong>di</strong>amo il Signore per le sue meraviglie<br />

dal niente con Lui abbiamo ogni cosa<br />

sorrisi e canzoni son nati dal cuore.<br />

Ringraziamo il Signore per tutte le co<strong>se</strong><br />

che ci ha offerto dal niente<br />

offriamo gli inni <strong>di</strong> un cantico nuovo.

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