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muoiono se mangiano... ma non smetterebbero mai di mangiare!

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do il verso del treno.<br />

lo lanciavo piccoli strilli <strong>di</strong> gioia.<br />

Adoravo mio padre, tanto quanto lui adorava me.<br />

Potevo avere due anni, e già ero esperta nell’arte <strong>di</strong> <strong>ma</strong>ndarlo<br />

in visibilio.<br />

“Sei il papà più bello del mondo “ tubavo, accarezzandolo.<br />

E guai <strong>se</strong> qualcuno osava sostenere il contrario!<br />

Questo è quanto mi narrava la <strong>ma</strong>m<strong>ma</strong> quando, ancora bambina,<br />

<strong>se</strong>duta sul suo grembo, le do<strong>ma</strong>ndavo: “Mam<strong>ma</strong>, ti<br />

prego, raccontami <strong>di</strong> quand’ero piccina piccina ...”<br />

E tanto adoravo <strong>se</strong>ntirla favoleggiare sulla minuscola Desiderata<br />

raccolta in un’aiuola <strong>di</strong> ro<strong>se</strong> profu<strong>ma</strong>te, che mi facevo<br />

ripetere spesso la storia così che, alla fine, a forza <strong>di</strong> <strong>se</strong>ntirla<br />

e <strong>di</strong> immedesi<strong>ma</strong>rmi in essa, mi pareva che tutto fos<strong>se</strong><br />

frutto <strong>di</strong> una mia reminiscenza, i primi vagiti tra i fiori, le<br />

<strong>ma</strong>nine festo<strong>se</strong> prote<strong>se</strong> oltre il bordo <strong>di</strong> organza della culla<br />

rosa, i giochi con papà, quasi che, pro<strong>di</strong>giosamente, la memoria<br />

potes<strong>se</strong> arrivare fino al momento in cui avevo visto la<br />

luce, e neppure mi sfiorava il pensiero che le scene che mi<br />

apparivano nitide altro <strong>non</strong> fos<strong>se</strong>ro che il risultato del racconto<br />

ripetuto e della mia im<strong>ma</strong>ginazione.<br />

Leonardo<br />

<strong>di</strong> Guido Bava (Biella)<br />

Anni ed anni trascorsi nei cantieri e<strong>di</strong>li <strong>di</strong> mezza Italia, mi<br />

hanno permesso <strong>di</strong> conoscere, oltre a molte particolari sottigliezze<br />

relative al lavoro, molti uomini con i quali ho trascorso<br />

le mie ore più belle ed interessanti. Ho detto mezza<br />

Italia e <strong>non</strong> credo <strong>di</strong> aver esagerato<br />

Infatti Piemonte, Lombar<strong>di</strong>a, Liguria, Emilia Ro<strong>ma</strong>gna, Toscana<br />

e Lazio rappre<strong>se</strong>ntano territorialmente proprio metà<br />

Italia. Quin<strong>di</strong>, oltre al suddetto invi<strong>di</strong>abile bagaglio <strong>di</strong> nozioni<br />

tecniche, ho raccolto innumerevoli dati storici, artistici e<br />

u<strong>ma</strong>ni che si sono aggiunti alle centinaia <strong>di</strong> schede su località<br />

piemontesi, tradotte in parte sui tre volumi <strong>di</strong> Piemonte in<br />

Flash. Ma <strong>di</strong>cevo degli uomini che ho conosciuto, ed anche<br />

aiutato quando ne ho avuto la possibilità, uomini come quelli<br />

del “cantiere dei miracoli” dei quali ho già detto in altra<br />

parte del testo. Centinaia <strong>di</strong> visi, <strong>di</strong> figure che mi appaiono<br />

come fantasmi quando il pensiero ricorre ai luoghi, ai tempi<br />

e <strong>se</strong> <strong>di</strong> alcuni ricordo a <strong>ma</strong>lapena i nomi, <strong>di</strong> quasi tutti ricordo<br />

la iniziale <strong>di</strong>ffidenza nei miei confronti che si stemperava,<br />

in poco tempo con affezione e confidenza. Centinaia <strong>di</strong><br />

storie <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà enormi, <strong>di</strong> famiglie <strong>di</strong>vi<strong>se</strong>, <strong>di</strong> fame, <strong>di</strong> povertà,<br />

<strong>di</strong> sogni irrealizzabili, <strong>ma</strong> anche <strong>di</strong> amicizie importanti,<br />

<strong>di</strong> collaborazione, <strong>di</strong> successi.<br />

Storie tutte uguali, raccontate durante la pausa pranzo che,<br />

spesso e per mia scelta, <strong>di</strong>videvo con loro, momenti brevi<br />

<strong>ma</strong> intensi all’uscita a fine giornata con un caffè o un bicchiere<br />

nel bar più vicino…..<br />

Leonardo lo conobbi così mentre, attorno al grande tavolaccio<br />

venivano consu<strong>ma</strong>ti i pasti contenuti nelle gavette riempite a<br />

casa e riscaldate in una grande vasca <strong>di</strong> lamiera riempita <strong>di</strong><br />

acqua e posta su un fuoco <strong>di</strong> fortuna. Notai Leonardo perché<br />

<strong>non</strong> aveva gavetta <strong>ma</strong> toglieva un grosso pane ca<strong>se</strong>reccio da<br />

un sacchetto e, dallo stesso, prelevava poi dei peperoncini<br />

che usava da companatico. Vi<strong>di</strong> quella scena per <strong>di</strong>versi giorni<br />

durante i quali <strong>se</strong>guii l’operaio anche durante le ore <strong>di</strong> lavoro<br />

notando che era abbastanza esperto come addetto ai lavori<br />

più pesanti e dotato <strong>di</strong> una particolare allegria. Credo che<br />

la mia amicizia con quel puglie<strong>se</strong> doc, sia nata così accettan-<br />

Il Salotto degli Autori<br />

- 46 -<br />

do <strong>di</strong> buon grado le sue battute che, peraltro, ricambiavo con<br />

altrettanto salaci mie. E poi si arrivò agli spagnolini che, <strong>se</strong>condo<br />

il mio parere avrebbero finito col procurargli un’ulcera<br />

con i fiocchi e riuscii a fargli cambiare abitu<strong>di</strong>ni e gli regalai<br />

la gavetta uguale a quella degli altri. Amicizia era fatta e,<br />

nei momenti liberi. o nelle pau<strong>se</strong> del lavoro, conobbi la storia<br />

della sua vita dal piccolo pae<strong>se</strong> natio, all’emigrazione in<br />

Ger<strong>ma</strong>nia, al ritorno al pae<strong>se</strong> con la speranza <strong>di</strong> trovare un<br />

lavoro e poi Torino con la valigia <strong>di</strong> fibra, i pochi sol<strong>di</strong> ri<strong>ma</strong>sti<br />

e nuove speranze. Ora aveva moglie e figlio, anzi due<br />

figli anche <strong>se</strong> il più grande era figlio <strong>di</strong> primo letto della<br />

<strong>ma</strong>dre e portava un altro cognome. Aveva trovato da affittare<br />

una cadente cascina alle porte <strong>di</strong> Torino e vi aveva portato<br />

moglie e figli, nelle ore libere dal lavoro, aveva preparato un<br />

orto e allevava conigli e galline ovaiole. Il figlio suo aveva<br />

superato la poliomielite <strong>ma</strong> trascinava una gamba inoltre<br />

aveva un carattere chiuso e rifuggiva la compagnia <strong>di</strong> altri<br />

ragazzi proprio per quel suo han<strong>di</strong>cap. Passava ore e ore in<br />

casa a scarabocchiare ed era il cruccio del padre che era riuscito<br />

a siste<strong>ma</strong>re l’altro presso una lavanderia della zona.<br />

Regalai al minore Paolo, una <strong>ma</strong>cchina da scrivere acquistata<br />

al Monte <strong>di</strong> Pietà e, con ciò <strong>di</strong>venni amico del ragazzo e <strong>di</strong><br />

casa. La gratitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> quelle persone era incre<strong>di</strong>bile, mi riempivano<br />

la casa <strong>di</strong> polli, <strong>di</strong> uova, <strong>di</strong> verdure <strong>di</strong> ogni tipo e <strong>non</strong><br />

riuscivo a <strong>di</strong>r loro <strong>di</strong> smettere o <strong>di</strong> <strong>di</strong>minuire le portate perché<br />

si sarebbero offesi. Per evitare problemi in casa mia,<br />

riuscii a trovare un compromesso e, il sabato a mezzogiorno,<br />

accettavo spesso un invito a pranzo da loro.<br />

Nella zona, operavano due società calcistiche <strong>di</strong>lettantistiche<br />

delle quali, una nota e importante e, l’altra, in embrione,<br />

che si avvaleva del terreno dell’Oratorio e stava preparando<br />

un campo vero e proprio in un terreno dell’Acquedotto Municipale.<br />

Noi, come lavoro, stavamo rifacendo il Monte <strong>di</strong><br />

Pietà e portavamo alla <strong>di</strong>scarica vecchi mobili,lastroni <strong>di</strong> pietra<br />

e <strong>di</strong> cemento, scaffalature <strong>di</strong> ferro, vetri e <strong>se</strong>rramenti e, un<br />

sabato pomeriggio, Leonardo mi accompagnò al “campo”<br />

dove fervevano i lavori. Compresi il motivo <strong>se</strong>nza che nessuno<br />

me lo chiedes<strong>se</strong> e, da quel giorno, molti autocarri <strong>di</strong><br />

recuperi pre<strong>se</strong>ro la strada del campo dove <strong>di</strong>vennero, in breve,<br />

piazzole per il bar, il bar stesso, panchine, attrezzature<br />

per gli spogliatoi e, ciò che <strong>non</strong> <strong>se</strong>rvì <strong>di</strong>rettamente, fu venduto<br />

in zona e <strong>se</strong> ne usò il ricavato. A mie spe<strong>se</strong> feci costruire i<br />

<strong>se</strong>rvizi dell’Oratorio. Leonardo era felice perché vantava la<br />

sua amicizia che aveva reso possibile tutto quello e, quando<br />

fui eletto alla presidenza, affidai a Leonardo e famiglia la<br />

gestione del bar. Paolo, dappri<strong>ma</strong> un po’ riottoso, finì col<br />

<strong>di</strong>ventare amico <strong>di</strong> tutti i ragazzi delle squadre e sia lui che<br />

gli altri si <strong>di</strong>menticarono della sua gamba <strong>ma</strong>tta.<br />

I lavori del Monte <strong>di</strong> Pietà terminarono ed io ebbi nuove<br />

destinazioni che, però, mi permettevano <strong>di</strong> tornare ogni sabato<br />

al campo e, qualche volta, pranzavo da Leonardo.<br />

La cascina ora era una bella casa colonica (parecchi autocarri<br />

avevano scaricato anche nella sua aia) e Leonardo l’aveva<br />

acquistata con un mutuo pagato dai figli che avevano entrambi<br />

trovato lavoro in zona mentre, Leonardo si occupava della<br />

casa, dell’orto e degli allevamenti. Paolo aveva messo gli occhi<br />

su una calabre<strong>se</strong> e si muoveva sotto scorta dei fratelli <strong>di</strong> lei<br />

tra le battute degli amici e ciò fino a quando si sposarono.<br />

Leonardo <strong>non</strong> era più il <strong>ma</strong>novalaccio dei primi tempi , <strong>ma</strong><br />

un’altra persona meglio vestita e, come parecchi meri<strong>di</strong>onali<br />

piemontesizzati, anche un po’ critico nei confronti <strong>di</strong> nuovi<br />

immigrati cosa che io, bonariamente, gli rimproveravo;<br />

una cosa soltanto era ri<strong>ma</strong>sta tale dai primi tempi della nostra<br />

conoscenza, gli spagnolini, quei <strong>ma</strong>ledetti peperoncini

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