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muoiono se mangiano... ma non smetterebbero mai di mangiare!

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Pri<strong>ma</strong>vera 2008<br />

CASA LEOPARDI:<br />

ATTRAZIONE TURISTICA MARCHIGIANA<br />

<strong>di</strong> Corrado ALESSANDRINI (Recanati - MC)<br />

Sia provenendo da Macerata che da Ancona si sale per<br />

raggiungere la ridente e accogliente citta<strong>di</strong>na <strong>ma</strong>rchigiana:<br />

Recanati, che dette i natali all’insigne poeta Giacomo<br />

Leopar<strong>di</strong>. Lungo tre ridenti e ubertosi colli si stendono i<br />

fabbricati antichi e nuovi, dominati dall’alto dalla torre<br />

del «natio borgo <strong>se</strong>lvaggio» e dalla torre «del pas<strong>se</strong>ro<br />

solitario», che s’eleva dal chiostro della chiesa <strong>di</strong> S.<br />

Agostino. Da Porta nuova si entra nel pae<strong>se</strong>.Allo sguardo<br />

del visitatore si pre<strong>se</strong>nta il palazzo dei Marchesi Antici da<br />

cui uscì sposa la <strong>ma</strong>rchesa Adealaide, <strong>ma</strong>dre del poeta.<br />

Pro<strong>se</strong>guendo s’incontra la chie<strong>se</strong>tta <strong>di</strong> Montemorello le<br />

cui campane argentine annunziavano, la <strong>se</strong>ra del sabato,<br />

la prossi<strong>ma</strong> festa; «la<br />

piazzetta del villaggio»<br />

che ancor oggi<br />

risuona delle festo<strong>se</strong><br />

grida dei bambini<br />

che giocano e infine<br />

il palazzo dei Conti<br />

Leopar<strong>di</strong>, dove attualmente<br />

risiedono<br />

gli ere<strong>di</strong> del conte<br />

Monaldo, padre del<br />

poeta.<br />

II palazzo si eleva<br />

<strong>ma</strong>estoso e solenne<br />

rispetto alle ca<strong>se</strong>tte<br />

bas<strong>se</strong> e raggruppate<br />

del rione <strong>di</strong><br />

Montemorello. Il <strong>di</strong><strong>se</strong>gno del palazzo fu opera del ca<strong>non</strong>ico<br />

Carlo Orazio Leopar<strong>di</strong> architetto e zio del poeta. Il<br />

progetto fu ar<strong>di</strong>to poiché unì in un sol corpo <strong>di</strong> fabbricato<br />

<strong>di</strong>ver<strong>se</strong> ca<strong>se</strong> già esistenti <strong>se</strong>nza demolirle. Dello stesso<br />

arehitetto furono i <strong>di</strong><strong>se</strong>gni delle facciate delle chie<strong>se</strong> <strong>di</strong> S.<br />

Michele e <strong>di</strong> S. anna in Recanati.<br />

Un tempo la biblioteca <strong>di</strong> famiglia fu aperta al<br />

pubblico e vi si accedeva da una porta ancora esistente,<br />

alla sommità della quale c’era scritto: «Filiis, amicis,<br />

civibus Monaldus Leopar<strong>di</strong> ». Fu merito del conte Giacomo,<br />

figlio <strong>di</strong> Pierfrancesco, l’idea <strong>di</strong> raccogliere in un<br />

medesimo luogo i <strong>ma</strong>noscritti del poeta e tutte le opere<br />

che si venivano pubblicando, for<strong>ma</strong>ndo così la biblioteca<br />

leopar<strong>di</strong>ana. Ora al palazzo è stato aggiunto un altro fabbricato<br />

denominato «Centro degli Stu<strong>di</strong> leopar<strong>di</strong>ani » dove<br />

gli stu<strong>di</strong>osi possono consultare le varie opere <strong>di</strong> cui è ricca<br />

la biblioteca. I trentamila volumi che vi si con<strong>se</strong>rvano<br />

e che for<strong>ma</strong>no l’antica biblioteca leopar<strong>di</strong>ana hanno la<br />

loro importanza <strong>non</strong> tanto per la quantità, <strong>ma</strong> perché sono<br />

legati alla stessa vita del poeta che, stu<strong>di</strong>andoli profondamente,<br />

alimentò e sviluppò il suo genio immortale. Nella<br />

pri<strong>ma</strong> sala della biblioteca sono con<strong>se</strong>rvati religiosamen-<br />

- 27 -<br />

te, in una teca, i principali <strong>ma</strong>noscritti dell’età puerile e<br />

giovanile del poeta, (è con vera commozione che si os<strong>se</strong>rva<br />

la calligrafia così nitida ed or<strong>di</strong>nata del poeta), un<br />

suo ritratto opera del Lolli, l’albero genealogico della famiglia.<br />

Appesi alle pareti, oltre ai ritratti dei genitori, sono<br />

quelli dei fratelli Paolina, Carlo e Pierfrancesco, <strong>di</strong> Giacomo<br />

figlio <strong>di</strong> Pierfrancesco, fondatore della biblioteca e<br />

<strong>di</strong> sua moglie Contessa Sofia.<br />

Nella <strong>se</strong>conda sala il poeta trascorreva il suo miglior<br />

tempo «sulle sudate carte»; si con<strong>se</strong>rvano ancora il tavolino<br />

che il poeta collocava vicino alla finestra, il suo cala<strong>ma</strong>io<br />

e le coperte con cui si avvolgeva le ginocchia durante<br />

i rigi<strong>di</strong> inverni.<br />

Affacciandosi alla<br />

finestra prospiciente<br />

la piazzuola, l’os<strong>se</strong>rvatore<br />

può rivivere<br />

le scenette descritte<br />

con arte insuperabile<br />

dal poeta nella poesia<br />

«II sabato del villaggio»;<br />

può vedere<br />

la casa della giovane<br />

Silvia che allietava<br />

con suo canto la<br />

vita triste del poeta.<br />

Nelle altre sale sono<br />

con<strong>se</strong>rvati gli altri<br />

libri riposti in vecchi<br />

scaffali sud<strong>di</strong>visi per <strong>ma</strong>terie: filosofia, leterratura, giurisprudenza.<br />

Si trovano fra essi alcuni e<strong>se</strong>mplari <strong>di</strong> gran<br />

pregio come l’Enciclope<strong>di</strong>a france<strong>se</strong> del Diderot, La Bibbia<br />

poliglotta stampata in <strong>se</strong>tte lingue un <strong>ma</strong>noscritto della<br />

Divina Comme<strong>di</strong>a del 1300; «De Civitate Dei» <strong>di</strong> S.<br />

Agostino. La stanza che era a<strong>di</strong>bita a stu<strong>di</strong>o dal conte<br />

Monaldo è ri<strong>ma</strong>sta intatta cogli stessi mobili <strong>di</strong> allora.<br />

Dal giar<strong>di</strong>no il poeta poteva vedere la casa <strong>di</strong> «Nerina»<br />

e uscendone, percorrendo uno stretto viottolo lungo le<br />

mura dell’o<strong>di</strong>erno Educandato femminile <strong>di</strong> S. Stefana.<br />

si recava sul monte Tabor (ora Colle dell’Infinito). Da lì il<br />

suo sguardo spaziava sull’immenso e splen<strong>di</strong>do panora<strong>ma</strong><br />

che gli ispirò la bellissi<strong>ma</strong> poesia «L’infinito» e u<strong>di</strong>va<br />

il canto del pas<strong>se</strong>ro solitario che proveniva dalla torre del<br />

chiostro della chiesa <strong>di</strong> S. Agostino. Tutti luoghi suggestivi<br />

che incantano e destano nel cuore dei visitatori, <strong>di</strong><br />

ogni parte del mondo, grande commozione e fanno capire<br />

che il poeta soltanto a Recanati, in questa citta<strong>di</strong>na un<br />

tempo a lui cosi ostile ed ora così riverente davanti al suo<br />

genio, poteva trarre motivi atti a suscitare in lui<br />

l’ammirabile sua poesia.

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