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ANNO VII - Il Salotto degli Autori

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Avessero amministrato loro la giustizia non avrebbero perso<br />

tanto tempo. Ma che fare? Sapevano di vivere in un porco di<br />

mondo dove non si può fare tutto quello che si vuole e tanto<br />

meno quello che ti aiuta a vincere la noia e la monotonia delle<br />

ore, dei giorni, delle notti, uno schifo di mondo dove si deve<br />

pestare qualche testa per racimolare un po’ di denaro e campare.<br />

La birra costa, i liquori anche, le pasticche non ne parliamo,<br />

le dosi poi, ancora di più. Se avessero avuto loro il potere in<br />

mano, tutto gratis per tutti, sussidio di disoccupazione per tutti<br />

e se occorreva ancora qualche soldo per arrivare alla fine del<br />

mese (come si dice) rubacchiando qui e là i conti sarebbero<br />

presto tornati.<br />

Visto che la notte era ancora lunga andarono a cercare il loro<br />

“pusher” di riferimento dopo essersi assicurati di avere in tasca<br />

i soldi necessari per quattro dosi.<br />

<strong>Il</strong> tizio non c’era, dannazione! Eppure tutte le sere era lì. Lo<br />

avevano mica beccato? Ogni tanto qualcuno di quelli finiva<br />

per qualche tempo in galera e trovarne un altro era facile ma<br />

bisognava vedere che merda spacciava. Se volevano trasformare<br />

il barbapulci in Giovanna d’Arco bisognava prima trovare<br />

la “roba” che poi il coraggio sarebbe arrivato di getto nelle<br />

vene.<br />

Ma quella maledetta faccia di cioccolato non si trovava. Chiesero<br />

ad un tizio che si faceva come loro notizie del “pusher” ma<br />

questo era così fatto che non sapeva neppure se fosse giorno<br />

o notte.<br />

Se questo era fatto, faccia di cioccolato era nei paraggi, occorreva<br />

trovarlo se no sarebbero cominciati i casini. Sabri era già<br />

tutta un tremore ed era sudata come uno strofinaccio bagnato,<br />

smoccolava a tutto spiano stesa sulla panchina sgangherata<br />

del giardinetto. Gli altri tre percorrevano nervosamente i vialetti<br />

gelidi non sapendo dove trovare il tizio, l’angelo della neve,<br />

come lo chiamavano, non per il colore della sua pelle ma per ciò<br />

che faceva come per magia scaturire dalle sue tasche.<br />

Ai tre si avvicinò uno che conoscevano di vista per averlo già<br />

visto trafficare nella zona. Puzzava di spacciatore lontano un<br />

miglio, ma c’era da fidarsi? E poi, chissà che porcheria vendeva.<br />

Ed a che prezzo, poi?<br />

Non c’era però da fare tanto gli schizzinosi, il tempo passava e<br />

Sabri era al limite, sapevano che era quella, tra loro, che meno<br />

sopportava l’astinenza e che avrebbe presto cominciato a dare<br />

visibilmente i numeri. Occorreva fare presto e quindi chiesero<br />

al tizio quanto voleva per quattro dosi. <strong>Il</strong> prezzo era più alto<br />

della somma da loro racimolata ma, vedendo la stato della<br />

poveretta stesa sulla panchina, il “pusher” fornì loro le dosi per<br />

la somma che avevano in tasca.<br />

- Sei sicuro che è roba buona, tagliata bene? – chiese preoccupato<br />

Blu.<br />

- Tranquilli, tutto regolare – rispose l’altro filandosela via svelto.<br />

Rapidamente spuntarono dalle loro tasche le siringhe. La prima<br />

a raggiungere il temporaneo e sempre più breve paradiso fu<br />

Sabri che presto si acquietò. Poi, uno alla volta, gli altri, quasi a<br />

rispettare un ordine gerarchico non scritto ma tacitamente accettato.<br />

Questo per sfatare una volta di più la loro dichiarata<br />

paritarietà.<br />

Ci fu un periodo di silenzio e distensione, Sabri era ancora<br />

distesa sulla panchina, gli altri tre seduti intorno sulla ghiaia<br />

gelida quasi a protezione di quella che sapevano esser la più<br />

debole del gruppo e non perché donna ma in quanto da più<br />

tempo schiava della droga e, già per sua natura, di più fragile<br />

costituzione.<br />

<strong>Il</strong> <strong>Salotto</strong> <strong>degli</strong> <strong>Autori</strong><br />

- 38 -<br />

Presto rimontò in loro la frenesia. Le loro vittime, i barbapulci,<br />

stavano laggiù, dalle parti della stazione dei bus, nel gelo. Uno<br />

di loro, in particolare, il più coriaceo e meno disponibile a subire<br />

le loro angherie (manco ne sapevano il nome) era il loro bersaglio<br />

preferito. Vigliacchi sì, ma almeno se la prendevano con<br />

quello col quale c’era più gusto a mandarlo arrosto.<br />

- Stai bene, Sabri? Ce la fai? Andiamo a mettere alla griglia il<br />

“barba”? Ti va? - chiese concitato Max.<br />

In fondo era lui il capo, non era forse lui che lei sceglieva<br />

sempre come primo partner del terzetto? Era stanchissima ma<br />

non voleva fosse detto che si tirava indietro proprio adesso. Si<br />

alzò dandosi coraggio ma le gambe risposero male ai suoi comandi.<br />

Che le succedeva? Le sentiva come di legno, peggio,<br />

come di cemento, faticava a muoverle.<br />

Le si accese nel cervello già parzialmente fuso un lampo di<br />

paura, cercò di ricacciarlo ma se lo vide amplificato in un fiotto<br />

quasi fisico di terrore. Quello spacciatore nuovo, doveva essere<br />

uno dell’est dalla pronuncia. Si era sempre fidata di “mister<br />

cioccolato” e stavolta era stata costretta a fidarsi di un bastardo<br />

che certo vendeva porcheria. Si resse in piedi a fatica fingendo<br />

di essere forte per non passare per la cagona del gruppo,<br />

la femminuccia indifesa e bisognosa di protezione da parte<br />

<strong>degli</strong> uomini. Meglio non sapessero quanto lei avesse bisogno,<br />

da anni, di affidarsi ad un uomo e smettere di recitare la<br />

parte della dura autosufficiente. Le sarebbe piaciuto un bell’amore<br />

con tanto di tenerezza, di piccoli regali ogni tanto, di<br />

coccole. Ma dovendo recitare la parte della dura, e della puttana,<br />

per farsi accettare dal gruppo era mai emerso questo suo<br />

tremendo e lacerante sogno. Si sarebbe portato il segreto nella<br />

tomba.<br />

- Oh, Dio, ma cosa sto pensando? - disse tra sé percorsa da un<br />

brivido, e non era il freddo a procurarglielo.<br />

Scacciò il pensiero ma ormai sentiva l’odore umido e pesante<br />

della terra che a palate le avrebbero buttato nella fossa. Già,<br />

perché mica l’avrebbero seppellita in una bara ma, povera reietta,<br />

nella nuda terra. Meglio, avrebbe finalmente avuto quella madre<br />

che mai aveva conosciuta. Una madre che l’avrebbe coperta<br />

e protetta, la notte, sino all’eternità.<br />

Mosse pochi passi verso i tre, accendino in mano, pronta all’ennesima<br />

bravata idiota, ma le mancò la terra da sotto i piedi,<br />

allungò una mano verso Pep, il più vicino a lei, per sorreggersi<br />

ma lo vide crollare nella sua direzione con tutto il suo peso. Le<br />

rovinò addosso e la travolse senza controllo. Sentì, nella caduta,<br />

le sue povere ossa scricchiolare, forse rompersi. Era soffocata<br />

da quella massa umana, non poteva muoversi. A fatica<br />

cacciò un urlo, forse un rantolo. Sì, era vero, qualche osso le<br />

era partito, ma ormai che importava?<br />

I due rimasti in piedi guardavano la scena atterriti, senza poter<br />

parlare. Sentivano che avrebbero presto raggiunto i due a terra,<br />

o dove si trovavano adesso, se morti. A fatica si sedettero<br />

sulla panchina, Max al margine sinistro, Blu a quello destro.<br />

Respiravano a fatica, le loro menti vorticavano, i pensieri non<br />

riuscivano a trovare la strada della bocca.<br />

- Quel bastardo del barbapulci stasera l’ha scampata, ma domani<br />

sera…<br />

- Non volevi farti riscaldare, egoista di merda, eh? Spero tu<br />

possa morire di freddo stanotte!<br />

Ma erano pensieri disperati, la morte a volte redime; altre volte,<br />

quando se ne ha tanta paura, fa diventare oltremodo cinici.<br />

Fortuna che poi la pace prende il sopravvento. La pace eterna?<br />

In fondo tutti e quattro la cercavano da tempo, pur non sapendolo.

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