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ANNO VII - Il Salotto degli Autori

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che, per di più, è il titolo della sua autobiografia (Cf.<br />

SAID, 1999, 1993). Come anche in altre pubblicazioni,<br />

in questo libro Said sviluppa l’idea secondo cui l’intellettuale<br />

deve parlare a partire dai margini della produzione<br />

delle idee, evitando il pensiero centrale e prendendo in<br />

considerazione gli emarginati dall’insieme sociale. La<br />

condizione dell’intellettuale è quella dell’esilio, del “fuoriposto”,<br />

spostando il fronte della scena. E tale condizione<br />

è assunta da questi scrittori, nomadi e trasferiti, spesso<br />

esiliati dentro il loro stesso spazio nazionale. João Gilberto<br />

Noll, con testi come Harmada (Armata) 1 e Quieto animal<br />

da esquina (Quieto animale dell’angolo) si iscriverebbero<br />

in questo spazio letterario di deterritorializzazione. In<br />

quest’ultimo romanzo, per esempio, l’autore fa convergere<br />

verso il suo narratore – poeta, emarginato, aggregato<br />

– una storia di esilio e inadeguatezza, in uno spazio<br />

urbano e sociale dell’ordine della disaggregazione e del<br />

disfacimento, mentre si riflette sulla “figura” del poeta/<br />

intellettuale nel suo percorso di “de-formazione”, in un<br />

vagare senza scopo per gli spazi della città. Si veda anche<br />

dello stesso scrittore Berkeley em Bellagio nel quale<br />

s’inscena il ritorno della protagonista in Brasile, ma come<br />

una straniera, privata della lingua materna, sovvertendo,<br />

nelle parole dello stesso scrittore, certo paradigma<br />

localista della letteratura brasiliana, e mettendo in dubbio<br />

l’identità regionale ed il “luogo di origine”, attraverso<br />

la messa in scena di “non-luoghi”, per usare l’espressione<br />

che da titolo al libro di Marc Augé (2007), ovvero,<br />

spazi non fissi sulla mappa, spazi in movimento e di non<br />

appartenenza. É la condizione propria alla “località”,<br />

condizione che, secondo Appadurai (1996), affermerebbe<br />

lo spazio come relazionale, superando la costrizione<br />

spaziale e di contesto.<br />

Liberamente estratto e tradotto da Alessandro Parrinello<br />

dal saggio “Novas geografias narrativas”, di Maria Zilda<br />

Ferreira Cury, titolare di Teoria della Letteratura presso<br />

l’Università Federale di Minas Gerais (UFMG).<br />

NOTE<br />

1 In realtà il termine così com’è, ovvero con la “h” iniziale,<br />

non esiste in lingua Portoghese.<br />

SON DI CERA LE MIE ALI<br />

di Cristina SACCHETTI<br />

(Riva di Chieri – TO)<br />

Spiego ali di speranza<br />

e mi libro verso il sole<br />

fiduciosa m’immergo<br />

nel suo splendore<br />

Poi, fragile creatura<br />

m’accorgo d’avere ali di cera<br />

che si liquefanno al suo calore<br />

Precipito nel nulla<br />

boccheggiando apro gli occhi<br />

e nella notte … urlo!<br />

<strong>Il</strong> <strong>Salotto</strong> <strong>degli</strong> <strong>Autori</strong><br />

- 26 -<br />

LA MIETITREBBIA<br />

di Donato DE PALMA (TO)<br />

Sul colle un mattino d’estate,<br />

guardavo la bassa pianura,<br />

vedo dei campi di grano,<br />

dorati dal frutto maturo.<br />

Col sole che illumina i monti.<br />

in questo bel giorno d’estate,<br />

che sale radioso nel cielo,<br />

e scalda la vasta pianura.<br />

Quel grano che aspetta nei campi.<br />

la falce di quel contadino,<br />

per esser rasato e raccolto,<br />

e portato nel proprio granaio.<br />

Ma quel contadino è cambiato,<br />

non prende la falce nel pugno,<br />

ma guarda soltanto il lavoro,<br />

che è fatto in modo diverso.<br />

E’ questa la nuova raccolta,<br />

come era negli anni passati,<br />

ma è cambiato il lavoro dell’uomo,<br />

lui guarda e raccoglie quel frutto.<br />

La scienza e la tecnica avanza,<br />

insieme ne fanno il progetto,<br />

di una macchina che serve nei campi,<br />

alleviando il lavoro dell’uomo.<br />

Ed ecco una macchina nuova,<br />

è arrivata la giù in quel campo,<br />

pronta e guidata da un uomo,<br />

per mieter quel campo di grano.<br />

Affilati sono i suoi denti,<br />

per l’inizio del proprio lavoro,<br />

parte da un lato del campo,<br />

e prosegue girandogli intorno.<br />

Falcia e raccoglie le spighe,<br />

trebbia e separa la paglia,<br />

riempie i sacchi di grano,<br />

e lascia il terreno pulito.<br />

Quel campo di grano dorato,<br />

diventato un campo di stoppia,<br />

il grano è stato raccolto,<br />

ora tutto è già nel granaio.<br />

Di questa buona raccolta,<br />

ora il lavoro è finito,<br />

contenti andiamo al Paese,<br />

là si prepara la festa.<br />

La festa del santo e del grano,<br />

dopo un anno d’intenso lavoro,<br />

è la festa della raccolta,<br />

della raccolta del grano.

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