Intarsi Lirici - Cascina Macondo
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spiega il poeta, che la donna a cui fu legato, morta da tempo e sommersa dalle lacrime sgorgate come un<br />
fiume di dolore e nostalgia 8.<br />
Tocchi impressionistici tracciano vaghi paesaggi, tra colori che si fanno ricordi, vicende segrete evocate<br />
nella grazia della gestualità. Come nella lirica di He Xun, scaturita, si direbbe, da un’antica stampa cinese:<br />
Le maniche di seta fine si arrotolano nel vento;<br />
Le forcine di giada brillano sotto gli alberi.<br />
Con il ventaglio rotondo raccoglie i fiori caduti;<br />
Poi di nuovo lo solleva, a velare una traccia di sorriso.<br />
E come nelle liriche del thailandese Thammatibes 9, si snodano, lente, come lo scorrere del fiume,<br />
immagini soffuse di ricordi e nostalgia; luci di stelle, angoli di cielo, terre fiorite e dorate pagode si<br />
offrono alla vista del poeta viaggiatore, acuiscono, nella loro bellezza, rimpianti di amori e affetti finiti,<br />
di tempi e di luoghi per sempre svaniti come la barca che scivola via:<br />
Orchidee tutte in fiore, crisantemi odorosi.<br />
La pagoda galleggiante attraversa il fiume Fen:<br />
nel mezzo della corrente bianche spume si levano,<br />
flauto e tamburi accompagnano il canto dei rematori.<br />
Tra feste e tripudi, tristi pensieri mi vengono.<br />
8 Autore del componimento fu Yuan Chien (779-831), amico del citato Po Chu-i, che a lui dedicò diverse poesie.<br />
9 Principe thailandese, figlio del re Barumokot, Thammatibes (1715-1755) si dedicò, oltre che alla guerra e all’amministrazione, alla<br />
poesia e all’arte, facendo costruire tra l’altro alcuni templi, come quello di Wat Phra Sri Sanpet. Sospettato di adulterio con una<br />
principessa, la giovane Sangwal, tra le concubine del padre , andò incontro a una misera fine. I due furono separati per venti anni,<br />
durante i quali Sangwal, tornata alla corte del padre, ebbe da lui diversi figli. Nonostante la lontananza, l’amore per Thammatibes<br />
perseverò, alimentato da un segreto scambio di lettere . Scoperta la relazione, i due giovani venivano condannati a morte. Di<br />
questo autore ci sono pervenute pere di argomento religioso buddista, come il Phra Malay, e due “nirat”, ovvero “canti della<br />
lontananza”,di cui il Nirat Than Sok, considerato un capolavoro per il perfetto equilibrio tra il sogno e la realtà. In Phra Malay<br />
molte sono le somiglianze con la Divina Commedia: si parla, infatti, di Malay, monaco illuminato e proiezione dello stesso autore,<br />
dotato di virtù, tra la magia e la santità, che fa un viaggio prima all’inferno e poi in paradiso, dove incontra il futuro Budda, che<br />
porterà la felicità sulla terra. Ritornato dai viaggi ultraterreni, Malay racconterà ai fedeli gli incontri avuti con i dannati. Quanto ai<br />
nirat, al canto d’amore e di separazione si affiancano, come nell’idillio greco e in varie liriche cinesi, descrizioni dei paesaggi man<br />
mano attraversatati. Lì’intensa nostalgia che connota il “nirat”, si può considerare più vicino, tuttavia, al concetto della “saudade”<br />
portoghese, tanto più che il genere comparve e si affermò dopo l’arrivo delle prime delegazioni portoghesi alla corte del Siam. Tra i<br />
temi della produzione lirica, articolata in due tipi di quartine, kloang e garp, oltre all’amore, troviamo anche il sogno, la realtà, la<br />
mitologia e la religione. I nirat di Thammatibes, composti ed esguiti quando il Principe accompagnava suo padre, il Re Boromakot,<br />
a rendere omaggio ai piedi di Buddha a Saraburi, si articolano, pertanto, in diversi canti che scandiscono le tappe del viaggio: la<br />
mattina presto venivano intonati i canti dei battelli reali, mentre la processione lasciava Ayutthaya, verso mezzogiorno si sentivano<br />
lungo il fiume i canti dei pesci; poi, nel pomeriggio, quelli dei fiori cominciavano proprio quando i battelli scivolavano ormai<br />
lungo il fiume costeggiato da ricche e verdi foreste; infine la sera, quando il sole tramontava e il paesaggio diventava mont uoso e<br />
pittoresco, i vogatori intonavano i canti degli uccelli. Seduto sul suo “trono brunito”, il Principe godeva dei suoi canti che<br />
descrivevano sia il mondo esteriore sia quello interiore, per abbandonarsi infine, come in un dolce sogno, a i suoi sentimenti.