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Intarsi Lirici - Cascina Macondo

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Sembran tante stelle lucenti<br />

nella notte scura, notte senza luna.<br />

Oh, se potessi rinascere un bel giorno<br />

pianta di ciliegio in fiore<br />

e inondar di petali<br />

le trecce del mio amore.<br />

Un trionfo di suoni e colori per aprire, come in un sipario, un incantevole e fiorito scenario; c’è un poeta che lo<br />

osserva, estasiato, ma il suo cuore è ormai lontano:<br />

Il portone dei fiori apre mille porte;<br />

La porta del giardino spalanca diecimila battenti.<br />

Dalla torre e dagli edifici si sentono movimenti come di perle;<br />

Le canne del bambù si vedono attraverso i vestiti di seta fine.<br />

L'erba verde si tende come seta;<br />

Sugli alberi crescono le foglie rosse.<br />

Nemmeno a parlarne: tu non fai ritorno!<br />

Tu torni solo quando il profumo è svanito.<br />

(Xie Tiao)<br />

Immediato, in tal caso, il confronto con la vasta produzione della Grecia, incentrata sul rapporto antitetico<br />

e diretto tra la fiorita primavera che ridesta la vita e l’ “inverno” interiore di un io lirico che agita il<br />

mondo e piega il suo cuore. E’ l’inverno tempestoso di Ibico 12 (fr. 5 P), metafora, pur nella sua<br />

concretezza, di un tormento cupo e silenzioso, di un’angoscia perenne che non cede a speranze e<br />

illusioni, salvo l’effimero conforto di una primavera a cui guarda con sereno stupore:<br />

In primavera i meli cidonii 13<br />

irrorati dalle acque correnti dei fiumi,<br />

là dove è il giardino incontaminato delle Vergini<br />

e i germogli, crescendo sotto gli ombrosi tralci ricchi di pampini fioriscono,<br />

ma per me Amore in nessuna stagione dorme<br />

e, fiammeggiando sotto la folgore,<br />

il tracio Borea, avventandosi su Cipride<br />

con follia, tenebroso, implacabile, incatena<br />

dal profondo l’animo mio…<br />

E così ancora, qualche generazione prima, Alceo 14 dava voce all’incanto dei fanciulli per la conchiglia<br />

scolpita dal mare (fr. 359 V), abbandonandosi, altrove, nell’avvicendarsi delle stagioni, alle più splendide<br />

12 Nativo di Reggio, fiorì tra la prima e la seconda metà del VI secolo a.C.. Nella sua produzione, ordinata dai grammatici<br />

alessandrini in sette libri, prevalgono, accanto a temi encomiastici, varianti rare della materia mitica e spunti naturalistici di linea<br />

sobria ed essenziale.<br />

13 La scelta dell’albero, inusuale in altre produzioni di poesia, si spiega col fatto che i suoi frutti erano sacri ad Afrodite, come il<br />

mirto, il melograno e la rosa. Secondo Ateneo (15, 674 c-d), le fanciulle, durante le feste, si ornavano il petto, sede del cuore, con<br />

ghirlande di mirto e di fiori.

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