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Intarsi Lirici - Cascina Macondo

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INTARSI LIRICI<br />

(Cuori lontani, mondi vicini)<br />

5. >: così Montale definiva, nella<br />

prefazione a una raccolta di liriche 1, il raffinato microcosmo poetico cinese, fatto di eventi e di piccole<br />

storie, di immagini limpide e fugaci impressioni di chi guarda al mondo con semplicità. Una poesia,<br />

dunque, per usare un’espressione montaliana, sospesa tra mondi diversi eppure interrelati: la natura che<br />

esiste, l’umanità che diviene; dove la forma 2, pur adorna di sensi, sembra spesso accennare più che<br />

descrivere o narrare, nell’armonia di suoni e linee ideografiche, nelle espressive notazioni di gesti 3 e<br />

colori, nel silenzio che genera un dubbio o una segreta emozione, nella serenità interiore di chi scorge,<br />

anche nel dolore, una luce di verità. Il mondo naturale, vissuto e percepito in una sorta di “panismo<br />

interiore”, il sogno, come ebbrezza illusoria e proiezione in un’altra dimensione, diventano così i due<br />

poli tra cui si snodano le brevi e raffinate composizioni, concluse quasi sempre da domande sospese, da<br />

confidenze e moniti a se stessi o a chi legge quei versi. E il messaggio può essere esplicito e diretto o<br />

affidarsi, piuttosto, ad immagini ed emblemi che parlano di grazia leggera, di serena accettazione del<br />

mondo oltre i limiti ristretti della soggettività. Ecco allora il pennello del poeta tracciare, tra boschi e<br />

ruscelli, una nuova canzone per guarire, come gli alberi, il cuore di un viaggiatore 4; o la casa che diventa<br />

un piccolo universo per l’astrologo poeta che si accorda, nel suo cuore, alla celeste armonia; 5 alberi oscuri,<br />

scossi dal vento e illuminati dalla luna, ondeggiano sulla tomba del poeta Li Chien, disceso per sempre<br />

nelle “Gialle Sorgenti”; e c’è chi desidera una grande coperta per poter riparare dal freddo i poveri di<br />

tutta la città. 6 Un intero componimento può, infine, narrare di un sogno, misterioso e particolare,<br />

interpretato, negli ultimi versi, alla luce di esperienze individuali: il sogno di uomo incantato dalle fate,<br />

che immagina di volare fino al cielo e di cibarsi di nebbia e di coralli, per ritrovarsi, con l’arrivo della<br />

morte, tra la polvere e il fango dei monti 7; o quello del secchiello nel fondo di un pozzo, che altro non è,<br />

1<br />

Cfr. “Liriche cinesi (1753 a. C.-1278 a. C.)”, a cura di G. Valensin, con prefazione di E. Montale, Torino 1962, pp. I-XV.<br />

2 La quartina breve della poesia cinese, genere che è durato all’incirca due millenni, è articolata strutturalmente in quattro versi di<br />

cinque sillabe ciascuno; ogni sillaba è un ideogramma, il che spiega la presenza nel corso dei secoli di apprezzati poeti-pittori,<br />

Come la lirica giapponese, si attiene a regole non soltanto strutturali di estrema precisione, con l'alternanza di accenti di visi in<br />

quattro "toni" tra un verso e l'altro, la presenza di rime, la contrapposizione di concetti suggeriti da parole (per esempio, se un verso<br />

parla del "fuori", l'altro verso deve parlare del "dentro"; se un verso parla di "andare", l'altro verso deve parlare di "venire", e così<br />

via).<br />

3 Un esempio, al riguardo, è offerto da una lirica di epoca Tang, dove il limpido candore di una luce, di brina o lunare, induce il<br />

poeta, che ne ha intuito l’origine, a sollevare lo sguardo verso il cielo lontano . Ma la luna non conforta l’animo ferito: il capo<br />

reclina, la luce è già via.<br />

4<br />

Così in “Navigando verso casa” di Chan Fung- Shen, del IV sec. d.C..<br />

5<br />

Si tratta di Lu Yun, collocabile anch’egli nel IV sec. d.C..<br />

6<br />

Entrambe le poesie furono composte da Po Chu-i (772-846), nel corso di un’intensa e travagliata esistenza dedita all’impegno<br />

politico, sebbene limitato quasi sempre a cariche soltanto nominali, e a una ricchissima produzione letteraria. Caduto più volte in<br />

rovina per aver criticato la rapacità dei funzionari imperiali della dinastia Tang, pubblicando anche un memoriale contro la guerra,<br />

fu mandato in esilio a Chung-chou, dove divenne governatore, e, più tardi, con lo stesso incarico, ad Hang-Chow e a Sou-Chow. Si<br />

ritirava infine in un monastero vicino a Lo-yang.<br />

7<br />

Il componimento, tra i più estesi nella produzione lirica cinese, è opera di Po Chu-i.


spiega il poeta, che la donna a cui fu legato, morta da tempo e sommersa dalle lacrime sgorgate come un<br />

fiume di dolore e nostalgia 8.<br />

Tocchi impressionistici tracciano vaghi paesaggi, tra colori che si fanno ricordi, vicende segrete evocate<br />

nella grazia della gestualità. Come nella lirica di He Xun, scaturita, si direbbe, da un’antica stampa cinese:<br />

Le maniche di seta fine si arrotolano nel vento;<br />

Le forcine di giada brillano sotto gli alberi.<br />

Con il ventaglio rotondo raccoglie i fiori caduti;<br />

Poi di nuovo lo solleva, a velare una traccia di sorriso.<br />

E come nelle liriche del thailandese Thammatibes 9, si snodano, lente, come lo scorrere del fiume,<br />

immagini soffuse di ricordi e nostalgia; luci di stelle, angoli di cielo, terre fiorite e dorate pagode si<br />

offrono alla vista del poeta viaggiatore, acuiscono, nella loro bellezza, rimpianti di amori e affetti finiti,<br />

di tempi e di luoghi per sempre svaniti come la barca che scivola via:<br />

Orchidee tutte in fiore, crisantemi odorosi.<br />

La pagoda galleggiante attraversa il fiume Fen:<br />

nel mezzo della corrente bianche spume si levano,<br />

flauto e tamburi accompagnano il canto dei rematori.<br />

Tra feste e tripudi, tristi pensieri mi vengono.<br />

8 Autore del componimento fu Yuan Chien (779-831), amico del citato Po Chu-i, che a lui dedicò diverse poesie.<br />

9 Principe thailandese, figlio del re Barumokot, Thammatibes (1715-1755) si dedicò, oltre che alla guerra e all’amministrazione, alla<br />

poesia e all’arte, facendo costruire tra l’altro alcuni templi, come quello di Wat Phra Sri Sanpet. Sospettato di adulterio con una<br />

principessa, la giovane Sangwal, tra le concubine del padre , andò incontro a una misera fine. I due furono separati per venti anni,<br />

durante i quali Sangwal, tornata alla corte del padre, ebbe da lui diversi figli. Nonostante la lontananza, l’amore per Thammatibes<br />

perseverò, alimentato da un segreto scambio di lettere . Scoperta la relazione, i due giovani venivano condannati a morte. Di<br />

questo autore ci sono pervenute pere di argomento religioso buddista, come il Phra Malay, e due “nirat”, ovvero “canti della<br />

lontananza”,di cui il Nirat Than Sok, considerato un capolavoro per il perfetto equilibrio tra il sogno e la realtà. In Phra Malay<br />

molte sono le somiglianze con la Divina Commedia: si parla, infatti, di Malay, monaco illuminato e proiezione dello stesso autore,<br />

dotato di virtù, tra la magia e la santità, che fa un viaggio prima all’inferno e poi in paradiso, dove incontra il futuro Budda, che<br />

porterà la felicità sulla terra. Ritornato dai viaggi ultraterreni, Malay racconterà ai fedeli gli incontri avuti con i dannati. Quanto ai<br />

nirat, al canto d’amore e di separazione si affiancano, come nell’idillio greco e in varie liriche cinesi, descrizioni dei paesaggi man<br />

mano attraversatati. Lì’intensa nostalgia che connota il “nirat”, si può considerare più vicino, tuttavia, al concetto della “saudade”<br />

portoghese, tanto più che il genere comparve e si affermò dopo l’arrivo delle prime delegazioni portoghesi alla corte del Siam. Tra i<br />

temi della produzione lirica, articolata in due tipi di quartine, kloang e garp, oltre all’amore, troviamo anche il sogno, la realtà, la<br />

mitologia e la religione. I nirat di Thammatibes, composti ed esguiti quando il Principe accompagnava suo padre, il Re Boromakot,<br />

a rendere omaggio ai piedi di Buddha a Saraburi, si articolano, pertanto, in diversi canti che scandiscono le tappe del viaggio: la<br />

mattina presto venivano intonati i canti dei battelli reali, mentre la processione lasciava Ayutthaya, verso mezzogiorno si sentivano<br />

lungo il fiume i canti dei pesci; poi, nel pomeriggio, quelli dei fiori cominciavano proprio quando i battelli scivolavano ormai<br />

lungo il fiume costeggiato da ricche e verdi foreste; infine la sera, quando il sole tramontava e il paesaggio diventava mont uoso e<br />

pittoresco, i vogatori intonavano i canti degli uccelli. Seduto sul suo “trono brunito”, il Principe godeva dei suoi canti che<br />

descrivevano sia il mondo esteriore sia quello interiore, per abbandonarsi infine, come in un dolce sogno, a i suoi sentimenti.


Gli anni di giovinezza –come son pochi!<br />

La vecchiaia che viene come è sicura! 10<br />

Analogamente il citato Thammatibes, a bordo del dorato battello, ripensava all’amata Sangwal, accostandone la<br />

fulgida bellezza ai colori brillanti di pesci e di uccelli 11, a fragranze di fiori disperse nel vento:<br />

Dal battello reale vedo molti alberi in fiore<br />

[…]Fioriscono l’uno sull’altro,<br />

emanando fragranza simile al tuo corpo.<br />

Un mazzo di fiori Smiling Lady<br />

sboccia e svela il suo polline;<br />

ed io penso a te quando sorridevi<br />

con la seducente bocca semichiusa.<br />

[…]<br />

I Prayong grow crescono in enormi cascate,<br />

cadendo come grappoli decorativi,<br />

mi ricordano le lanterne floreali,<br />

che tu appendevi solo per me.<br />

[…]<br />

Delicato mi arriva il profumo dei Rampoey,<br />

penso al tuo viso dal dolce aroma,<br />

quando seduto cingevo la tua esile vita,<br />

non mi stancavo allora l’intero giorno.<br />

Vedendo splendidi fiori<br />

di forme e colori diversi,<br />

Mi manchi disperatamente come compagna<br />

che mi poneva domande su di loro<br />

Una pioggia di petali, splendenti a fior d’acqua come candide stelle, diviene un prezioso monile sui capelli<br />

dell’amata in una tenera e gentile fantasia:<br />

Cadono lenti petali bianchi<br />

del ciliegio in fiore<br />

sopra l’acqua dello stagno.<br />

10 Per il motivo della fugacità del tempo, si veda più oltre in questo capitolo.<br />

11 Degna di nota l’attenzione del poeta ai gesti dei piccoli animali, cui rapporta le proprie vicende e i sentimenti più personali. Si<br />

leggano, ad esempio, le seguenti quartine, tratte dai “Canti dei pesci e degli uccelli”: ; >.


Sembran tante stelle lucenti<br />

nella notte scura, notte senza luna.<br />

Oh, se potessi rinascere un bel giorno<br />

pianta di ciliegio in fiore<br />

e inondar di petali<br />

le trecce del mio amore.<br />

Un trionfo di suoni e colori per aprire, come in un sipario, un incantevole e fiorito scenario; c’è un poeta che lo<br />

osserva, estasiato, ma il suo cuore è ormai lontano:<br />

Il portone dei fiori apre mille porte;<br />

La porta del giardino spalanca diecimila battenti.<br />

Dalla torre e dagli edifici si sentono movimenti come di perle;<br />

Le canne del bambù si vedono attraverso i vestiti di seta fine.<br />

L'erba verde si tende come seta;<br />

Sugli alberi crescono le foglie rosse.<br />

Nemmeno a parlarne: tu non fai ritorno!<br />

Tu torni solo quando il profumo è svanito.<br />

(Xie Tiao)<br />

Immediato, in tal caso, il confronto con la vasta produzione della Grecia, incentrata sul rapporto antitetico<br />

e diretto tra la fiorita primavera che ridesta la vita e l’ “inverno” interiore di un io lirico che agita il<br />

mondo e piega il suo cuore. E’ l’inverno tempestoso di Ibico 12 (fr. 5 P), metafora, pur nella sua<br />

concretezza, di un tormento cupo e silenzioso, di un’angoscia perenne che non cede a speranze e<br />

illusioni, salvo l’effimero conforto di una primavera a cui guarda con sereno stupore:<br />

In primavera i meli cidonii 13<br />

irrorati dalle acque correnti dei fiumi,<br />

là dove è il giardino incontaminato delle Vergini<br />

e i germogli, crescendo sotto gli ombrosi tralci ricchi di pampini fioriscono,<br />

ma per me Amore in nessuna stagione dorme<br />

e, fiammeggiando sotto la folgore,<br />

il tracio Borea, avventandosi su Cipride<br />

con follia, tenebroso, implacabile, incatena<br />

dal profondo l’animo mio…<br />

E così ancora, qualche generazione prima, Alceo 14 dava voce all’incanto dei fanciulli per la conchiglia<br />

scolpita dal mare (fr. 359 V), abbandonandosi, altrove, nell’avvicendarsi delle stagioni, alle più splendide<br />

12 Nativo di Reggio, fiorì tra la prima e la seconda metà del VI secolo a.C.. Nella sua produzione, ordinata dai grammatici<br />

alessandrini in sette libri, prevalgono, accanto a temi encomiastici, varianti rare della materia mitica e spunti naturalistici di linea<br />

sobria ed essenziale.<br />

13 La scelta dell’albero, inusuale in altre produzioni di poesia, si spiega col fatto che i suoi frutti erano sacri ad Afrodite, come il<br />

mirto, il melograno e la rosa. Secondo Ateneo (15, 674 c-d), le fanciulle, durante le feste, si ornavano il petto, sede del cuore, con<br />

ghirlande di mirto e di fiori.


e grandiose suggestioni: i profumi fragranti di un’imminente e fiorita primavera (fr. 367 V), lo schiudersi<br />

morbido di un fiore nell’autunnale tepore (fr. 397 V), ali di uccelli distese nella volta limpida del cielo<br />

(fr. 345 V) 15.<br />

Spunti paesaggistici, dominati da un vivo senso di colore, accomunano al poeta di Lesbo il lirico<br />

Simonide 16, immagini che sembrano rincorrersi e intrecciarsi talvolta in una immaginaria simbiosi : voli<br />

di uccelli che tracciano in cielo geometrie armoniose (frr. 81-92 P), che accorrono a frotte sulle onde, tra<br />

pesci guizzanti, per ascoltare la melodia del mare (fr. 62 P), la stessa che riecheggia tra le foglie, nel soffio<br />

di venti leggeri (fr. 90), venti che tracciano effimeri arabeschi sull’infinita distesa delle onde (fr. 95).<br />

Voci femminili, che parlano, come in Saffo, di amori negati, illusori o lontani, di solitudini sofferte che<br />

chiedono conforto alla luna o alla stessa poesia, costellano la lirica cinese nelle forme di dialogo o diegesi,<br />

idillio e malinconica elegia. Si legga, ad esempio, l’addio accorato di Li Ling alla partenza dello sposo 17:<br />

Le nuvole erranti attraversano il cielo,<br />

le onde nel vento non han più fissa dimora.<br />

Da ora per lungo tempo saremo lontani,<br />

fermiamoci per un istante ancora.<br />

Oh, potessi, sulle ali del vento della mattina<br />

andare con te fino al termine del viaggio!<br />

Una cupa malinconia si estende al paesaggio circostante, risuona nelle voci e nelle fredde sensazioni di<br />

un mondo caduco e tempestoso:<br />

Il vento freddo sconvolge<br />

Le lunghe erbe autunnali;<br />

la cicala agonizza,<br />

i trilli dei grilli si seguono,<br />

aggrappandosi a un ramo morto;<br />

la brezza si leva e turbina<br />

e strappa ramo e cicala.<br />

Questa non piange forse<br />

per essere portata via dal vento<br />

ma piange la fuga del tempo.<br />

Gli anni succedono agli anni.<br />

Quando ci rivedremo?<br />

14 Nato a Lesbo intorno al 630 a. C., vissuto in un clima di forti contrasti tra avverse fazioni, trattò nella sua vasta produzione poetica,<br />

ordinata in dieci libri dai grammatici alessandrini, di vicende e di scelte politiche, ma anche di amori, sentimenti, temi conviviali e<br />

mitologici, accanto a riflessioni esistenziali riprese poi da Orazio e da lirici latini, piegate a più specifici contesti personali.<br />

15 Un’immagine simile è in un frammento di Alcmane ( fr. 159 Calame, 7).<br />

16 Nativo di Iuli, nell’isola di Ceo, Simonide (556-458 a.C.) operò alla corte di diversi signori, tra cui Gerone di Siracusa, dedicandosi<br />

alla composizione di inni, peani, encomi, scolii, epigrammi ed elegie, dove ai motivi encomiastici, mitici e talora simpotici si<br />

affianca l’immancabile . Fu lui probabilmente a introdurre il genere degli epinici (canti di celebrazione di atleti vittoriosi).<br />

17 Composto intorno al 100 a. C., al tempo del conflitto contro gli Unni, il testo è la risposta che la donna dà al suo sposo, i n procinto<br />

di partire per la guerra. Su Wu l’aveva infatti esortata, >, a godere dei fiori dell’estate,<br />

a serbare oltre la morte il suo amore, a restare uniti per sempre nel pensiero e nel cuore. Simili parole si incontrano, qualche secolo<br />

dopo, nel dialogo d’addio tra Ch’in Chia e la sua donna, dove ricordi felici nella commossa gratitudine mitigano appena la sofferta<br />

nostalgia. Alla figura della donna si affianca, infine, in un componimento anonimo del I sec. a.C., quella del bambino che .


Vorrei che fossimo quella coppia di cigni:<br />

attorno a un limpido stagno vivono insieme<br />

mestamente cantando.<br />

Malinconia che della giovane sposa, le cui lacrime, come nebbia leggera, velano il<br />

fiume e la 18.<br />

A una triste vicenda d’amore, perpetuata da immagini illusorie, ci riporta il componimento di Wu-Ti,<br />

poeta e imperatore, per la morte dell’amata Li Fu-jen. L’arrivo dell’inverno, tra il cadere delle foglie e il<br />

gelido silenzio, ne cancella sulla tenda la labile parvenza 19, ombra e ricordo di quella passione fragile e<br />

intensa:<br />

Quel suono di seta non l’odo più;<br />

sul pavimento di marmo la polvere cresce.<br />

La camera vuota è fredda e silenziosa.<br />

Foglie cadute si ammucchiano contro le porte.<br />

Sospiro sempre per quella bellissima dama.<br />

Come far riposare il mio cuore dolente?<br />

L’amore di due sposi trova espressione in gesti e parole affettuose, come nella citata lirica di Su Wu, dove<br />

si accenna al tenersi per mano, all’intrecciare i capelli, a notti allietate da giochi e da feste, prima che la<br />

guerra, per sempre, separasse le loro esistenze. 20 Più frequenti, tuttavia, le liriche in cui la sposa, nel<br />

chiuso del palazzo, soffre per l’assenza o l’abbandono del marito. Degna di nota la lirica di Li Po, di un<br />

paio di secoli successiva, dove l’angoscia di una dolce concubina si tinge dei colori autunnali, mentre<br />

dall’alto della torre cerca con lo sguardo il suo uomo lontano.<br />

E’ un’anonima poetessa, invece, la donna che lamenta nei suoi versi le notti tristi e solitarie, invano<br />

confortate da vaghe promesse, tra >.<br />

A figure e vicende reali sottentrano talora personaggi leggendari, protagonisti umanizzati di vicende intense e<br />

delicate. Si legga, ad esempio, l’anonima leggenda della Tessitrice e del Pastorello (ovvero delle stelle Vega nella<br />

Lira e Atair nell’Aquila), che si amano ma non possono incontrarsi per la presenza del Fiume delle Nuvole (Via<br />

Lattea):<br />

Lungi brilla la stella del Pastorello,<br />

chiara splende la Dama del Fiume delle Nuvole.<br />

Snelle snelle, le bianche dita si muovono.<br />

18 Così in una lirica di Li Po, dove l’inquietudine della donna sola e abbandonata si proietta nell’immagine di uccelli alla ricerca di<br />

un nido in cui riposare.<br />

19 Wu-Ti aveva ottenuto da un mago di farsi proiettare sulla tenda della stanza l’ombra della sua favorita. Nel vederla apparire per la<br />

prima volta, così si esprimeva: .<br />

20 I due sposi furono entrambi prigionieri degli Unni. Dopo 19 anni Su Wu venne liberato ma la moglie, rassegnata e indebolita da<br />

varie traversie, non poté più seguirlo.


Quando è sera, il lavoro non è finito.<br />

Lacrime amare stillano come pioggia;<br />

il Fiume di nuvole scorre limpido e basso-<br />

tra di loro quale breve distanza!<br />

Pure il Fiume non li lascia passare:<br />

solo guardarsi per potersi parlare!<br />

Un desiderio, questo delle stelle innamorate, che finirà per essere esaudito, quando, una volta l’anno, le<br />

gru celesti, dispostesi a catena, formano il ponte per un felice incontro.<br />

Accenti di viva commozione e di affetto sincero vibrano nei più rari componimenti ispirati al mondo dei<br />

bambini. Teneri gesti, piccole gioie si alternano a rimpianti dolorosi, nel costante contrapporsi tra una<br />

vita sbocciata e una vita al tramonto, tra la semplice innocenza e la malizia del mondo.<br />

Si leggano, ad esempio, i versi di Po-Chu-i, quando manda un cucchiaio d’argento alla piccola nipote,<br />

perché, mangiando, possa sentirlo a lei vicino, o l’affettuoso quadretto familiare che vede il poeta, ormai<br />

anziano, circondato dalle sue vivaci bambine:<br />

Mia nipote, che ha sei anni,<br />

la chiamiamo “Signorina Tartaruga”,<br />

e mia figlia che ne ha tre<br />

è il mio piccolo “Vestito dell’estate”.<br />

L’una impara i primi scherzi e le prime parolette,<br />

l’altra ormai sa recitare canzonette e poesie.<br />

La mattina giocano aggrappate alle mie gambe,<br />

e la sera dormono appoggiate al mio vestito.<br />

Bimbe, perché siete giunte così tardi sulla terra,<br />

a me giunte quando già la mia vita era passata?<br />

Gli esseri più teneri sempre ci conquistano<br />

ed i vecchi facilmente danno il loro cuore.<br />

Ma la morte può ribaltare, improvvisa, ruoli e comuni aspettative, strappando alla vita chi non l’ha<br />

sperimentata a fondo, scindendo vincoli affettivi e rendendoli puro ricordo. Ecco allora i versi commossi<br />

del citato Po-Chu-i in memoria della piccola “Campane d’oro”, dove il dolore della morte precoce, invano<br />

rimosso da false consolazioni, si rinnova nel vedere la balia a cui la bimba, per soli tre anni, aveva rivolto<br />

il suo amore:<br />

Rovinato e malato un uomo di quarant’anni,<br />

innocente e graziosa una bambina di tre.<br />

[…] Venne un giorno… –ad un tratto me la portarono via-<br />

L’ombra della sua anima<br />

si smarrì 21 –chissà dove-<br />

Se ricordo che proprio nei giorni quando moriva<br />

con strani balbettii cominciava a parlare,<br />

allora capisco che i lacci della carne e del sangue<br />

ci avvincono solo a un peso di rimpianti e di pene.<br />

Sempre pensando a quando non era nata,<br />

col ragionamento alfine ho scacciato il dolore.<br />

21 Un motivo simile si coglie nell’epigramma 5, 34 del poeta latino Marziale (Bilbilis, 40 d. C. circa- 104 d.C.) per la morte della<br />

piccola schiava Erotion. Si leggano in particolare i versi 5 ss.: .


[…] Ma stamani per poco l’antico dolore è riapparso<br />

perché ho rivisto per strada la sua balia.<br />

L’ombra della morte, come della vecchiaia che l’anticipa e la prefigura, diviene il costante leit-motiv di<br />

liriche ispirate a eventi naturali o scaturite da meditazioni esistenziali. Rimandano a Mimnermo e a<br />

numerose odi di Orazio i versi malinconici di Li Po sulla fuga inevitabile del tempo 22, su una fine<br />

imminente e improvvisa, che insegue e corrode ogni forma di bellezza e poesia:<br />

I fiori aperti cadono dai rami;<br />

cullati dal vento amoroso abbracciano il suolo.<br />

[…] Muore il fulgore del pesco e del pero!<br />

Il tempo bugiardo nasconde le tracce e fugge;<br />

tu puoi danzare ma il sole inclina a Ponente;<br />

tu puoi serbare ancora la gaiezza dei giovani,<br />

ma i tuoi capelli sono già tutti bianchi<br />

e ti lamenti invano!<br />

Colori e ricordi si intrecciano, nella lirica di He Xun, in un lento e armonioso fluire:<br />

22 L’analogia tra la caducità dell’esistenza umana e il rapido appassire delle foglie trova, tra le più antiche attestazioni, il noto passo<br />

dell’Iliade (VI, vv. 145-149), in cui Glauco, eroe troiano, così risponde al greco Diomede che, prima di battersi con lui, gli chiede di<br />

presentarsi, dichiarando le sue origini :.<br />

Similmente in Il. XXI 462-466, nel quale il dio Apollo così risponde a Poseidone che lo invita a battersi con lui: . Nel primo caso<br />

Omero (o chi per lui) compie una riflessione di sapore elegiaco sul destino dell’uomo; in questi versi, invece, egli si serve del<br />

paragone con le foglie per mettere in risalto la fragilità e la pochezza umane di fronte all’immortale potenza divina. Nel fr. 2 W. di<br />

Mimnermo di Colofone, vissuto tra VII e Vi sec. a.C., si pone l’accento piuttosto sulla somiglianza esistente tra il rapido appassire<br />

delle foglie e l’incombere rapido della vecchiaia e della morte A ciò si aggiunse successivamente la riflessione che alle foglie<br />

(come a tutti gli elementi naturali) è dato di rinascere, mentre agli uomini questa possibilità non è concessa. Non si perse però di<br />

vista il topos originario, come attestano le riprese, nella letteratura latina, di Properzio e Ovidio nel I sec. d.C. e, a distanza di sedici<br />

secoli, di William Shakespeare, dove spesso è ad esso associato il motivo del carpe diem: la meditazione sulla brevità del tempo<br />

che ci è assegnato ha l’effetto “naturale” di indurci ad un maggior attaccamento alla vita e di rendere più pressante la necessità di<br />

godere dei beni che essa offre con Hor. carm. I 4, 15 (vitae summa brevis spem nos vetat inchoare longam); I 9,13-16 (Quid sit futurum<br />

cras fuge quaerere et / quem Fors dierum cumque dabit lucro / appone, nec dulcis amores / sperne puer); I 11, 6-8 (sapias,vina liques, et<br />

spatio brevi / spem longam reseces. Dum loquimur, fugerit invida / aetas; carpe diem, quam minimum credula postero); IV 7, 17-18<br />

(Quis scit an adiciant hodiernae crestina summae / tempora di superi?).Laddove, in assenza di più spirituali consolazioni (che solo la<br />

fede nell’immortalità dell’anima può portare con sé), manca questo seppur materiale conforto,gli autori si lasciano andare alla più<br />

triste rassegnazione (cfr., in particolare, Mimnermo). All’immagine omerica delle foglie che si staccano dai rami degli alberi,<br />

Properzio sostituisce quella, più delicata, dei petali di rosa che lasciano la corolla del fiore. Cfr. anche Prop. IV 5, 59-62 (il poeta sta<br />

riportando le parole della ruffiana Acantide, ormai morta, contro la quale si appuntano i suoi strali): e Ov. Ars, III 65-68 (il<br />

poeta si rivolge alle donne, che intende istruire nell’arte dell’amore):.


A est e a ovest delle mura di Luoyang<br />

a lungo saluto il tempo che passa.<br />

Prima se n'è andata la neve che pareva fiori,<br />

ora vengono i fiori che sembrano neve.<br />

Con la giovinezza, scrive ancora Li Po, svanisce la fugace primavera, in un mondo che scorre senza fine<br />

come fanno l’acqua ed il sole; vano è il sogno del poeta di respirare, come immortale, l’, di immergersi nel cosmo e respirarne l’armonia. Ed è il vino, come accade in Orazio e ancor prima<br />

in Alceo, ad offrire, per un attimo, una lieta consolazione: inebriato nella mente e nel cuore, il poeta può<br />

persino volare e raggiungere la “Grande Via” 23. Fonte di piacere e conforto, il vino, più che nella lirica<br />

greca o latina, assurge a una sorta di preziosa sacralità, tanto da , da dare il<br />

nome a una stella, amata dal Cielo, e a una città, “Fonti di vino”, corrispondente all’attuale Ch’iu-ch’uan.<br />

L’ebbrezza che provoca il vino può rendere saggi e felici, fin quasi a intuire il senso del mondo, oltre<br />

, nel labile confine tra sogno e realtà.<br />

Un’amena natura, venata appena di malinconia, fa da sfondo alle raccolte gioie conviviali, tra petali di<br />

fiori dispersi dal vento, fiumi “lunari” dai riflessi d’argento. Ghirlande di fiori si intrecciano nell’acqua:<br />

.<br />

23 Si tratta della Via Lattea, emblema di eterna felicità.

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