Fiamma Cremisi - Associazione Nazionale Bersaglieri
Fiamma Cremisi - Associazione Nazionale Bersaglieri
Fiamma Cremisi - Associazione Nazionale Bersaglieri
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
potenza di suono della Fanfara reggimentale<br />
proprio con elementi del predetto<br />
Reggimento.<br />
Il 25 ottobre era stato preannunciato<br />
come giornata invernale piuttosto preoccupante.<br />
Pioggia e freddo avevano<br />
incominciato ad imperversare già dal<br />
primo pomeriggio durante le operazioni<br />
di caricamento del personale e<br />
dei mezzi logistici.<br />
Il battaglione al completo trovava posto<br />
sugli autocarri del Reparto Trasporti<br />
“Ariete” con sede a Casarsa.<br />
Dopo la “campagnola” del Comandante<br />
del V C.A. Gen. D. De Renzi,<br />
seguiva il gruppo Bandiera, quindi su<br />
due lancia RO la Fanfara e il resto del<br />
battaglione. Le condizioni meteo peggioravano.<br />
Vento e pioggia resero ben<br />
difficili tutte le operazioni, ma lo spirito<br />
che aleggiava in tutti, Quadri e<br />
<strong>Bersaglieri</strong>, pareva non condizionare<br />
gran che tutto il lavoro in atto. Al calare<br />
della sera, la colonna si mise in<br />
movimento in direzione Trieste con<br />
prevista sosta notturna presso una caserma<br />
ubicata a Sagrado in provincia<br />
di Gorizia dove in realtà arrivò a sera<br />
inoltrata con condizioni meteo impossibili.<br />
Pioggia battente, freddo e vento<br />
accompagneranno i <strong>Bersaglieri</strong> sino a<br />
Trieste, eventi atmosferici che perde-<br />
28<br />
ranno di intensità solo dopo le dodici<br />
del giorno 26 ottobre.<br />
Il tempo per riposare un po’ e cercare<br />
di scrollarsi di dosso la pioggia che<br />
incessantemente cadeva anche a scrosci<br />
violenti resi micidiali dalla bora.<br />
E’ mattino presto, poco dopo le quattro<br />
(ma i triestini sicuramente erano<br />
già tutti fuori di casa ad attendere i<br />
<strong>Bersaglieri</strong> italiani in quanto il loro<br />
arrivo era preannunciato per l’albeggiare);<br />
quando le quattro autocolonne<br />
militari erano pronte a muovere verso<br />
Trieste dove, peraltro, giunsero con<br />
grande ritardo perché, tanta era la<br />
gente ai lati del percorso che era impossibile<br />
rispettare la tabella di marcia.<br />
è risaputo che, quando il Gen. De<br />
Renzi con i <strong>Bersaglieri</strong> riuscirono a<br />
raggiungere Piazza Unità d’Italia, il<br />
Comandante inglese se n’era già andato<br />
con la scusa del tempo pessimo e<br />
dell’eccessivo ritardo degli italiani<br />
(praticamente fuggì sottraendosi ai risentimenti<br />
dei triestini).<br />
Il Comandante americano non perde<br />
l’occasione per ironizzare sugli inglesi<br />
affermando che “Gli americani non<br />
hanno paura della pioggia”e salutano<br />
le Forze Armate italiane e festeggiano<br />
calorosamente la città. Lasciata la caserma<br />
di Sagrado il serpentone di mez-<br />
zi militari iniziò la sua marcia, ma fin<br />
dai primi chilometri, ci si accorse che<br />
procedere secondo le consegne era<br />
impossibile.<br />
Ai lati della strada, infatti, sin dalle<br />
prime ore del mattino, la folla incurante<br />
delle pessime condizioni meteo,<br />
si accalcava per salutare i militari italiani<br />
cercando di difendersi alla meno<br />
peggio dal freddo che era intenso, dalla<br />
bora e dalla pioggia che non cessava<br />
un attimo.<br />
Ma erano tutti lì, ai lati della strada, in<br />
delirio, e tutti cercavano il contatto fisico.<br />
A mano a mano che si procedeva, ai<br />
lati della strada, la gente era sempre<br />
più numerosa e festante e la strada pareva<br />
sempre più stretta.<br />
Ad un certo punto, i più giovani hanno<br />
dato l’assalto ai mezzi tentando di<br />
salirvi sopra. Più ci si avvicinava a<br />
Trieste, più problematico era procedere.<br />
La gente rimaneva attaccata a qualsiasi<br />
appiglio col rischio concreto di<br />
finire sotto le ruote. I tetti delle cabine<br />
di guida poi, erano così pieni di giovani<br />
di ambedue i sessi che, seduti, con<br />
le gambe penzolanti davanti al cruscotto,<br />
impedivano la vista. Questa situazione<br />
rendeva difficile non solo il<br />
procedere ma anche la stessa guida in