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Fiamma Cremisi - Associazione Nazionale Bersaglieri

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44<br />

a cuore aperto<br />

Mentre mi reco al seggio elettorale,<br />

penso che da queste urne non<br />

uscirà comunque l’Italia virile,<br />

determinata, credibile e onorata in cui credo<br />

e nella quale vorrei completare la mia esistenza.<br />

Provengo da un’altra storia e da un altro<br />

mondo, dove gli animali erano rispettati ma<br />

non contavano più degli esseri umani e dove<br />

dire negro a un negro non significava<br />

razzismo. Le battone non si chiamavano<br />

escort e i sordi non erano audiolesi, così come<br />

erano i ragazzi ad obbedire ai genitori e<br />

un matrimonio fra omosessuali non era<br />

neppure lontanamente pensabile. E ancora,<br />

in quel mondo la parola data era sacra, il risparmio<br />

una regola, l’educazione d’obbligo<br />

e… il ladro fuggiva all’arrivo del poliziotto.<br />

Non viceversa. Ho avuto due nonni che<br />

hanno indossato il grigioverde sul Carso, il<br />

padre che ha combattuto ad El Alamein e<br />

un maestro di scuola elementare che fu volontario<br />

nella Brigata Sassari durante la<br />

Grande guerra. Con le loro parole, i loro<br />

racconti, il loro esempio, qualcosa mi avranno<br />

pur lasciato. Qualcosa di cui non posso e<br />

assolutamente non voglio liberarmi.<br />

Dopo quasi mezzo secolo, di quel mondo<br />

non vi è pressoché traccia. Ora è abitato da<br />

una fauna umana che sta avendo il netto<br />

predominio sociale con la spasmodica ricerca<br />

del danaro, della “roba” di verghiana<br />

memoria, dell’impiego fisso, non per lavorare<br />

ma per godere di uno stipendio da scialacquare<br />

in beni fuggevoli e griffati o giocando<br />

alle slot machine. Siamo al trionfo<br />

del futile, del disimpegno, del comodo, del<br />

“servito in tavola”. Troppi i giovani fragili e<br />

confusi, quanto saccenti e spocchiosi, passati<br />

dalla nutella a internet senza conoscere<br />

il mondo reale, ma che reclamano diritti e<br />

solo diritti. Anzi, ogni voglia, ogni desiderio,<br />

anche il più laido, è urlato a gran voce<br />

come un diritto inalienabile.<br />

I valori? Troppo scomodi, impraticabili e<br />

con benefici che richiedono attese troppo<br />

lunghe. Non c’è tempo, perché tutto va di<br />

una fretta nevrotica. Come chi, anziché gustare<br />

con tranquillità del buon cibo a tavola,<br />

si ingozza per nutrire alla bell’e meglio un<br />

po’di cellule. E Mac Donald sembra nato<br />

apposta. Il senso dello Stato e la conoscen-<br />

za della Storia? Pressoché inesistenti. Il linguaggio?<br />

Banale, mozzo, sgrammaticato.<br />

Per strada o all’uscita di un locale basta un<br />

nonnulla, come una distrazione commessa<br />

alla guida dell’auto, uno sguardo sbagliato<br />

o una piccola discussione e subito si scatena<br />

la rissa, la violenza più efferata. Il dialogo<br />

non vale, l’avversario, anzi il “nemico”<br />

va subito aggredito altrimenti potresti apparire<br />

debole e non importa l’aver ragione o<br />

meno. Questo è il pensiero dominante. Ma,<br />

giustappunto, dei deboli e degli incapaci.<br />

Di fronte a tale scenario noi, la nostra generazione,<br />

appare inesorabilmente sconfitta e<br />

in via di estinzione. Siamo in una battaglia<br />

di retroguardia, siamo gli ultimi combattenti<br />

giapponesi nella foresta.<br />

Ma abbiamo fatto di peggio: quelli di noi<br />

che hanno allevato i figli con valori antichi,<br />

con l’educazione, il profondo senso del passato,<br />

la capacità di comprendere la differenza<br />

fra l’indispensabile, l’utile e il superfluo,<br />

hanno generato nuove giovani vittime. Ed<br />

essi si sentiranno più che mai soli.<br />

Spesso vado nelle scuole per far conoscere<br />

ai ragazzi delle medie alcune pagine della<br />

nostra Storia: il Risorgimento, le guerre<br />

mondiali, come e di cosa vivevano i nostri<br />

nonni. Mentre tengo lezione ci metto il cuore<br />

e l’anima. La scolaresca ascolta senza<br />

che voli una mosca. Spiego loro la differenza<br />

fra un governo, uno Stato e una Patria:<br />

un governo e uno Stato possono anche tradire<br />

il cittadino, ma una Patria no. Perché<br />

essa è la Storia, la cultura, la tradizione,<br />

l’identità e il sogno per il domani. Ma appena<br />

esco dall’aula vengo preso dallo sconforto.<br />

Sto cercando di vuotare il mare con un<br />

cucchiaino, mi dico.<br />

Ora sono arrivato al seggio. Ho l’impulso<br />

di prendere le schede e farle a pezzetti davanti<br />

al presidente della Sezione che è lì,<br />

sbracato, con gli occhi da pesce lesso e<br />

l’aria scazzata, solo per scroccare 170 miseri<br />

euro alla Pubblica amministrazione.<br />

E dunque non capirebbe neppure il mio gesto.<br />

Forse mi scambierebbe per il solito disoccupato<br />

che protesta o per un pensionato<br />

con l’Alzheimer. E sono sì disoccupato. Ma<br />

di antichi valori che queste urne non potranno<br />

restituirmi.<br />

D.C.

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