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trasformarsi grazie alla meditazione - Associazione Gente Sana

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«Tutti quelli che cercano Dio sanno che Dio è inaccessibile all’uomo»<br />

Fin dagli albori l’uomo ha cercato risposte attraverso la <strong>meditazione</strong>.<br />

Foto: premasagar - flickr.com<br />

dei fatti, delle parole e degli eventi che hanno scandito la vita di<br />

Gesù. In queste meditazioni, alcuni pervengono allo stato estatico.<br />

Il contadino di cui riferisce il curato d’Ars, rimaneva per delle ore in<br />

contemplazione di Gesù, stando immobile davanti al tabernacolo. Il<br />

suo raccoglimento e il suo silenzio erano totali. Non dicevano niente,<br />

né lui né Gesù. “Lui mi guarda e io lo guardo; e questo ci basta!”.<br />

La <strong>meditazione</strong> permette di sperimentare l’esistenza di Dio?<br />

Chi medita non cerca necessariamente Dio. Alcuni cercano la liberazione<br />

dell’uomo. Altri cercano il senso della vita. Altri cercano altre<br />

cose ancora, comunque positive. Naturalmente, c’è anche chi ha fame<br />

e sete di Dio e lo cerca con tutto il suo cuore. Tuttavia, quelli che cercano<br />

Dio sanno che Dio è inaccessibile all’uomo. Egli abita il grande<br />

silenzio. “Dio ha creato gli angeli in silenzio. Dio parla ai silenziosi,<br />

mentre quelli che si agitano fanno ridere gli angeli”, dicevano i padri<br />

della chiesa. Di conseguenza, per trovare Dio cercano il silenzio. Alla<br />

fine forse tutti, esplicitamente o implicitamente, cercano la stessa realtà:<br />

quella Presenza arcana che permea di sé tutte le cose e trascende<br />

tutte le cose; quell’Assoluto che ha tutti i nomi ed è sempre al di là di<br />

tutti i nomi. Ma i mistici sanno, e ce lo ripetono in continuazione, che<br />

qualunque nostra esperienza di Dio non è Dio. È un’esperienza preziosa,<br />

un grande dono, ma non è Dio. Dio trascende ogni nostra esperienza.<br />

San Giovanni della Croce insiste proprio su questo punto: dice<br />

che la radicale rinuncia a identificare Dio con qualsiasi esperienza che<br />

noi possiamo avere di lui è la premessa indispensabile per pervenire<br />

all’incontro con Dio. Questa rinuncia segna il passaggio attraverso<br />

la grande notte, quella più difficile e oscura. Essa comporta l’affet-<br />

tuoso distacco anche in rapporto<br />

alle nostre esperienze del divino,<br />

perché le nostre esperienze di Dio<br />

non sono Dio. Occorre andare oltre<br />

per giungere a lui. Ma occorre<br />

andare oltre, coltivando il giusto<br />

atteggiamento. Ossia: apprezzando,<br />

ma senza attaccamento.<br />

Allora diventano frecce preziose<br />

che ci indicano il cammino. Sono<br />

anche un grande sostegno, perché<br />

nutrono la fede-fiducia e, con<br />

essa, la motivazione e lo slancio<br />

per il lavoro interiore.<br />

Giudizio e perdono sono due<br />

concetti ricorrenti nel Cristianesimo<br />

e sono spesso vissuti come<br />

imposizioni dall’esterno, dove a<br />

giudicare e perdonare è la Chiesa<br />

vista come tramite fra fedele<br />

e Dio. Il raggiungimento della<br />

consapevolezza porta invece<br />

ad assumersi autonomamente<br />

l’analisi e il giudizio delle proprie<br />

azioni. Questi due diversi<br />

approcci sono conciliabili?<br />

Non so se esiste una coscienza<br />

morale che non sia in qualche<br />

modo indotta. L’uomo cresce e si<br />

sviluppa in virtù dell’interdipendenza<br />

e della relazione con gli<br />

altri e con le cose. Certo, ognuno<br />

cerca la felicità. L’aspirazione<br />

<strong>alla</strong> felicità è una qualità propria<br />

di ognuno e di ogni cosa. È la<br />

forza che fa girare il mondo. Ed<br />

è in virtù di questa aspirazione,<br />

ancora, che ognuno, nella sua relazione<br />

con gli altri, è in grado di<br />

dare il suo apporto <strong>alla</strong> crescita<br />

di tutti. C’è dunque interdipendenza<br />

e creatività, e queste due<br />

cose si richiamano e si dinamizzano<br />

a vicenda. Se una prevale<br />

sull’altra, ci portiamo fuori strada.<br />

Perché nessuno è stato destinato<br />

a essere soltanto gregge,<br />

e nessuno si realizza se rimane<br />

<strong>Gente</strong> <strong>Sana</strong> Mutamenti - anno 29 - numero 1 - gennaio 2010<br />

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