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don Paolo Tammi - Parrocchia S. Pio X

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FARFALLE<br />

E GRILLI<br />

Alfredo<br />

Palieri<br />

Dall’esterno giungono in famiglia sollecitazioni per una nuova<br />

auto, una nuova Tv, una casa-vacanza, delle crociere di sogno…<br />

E nelle teste dei componenti del nucleo famigliare entrano farfalle<br />

e grilli.<br />

Fastidiosi entrambi ma, mentre le farfalle, trovando uno spiraglio,<br />

volano via, dai grilli invece non te ne liberi mai.<br />

Saltellano, non ti danno pace e fanno innescare nuove sollecitazioni<br />

dall’esterno, per cui, chiudendo il simbolico esempio, nasce<br />

una spirale di influenza reciproca tra famiglia e la società esterna<br />

sia nel positivo che, purtroppo, nel negativo.<br />

Facciamo un rapido volo della famiglia italiana nei secoli.<br />

Nella antica Roma le conquiste ed il desiderio di ricchezze che<br />

arrivavano dall’Oriente, modificarono la solida struttura della<br />

famiglia dei Cincinnati e delle Cornelie (la madre dei Gracchi).<br />

Nelle teste iniziarono a saltare i grilli. Si ripudiava il marito o la<br />

moglie ed i figli non avevano più un valido esempio. “Fuit Romae<br />

quondam capitis reverentia cani!”. Ma ormai anche gli anziani<br />

non venivano più rispettati. Contemporaneamente ad Atene,<br />

Tucidite esclamava : ”Guai quando i figli si ribellano ai genitori e<br />

gli allievi ai maestri!”<br />

Spostiamoci a Firenze, nel 1200 e rileggiamo il bel canto XV del<br />

Paradiso. Cacciaguida degli Elisei pronunciò al pronipote Dante<br />

l’elogio delle famiglie e società del suo tempo. C’era sobrietà<br />

nelle famiglie di allora: “Non cintura, la qual fosse a veder più che<br />

persona”. Donna che dallo “specchio senza il viso dipinto” è<br />

dedita alle cure domestiche e ll’educazione dei figli. E le <strong>don</strong>ne<br />

non vengono per Francia nel letto deserte perché i mariti non<br />

abban<strong>don</strong>avano il letto coniugale per cercare in Francia lavoro ed<br />

avventure.<br />

Saltando come grilli parecchie centinaia di anni arriviamo alla<br />

famiglia italiana dagli anni 30 ad oggi. I miei nonni, paterni e<br />

materni, avevano rispettivamente otto e sette figli. Noi eravamo<br />

tre fratelli.<br />

Alla sera andavamo incontro a papà che tornava dall’ufficio e,<br />

prima di andare a letto, ne ricevevamo la benedizione. La famiglia<br />

del mio caro amico Carlo aveva dodici figli. Acrobazie si<br />

perché all’epoca le case avevano un solo bagno.<br />

Tutti erano quindi destinati a snervanti attese nel corridoio in<br />

attesa della sospirata “liberazione”. Nel dopoguerra, desiderosi<br />

di uscire in fretta dalle ristrettezze accumulate negli anni bui,<br />

anche incrementati dalla propaganda esterna, i grilli iniziarono a<br />

saltare anche nelle teste più equilibrate. Era quindi il desiderio<br />

della mitica ‘600 oppure del frigorifero, detto alla francese<br />

“frigidaire”.<br />

E così via all’aumento dei consumi e quindi dei prezzi con conseguente<br />

inflazione e stipendi che ormai non bastavano più.<br />

Così anche la <strong>don</strong>na iniziò a lavorare un po’ per vera necessità,<br />

un po’ perché stanca di stare in casa a guardare figli e pentole sul<br />

fuoco. Ecco poi il boom delle mode spesso senza freni con tacchi<br />

a spillo giganti e armadi pieni di vestiti spesso inutilizzati e poi<br />

grandi pranzi al ristorante con sprechi di cibo spesso non<br />

consumato.<br />

E poi negli anni ’70 ecco arrivare la tragedia del divorzio e l’inizio<br />

delle nuove famiglie “allargate” della serie “io vivo con la<br />

mamma ma passo le vacanze con papà e la sua nuova<br />

amichetta”.<br />

Il tutto, e che ve lo dico a fa?, con conseguente disorientamento<br />

dei ragazzi per intere generazioni. Purtroppo oggi la tv sfrutta<br />

spesso queste situazioni mandando in onda programmi e serie<br />

quanto meno criticabili. Dobbiamo forse rimpiangere il Centro<br />

Cattolico Cinematografico di tanti anni fa?<br />

E, rimpianto per rimpianto, che ne dite del vecchio Rosario detto<br />

in famiglia durante il mese di maggio?<br />

- 8 -<br />

LA FAMIGLIA DI<br />

“VIVA LA GENTE”<br />

Michele Bovi<br />

Era una famiglia anche quella, con una baraonda di<br />

figli ballanti e canterini e due genitori putativi: lui<br />

direttore d’orchestra, lei insegnante di canto, marito<br />

e moglie anche fuori del teatro.<br />

Era il gruppo di Viva la Gente, versione italiana della<br />

compagnia internazionale Up With People fenomeno<br />

musicale itinerante nato in America nella seconda<br />

metà degli anni sessanta .<br />

Viva la Gente stava di casa alla Balduina: una trentina<br />

di ragazzi, organizzati dai maestri Ermanno Testi e<br />

sua moglie Ida Maini, attivi dall’autunno 1970, tutti<br />

volontari di buona intonazione, le prove due sere a<br />

settimana nella <strong>Parrocchia</strong> di San <strong>Pio</strong> X e via con “Di<br />

che colore è la pelle di Dio?<br />

E’ nera, rossa, gialla, bruna, bianca, perché lui ci<br />

vede uguali davanti a sé “Entrai in contatto con Viva<br />

la Gente nel 1971 poco dopo gli esordi.<br />

Venni ingaggiato in un negozio di strumenti musicali<br />

dove i ragazzi del gruppo stavano noleggiando un<br />

impianto di amplificazione per una serata importante:<br />

l’esibizione dello spettacolo al Teatro Sistina.<br />

Io suonavo il sax tenore, conoscevo il repertorio<br />

perché avevo sostituito il sassofonista della formazione<br />

originale Up With People al Palasport di Napoli<br />

in una recente tournee italiana. “Siamo dilettanti e<br />

per ben figurare al Sistina abbiamo bisogno di un<br />

supporto orchestrale professionale - mi disse<br />

Roberta Grossi, attivissima cantante e al tempo<br />

stesso promoter della compagnia romana - c’è già un<br />

eccellente batterista, con te arriverebbe la fatidica<br />

marcia in più. Di contro l’offerta è interessante: tutto<br />

gratis e devi pagarti anche le spese. Però nella nostra<br />

famiglia c’è entusiasmo vero”. Di fronte a tanto<br />

allettante proposta non potei che accettare.<br />

Promessa mantenuta: nella sala parrocchiale adibita<br />

a prove, fervore, dedizione e allegria erano moneta<br />

corrente, pure nel rigore artistico preteso dal burbero<br />

Ermanno e la dolce Ida. Il Sistina ci accolse con<br />

partecipazione, molti tra il pubblico avevano già visto<br />

lo spettacolo internazionale: gli americani erano<br />

indubbiamente più bravi, ma la comprensibilità della<br />

cara lingua italiana manifestò meglio il messaggio di<br />

solidarietà dei contenuti e aiutò a far premiare la<br />

nostra performance: obiettivo raggiunto. Però la<br />

famiglia di Viva la Gente non si limitava alla musica.<br />

E il sassofonista (ovvero io) si lasciò coinvolgere in<br />

altra attività: entrai a far parte di un team di supporto<br />

a bambini con gravi handicap psicomotori, ore di<br />

ginnastica terapeutica per strappare minimi risultati<br />

e qualche sorriso che ci ripagavano di tutta la fatica.<br />

Non durò molto tempo, lasciai Roma per trasferirmi<br />

in un’altra città del nord. Conservando ricordi belli di<br />

quei giorni, quei visi, quell’allegria, quelle canzoni<br />

dei miei vent’anni.<br />

Quella Famiglia: Viva la Gente!

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