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Un secolo di letteratura italiana - Assemblea Regionale Siciliana

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la v e r a r i c c h e z z a d e l nO v e c e n t O l e t t e r a r i O i ta l i a n O<br />

O v v e r O<br />

cO n t r O u n’i p O t e t i c a i n va s i O n e d i ta r l i<br />

Salvatore Ferlita<br />

cosa resterebbe della <strong>letteratura</strong> <strong>italiana</strong> del novecento se, in forza<br />

<strong>di</strong> un orrendo e <strong>di</strong>abolico maleficio, andassero in fumo le carte<br />

degli scrittori siciliani?<br />

Proviamo solo per un attimo a pensare alle conseguenze <strong>di</strong> questa<br />

immane catastrofe: migliaia e migliaia <strong>di</strong> pagine che a un certo<br />

momento si sbriciolano, senza lasciare alcuna traccia. Per farsi<br />

un’idea <strong>di</strong> questo incubo bibliografico, <strong>di</strong> questa cartacea ecatombe,<br />

si può ricorrere al racconto <strong>di</strong> Gesualdo Bufalino Le visioni<br />

<strong>di</strong> Basilio ovvero La battaglia dei tarli e degli eroi, in cui si<br />

narra del tentativo <strong>di</strong> raccogliere in un unico fortilizio, sul monte<br />

athos, le opere giu<strong>di</strong>cate degne <strong>di</strong> vincere il tempo, al fine <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>fenderle “dal morbo”. ossia dal devastante attacco dei tarli,<br />

“irti <strong>di</strong> peli, <strong>di</strong> squame”, affaccendati come formiche, incolonnati<br />

a <strong>di</strong>struggere gli scrigni cartacei.<br />

Quale danno arrecherebbe un esagitato drappello <strong>di</strong> invulnerabili<br />

vermi, che si muovono mettiamo sotto la possessione <strong>di</strong> un demone<br />

leghista, in marcia alla volta del serbatoio letterario siciliano? Quale<br />

effetto avrebbe, infine, questa sorta <strong>di</strong> crudele fahrenheit su<strong>di</strong>sta?<br />

È come se, dalla Divina Comme<strong>di</strong>a dantesca, un bel giorno evaporassero<br />

il canto <strong>di</strong> Paolo e Francesca, <strong>di</strong> Ulisse, quello <strong>di</strong> Farinata e<br />

<strong>di</strong> vanni Fucci nell’Inferno, assieme mettiamo a quello <strong>di</strong> Piccarda<br />

nel Purgatorio e all’ultimo del Para<strong>di</strong>so.<br />

come se, dalla Basilica superiore <strong>di</strong> assisi, scomparissero d’un<br />

tratto alcuni affreschi <strong>di</strong> Giotto.<br />

Se è vero, come <strong>di</strong>ce qualcuno, che le cose si apprezzano quando<br />

non sono più in nostro possesso, allora il solo immaginare una<br />

apocalissi <strong>di</strong> tal fatta, e l’horror vacui conseguente, dovrebbero<br />

metterci nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> tesaurizzare il nostro patrimonio, tentando<br />

una sorta <strong>di</strong> bilancio, e perché no, <strong>di</strong> pensare a un possibile<br />

repertorio, magari fatto <strong>di</strong> libri <strong>di</strong>sposti in or<strong>di</strong>ne cronologico, al<br />

punto da ricavarne una ipotesi <strong>di</strong> storia della <strong>letteratura</strong> <strong>italiana</strong><br />

del <strong>secolo</strong> da poco trascorso, sub specie siciliana però.<br />

Forti della convinzione, per niente compromessa con quello spirito<br />

sciovinista che in Sicilia negli anni ha conosciuto pericolose<br />

recrudescenze, che senza l’apporto dei siciliani, il novecento italiano<br />

sarebbe davvero poca cosa: un <strong>secolo</strong> minoritario e stizzito,<br />

insod<strong>di</strong>sfatto e un po’ troppo anemico. Monco a <strong>di</strong>rla tutta.<br />

u n s e c o l o d i l e t t e r a t u r a i t a l i a n a<br />

9

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